Non voglio più fare la pipì a letto!!
Una guida per risolvere l’enuresi notturna mono-sintomatica, veloce e per sempre. Per aiutare bambini, adolescenti e adulti che non vogliono più svegliarsi in un letto bagnato…
Revisione redazionale: Alessia Latini
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Titolo | Non voglio fare più la pipì a letto! Autore | Ellen Potters Immagine di copertina a cura dell’Autore ISBN | 9788891111173 Prima edizione digitale 2013
Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.
INDICE
1. Introduzione
2. Informazioni generali sull’enuresi
3. Le cause dell’enuresi notturna (= bagnare il letto)
4. Sonno… Sonno? Sonno!
5. Enuresi notturna mono-sintomatica o no? Una lista di controllo
6. Cambiare il letto: punizione o motivazione?
7. Le soluzioni per risolvere il disturbo
8. Domande importanti prima di considerare l’uso di un allarme
9. Come si deve scegliere un allarme
10. L’Allenamento Olandese
11. Come preparare un bambino all’allenamento con l’allarme
12. Quando ci sono gli incidenti durante il giorno
13. Persone con disabilità mentali
14. L’Autostima: una buona base per la vita!
15. Domande frequenti, consigli pratici
16. Risorse
17. Un calendario per l’allenamento
18. Ringraziamenti
1. Introduzione
Bagnare il letto regolarmente dopo l’età di 5 anni è un fenomeno frequente di cui soffre circa il 10% dei bambini tra i 5 ed i 15 anni. Dopo le allergie è il disturbo più comune che esista, anche l’1,5-2% della popolazione adulta soffre ancora di enuresi notturna. Ma se ne parla poco, perché è una delle funzioni del corpo che normalmente è sotto controllo dall’età di 2-4 anni. Non è solo un problema per il bambino, ma anche per i familiari. Nessuna mamma ammette fieramente che il suo bimbo è ancora incontinente durante la notte all’età di 5 o 6 anni. Figurarsi all’età di 12 o 13! Per un adolescente o un adulto, poi, affrontare la situazione è ancora più difficile.
Può succedere che un genitore pensi che il bambino sia semplicemente pigro. Ma non sarà più logico pensare che ci sono pochissimi bimbi che vogliono svegliarsi in un letto bagnato e freddo durante la notte? La maggior parte dei bambini sono frustrati, si vergognano e sperano ogni notte che “Questa sarà una notte asciutta”.
Enuresi notturna significa non solo un letto bagnato, ma anche un sonno disturbato e meno autostima. Ci possono essere conseguenze psicologiche e sociali per chi lo fa, ma anche per chi gli sta intorno. I problemi psicologici spesso non sono una causa, ma possono essere un risultato del disturbo.
Che fare? Aspettare finché a un bel giorno da solo?
È vero che per la maggioranza dei bambini il problema si risolve spontaneamente, ma quando… fra 6 mesi, fra 3 anni, fra 7 anni? Un’informazione utile per chi non deve affrontare il disturbo in prima linea!
Secondo i dati, l’85% dei bambini che bagna il letto adesso si troverà nelle stesse condizioni fra 12 mesi. La situazione è paragonabile a quella di un adolescente che soffre di acne. Sarebbe giusto dire “Non fa niente, erà fra 5 anni”? Con le terapie di oggi nessun adolescente deve soffrire come i suoi genitori hanno dovuto fare. L’acne è ben visibile, come lo sono le cicatrici anni dopo. Bagnare il letto è meno visibile, ma lascia spesso cicatrici a livello psicologico o sociale…
Più pipì si fa (= più di una volta alla settimana), meno probabile è che il disturbo venga risolto nei successivi 12 mesi. Quando questo disagio inizia ad opprimere il bambino e la sua famiglia, non è più giustificabile una mancanza di azione. Una generazione fa, era necessario accettare questo problema. Adesso si può risolvere il disturbo con la soluzione efficace che trovate in questa guida, aiutando madre natura ad abbreviare i tempi, ma senza effetti collaterali.
Trattare il disturbo certamente ha molti benefici. Varie ricerche indicano che i pensieri negativi su se stessi spariscono e anche il comportamento sociale migliora. Un genitore che attivamente cerca di risolvere il disturbo della pipì a letto è coinvolto direttamente con lo sviluppo del bambino in modo positivo! Accettare la situazione con calma, senza drammatizzare, è giusto, ma la negligenza o la sopportazione del disagio in silenzio non lo è. Mettere un bimbo in punizione, sgridarlo o farlo sentire in colpa dopo una notte bagnata sicuramente avrà un effetto ancora più negativo su di lui e va evitato ad ogni costo.
Questa guida vi aiuterà a trovare una soluzione, per informarvi sulle scelte che oggi potete fare e per ricevere consigli pratici. Esistono varie medicine, ma secondo le ricerche internazionali non sono la migliore soluzione a lungo termine. La possibilità di una ricaduta dopo la terapia è molto alta. In Nord Europa, in Australia e in Nord America l’allarme notturno è molto diffuso, ma un apparecchio da solo non può fare miracoli. Ci vuole un metodo ben preciso per risolvere il disturbo. In Olanda, negli ultimi 20 anni, si è sviluppato un allenamento molto efficace, veloce e, ancora più importante, che non causa ulteriori tensioni. È importante che vi informiate bene e che ne parliate con gli
altri membri della famiglia: una buona motivazione prima di iniziare con qualsiasi opzione è indispensabile!
Negli ultimi 30 anni ci sono state tante ricerche sulle cause dell’enuresi notturna primaria (ENMP) e le varie soluzioni trovate. La maggior parte di esse sono state pubblicate in inglese. Abbiamo raccolto i risultati più importanti degli ultimi anni che potete trovare alla fine di questa guida. Le conclusioni scientificamente provate sono importanti per tenere informati i genitori, ma anche i professionisti che vogliono conoscere gli ultimi sviluppi.
2. Informazioni generali sull’enuresi (= bagnarsi involontariamente)
Qualche definizione per avere le idee chiare:
- Enuresi è lo svuotamento della vescica con una minzione normale (in caso contrario si parla di incontinenza) in un momento non appropriato.
- Enuresi diurna avviene durante la giornata o quando un bambino (>5 anni) è sveglio; in questi casi c’è la possibilità di un’infezione urinaria, una patologia neurologica (spina bifida occulta), diabete o una capacità ridotta della vescica e la pediatra può consigliare la visita da uno specialista.
- Enuresi notturna mono-sintomatica primaria (ENMP): un bambino di 5-6 anni che negli ultimi 3 mesi ha bagnato il letto almeno due volte alla settimana o una persona sopra questa età che bagna il letto almeno tre volte al mese, senza altre malattie o sintomi. Circa il 65% di questo gruppo bagna il letto 2-3 volte ogni notte. La guida è scritta per affrontare proprio questo disturbo.
- Enuresi notturna secondaria: quando una persona è stata asciutta durante la notte per almeno 6 mesi durante la vita.
Più o meno quando un bambino ha 2 anni si rende conto che una vescica piena porta a fare la pipì, ma è necessario che ci sia anche un controllo dello sfintere prima che rimanga completamente asciutto. Questo è un processo di maturazione che si completerà verso i 4 anni (i bambini con uno sviluppo mentale ritardato avranno più difficoltà in questo processo). Le cifre ufficiali sono più o meno uguali in varie parti del mondo. All’età di 5-7 anni ca. il 12% dei maschi e ca.
l’8% delle femmine bagna il letto più di una volta alla settimana, da 13-16 anni il 2-4% e, in età adulta l’1-1,5%. Una pediatra con ca. 2.000 pazienti vede ogni anno da 4 a 5 nuovi casi di ENMP.
Una cosa è certa: il bimbo non fa la pipì perché beve troppo prima di andare a letto. Proibire di bere normalmente la sera non cambierà la situazione e durante le serate più calde non è consigliabile!
I bambini in generale si svegliano meno facilmente in confronto agli adulti, questo ha a che fare con la maturazione del cervello. Con i bambini che soffrono di enuresi la comunicazione tra il cervello e la vescica piena manca. I muscoli si rilassano e come conseguenza il letto si bagna, senza che il bambino (o l’adulto con ENMP) se ne renda conto. La difficoltà a svegliarsi in risposta ad un vescica piena è sicuramente un elemento che le persone con enuresi notturna hanno in comune.
3. LE CAUSE dell’enuresi notturna
Le cause di ENMP sono varie e la prima cosa da stabilire è che non ci sia una ragione fisiologica (come il diabete, la spina bifida oscura, un’infezione o una malformazione alle vie urinarie) dietro l’enuresi. Per fortuna in meno del 10% dei bambini che ne soffrono risulta una causa fisiologica: nella maggioranza di questi casi si notano problemi durante il giorno. Una visita dal pediatra o dall’urologo può escludere questi disturbi. Dopo questo capitolo troverete una lista con alcune domande che può già offrire un primo chiarimento per comprendere la differenza tra l’enuresi notturna e gli schemi minzionali che sono il risultato di infezioni urinarie o anomalie anatomiche. Se tutte le risposte sono negative, si tratta sicuramente di enuresi notturna mono-sintomatica, ma se due o più risposte sono positive è raccomandabile una visita dallo specialista.
1. L’eredità: una questione di famiglia
Con due genitori che hanno sofferto di questo disturbo c’è il 77% di possibilità che il bambino avrà gli stessi problemi, con un genitore c’è una possibilità del 43%. In più casi, generalmente, il papà ha sofferto dello stesso disturbo: un dato coerente con il fatto che la percentuale dei maschi che hanno questo problema è maggiore di quella delle femmine. Se i genitori non hanno sofferto di enuresi, ma i parenti più lontani come uno zio sì, il bimbo ha il 15% di possibilità di manifestare l’ENMP. Secondo alcuni dati, una piccola maggioranza dei bimbi risolve il problema spontaneamente alla stessa età del genitore, ma può essere anche una storia più breve o più lunga. Scambiare informazioni con il bambino sul fatto che papà, zia o nonno avevano lo stesso disturbo è importante, perché fa capire al bambino che non è colpa sua! Neanche il genitore deve sentirsi in colpa. È più importante far sapere che accettate la situazione, che date il vostro o, non darete punizioni e cercherete attivamente una soluzione. Quando un bambino di 7 anni sente che il suo papà ha bagnato il letto fino all’età di 14 anni non si rincuorerà
tanto: significa che sta solo a metà strada! Meglio dire che insieme potete impegnarvi a sfidare papà e a risolvere il problema prima di lui!
2. Problemi con la respirazione (causata da adenoidi, obesità etc.)
Può succedere di fare la pipì a letto in ogni fase del nostro sonno. Una persona con ENMP non reagisce allo stimolo della vescica piena svegliandosi in tempo. Nel 2003 c’è stata una ricerca sulla relazione tra una respirazione disturbata (a causa di adenoidi grandi, malformazioni facciali o obesità) e l’enuresi notturna più frequente. Spesso si nota che i bambini russano durante il sonno. Una spiegazione plausibile sul perché non si sente lo stimolo della pipì è che una mancanza di ossigeno, a causa della respirazione disturbata, influenzi il risveglio in modo negativo. Il cervello non manda il messaggio di svegliarsi con la vescica piena e il letto si bagna. Con le adenoidi ingrandite o una malformazione del naso il aggio dell’aria è parzialmente bloccato. Con l’obesità, il tessuto intorno al collo può pressare sui muscoli di quest’ultimo che si rilassano durante il sonno e bloccare così il aggio dell’aria.
Contemporaneamente alla “mancanza d’aria” la pressione intra-addominale sale, trasferendo la stessa pressione anche sulla vescica e così la vescica tende a svuotarsi più spesso. Non aumenta solo la tensione sulla pancia, ma anche quella sul torace e la conseguenza è che arriva meno sangue verso il cuore. Questo reagisce con la formazione di peptide natriuretico, la secrezione di ADH diminuisce e la produzione di urine aumenta. Perdere peso o togliere le adenoidi può aiutare, ma non sempre funziona. Il cervello può avere bisogno di un allenamento con l’allarme per imparare a risvegliarsi nel momento giusto se le minzioni notturne continuano. La respirazione è migliorata in questo caso, ma il cervello può aver sviluppato intanto una sorta di “sonno protetto”, come descritto di seguito.
3. Costipazione
Fino all’età di 4-5 anni un genitore può controllare se suo figlio va in bagno regolarmente e come sono le feci, ma successivamente diventa più difficile. In ca. il 30% dei casi è la costipazione che ha un’influenza negativa sull’ENMP. Una teoria è che un recto pieno restringe l’espansione della vescica e fa contrarre i muscoli anche quando non è piena. Un’altra teoria è che la pressione continua del retto diminuisce la sensibilità della vescica e il cervello ignora i segnali di questa zona. Incrementare più fibre nella dieta, bere abbastanza durante la prima parte della giornata e prendere più tempo per andare al bagno può migliorare questa situazione, se non ci sono indicazioni mediche per un malfunzionamento del retto. La cosa migliore sarebbe iniziare prima di tutto con un diario per avere un’idea delle volte che si è andati in bagno. Con l’orario scolastico tanti bambini si limitano a bere un po’ di latte o tè la mattina, a scuola la pausa è breve e il corpo avrà bisogno di più liquidi nel tardo pomeriggio o sera. Chi non beve non può purificare il proprio organismo, bere 2-3 bicchieri d’acqua la mattina sposterà la produzione di urine dalla sera al centro della giornata.
4. Una capacità ridotta della vescica (small fuctional bladder capacity)
Indica una capacità vescicale più piccola del normale: una visita urologica può chiarire questa situazione. Spesso, durante la giornata, le visite al bagno sono più frequenti. Per avere un’idea di quanto sia grande la vescica di un bambino esiste un semplice metodo: moltiplicate l’età del bambino per 30 e aggiungete alla cifra ottenuta 30. Per esempio, se l’età è di 7 anni, moltiplicatela per 30 (= 210) e aggiungete alla cifra 30. Risultato: 240, questo significa che la vescica di un bambino di 7 anni può contenere 240 ml. La vescica NON sarà piena ogni volta che avvertirà lo stimolo di fare la pipì. Ma una quantità inferiore a 100 ml è insufficiente e questo può verificarsi quando si beve poco, quando si fa la pipì troppo spesso (> 9 volte al giorno) oppure quando non si svuota bene la vescica.
