Stefanelli Rosario
Gli invisibili, un presepe di anonimi
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Indice dei contenuti
Gli invisibili, parte 1 Gli invisibili, parte 2
Gli invisibili, parte 1
CAP.1 IL PRESEPE Alla Borsa di Milano gli intermediari sono frenetici. Gli operatori osservano grafici e dati, in attesa dell’apertura borsistica. In un quartiere di Napoli si dorme alle prime luci dell’alba. Tutto appare sereno. C’è un uomo sulla fermata dell’autobus. Ha un’uniforme. E’ un autista della ditta di trasporti della città. Sbuffa continuamente. Ha l’aria di chi già torna dal lavoro. In Afghanistan gli alpini marciano e pattugliano zone calde, attenti che qualche talebano possa sorprenderli. Nel quartiere il panettiere inizia a lavorare con buona lena. I colpi del suo impasto squarciano il silenzio che inonda le viuzze della città. Nella casa del Grande fratello ormai è l’alba. C’è ancora qualcuno che balla tra corpi dormienti buttati qua e là, con spumante e sigaretta tra le mani. In un gabbiotto di un parcheggio delle corriere quattro donne sbraitano con virulenza. Fanno le prove generali prima del gran debutto. Sulle scale mobili della metropolitana di Roma migliaia di gente si inabissa nell’inferno quotidiano. Le sedie del bar del “messicano” sono ancora vuote. C’è solo una persona con due cani che gli ronzano intorno CAP.2 LA STANZA Enzo è alla scrivania. Alza lo schermo del portatile, toglie il telo protettivo, e accende il Pc. Inserisce lo spinotto per caricarlo, avvia il router e lo collega al computer. Mentre attende che il pc si avvii, fissa la parete. Poi inizia a controllare le email ENZO: vediamo se qualcuno ha risposto su gmail. Niente. Vediamo su yahoo. ( Controlla ancora) niente. Virgilio. Niente. Libero. Niente. Msn. Niente. Niente. Niente. Manco il cazzo. L’unica consolazione è che con internet non devi possedere 10 case per avere altrettanti indirizzi postali. Vorrei essere tanto contento per chi si arricchisce con tutto questo. Ma con impegno e costanza non ci riesco. Tutta colpa dell’ignoranza Poi in modo compulsivo comincia a dare invio. Le dita sulla tastiera sono veloci
ed energiche. Si sente soltanto il rumore dei tasti ENZO: CV, CV, CV. E anche a voi il bignami della vita di questo stronzo. Cv, cv, cv e anche a voi il vomito di trent’anni. Morirete soffocati ancor prima di annegare. Cv cv cv. A voi le bugie, la fuffa, la truffa. Che pena pensare che nemmeno un lestofante riesce a sbarcare il lunario. Cv cv cv ( si blocca) Basta per stamattina. Vediamo altro. Che dice all’alba il caro titoletto in borsa ( con entusiasmo) Ora i movimenti si fanno più lenti. Lo sguardo è meno aggressivo, si fa assente. Guarda lo schermo, e sembra fissare il vuoto. C’è silenzio. Si fa cupo ENZO: Che titolo di merda! Compri e vanno giù. Vendi allo scoperto e vanno su. Entri quando sono basse scommettendo sull’affare, e arrivano fino alle fogne. Fai short selling quando sono all’apice, ed eruttano come vulcani. In borsa guadagnano gli schizofrenici. Meglio vedere il profilo su facebook. Quanti commenti sulla notizia di nuove morti di migranti in mare. Che aggressività, che volgarità! Ma come si fa? Si dovrebbe essere più educati e invece. Che vigliaccheria. Vorrei vederli uomo ad uomo, diventerebbero pecore. Internet è’ una forma di comunicazione troppo vigliacca per mostrarsi aggressivi. Si rischia di diventare ridicoli. Meglio chiudere Enzo stacca tutte le spine. Lo fa in modo frenetico ma preciso. Prima il router e poi lo spinotto di carica. Spegne il computer, lo riveste col telo e abbassa lo schermo. Torna a fissare la parete ENZO: laurea, già tre anni. Non ti sei rotta i coglioni di startene inchiodata al muro? Gesù ci ha messo molto meno per staccarsi e risorgere. Capisco che non sei l’Unto del Signore, ma tre anni dovrebbero bastare. Stamattina sai che faccio? Vado in cartolibreria e compro l’adesivo ‘do not disturb’. Come le coppiette in luna di miele. Ridi? Sei contenta? Il problema è che sei nata al sole. Che bisogno c’è di andarsene in giro Il santuario viene invaso dalla madre che spalanca la porta in modo prepotente, espugnando quel fortino fatto di penombra, silenzio e alienazione. La donna alza le persiane e sbarra l’ingresso al sole. Enzo si nasconde coprendosi gli occhi. A fatica continua a guardare il pezzo di carta MADRE: come è andata ieri?
