Il Diario Di Natalie 5m1n5p

Il diario di Natalie

Valentina Bosu

Testo ©2013 Valentina Bosu

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Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

o trasmessa ad altri, né in formato cartaceo, né elettronico,

né per denaro, né a titolo gratuito, senza l'autorizzazione scritta

da parte di Valentina Bosu

Questo libro è un'opera di fantasia, i nomi, i personaggi, gli avvenimenti e i luoghi

- ad eccezione di ciò che è da tutti riconoscibile -

sono un prodotto dell'immaginazione dell'autore.

Nessuno dei personaggi del libro è esistente, ogni somiglianza a persone viventi o defunte è puramente casuale.

Immagine in copertina: ©2013 Valentina Bosu

Elaborazione grafica, ideazione testi: ©2013 Valentina Bosu

In memoria di tutte le povere vittime

che non ci sono più

a chi fu perseguitato e

a chi ancora lo è.

Da oggi voglio che ogni giorno della mia vita abbia un senso, voglio provarci comunque…devo dare un significato a tutto... perché sono ormai stufa di guardarmi allo specchio e pensare che sto sprecando la mia gioventù, ora sono una giovane ragazza, piena di vita, con tanta voglia di scoprire il mondo e con tanti interrogativi nella testa, ma non lo sarò per sempre e prima che i miei capelli si coloreranno di bianco e non avrò più nessuna curiosità, devo, voglio andare... si finalmente la mia direzione è verso Praga!

Nonno Lorenzo mi ha sempre affascinato con i suoi racconti di quella meravigliosa città ed è grazie a lui che ho questa fame di conoscenza, mi ha sensibilizzato ai problemi del mondo, non soltanto a quelli nel presente, ma anche anzi soprattutto a quelli ati.

22/04/2011 ore 23:45

Mal di gola, Mal di testa poco importa...la mia vita prenderà una altra piega, a malincuore dovrò lasciare questa casa, la casa dove mia madre è nata e cresciuta e dove ho vissuto momenti felici ed indimenticabili insieme ai miei nonni. Il desiderio di conoscenza mi sta ossessionando... ma perché ho queste strane sensazioni inspiegabili.

Non gli parlerò, gli lascerò una lettera, perché se li dovrò abbracciare non sono sicura di aver la forza necessaria per andar via, in fondo ne parlavamo in continuazione di questo viaggio e loro nel profondo già lo hanno capito che mi sono decisa, ci capiamo con gli occhi ed abbiamo sempre avuto bisogno di poche parole...per amarci.

“Ciao nonni

vi abbraccio forte, è arrivato il momento di salutarci...ho deciso di fare quel viaggio che da tanto rimando

nella valigia ho riposto ogni speranza e nel mio cuore ci siete voi...

con infinito amore la vostra Natalie”.

23/04/2011 ore 05:40

Questa notte non ho chiuso occhio come già immaginavo, sono andata nel salotto ed ho avuto l’irrefrenabile voglia di portare con me il fazzolettino di stoffa di mia nonna con ricamata la sua iniziale G. ed un piccolo cuore, l'ho trovato riposto in fondo ad un cassetto nella credenza, era accuratamente piegato da lei, l'altro oggetto è la coppola beige a costine di mio nonno, il quale me ne aveva fatto dono qualche anno fa, ho la sensazione che sarà molto dura separarmi da loro, i miei nonni sono la mia famiglia ma a volte ho come l’impressione che nascondano qualcosa, questa è la mia casa anche se per un breve periodo dicono abbia vissuto nella casa dei miei genitori, ma non ne ho memoria, non mi parlano mai di mia madre e papà è sempre assente in viaggio per lavoro.

Ora mi sento finalmente pronta per partire, ho il volo che parte alle 8.15 da Roma-Fiumicino con arrivo a Praga alle 10:15, chissà cosa mi attenderà, non ho dimora, n’è amici, un bancomat con novecentosettanta euro, anzi ottocento dato che centosettanta sono serviti a comprare il biglietto di sola andata...caro però eh! Comunque l'ultima cosa che ora mi preoccupa sono i soldi, quando arriverò cercherò da subito un lavoretto.

Ho sempre pensato che chi non osa non vive davvero e questa volta ho una gran voglia di vivere e non di sopravvivere.

Ciao casina mia bella... a presto...

ore 8:45

L’aereo è partito in perfetto orario, e penso alla faccia che farà mia nonna quando troverà sul comodino la rosa che le ho lasciato...chissà se capirà subito...certo lo so di dargli un’altra sofferenza e proprio ora che nonno non sta molto bene...si sono dedicati totalmente a me, che sono l'unica persona che li fa sentire felici, nonna si è buttata a capofitto su tutte le mie esigenze, monitora tutte le mie mosse, per evitare di guardare in faccia la realtà ed il dolore, amandomi fino quasi a soffocarmi e rendendomi schiava di tutte le loro ansie e manifestazioni d’amore...non sto crescendo, non sono autonoma, so che nonno non solo capirà la mia scelta ma ne sarà orgoglioso e anche se non subito anche nonna la accetterà. Certo che queste compagnie fanno davvero paura, non me ne ero accorta ma ho il finestrino con una crepa...ora gli scatto una foto...dovessimo precipitare almeno lascio una prova inconfutabile..hihihih (risata isterica).

ore 13:45

Finalmente a “casa”... prima di partire ho fatto un giretto su internet trovando questo ostello “Fiore di Loto”

a circa 2 euro e 50 centesimi a notte con servizi privati, in soli dieci, venti minuti a piedi arrivi a Piazza San Venceslao, le recensioni non erano delle migliori, ma a questo prezzo di certo non posso aspettarmi un 5 stelle.

Sinceramente sono appena entrata in stanza e vedo che oltre ad un letto apparentemente pulito e sistemato ce ne sono altri quattro e la definizione più cortese sarebbe...disordinati...ahhh il mio bel letto ad una piazza e mezza con baldacchino già mi manca.

Certo il fatto è che dovrò iniziarmi ad adattare...spero almeno che non ci siano gli scarafaggi, altrimenti aggiungerò un altra notte insonne e le mie occhiaie non aiuteranno certo a conquistare un lavoro domani...va bene non pensiamoci, ora chiederò a Carmela (la portinaia) dove posso trovare una locanda per poter mangiare qualcosa.

ore15:20

Mamma mia!

Si dice che il buongiorno si vede dal mattino, ma spero proprio di no!

Prima di partire me lo sono detta mille volte di fare un corso di inglese ma la mia svogliatezza ha sempre prevalso...ok vado dentro ad un localino ed ordino una cosa sul menu’...( andando ovviamente alla cieca ihihihih) česneková polévka e penso ...che ho risparmiato sui duemila euro occhio e croce (per non aver fatto il corso di lingua) tanto qui è scritto tutto esclusivamente in cecoslovacco...che fame che avevo, vedo in lontananza la locandiera con un bel piatto fumante che si dirige verso me, penso evviva finalmente mangio, posa il piatto sotto le mie povere narici e tutto insieme mi viene una nausea assurda capisco immediatamente di aver ordinato una zuppa d’aglio...tanto la nostalgia di mio nonno (ne mangiava uno spicchio prima di ogni pasto, colazione esclusa per fortuna) e tanta ma tanta la fame che avevo, che ne assaggiai una cucchiaiata, ben presto le mie papille gustative chiesero pietà e così lasciai il piatto mezzo pieno e le due monete da 50 corone sul tavolo.

ore 19:45

Sono appena andati via tre dei quattro miei coinquilini.

Che imbarazzo assurdo, mi ero appena fatta una doccia rigenerante in quel bagno fatiscente senza nemmeno una tenda, schizzando ovunque, vado a sdraiarmi sul letto in accappatoio ,con l'asciugamano in testa tipo turbante per lasciare asciugare da soli i capelli bagnati quando sento delle risate e la porta che si spalanca davanti a me mostrandomi 3 persone felici ed un pò alticce.

Una delle due ragazze entrando esordisce, quasi urlando : «Hey ciao te dovresti essere Natalie, Carmela ci aveva avvisato che saresti arrivata» si gira verso l’amica e bisbigliando un pò troppo ad alta voce dice: «la ragazza con la puzzetta sotto al naso è arrivata!».

Davanti al mio disagio un’altra ragazza con modi più ponderati e più rassicuranti si presenta dicendo : «ciao piacere io sono Irina lei è Giorgia e lui è Leonardo...stavi per andare al bagno, vero caro???».

Giorgia dice: «Cavolo ma cos’è questo odore insopportabile? Non dirmi che sei andata anche tu alla locanda qui sotto? La prima volta che ci sono andata, ho provato a mangiare qualcosa, ma mi hanno portato una zuppa talmente maleodorante che ero disgustata solo al pensiero di mangiarne una cucchiaiata, te sicuramente l'hai assaggiata dato la puzza di aglio che c'è nella stanza...!!!»

Irina : «Perdonala sai com’è oggi il suo ragazzo l’ha lasciata e si è data

all’alcool, comunque per la cronaca l’aglio fa bene alla pressione» e sorridendo, spinge delicatamente l’amica verso il suo letto, che prima di addormentarsi dice... «aprite la finestra vi prego!».

Ed io rivolgendomi a Irina: «comunque, Carmela ne dice di stupidaggini, a me aveva assicurato di essere da sola in camera, quindi..., comunque sono felice anche io di conoscervi » e con il mio solito sorriso ironico mi alzo e vado in bagno,che ovviamente era occupato! Che cosa meravigliosa la convivenza con gli estranei!

Dopo questa giornata stancante e snervante ho bisogno di sentire la voce dolce di mia nonna e poi andrò a dormire, notte e che domani sia migliore di oggi, tanto ci vuole poco!

24/04/2011 ore 22:00

Ieri sera ho provato più volte a sentire i miei nonni ma il telefono squillava a vuoto, la prima cosa che ho fatto questa mattina è stato riprovare a contattarli e dopo varie chiamate finalmente son riuscita a parlare con qualcuno, era mio padre che mi chiedeva un recapito telefonico rassicurandomi che era tutto apposto e che appena tornavano dal mercato mi avrebbe fatto richiamare.

Sono un po preoccupata, perché mio padre è quasi sempre in giro per lavoro e sapere che sta dai nonni mi fa venire molti dubbi.

Sono uscita ed al rientro ho chiesto a Carmela se qualcuno mi aveva chiamato e se avevo messaggi, ma niente nessuno mi aveva cercato.

Finalmente ora sono a letto, mi sono girata a piedi tutta Praga partendo da qui (stò vicino al Supermarket Albertaus Palladinelli) per are a Piazza San

Venceslao (circa 750 metri) per dirigendomi a Piazza della Città Vecchia (altri 600 mt circa) con partenza alle 13:45 per il tour di Praga.

Abbiamo visto la Città Vecchia, Città Nuova, Castello di Praga ed il Quartiere Ebraico, in quest’ultimo ho avuto una sensazione fortissima, una vampata di calore insopportabile che mi ha portato ad un irrefrenabile pianto, sarà dovuto alle troppe emozioni, la stanchezza il distacco dai miei cari ed al fatto di non aver ancora avuto modo di parlare con nonna Gioanna e nonno Lorenzo, oppure semplicemente perché è un posto davvero unico nel suo genere, molto triste e silenzioso, le lapidi sono tutte oblique e danno l' impressione che non abbiano ancora trovato la pace.

Per non parlare del Museo dove sui muri ci sono oltre 80.000 nomi di Ebrei deportati e uccisi nella sterminio, un genocidio che ha dato la fine a 15 milioni di vite, di cui 5-6 milioni erano Ebrei. Al primo piano ci sono molti disegni di bambini che hanno vissuto quella tragedia e che non hanno mai potuto raccontare. Un vero strazio, ma questa “catastrofe” non deve essere dimenticata!