Se questo fenomeno si verifica solamente durante la notte, non è certo se l’ENMP venga causata dalla capacità funzionale diminuita della vescica o viceversa. Magari la capacità della vescica non cresce perché non è allenata
a contenere più liquidi per un periodo più lungo? Con l’uso di un allarme notturno un genitore può rendersi conto che il bambino fa la pipì anche tre o quattro volte all’inizio della terapia. Durante l’allenamento con un allarme, normalmente questo numero diminuisce notevolmente entro 4-6 settimane (solo una volta) per arrivare alla fine ad un risveglio senza allarme o a una notte asciutta. Un training vescicale ogni pomeriggio, quando la scuola è finita, può aiutare ad accrescere questa capacità.
5. Una vescica iperattiva
Lo stimolo ad andare in bagno è il risultato di una piccola onda di contrazioni nella vescica che spingono il liquido verso il basso. Lo sfintere interno apre automaticamente, ma noi controlliamo lo sfintere esterno volontariamente (fino ad un certo punto!). L’abilità di trattenere la pipì dipende dalla forza delle contrazioni. Più queste sono intense, più aumenta la pressione contro lo sfintere esterno. In generale, le persone con enuresi notturna non sembrano avere contrazioni più forti del normale. La risposta del nostro corpo abitualmente è di chiudere lo sfintere cosicché la necessità di fare la pipì i… per ritornare dopo un po’ con più forza. Le persone con una vescica irritabile hanno contrazioni più forti e più frequenti anche durante la giornata, che possono dare l’idea di avere una vescica piena molto prima che il palloncino sia veramente colmo. I fattori genetici possono essere importanti: quando queste contrazioni forti arrivano durante il sonno NON REM (il sonno profondo) il corpo non reagisce con la chiusura dello sfintere e il letto si bagna…
6. Produzione elevata di urine durante la notte
Normalmente la produzione di urine è controllata da un ormone anti-diuretico ADH. Durante la notte il cervello rilascia più ADH e come risultato andiamo meno volte al bagno durante la notte. Se il livello di ADH non aumenta durante le ore notturne, le visite al bagno continuano. Non dovrebbe essere un problema, l’importante è che quando si sente lo stimolo ci si svegli. Ma chi soffre di ENMP
ha difficoltà a svegliarsi (spesso questo viene descritto dai genitori come un sonno pesante)… e la pipì finisce a letto.
7. Sensibilità verso certi tipi di cibo
Essere sensibile non significa avere un’allergia, ma certi cibi o bevande possono contribuire all’ENMP. Ogni risposta è individuale, ma se bambini o adulti con ENMP hanno una produzione maggiore di urine dopo certi cibi, vale la pena identificarli. Negli ultimi anni, i ricercatori hanno suggerito che latte, latticini, caffeine, tè, vitamine C, succhi di frutta e bevande carbonate consumate meno di 4 ore prima di andare a letto possono influire considerevolmente sull’enuresi notturna: meglio bere acqua! I cibi altamente zuccherati o salati (patatine, popcorn) vengono consumati con una certa quantità di liquido… meglio evitarli la sera prima di andare a letto.
8. Medicine
Anche le medicine possono causare enuresi, alcuni anti-depressivi causano sete e una produzione di urine più alta. Anche gli antistaminici, le medicine per le allergie, l’asma o per un semplice raffreddore possono causare enuresi, ma normalmente solo per un periodo breve. Meglio consultare un medico prima di iniziare una terapia: anticipare l’orario dell’assunzione delle dosi può aiutare a migliorare la situazione.
I problemi psicologici possono essere causa di enuresi?
Se non è un problema fisiologico, deve essere psicologico! Fino a qualche anno fa, quando le varie visite non rilevavano un problema urologico, la tappa
successiva era la testa. Specialmente quando si trattava di adolescenti e adulti era chiaro che ci doveva essere una ragione psicologica, perché si pensava che “il problema doveva are con la pubertà”. Adesso sappiamo che questo pensiero non era giusto: ca. l’1,5-2% della popolazione adulta soffre di ENMP. Quasi il 50% di questo gruppo non si è mai rivolto ad un medico per questo problema e circa il 32% non ha mai cercato una soluzione!
Negli ultimi anni l’idea è cambiata: fare la pipì a letto può essere la causa di tanti problemi psicologici, non viceversa! Le persone con ENMP dopo l’età di 7 anni, tante volte si sentono in colpa perché non hanno il controllo, possono sentirsi immaturi, sporchi e stanchi ogni volta che si devono cambiare. L’impatto sull’autostima delle persone dopo l’età di 7 anni non deve essere sottovalutato. La ricerca dell’I.C.C.S. (International Children’s Continence Society) effettuata nel 2007 parla dell’effetto negativo dell’enuresi sull’autostima e sullo sviluppo personale. Più avanti in questa guida troverete una spiegazione del perché l’autostima sia così importante e che possono fare i genitori per migliorare la situazione del loro bambino. Quando lui sente dire che non è colpa sua può anche accettarlo. Ma ogni volta che si sveglia in un letto bagnato sente di aver fallito. Per ragioni pratiche, è logico usare pannolini, ma è difficile sentirsi “cresciuto” quando ogni sera ti trovi a confronto con un oggetto associato alla prima infanzia. Dopo l’età di 10 anni un bambino avrà l’idea che questo problema non si risolva mai e questa convinzione farà pesare gli altri problemi dell’adolescenza ancora di più.
Affermare che i meccanismi psicologici non svolgano un ruolo importante nello sviluppo dell’enuresi notturna, come succede negli ultimi anni, è magari troppo eccessivo. Interazioni sbagliate con altri membri della famiglia, problemi a scuola, un divorzio, la morte di qualcuno etc. possono essere eventi che influenzano negativamente l’enuresi notturna a breve, ma anche a lungo termine.
Cosa ne pensate della situazione in cui un bambino bagna il letto ogni notte a casa propria, ma quando sta a casa di amici o dai nonni rimane asciutto? Fa dispetti, è pigro o significa che la relazione tra genitori e figlio è sotto
pressione e che bagnare il letto è una risposta a questo disagio? Nutrendo questo pensiero, un genitore si sente sicuramente in colpa, ma è proprio necessario? Non sarebbe più logico pensare che il bambino, per paura di bagnarsi, dorma in modo differente, più in allerta quando è fuori casa? Parte della soluzione possiamo trovarla nel sonno?
4. SONNO… Sonno? Sonno!
Sappiamo bene che possiamo influenzare l’orario del nostro risveglio, spesso poco prima che la sveglia suoni la mattina, quando abbiamo un appuntamento importante e dobbiamo partire presto. Può succedere di svegliarsi addirittura un paio di volte durante la notte ricordandoci subito che ci aspetta un evento importante. Noi possiamo influenzare, fino ad un certo punto, il nostro sonno o risveglio (questo argomento verrà approfondito quando verrà fornita la spiegazione dell’allenamento; gli esercizi per preparare il cervello al suono sono importanti quando scegliete questa soluzione). Il bambino che dorme fuori casa può influenzare il suo sonno (più in allerta): il letto rimane asciutto per un paio di notti. Ma è necessario vedere cosa succede se il bambino rimane fuori casa per più di 3 settimane… Quando qualcuno è più rilassato dorme meno “in allerta” ed il letto non si bagnerà di nuovo!
Varie ricerche negli ultimi anni hanno concluso che può accadere di bagnare il letto in ogni fase del nostro sonno. Non è un evento che capita solo durante il sonno profondo. Ma l’enigma della difficoltà di risvegliarsi resta. Con le cause dell’ENMP è stato già evidenziato come una respirazione disturbata (con obesità o adenoidi ingrandite per esempio), possa determinare un sonno di qualità inferiore e un risveglio difficoltoso.
In che modo i meccanismi psicologici possono influenzare il sonno e contribuire all’insorgere dell’ENMP? Semplicemente perché le persone che hanno problemi hanno difficoltà ad addormentarsi e quando finalmente dormono il sonno è così profondo che non sentono più niente? Non è questo il meccanismo. Le ricerche, come già spiegato, hanno dimostrato che non si bagna il letto solo nel momento del sonno profondo. Nel 2007 il Professor Yeung della I.C.C.S ha evidenziato che i bambini con l’enuresi hanno un sonno più disturbato e più leggero a causa dell’attività della loro vescica. Ma la soglia di risveglio è più alta! Non si svegliano allo stimolo della vescica piena, neanche nel momento della minzione
(spesso il letto è già freddo) e continuano a dormire tranquillamente.
Che succede quando dormiamo?
Quando siamo stanchi, a fine giornata, dobbiamo prenderci un momento di riposo per recuperare le forze. Come mangiare e bere, il corpo ha bisogno di dormire. Il sonno è necessario, non è un’opzione. Tutti sentiamo il bisogno di dormire e dopo il riposo avvertiamo dei cambiamenti: siamo più in allerta e più rilassati. I topi possono vivere al massimo due settimane senza cibo, ma anche senza sonno il periodo di sopravvivenza è di soli 15 giorni. Le persone avranno problemi con l’apprendimento, la memoria e le emozioni quando avranno riposato poco. Certe attività del cervello aumentano molto durante il sonno e la produzione di alcuni ormoni (anche quelli importanti per la crescita) è più grande.
Anche una sola ora di riposo al giorno può avere conseguenze, un accumulo di mancanza di sonno avrà un effetto negativo sull’umore e sulla memoria.
Il sonno si può dividere in due fasi principali: sonno NREM (non rapid eye movement, diviso in 4 stadi) e sonno REM. Nel primo c’è una respirazione più lenta, il battito del cuore rallenta e la muscolatura si rilassa. È la fase in cui ha luogo il “sonno profondo” e a causa di un minor consumo di ossigeno il risveglio è molto più difficile. Nella prima parte della notte un ciclo di ca. 90 minuti avrà un periodo di sonno più lungo, nelle ore seguenti il periodo REM e il sonno leggero diventano sempre lunghi.
Durante il sonno REM ancora non controlliamo i muscoli, ma l’attività del cervello aumenta. In questa fase facciamo la maggior parte dei nostri sogni e il risveglio è più facile, una persona sembra meno confusa e più lucida subito. Durante la notte un adulto avrà 4-5 cicli di sonno NREM-REM, e circa il 20-
25% del ciclo è formato dal sonno REM durante una notte di 7-8 ore di riposo. Sonnambulismo e terrori notturni si manifestano durante il sonno NREM. L’enuresi veniva considerata un disturbo del sonno profondo, ma le ricerche hanno rivelato che può verificarsi in tutte le fasi del sonno.
Durante il sonno, il corpo si riposa, ma il nostro cervello lavora sugli eventi della giornata. Tutte le informazioni che riceviamo quando siamo svegli non possono essere elaborate allo stesso tempo. Alcune esperienze diventano parte della nostra memoria, altri eventi “meno importanti” vengono cancellati. Il sonno fa parte di un processo di apprendimento e aiuta il nostro cervello a consolidare, stabilizzare e proteggere le nuove impressioni, ma anche le nostre emozioni. Ci sono specialisti che ritengono che per ogni due ore che siamo svegli, abbiamo bisogno di un’ora di sonno per migliorare, capire e archiviare queste esperienze. Un buon sonno è molto importante allora, specialmente oggi che i bambini e gli adolescenti ricevono tante informazioni non solo a scuola o durante le lezioni di musica, di sport, ecc. ma anche dalla tv e dal web.
Rispetto agli adulti, il risveglio è più difficile per i bambini, ma con l’insorgere dell’ENMP sembra quasi impossibile. Anche gli adulti e gli adolescenti che bagnano il letto non si svegliano né prima né dopo la minzione. Come mai? Sappiamo che i rumori strani o forti durante la notte possono disturbare il nostro sonno. Se questi suoni si ripetono ogni notte diventano una cosa normale e non infastidiscono più. Gli abitanti di una casa a fianco della ferrovia dopo un paio di settimane sono abituati al rumore dei treni che transitano durante la notte. Un camion della spazzatura che a ogni notte allo stesso orario non si sente più alla fine del mese. Questo significa che il cervello è in grado di “proteggere” il sonno perché ha altre cose più importanti da fare: ordinare e strutturare le informazioni ricevute. Potrebbe essere vero che il cervello di una persona con ENMP si protegga da un ulteriore disturbo per avere la possibilità di lavorare “in pace”? Per questo motivo, magari, il segnale (relativamente debole) della vescica piena è ignorato e non ci si sveglia!
Non esiste un’ampia informazione scientifica sull’attività del cervello quando
dormiamo, ma sappiamo che l’aver riposato abbastanza e un sonno “di buona qualità” sono due elementi cruciali per la nostra mente. Lo stress o la carenza di sonno possono cambiare i nostri ritmi per dormire e, secondo uno studio dell’Università di Chicago, possono anche contribuire a condizioni come l’obesità o l’ipertensione più avanti nella vita.
Una ricerca condotta all’università di Tel Aviv ha rivelato che gli studenti che si focalizzano di più sulle loro emozioni e soffrono di stress hanno una qualità di sonno inferiore agli studenti che sono meno tesi e emotivi durante i periodi degli esami. Anche i bambini ansiosi, che vivono tensioni a scuola o in casa possono avere un sonno più “protetto” per far lavorare il cervello sugli eventi stressanti della giornata. Ognuno di noi ha una personalità differente. Impariamo durante la crescita a reagire in un modo o in un altro. Queste esperienze contribuiscono alla nostra formazione. Quando sentiamo che un bambino è ansioso è difficile stabilire se questo sia causato dall’ENMP o viceversa. Sono i genitori in prima linea che devono valutare la situazione.
Spesso si è visto che una volta risolto il problema della pipì a letto, con il risultato che il sonno migliora ed è meno disturbato, il bambino diventa più tranquillo e sicuro di sé. Se individuano un problema serio a scuola o in casa, è indispensabile parlarne insieme per trovare una soluzione. In qualche caso può essere necessaria anche una visita da uno psicologo per imparare a gestire le tensioni della vita in un altro modo.
Bambini con disturbi dell’attenzione (ADHD)
La ricerca internazionale stima che circa il 25-50% dei bambini o adolescenti con ADHD soffrono di disturbi del sonno, in generale 2 o 3 volte di più dei loro coetanei senza ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, sindrome da deficit di attenzione e iperattività). Anche ulteriori condizioni come l’apnea notturna causano un riposo insufficiente o un sonno di bassa qualità. Questa mancanza di riposo può aggravare i sintomi di ADHD. Alcune medicine aiutano
il bambino con ADHD a dormire meglio, ma non aiutano un risveglio notturno. Quando il medico ha stabilito la giusta dose di medicine e/o una dieta per migliorare i sintomi, si può affrontare l’ENMP. Risolvere l’enuresi notturna può migliorare il sonno e spesso il risultato è un ulteriore miglioramento nel comportamento durante la giornata.
Enuresi notturna secondaria?