Enzo distoglie gli occhi dalla parete e si costringe a guardare la faccia piena di rughe ma presente della madre ENZO: Bene La madre resta in silenzio e continua le sue faccende. Sistema il letto, toglie le carte dal tavolino, a lo straccio sui vetri, senza badare al figlio. Enzo la tiene sotto controllo, aspettando una reazione. Il silenzio viene riempito dai rumori della praticità: lo strofinio sui vetri, le carte appallottolate che si ribellano alla compressione, gli affanni di coperte e cuscini che lottano dentro gli armadi alla conquista di un centimetro di spazio ENZO: E’ difficile che mi assumano. C’erano 30 persone per un solo posto MADRE: Situazione ideale ( sorriso dolce e protettivo). La colazione è pronta, ci sono anche le brioches all’albicocca La madre esce dalla stanza ENZO: ( abbassa lo sguardo) ok arrivo CAP.3 LA BIGOTTA Enzo entra in cucina. Poi si affaccia alla finestra ENZO: buongiorno paese di merda Si siede e inizia a mangiare le brioches all’albicocca. Con lo sguardo inebetito guarda l’orologio ENZO: appena le 9 Enzo continua a desinare, quando sente bussare con veemenza alla finestra LA BIGOTTA: Signora, Signora Enzo cerca di nascondersi da quella invadenza ENZO: ecco la programmazione di radio Maria LA BIGOTTA: Signora, Signora
Arriva la madre di Enzo che getta uno sguardo fugace sul figlio MADRE: Giuseppina che succede? LA BIGOTTA: stasera c’è un convegno in parrocchia sull’importanza dell’utilizzo del velo in chiesa. Se è anacronistico oppure no ENZO: Tu sei anacronistica ( la madre per un attimo volge lo sguardo verso Enzo) LA BIGOTTA: Io ci vado perché sono una delle ultime che lo usa. Poi ci diranno se andremo a Lourdes ai primi di settembre o ai primi di ottobre. In molti dicono che è meglio andarci quando c’è poca gente. Però io ho pensato…. ENZO: Non dovresti pensare LA BIGOTTA: che se c’è poca gente, ci saranno anche pochi malati. E Lourdes non è più Lourdes, senza quelli che aspettano il miracolo. No signora? ENZO: Tu dovresti andarci ogni giorno MADRE: certo Giuseppina Enzo è sempre più sofferente di sentire la bigotta LA BIGOTTA: Non vorrei rivivere l’esperienza di Santiago. C’era pochissima gente. Non sembrava neanche una città di pellegrini. Ricordo un uomo col bastone. Pensavo che venisse a piedi da Roncisvalle MADRE: e invece? BIGOTTA: direttamente da Lourdes con l’aereo. Nella cittadina se lo zoppo non aveva avuto il miracolo. Sperava in Santiago ENZO: Doveva spaccartelo in testa il bastone. Avrebbe capito che la gioia può arrivare anche in altre modi MADRE: va bene Giuseppina. Ora devo andare
BIGOTTA: non dimenticarti di stasera. C’è la candelora Enzo sempre più nervoso, mangia le brioches con maggiore foga MADRE: d’accordo Giuseppina a stasera BIGOTTA: se poi quelle vogliono andare al bar, lasciamole fare. Oggi è un giorno troppo importante Enzo ormai è allo stremo. Con le mani prende la marmellata e se la infila in bocca ENZO: io così farei con questa La madre lo guarda e chiude la finestra in faccia alla bigotta MADRE: ciao Giuseppina ENZO: ( Enzo ha tutta la bocca sporca di marmellata) io non capisco come fai MADRE: fare che? ENZO: ad essere così beatamente ipocrita. Sono sicuro che anche a te spacca le palle. E nonostante tu sia in aria di santità, dinanzi a cotanta rottura credo che anche la fede inizi a vacillare MADRE: tu pensi? ( Enzo annuisce) Oh Dio, magari quella capisce ENZO: tranquilla!Gli occhi della disperata sono troppo orbi per capire che non te ne frega niente MADRE: a me interessano le funzioni religiose ENZO: spero non come lei, che sembra vada al manicomio. Tutte le volte che apre bocca dà l’idea che vada in chiesa per curarsi il cervello MADRE: almeno lei è allegra ENZO: che vuoi dire? MADRE: che non si lamenta
ENZO: quindi per te sorbirsi le chiacchiere inutili di quella bigotta è di gran lunga più interessante delle mie considerazioni da economista sulla crisi attuale? MADRE: onestamente si ( se ne va) Enzo si infila una brioche intera in bocca CAP. 4 LE SIGARETTE Enzo è in procinto di uscire. Ha un malloppo di carte MADRE: Che hai tra le mani? ENZO: La mia biografia in serie MADRE: hai inserito i fidanzamenti ati? ENZO:Mamma ancora con questa storia. Sono curriculum non volantini della via Crucis MADRE: Secondo me dovresti. Soprattutto l’ultimo. E’ stata una vera prova di sopravvivenza. Qualsiasi datore di lavoro potrebbe trovarci un valore aggiunto ENZO: E quale? MADRE: resistere resistere resistere ENZO: Resistere? E a cosa? MADRE: ad un lavoro di merda ENZO: a stasera MADRE: non dimenticarti, mi raccomando ENZO: si si te le porto le sigarette. ( Entra in auto) Cazzo se questa evitasse di fumare, potrei risparmiare 8 euro al giorno che farebbero 240 in un mese e 2900 in un anno. Le cicche sarebbero un ottimo ammortizzatore sociale! Enzo comincia a fare i soliti giri per il paese. Vede Anselmo che in bici disegna
dei cerchi ENZO: Anselmo, che tipo. Ormai ha il cervello fuso. ( Guarda in alto). Questa mattina il cielo ha il colore della terra. Mi sembra di soffocare Anselmo si ferma con la bici ed inizia a fissare l’azienda tessile in cui lavorava, ormai ridotta all’abbandono ENZO: poveraccio! E’ talmente assorto che non si accorge che Enzo gli a vicino con la macchina. Sull’altro lato del marciapiede c’è Sampei ENZO: Cazzo è già per strada Sampei Sampei è un ragazzo sulla ventina. Ha pochi capelli ma tutti appuntiti col gel. Và avanti e indietro ripetutamente. Compie dei cambi di direzione improvvisi. Vicino al gabbiotto della stazione dell’autobus, Enzo adocchia Gioacchino con il suo cagnolino. Poi ricompare Sampei da dietro un albero ENZO: questo imbecille lo peschi dovunque. Sembra avere il dono dell’ubiquità. Ti giri e te lo trovi davanti Nel gabbiotto ci sono quattro donne in divisa che discutono animatamente. Una di queste, riccioluta e grassa, sbatte la mano contro il vetro come volesse ribellarsi ad un’ingiustizia. Intanto Gioacchino si avvicina all’auto. E’ un uomo di mezza età. Porta occhiali fumè e una spilla a forma di racchetta sulla giacca blu. E’ sempre con la sigaretta in bocca GIOACCHINO: buongiorno ENZO: freddo? ( Gioacchino annuisce) Sali? GIOACCHINO: parcheggia ENZO: dove? GIOACCHINO: c’è un posto vicino ai cassonetti, così sai a chi consegnare i curriculum. Ahahah. Mettila lì!