25/04/2011 ore 11:00

Anche oggi ho dormito male, continuo a fare sempre lo stesso sogno e quando mi sveglio ho tra le mani sempre il fazzoletto di mia nonna, ma non riesco a capire come questo sia possibile, sono certa di averlo ben riposto nel mio giacchetto, ho un dubbio, forse Leonardo e Roberta (la quarta coinquilina) mi stanno facendo uno scherzo, dato che li stò ammorbando con la nostalgia e la preoccupazione che ho per i miei? Sarebbe plausibile in fondo ho capito che loro sono gli “uomini” di “casa”e queste sdolcinerie da ragazze non le capiscono fino in fondo.

ore 12:30

Che gioia infinita!!!

Finalmente ho parlato con mia nonna, mi ha trasmesso la sua dolce tranquillità, mi ha assicurato che nonno stà molto meglio e che addirittura stamani è andato al circolo dei poeti e che sarebbe rincasato a momenti. Spiegandogli che le linee telefoniche non sempre funzionano, lei mi ha promesso di farsi spiegare da papà il funzionamento di internet in modo tale di avere la possibilità di scriverci almeno un “Ciao qui tutto bene e li come va?”.

Ora si che va tutto splendidamente ed accetterò con molto piacere l’offerta delle ragazze di andare a fare un giro per la città alla ricerca di divertimento e relax, poi però da domani devo per forza andare in cerca di un lavoro, altrimenti dovrò chiedere qualche soldo ai miei e questo proprio non mi piace, non perchè non lo farebbero con piacere, ma perché voglio essere indipendente e non dare a loro motivo di preoccupazione.

26/04/2011 ore 01:15 in effetti è il 27/5/2011

Ieri è stata una giornata sorprendentemente movimentata e stancante, ma ci siamo divertite come pazze, il mio sogno mi perseguita e sembra quasi materializzarsi a volte.

Questa sera abbiamo deciso di andare a ballare in una discoteca alternativa, era in un capannone, ad un certo punto c’è stata o almeno io ho visto un’esplosione,

delle fiamme che si dirigevano verso noi ed ho incominciato a correre dalla parte opposta trascinando con me Giorgia, Roberta ed Irina, dopo...buio pesto e sono svenuta.

Non riesco a capire questo terrore improvviso verso il fuoco, forse non dovevo bere quella birra Cieca!!!

27/04/2011 ore 22:30

Oggi andrò a dormire presto, le ragazze mi hanno raccontato che non era un incendio, ma semplicemente degli artisti di strada che stavano facendo un numero con il fuoco, insomma dei mangiafuoco.

La testa non mi dice il vero ultimamente e credo che un pò di riposo sia la cosa migliore, domani ho intenzione di andare a farmi una eggiata da sola e coccolarmi con un buon pasto, dato che in questi giorni sono più quelli che ho saltato!

28/04/2011 ore 18:00

Non ci credo!

Non può essere successo a me!

Ho incontrato l’uomo della mia vita!!!

E' stato amore a prima vista, il mio istinto non mi può ingannare, anche se sono stata insopportabile!

Stavo eggiando silenziosamente, assorta nei miei pensieri su ponte S. Carlo,

quando ad un certo punto una folata di vento improvviso fa volare la mia coppola (anzi di mio nonno) finendo lontano da me, inizio a correre, quando vedo un cagnolino che con uno scatto fulmineo la prende e scappa via, inizio a correre verso lui, ma non essendo mai stata un tipo molto atletico e con l’aggiunta del pranzo sullo stomaco, non sono riuscita a raggiungerlo, all’improvviso dietro l’angolo sbuca il padrone : «Miloù eri qui allora, ma di chi è questo cappello?».

Finalmente li raggiungo e cerco di prendere quello che mi apparteneva dalle grinfie di quel cagnolino dall’apparenza indifeso, che non era intenzionato a cedere, a quel punto do un forte strattone e così finalmente riesco a riconquistare il mio amato cappello, mettendolo immediatamente in borsa!

Alzo lo sguardo e prima che riesco a frenare la mia lingua ne dico quattro al padrone, lui molto semplicemente e scherzosamente mi dice : «mi sarei immaginato che il padrone fosse un anziano signore e non una dolce fanciulla» a quel punto i miei occhi incrociano i suoi e mi accorgo di quanto siano belli e penso che nemmeno un pittore fosse in grado di creare sulla sua tavolozza quel blu così intenso, insomma sono rimasta scottata da quell’incontro, è stato un colpo di fulmine!

Davvero esistono e questa tipologia non fa affatto male!

Mi stò chiedendo se quella visione del fuoco in discoteca non fosse un presagio? : ))

Spero di avere un’altra possibilità con il mio principe azzurro.

Buonanotte.

29/04/2011 ore 9:00

Ieri non me ne ero accorta, brutta palletta di pelo, la coppola è tutta rotta,

sfoderata e intrisa della saliva di quella Miloù, dovrò portarla a lavare!

ore 19:00

La tintoria mi ha fatto un favore e me l’ha subito pulita, ma tornando a casa mentre guardavo più attentamente il cappello, per vedere il danno che quel cagnetto aveva fatto, dalla fodera scucita è caduto un lembo di stoffa, dove c'era scritto:

“Non smettere di cercare Natalie, tua nonna non ne ha mai avuto il coraggio, ma te sei diversa, trova”...e poi sembra come se un pezzo di stoffa fosse stato strappato, ma cosa vuol dire questa frase? Cosa devo cercare? Dove devo andare? Nonna cosa non è mai riuscita ad affrontare? Non riesco a capire, ho un mal di testa atroce da non riuscire nemmeno più a scrivere, mille domande mi rimbombano nel cervello, ora cercherò di riposare un po', anche se sembra che stia vivendo nelle braccia di Morfeo, dato le strane cose che mi stanno accadendo, mi sembra tutto un interminabile sogno!

Ore 22:00

Ma perché ci arrivo sempre dopo?

Prima non ho pensato di tornare subito in tintoria, magari il pezzo di stoffa mancante stava li, incastrato nella lavatrice, ed ora ovviamente sono chiusi, domani è domenica e quindi dovrò aspettare per forza fino a lunedì!

Ho dormito tanto che ho rifatto quel sogno, non riesco nemmeno a scriverlo e la mia mente si ostina a non farmelo ricordare, ma quando mi sveglio so per certo

che non è la prima volta che lo faccio, il panico mi attanaglia, mi sono ritrovata ancora a stringere il fazzoletto.

Appena mi sono svegliata ho telefonato a casa per fare tutte le domande alle quali non riuscivo a trovare nessuna risposta, ma mio nonno non c'era, ho parlato un po' con mia nonna, ero terribilmente tentata da chiederle cosa nonno volesse dire con quella frase che mi ha nascosto all'interno del suo cappello, ma proprio per il modo in cui l' aveva nascosta e per quello che mi aveva scritto, ho pensato che sicuramente l'aveva fatto di nascosto da lei e non volendoli far litigare non ho più chiesto nulla, inoltre nonna ha 67 anni e non vorrei farla preoccupare inutilmente, potrebbe anche essere uno scherzo del burlone di mio nonno.

Ora esco a prendere un pò d’aria, ho le guance che mi bollono, questa storia ha dell'incredibile, mi elettrizza e un po' mi angoscia e inoltre ho necessità di parlare con nonno, ma lui non c'è mai.

1/05/2011

Oggi, mentre eggiavo, aguzzando la vista se per caso in uno dei pochi locali aperti cercavano personale, ho intravisto di sfuggita quel ragazzo con il suo dispettoso cane e il cuore mi è balzato in gola! Stò rivalutando l’antipatia verso Miloù, dato che ho la netta sensazione che senza quel cane forse non avrei mai conosciuto il suo padrone e non sarei riuscita mai a trovare quella scritta, è chiaro che non ho la minima idea di cosa nonno voglia dirmi e che nesso ha con mia nonna o con me o la mia famiglia, ma mi ha dato la carica giusta per non abbandonare la mia sete di sapere, non so se sarà tra un giorno, un anno o dieci, ma spero anzi credo fermamente che riuscirò a capire!

Non sapevo proprio se andare verso loro o girarmi e andar via, però era certo che se avevo paura addirittura di dirgli un semplice “Ciao” , come potevo sperare di uscire con lui e figuriamoci se sarei riuscita ad avere coraggio in tutta quella oscura vicenda. Allora presi tutta l'aria che i miei polmoni potessero raccogliere e andando in apnea, mi avvicinai quasi correndo alla panchina dove comodamente lui stava seduto, e buttando fuori l'aria, ricominciando così finalmente a respirare, gli dissi tutto d'un fiato:

«Ciao, ti ricordi di me? Non sono più arrabbiata con il tuo cane, anzi mi ha fatto scoprire una cosa inimmaginabile, una scritta nascosta nella fodera del cappello, infatti ero venuta qui per vedere se ero fortunata e magari la tintoria...» a questo punto, al mio cervello tornò ad arrivare ossigeno e fu così che mi resi conto di essere una vera cretina chiaccherona!

Ma come si fa? Nemmeno lo conosco, non so cosa scoprirò, è un segreto tra me e mio nonno e io cosa faccio?Ne parlo al primo che mi capita! Certo è vero che mi sembra di conoscerlo da sempre, ma non è cosi!

Comunque finalmente so il suo nome, Luigi, che qui abbrevierò in L., mi ha chiesto cosa mi fosse successo di tanto entusiasmante e se mi andava di raccontarglielo davanti ad un káva con o senza mléko oppure smetana.

Ho accettato ovviamente... anche se in un primo momento avevo pensato mi volesse avvelenare? Cosa volevano dire quelle tre paroline nella sua lingua madre, il Ceco?

Tra noi parliamo soltanto in Italiano (dato che io so solo quello). Cosa voleva farmi? Magari voleva bere, mangiare o chissà che altro... raccontarglielo davanti

a un cosa o chi?

Un Poliziotto con o senza pistola o manganello?

Oppure davanti a un coltello con o senza manette oppure legata?

Con quelle parole strane, poteva essere di tutto, ma generalmente almeno dalle mie parti si parla davanti a un...caffè con o senza latte oppure panna!

Questo era il significato, mi aveva invitato a prendere un innocuo caffè!

Il signorino voleva impressionarmi, mettermi alla prova e vedere se sarei andata anche se non sapevo di cosa si trattasse e ne è rimasto piacevolmente sorpreso quando gli ho detto che andava bene e sinceramente sono rimasta colpita anche io della mia audacia!.

Comunque abbiamo parlato di altro, ho evitato molto bene l'argomento e ci siamo subito trovati in sintonia, è stato davvero bello conoscerci un pò, è un ragazzo davvero interessante e bellissimo, un po' timido anche se riesce a nasconderlo bene, mi ha detto che lui è una guida turistica, dal mio canto gli ho raccontato un po' di me, che adoro la musica, l'arte, divertirmi e mangiare ed assaggiare un po' di tutto quando vado all'estero (in effetti assaggerei anche lui e molto volentieri)!

Abbiamo parlato molto, dopo di ché mi ha chiesto se avevo voglia in serata di andare con lui in un posto, promettendomi che non me ne sarei pentita e proponendomi un giro turistico fantastico (a detta sua), che nessun' altro mi avrebbe potuto far fare.

Ho un ansia terribile e anche un po' di paura, ci saremmo visti in tarda serata e

data la mia indole malfidata temo che potrebbe rivelarsi un ragazzo malvagio, mi sento ridicola, ero molto combattuta comunque ci vediamo tra qualche ora!

Ci siamo dati appuntamento per questa sera, in Piazza su una panchina.

Salutandoci mi ha dato un leggero bacio all'angolo delle labbra ed ho sentito il suo profumo delicato e inebriante, i miei pensieri sono andati un po' oltre, ora mi vado a fare una doccia, (non troppo lunga, altrimenti rischio di allagare tutto l'ostello) visto che il bagno è inspiegabilmente libero per fortuna!