Quando un bambino ha avuto un periodo asciutto più lungo di 6 mesi il disturbo è chiamato enuresi secondaria. Diverse possono essere le cause, come un’infezione urinaria, problemi urologici, diabete, abuso, anoressia o bulimia, encopresis o stress. Se il bambino ha avuto infezioni urinarie o ha un problema anche durante il giorno, la probabilità che si tratti di un problema fisico è alta. Le stime dicono che in circa il 10% dei casi si tratta di enuresi secondaria. Come già detto in caso di stress o di problemi psicologici si può verificare un periodo di enuresi secondaria. Spesso dopo un po’ di tempo, con il giusto sostegno, questo tipo di incontinenza a. Nel caso che una terapia psicologica migliori la situazione personale, ma non abbia l’effetto desiderato sull’enuresi si può provare ad usare l’allenamento con un allarme per la pipì. L’allenamento sensibilizza il subconscio a sentire lo stimolo al momento giusto durante il riposo. Il cervello sarà più in allerta e il sonno migliorerà dopo un breve periodo.
5. Enuresi notturna mono-sintomatica o no? Una lista di controllo
Ecco una lista di controllo che il pediatra vi sottoporrà per fare le prime considerazioni. Se le risposte sono per la maggior parte “sì” c’è una buona possibilità che NON si tratti di un semplice caso di ENPM e sarebbe opportuno effettuare una visita medica specialistica.
1. Lui/Lei ha le mutande bagnate anche durante la giornata Sì No 2. Durante la giornata non rimane asciutto per più di 1 ora 3. Va al bagno più di 8 volte al giorno 4. Va al bagno meno di 3 volte al giorno 5. Ha difficoltà a trattenere la pipì (spinge o si piega in ginocchio) 6. Deve fare pressione/spingere per fare la pipì 7. Ha un getto “staccato” (a tratti) o molto debole 8. Continua a perdere le gocce in continuazione 9. Sente dolore quando fa la pipì o perde un po’ di sangue ogni tanto 10. Ha avuto un’infezione alle vie urinarie 11. Salta spesso la defecazione giornaliera 12. Nel letto c’è solo una piccola macchia 13. Ha le mutande sporche (feci) regolarmente 14. Deve andare in bagno sempre con urgenza
15. Non sente lo stimolo durante la giornata 16. Non è in grado di interrompere il flusso durante la minzione 17. L’urina ha un odore e/o un colore differente dalla norma 18. Bagna il letto più di 3 volte ogni notte
Un dottore farà anche delle domande per sapere se c’è stata un’infezione delle vie urinarie (dolori, sangue durante la minzione), se altri membri della famiglia hanno problemi, la motivazione per cercare una soluzione, i tentativi fatti fino ad ora etc.
Qualche considerazione prima di scegliere una terapia
° È necessario spiegare al bambino (5-8 anni) che ha l’età per essere asciutto durante la notte: non sempre un bambino è conscio di questa aspettativa.
° Attenzione positiva: se il bambino fa la pipì a letto non deve essere punito, non lo fa per dispetto o pigrizia. Gli stimoli positivi aiutano molto di più, i complimenti per l’impegno durante un allenamento, ma anche fuori dal contesto dell’enuresi, sono sempre più efficaci.
° Parte della responsabilità potete darla al bambino. Non i genitori, ma il bambino deve diventare asciutto. Una volta scelta una strategia ci deve essere un impegno da parte del piccolo nel seguire i consigli per tutta la durata, con la supervisione del genitore!
° Niente più pannolini. Senza sentire l’umidità è più difficile imparare a restare
asciutto. Ad un certo momento sarà il bambino che chiederà di non usarli più: il senso di vergogna per il confronto con gli amici diventerà più forte dopo l’età di 7-8 anni.
6. Cambiare il letto: punizione o motivazione?
La pazienza e la comione sono molto importanti quando in casa qualcuno fa la pipì a letto. Ogni bambino ha paura che i suoi coetanei scoprano il segreto, o che sia preso in giro dal fratello o dalla sorella e comunque è stressato e sente benissimo la frustrazione del genitore.
Quest’ultimo, invece, può sentirsi in colpa e pensare “Perché non impara? Ho fatto male qualcosa?” o “Lo facevo anche io”. Può sentirsi preoccupato chiedendosi “È un problema fisico?”. Ci può essere anche tanta frustrazione ogni mattina per l’extra lavoro (cambiare il letto in fretta prima di uscire per il lavoro, panni che non si asciugano…).
Se il genitore dà l’impressione di capire la situazione del bambino senza arrabbiarsi o sgridarlo riceverà più fiducia. Sarà anche più favorevole a cercare una soluzione e a collaborare durante una terapia. È una situazione stressante per tutti i soggetti coinvolti, ma il ruolo del genitore è quello di un adulto maturo…
Coinvolgere un bambino lo aiuterà ad assumere le sue responsabilità e a diventare più cosciente del fatto che bagna il letto. Insegnare a un bambino le sue responsabilità in modo sereno lo aiuterà anche a scuola e nella vita in generale, allora è meglio iniziare presto. All’inizio l’aiutare il genitore a cambiare il letto deve essere vissuto come una collaborazione per un “lavoro di squadra”. Cambiare il letto insieme, senza che il bambino si senta in colpa, mettere con lui le lenzuola nella lavatrice, stendere insieme il bucato. Non dimenticatevi di ringraziarlo per essere diventato grande e anche per essersi preso le sue responsabilità, senza essere sarcastici, ovviamente. Tanti bambini hanno paura di essere visti come “piccoli” o pigri e un semplice ringraziamento
sicuramente verrà apprezzato molto. Responsabilizzarsi lo aiuterà a sentirsi meno imbarazzato. Una conversazione aperta durante il cambio delle lenzuola apre la possibilità a parlare più facilmente. E non solo sull’argomento della pipì. Può facilitare la comunicazione anche in futuro, perché il vostro bambino sa che può condividere i suoi problemi con voi e che lo potete aiutare in modo calmo e razionale: sicuramente questa sicurezza lo renderà più felice.
7. Le soluzioni per risolvere il disturbo
Un primo o…
Assicuratevi che il bambino beva abbastanza durante la giornata. Questo è per evitare possibili problemi di stitichezza e serve ad aiutare il corpo ad eliminare le tossine accumulate durante la notte. Se la maggior parte dei liquidi giornalieri vengono consumati nel pomeriggio e durante la cena, la produzione di urine si concentrerà nella notte!
Quasi ogni genitore avrà provato ad alzare il bambino durante la notte per fargli fare la pipì. Così una parte delle urine può essere scaricata e la vescica può, con il are del tempo, contenerne una quantità più grande. Quando si toglie il pannolino a un bambino al di sotto dell’età di 5 anni rimane asciutto più velocemente? In realtà, l’uso di un pannolino usa e getta non aiuta a sentire l’umidità e ritarda l’età generale di continenza di un anno rispetto a 50 anni fa. Un pannolino di cotone aiuta il bambino ad imparare più velocemente, è più ecologico e anche molto più economico. Per i bambini fino 5 anni vale la pena di provare questa opzione insieme a un buon coprimaterasso? Purtroppo questo richiede anche un impegno più grande del genitore per i lavaggi extra. Dopo l’età di 7 anni, normalmente, la vescica avrà una capacità sufficiente e questo metodo in media non avrà più risultati positivi. Lasciare il pannolino, in effetti, può contribuire ad una capacità vescicale limitata proprio perché lo svuotamento regolare durante il sonno impedisce alla vescica di crescere come un palloncino.
Importante: alzare il bambino e portarlo al bagno mezzo addormentato può consolidare l’abitudine a fare la pipì DURANTE IL SONNO (non impara a svegliarsi al momento giusto; rinforza la disposizione del cervello ad ignorare lo stimolo della pipì). Il momento giusto, con lo stimolo della vescica piena,
non può essere indovinato dal genitore che spesso trova il proprio figlio già bagnato e freddo a letto (ma ancora non sveglio!). Come risultato il bambino viene svegliato 3-4 volte ogni notte per assicurarsi che il letto rimanga asciutto. Questa situazione a lungo termine non è consigliabile per una famiglia con impegni scolastici o di lavoro.
E il consiglio di limitare le bevande prima di andare a letto? Come già accennato, è certo che la maggioranza dei liquidi devono essere consumati nelle prime 10 ore della giornata. In sostanza, quello che entra deve uscire: più tardi il corpo assume i liquidi necessari, più tardi si deve fare la pipì. È consigliato bere 6 o 7 bicchieri di liquidi durante la giornata, dopodiché va benissimo dare acqua durante o dopo cena nel caso in cui un bambino abbia sete.
Metodo con il calendario e un premio
Con gli adesivi o i disegni ogni mattina il bambino può registrare i risultati della notte: asciutto o bagnato. Dopo un certo numero di notti asciutte il bambino riceverà un premio. La registrazione della minzione notturna aiuta durante un certo periodo e rende i bambini più piccoli consapevoli della situazione. Non è provato che il metodo del premio sia veramente efficace. Rimanere asciutti non è un risultato che può essere direttamente influenzato dal bimbo. La mancanza del premio potrebbe essere vista come una delusione, seguita da un senso di colpa ancora più grande.
Training vescicale
L’allenamento per la vescica è abbastanza facile e può funzionare per i bambini più piccoli prima di pensare ad un’altra soluzione. Come funziona?Nel momento in cui un bimbo sente lo stimolo di fare la pipì, deve provare a prolungare sempre di più il tempo prima di andare al bagno, ogni volta 2 minuti in più. Non
è un esercizio che va fatto ogni volta che deve andare al bagno, una volta al giorno è sufficiente: un buon momento è al ritorno dalla scuola. Come fare?Una distrazione dal pensiero di andare a fare la pipì (facendo un gioco, per esempio) aiuterà a dimenticare la contrazione della vescica per breve tempo. Così la vescica avrà la possibilità di allargarsi ogni giorno un po’ di più, come un palloncino. Ovviamente un palloncino grande può contenere più liquido e ci vuole più tempo per riempirlo. Una vescica che può contenere le urine tutta la notte significa un letto asciutto! I bambini piccoli lo fanno spesso involontariamente. Possono essere tanto coinvolti dal gioco da aspettare l’ultimo momento, tenendo le gambe incrociate fino alla fine! Farlo però ogni volta che sente lo stimolo non è consigliabile.
L’interruzione del flusso durante la minzione per rinforzare il muscolo è un altro esercizio spesso consigliato. Questo esercizio non è facile, perché specialmente i bambini di 5-8 anni sono meno consapevoli dei loro muscoli. Il rischio di una tale interruzione è che il piccolo non svuoti bene la vescica una volta che lo stimolo urgente non esiste più. Anche questa può diventare un’abitudine non gradita.
Il sistema con bio- eseguito nei vari ospedali (per esempio in caso di sfintere molto debole) è descritto come molto positivo. Se ci sono anche problemi durante il giorno, e si tratta di un disturbo fisiologico (non solo di enuresi notturna) vale la pena rivolgersi ad un ospedale specialistico.
Medicine
Negli ultimi 15 anni ci sono state varie ricerche sugli effetti dei trattamenti farmacologici. All’inizio degli anni ’90 l’idea generale era che il problema della pipì era maggiormente una questione di maturazione del cervello e la mancanza dell’ormone anti-diuretico ADH. In paesi come l’Inghilterra, la Svezia, l’Olanda e l’Australia gli specialisti del settore hanno raggiunto la conclusione generale che le medicine non dovrebbero essere prescritte come prima opzione. Perché
no? Per cominciare l’ENMP è un processo di maturazione e apprendimento, in pochi casi si tratta di un difetto fisiologico.
Le medicine con un effetto positivo sull’enuresi notturna sono la Desmopressina/Minirin (un ormone sintetico analogo alla vasopressina, anche usato in caso di diabete), l’Imipramina (un anti-depressivo triciclo) e la Ossibutinina (un anti-colinergico).
La Desmopressina (Minirin/DDAVP) diminuisce la produzione di urine, per questo durante il trattamento i pazienti devono evitare di bere durante la sera/notte, perché può causare iponatriemia. È importante leggere le avvertenze prima di assumere medicine! Il risultato della terapia con la Desmopressina? Circa il 30% delle persone avranno notti completamente asciutte, per il 40% il numero delle notti bagnate diminuisce (quasi dimezzato), il 30% non vede nessun cambiamento. NON cambia il fatto che il bambino non si sveglia da solo quando deve fare la pipì. Dopo la sospensione del trattamento circa il 20% rimane asciutto, ma la grande maggioranza avrà una ricaduta permanente in breve tempo. L’effetto a lungo termine con i farmaci è quasi uguale al numero delle persone che risolve l’ENMP spontaneamente. Per chi cerca un espediente per breve tempo, come una vacanza, questo farmaco può essere un’alternativa, ma come soluzione permanente è più adatto l’allenamento con un allarme, perché le ricadute sono limitate.
Gli effetti collaterali delle medicine sono pochi, ma è importante avvertire il medico in caso di mal di testa, nausea, vertigini e gonfiore (nel caso in cui si assumano più liquidi come consigliato dal medico). Il farmaco non è consigliato per lungo termine (in Olanda la limitazione è 3 mesi).
L’Imipramina (Tofranil) e l’Ossibutinina sono consigliate dalla I.C.C.S come terza scelta, quando altre soluzioni (l’uso di un allarme o la Desmopressina) non hanno dato risultati positivi. Un effetto collaterale molto comune della Ossibutinina è la stitichezza/stipsi che può diminuire l’effetto anti-diuretico. È
efficace in ca. il 40% dei bambini.
L’Imipramina può essere cardiotossica e, se un familiare ha avuto problemi cardiaci, l’uso è consigliato solo dopo un elettrocardiogramma e sotto stretto controllo di un medico. Effetti collaterali possono includere nausea, insonnia e cambiamenti di umore.
L’allarme
L’allarme contro l‘enuresi notturna è un’invenzione americana risalente al 1938. Negli ultimi trenta anni i sistemi sono migliorati molto, ma il principio non è cambiato. Un allarme emette un suono con le prime gocce di urina, svegliando bambino e genitori. Senza danni collaterali si imparerà a rimanere asciutti, condizionando il subconscio ad interrompere il flusso di urine durante il sonno. In una seconda fase si impara il risveglio (senza aiuto dell’allarme, cioè autonomo) al segnale di una vescica piena prima che le urine escano fuori.
Un allarme per l’enuresi non è come un orologio che suona a un tempo prestabilito durante la notte per andare in bagno. Non è neanche un sistema che stressa il bambino con piccole scosse elettriche per “punirlo” quando arrivano le prime gocce.