ENZO: e se qualcuno mi parcheggia di fianco? Come faccio ad entrarci GIOACCHINO: puoi sempre entrare dal portabagagli. Ahahah. Mettila lì! Le donne del gabbiotto sbraitano, indifferenti agli occhi dei anti ENZO: ma fanno sempre così? GIOACCHINO: ( il cagnolino fa le feste a Gioacchino) sei proprio una puttana ( ride). Scusami dicevi? ENZO: quelle donne! Tu ce le hai sotto casa. Come fai? GIOACCHINO: eh. Sin dall’alba la loro vita è una merda. Per fortuna che esiste un tramonto, una sera e il sonno. Altrimenti le dovrei abbattere ENZO: e tua moglie? Non è una tipa che sta zitta GIOACCHINO: per nulla. Basta una cosa fuori posto che le saltano i nervi ENZO: per questo stai sempre fuori GIOACCHINO: bravo ragazzo. Cominci ad imparare ENZO: dovresti risponderle a tono GIOACCHINO: Inutile. Anzi, quando si dimentica di redarguirmi, le rammento di farlo con più continuità, se no mi disabituo e patisco di più. Il terrore prima o poi si svela. Per cui meglio abituarsi. Ti aspetto al bar Gioacchino si allontana col suo piccolo animaletto. Enzo trova un posto vicino ai bidoni ed esce dall’auto, lasciando il malloppo di curriculum sul sedile. Poi rientra. ENZO: Meglio chiudere il finestrino, altrimenti questi pezzi di carta sentono il richiamo del loro habitat naturale CAP. 5 DAL MESSICANO Enzo si siede con Gioacchino al tavolino del bar del messicano. Il messicano non è il nome del bar ma è il soprannome che tutti danno al barista
ENZO: vado ad ordinare. Caffè e cornetto? Gioacchino alza il braccio, mentre è intento a guardare il cellulare. Enzo si avvicina al bancone, dietro al quale giganteggia il messicano. Questi ha una stazza grossa e uno sguardo bonario. E’ sempre sorridente. Un tizio, soprannominato “caramello”, chè ha sempre le mani appiccicate, è vicino al bancone CARAMELLO: Come fai ad essere contento in questo cesso per 14 ore consecutive? Il messicano, come se non avesse sentito, continua a servire con le sue formule rituali MESSICANO: caffè? tazza o vetro? Ci sono sei persone che consumano al banco. Sembrano immobili. Fanno tutto con molta tranquillità. C’è un tizio detto “sgabello” con un cornetto tra le mani e un cappuccino che aspetta di essere bevuto. Legge un giornale. Sbadiglia. E’ mezzo addormentato. Guarda l’orologio SGABELLO: Ancora le dieci “Sgabello” dà un morso al cornetto. Poi se lo guarda. Lo allontana da sé, per vedere quanto ne manca. Il messicano sembra non stancarsi. Continua a ripetere le sue formule MESSICANO: frizzante o liscia? Tazza o vetro? La clientela è ancora ferma. Il messicano continua a servire e a pulire con estrema disinvoltura, senza stress, con energia e sorriso. Poi si accorge di Enzo MESSICANO: hai finito? Spostati. Tazza o vetro? ENZO: vassoio MESSICANO: ( alla aiutante) prepara il solito ad Enzo! Lavoro? ( Enzo fa la solita faccia) oggi è proprio dura. Mio fratello Anselmo da quando lo ha perso cazzeggia tutto il giorno
ENZO: L’ho visto un attimo fa MESSICANO: Non me ne parlare ENZO: toglimi una curiosità MESSICANO: solo una su mio fratello? ENZO: perché fa i cerchi con la bici MESSICANO: è un modo per dire al mondo che la sua vita è uguale. E poi in casa non c’è abbastanza spazio ENZO: Mi dispiace che stia così MESSICANO: a me piace pensare che Anselmo faccia quei giri, perché spera che d’improvviso si ritrovi altrove, magari sulla gran via di Madrid, o sul Golden Gate di San Francisco, o sulla Pariska di Praga ENZO: sei una persona di speranza MESSICANO: vorrei che lo fosse mio fratello. Ma credo che si stia convincendo che ciò che cerchia ogni giorno sia la sua lapide Entra un altro tizio e il messicano riprende il suo sorriso incredibilmente beffardo MESSICANO: Tazza o vetro? Enzo con due tazze di caffè e due cornetti si avvicina al tavolino dove lo aspetta Gioacchino. Gioacchino ha già posizionato tre telefonini sul tavolo ENZO: ma che te ne fai di tutti questi telefonini? GIOACCHINO: Il primo è per rispondere a familiari ed amici stretti; il secondo a quelli che devono ricambiare un favore ENZO: e il terzo? GIOCCHINO: questo è riservato a gente a cui, per nessun motivo, devo rispondere
ENZO: non fai prima a sbarazzarti dei loro numeri GIOACCHINO: è fondamentale avere tutto sotto controllo. Devo sapere se mi stanno chiamando ancora oppure no Gioacchino prende un giornale, lo sfoglia e mostra un articolo ENZO: ( leggendo) ‘il governo della repubblica ha deciso di togliere le pensioni di invalidità a chi non abbia alcun tipo di infermità sia fisica che mentale’ GIOACCHINO: capisci che significa. ( Enzo è distratto a guardare un negretto sotto i porticati). Capisci? ENZO: certo GIOACCHINO: tua madre non potrà più percepire la pensione. Sarà un brutto colpo ENZO: ci adegueremo. Sarà la volta buona che smette di fumare GIOACCHINO: Vai ancora all’aeroporto? ENZO: Qualche volta GIOACCHINO: Ma che ci vai a fare? ENZO: Mi piace vedere quelli che partono. Mi fa immaginare GIOACCHINO: perché non lo fai? ENZO: Cosa? GIOACCHINO: Prendere un aereo a cazzo e andare. Io l’ho fatto da giovane ENZO: Tu? GIOACCHINO: Certo. Non immaginavi? Sono arrivato fino in Spagna. La notte contavo le peseta e non ci capivo nulla