2/5/2011

Mi sono appena svegliata e sono davvero felice che quello che ho vissuto ieri, non era un sogno!

La serata è stata fantastica ed anche L. lo è stato.

Ieri sera dalla ormai “nostra” panchina a piazza San Venceslao, è iniziata la nostra camminata per arrivare al parco, mi ha raccontato molte cose, ad esempio la piazza di Praga più famosa è quella del nostro punto di ritrovo, è un vivacissimo centro della Città Nuova, la lunga via che la costituisce comprende la statua equestre del Santo da cui prende il nome e il Museo Nazionale.

In questa piazza ebbe luogo il 28 ottobre 1918 la dichiarazione di indipendenza della Cecoslovacchia e nel 1989 la cosiddetta “rivoluzione di velluto”.

Per la sua conformazione è chiamata dagli abitanti della città la Piccoli Champs Élysées, per la sua somiglianza con la celebre strada di Parigi.

Abbiamo allungato il tragitto di qualche centinaia di metri, per andare a visitare la piazza della Città Vecchia dove c'è l'orologio astronomico, il quale è installato sulla torre del Municipio, indica non solo il tempo ma anche il ciclo lunare e la posizione dei pianeti.

Allo scoccare di ogni ora (siamo arrivati cinque minuti prima delle ore 22), abbiamo potuto vedere le singole figure che lo decorano che si mettevano in movimento e dalle finestrelle della torre ava la sfilata dei dodici Apostoli (davvero singolare e bellissimo!), siamo poi ati sul Ponte Carlo, diretti in un posto li vicino.

Non sapevo che a Praga la sera del primo maggio, gli innamorati si radunano nel Parco di Petřín , presso la statua del "poeta dell'amore" eretta nel lontano 1911 (proprio 100 anni fa!), L. aveva portato un fiore, siamo stati in silenzio per un po' e poi ci siamo baciati sotto i ciliegi in fiore del parco, è stato qualcosa di unico, ora posso affermare che ha mantenuto la sua parola, non solo non mi sono pentita di essermi fidata ma ora ho la certezza che anche il colpo di fulmine è stato reciproco e che anche lui è innamorato di me.

Ci siamo baciati per la prima volta in un posto magico, la leggenda narra che l'amore che si sigilla li con un bacio sarà eterno e che la mia bellezza non sfiorirà mai...speriamo!

eggiando nel romantico parco, mi raccontò un altra storia, che avrei preferito non sapere ma di certo non potevo dirgli di stare zitto.

Mi disse che una volta al posto della chiesa di San Lorenzo, c’era un altare sacrificale, dove i sacerdoti pagani bruciavano le belle e giovani vergini per sacrificarle agli dei pagani.

Per fortuna l’altare fu distrutto, ancora oggi si racconta che gli dei pagani compaiono qui assumendo l’aspetto di fuochi misteriosi, ma mi rassicurò dicendomi che non bisogna avere paura, visto che i fuochi dispongono di un

potere magico e riescono a curare il mal di ossa, spiritoso vero?.

Alla sua battuta avrei aggiunto che i Sacerdoti ai giorni nostri avrebbero faticato molto a trovare una bella ragazza giovane ancora vergine, ma anche questa di certo era davvero una frase inopportuna, ma mi sono fatta comunque una risata tra me e me.

Siamo poi tornati alla Piazza della “panchina”, ando sul ponte Legiì (invece di Ponte Carlo) dove in un tratto della sponda sorge Kampa, è un posto molto affascinante di Praga, è un piccolo lembo di terra circondato dalle acque del ruscello del Diavolo e da quelle della Moldava.

L’isolotto nel 1169 fu donato da Vladislao II ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme che qui costruirono il primo monastero di Mala Strana.

Ah i monasteri...li ho sempre adorati!

Ritornati al nostro punto di partenza, mi ha salutato con una carezza,ci siamo baciati e ci rivedremmo domani.

Riflettendo sul percorso che abbiamo fatto, nella mia mente pensavo che il tragitto avesse una forma a ciambella, forse è perché avevo una fame assurda?

3/5/2011

La tintoria era aperta e incredibilmente, la ragazza aveva davvero trovato il pezzo di stoffa, ma lo aveva gettato, fortunatamente ricordava quello che c'era

scritto...“Ania J.”.

Ma chi è Ania J.?

Nonno come fa a conoscerla?

Perché mai ha messo questa frase nel suo cappello? Questa Ania dove mai la potrò trovare?

E come farò a trovarla?

Mille cose mi ano per la testa, ho speso molti soldi, me ne rimangono pochi e ho trascurato la ricerca di un lavoro per ovvi motivi, ma ora è davvero diventata una priorità, seconda solo alla mia personale guida turistica e allo strano mistero.

Quando vedrò L. gli chiederò se ha mai sentito parlare di questa Ania J. e gli domanderò anche se conosce qualcuno che è in cerca di una ragazza carina, solare e molto sveglia per un lavoretto, me ovviamente!

5/5/2011

Questa mattina sono andata all'indirizzo che L. mi aveva scritto su un pezzetto di carta, mi ha detto di provare li, lui non poteva venire gli dispiaceva moltissimo ma dal venerdì alla domenica, le sue giornate sono super piene di impegni di giri turistici, comunque mi ha rassicurato di andare tranquilla perché era certo che mi sarei innamorata sia della zona che del lavoro stesso.

Da sempre mi affascina il mondo della comunicazione e ancora di più amo la musica, L. mi ha trovato un lavoro in radio, dico in radio?!?!? Come darmi torto se amo quest'uomo!

Fare radio vuol dire arrivare alla gente, emozionare!

Parlare a tante persone attraverso un microfono però, non è cosa da tutti e spero di riuscirci, comunque se non dovesse andar bene non mi preoccupo più di tanto, troverò qualcos'altro, ma prima dovrò fare una cosa che ho già in mente.

Mi ha aperto la porta la segretaria, dicendomi di presentarmi domani mattina per fare una prova e poi decideranno se sono all'altezza oppure no.

L. mi ha detto che nel pomeriggio saremmo andati, se ne avevo voglia, in un altro posticino bellissimo ed io certo che si, ne avevo una gran voglia!

Per incuriosirmi ancora di più mi ha detto di comprare un lucchetto.

6/5/2011

Ieri nel tardo pomeriggio siamo andati a Kampa, già ci eravamo ati qualche giorno fa, ma era buio ed inoltre il mio cervello si crogiolava con tutte le aspettative per quella che poi si è verificata una serata magnifica , infatti me lo ricordavo ma non così emozionante, anche perché ieri eravamo li al tramonto e abbiamo avuto la possibilità di vedere i lampionai che, in costume d’epoca, accendevano a mano i centenari lampioni praghesi.

Il Ponte Carlo è maestoso, pieno di gente, di suonatori e ritrattisti che lo rendono magico e unico.

Siamo ati davanti ad un mulino con la ruota ancora funzionante ed è a quel punto che capii a cosa sarebbe servito il lucchetto che avevo portato con me.

Subito dietro c’è un piccolo ponte la cui ringhiera è piena zeppa di lucchetti ed L. mi ha raccontato che vengono messi li dalle coppie innamorate come segno

del loro amore eterno (proprio come da noi, su Ponte Milvio). Abbiamo scritto le nostri iniziali su quell'oggetto freddo che al contempo mi scaldava il cuore, per aprirlo e poi richiuderlo incastrandolo nella ringhiera.

Ci siamo dati un bacio lento e profondo ed abbiamo lanciato la chiave nel fiume.

eggiare sotto le facciate colorate delle casette, attraverso gli angoli pittoreschi e le piccole piazze è stato unico, ma la vera bellezza è stato eggiare mano nella mano con lui, non avrei mai immaginato nemmeno nei miei più positivi sogni ad occhi aperti di avere una fortuna così . Il fascino del fiume non si può descrivere, bisognerebbe solo viverlo.

Siamo tornati alla panchina e mi ha invitato a casa sua, a quel punto non sapevo davvero cosa fare, mi stuzzicava l'idea e al solo pensiero di fare l'amore con lui mi sentivo in fibrillazione ma ho preferito dire di no, non volevo che tutte queste splendide serate erano solo una montatura per portarmi a letto.

Non sono una ragazza facile e lui lo deve sapere.

Quindi gli ho risposto di no, ma se voleva potevo raccontargli la mia storia che sarebbe stata non eccitante allo stesso modo ma ugualmente molto interessante.

Gli raccontai del cappello, della frase, di mio nonno e di quello che avrei fatto alla radio se mi avessero assunta. L. era davvero catturato dal mio racconto e mi promise aiuto se solo glielo avessi chiesto.

8/5/2011

Ieri mattina mi sono presentata all'appuntamento ho citofonato e mi ha risposto la ragazza della prima volta

la loro segretaria, mi ha aperto chiedendomi cortesemente di accomodarmi su una poltrona e che avrei dovuto aspettare un minuto, il tempo che dalla diretta mettevano su un paio di canzoni, per poi venire subito da me.

Dopo qualche minuto di attesa, sono usciti due ragazzi da una porta rossa che si dirigevano verso di me non avrei pensato minimamente che...parlavano in cecoslovacco!!! L'unica cosa che mi è venuta in mente è stata...Hello! Ma si può essere più sprovvisti di me, ma è normale , di certo non avrei potuto fare la speaker in italiano,comunque loro si sono accorti subito del mio imbarazzo e mi hanno fatto capire che non c'era problema, ma che ovviamente non ero idonea e che me ne sarei dovuta andare.

A quel punto gli chiesi un momento di pazienza, ed in fretta composi il n. di cellulare di L., quando rispose lo salutai velocemente chiedendogli un favore che la sera prima si era offerto di farmi e lui, amabilmente mantenne la parola data.

Dopo il colloquio telefonico con L., terminata la comunicazione agganciarono il telefono e mi fecero il segno ok col pollice all'insù e mi salutarono cordialmente senza far trapelare nessun segno di irritazione del fatto che non solo gli avevo fatto perdere tempo, ma che addirittura ero stata così impertinente da chiedergli un piacere!

Certo, dico pure L. lo sa che non conosco altre lingue fuorché la mia!Comunque tutti i mali non vengono per nuocere, la figuraccia mi ha permesso di fare una cosa molto ingegnosa!

9/5/2011

Ieri sera sono uscita con L., ha portato con se il suo cagnolino dispettoso, sono rimasta sorpresa, ma mi ha fatto molto piacere, abbiamo fatto una eggiatina e siamo dovuti salire sul suo appartamento, perché doveva dare da mangiare a Miloù e lasciarlo su in casa, in modo tale che noi poi potevamo tranquillamente riscendere per andare a mangiare e bere qualcosa.

Pensavo, ma che scusa tremenda! Sia io che lui sapevamo cosa sarebbe successo da li a poco e mentre salivamo silenziosamente le scale avevo le mani che mi sudavano e potevo sentire il battito accellerato del mio cuore per come mi batteva forte.

Non sono molto sexy e accattivante, anzi mi sento molto goffa e buffa quando provo a fare la donna fatale e quindi preferisco essere sempre me stessa senza fingere o provare ad essere diversa da quel che realmente sono..

Quando siamo arrivati davanti al suo portone, per primo è entrato lui, poi Milou ed infine io, ho chiuso la porta dietro me e lui mi ha detto di aspettare gentilmente un attimo e che potevo sdraiarmi e mettermi comoda sul divano se ne avevo voglia ed è sparito dietro un corridoio.

Ho pensato che era proprio un impertinente, solo qualche sera prima non volevo nemmeno mettere piede in casa sua e ora che ero salita mi aveva chiesto apertamente se avevo voglia...