Normalmente si tratta di una piccola scatola che emette uno o più suoni. Il sensore può essere connesso con un filo alla scatola, ma ci sono anche sistemi “wireless” (= senza fili) che emettono onde molto deboli al ricevitore vicino al letto. Un sistema molto efficace è costituito dalle “mutande sensoriali” di Urifoon che suonano alle prime gocce. Fondamentale è che il sensore sia posizionato nel punto in cui arrivano le prime gocce. Spesso il suono è regolabile e abbastanza forte per essere sentito dal genitore in un’altra stanza. Non deve essere un suono assordante: questo non migliora il risveglio del bambino, ma
disturba sicuramente il sonno dei vicini. Risvegliarsi nel primo sonno è più difficile per i bambini e all’inizio l’aiuto di un adulto è indispensabile. Mettendo un allarme al fianco del letto del bambino si avrà un buon risultato solo nel 50% dei casi, l’altra metà fallisce perché dopo qualche mese il subconscio ignora anche il suono dell’allarme o la famiglia perde la motivazione dopo più di 6 mesi. Solo con un allenamento mirato si giungerà ad un risveglio autonomo evitando le ricadute a breve tempo.
Un risveglio più facile e un risultato relativamente veloce si ottengono seguendo le regole dell’Allenamento Olandese che trovate in questo libro. All’inizio, quando il bambino reagirà al suono dell’allarme, la vescica sarà già vuota; dopo un po’ di tempo imparerà a interrompere il flusso di urine con il suono dell’allarme e la macchia sulle lenzuola sarà meno grande. Può accadere che un bambino non ricordi niente degli eventi durante la notte, neanche la visita al bagno o il cambiamento del letto dopo. Non c’è da preoccuparsi, il processo di apprendimento è ancora in pieno sviluppo. Se dopo un mese il bambino ancora avrà difficoltà a svegliarsi, sarà meglio anticipare di 45-60 minuti l’orario per andare a dormire. La seconda parte dell’allenamento consiste nell’imparare a svegliarsi prima dell’allarme con il solo stimolo della vescica. È importante non abbandonare l’allenamento quando il bambino dorme tutta la notte. Il risveglio autonomo deve essere ben stabilito per evitare una ricaduta a breve termine.
Ci sono persone molto motivate che già dopo una settimana rimangono asciutte tutta la notte. Attenzione, questo può essere un risultato molto positivo, ma solo per breve tempo. Per due settimane è consigliata una sfida (bere più del normale prima di andare a letto) per controllare che ci sia proprio un risveglio prima dell’allarme e per consolidare il messaggio, evitando possibili ricadute.
Per chi fa la pipì a letto solo una o due volte alla settimana è anche necessario bere di più prima di andare a letto per dare al subconscio la possibilità di imparare a conoscere lo stimolo di una vescica piena!
All’inizio dell’allenamento vale la pena usare una traversa che assorba le urine per salvare il materasso e per non sommergere il sensore. L’uso di pannolini non è consigliato per evitare il sudore (e, come conseguenza, un allarme falso) e per non far rilassare troppo il subconscio.
Per seguire i cambiamenti durante il percorso è utile usare un calendario. Potete trovare un esempio di un “diario di allenamento” alla fine del libro. I bambini sotto i 9 anni possono creare un calendario tutto loro che può essere riempito con adesivi: può essere un buon metodo per motivarli a seguire le regole!
Ci sono famiglie in cui più componenti bagnano il letto. Provate l’allenamento prima con uno (quello più motivato) e poi con l’altro. Fare due allenamenti insieme sarebbe troppo disturbante per i genitori. C’è la possibilità che il subconscio si confonda quando l’allarme suona più volte nella notte nei momenti in cui la vescica non è piena e non si stabilisce un riflesso condizionato.
Con un eccesso di sudore, l’allarme può suonare al momento sbagliato. Usare lenzuola, mutande e pigiami di cotone, evitate tessuti sintetici. Per evitare che il sensore si inumidisca quando non c’è una minzione si possono indossare due mutande e posizionare il sensore tra i due slip.
L’allarme in combinazione con le medicine?
A volte un dottore può scegliere per una combinazione di farmaci e medicine, specialmente quando si tratta di poliuria (il bambino fa più di due volte la pipì durante la notte). Le ricerche scientifiche non sono giunte ad una conclusione unanime positiva. La conclusione della ricerca era che il numero di pazienti asciutti durante il trattamento era maggiore (in questo caso è usato il solo dispositivo senza seguire un allenamento), ma dopo la sospensione dei farmaci non c’era differenza. A lungo termine l’effetto positivo del trattamento
farmacologico in combinazione con l’allarme era uguale in confronto all’uso dell’allarme da solo.
All’inizio una possibile diminuzione di pipì può avere un effetto positivo sulla motivazione del bambino e i genitori. L’allarme suonerà di meno durante le prime (2-3) settimane, che significa notti più tranquille. Però, se durante il trattamento con il farmaco, la produzione di urine durante la notte viene arrestata completamente, l’uso dell’allarme non avrà nessun effetto… il cervello non può apprendere un risveglio autonomo quando manca il segnale dell’allarme o quando manca lo stimolo della vescica!
La Desmopressina richiede una limitazione della quantità di liquidi da assumere; con l’allarme, invece, è necessario stimolare il subconscio ad apprendere il risveglio con il segnale della vescica piena.
Un anti-colinergico spesso causa stitichezza, che può influenzare l’enuresi notturna in modo negativo.
Seguendo le regole come prescritte in questa guida (bere abbastanza durante la giornata e svuotare la vescica due volte la sera) dopo le prime settimane l’allarme suonerà di meno, quindi, il numero delle minzioni diminuisce.
Agopuntura, ipnosi etc.
Purtroppo non esistono tante ricerche per queste due opzioni. Nel 2001 c’è stato un test con 26 bambini divisi in due gruppi: circa il 53% di loro era asciutto dopo 3 mesi, ma non esistono informazioni sul numero di ricadute. Sarebbe opportuno controllare eventuali ricerche nella letteratura cinese. Nel 2004 in Norvegia un
gruppo di 12 ragazzi ha completato un programma di ipnoterapia: dopo un anno, solo 3 bagnavano il letto. Si tratta di due test abbastanza positivi, ma effettuati su poche persone. Bisogna attendere altre ricerche in futuro prima di arrivare ad un conclusione definitiva.
8. Domande importanti prima di considerare un allarme
1. Quante volte alla settimana negli ultimi due mesi il letto era bagnato ° Una volta a settimana* ° 2-3 volte a settimana ° 4-5 volte a settimana ° Ogni sera
*Più alta è la frequenza, meno probabilità ci sono che il disturbo si risolva spontaneamente in breve tempo. Il disturbo della pipì a letto si può risolvere da solo, questo accade ogni anno nel 15% ca. dei casi. Una volta a settimana o di meno? Provate a seguire il consiglio di bere per migliorare la situazione! Se volete iniziare con l’allarme, comunque, è importante stimolare la produzione di urine per dare al cervello la possibilità di riconoscere il segnale della vescica piena. Come? Bere un bel bicchiere (anche due) di acqua prima di andare a letto ogni sera!
2. C'è mai stato un periodo “asciutto” per più di 6 mesi? ° No ° Sì*
*In caso di una risposta positiva si tratta normalmente di enuresi secondaria. Può essere causata da un evento stressante, ma anche da un’infezione o altro. Se non sono state trovate cause evidenti dopo una visita dall’urologo o dallo psicologo, si può comunque provare con l’allenamento con l’allarme per migliorare la
situazione.
3. Ci sono casi di enuresi notturna in famiglia? ° No ° Sì
Spesso la causa di enuresi notturna è ereditaria, un genitore, uno zio, la nonna. Prima si doveva sopportare in silenzio, ancora oggi purtroppo il consiglio più comune è di aspettare.
4. Cosa è stato fatto per risolvere il problema? ° Niente ° Svegliare la notte a orari prestabiliti ° Medicine;................all’età di......anni* ° Solo un allarme, senza un vero allenamento
*In ca. il 70-80% dei casi le medicine aiutano a rimanere asciutti, ma la maggioranza avrà una ricaduta quando la terapia è finita. Un allenamento con un allarme può stabilire un risveglio autonomo e così meno del 10% avrà una ricaduta. Anche il numero delle minzioni diminuisce drasticamente entro il primo mese.
5. Quante volte si bagna la notte ° Una volta
° 2-4 volte * ° Di più ° Non lo so
*Un allarme che suona più di una volta durante la notte può essere stressante nei primi tempi, anche quando normalmente la frequenza delle minzioni diminuisce dopo ca. 3 settimane. Se la situazione familiare non è favorevole all’uso dell’allarme, sarà consigliabile aspettare con l’allenamento. Una buona motivazione da parte del partecipante e dell’allenatore è necessaria per un buon risultato. Sono più di 4 le minzioni durante la notte e si presentano disturbi durante la giornata? Parla prima con il suo dottore per stabilire che non si tratti di un disturbo diverso dall’ENMP.
6. È facile svegliarlo durante la notte? ° Sì ° Non tanto ° Ha un sonno profondo, spesso non si sveglia neanche dopo aver bagnato il letto
Quasi TUTTE le persone con ENMP hanno difficoltà a risvegliarsi. Succede all’inizio che non sentano neanche l’allarme. Per questo è importante fare gli esercizi giusti per preparare il cervello prima di andare a letto e avere l’aiuto di qualcuno per il risveglio durante i primi tempi.
7. Suo figlio vede la pipì come un problema e lo vuole risolvere? ° Sì ° No
° Non l’ho chiesto
È molto importante parlare con il bambino per informarlo, per avere la sua cooperazione e per motivarlo a seguire i consigli. Quando i genitori hanno deciso di cercare una soluzione, devono investire un po’ di tempo per motivare il loro bambino. Senza una buona cooperazione diventa difficile risolvere il disturbo. Non tutti gli adolescenti vogliono parlarne, ma non significa che l’enuresi non venga vissuta come un problema. Durante questa età l’insicurezza e la paura per i contatti sociali possono all’inizio portare al rifiuto di un aiuto.
Quando un allarme non è adatto
Per usare un allarme con successo la famiglia deve essere ben preparata. Utilizzare un allarme senza una buona preparazione può condurre ad un buon fine, ma per rendere il sistema molto efficace ci vuole un impegno familiare!
Chi usa l’allarme deve partecipare attivamente, per tutto il percorso. Chiamiamo colui che all’inizio aiuta “allenatore” (un genitore, un partner): deve essere preparato a non avere sempre un alunno cooperativo e deve sacrificare qualche momento di sonno tranquillo.
Ogni mamma ricorda i primi tempi con un neonato in casa. Nei primi 6-8 mesi i pasti notturni sono un sacrificio, ma anche durante i momenti di grande stanchezza si ricorda che questo periodo a. L’allenamento con l’allarme in generale non durerà più di 4 mesi! L’interruzione del sonno nei primi giorni è il momento più duro, dopo un paio di settimane l’allarme suonerà sempre di meno e spesso dopo ca. 4-6 settimane non suonerà più. Un cambiamento che durerà nel tempo e che ridurrà il ruolo del genitore alla grande… e per sempre!
In una situazione familiare dove c’è poca comprensione dell’incontinenza, queste notti con il sonno spezzato possono essere troppo stressanti però e dar vita ad una situazione in cui la tolleranza arriva al limite. Allora, in questi casi, è meglio non usare un allarme subito, ma aspettare. Magari durante le vacanze o fra un paio di mesi le condizioni saranno più favorevoli…
Se all’improvviso l’incontinenza è diventata scomoda (con una vacanza in vista o una gita scolastica a breve termine) è importante ricordare che ci vogliono in genere tra i 2 e i 4 mesi per risolvere il problema. In caso di fretta, la tensione può certamente avere un’influenza negativa sull’allenamento.
Quando c’è in vista una vacanza e dovete interrompere l’allenamento, sicuramente si verificherà una regressione o dovrete iniziare da capo. Se dovete interrompere per pochi giorni, potete comunque continuare con i soliti esercizi, così il livello già raggiunto non va perso. In caso dell’inizio della scuola o di un nuovo lavoro o in altri momenti di stress è meglio che l’inizio dell’allenamento sia ritardato di 4-5 settimane. Durante l’estate le attività svolte nell’arco della giornata sono più frenetiche e si tende ad andare a letto più tardi anche a causa della luce. Questo implica una fatica più intensa e un sonno più profondo che può determinare una difficoltà maggiore per svegliarsi al suono dell’allarme.
9. Come si deve scegliere un allarme
Una ricerca sui sistemi antincendio in Australia nel 2004 ha rivelato che i bambini in generale avevano molta più difficoltà a svegliarsi rispetto ai loro genitori. Il suono dell’allarme, anche a livello altissimo, aveva meno effetto che un suono più basso in combinazione con la voce del genitore, ma l’effetto migliore con un risveglio più veloce è stato ottenuto informando prima i bambini che c’era la possibilità di un allarme a causa di un’esercitazione antincendio. Non è necessaria l’emissione di un suono forte per stabilire un riflesso condizionato, pero è fondamentale, nei primi tempi, che un adulto apporti il suo contributo al risveglio.
Ci sono vari tipi di allarme. Venti anni fa in nord Europa si trovavano le scatole grandi a fianco del letto con metri di fili che si attaccavano a un trasmettitore sotto il lenzuolo o attaccato al pigiama (per esempio Uri-STOP, da ordinare in farmacia o via internet). Adesso le misure sono ben ridotte e anche disponibili nella versione senza fili per dare più libertà di movimento. La compagnia Urifoon che ha introdotto l’Allenamento Olandese in Italia offre via internet un sistema con mutande sensoriali da comprare o in affitto. I fili che rilevano l’umidità sono nascosti in mutande di cotone (un sollievo per tanti bambini dopo anni di pannolini), in una posizione strategica per femmine o maschi (possibili due versioni).
L’opzione di un cambiamento di volume e/o suono può essere rilevante per coinvolgere i bambini sotto i 9 anni. In alcuni casi può anche essere utile la possibilità di vibrazione. Una volta che il bambino si sveglia bene con l’allarme, la vibrazione può bastare per stabilire il risveglio autonomo, senza disturbare gli altri familiari che dormono nella stanza. Il dispositivo con la vibrazione è efficace anche nel caso di persone non udenti.
Esistono anche lastre con sensori o “copriletto sensoriali” che devono essere posizionati sotto il lenzuolo normale. Il tempo che a tra la fuoriuscita delle urine e il suono dell’allarme è ovviamente più lungo di quando si usa un sensore all’interno delle mutande e per questo sono considerati meno efficaci per imparare il riflesso condizionato. Ma ci possono essere situazioni in cui un allarme normale non può essere usato e una lastra offre una migliore soluzione. Le lastre vengono utilizzate anche per prevenire un attacco epilettico notturno (che spesso inizia con una maggiore produzione di saliva o urine).