ENZO: e dove sei finito? GIOACCHINO: A Madrid. E’ lì che ho conosciuto mia moglie Ana. ( Enzo lo guarda incredulo) Intanto arriva Anselmo in bici. Enzo lo saluta, mentre Gioacchino agita la mano. Si avvicina al bancone del bar GIOACCHINO: eccone un altro! Giunge Feliciano. Gioacchino si copre il volto per non farsi vedere. Feliciano si piazza accanto al tabaccaio sotto ai porticati. Quando è ormai ato, Gioacchino si scopre il volto e fa un sorriso beffardo GIOACCHINO: Lo vedi quello? ENZO: chi Feliciano? GIOACCHINO: ( tossisce) si ( annuendo con la testa) ENZO: era il tuo autista una volta? GIOACCHINO: una volta( tossisce ancora). Davanti avevo una scelta, o l’autista o le sigarette. Meglio una salutare camminata, visto che già ci sono le sigarette che ti inguaiano Intanto prende un po’ di cornetto, lo infila nel cappuccino e lo dà al cane. Continua a tossire ENZO: avresti dovuto tenere l’autista e fumare di meno GIOACCHINO: non tossisco per questo. Oggi devo fare un servizio. Anzi ho bisogno di te. Poi ti spiego. Fammi un favore. Và tu a comprarmi le sigarette. Non voglio incontrarlo Feliciano è sotto i porticati. E’ un tipo alto, spalle grosse, un bifolco. Ha un cappello di lana, che gli copre la fronte e sfiora gli occhi. Indossa un giaccone verde e un borsello blu. Prima che Enzo entri in tabaccheria, Feliciano gli lancia uno sguardo. Enzo lo saluta appena, alzando il braccio e infilandosi nel negozio. All’esterno oltre a Feliciano, c’è Omàr, che chiede l’elemosina. I due si
guardano in cagnesco. Quando Enzo esce, Feliciano è sulla destra e Omàr sulla sinistra OMAR: per favore amico, fratello, una moneta soltanto Dopo aver alzato la mano, Enzo si accorge che Feliciano lo sta fissando ENZO: Stai nero! Feliciano si gira dall’altro lato OMAR: non dirgli nero fratello ENZO: perché? OMAR: si convince definitivamente di prendere il mio posto. E’ da un mese che sta lì a fissarmi ENZO: Sei giovane. Perché non ti trovi un lavoro? OMAR: anche tu sei giovane, fratello. Perché non ti trovi un lavoro? ENZO: Lo sto cercando, lo sto cercando OMAR: Bravo. Cerca. Non perdere la speranza ENZO: E tu non hai speranza? OMAR: L’ho persa ENZO: L’hai persa? OMAR: è affondata col barcone, insieme a mia moglie e alla mia bambina Feliciano volge di nuovo il capo verso Enzo e pian piano si avvicina. Enzo guarda quella lentezza con ribrezzo. Fa uno scatto e va via FELICIANO: che fai scappi? Tu sei come me. Tutti siete come me. Siamo parte di uno stesso ingranaggio. Vi credete migliori. Ma non siete, non siamo un cazzo. E’ un ribellarsi vano il tuo. Siamo marionette nelle mani di pochi. Questa vita non può essere una merda solo per me. Questa vita…
l’unica consolazione è che dura una manciata d’anni. E’ ironico. Fa sbellicare dalle risate. Se durasse tre secoli, lo sarebbe di meno. Sarebbero tutti più seri, ci sarebbe molto più da perdere. La gente sarebbe più cattiva. Per fortuna non è così. Scappa scappa coglione Enzo si allontana in tutta fretta. Porge le sigarette a Gioacchino e lo saluta GIOACCHINO: grazie. E il lavoro? ENZO: niente GIOACCHINO: te ne devi andare da qui. E’ terra bruciata ENZO: sto pensando di andare al nord GIOACCHINO: e fai bene. Fai bene ENZO: non ho altra scelta GIOACCHINO: fai bene ti ho detto. Magari trovi una ragazza in gamba e……..in gamba. Ti ha detto qualcosa? ENZO: chi? GIOACCHINO: quello ENZO: Nulla GIOACCHINO: non ti ha detto che sta facendo ENZO: ma perché vuoi saperlo? GIOACCHINO: mi sento un pò in colpa. Magari quando faceva l’autista, si sentiva utile ENZO: nobile da parte tua che ti preoccupi GIOACCHINO: non ha nessuno ENZO: chissà di chi è figlio? Ho sentito che la madre…
GIOACCHINO: …va bene, dopo ria ENZO: ok GIOACCHINO: ma vieni, mi raccomando. Tu hai studiato, hai la parola, la penna. Io invece no. Voi culturalmente siete ( alza la mano). Però la vera cultura né tu né i tuoi amici ce l’avete. In strada la si impara. Voi dovete sottostare alla legge della strada. Che credi! Io ho imparato a contare vendendo le pentole sul marciapiede. Ho imparato a parlare, portando le valige ai turisti. La strada deve essere la vostra scuola. Solo così diventate uomini ENZO: si si( ridendo) a dopo Enzo prende la macchina e fa un paio di giri. Ritrova Sampei, il ragazzo con pochi capelli appuntiti. Si ferma, abbassa il finestrino e lo saluta ENZO: Ma quanto cammini? SAMPEI: mi sto allenando ENZO: per fare che? SAMPEI: devo andare a Roma dal Santo Padre ENZO: a piedi? SAMPEI: in pellegrinaggio fino a San Pietro in segno di ringraziamento. E’ successo un miracolo ENZO: Un miracolo? SAMPEI: due settimane fa ho mandato una lettera al papa e lui mi ha risposto. Mi ha anche telefonato. Nella busta ci ho infilato il numero di telefono ENZO: devo parlare con Anselmo SAMPEI: Anselmo? ENZO: sai come è Anselmo. Magari ti ha fatto uno scherzo. Lui fa le voci
SAMPEI: Io sono sicuro che era il Papa ENZO: ma sai quanti milioni gli scrivono SAMPEI: lo so ENZO: e perché dovrebbe scrivere a te? SAMPEI: magari l’ho commosso ENZO: commosso? Ma cosa gli hai scritto SAMPEI: che sono disperato, non ho lavoro, non ho una fidanzata, che i miei genitori e il mio cane sono morti ENZO: ma non è vero che i tuoi sono morti. E poi tu non hai mai avuto un cane SAMPEI: lo so. Ma sai come è. Dovevo esagerare Sampei lo saluta e va via ENZO: ma guarda sto stronzo, è proprio convinto. Devo parlare con Anselmo CAP. 6 LA PANCHINA Un po’ più avanti Enzo trova Geronimo, l’amico edicolante, all’interno del gabbiotto. Enzo si sporge dal finestrino ENZO: trovo un parcheggio e vengo GERONIMO: ok ENZO: faccio prima un servizio alle poste Enzo vede Sampei con un gatto in mano che suona ad un citofono. Enzo nota che Sampei porge il muso del gatto vicino al citofono. SAMPEI parla, sono cinesi. Dici miao. Capiscono più te che me. mi servono soldi cazzo, devo vendere quella fottuta casa di mamma, questi comprano