Per una volta ho lasciato da parte il mio orgoglio femminile ed ascoltato solo le mie sensazioni, allora ho iniziato a spogliarmi e a mettermi a mio agio, come lui mi aveva consigliato di fare, così sono rimasta soltanto con le mie mutandine e reggiseno e mi sono sdraiata sul divano.

Poco dopo lui fece ritorno nel salotto e vedendomi, dallo stupore gli cadde la scatola di croccantini che aveva in mano. In un primo momento mi sono sentita davvero molto sexy, ho pensato “devo essere davvero bellissima se lui ha avuto un trasalimento del genere da lasciare la presa della scatola”, ma poi la verità piano piano si stava aprendo in me, nella sua più nuda e cruda realtà!

Non era una scusa, per salire su in casa, lui davvero doveva dare da mangiare a Miloù!

Che vergogna!

Ho cercato disperatamente una coperta, un cuscino, qualcosa con cui coprirmi ma credo che l'unico al mondo a non avere nulla sul divano sia L., quindi per coprirmi avrei dovuto alzarmi?

No, non ci pensavo proprio, mi sarei seppellita, anzi sarei scappata via in strada nuda piuttosto, ma alzarmi lentamente , voltarmi, per piegarmi e prendere i miei vestiti vicino al tavolo di fronte a L., no no non ci pensavo minimamente.

Per fortuna è successo tutto in un attimo, così che dopo il primo momento di imbarazzo suo ma ovviamente più mio, siamo scoppiati in una fragorosa risata per poi lasciarci andare.

Devo dire in tutta sincerità che è stato davvero bello, impetuoso e dolce nello stesso tempo, lui è un amante tenero ed esperto.

10/5/2011

Da questa mattina i proprietari della radio hanno mantenuto la loro parola data ad L. ed alla radio hanno annunciato :

“Natalie cerca Ania J. , ha con se un fazzoletto della nonna che prova un legame con questa donna.

Ania J., Natalie ti prega di incontrarla, lei alle ore 9 ti aspetterà davanti all'orologio astronomico in Piazza Vecchia, se non dovessi presentarti lei starà li ogni mattina fino a quando non andrai, la noterai ha capelli rossi e una voglia particolare sul collo. Grazie” .

Ogni giorno ritrasmetteranno l'annuncio.

13/5/2011

Non riesco a fare nient'altro, se non pensare ad Ania J. e chiedermi se la incontrerò oppure no.

Sono quattro mattine che vengo, ma niente di lei non c'è traccia, chissà se la conoscerò mai, sperando sempre che sia una persona che abiti qui e che sia ancora viva.

20/5/2011

Sono demoralizzata, ogni mattina dal 10 maggio vengo qui

senza mai vedere nessuna donna, la mattina sto qui fino a tardi ad aspettare che venga ed il pomeriggio mi vedo qualche minuto con L., ho dovuto trovarmi un lavoro serale per mantenermi, ripartirò il 20 Giugno, oramai sono quasi due mesi che sono qui e voglio ritornare qualche giorno a casa dai miei nonni, sto pensando di trasferirmi qui, per Amore cosa non si è disposti a fare?

7/6/2011

Scrivo due sole righe, per mettere nero su bianco , per avere un segno tangibile che non sia tutto uno strano sogno ad occhi aperti!

La perseveranza paga sempre, dopo quasi un mese, finalmente oggi ho conosciuto Ania J.

Il sette giugno sarà per me, il giorno della verità, della rinascita, un giorno speciale!

Ricordando Angela

«Ciao Natalie, sono Anna Jones, prima di conoscere Angela nessuno mi chiamava Ania J. lei era l'unica a farlo, poi in memoria di lei, mi faccio chiamare da tutti Ania, Ania J. . Una vicina di casa mi ha detto che ascoltando la radio, per caso ha sentito l'annuncio e che mi cercavi, ho 86 anni e la radio non l'ascolto mai, perché il mio udito non funziona più tanto bene, a differenza delle mie gambe e della mia mente.

Mi sono recata qui appena me lo ha detto, subito, ho notato la tua voglia che hai sul collo, sai una voglia simile la aveva anche una bambina che ho amato come fosse mia ed il fazzoletto che mi hai appena mostrato, lo cucì la madre della piccola ed è una prova concreta che tu mia cara Natalie sei una parente stretta della mia amata amica.

La madre di quella bambina si chiamava Angela, ma la prova del nostro legame è quel pezzetto di stoffa sgualcito.

Con Angela ci siamo conosciute purtroppo in un posto terrificante, nel campo di concentramento di Ravensbruk nella metà di Agosto, non so dirti la data precisa, non la ricordo, puoi capire che in quei luoghi si perde la cognizione del tempo.

Era chiamato l'inferno delle donne perché la forte maggioranza dei detenuti era di sesso femminile proprio come me, Angela e Cristina, sua madre.

Loro erano state portate li essendo detenute politiche e mi raccontarono che

provenivano da un campo di smistamento sito a Trieste, di cui ora non ricordo il nome.

Non si spiegarono mai il motivo per il quale non furono uccise immediatamente, come era abituale che avvenisse.

Cristina sosteneva che il motivo per il quale furono “risparmiate” era che le ritenevano poco pericolose e volevano che soffrissero ancor di più, morendo lentamente tra atroci sofferenze.

All'inizio, della nostra profonda amicizia non ne avevo la più pallida idea che la dolce Angela era incinta, infatti celavano gelosamente il suo segreto, una bellissima verità, me lo confidarono dopo qualche tempo, quando avevano la certezza di potersi fidare di me, per fortuna lei non era molto magra e la sua altezza confondeva lo sguardo dell'osservatore, inoltre era di pochi mesi quando arrivarono, quindi la pancia era appena accennata e la gravidanza non gli diede mai molti problemi, se delle volte rimetteva, agli occhi dei nostri oppressori era riconducibile a semplice dissenteria, molto comune tra noi data la scarsa igiene ed il cibo marcio che ci facevano mangiare.

Dico per fortuna perché nella maggior parte delle volte venivano uccise immediatamente le donne gravide, perché ritenute buone a nulla.

Purtroppo dato il poco cibo, lei si sentiva sempre più debole, cosi decisi che era il momento di dirlo anche alle altre ragazze, sperando in un aiuto da parte loro, con l'auspicio che nessuna ci tradisse, magari per assicurarsi un pasto più abbondate, ma Angela e Cristina non volevano assolutamente rivelare il loro segreto .

Tra noi c'erano zingare, testimoni di Geova, ebree, politiche come loro e omosessuali come me.

Per noi è stata una bellissima scoperta, quando abbiamo visto che tutte le ragazze ci offrivano il loro aiuto con i visi segnati dalle rughe, gli occhi infossati ma

colmi di uno strano bagliore di speranza.

Le altre donne della camerata, proprio come noi erano terrorizzate da tutto e dal pensiero di poter essere scoperte, ma nonostante tutto erano rimaste persone con dei valori, cosi decisero di aiutarci e aiutare loro stesse per non diventare bestie, animali senza nessuno scrupolo.

I loro e i nostri movimenti erano rallentati dal lavoro gravoso, dalla fame e dalla stanchezza, ma era chiaro il motivo della nostra carica interiore, eravamo pronte agli ostacoli che ogni giorno dovevamo affrontare, anche a rischiare la nostra pur miserabile vita, per riuscire a sopravvivere un altro giorno per vedere qualcosa di buono crescere.

In quella gabbia che prima conteneva solo odio, rabbia e paura, iniziò una nuova fase, la rinascita di tutte noi, ormai noi tutte avevamo una nuova aspettativa, credevamo in qualche cosa di positivo per la prima volta dopo tantissimo tempo, certo sapevamo che poteva essere solo un' illusione ma ci giovava credere e sperare, pensando che qualcosa di buono poteva accadere anche li, anche a noi.

In fondo la sentivamo tutte anche un po' nostra quella creatura.

In quel posto maledetto erano imposte ogni tipo di violenze carnali, ma nulla in confronto a quello che dovettero subire alcune di loro, costrette a vedere in lontananza incamminarsi i propri figli nella strada del non ritorno, per essere uccisi come degli inutile insetti.

Volevamo che tutto il mondo, finito quel raccapricciante periodo, sapesse che le donne non si scoraggiano mai, si risollevano più forti di prima e che quella creatura fosse la testimonianza, di come ci si debba sempre aiutare, correndo anche seri pericoli per il bene di altri.

Certamente ci avevano private di tutto, di cibo, di vestiti, di beni, delle nostre famiglie, ma una cosa era certa, nessuno ci avrebbe mai portato via l'amore, il rispetto, la nostra dignità, ed il sostegno e la protezione verso chi ne è più bisognoso non poteva venire meno, in quel periodo abbiamo dovuto tirare fuori tutta la nostra forza ed il nostro coraggio.

Angela mi raccontò che Cristina non era la sua vera mamma, ma non riuscì completamente ad aprirmi il suo cuore, quasi scusandosi mi spiegò che non era perché non si aveva fiducia in me, ma perché era davvero insopportabile per lei dire ad alta voce quello che aveva scoperto. Prima che io mi decidessi a dire alle altre la verità prendendo comunque l'iniziativa pur non avendo il loro consenso, Cristina, aveva dato per molto tempo, tutta la sua razione alla figlia, anche se si trattava solo di un pezzo di patata avariata o di un tozzo di pane ammuffito, ricordo ancora come Angela si ribellava con tutte le sue forze, non voleva assolutamente togliere quel poco cibo alla madre, la quale però non cedeva mai fino a che non lo accettava e quando finalmente sua figlia lo prendeva per poi mangiarlo gli diceva che la rendeva felice, che era contenta così e che il suo più grande desiderio era che l'indifesa creatura potesse crescere e nascere, sua o suo nipote potesse vedere la luce. Diceva in continuazione che la tirannia stava per arrivare al suo finale e che noi tre con il bambino avremmo vissuto una vita felice lontano da quelle gabbie.

Purtroppo Cristina perì di fame, freddo e stenti, nell'ottobre del 44, senza aver modo di conoscere il nipote, ma se ne andò con la tranquillità nel cuore, Angela finalmente aveva perdonato lei, Mauro ed Alfredo e quindi morì in pace certa di riabbracciarsi con i suoi uomini.

Angela era una donna bellissima, era molto alta e robusta, aveva i tuoi stessi capelli rossi, un' incarnato bianchissimo e dei profondi occhi celesti, diventati ormai tristi, il suo aspetto avvenente gli permise di avere un posto nella sartoria, dove io già svolgevo le mie mansioni quotidiane essendo una sarta di professione, cucivamo le divise per le S.S., fu li che cucì di nascosto un fazzoletto con sopra ricamata una G. ed un piccolo cuore ed il mio nome.

Non capivo perché avesse scritto “ Ania J.” sul fazzoletto che era per il suo bambino, ma ben presto a malincuore ne capii il motivo.

Quando oramai la gravidanza era arrivata alla conclusione e la grande pancia non poteva più are inosservata inspiegabilmente e fortunatamente, gli venne concesso il privilegio di indossare un enorme e caldo cappotto, il perché è presto detto, lei era la più veloce e precisa sarta del Lager, oltre che la più bella.

I controllori adoravano guardarla al lavoro e aspettavano con un forte desiderio il momento che lei dopo essersi seduta, si toglieva il cappotto, data la sua bellezza quasi “ariana” molti di essi fantasticavano su di lei, mentre lavoravamo alcuni gli si avvicinavano facendole capire sempre con maggiore intensità la loro forte voglia di possederla, erano degli animali, ma per fortuna colui che teneva tra le mani i loro guinzagli ed era al comando in quell'ala del lager, era un nazista di nome Victor, il quale odiava la promiscuità, per questo non si allontanava mai e avrebbe punito anche i suoi stessi soldati con la morte, qualora avessero abusato sessualmente di lei o di chiunque altra donna deportata. Quindi per fortuna, non la toccò mai nessuno e non subì mai soprusi fisici, tenendo il suo, ormai nostro, segreto custodito.