È importante trovare un allarme per cui l’assistenza tecnica sia garantita o si possano comprare dei pezzi di ricambio. Spesso un allenamento finisce in anticipo perché un filo si rompe o le batterie usate non sono disponibili nell’area in cui si vive. Un allarme troppo economico sicuramente presenta dei rischi. Un allarme acquistato all’estero può essere difficile o costoso da aggiustare una volta che l’acquisto è fatto. Un servizio tecnico nel territorio è comodo per risparmiare costi e tempo quando c’è un guasto!
Scegliete un sistema in cui si possa far affidamento anche su un aiuto durante l’allenamento, nel caso in cui abbiate dubbi o domande durante il percorso. Nel caso di Urifoon, l’allenamento può essere controllato grazie a un calendario che riempite ogni mattina e mandate per e-mail o fax. Un esperto può vedere subito se la situazione si sta evolvendo nel modo giusto o, altrimenti, può offrire consigli per correggerla.
10. L’Allenamento Olandese
Una preparazione indispensabile per risolvere l’ENMP, perché un allarme da solo non farà miracoli!!
Usando il solo allarme, senza seguire una certa continuità, si avrà un risultato positivo solo nel 50% dei casi! In Olanda, nel Centro Enuresi, negli ultimi 10 anni, è stato sviluppato un allenamento mirato per far funzionare l’allarme in un modo molto efficace. In particolare, ci sono tre regole molto importanti da seguire durante l’allenamento, tra queste, le prime due possono essere consigli di vita per tutti.
Le regole d’oro da seguire:
1. Riposare abbastanza. Un cervello stanco avrà più difficoltà a reagire allo stimolo della vescica e sarà impossibile avere un risveglio autonomo! Nei paesi del Mediterraneo la vita è organizzata in modo differente dal Nord Europa. Nel Sud l’orario di cena è notevolmente posticipato in confronto ai paesi del Nord. Questo dipende non solo dal clima, ma anche dagli orari lavorativi. Senza aria condizionata, un riposo dopo pranzo era una risposta per sopravvivere alle ore calde della giornata e per una ricarica di energia, nel Sud. Ancora oggi l’orario della cena in paesi come Italia e Spagna è dopo le 20.00; in Scandinavia e nei Paesi Bassi la famiglia si trova a tavola verso le 18.00. Il corpo però ha bisogno di riposare ogni notte, questo non cambia con il clima o la cultura. In generale, la maggioranza dei bambini nel Sud dormono 1 o 2 ore di meno ogni notte e non sembrano avere grandi problemi, ma questo non significa che si
trovino alle loro capacità massime. Durante l’allenamento è importante assumersi la responsabilità di avere un buon riposo con una flessibilità di orario limitata per gli eventi speciali. Un maggior impegno di energie durante la giornata determina un sonno più profondo e maggiori difficoltà a risvegliarsi, specialmente durante le prime ore della notte. Da 5 a 7 anni ci vogliono 11 ore di sonno da 6 a 8 anni 10 ore da 9 a 14 anni 9 ore Per adolescenti e adulti in media ca. 8 ore. Una volta stabilita l’ora della sveglia (per andare a scuola o al lavoro), diventa facile decidere l’orario giusto per andare a letto. Se un bambino di 8 anni va a letto verso le 22.00 (e non si addormenta prima delle 22.30), la sveglia non può suonare prima delle 9.00 il giorno dopo. E con un’attività fisica come uno sport o verso la primavera, la stanchezza si sente ancora di più. Gli impegni familiari non consentono di cenare prima delle 21.00? Provate a trovare una soluzione almeno durante l’allenamento. Se non è possibile organizzarsi in altro modo, può essere necessario sospendere per un po’ l’allenamento e riprenderlo durante le vacanze estive, quando sarà possibile dormire fino a tardi per ottenere il riposo che si vuole e per arrivare al risveglio PRIMA che suoni l’allarme.
ATTENZIONE: gli orari per andare a letto e per svegliarsi devono rimanere più o meno uguali durante l’allenamento. Nel fine settimana abbiamo la tendenza ad andare a letto più tardi perché sulla sveglia non incide un orario fisso per motivi di scuola o lavoro. Sarebbe meglio però non variare troppo questi orari (non più di 30-40 minuti), perché il nostro corpo avrà bisogno di 1-2 giorni per recuperare tale differenza. In generale, per aiutare un buon riposo, la stanza non deve essere troppo calda, deve esserci poca luce e non devono esserci rumori. Preferibilmente senza computer, televisione, cellulari o altri apparecchi elettronici vicino al letto.
Evitare bibite frizzanti, con caffeina, zuccherate o latticini. Svolgere moderato esercizio fisico durante il giorno, ma non nelle ore precedenti il sonno. Anche le attività mentali troppo impegnative (inclusa la televisione o il computer) prima di andare a letto sono sconsigliate. Una doccia calda invece può aiutare il buon sonno.
2. Bere abbastanza durante la giornata, così il corpo può pulire le parti interne durante il giorno, e non aspettare la notte. Una buona pulizia interna aiuta ad essere più energici ed anche il cervello funziona meglio. Iniziare la giornata con un bel bicchiere di acqua (o due) aiuterà questa pulizia. Durante la giornata il corpo in media ha bisogno di 7-8 bicchieri circa di liquidi. Bere acqua ad intervalli regolari (ogni due ore, per esempio) è una buona abitudine per tutti. Durante l’orario scolastico tanti studenti non bevono abbastanza. Una bottiglia di mezzo litro nello zaino è il minimo, ma spesso i bambini non hanno abbastanza tempo durante la pausa, si devono scatenare con gli amici! Prima di iniziare l’allenamento con l’allarme sarebbe il caso di spiegare perché è molto importante bere, e chiedere all’insegnante di rafforzare questa abitudine durante le ore scolastiche (buono per tutti gli alunni!). Per sentire ancora meglio la vescica è importante liberare l’intestino una volta al giorno. Dopo le ore 18.00 si può sempre bere in caso di sete, ma tutto ciò che entra deve uscire dopo 1-4 ore. Spostare il consumo della maggior parte dei liquidi nelle prime 10 ore della giornata, significa far sì che anche la produzione di urine venga anticipata e il corpo elimini le tossine durante le ore in cui si è svegli. Non durante le prime ore del sonno, come succede quando si inizia a bere durante il pranzo o dopo l’orario scolastico. Sarà meglio evitare le bibite gassate, tè o caffè, perché questi possono avere un effetto diuretico. N.B.: nel 30% dei bambini la stitichezza ha una grande influenza sull’ENMP. Bere 8 bicchieri al giorno migliora questa situazione.
3. Fare gli esercizi per preparare il cervello al suono dell’allarme Prima di dormire è utile svuotare due volte la vescica: la P.R.P (=Pipì-riposo-pipì). Finito di cenare si va a fare la pipì. Ca. 20 minuti prima di andare a letto svolgete un’attività tranquilla, leggendo una storia, ascoltando musica. Dedicate 5 minuti agli esercizi per la preparazione al risveglio. Per i bambini fino ai 9 anni è importante che questo si faccia sotto forma di gioco (per esempio, il gioco del pompiere). L’esercizio spinta/suono/spinta è indicato per i ragazzi più grandi. Dopo essersi preparati per andare a letto, meglio fare un’altra visita al bagno per assicurarsi che la vescica sia vuota, così il corpo scarica una parte del liquido accumulato durante la cena. È importantissimo fare gli esercizi per preparare il cervello a riposare in modo
“pronto all’attacco”… o veramente pronto al risveglio. Gli esercizi sono differenti per i bambini e per gli adulti, ma lo scopo è sempre lo stesso: influenzare il subconscio e prepararlo agli eventi della notte. Ognuno di noi è in grado di farlo, anzi lo facciamo già. Un buon esempio? L’idea che sta per arrivare una giornata importante con una festa (un compleanno o Natale) fa svegliare il bambino più presto del solito con un solo pensiero: “REGALI!”. O un adulto che avrà un importante colloquio per un nuovo lavoro… sicuramente sarà fuori dal suo letto prima della sveglia. Ci vogliono solo un paio di minuti e un po’ di concentrazione. Senza questa preparazione il subconscio reagisce più lento (o per niente) al segnale dell’allarme notturno, anche in caso di un suono assordante.
Gli esercizi per bambini da 5 a 8 anni
Per questo gruppo è rilevante l’idea di usare l’allarme come parte di un gioco:aiuterà il bambino ad essere più attento quando si riposa. Per prima cosa è importante che il bambino si abitui al suono dell’allarme, facendolo scattare un paio di volte. Certi allarmi possono essere molto rumorosi durante la giornata, figurarsi in una notte tranquilla. Spiegate come funziona la vescica e che il cervello deve imparare a dormire in allerta, per esempio con l’aiuto della storia del pompiere. Fate finta di essere un vigile del fuoco in azione: può essere molto motivante per i più piccoli così come un gioco con il loro cartone animato preferito, l’importante è trovare un modo per stimolare la collaborazione, senza far pesare l’allenamento. Prima si mette a letto e dorme “per finta”. L’allenatore (mamma o papà) fa scattare l’allarme e lui salta dal letto per spingere l’allarme in modo giusto. Continua verso il bagno per finire la pipì. La strada deve essere libera, senza ostacoli e non completamente buia! Si cambia le mutande e ritorna a letto per dormire. Fatelo da 3 a 5 volte ogni sera.
Durante la notte, è importante avere la possibilità di supervisionare il risveglio del bambino e aiutarlo, se necessario.
Quando il risveglio con l’allarme non è più una grande fatica e la macchia si è ridotta notevolmente (il subconscio blocca l’uscita della pipì al suono dell’allarme), deve essere consolidato il risveglio autonomo prima dell’allarme. Ormai il bambino conosce la strada, allora è utile cambiare l’esercizio così: si mette a letto per dormire “per finta” e spinge sopra la vescica con una mano (si trova 10 cm sotto l’ombelico). Per 5 volte dice: “Se sento questo segnale mi sveglio subito”. Allo stesso tempo, mamma o papà fanno sentire il suono dell’allarme 5 volte. Anche durante il giorno, prima e dopo una visita al bagno, queste spinte possono essere utili per riconoscere lo stimolo.
Pensare bene a come ci si senta con una vescica piena in confronto ad una vescica svuotata può aiutare i bambini più piccoli a conoscere meglio il loro corpo.
Così, dopo un paio di settimane, arriverà la notte in cui il vostro bambino rimarrà asciutto completamente: è ora di fare l’ultimo test per vedere se si sveglierà da solo per andare in bagno in anticipo rispetto all’allarme.
Per stimolarlo a seguire “le regole d’oro” come descritte prima, potete anche fare un bel calendario insieme. Ogni sera si aggiungono gli adesivi cosicché gli sarà più facile seguire i risultati positivi… e il momento della ricompensa!
Gli esercizi da eseguire da 9 a 17 anni
Per questo gruppo si aspetta che l’entusiasmo sia più forte perché a questa età si è ormai consapevoli che la situazione è differente rispetto ai coetanei… e un pannolone non è più gradito. Ci sono adolescenti molto motivati che risolvono il problema in pochissimo tempo, ma purtroppo non tutti sono pronti ad impegnarsi dopo i primi giorni. La pubertà e lo sviluppo del cervello, infatti, possono creare poca volontà di collaborazione. È indispensabile dare una
spiegazione del perché delle regole dell’allenamento; alla fine potete trovare alcuni consigli pratici.
A questa età un bambino/adolescente deve sentirsi responsabile della squadra. Trovare un accordo per una ricompensa aiuterà la sua collaborazione. È facile dire che a questa età devono assumersi le proprie responsabilità, ma tra il dire e il fare c’è molta differenza. Come con i loro compiti, è sempre meglio seguirli per ottenere il risultato migliore. Dopo cena e dopo essersi preparati per andare a letto, si va in bagno, così si effettua due volte lo svuotamento della vescica.
Per preparare il cervello c’è questo esercizio da fare a voce alta (ripetere 5 volte con concentrazione):
- “Quando sento questo segnale mi alzo subito” (l’allenatore/il genitore fa scattare l’allarme e allo stesso tempo il bambino spinge con una mano sulla vescica, 10 cm sotto l’ombelico)
- “La parola d’ordine è………”
- “Voglio essere veramente sveglio, spengo l’allarme e vado SUBITO in bagno!”
La prima settimana deve proprio alzarsi e seguire la strada per il bagno, dopodiché è sufficiente immaginare che si alzi per finire la pipì. La parola d’ordine deve essere scelta dal bambino e deve essere associata ad una cosa piacevole. Per esempio, se la ricompensa è andare a vedere una partita della squadra preferita, allora la parola d’ordine potrebbe essere il nome del giocatore più forte. O, ad esempio, quello del cantante preferito.
Può succedere che un bambino si agiti con il suono dell’allarme e che non si svegli subito, probabilmente non si ricorda niente la mattina dopo. Questa è una reazione abbastanza comune, specialmente nelle prime 2-3 settimane. Fare finta di non notare la sua inquietudine è la cosa migliore. L’attenzione deve essere puntata solo sul risveglio. Chiedetegli di ripetere la parola d’ordine (un modo per controllare che lui è sveglio), così si ricorda la ricompensa piacevole. Anche usare il suo nome e parole dolci aiuterà a farlo svegliare più sereno e collaborativo, nei primi tempi.
Durante la notte è fondamentale avere la possibilità di supervisionare il risveglio del bambino per aiutarlo, se necessario… anche a questa età. Dopo un mese ci sono ancora problemi per svegliarlo? Meglio andare a letto 45-60 minuti prima del solito!!
Dove iniziano i problemi allora in questa fascia di età? Proprio nel seguire delle regole d’oro!
Riposare abbastanza durante la notte e andare a letto in tempo è difficile. I compiti, le attività sportive e la vita sociale portano a una giornata piena, 6 giorni della settimana. Responsabilizzare un adolescente è certo un aiuto (“Tu sai a che ora ti devi svegliare, allora puoi anche calcolare l’ora giusta per andare a letto durante la settimana”)… alla fine deve essere lui/lei a voler risolvere il problema!
L’altra regola è quella di fare gli esercizi prima di andare a letto. È importante anche informare gli altri familiari delle regole dell’allenamento e magari coinvolgerli nella preparazione, informare sul perché, responsabilizzandoli tutti.
La motivazione è veramente la chiave per il successo! È quello che noi genitori facciamo ogni giorno: per andare a scuola, per fare i compiti, per seguire un allenamento sportivo, per lavare i denti etc. etc.
A volte l’impegno manca anche per pigrizia. Sicuramente la situazione è più accettabile se si sottolinea che questo allenamento non durerà per sempre: più impegno cè, più velocemente si vedono i risultati!