tutto. Vuoi parlare cazzo Enzo, più avanti, vede Anselmo e Felicia seduti su una panchina. Sono fidanzati e disoccupati. Felicia a differenza del compagno si arrangia, facendo le pulizie agli anziani. I loro sguardi sono opposti. Tra i due inizialmente è il silenzio ANSELMO: bello vero? FELICIA: cosa? ANSELMO: Il panorama FELICIA: che ha di bello lo scheletro di una fabbrica all’interno di una cornice bianca? Fa schifo questa nebbia. Ancora di più che siamo al sud ANSELMO: Almeno non è smog FELICIA: Trovi sempre il lato positivo ANSELMO: A Pechino vivono perennemente in una coltre di smog. Noi per tutto questo rinunciamo al pil. Godo di questa bella visione. Mi fa sentire bene FELICIA: ma di cosa stai parlando? ANSELMO: dello stato di disoccupazione. E’ una grazia FELICIA: Sei tra i pochi che non la considera una disgrazia ANSELMO: sono fortunato FELICIA: di stare senza lavoro? Di non poter fare progetti? Lo so che per te ormai è tutto inutile. Ma non per me. E’ ancora troppo presto. C’è ancora qualcosa per cui vale la pena vivere ANSELMO: si. E cosa? FELICIA: Non so. Vedere un figlio crescere ANSELMO: banalità, ovvietà FELICIA: senza l’ovvio il mondo sarebbe già deflagrato
ANSELMO: e cos’altro tiene in piedi questo cazzo di mondo, sentiamo FELICIA: guardare un genitore invecchiare, contemplare un Caravaggio, immergersi in un tramonto di fine estate ANSELMO: patetico. Basta…facciamolo deflagrare questo globo terraqueo. Tanto che cazzo cambia FELICIA: oppure vedere uno stronzo che ha delocalizzato l’attività marcire in galera ANSELMO: ecco questo mi piace di più di vedere crescere un figlio. Sai quanto costa un figlio. Ho letto che fino al diciottesimo anno costa 200.000 euro FELICIA: Addirittura! Forse sarà il caso di prestare la vagina a mia sorella che non può averne . Sarebbe un modo per vedere crescere un figlio a costo zero ANSELMO: E tu faresti questo così FELICIA: così come ANSELMO: con tanta leggerezza? FELICIA: lo farei per mio figlio ANSELMO: Spero che le chiederai dei soldi FELICIA: Non potrei. E’ mia sorella diamine. Fosse una estranea, si ANSELMO: Lo potresti fare per lavoro. Metti al servizio il tuo utero. Outsorcing FELICIA: Sei pazzo. Non mi metto a sfornare figli come pizze. E poi sono sicura che la camorra verrebbe a chiedere il pizzo sulle gravidanze ANSELMO: Su questo non posso darti torto. Meglio non fare niente e godersi questo stato di grazia FELICIA: Ma non chiamarla così. E poi troppo tempo insieme ANSELMO: e non sei contenta? Col lavoro non avevamo mai tempo per parlare.
Ora recuperiamo FELICIA: io non vedo grandi recuperi ANSELMO: e ti preoccupi? FELICIA: certo. Un conto è parlare poco se non ci si vede, un altro è parlare poco se siamo vicini. Mi sento a disagio ANSELMO: ci abitueremo FELICIA: all’indifferenza? ANSELMO: a non sentire più il disagio. Sarà bello unire le nostre anime. Nessuna parola può riuscirci, come invece può il silenzio FELICIA: non lo so, io mi sto già annoiando ANSELMO: sarà bello credimi FELICIA: annoiarsi? ANSELMO: ascoltare la voce della natura FELICIA: ( lo guarda come se accanto avesse un idiota) io vado. Mi aspetta la voce delle vecchiette ANSELMO: mangia prima FELICIA: E chi le pulisce quelle rugheinculo Anselmo caccia uno sfilatino FELICIA: ( guarda affamata il pezzo di pane) si fottano quelle vecchiotte, tanto chi vuoi che ci vada a fare quel lavoro di merda. amene un pezzo ANSELMO: sei fortunata FELICIA: a pulire il culo ANSELMO: certo, pulire il culo ai malati è un’ascesi mistica verso Dio
Anselmo, non avendo il coltello avvolge il prosciutto intorno allo sfilatino anziché metterlo nel mezzo. I due fissano nel più totale silenzio due giapponesi che scattano foto ad un cumulo di spazzatura. Si avvicina una coppia di sposi. La sposa si lancia sui sacchi dell’immondizia. Il fotografo e gli invitati scattano fotografie ANSELMO: Verranno belle quelle foto in bianco e nero Gli invitati applaudono la coppia sul cumulo. La sposa si rialza, entra in auto e si accende un cannone. La faccia è stressata e dannata. Dopo aver guardato Anselmo e Felicia alza il finestrino ANSELMO: se un giorno ti chiederò di sposarmi, ordina subito una bara. Celebreremo insieme le due funzioni CAP. 7 SPEDISCILE, SPEDISCILE Enzo si reca all’ufficio postale. Una delle prime azioni mattutine è quella di spedire un po’ di curriculum. Enzo prende il numero e si accomoda. Vicino c’è un bambino irrequieto, che aspetta la madre, e una giovane ragazza, denominata “camomilla”, innervosita dalle moine del piccolo BAMBINO: mamma guarda MAMMA DEL BAMBINO: stai fermo che tra poco ho finito BAMBINO: mamma guarda come va in alto ( lancia un soldatino) MAMMA DEL BAMBINO: Fermati che disturbi la gente ENZO: Stronzetto ascolta la madre. Signora non disturba affatto Il piccolo rilancia il soldatino. Enzo è imperturbabile. Camomilla sbuffa. Tutte le volte che il giocattolino tocca il pavimento, il bimbo fa mille moine ENZO: Anche a me verrebbe da innervosirmi, ma non succede CAMOMILLA: e come fai? ENZO: guardo te