Noi eravamo certe che nessuno dei soldati del campo infernale, avesse capito che Angela nascondeva un segreto, altrimenti la avrebbero uccisa immediatamente, dato che non sarebbe più servita a niente e per loro era la soluzione più semplice ucciderne in un solo colpo due persone.

Verso la fine del dicembre 1944, Angela una mattina mi raccontò che si era svegliata completamente bagnata di un liquido misto a sangue e che aveva dolori atroci nel basso ventre.

Come ogni giorno ci siamo recate nella sartoria, fortunatamente il tratto di strada era molto breve.

Quel giorno, poco dopo essersi seduta al suo posto di lavoro, era arrivato il momento, stava per partorire proprio sotto la sua scrivania, a quel punto tutto ci sembrava oramai tutto perduto, noi avevamo sempre sperato che la nascita fosse avvenuta nella stanza, cosi che avevamo modo di nascondere la bambina o bambino e a turni andare a controllare qualche volta nell'arco della giornata, eravamo circa 50 detenute tutte unite in un unico scopo, ed invece l'unica speranza che ci aveva dato la forza di non lasciarci morire stava svanendo sotto i nostri occhi, l'odore acre del sangue e i gridi soffocati di Angela mi riportarono alla dura realtà e cioè che eravamo solo “pezzi” di carne al macello, solo dei numeri come quelli marchiati sul nostro corpo.

Victor non si trovava vicino a noi, era uscito un attimo non so di preciso per fare cosa, aveva l'abitudine di fumare, forse quindi uscì per un po' di aria fresca e una fumata,

quando rientrò nella stanza, vicino la porta c'erano le tre guardie che parlavano e

ridevano ad altissima voce, erano molto distanti da noi, lui si diresse verso noi quando iniziò a sentire dei leggeri gemiti, più si avvicinava e più i gemiti erano forti, a quel punto corse velocemente verso di noi.

La nostra fine era davvero molto vicina.

Quando vide il sangue sgorgare da sotto la scrivania, inspiegabilmente fece uscire le guardie presenti, le quali stavano appoggiate alla porta, grazie ai sforzi incredibili che Angela fece per non fare il minimo rumore e le loro voci molto alte, non si erano resi conto di quello che stava accadendo a pochi metri di distanza da loro, così che ignari lasciarono la sartoria, divenuta una specie di sala parto e mattatoio insieme.

Un agghiacciante pensiero mi attraversò la mente ed un brivido mi ò su tutta la schiena, facendomi rizzare i peli sulle braccia , Victor aveva fatto uscire le guardie per uno scopo, ucciderci.

Lui avrebbe immediatamente ucciso il bambino e si sarebbe sbarazzato della creatura nascondendo il corpicino senza vita da qualche parte e poi con una scusa di aggressione ci avrebbe fucilato all'istante.

Di certo non poteva dire che fosse avvenuta la nascita di un bambino nella' ala del lager di cui lui era responsabile.

Non essendosi accorto che Angela fosse incinta e che io ero sua complice aiutandola nel nascondere la gravidanza, era la cosa più probabile, ce la doveva far pagare, prima che a pagare fosse stato lui.

Sarebbe diventato lo zimbello di tutto il campo oppure ancor peggio per lui, poteva essere giustiziato per la sua poca professionalità ed acutezza.

Invece con nostro assoluto stupore, mi aiutò a farla partorire .

Da li a poco sarebbe nata una femminuccia, bella, molto piccola e magra ma perfettamente sana.

Lui recise il cordone ombelicale e la piccola scoppiò in uno strano pianto, quasi soffocato, come se aveva capito che doveva far silenzio o che sarebbe rimasta orfana da li a poco.

Ci disse che sin dalla prima volta che aveva visto Angela, se ne era irrimediabilmente innamorato, in un primo momento cercò con tutto se stesso di togliersela dalla mente, ma poi si abbandonò ai suoi sentimenti così che fece di tutto per poterla vedere tutti i giorni, trovò il modo di farla entrare sin da subito nella sartoria.

Ci fu un giorno mentre la guardava, che aveva avuto l'impressione che stava diventando un po' più paffuta e che la sua bellezza fioriva di giorno in giorno, la trovava ancora più disarmante, ma aveva dei forti dubbi riguardo al motivo del peso che lei stava prendendo, non poteva essere, sapeva come erano le porzioni di cibo che venivano date ai deportati e certamente non potevano essere loro la causa del suo aarrotondamento.

Fu a quel punto che la osservò ancora più con attenzione e si rese conto della pancia.

Ci disse che molte volte di sera era venuto di nascosto a vedere il nostro comportamento e quello delle nostre compagne di “stanza” e si rese conto che i suoi sospetti erano fondato.

Aveva notato che tutte le compagne, ma a giorni alterni, davano 1/3 di razione di cibo ad Angela, e aveva tratto la conclusione che avevano attuato quel meccanismo in modo tale che chi offriva un po' del cibo non sentiva tanto la differenza ed Angela poteva fare affidamento su delle porzioni abbondanti e

portare avanti la gravidanza.

Era tutto vero, ma ancora oggi mi rimprovero di non essermi decisa prima di dirlo alle ragazze, in modo tale da poter dare una possibilità di sopravvivenza a Cristina, purtroppo lo feci quando oramai era troppo tardi.

Victor ci svelò quale era la sua intenzione, avrebbe portato la bambina da sua moglie che non potendo concepire figli era rinchiusa in casa da moltissimi mesi per una forte depressione, i colori della bambina potevano are per ariani, cosi loro avevano la figlia che mai avrebbero sperato e potuto avere ed Angela sapeva che sua figlia non sarebbe morta e che lui avrebbe provveduto a farla crescere.

A quel punto ci guardammo negli occhi e tutto fu più chiaro, capimmo entrambe, che il motivo per il quale aveva regalato un grande e caldo cappotto ad Angela era per far si che nascondesse la pancia , ed anche il motivo perché non voleva che ci fossero violenze sessuali con nessuna delle donne sotto la sua sorveglianza, era perché innamorato di Angela non voleva che nessuno la sfiorasse o la possedesse e che inavvertitamente scoprisse il fatto che lei era incinta.

A quel punto, ovviamente lei non voleva essere separata da sua figlia e tanto meno voleva che crescesse con chi non aveva nessun valore per la vita altrui ed appoggiava uno psicopatico carnefice, dando i suoi servigi, diventando a sua volta artefice delle sofferenze altrui, certamente preferiva saperla viva, piuttosto che sottoterra o ammassata insieme a dei corpi inermi e tumefatti, inoltre dato che lui si era innamorato di lei sapeva, o almeno sperava che non avrebbe mai gioito a provocare dolore alla piccola, o che comunque la moglie non glielo avrebbe mai permesso.

Nella sua vita di morti ce ne erano stati fin troppi, mi impose di promettergli che se fossi riuscita a sopravvivere allo sterminio sarei andata a cercarla, non volevo pensare a quel triste finale ma di certo ero molto legata alla piccola e non sarei riuscita a stargli lontana.

Mi fece vedere il fazzoletto per un'ultima volta e poi lo mise nelle mani di Victor, a lui chiese se quel fazzoletto poteva essere sempre con la bambina, in fondo oltre al nome era l'unica cosa che gli aveva potuto dare lei, quando fosse cresciuta magari quel pezzo di stoffa con ricamato quel nome strano gli avrebbe fatto scattare delle domande.

Lui gli disse che al momento della propria morte, gli avrebbe svelato la sua vera storia.

In verità ne lei e ne io potevamo sapere se l'avrebbe fatto, ma lui non aveva motivo di dirlo, nessuno glielo aveva chiesto.

Gli promise di chiamarla come lei desiderava, cioè Gioanna, come la sorellina del suo fidanzato, che lei non aveva potuto conosciere, sperando che sua figlia non seguisse la sorte della piccola zia.

Oramai Angela era consapevole che stava per morire, ma era cresciuta in lei una nuova speranza, una lunga vita per sua figlia.

Mentre una lacrima gli rigava il viso, sapevo che in quel momento pensava alla sua vera mamma, a Cristina e Mauro i suoi genitori adottivi che prendendosi

cura di lei le avevano permesso fino a sette mesi prima, di vivere una vita felice e che nascondendogli la verità sulle sue origini gli avevano dato la possibilità di essere serena con se stessa, e a D. il suo immenso amore, di cui mi parlava quasi in tutte quelle lunghe e fredde notti, quando i morsi della fame non ci facevano dormire.

Se ne andò con un sorriso sul volto, tenendo con una mano la sua indifesa creatura sul suo grembo e stringendo con l' altra la mia mano.

Lei per me era la sorella che non avevo mai avuto ed anche io per lei, il nostro era un legame fortissimo, lo stesso che sentivo per quella piccola bimba sprovveduta che solo per un attimo, dopo che Angela spirò, ebbi l'opportunità di stringere tra le mie braccia prima che Victor, la portò via. Immediatamente divenne sua figlia, mi diede il tempo di pulire, i liquidi che con il parto erano fluiti per terra dal corpo ormai immobile della mia povera Angela assomigliavano a una macabra tela pittorica.

Fu terribilmente duro farlo, ma era necessario per far si che nessuno oltre lui e me sapesse della nascita di un bambino nel lager, se avessimo lasciato Angela sporca le guardie avrebbero capito il perché Victor li aveva cacciati e quello che era successo nei minuti seguenti al loro allontanamento, per me ne valeva della vita di Gioanna, della mia, di quella di Angela che era morta per darla alla luce e di Cristina che era morta di fame purché sua figlia diventasse madre, inoltre non volevo che Angela fosse trovata in quelle condizioni, mentre per lui ne valeva della sua vita e di quella della sua futura figlia, donatagli da una donna che amò dal primo momento e che aveva tanto desiderato.

Il corpo di Angela purtroppo fu fatto sparire, dovetti aiutare Victor, la nascondemmo in una stanza inutilizzata della sartoria, poi avrebbe provveduto lui di notte a fare quello che andava fatto.

Non voletti mai sapere nulla, desideravo ricordarmela mentre sorridevamo, nei pochi momenti quasi sereni della nostra breve convivenza.

Volevo ricordare i suoi occhi mentre finalmente aprì il suo cuore al mio, raccontandomi un po' della sua famiglia.

Dopo la nascita di Gioanna, Victor ogni tanto mi raccontava di come la bimba cresceva bella e sana, un giorno prima che lui partì per la marcia mi diede il suo nuovo indirizzo, dove lui, insieme a Virginia la moglie e alla figlia si sarebbe trasferito per mettere radici.

Il giorno dopo prima di partire, rivenne da me e mi disse che quando sarebbe finito tutto, sarei dovuta andare da loro per conoscere la piccola.

Lui fuggì lontano da quel posto che per lui era sempre stato fonte di orribili incubi e sensi di colpa per non essere stato in grado di opporsi e che avrebbe dovuto condividere per tutta la sua vita.

Diceva che se io sarei andata, un po' di quei sensi di colpa si sarebbero affievoliti e che facendo cosi avrei potuto mantenere la promessa fatta ad Angela.

Purtroppo quello che ai in quel lungo periodo, fece in modo che non mi fidassi di nessuno a parte di me e quindi come biasimarmi se non mi fidavo di una guardia nazista?

Inspiegabilmente riuscii a sopravvivere alla sorte che toccò alla maggior parte delle mie compagne.

Nel mese di aprile del 1945 nel Lager giunsero dei rappresentanti della Croce Rossa Svedese e di quella Danese che riuscirono a portare in salvo in Svizzera ed in Svezia circa 7.500 donne, io facevo parte delle fortunate. Successivamente, le SS incolonnarono in lunghe marce della morte migliaia di deportate che erano in grado di camminare; moltissime donne, oramai esauste, morirono durante queste estenuanti marce.