È importante seguire le regole dell’allenamento, ma è altrettanto importante premiare questo impegno regolarmente! Se con le parole non si ottiene sempre la motivazione cercata, ci vuole la carota giusta! La ricompensa NON può dipendere dalle notti asciutte, queste sono fuori dal suo controllo: si tratta del subconscio!
Non pensate subito a grandi regali. Iniziando con una penna si finisce per regalare un motorino dopo 3 mesi, e questo può essere ben fuori budget. Una ricompensa può essere un’attività da svolgere insieme a familiari o coetanei: vedere una partita, organizzare una cena per gli amici, un pigiama party con 2 amiche, una giornata di pesca con il papà, visitare un evento con la mamma o altri familiari etc. Un genitore che conosce bene suo figlio non avrà problemi a trovare la chiave giusta…
Nel caso di una situazione in cui la fase della pubertà porta ad uno scontro giornaliero, sarà meglio aspettare un paio di mesi. Troppa tensione in famiglia genererà semplicemente un fallimento. Un’idea può essere quella di dare all’adolescente le proprie responsabilità… cambiando il letto da solo e riprovando con l’allenamento quando il suo cervello sarà più cooperativo…
L’allenamento per adulti
Dopo anni di incontinenza durante la notte e spesso l’utilizzo di varie medicine con maggior o minor successo, il disturbo è accettato senza cercare ulteriori soluzioni, anche se la vita sociale ne è negativamente influenzata. Magari durante gli ultimi anni l’incontinenza è diminuita fino a 10 episodi mensili e per questo viene considerata “sopportabile”. Un adulto normalmente è molto motivato e responsabile e per questo ha una grande possibilità di risolvere il problema relativamente in breve tempo con l’allarme. Seguite le regole dell’allenamento (bere abbastanza, andare a letto in tempo per avere 8 ore di riposo e svuotare la vescica due volte prima di andare a letto) descritte qui sopra. Ripetere ogni sera con concentrazione questo esercizio:
- Rimango asciutto questa notte.
- Mi sveglierò subito quando sentirò il segnale dell’allarme (fallo suonare 3-5 volte), o quando sento la mia vescica piena (spingere 3-5 volte sulla vescica con una mano, il punto giusto si trova ca. 10 cm sotto l’ombelico).
- La mia parole d’ordine è ……… quando mi sveglio.
Succede che un adulto si svegli bene con l’allarme, ma il solo segnale (più debole) della vescica continua a non essere sentito e un risveglio autonomo non si stabilisce facilmente. Prima di tutto, cambiate l’orario in cui si va a letto: anticipare di 30-60 minuti. Alcune persone hanno bisogno di più riposo durante la notte, le otto ore sono una raccomandazione generale, ma dipende anche dalle attività e dallo stress accumulato durante la giornata. Se un risveglio non diventa più facile dopo ca. 20 giorni, provate questo esercizio per abituare il cervello al risveglio:
Quando l’allarme ha suonato e siete ritornati dal bagno sdraiatevi nuovamente nel letto. Contate lentamente fino a 10 e dite: “Vado un’altra volta al bagno per provare”… sicuramente non arriverà un’altra minzione, ma la ripetizione serve ad addestrare il subconscio. Tornati dal bagno, controllate che l’allarme sia accesso e tornate a dormire.
Troppo poco riposo o un orario di riposo molto irregolare (con un lavoro notturno, per esempio) possono provocare un fallimento. Non avere un orario più o meno fisso per andare a letto e per svegliarsi, certamente cambia la qualità del sonno e la stanchezza, con il cambiamento radicale di questi orari, non aiuterà il risveglio autonomo.
La capacità di risvegliarsi è ovviamente influenzata in maniera negativa dall’assunzione di alcolici.
Avere un partner o familiare che aiuta il risveglio nel primo periodo è indispensabile…
Cosa cambierà durante l’allenamento con l’allarme: sviluppi e miglioramenti
Il subconscio, grazie al condizionamento dell’allarme, reagisce al suono chiudendo la vescica. Dopo un po’ di tempo si nota che la macchia sulle lenzuola è ridotta: siamo sulla strada giusta! Quanto tempo ci vuole? Questo elemento cambia da caso a caso, ma si può dire che comunemente si vede un cambiamento entro le prime 4 settimane.
Come funziona? Quando qualcuno sente il calore del fuoco, ritira la mano
all’instante. Quando un oggetto improvvisamente arriva troppo vicino alla nostra faccia, chiudiamo istintivamente gli occhi. Questi riflessi sono controllati dal subconscio e si verificano automaticamente. Anche il momento in cui le prime gocce escono fuori, l’allarme scatta e lo sfintere si chiude è un riflesso. Non è un riflesso naturale, ma condizionato perché è un processo che il cervello impara. È sempre un riflesso… non è possibile che non ci sia nessun cambiamento dopo un mese. E preparare il cervello con gli esercizi prima di andare a letto aiuta ad imparare questo riflesso in tempi più brevi!
Nelle prime settimane, il cervello noterà che ogni volta che l’allarme suona, seguirà un risveglio aiutato da un genitore o un partner e una visita al bagno. Un controllo per verificare che la persona, dopo aver spento l’allarme, non si giri per continuare a dormire è necessario! È anche indispensabile l’aiuto di un genitore dopo circa 2-3 minuti, se il bambino non reagisce da solo, ma è necessario non commettere l’errore di spegnere l’allarme subito per non svegliare gli altri familiari… il cervello deve avere il tempo per reagire e per imparare a riconoscere il segnale.
E gli sventurati familiari? Prima di andare a dormire possono aiutare il loro cervello ad ignorare il suono, dicendo: “Se sento l’allarme di mio fratello, mi giro e continuo a dormire!”. Anche abituarsi ad un disturbo è un fenomeno che tutti conosciamo. Chi ha una casa vicina ai binari non sente più il rumore dei treni durante la notte… il cervello si abitua ai rumori ricorrenti.
Questo fenomeno si può purtroppo manifestare anche quando l’uso dell’allarme è prolungato nel tempo. Senza fare gli esercizi e andando a letto troppo tardi, esiste il rischio che il cervello si protegga anche contro questo suono. Alla fine ignora il segnale completamente, perdendo il riflesso per chiudere la vescica. Per questo è importante seguire le regole d’oro descritte a pag. 21. Dopo 6-7 mesi il suono deve essere cambiato per avere ancora effetto sul cervello. In questo caso sarebbe meglio prendersi una pausa e iniziare quando l’orario del sonno può essere rispettato.
All’inizio, la macchia sempre più piccola può essere un risultato. Un altro cambiamento è quando il bambino ha qualche notte completamente asciutta. In questo caso l’allarme funziona come un guardiano di notte: il bambino non vuole che l’allarme suoni e trattiene la pipì non consciamente. A volte si vede questo risultato già dai primi giorni. Non smettere di usare l’allarme subito, prima si fa l’ultimo test. Essere asciutto è un buon risultato, ma siamo solo a metà strada: il vero obiettivo è il risveglio senza allarme!
Per i bambini che fanno da 2 a 4 volte la pipì durante la notte, è molto raro rimanere completamente asciutti, nel primo mese. Normalmente si vede una macchia più piccola e, successivamente, si posticipa l’ora in cui l’allarme suona. Dopo 3-5 settimane si trova più volte solo una macchiolina nelle mutande.
Nelle prime settimane il sonno è disturbato dall’allarme, ma la qualità del riposo per persone con enuresi notturna non è comunque ottimale, secondo le ricerche più recenti. Quando la produzione di pipì diminuisce dopo qualche settimana, il ritmo e la qualità del sonno migliorano. Anche per questo è importante provare a risolvere il problema dell’enuresi notturna. Un buon riposo notturno avrà effetti positivi sulle prestazioni scolastiche, il buon umore etc.
Finire l’allenamento, l’ultimo test
Quando l’allarme non suona più per 10 notti consecutive, è l’ora dell’ultimo test. Queste ultime due settimane dell’allenamento sono importanti anche per consolidare il risveglio autonomo. Smettere troppo presto (solo avendo delle notti asciutte, senza un risveglio prima dell’allarme) senza il test del bere può produrre una ricaduta dopo qualche settimana…
Per le ultime 14 notti l’allenamento cambia così: ogni sera, dopo cena, si usa il bagno. Dopo aver fatto per 5 volte gli esercizi della spinta sulla vescica, dicendo
contemporaneamente “Se sento questo mi sveglio SUBITO” (concentrato!!) bere uno o due bicchieri di acqua. Prima di andare a dormire provare ad andare in bagno una seconda volta. Se c’è un risveglio autonomo prima dell’allarme (o se il bambino continua a dormire tutta la notte) in queste ultime due settimane, possiamo levare l’allarme con il consenso di tutti.
Nei mesi seguenti si raccomanda di seguire le buone abitudini di bere abbastanza durante la giornata ed evitare di accumulare stanchezza. Una ricaduta normalmente si verifica durante un periodo di fatica, per esempio nella primavera o dopo le vacanze estive, quando l’orario per andare a letto si allunga notevolmente. Anche in un periodo di stress, a causa di esami scolastici, un divorzio etc. si può avere una ricaduta. Che fare? Tornate ad usare l’allarme per circa 4-6 settimane con gli esercizi, per aiutare il cervello a ricordare e il problema sarà risolto. Per questa ragione è sempre raccomandabile non buttare via l’apparecchio per i primi due anni dopo l’allenamento.
11. Come preparare un bambino all’allenamento con l’allarme
Con una buona spiegazione!
Per avere un bambino che collabori e segua le regole è importante dedicare un paio di minuti a spiegare come e perché si usa l’allenamento. Specialmente dopo l’età di 8 anni, la necessità di andare a letto più presto e bere abbastanza può diventare una sfida. Ecco qualche informazione che può esservi utile per questa conversazione:
Il cervello è grande come un melone, ma tutti noi ne usiamo solo una parte, grande come una mela. L’altra parte la chiamiamo il subconscio… e questa fa tutto da sola: respirare, pompare sangue, mettere via le cose che impariamo… come un computer, ma purtroppo non possiamo comandare tutto con il mouse!
In questa parte si trova anche il centralino che manda i messaggi dalla vescica al cervello. Funziona alla grande quando siamo svegli… ma un po’ di meno la notte, perché si riposa.
Il subconscio non dorme (continui a respirare, vero?), solo che dimentica di mandare il messaggio alla parte della mela per svegliarsi. Per questo serve l’allarme: insegna al tuo subconscio a sentire il segnale della vescica. All’inizio il tuo cervello ti dice di bloccare la pipì quando suona l’allarme, senza grande impegno, adesso ti svegli già più facilmente. Purtroppo non è abbastanza, perché dopo deve essere imparato il risveglio senza l’allarme. Vedilo come un gioco sul computer… ci vuole solo un livello extra per
vincere la partita. Non possiamo “cambiarlo così”, è necessario un allenamento come quando pratichi uno sport, come calcio/ciclismo/arti marziali/danza/tennis etc.! Una squadra vincente ha bisogno di atleti con grinta che vogliono vincere, un allenatore e un allenamento quotidiano… arriverai al campionato in poco tempo! Senza seguire le regole d’oro però, il nostro cervello, dopo qualche mese, se la prende comoda e tutto durerà più a lungo… o si ritornerà al primo livello del gioco! Spiega le tre regole importanti (l’orario del riposo, bere abbastanza e fare gli esercizi ogni sera per soli 5 minuti). Un buon impegno da parte tua ogni 2 settimane va premiato… non può essere una notte asciutta: non puoi comandare il subconscio così! Potete scegliere un’attività insieme (andare a pesca, fare un’attività sportiva, vedere un film, organizzare un picnic etc.) per mantenere la motivazione nella squadra!
Il pompiere Marco… una storia per bambini fino a 9 anni
Marco era un pompiere giovane. Viveva in città e ogni giorno andava da casa sua alla stazione dove si trovavano i camion con tutte le attrezzature e i suoi colleghi. Da piccolo già voleva fare il pompiere ed era molto bravo. Ogni settimana dovevano fare gli esercizi per vedere chi dei pompieri era il più veloce e Marco spesso era il vincitore. Ascoltava bene il suo capo quando c’era un incendio e insieme con i suoi amici faceva tutte le cose necessarie per spegnere il fuoco velocemente. Quando ritornavano alla stazione ripuliva tutte le attrezzature e il camion era sempre splendente! A lui piaceva tanto il suo lavoro.
C’era solo una cosa che Marco ancora non poteva fare… il servizio durante la
notte, come devono fare tutti i vigili del fuoco. Marco non lo poteva fare perché non si svegliava mai in tempo! Una volta doveva fare il servizio notturno per una settimana, ma ogni mattina i suoi amici gli dicevano: “Ah, Marco, hai mancato un bell’incendio questa notte… abbiamo provato a svegliarti, ma sei rimasto a letto! Hai lasciato il lavoro duro a noi un’altra volta!”
A Marco dispiaceva tanto perché voleva proprio aiutare e far vedere che era bravo come pompiere, invece adesso lo chiamavano “il pigrone dormiglione”!
C’era una cosa però che sarebbe stata ancora peggiore: se i suoi colleghi avessero scoperto che lui faceva la pipì a letto quando dormiva… neanche questo sentiva!
Non l’aveva mai detto a nessuno, perché si vergognava troppo.
Un bel giorno però il suo capo gli disse: “Marco, domani sera devi lavorare. Mancano 3 uomini, ci sono malati e ho bisogno di bravi pompieri nel caso in cui ci sia un problema durante la notte”. Marco si sentiva felice, perché il capo lo avevo chiamato “BRAVO”, ma rispose subito: “Non posso capo, mi dispiace, non mi sveglio mai quando suona l’allarme”.
Il capo lo fissò per un momento, pensando bene e disse: “Allora, vieni con me, penso di avere una soluzione”. Marco seguì il capo al dormitorio, dove si trovavano tutti i letti per i pompieri in servizio. “Sdraiati e fai finta di dormire disse il capo- quando io suonerò l’allarme tu salterai fuori, prenderai il tubo dell’acqua e farai finta di spegnere un grande incendio!”. “Ma non ho sonno” obiettò Marco. “Lo so -rispose il capo- ma così la tua testa impara quello che deve fare questa notte. Lo facciamo 10 volte adesso e questo pomeriggio altre 10”. “Ma perché?” chiese Marco.
Il capo allora spiegò: “Un giocatore di calcio o una ballerina diventano bravi perché si allenano ogni giorno e il loro corpo sa benissimo che deve fare quando arriva una palla o quando sente la musica. Ogni movimento diventa quasi automatico, non devono pensare prima quello che devono fare. Così anche per il tuo cervello deve diventare automatico svegliarsi quando l’allarme suona”.