CAMOMILLA: Se avessi davanti una come me, mi incazzerei ancora di più ENZO: invece vedendo che c’è qualcuno che soffre di più, sto meno peggio. Un consiglio? Trovati uno più incazzato di te Camomilla si alza e si siede altrove. Enzo comincia a soffrire il piccolo ENZO: coglione, perché gli hai svelato il segreto Enzo si alza. E’ il suo turno. Si avvicina allo sportello ENZO: per fortuna ANNA: il solito? ENZO: si ANNA: scovata qualche altra azienda a cui mandare il curriculum? ENZO: ormai sono rimaste in poche ANNA: te le sei fatte tutte ENZO: peccato siano sterili ANNA: Cosa? ENZO: Niente. Di sicuro miofratello ne pescherà ancora in autostrada. Appena ne vede una, segna sul taccuino ANNA: ti vuole bene tuo fratello ENZO: penso ne voglia di più a mia madre. Ci tiene che me ne vada di casa e non rompa più le scatole alla vecchia ANNA: la settimana scorsa non sei venuto ENZO: ero raffreddato ANNA: Mi sono preoccupata. Ormai mi sono abituata alla tua presenza
ENZO: anche io mi sono abituato. Mi dispiacerebbe se qualche azienda mi assumesse e interrompesse questa amabile consuetudine ANNA: Che matto! Oggi sono tre ( si riferisce alle raccomandate) ENZO: Oggi sono particolarmente ottimista ANNA: ottimista? ENZO: accade quando porto tre buste. Se ne ho due sono disilluso, una se sono incazzato col sistema ANNA: e se capita che non ne hai ENZO: Non capita. Perché poi non ci sarebbe motivo per venire qui ANNA: mi stai corteggiando? ENZO: Ih ih ih ( si fa serio). Venire qui mi ricorda che sono vivo e vegeto. Questo, in verità, non mi dà nessuna gioia particolare. Mi ricorda però che da un momento all’altro potrei essere incoronato da un ponte qualunque, oppure vedere affidato questo inutile corpo a qualche ricco frocio che saprebbe di sicuro valorizzarlo oppure vedere costituirmi direttamente in obitorio Enzo si volta e vede Ferdinando. Egli ha la sua età. E’ iscritto all’università da 13 anni e deve ancora laurearsi. Frequenta la facoltà di veterinaria, corso di laurea in benessere del gatto. Si salutano freddamente ENZO: come vanno le cose? FERDINANDO: bene. In parrocchia sto organizzando nove ritiri all’anno per tre diverse categorie: giovani giovanissimi e coppie. Forse organizziamo un campo missionario in Africa ENZO: bene FERDINANDO: Ultimamente è arrivato un altro seminarista. Non sa fare un cazzo
ENZO: sei qui per spedire curriculum? FERDINANDO: no, per me è ancora presto ENZO: ancora terminati gli studi sul gatto? FERDINANDO: a veterinaria và un po’ per le lunghe. Esperimenti su esperimenti. Poi la parrocchia mi prende tanto tempo ENZO: meglio così FERDINANDO: che vuoi dire? ENZO: almeno non vieni qui a spedire curriculum FERDINANDO: certo ENZO: invece a me tocca spedirne FERDINANDO: te ne vai quindi. Tua madre resterà sola ENZO: prima o poi doveva succedere FERDINANDO: tanto non avrai difficoltà. In fondo sei abituato a staccare e a dimenticare le persone ENZO: se vuoi metterla così, per me è un complimento. Se non spezzi i ponti col ato, combini poco nella vita FERDINANDO: tu credi? ENZO: certo. E’ la fragilità della memoria che rende l’uomo libero dai sensi di colpa FERDINANDO: va bene ora vado. Oggi sono in parrocchia. Oratorio alle 4, gruppo giovani alle 6 e gruppo per famiglie alle 8. Stasera c’è il compleanno di uno dei ragazzi. Ognuno porta qualcosa. Se vuoi venire ENZO: non so, vediamo ( non troppo convinto) FERDINANDO: statti bene ( acido)
Appena Ferdinando se ne va, Enzo si volta verso Anna e le consegna una decina di raccomandate ENZO: Spediscile ANNA: tutte queste! Butta uno sguardo su Ferdinando mentre esce ENZO: spediscile, spediscile ANNA: va bene ENZO: Peccato! Era la programmazione di spedizioni postali di due settimane. Ma se penso a quello che sono stato in questo posto, e sono tutt’ora! Spediscile, spediscile CAP. 8 LA GABBIA Enzo ria da Geronimo, l’edicolante. Mentre Enzo parcheggia, Geronimo, rinchiuso nella sua edicola, assiste alle manovre con un riso di attesa.Poi esce dal gabbiotto e va incontro ad Enzo. E’ vestito con una t-shirt celeste con bene in vista il marchio, pantaloni arancio smorto e cappellino della Ferrari sporco ai lati. In quel momento a suo fratello, Michele. Questi lavora in una salumeria. Il suo compito è fare consegna a domicilio. Quando cammina dondola, e ha sempre, al contrario di Geronimo, un sorriso stampato sulla faccia GERONIMO: lo invidio ENZO: tuo fratello? GERONIMO: si mio fratello. Guardalo. Ride sempre ENZO: nonè un male GERONIMO: certo! Se non fosse che non ha un cazzo di motivo per ridere. Sembra un deficiente ENZO: se sembra un deficiente perché lo invidi
GERONIMO: perché deve essere fantastico non capire un cazzo della vita merdosa che stai facendo. Almeno lui ha la possibilità di spostarsi e di muoversi. Mentre io sono costretto a stare in questo cesso ENZO: non dovresti definirlo così il tuo luogo di lavoro. Ne va della tua dignità GERONIMO: lo vuoi vedere il mio dignitoso luogo di lavoro?Aspetta. ( Geronimo lascia la porta aperta, poi si volta e si abbassa i pantaloni. Comincia a pisciare in un orinatoio ubicato in un angolino) Vista dove è finita la dignità. ( Si pulisce con dei fazzolettini profumati) ENZO: perché non vai al bar? GERONIMO: perché sarei costretto a consumare qualcosa ENZO: e spendili due euro. Non credo che ti manchino GERONIMO: sto conservando i soldi per l’iphone ENZO: mio cugino Ernesto ce l’ha già GERONIMO: deve arsela bene ENZO: è pieno di debiti. Tu sei più ricco GERONIMO: e come fa? ENZO: pensa che va in giro con un macchinone GERONIMO: e dove li prende i soldi? ENZO: banche, società finanziarie GERONIMO: io non dormirei la notte. In banca i soldi li metto soltanto. Di tanto in tanto prelevo ENZO: per questo Ernesto può prendere in prestito con molta facilità GERONIMO: perché?