Il giorno 30 aprile del 1945 l'Armata Rossa liberò il Lager, rendendo la libertà a quelle circa 3.500 donne che, non essendo in grado di muoversi, non erano state fatte marciare.

Finalmente l' 8 maggio 1945 fu il Giorno della Liberazione dalla tirannia.

Mi portarono in Svizzera, perché dalla partenza le mie condizioni di salute peggiorarono, mi sentivo troppo debole, quindi preferirono farmi curare subito, infatti il tragitto dall'incubo alla speranza è stato di circa 250 chilometri, in effetti molto breve, anche se a me sembrò un'eternità.

ò qualche mese e pian piano riuscii a ritrovare le forze fisiche ed il coraggio per affrontare un altra avventura, la ricerca della mia piccola Gioanna.

Oramai avevo solo lei.

Partì nel giugno del 1950, direzione Cecoslovacchia, armata di tanta temerarietà, speranzosa che Victor fosse ancora li a quell'indirizzo, con la piccola e che non avesse in mente di farmi del male, magari per togliere l'unica testimone di quello che era accaduto.

Il viaggio fu lungo, ma non ebbi problemi, certo ovunque avo, potevo ancora vedere benissimo i danni devastanti dovuti alla guerra. Ma pensai che in fondo i muri, le case, le chiese potevano sempre essere ricostruite, ma risanare i sopravvissuti al massacro i quali avevano perso i propri figli, mogli o mariti, no nessuno poteva farlo e nulla poteva portare indietro tutte quelle persone che

ingiustamente perirono in quei lunghi anni.

Arrivata a destinazione vidi una casa piccola ma ben curata con un giardino sul fronte.

In quel momento vidi una bambina di circa sei anni e mezzo con i capelli rossi che sventolavano mentre correva felice su e giù rincorrendo delle farfalle, la chiamai per nome e venne vicino alla recinzione che divideva il viale di casa dalla stradina sterrata dove io mi trovavo, fu allora che ebbi la certezza che davanti a me avevo la piccola Gioanna. Quando arrivò proprio vicino a me la salutai, lei rispose con un cenno della sua piccola manina ed andò correndo a chiamare qualcuno per farmi aprire il cancello.

Quel qualcuno era Victor, quando si avvicinò, con grande sorpresa scoprì che la persona che aveva davanti ero io, non mi riconobbe subito, dato che ovviamente ero tornata in buona salute, pulita ed avevo ripreso con tutta la mia forza la mia dignità.

Mi aprì per farmi entrare.

Mi trattenni giusto il tempo per conoscere Gioanna e per scoprire che la moglie era morta di una grave malattia.

Diedi una carezza alla bimba e gli pronunciai il mio nome, gli misi nelle mani le caramelle che avevo comprato per lei e me ne andai senza voltarmi per non vederla mai più. Quella bambina che avevo davanti a me era serena, amava ed era amata dal suo papà, non potevo portarla via con me, sarei stata crudele ed io volevo solo la sua felicità.

Questo è tutto quello che posso raccontarvi di Angela e della sua bambina”.

A questo non riuscivo più a parlare, a pensare, a fare nulla.

Dopo alcuni minuti di silenzio, trovai la forza per ammettere a me stessa che la bambina di cui parlava Ania era mia nonna Gioanna ed Angela era sua madre, la sua vera madre.

I capelli rossi di Angela, quelli della piccola Gioanna, i miei capelli rossi...

Ecco il perché mio nonno mi faceva apionare a Praga, però mi sfuggiva di capire un'ultima cosa, lui come faceva a sapere di Ania J?

Mentre ero assorta nei miei pensieri, mi sentii chiamare, mi voltai e vidi un uomo molto anziano che si dirigeva verso noi, mentre mi indicava con il suo dito rugoso cadde a terra, facendo volare via alcuni fogli, riuscii facendo uso di tutta la mia forza a tirarlo su e farlo sedere sulla panchina, dopo di che iniziai a leggere i fogli che gli erano caduti dalla tasca della giacca e che Ania aveva raccolto.

Capimmo solo alla fine della lettura di quei fogli, chi fosse quell' anziano signore.

Il diario di Angela

Sono nata 25/1/1925 a Bologna nella casa dei miei genitori, mia madre Cristina venne aiutata nel parto da mio padre Mauro, dottore di professione, quando nacqui ero così piccola che mi misero in una scatola di scarpe, ho 2 fratelli, uno più grande di me di nome Alfredo e un altro più piccolo di nome Donatello.

Ci vogliamo bene e siamo una famiglia unita, anche se a volte mi sento fuori luogo, come se la mia vita fosse tutta una finzione, poi guardo negli occhi i miei cari e mi sento in colpa di pensare certe cose, noto in loro un’ossessione nei miei confronti, sembra che qualcosa li tormenti.

Nei riguardi dei miei due fratelli sono molto più quieti, li lasciano più liberi, la motivazione che mi sono data è perché a differenza loro sono una ragazza piuttosto che un ragazzo e di questi tempi non è facile, ancora non ci rispettano alcuni uomini, ci degradano, ci umiliano, alcune donne sono solo l'oggetto dei loro desideri perversi, dei contenitori per mettere al mondo dei figli, sperando sempre che siano a loro volta maschi e non femmine, perché noi siamo delle “inutili” persone.

Per fortuna i miei tre uomini sono davvero amorevoli e speciali con me e la mamma, cosi almeno in casa si respira una bella tranquillità, ma quando si ritorna nella realtà, tutto si frantuma nella consapevolezza che e tutta

illusione, fuori da questa casa siamo in pericolo.

Ci appare tutto surreale, quello che stiamo vivendo in questo periodo buio dell'umanità non si può spiegare e tanto meno accettare.

Non riesco a capire queste differenze di trattamento tra me e i miei fratelli, non ho un'anima fragile come i miei e Alfredo pensano, sono forte come loro e quando facciamo la lotta la mia altezza mi permette di avere su loro il completo dominio, anche se affermano di darmela vinta, maschi orgogliosi!

Donatello è l'unico in famiglia che mi tratta con naturalezza, mi prende in giro, scherziamo molto e con lui è tutto più facile.

Non amo essere aiutata, compatita e soprattutto sottovalutata.

Più osservo la mia famiglia e l'intento di capire a chi assomiglio puntualmente fallisce, interiormente trovo delle affinità, ad esempio sono piena di vita e ho l’ambizione e la durezza di mio padre, la perseveranza e l’affidabilità di mia madre, ma fisicamente non vedo somiglianze, che invece sono evidenti tra i miei genitori e i miei fratelli, ad esempio Donatello ha lo stesso naso di mamma e i suoi occhi malinconici di un raro verde intenso, di papà ha invece le sue labbra sottili, il suo sorriso che da amorevole a volte si trasforma diventando un po' beffardo, la carnagione olivastra ed i capelli scuri, Alfredo invece somiglia moltissimo a Papà, infatti come lui è abbastanza alto (ma io lo sono di più), molto robusto, ma al contempo è un tipo atletico e scattante, ha la stessa forma del viso, gli stessi occhi penetranti e neri e le mani sono identiche, invece della mamma ha le stesse labbra carnose e i folti capelli ricci.

Invece io sono la più alta della famiglia pur essendo solamente una ragazza, a detta loro sono una bellezza rara, anche se personalmente non mi vedo così carina.

I miei capelli sono rossi e ricci, i miei occhi sono di un celeste chiarissimo , ed alla luce del sole mi rendo conto di quanto siano delicati e la mia pelle è davvero molto chiara.

In questi giorni sto aiutando mio padre nell’allestimento di un pronto soccorso segreto, nel garage sotterraneo dove prima tenevamo le scorte di viveri, ora la priorità è salvare quante più persone possibile.

Il cibo scarseggia e ci dobbiamo accontentare di quel che riusciamo a farci dare di nascosto dai pochi che conosciamo e i pochissimi di cui ci fidiamo.

Non rivelerò chi essi siano e non lo scriverò, perché è vero, che se è pur solo il mio diario, temo comunque davvero per la loro incolumità, rischiano molto nel darci il loro aiuto.

E' già da qualche tempo che nell'aria c'era il sentore di una agghiacciante presa di posizione contro gli Ebrei e contro il “diverso”, è da tempo che sono state pubblicate delle leggi razziali a sfavore di molti, progettate dalla follia di pochi ed ora tutto si sta concretizzando davanti ai nostri occhi increduli.

A nostra volta noi aiutiamo chiunque si ribelli a tutto questo, che sia Ebreo o no, poco ci importa, a tutti i costi vogliamo sostenere il nostro prossimo, sia che esso sia zingaro, donna madre, omosessuale o di diverso colore e razza da noi.

Crediamo e speriamo fermamente che dopo il buio ci sarà un' alba meravigliosa, ma siamo consapevoli che sia solo l'inizio di una tragica storia incomprensibile,

realizzata per mano di persone malvagie, senza nessuno scrupolo.

Qui la vita, come in ogni parte della terra è cambiata molto, la tirannia e la dittatura si è accanita su ogni forma umana che non rispecchi i loro canoni, ci sono forme di persecuzione di ogni genere e per chiunque.

Non riusciamo a capire come possa succedere questo massacro verso il “differente”, odio gratuito verso tutte le persone viventi, che a detta loro non meritano nulla, gli vengono espropriati i loro beni e la loro dignità, come se nulla fosse, perché? Perché?

Essere di un altra religione, avere la pelle di un altra tonalità di colore, rubare (certo non si deve fare, ma se lo si fa per sopravvivenza allora è diverso e comunque la moneta di scambio non deve essere la morte), amare magari una persona dello stesso sesso, non è lecito, ma amore per me è comunque sempre positivo che sia scambiato tra due persone dello stesso sesso o tra uomo e donna!

Non capisco davvero come siamo potuti arrivare a tanto e come la pazzia di pochi, possa essere appoggiata da molti, invece che combattuta.

Qui in ballo non c'è una sciocchezza, c'è il destino di moltissime persone che non hanno nessuna responsabilità di causa.

Una delle più grandi menti, Isacco Newton diceva “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”

io spero con tutta me stessa che tutto quello che stanno facendo, fa si che i perseguitati si ribellino e che si rialzino più forti e più numerosi.

Se non sarebbe che ne va a discapito di tutti noi, desidererei che questi mostri rimanessero soli al mondo, vivendo nell'agonia, nella paura.

So che non dovrei pensare queste cose...e tanto meno scriverle...perché se qualcuno dovesse leggerle per me sarebbe la fine.

Eccomi, qui abbiamo quasi finito di preparare il P.S.S. (Pronto Soccorso Segreto), ne siamo entusiasti, certo sarebbe tutto diverso se potessimo farlo alla luce del giorno, in quel caso potremmo aiutare molte più persone e non avremmo questa paura di essere scoperti e sottoposti a torture.

Dal mio canto con le mie ex compagne di scuola (studiavo infermieristica in una scuola vicino a casa, perché volevo diventare un dottore come il mio papà) abbiamo pensato di fare qualcosa anche per il maltrattamento ingiustificato verso le donne, creando una sorta di piccolo “giornalino”. Qui il mondo insieme a tutte le nostre sicurezze e i nostri valori si stanno sgretolando, siamo troppo poche per fare qualcosa di concreto.

Domani andrò da sola di nascosto a trovare qualcuno che sia disposto ad aiutarmi e che abbia la mia stessa visione di un futuro migliore, dovrò portare anche dei piccoli volantini alle mie compagne di avventura, li nasconderò sotto molti vestiti.

Nel nostro paese le nascite sono diminuite del 50 per cento, tra i maltrattamenti e il futuro che si sta prospettando, nessuno vorrebbe dare alla luce una povera creatura.