E così Marco si allenò quel giorno e anche il giorno dopo. Quando era sera, il capo disse: “Adesso a letto presto!”
“Ma no -rispose Marco- vorrei tanto vedere la televisione o giocare con il computer”.
“Non puoi restare sveglio fino a tardi -replicò il capo- perché la tua testa NON si sveglierà questa notte quando l’allarme suonerà, sarai troppo stanco! Sono le 20.00, è proprio ora!”.
Marco andò a letto e sognò che i suoi amici suonavano il camlo di casa. Gli tiravano il braccio per dirgli di andare con loro. Si svegliò e vide il capo che tirava il suo braccio dicendo: “Marco, senti l’allarme, dobbiamo andare!”.
Subito Marco saltò giù dal letto, prese il suo casco al volo e fu il primo ad arrivare al camion, pronto per partire. “Bravo Marco, ti sei svegliato e sei stato il più veloce questa volta” si complimentarono i suoi colleghi. Tutta la settimana in cui Marco doveva lavorare di notte, prima di andare a letto, la sera, diceva: “Se sento questo allarme mi sveglio subito, prendo i miei vestiti e vado al camion per spegnere il fuoco!” e andando a letto un po’ prima non si sentiva nemmeno stanco la mattina! I suoi amici non lo chiamavano più il pigrone dormiglione, ma il suo nome cambiò in “Marco, il fulmine veloce”!
Ritornato a casa dal lavoro, Marco raccontò tutto alla sua famiglia. A sua sorella, allora, venne un’idea fantastica: “Se avessi un allarme che suona quando devi fare la pipì, ti potresti svegliare in tempo anche per andare in bagno!”
Dopo un paio di giorni Marco trovò un regalino sul suo letto… era un allarme per la pipì che aveva comprato sua sorella e Marco lo voleva usare subito! Ma quando suonò durante la prima notte, era già troppo tardi: tutto il letto era bagnato. Anche le sere successive fu così e Marco si sentiva molto meno felice. Allora pensò bene a quello che aveva detto il suo capo: “Il cervello deve imparare e allenarsi come un bravo giocatore di calcio… ma non deve essere troppo stanco!”. Marco si rese conto che non faceva nessun esercizio per far imparare al suo cervello il suono! E neanche era andato a letto presto, aveva guardato la televisione fino a tardi con la sua famiglia! Allora si mise subito al lavoro. Prima di andare a letto faceva suonare il piccolo allarme, spingeva sulla sua pancia e diceva: “Se sento questo segnale e anche questa pancia piena, mi sveglio subito per andare in bagno!”. Dopo un po’ di tempo, il suo letto era sempre meno bagnato e alla fine si svegliava addirittura prima che l’allarme suonasse. Marco fu molto contento di rimanere asciutto ed era anche felice di fare il servizio durante la notte. Alla fine dell’anno il capo gli consegnò un premio: una coppa enorme, come quella che vincono i calciatori, con su scritto: “Il miglior pompiere dell’anno”! E che fece Marco con questa coppa? La portò a casa e la riempì con il gelato… così fu una festa per tutta la famiglia!!
12. Quando ci sono gli incidenti durante il giorno
La maggior parte dei bambini imparano ad usare il vasino quando hanno 2-3 anni. All’età di 4-5 anni capitano spesso i piccoli incidenti, ma dopo questa età, gli incidenti non devono essere settimanali. Tante volte il motivo per cui i bambini non arrivano in tempo a fare la pipì è che sono troppo presi dal gioco o dalle attività intorno a loro. Notano il segnale del loro corpo solo quando la pipì scappa.
Consigli per evitare gli incidenti ‘bagnati’ durante il giorno
1. Acquisire un buon ritmo per andare in bagno è fondamentale. Come genitore è possibile stimolare questo ritmo, mandando il bimbo al bagno a momenti più o meno prestabiliti. Per esempio, al risveglio, prima di andare a scuola, durante l’intervallo, prima di pranzo, a metà pomeriggio (molto importante: la maggior parte degli incidenti avviene tra le 15.00 e le 19.00), prima di cena e prima di andare a dormire. Ovviamente, andare in bagno in orari al di fuori di quelli indicati in caso di bisogno è possibile. Ma per allenare la vescica in caso di perdite regolari, è essenziale non saltare questi 6 appuntamenti. A scuola anche la maestra può aiutare, ricordando di andare in bagno in tempo. Per i bambini che sanno leggere il tempo, esistono gli orologi con la possibilità di programmare più volte un segnale per ricordare di andare in bagno. L’allarme per la pipì può essere usato anche durante la giornata, ma è fondamentale che il segnale sia posizionato su un volume basso, magari associato alle vibrazioni o ad una luce per avvertire in modo discreto alle prime gocce.
2. I bambini sotto i 10 anni non sono sempre attenti al segnale della vescica e presi da altre cose “dimenticano” fino all’ultimo momento di andare in bagno. A casa si può fare un piccolo esercizio: con una mano il bambino spinge sulla vescica prima e dopo la visita al bagno. Così ci sarà un miglior riconoscimento
del segnale della vescica piena e quindi una reazione più tempestiva.
3. Non sembra logico, ma bere abbastanza (minimo un litro al giorno, 6-8 bicchieri e durante le giornate calde ancora di più) è determinante per fare bene la pipì. Iniziare la giornata con un bicchiere di acqua o un infuso, fa sì che la produzione di urine venga stimolata. È buona abitudine bere dopo essere andati in bagno. È meglio evitare bibite gassate o con caffeina, specialmente la sera. Fare pipì da 5 a 7 volte al giorno è normale, 3 volte o meno è troppo poco, più di 9 volte è troppo.
4. È bene, come genitori, stimolare un buon comportamento, ma non è utile dare una punizione dopo un incidente. Andare al bagno in tempo e svuotare bene la vescica (non facendo le cose in fretta) merita un complimento.
5. È difficile, ma sarebbe meglio non ritornare al pannolino, così il bambino può sentire l’umidità subito e reagire. Vedere le mutandine sporche e cambiare i vestiti da solo dopo i 6 anni, non deve essere visto come una punizione, ma come una logica conseguenza.
6. Non pensate che il vostro bambino si bagna perché gli fa piacere. Quando si tratta di incidenti giornalieri un disturbo fisico può essere la causa (circostanza in cui è meglio una visita dal pediatra al più presto), ma può essere anche un modo per chiedere attenzione quando non si sente bene. Specialmente dall’età di 7 a 10 anni, gli incidenti avvengono dopo un cambiamento nella famiglia, una situazione difficile a scuola etc. È determinante sapere come si sente il bambino e dargli l’attenzione che richiede in questi periodi.
7. Andare di corpo è molto importante per sentire bene il segnale di una vescica piena. Il fatto che “scappa la pipì” può essere causato dall’intestino che spinge la vescica. La stitichezza spesso non è un problema ovvio per un genitore,
specialmente quando non è più necessario pulire il bambino. Troverete nel prossimo capitolo i consigli per una corretta evacuazione.
Quanto è grande normalmente la vescica:
A 7 anni il contenuto della vescica è di ca. 240 ml: normalmente, un paio di volte al giorno il bambino deve fare 160 ml; a 8 anni 270 ml: un paio di volte al giorno deve fare 180 ml. A 10 anni il contenuto è di 330 ml: un paio di volte al giorno deve fare 220 ml; a 12 anni 390 ml: un paio di volte al giorno deve fare 260 ml.
Come si deve fare la pipì
Non sempre i bambini prendono abbastanza tempo per andare in bagno. I servizi di un posto pubblico possono risultare poco invitanti, specialmente quando gli igienici non sono puliti o parzialmente difettosi. Quando si va al bagno in tempo e ci si siede bene si può svuotare meglio la vescica. È molto importante mettersi seduti bene quando si deve fare la pipì, anche per i maschi sarebbe meglio fare la pipì seduti! Le femmine, quando sono sedute, hanno una maggiore possibilità di spingere fuori le feci con la contrazione dei muscoli. Chissà se questa è una delle ragioni per cui più maschi soffrono di enuresi causata da stitichezza…
Una volta controllato che gli igienici siano puliti, queste sono le indicazioni da seguire:
Stai seduto diritto, mantenendo i piedi appoggiati per terra o su un sostegno. Non spingere con la pancia, rilassando i muscoli della pancia e del sedere, la pipì deve arrivare da sola. Fai pipì in un getto, senza fermarti. Una volta finito, aspetta 5 secondi prima di asciugarti… non dimenticare di lavarti le mani alla
fine!
Ma le feci? Importantissime!!
Può sembrare strano, ma il fatto che scappa la pipì potrebbe essere causato anche dall’intestino che spinge sulla vescica. Infatti, nel 30% dei bambini la stipsi ha un effetto negativo sull’enuresi notturna. Non va bene quando:
- Va al bagno meno di 3 volte a settimana
- La visita al bagno è dolorosa ogni volta
- L’evacuazione non è completa: il risultato sarà mal di pancia
- Se si rimanda il momento per andare al bagno quando si avverte lo stimolo. O quando si beve troppo poco. Le feci rimangono troppo tempo nell’intestino e induriscono, creando mal di pancia. Una nuova produzione scivola a fianco per are e sporca le mutandine!
Per affrontare la stitichezza prendete in considerazione questi consigli
1. È molto importante bere abbastanza durante il giorno, 6 o 8 bicchieri minimo. Alcuni tipi di frutta come per esempio le prugne, l’uva e i kiwi possono aiutare un intestino pigro. A colazione o come merenda a scuola questi tipi di frutta vanno benissimo. Le banane invece hanno l’effetto opposto. Un bambino ha
anche bisogno di sufficienti fibre nella sua dieta: le farine o il riso integrali aiutano il movimento del suo intestino. Se la stitichezza continua per periodi prolungati sarà meglio contattare la pediatra. Una volta che un bambino si pulisce da solo il controllo del genitore è più difficile. È necessario responsabilizzarli non solo per la pulizia, ma anche per la quantità giusta da bere. Devono conoscere l’aspetto delle feci normali, come una salciccia, non troppo liquide, né troppo dure o a pezzetti!
2. In caso di problemi, un consiglio molto pratico, per aiutare ad andare in bagno più regolarmente: mettersi seduti su una borsa d’acqua calda durante il pranzo o la cena. L’intestino si attiverà facilitando l’evacuazione. Dopo il pasto è opportuno mettersi seduti con calma al bagno per 5 minuti.
3. Per una postura corretta al bagno: inclinarsi in avanti con i piedi ben appoggiati. Rilassare la pancia e il sedere, respirando un paio di volte per bene. Quando l’intestino sta per liberarsi fare un po’ di pressione, senza esagerare.
13. Persone con disabilità mentali (Sindrome di Down, Autismo etc.)
In alcuni casi un allarme può anche essere usato con persone che hanno leggere limitazioni mentali. Non ci sono ricerche specifiche, da quel che sappiamo, per quanto riguarda bambini con varie sindromi, ma ci sono state alcune prove con persone affette dalla sindrome di Down e persone con Autismo. Ovviamente ogni individuo ha le sue limitazioni e per questo ogni situazione è differente. Un riflesso condizionato spesso può essere stabilito e questo può già essere un miglioramento. Una vescica piena che non si rilassa quando l’allarme suona, significa un letto meno bagnato. L’allenamento Olandese, però, prevede qualche semplice esercizio per preparare il cervello al risveglio notturno. Quando non è possibile eseguirli, l’allenamento durerà certamente più a lungo. L’obiettivo normalmente è un risveglio autonomo (prima dell’allarme con il segnale della vescica piena), ma questo non è sempre raggiungibile. Tutto dipende dalle attività cerebrali e il ritmo del sonno che può essere molto differente (e come risultato il cervello sarà meno in allerta per il segnale della vescica).
Per aiutare la continenza durante la giornata un dottore può suggerire un allarme. Le ricerche del Dott. Pavlov sul riflesso condizionato hanno stabilito che uno stimolo debba essere abbastanza interessante per catturare l’attenzione, ma non così forte da deviare completamente l’attenzione. In sostanza, un suono troppo forte può disturbare, un suono troppo debole invece può non avere l’effetto desiderato tra tutti gli altri stimoli. Un suono non assordante INSIEME alla vibrazione dell’allarme o anche ad una lucetta lampeggiante, può essere un segnale più interessante tra tutti gli stimoli provenienti dall’esterno. Un suono troppo forte, al contrario, può essere percepito come uno stimolo non gradito e causare una reazione di paura o aggressività interferendo negativamente con il riflesso desiderato! Più importante ancora del livello del suono sembra la preparazione. Il suono
dell’allarme a livello altissimo ha meno effetto di un suono più basso in combinazione con la voce umana, ma l’effetto migliore con un risveglio più veloce è stato ottenuto dopo che i bambini venivano informati che c’era la possibilità di un allarme e la reazione desiderata. La comunicazione con bambini con varie sindromi può essere molto difficile, ma spesso questi capiscono molto di più quando una spiegazione verbale è usata in combinazione con altri stimoli. Anche fotografie o disegni per memorizzare la sequenza degli eventi può essere un aiuto. Non ci sono soluzioni standard. Nel sito web americano per genitori con bambini autistici è descritto il caso del bambino belga autistico che era continente a casa sua, ma che fuori non riusciva a non bagnarsi. I disegni non avevano nessun significato per lui, neanche le fotografie di servizi igienici riuscivano a far capire l’azione desiderata. Il suo medico ha scoperto che l’associazione tra un bagno e fare la pipì era legata al fatto che a casa il water aveva un sedile nero: una cosa differente da tutti gli altri servizi che conosceva! Dopo aver usato un adesivo bianco, un poco alla volta il bambino è riuscito a riconoscere gli altri servizi. Questo bimbo non aveva nessun problema con il riconoscimento dello stimolo della vescica piena, né aveva problemi ad interrompere il flusso minzionale. Come già detto, ci sono ancora poche conoscenze e ogni individuo è differente.
14. L’Autostima: una buona base per la vita!
Ogni genitore vuole che il suo bambino diventi una persona felice. Risolvere il problema della pipì sicuramente aiuta a migliorare l’autostima e fa sentire felice sia il bambino che il genitore. Perché avere fiducia in sé è cosi importante?
Avere un’immagine positiva di se stesso può avere molta più influenza sulla vita che un IQ (quoziente intellettivo) alto. Varie ricerche dimostrano che le persone fiduciose continuano a lavorare più a lungo a un compito, si sentono più serene e sono più felici nella vita. Non siamo nati con la convinzione di essere speciali, lo dobbiamo imparare pian piano. L’autostima non deve dipendere dai risultati scolastici, dalle opinioni di altri o dalle cose che possediamo. Se dentro di noi avvertiamo un forte senso di chi siamo, i fallimenti nella vita non saranno scoraggianti, ma saranno visti come opportunità per imparare. Una persona che accetta se stessa, accetterà gli altri più facilmente. E l’opinione degli altri non avrà un’influenza forte sulle sue azioni.