ENZO: perché ci sono i coglioni come te che conservano tanto per un misero tasso. I tuoi soldi se li sta spendendo Ernesto GERONIMO: ma non sono suoi ENZO: è vero lo stock è tuo. Ma sono i flussi che rendono felici. Ernesto è pieno di donne, e non è di certo un adone. Le ragazze pensano che sia ricco. Gli fa vedere i flussi GERONIMO: Anche lo stock è visibile ENZO: a chi? Al bancario? Ecco l’unico che potrebbe desiderare di fare sesso con te è il direttore della tua banca e devi sperare che sia donna a una Maserati. Geronimo è stizzito GERONIMO: sei già ata tre volte. Ti abbiamo visto. Eh che cazzo! Te li sbattono in faccia i soldi ENZO: E’ Ernesto. Guarda dove sono i tuoi soldi Enzo nota Piero sotto i porticati, con il suo ombrellino, cappottino, sciarpettina e giornale sotto al braccio. E’ leggermente ricurvo. Il viso è pallido e gli occhi sono cascanti GERONIMO: Sembra tanto che stia aspettando la morte ENZO: ha solo deciso di accomodarsi GERONIMO: non so quante volte l’ho invitato ad uscire ma ha sempre detto di no. E’ l’uomo dei no ENZO: lo sai che Piero oltre un caffè sotto i porticati non va. E’ una persona dalle quattro massimo cinque azioni quotidiane GERONIMO: Ha paura della vita ENZO: e chi non ce l’ha. E poi nessuno conosce la sua storia, quello che gli ha detto il padre quand’era bambino, quello che gli dice la madre GERONIMO: è un alieno
ENZO: Come tutti del resto GERONIMO: ma perché vuoi renderlo uguale agli altri? Io mi sento diverso da quell’ameba ENZO: ciò che dispiace è che Piero pur essendo giovane ha deciso di non buttarsi più nel contesto competitivo GERONIMO: ma cosa farnetichi, non l’ha mai fatto ENZO: lui dice il contrario, che sta sbattendo la testa a fare colloqui e concorsi GERONIMO: e tu gli credi? Guarda che aria neutra. Su quella faccia, su quel corpo non trapelano né i segni della sconfitta né della vittoria, né della frustrazione né della gloria. E’ una tavolozza bianca ENZO: Però è furbo GERONIMO: furbo? ENZO: quelle poche azioni quotidiane le compie lentamente. In questo modo le giornate gli volano GERONIMO: Che vita! La madre lo ha inguaiato. Ho saputo che quando viaggiava, la sua famiglia per non fare la fila in aeroporto gli piazzava un ciuccio in bocca. E i suoi lo hanno fatto fino ai venticinque anni, comprimendolo in un carrozzino ENZO: ora capisco perché è tutto curvo. ( Enzo se ne va) GERONIMO: Che fai? ENZO: Lo raggiungo GERONIMO: Fagli una flebo CAP. 9 LA MODELLA Enzo raggiunge Piero. Insieme vanno dal messicano
ENZO: sempre col giornale in mano eh PIERO: Un modo per are il tempo ENZO: Dimmi la verità? Ti senti più intelligente con un giornale tra le mani PIERO: Abbastanza. E poi oltre ad aumentare la mia autostima, mi permette di guardare con tutta tranquillità una rivista porno ( gli mostra l’interno de giornale) ENZO: Andiamo dai. Devi finirla di tirare il collo alla gallina. Prima o poi la sgozzi PIERO: E cosa cambia? C’è Gioacchino seduto al bar insieme a Simone, un politicante avvocato. Questi è sulla quarantina, ben vestito, capelli biondo cenere e occhi blu SIMONE: ( lisciandosi i capelli biondo cenere) ti aspetto nel mio ufficio GIOACCHINO: pensavo volessi lasciarlo SIMONE: volevo. Sebbene per l’attività occorra soltanto un auto e un cellulare, un ufficio al 18° piano fa style Gioacchino fa un cenno ad Enzo di non andare via. Il messicano intanto ripete le sue formule IL MESSICANO: tazza o vetro? C’è Caterina seduta al bar. E’ una ragazza alta, snella, bruna e flessuosa. E’ una di quelle che ci si volta a guardare. Ha il figlio piccolo in braccio. Davanti a lei c’è Iolanda, la madre, tutta imbellettata IOLANDA: vieni dalla nonna. Così tua madre fuma CATERINA: l’ho lasciato IOLANDA: e quando? CATERINA: ieri, in chat
IOLANDA: in chat? CATERINA: su face book, davanti alle nostre foto IOLANDA: che misera ( risata isterica, mentre digita il cellulare) CATERINA: a chi scrivi? IOLANDA: ad un tizio che voglio mollare CATERINA: ah IOLANDA: che gli scrivo? CATERINA: abbiamo ato bei momenti ma ora è finita IOLANDA: sei proprio brava CATERINA: quando li scegli belli all’inizio e li scopri coglioni dopo, lo diventi IOLANDA: si? CATERINA: lo diventi. Credimi Appena Caterina si alza, tutti si voltano. E anche chi, fino a quel momento sembrava una sfinge col cornetto e il cappuccino tra le mani, ha un sussulto di vitalità. Ha dei collant neri attillatissimi e una cintura di cuoio a cingerle i fianchi IOLANDA: ma dovevi proprio conciarti così CATERINA: e tu mamma dovevi proprio conciarti così LA MADRE: tu hai una vita lunga per essere figa, a me restano pochi anni CATERINA: non mi sembra una ragione per essere ridicola. Guardati intorno, stanno tutti a fissarti La madre lusingata si guarda intorno ma si accorge che tutti fissano la figlia. E’ seccata