E' da tanti anni che conosco D., lui è il mio Amore, il mio sogno proibito, ho aspettato tanto illudendomi di poter avere una vita normale, ma ora ora sono consapevole che questo non potrà mai accadere.

Ci conosciamo da molti anni e abbiamo una grande fiducia reciproca.

Lui è nato nel 1918 (è più grande di me di 7 anni) a Praga, proprio nello stesso anno che divenne la capitale della Cecoslovacchia, il padre faceva parte del movimento nazionalista.

Un giorno, mi raccontò che in tutta fretta il padre tornando a casa, ordinò a lui ed alla madre di prendere pochissime cose, le più necessarie.

Sarebbero fuggiti per non fare più ritorno, senza guardarsi più indietro, mai più.

Gli spiegò in seguito, durante il viaggio, che una persona a lui vicino gli aveva preannunciato un occupazione nazista e che loro sarebbero stati sicuramente prelevati dalla loro casa , essendo dei politici con ideali molto diversi e la loro fine sarebbe stata atroce.

Intrapresero quindi un lungo cammino, circa 1.000 km, si stabilirono a Bologna e quella fu la loro nuova dimora.

Purtroppo poco dopo, appresero che la fonte diceva il vero e loro grazie ad essa scamparono alla morte certa precedentemente annunciata dall'oppressione tedesca.

Grazie ai documenti falsi fatti a Praga e non facendo mai parola con nessuno, oltre a me della loro nuova identità e del loro ato , cercarono di dimenticare tutto e di crearsi una nuova vita.

Purtroppo la madre non accettò mai la situazione in cui si trovavano, mentire a tutti, ogni giorno della propria vita. Aveva un fardello molto più pesante, una cosa che la tormentava ogni minuto, era il ricordo di Gioanna, la sua piccola bambina, morta nel viaggio lungo ed estenuante, quando aveva solo pochi mesi, oltre al ricordo delle vite interrotte di tutti i suoi cari rimasti a Praga.

La madre si suicidò poco dopo il loro arrivo a Bologna.

Il padre si lasciò morire piano, piano e D. rimase solo al mondo, incerto del suo destino.

Lui ha solo me, ed io lo amo.

Fu così che iniziò un altro duro percorso della sua vita, l'unico scopo che lo faceva andare avanti ero io e il beneficio più grande glielo procurava aiutare il prossimo insieme a mio padre.

Aveva come l'impressione di aiutare così anche i suoi parenti morti a Praga, i suoi genitori e la sua amata sorellina .

Ora che ci siamo trovati, purtroppo la nostra storia non potrà proseguire, sono una ribelle e se venissi scoperta sarebbe la mia fine , e lo sento nelle viscere, questo prima o poi accadrà, ma non mi importa nel mio cuore so che almeno ci abbiamo provato a fronteggiare il male e non ci siamo piegati ad esso.

In ogni modo, ne sarà valsa la pena.

29/03/1944

Questa data è troppo importante per non scriverla...

sono stata sola a casa con D. questa sera (i miei erano usciti di notte per andare a prendere non so cosa) e non siamo riusciti a frenare la nostra ione ed il nostro desiderio che cercavamo di nascondere si è mostrato a noi, i nostri corpi si sono uniti in un armonioso abbraccio e abbiamo fatto l'amore per la prima volta, è stato dolcissimo sembrava che l'aria profumasse di una sostanza dolce, zuccherina ed io ho toccato le stelle con le dita dalla felicità.

Tante furono le volte che lo avevo immaginato e finalmente era accaduto, in una maniera ancora più stupefacente.

Ora lui è andato via ed io sono rimasta da sola con i miei pensieri.

Stiamo a metà Maggio del 1944 e non ho le mestruazioni da quasi due mesi, la mia pancia è sempre più tonda ed ho qualche nausea e a volte delle vertigini.

Credo proprio che il primo e unico rapporto che ho avuto ha fatto nascere un piccolo fiore dentro di me, sono felicissima e l'idea di diventare madre mi elettrizza, sono raggiante e lieta di quello che sta succedendo nel mio corpo e nella vita mia e di D., ma anche angosciata dall'idea di quello che dovrà are il frutto del nostro amore.

Se vivessi in un un altro tempo, dove ogni genere umano avesse stessi diritti e doveri sarebbe tutto diverso, vivrei un sogno, ancora non mi capacito che il rispetto verso il prossimo sia solo un'illusione...una fantasia, invece di essere la normalità, ma oramai ho capito che è soltanto un'utopia.

In Memoria di Angela

Chi scrive non è più la mia dolce Angela, ma io D. .

Continuerò quello che ha lasciato in sospeso, per Lei, per me e per tutti coloro caduti in disgrazia, è ata ormai più di una settimana da quando lei è scomparsa e dalle ultime sue righe scritte capisco che sono trascorsi 2 mesi.

Eravamo così felici del nostro amore che abbiamo abbassato la guardia, tutti.

Finalmente c'era stata una bella notizia nella nostra tragica vita, aspettavamo un figlio.

Ho letto qui su questo suo diario che pensava che chi non metteva al mondo dei figli, non era egoista anzi al contrario, proprio perché li amava non li metteva al mondo, perché quella decisione era presa dalla consapevolezza di non volerli far nascere in quella disumana condizione, la loro esistenza era segnata da una realtà piena di sangue, agonie e ingiustizie.

Lei era realmente felice quando si è accorta di aspettare un bambino, ma al contempo se rifletteva in che mondo sarebbe dovuto nascere e crescere (se ne aveva la fortuna) diventava terribilmente triste e inconsolabile.

Proprio una settimana fa è accaduto l'impensabile.

Mauro (il padre di Angela) mentre tornava a casa è stato ferito gravemente da dei proiettili vaganti, fu soccorso dai suoi figli che lo portarono velocemente in braccio a casa.

La situazione era davvero grave e capì che la sua ora era vicina, ma prima di morire doveva fare una cosa.

Angela era pronta, i volantini li aveva ben nascosti sotto tutti i suoi vestiti, li aveva fasciati sopra il reggiseno con due lunghissime garze e sopra aveva messo tre maglie larghe e il suo leggero cappotto, quella sera era stato inutile persuaderla da quello che voleva fare, non mi ascoltò, oramai era una donna incinta e noi tutti avevamo ancora più a cuore la sua sicurezza .

Avevamo sentito del forte trambusto in casa, a quel punto io uscii subito dalla stanza, lei invece nascose velocemente il diario (che trovammo in seguito) ma comunque rimase tranquilla, oramai per noi era normale sentire dei rumori e quindi non gli diede peso.

Quando uscì dalla sua camera per dirigersi verso il portone per uscire, io ero immobile davanti la porta del salotto, lei si girò e vide suo padre sanguinante e moribondo, il divano dove era sdraiato ormai era intriso di sangue.

Vide che gli tendeva una mano, a quel punto, ebbe uno sbandamento e capii che dallo shock stava per svenire, così la sorressi per non farla cadere a terra.

Perse i sensi.

arono alcuni secondi, si risvegliò accanto a suo padre che la fissava e con una mano tremante le accarezzava le guance bagnate dalle lacrime.

A sua volta lo iniziò a baciare sulla testa, sui dorsi delle mani, come che con il suo amore gli volesse guarire le ferite che lo stavano portando via da lei.

Fu una scena straziante...

Mauro iniziò a parlare, con un filo di voce, quasi sussurrando ed iniziò a raccontare una storia, nell'oscurità della casa.

Svelò ad Angela, che non era il suo vero padre e Cristina non era la sua vera mamma, Alfredo conosceva la verità e la triste storia che accompagnava la sorellastra, Donatello ed io invece non sapevamo e non sospettavamo assolutamente nulla.

Anche lui rimase scioccato, aveva appena saputo che Angela in realtà non era sua sorella.

Lei voleva subito fuggire via, ma aveva tante, troppe domande e quindi ascoltò tutto quello che Mauro sapeva e che da li a poco gli avrebbe detto.

La madre naturale di Angela si chiamava Donata Chalp, era una donna austriaca.

Era stata torturata per interi giorni da alcuni pazzi che credevano ancora alle streghe e pensavano che lei era una delle poche sopravvissute e che nel suo grembo stava crescendo una creatura malvagia, mandata in terra dal diavolo per uccidere tutta la razza umana.

Era legata ormai da giorni e fu portata allo stremo delle sue forze.

Per fortuna a quei tempi era solo quel piccolo gruppo di folli che ancora perseguitavano donne ritenendole eretiche. Vennero sorpresi mentre avevano

appena il fiammifero, gettandolo sulla paglia che avevano messo sotto alla povera donna incinta.

Si nel grembo di quella povera donna c'era lei,la mia dolce Angela.

Corsero tantissime persone e la fortuna volle che era inverno, quindi si sfilarono tutti i cappotti e cercarono di soffocare il fuoco, tra la folla c'era un dottore, lui, Mauro.

Si trovava li per una conferenza di medicina, aiutò la donna a partorire e nell'istante in cui nacque la piccola, Donata gli fece promettere che se ne sarebbe preso cura.

Morì, senza avere neppure la possibilità di dare un nome a sua figlia.

Angela fu il nome che Mauro le diede, perché solo un angelo poteva sopravvivere a quella tremenda vicenda.

E fu cosi che Donata, donò una figlia a Mauro.

Tornò a casa in Italia, con un piccolo fagotto tra le braccia e la fece conoscere alla moglie, raccontandogli la storia.

Aveva potuto fare il viaggio in tranquillità, viaggiava da solo e nessuno gli chiese di chi era il bambino, ma se sarebbe successo lui essendo medico aveva molte scuse a disposizione.

Loro avevano già un figlio, Alfredo il quale era molto piccolo e non diede peso all'evento, distolto dai suoi giochini. Dopo alcuni anni quei frammentari ricordi di quel giorno, di quando suo padre portò la piccola in casa, gli rivenivano sempre in testa e non smetteva di chiedere al padre e alla madre se fosse vero ciò che ricordava, i dubbi lo stavano rovinando, facendolo crescere insicuro, introverso e senza fiducia nei genitori, fu per loro una scelta difficile ma decisero di dirgli tutto a patto che non ne avesse fatto mai parola alcuna, ne con Angela e nemmeno con Donatello.

Tutto avvenne molto, troppo velocemente, che non feci in tempo a trattenere Angela, la quale mentre urlava e piangeva scappò via e nel momento in cui sbatté la porta dietro se, il padre esalò l'ultimo respiro.

I dubbi che lei aveva sempre avuto, sulla poco somiglianza, sul loro atteggiamento strano si erano rivelati fondati, capì che il suo sesto senso gli aveva sempre detto la verità, la quale lei puntualmente rifiutava e scacciava via dai suoi pensieri ogni volta che le veniva in mente,.

Anche a me non aveva mai detto nulla, è solo grazie a queste sue scritture che si capisce cosa realmente aveva in testa.

Cristina mi raccontò che aveva ascoltato in lontananza la rivelazione del marito alla figlia, ma non avendo avuto il coraggio di entrare nel salotto ed era rimasta in un angolo in disparte, immobile.

Fu solo quando sentì delle urla e alla fine una porta sbattere, che si precipitò nella stanza e vide i suoi figli piangere sul corpo immobile del marito, io ero già sceso rincorrendo Angela, che però era sparita andando chissà dove.

Si scaraventò su Mauro e lo chiamò, lo strattonò, quando si rese conto che le sue mani erano bagnate di rosso, l'amara realtà si concretizzò e prese forma nella sua mente sconvolta, lui era morto.

Lo strinse forte a se, mentre soffocava un grido agghiacciante di dolore, baciandolo per l'ultima volta sulle sue ancora calde labbra.

Alfredo e Donatello scesero di corsa in strada ma di Angela non c'era alcuna traccia, io non li vidi ero andato a cercarla per tutta Bologna.