Che altro possiamo fare per sviluppare questa autostima? Come può un genitore aiutare il proprio figlio ad acquisire una base solida, un’opinione positiva di se stesso?
1. Sappiamo che tutti i bambini hanno bisogno di amore, attenzione e contatto fisico. Già dopo i primi sei mesi, i bambini iniziano a muoversi e ad allontanarsi dalla mamma. Per fare questo, il bimbo deve sentirsi sicuro e sapere che qualcuno lo ama, così il legame non si spezza semplicemente perché la distanza fisica diventa più grande. Ci vuole fiducia nelle persone che lo circondano, che dimostrano di volergli bene e che il mondo è un posto sicuro. Questo vale per i maschi e per le femmine. Un maschietto che riceve tante parole dolci e coccole nel primo anno, svilupperà una sicurezza in se stesso basata su una forza
interiore senza avere la necessità di dimostrare la sua forza muscolare, secondo lo psichiatra americano Sebastian Kraemer.
2. Fate sentire a vostro figlio che è unico. Spesso, come genitori, facciamo un confronto tra fratelli, con gli amici, i compagni di classe, ma noi individui vogliamo tutti essere apprezzati e accettati per quello che siamo. Il complimento al marito: “Quanto sei bello amore, non come George Clooney, ma va bene, per oggi” sarà accettato con molto più entusiasmo senza questo paragone. Un bambino che si sente unico matura più velocemente come un capo che come uno che segue gli altri. Impara che non è necessario competere con gli altri, lui stesso può essere l’esempio per tutti.
3. Tutti sappiamo che i complimenti ti fanno volare, ma le critiche ti fanno gattonare. Purtroppo noi genitori notiamo subito se qualcosa non va bene e utilizziamo le critiche per correggere le azioni dei nostri figli. Sarebbe più efficace, invece, fare complimenti per tutte le azioni buone, perché così diventerà un’abitudine.
4. La libertà di avere sogni e desideri aiuterà ad avere un’attitudine positiva. Una ione stimolata può arrivare lontano, anche se non sempre è completamente fattibile. Seguire il cuore (ovviamente entro certi limiti) fa miracoli per l’autostima. Essere un bambino significa prima di tutto giocare, ridere e godersi la vita. La perfezione non è ancora importante. Chi vede la vita come una competizione giudica se stesso sempre rispetto agli altri. Tutta l’azione è importante (per esempio disegnare), non solo il risultato (un bel disegno).
5. La vita cambia, il nostro corpo, i vestiti, la nostra opinione. Per i bambini è importante imparare che i cambiamenti sono parte della vita. La sicurezza esteriore non esiste, un buon esempio è la crisi economica di questo momento. La sicurezza interiore è molto più importante: l’idea che puoi confrontare tutto. Inizia con piccoli i (un buon esempio è provare cibi differenti, anche se solo con un cucchiaio per volta). Possiamo stimolare i bambini a provare nuove
esperienze e sfide nella vita. Così le loro abilità saranno sviluppate sempre di più e i loro orizzonti saranno ingranditi. Durante la loro educazione è necessario trovare un equilibrio tra il mantenere con amore e il lasciar andare con fiducia. Il risultato sarà una persona sicura di sé e con un’autostima forte.
6. Le azioni dei genitori sono spesso il primo specchio sulla vita per il bambino. I comportamenti quotidiani sono copiati dall’inizio. Un buon esempio avrà un buon seguito…
15. Domande frequenti, consigli pratici
Questa guida non è realizzata come un compendio di tutte le ricerche scientifiche fatte negli ultimi 25 anni. I risultati delle varie ricerche sono importanti perché sono ottenuti dagli specialisti nel campo a livello internazionale, ma sono stati ugualmente importanti i contatti con più di 1.500 genitori che abbiamo avuto negli ultimi 2 anni in Italia. Ogni situazione familiare, ogni bambino era differente, seguire il loro calendario personale e sentire le storie prima, durante e dopo hanno aiutato a migliorare l’Allenamento Olandese. Ecco alcuni consigli che potranno essere utili anche a voi:
Mio figlio (9 anni) non può andare a letto presto, perché, per impegni di lavoro, la cena a casa nostra non è servita prima delle 8.30. Vogliamo stare tutti insieme in quel momento e prima che finiamo di pulire, fare la doccia e gli esercizi sono già le 22.30. Come facciamo? Dopo un mese lui si sveglia ancora con difficoltà quando l’allarme suona…
Sicuramente suo figlio, dopo la scuola, sarà a casa con un adulto (non da solo) prima che tutti i familiari ritornino. Una cena anticipata solo per lui può essere un’idea. Mentre mangiate può comunque far parte della compagnia e prima di sparecchiare uno dei genitori lo può accompagnare a letto per fare la preparazione (per fare gli esercizi, per memorizzare il segnale della vescica ci vogliono solo 5 minuti) e così sarebbe fattibile andare a dormire ad un orario anticipato, verso le 9.15.
Mia figlia (6 anni) ha avuto una ricaduta alla fine dell’estate. E adesso?
Perché si è verificata una ricaduta? C’è stato un periodo in cui sua figlia si è
sentita molto stanca con la scuola fino alle 4.00? L’inizio della scuola è stata stressante per lei? Durante l’estate tante persone vanno a letto ad un’ora più tarda, nessun problema se la sveglia la mattina si sposta. Quando la vacanza finisce, sarebbe meglio aggiustare questi orari. Un risveglio la mattina alle 7.00 richiede di andare a letto verso le 20.00-20.30, a questa età. Importante è avere sufficienti ore di riposo ogni notte, 10-11 ore in caso di sua figlia, perché un cervello stanco non riesce a svegliarsi al segnale della vescica piena!
Siamo divorziati… due case, allora due allarmi?
L’allarme si può mettere benissimo in una piccola borsa, ma se avete paura di dimenticarlo ogni volta può essere un’idea averne due, per non rischiare di interrompere l’allenamento. È fondamentale seguire le stesse regole con l’orario la sera, seguire la quantità giusta di liquidi da assumere ogni giorno e fare gli esercizi con vostro figlio ogni sera. L’impegno deve essere uguale in entrambe le case…
Mio figlio (7anni) fa la pipì a letto e mio marito ha sofferto di enuresi per anni. Mia suocera ha detto che il problema si risolve da solo e che comprare un allarme è una spesa inutile e costosa…
Settanta anni fa avere una dentiera era un lusso, cinquanta anni fa poche persone coloravano i capelli grigi ogni due mesi, quaranta anni fa era impossibile immaginare un’operazione con il laser agli occhi per liberarsi degli occhiali… I tempi sono cambiati, ogni giorno si presentano nuove soluzioni per i nostri “disturbi”. Un allarme costerà tra le 70-180 €, meno di un paio di sedute dal parrucchiere per una tinta o una scorta di pannolini per i prossimi 6 mesi. Anche non fare niente ha un costo in questa situazione…
Ho due bambini di 9 e 15 anni che fanno ancora la pipì a letto. Posso usare due
allarmi allo stesso tempo?
Meglio non farlo, perché significa (per lei) svegliarsi due volte di più. Inizi con il bambino più motivato, solitamente quello più grande. Spieghi ad entrambi il perché e che cosa c’è da fare. Se possibile, cambi il suono dell’allarme quando il secondo inizia l’allenamento (per avere un nuovo stimolo da riconoscere), in caso che dividano la stessa stanza.
La mia bambina dorme nella stessa stanza della sorella più grande. Come posso fare?
Ci sono situazioni in cui un genitore dorme per le prime settimane vicino al bambino che usa l’allarme, per facilitare gli eventi durante la notte e aiutare il risveglio. Se la sorella è molto più grande, può essere un’idea coinvolgere lei in questo compito. Se questo coinvolgimento non è gradito (gli impegni scolastici il giorno dopo possono essere una buona ragione!) sarà meglio separarle per un paio di settimane. Gli altri familiari possono anche prepararsi a NON svegliarsi con il suono dell’allarme… si saranno abituati al disturbo dopo pochi giorni!
Mio figlio più piccolo (8 anni) prende in giro la sorella più grande (13) perché bagna ancora il suo letto. Lei non vuole avere un allarme perché si vergogna!
È molto importante parlare con sua figlia prima di iniziare con qualsiasi soluzione. Lei deve capire come funziona e quale sarà il risultato. Sarà difficile risolvere il disturbo senza la sua collaborazione e per questo deve essere informata e motivata. Anche il suo fratellino deve essere coinvolto in questo
processo: responsabilizzare entrambi i due bambini e dare anche a lui un compito durante l’allenamento sicuramente aumenterà la collaborazione (lui può far scattare l’allarme durante l’esercizio di preparazione, per esempio). Il senso di una squadra di famiglia può essere utile non solo per risolvere l’ENMP, ma anche in altre situazioni familiari. Un impegno di tutti, collettivo, è ancora più bello se sarà seguito da una gita familiare alla fine dell’allenamento, per festeggiare!
Dopo un mese non vedo nessun cambiamento. Mio figlio non ha altri problemi: non sono soddisfatta, perché l’allarme non funziona?
Questa situazione francamente non è possibile. L’allarme prima di tutto stabilisce un riflesso nel subconscio per chiudere la vescica. Il riflesso non può essere controllato attivamente, perciò, dopo 3-4 settimane, ci sarà per forza un risultato. La macchia della pipì diventa più piccola e il numero di minzioni diminuisce. Fare gli esercizi prima di andare a dormire accorcia i tempi per consolidare questo riflesso. Anche seguire le regole di bere durante la giornata e svuotare due volte la vescica prima di andare a letto, è indispensabile per arrivare a un buon risultato.
All’inizio mia figlia reagiva bene, continuiamo sempre a fare gli esercizi, ma dopo due mesi ha ancora molta difficoltà a reagire con l’allarme, non lo sente, dobbiamo sempre aiutarla noi.
Sua figlia ha bisogno di riposarsi di più, lei è “troppo stanca” per svegliarsi. Andare a letto 40-60 minuti prima sarebbe meglio se non volete perdere i risultati raggiunti fino ad ora!
Mi sposo fra cinque mesi, nessuno conosce il mio segreto, solo mia madre. Posso risolverlo prima che vada a vivere con il mio fidanzato?
Ogni persona ha i suoi tempi. Dipende dalla motivazione a seguire le regole dell’allenamento, ma anche da quante volte durante la notte si fa la pipì. In generale, un periodo da tre a quattro mesi è sufficiente, ma iniziare l’allenamento in una situazione di tensione non aiuta. Una buona preparazione e l’aiuto di un familiare sono indispensabili.
Mia figlia (15 anni) ha già il ciclo, come possiamo usare un allarme durante questi giorni?
L’uso di un assorbente non impedisce di utilizzare l’allarme, ci vuole solo un minuto o due in più, prima che suoni. La quantità di urina normalmente è superiore alla quantità che può essere sostenuta dall’assorbente e l’allarme suonerà quando l’urina esce fuori. Mettete il sensore alla fine dell’assorbente, sotto l’ombelico se dorme con la pancia in giù. Se dorme in posizione supina potete posizionare i sensori alla fine della schiena o in caso di una posizione sul fianco posizionate il sensore dalla parte esterna delle mutande. È noto che capita di fare la pipì durante la notte più spesso durante i primi giorni del ciclo. Questo può essere causato dal fatto che il corpo nei giorni precedenti trattiene più liquidi. La produzione di urine aumenta subito dopo, per arrivare ai livelli normali. I giorni pre-mestruali vedono anche una riduzione della produzione di serotonina, questo può provocare un aumento dello stress psicologico e può anche cambiare il sonno.
16. Risorse
Ricerche scientifiche usate per questa guida
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Articoli vari:
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17. Esempio di un calendario per vedere gli sviluppi durante l’allenamento
18. Ringraziamenti
Quando mio figlio, all’età di 5 anni, rifiutava il pannolino di notte (nello stesso periodo sua sorella più piccola non lo usava più), ho realizzato che era ora di impegnarmi sul serio. Svegliandolo due volte a notte per portarlo al bagno, dandogli da bere di meno la sera, seguendo i consigli di altre mamme per 6 mesi… senza risultato. La pediatra mi diceva di aspettare e che, se la situazione non si fosse risolta, gli avrebbe potuto prescrivere delle medicine. Medicine? Ma non aveva problemi quando era sveglio, anzi di giorno era asciutto dall’età di 3 anni!
In un libro scritto da un pediatra australiano ho trovato questa risposta: “Nel caso in cui il suo bambino bagni il letto regolarmente dopo l’età di 6 anni posso consigliarle di usare un allarme notturno. Non ho capito perché, ma è l’unica cosa che funziona veramente…”. Incuriosita, ho provato ad ottenere più informazioni in farmacia, sul web, ma in Italia c’era poco. Mi sono messa in contatto con una ditta olandese che lavora da più di 50 anni in questo campo e dopo 2 mesi il problema sembrava risolto. Dopo un contatto telefonico la signora m’informava che “rimanere asciutti tutta la notte o svegliarsi con l’aiuto di un genitore non era abbastanza”. Abbiamo seguito l’allenamento suggeritoci e dopo 3 mesi avevamo un figlio molto contento… e le nostre notti erano finalmente serene. Così è nata l’idea di realizzare un sito per diffondere questo metodo molto efficace, senza effetti collaterali, salvaguardando la natura, ma soprattutto aiutando bambini e genitori.
Leggendo le varie ricerche scientifiche internazionali, ho provato subito molto interesse per l’argomento. Il Dr. Kip, direttore di Urifoon e la coordinatrice Zwaan Mulder del centro incontinenza Meppel in Olanda sono stati indispensabili per capire l’allenamento. Anche il contributo della psicologa Maaike van Ingen ha completato questo progetto e senza la mia più cara amica Ilaria la nostra avventura sarebbe durata poco: grazie per la tua pazienza! Anche il contatto con il Prof. M. Zaffanello (nefrologo) è stato importante per la
redazione di questa guida, mi auguro che il suo libro sull’argomento abbia molto successo.
Le storie dei genitori, bambini e adulti che hanno scelto la nostra soluzione sono stati di grande aiuto. Seguendo i consigli la grande maggioranza ha risolto il problema. Le loro esperienze personali, domande e suggerimenti sono stati il motivo principale per scrivere questa guida. Ci auguriamo che le informazioni possano aiutare altri bambini ad avere un letto asciutto e ad aumentare la fiducia in se stessi.
Poggio Catino, Ottobre 2012