Cristina mi raccontò che guardava incredula dalla finestra, i suoi figli, trascinati con forza da due guardie sulla loro vettura e portati via.

Tutta la sua vita nel giro di pochi minuti era rovinata per sempre.

Corse immediatamente nella camera della figlia, perlustrandola per capire dove fosse diretta, fu a quel punto che notò la macchina da scrivere dalla quale si vedeva sbucare timidamente un minuscolo pezzo di carta da un angolino, cercò di aprirla e dopo molti tentativi, non riuscendoci dalla forte rabbia che le era cresciuta dentro, la scaraventò a terra e fu così che con la forte botta la parte inferiore si aprì e con sua grande sorpresa trovò il diario.

Un insieme di fogli chiusi da un nastro di stoffa di colore rosso.

Scappò via da quella casa per non farne mai più ritorno.

Venne subito a cercarmi e quando mi trovò, andammo a casa mia, fu li che mi porse il diario.

Continuai la ricerca della mia amata, andai di nuovo in ogni parte della città, nei boschi, vicino al fiume.

Oramai da quella sera sono ati 7 giorni, non ha ancora fatto ritorno e sinceramente ho perso ogni speranza.

Anche Cristina non vedo più da quasi 3 giorni, così che oltre ad Angela ora sto cercando anche lei.

Non so più cosa pensare e dove andare a cercarle.

Cercherò un motivo per vivere, l'unica speranza che mi tiene in vita è che tutto non sia perduto, che Angela sia nascosta chissà dove e che il nostro bambino possa nascere e avere un'opportunità.

Un mio conoscente in seguito, mi raccontò che Cristina era stata arrestata e portata al comando, trovata nella sua abitazione mentre era occupata a distruggere ogni traccia del P.S.S. per dare almeno una chance a se stessa e ai figli che non vedeva ormai da giorni, dopo quella terribile sera. Sicuramente pensava che demolire il P.S.S. era l'unica loro salvezza, perché in fondo loro non erano ne Ebrei, ne perseguibili per le leggi razziali in vigore.

Con molta tristezza, a malincuore mi raccontò anche le sorti della mia Angela, venne a sapere che dei soldati la avevano incontrata per strada, la sera stessa che fuggì via, fu perquisita e trovando i manifesti provocatori, fu portata al comando.

Fu torturata per 3 giorni, quando ormai non ce la faceva più a sopportare decise per il bene suo e della creatura che aveva in grembo di parlare, ma disse solo dei manifesti senza menzionare nessuna delle sue amiche, si prese tutta la colpa, mentendo confessò di aver tirato su da sola il rifugio per ammalati, tanto oramai era certa che i soldati già lo avevano trovato, così facendo pensava di far ricadere la colpa tutta su di lei che oramai già era in trappola.

Sicuramente pensava che sua madre e i suoi fratelli erano fuggiti via, per eventuali irruzioni improvvise, invece non sapeva la sorte che era toccata alla madre e ai suoi fratelli, i quali avevano fatto una brutta fine la sera stessa che lei andò via di casa.

La macchina dove furono fatti salire a forza era diretta al comando, erano giorni

che alcuni soldati li tenevano d'occhio, furono carcerati e dopo poco tempo partirono con uno degli ultimi vagoni maschili direzione Auschwitz.

Tutte e due furono accusate di essere contro le leggi in vigore e propaganda politica controcorrente, vennero considerate delle ribelli e quindi erano diventate detenute politiche.

Vennero portate alla “Risiera di San Sabba” a Trieste, quello è un campo di smistamento, ed era li che fu decisa la loro sorte.

Che vita piena di tristezza e atrocità.

Purtroppo so per certo che li i detenuti vengono subito uccisi tramite fucilazione o nel migliore dei casi vengono portati in Germania o in Polonia a qualche campo di concentramento, dove la sorte non cambia.

Questo posto una volta anche se per poco, mi ha dato la finta speranza di poter ricominciare, ma ormai non ho più alcuna ragione per rimanere qui, non ho più nessuno e stare qui mi fa solo soffrire .

Tornerò a Praga e non aprirò mai più questo triste diario.

Verità Svelate

10/06/2011

Dopo lo shock iniziale di conoscere il mio trisavolo , ebbi la forza di chiedergli come avesse fatto a trovarmi, quando io non sapevo neppure la sua esistenza.

Mi rispose che per puro caso aveva sentito l'annuncio alla radio e che anche Angela aveva una voglia strana (ma lei la aveva sotto l'ombelico, ed al solo ricordo arrossì), non sapeva bene perché era venuto li, in fondo non sperava ormai nulla, era diventato anziano e prossimo alla morte.

Mi ci volle un po' per riprendermi, finalmente dopo alcuni giorni trovai il coraggio e chiamai mia nonna, la quale prese uno dei primi voli per Praga, per

telefono non gli dissi nulla, solo che doveva venire il prima possibile, che non potevo dirgli di cosa si trattava ma che era una cosa che mi era accaduta e che volevo lei al mio fianco per condividerla insieme.

Quando ci incontrammo ero con Ania, ovviamente non riusciva a capire chi fosse quella donna, in un primo momento pensò che ero nei guai, ma poi piano piano cercai di calmarla e gli chiesi se poteva leggere quello che quella vecchia signora gli avrebbe dato, da li a poco.

Nonna non riusciva a capire, ma quando incrociò con lo sguardo gli occhi di Ania gli fecero riaffiorare un vecchissimo ricordo e l'immagine nella sua testa era davvero troppo sbiadita per capirne il senso.

Fu allora che Ania gli porse i fogli che io, sotto sua dettatura riscrissi, era la storia che mi aveva raccontato alcuni giorni prima, preferivo che nonna la leggesse, facendo sua ogni sensazione.

Mentre le lacrime gli sgorgavano dagli occhi segnandogli il viso, abbracciò Ania e poi me.

A quel punto sapevo che non era il momento, ma D. era troppo anziano, e dovevano necessariamente incontrarsi al più presto, così dissi a mia nonna che se voleva sapere tutto quello che avevo scoperto doveva fare un ultimo sforzo.

Ci recammo a casa di D., si presentarono e lui fece un enorme sforzo per non abbracciarla e stringerla forte a se.

Gli chiesi gentilmente di leggere la vera storia di sua madre, Angela, direttamente dal suo diario.

Lesse tutto d'un fiato, dissetandosi con la verità che per tutti quegli anni si era negata.

Alzò lo sguardo, verso quell'uomo che moltissimi anni fa era innamorato di sua madre, non riusciva a credere che davanti a lei ci fosse suo padre, ebbe uno schok perché per lei suo padre era Victor.

Ma capì che era tutto autentico e permise al vero padre di abbracciarla e accarezzargli le guance bagnate di lacrime.

Ora finalmente, mia nonna sapeva tutta la sua storia, della povera nonna perseguitata da dei pazzi, della sua vera madre, aveva potuto conoscere la sua

amica fedele e il suo padre naturale ed ebbe la certezza che la vita è davvero qualcosa di sorprendente.

Mentre mi guardava mi aprì il suo cuore, mi ringraziò per tutto quello che ero riuscita a fare, mentre lei non ne ebbe mai il coraggio.

Ora era lei che doveva delle spiegazioni a me, ed iniziò con calma a parlarmi di mia di madre, cioè sua figlia.

Mi disse che sin da piccola aveva dato segni di squilibrio, vedeva cose che noi non potevamo vedere, aveva visioni le quali gli si placarono solo quando era incinta di me, ma dopo il parto ricominciarono sempre più frequenti.

Fu così che lei insieme a mio nonno e mio padre, decisero di comune accordo di farla ricoverare in una clinica mentale.

La quale facendo finta di dormire sul divano, aveva ascoltato tutti i loro discorsi e la decisione presa.

Fuggì quella stessa mattina, io avevo solo due anni, furono loro tre ad occuparsi di me, quando mio padre per dei lunghi periodi spariva, era per andarla a cercare, non si dava pace, che la sua dolce Marie era scomparsa chissà dove, oramai erano anni che la cercava in giro per il mondo e purtroppo ancora non l' aveva trovata.

20/06/2011

Siamo tornate a casa dal nonno, per fortuna i miei dubbi erano infondati, lui sta bene anzi inspiegabilmente si è ripreso, quando l'ho visto sul portico di casa, ho fatto cadere le buste che avevo in mano e sono corsa da lui per abbracciarlo forte forte e ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per me e per la nonna.

Gli chiesi come faceva a sapere di Ania, certo sul fazzoletto era ricamato il suo nome, ma era davvero improbabile che fosse per quello perché lui sapeva che viveva a Praga, era stato infatti lui a spingermi sempre per fare quel viaggio in quella precisa destinazione.

Mi spiegò che fu Victor, che sul suo letto di morte gli confidò il segreto che si portava dentro da tutti quegli anni, decise di parlarne a lui e non alla nonna, per

dargli l'opportunità di dirglielo oppure no, perchè lei era felice ed il padre non si sentiva di rompere il suo equilibrio.

Nonno provò più volte a tastare il terreno, chiedendole se si era mai domandata cosa volesse dire quel nome ricamato sul suo fazzoletto, ma lei non volle mai sapere nulla, non rispondeva mai fingendo di essere occupata in una cosa o in altra, inoltre c'era anche Marie, che con tutti i suoi problemi distoglieva nonna dal conoscere la verità.

Così arono gli anni e tutto andò seppellito.

Il diario della nuova me

Agosto 2013

Sono ati ormai più di due anni dall' avventura che potò me e la mia famiglia a scoprire le vere origini, riscrivo solo ora perché ho voluto rilassarmi un po', senza pensare a nulla.

Ci è voluto un po' per riprenderci da tutto quello che era accaduto a Praga.

Non sapevo che oltre a mia nonna sull'aereo con me c'era un altra persona e che quella persona cresceva dentro di me.

Tutta quella ricerca della verità è nata così, per un incidente con un piccolo cane, il quale mi ha fatto conoscere L. Luigi, ora mio marito e padre di nostra figlia Jasmine.

Mia nonna ha potuto conoscere il suo vero padre, la storia della sua mamma disposta a tutto per lei e della sua migliore amica che ha rischiato tutto pur di vederla nascere.

Di mia madre purtroppo, ancora non si hanno notizie ed oramai ho perso anche quella debole speranza che avevo.

Le nuove scoperte fatte a Praga, mi hanno fatto crescere e diventare una donna, il ato di mia nonna è molto triste, ma mi ha donato la consapevolezza di quanto io sia fortunata e di quanto lo è anche mia figlia, di quanto può essere atroce la vita, nascendo in determinati periodi orribili dell'umanità.

Zia Ania si è trasferita e vive con noi, lei e nonna sono diventate inseparabili.

Le sta raccontando tutto quello che si ricorda di Angela e anche della vita dopo il lager.

D., il mio bisnonno purtroppo non è più con noi, ma è morto sereno, avendo avuto la possibilità di conoscere ed abbracciare la figlia che ha immaginato per tutta la vita.

Nonna a volte è molto triste, ma al suo fianco ci siamo noi e la sua mini nipotina dai capelli rossi, zia dice che è tale e quale al ricordo che ha della nonna mentre correva dietro alle colorate farfalle.

Spero che i figli dei nostri figli, i loro figli e così a seguire non conoscano e non vivano mai quello che hanno dovuto

subire milioni di persone per mano della pazzia.

Amare, amare e ancora amare.

Natalie

Indice

Il diario di Natalie

Ricordando Angela

Il diario di Angela

In memoria di Angela

Verità svelate

Il diario della nuova me

Personaggi in ordine di apparizione

Nonno Lorenzo

Nonna Gioanna

Carmela la portinaia

Irina

Giorgia

Leonardo

Roberta

Miloù

L. Luigi

Ania J.

Angela

Cristina

Mauro

Alfredo

Victor

D.

Virginia

Donatello

Donata Chalp

Marie

Jasmine