SIMONE: allora Cate ti vedremo presto al grande fratello? CATERINA: devo trovare quello stronzo del padre ( indica il bambino) SIMONE: ti serve un baby sitter? CATERINA: uno che mi faccia da spalla per fare un po’ di scene nel programma, se no chi mi si incula SIMONE: C’è Feliciano sotto ai porticati. Spaccia lui per il padre del figliolo CATERINA: Se faranno un reality sul migliore allestimento per funerali chiamerò quel morto. Ti saluto Carica il figliolo nel carrozzino e va via con la madre CAP. 10 IL CARABINIERE Piero ed Enzo sono al bar. Vedono Gianluca ENZO: quello è ancora convinto di fare il carabiniere. Gua rda come tiene in mano l’ombrello, sembra una mitraglietta. Te li ha mai chiesti i documenti? PIERO: tutte le volte che mi vede ENZO: e tu che fai? PIERO: sto al gioco. Mi fa pena ENZO: durante l’anno di militare aveva la fissa del carabiniere. E’ stato un trauma non aver vinto il concorso PIERO: Per fortuna l’ha superata ENZO: l’ha superata? A tal punto da convincersi di aver superato l’esame e di essere un carabiniere. Ha perfino trasformato la casa in una caserma. Guarda che aria autorevole. Attento che arriva PIERO: nooo
ENZO: eccolo Piero si volta GIANLUCA: Documenti ENZO: Eccoli GIANLUCA: Questa è la tessera dello stadio ENZO: C’è il nome e il cognome GIANLUCA: Carta di identità, aporto, o patente ENZO: Non ce l’ho GIANLUCA: Mi segua in caserma PIERO: Aspetta Gianluca. Ecco la mia patente ENZO: Quando parti? GIANLUCA: partirò per l’Afghanistan, appena il generale mi vorrà al suo fianco. Non bisogna sottrarsi ai doveri. ( Gli ridà il documento). Attento che la prossima volta ti porto dentro. ( Se ne va) PIERO: poverino ENZO: poverino! Che rottura di coglioni. Questo quartiere sta diventando un centro di recupero per psicolabili. Quei pochi normali dovrebbero essere pagati per il servizio di assistenza PIERO: e dove sono i normali? CAP. 11 IL POLITICANTE Gioacchino fa un segno ad Enzo che può sedersi al suo tavolo. Piero resta solo. Riapre il giornale e accenna ad un sorriso SIMONE: (è al telefono. Parla con tono alto e in modo aggressivo) la strada la dobbiamo far chiudere ( guarda Enzo). Si l’ordinanza restrittiva me l’hanno
emessa. Ma voi non capite che dobbiamo delocalizzare. Non possiamo continuare così ( chiude il telefono). Eh che cazzo Sul tavolino c’è una boccettina di profumo SIMONE: ( abbassa i toni) E’ quel profumo che ti chiesi ( guarda Enzo) GIOACCHINO: ho girato mezza città per trovarlo SIMONE: ( se lo spruzza sul polso). Eccellente! GIOACCHINO: Ci tieni all’estetica SIMONE: lo sai che è importante per il mio lavoro. Cene, convegni, congressi. Per questo ho preso moglie. All’inizio quando l’attività era sporadica mi bastava una escort. Poi quando tutto è andato ok, dopo due conti col consulente ho deciso che fosse meglio trasformare quel costo variabile in uno fisso. ( Squilla cellulare) scusami, è il costo fisso. Ciao mogliettina..io domani ( guarda Enzo) non ci sono. Sto in riunione in un dipartimento di Palazzo Chigi. La lettera che devi scrivere voglio che sia molto dura…hai capito ( rialza i toni). Mettici tutto. Me la devi fare tosta, ok poi ci sentiamo con calma. Mi raccomando. Ho detto che poi ci sentiamo con calma. Ho detto che ci sentiamo con calma. ( Chiude) Certo che l’italiano sta diventando un problema di interesse nazionale. Allora Gioacchino come vanno le cose ( guarda Enzo) GIOACCHINO: diciamo…. SIMONE: chi è? tuo figlio? GIOACCHINO: si chiama Enzo, un amico. Si è laureato in economia. Ha 32 anni. Cosa si può fare? SIMONE: Gioacchino sai che non è più come una volta. Io non ti assicuro niente. Mi impegnerò. Però sappi che è dura. Anzi è molto dura. Sai quanta gente viene a chiedere questo genere di favori? Ed è difficile accontentarli. Tu sei un amico e non ci sono problemi ad impegnarsi…. GIOACCHINO: ok..( guarda Enzo) ok l’amico vedrà..capito ( Enzo resta lì fisso a guardare) capito ( gli fa un segno per andarsene)
Enzo si alza e si riavvicina a Piero GIOACCHINO: la madre mi sta addosso per sistemare il figlio SIMONE: dille che se non caccia i soldi non c’è niente da fare. Ho una fila che mi offre chi 50 chi 100. Lui ce li ha? GIOACCHINO: non penso. Però almeno dirà alla madre che l’ho fatto incontrare con un pezzo grosso. Così la faccio contenta SIMONE: ma te la tieni? GIOACCHINO: macchè! Ha un parente che lavora al comune e ogni tanto mi fa dei piaceri. E’ una fonte che non posso perdere. E devo cercare di non fargliela perdere. Lì devo agire concretamente SIMONE: devi pensare prima a te. A Roma non c’è stato niente da fare GIOACCHINO: lo so purtroppo..lo so CAP. 12 AI MERCATINI CON PIERO Enzo e Piero fanno un giro ai mercatini. ano davanti ad un banco che vende pasta sfusa ENZO: 140 grammi ( al banconista) PIERO: Perché 140? ENZO: 20 per sette fa 140 alla settimana. Il mese scorso ne chiedevo 210. Potevo permetterne 30 al giorno. Andiamo lì che c’è il banco dei profumi sfusi. Vedi questa? E’ una boccettina di 2 millilitri. ( Si rivolge al venditore ambulante) Me la può riempire con Chanel? E’ per mia madre. Un mese fa avevo una boccettina di 3 millilitri. Dirò a mia madre che non se può spruzzare più di 0,26 al giorno PIERO: cazzo! ENZO: ogni mese devo programmare la mia esistenza. Come posso sposare la mia ragazza?
PIERO: Hai una ragazza? ENZO: Certo PIERO: E dove è? Io non l’ho mai vista ENZO: e come potevi. E’ parcheggiata dalla madre da dieci anni. Come un buono fruttifero vincolato. Anche io non la vedo mai. Quando vado a trovarla è uno strazio. Mi fa una pena. Mi supplica di liberarla da quell’inferno PIERO: e tu che fai? ENZO: per sollevarla le dico che il vero inferno lo conoscerà quando sposerà me Tra le bancarelle vedono Anselmo. Si avvicinano ENZO: è da tempo che non ti si vede al bar ANSELMO: vado a tirarmi il sangue, mi danno cornetto e succo di frutta, così risparmio di venire al bar ENZO: furbo ANSELMO: ti do una dritta ( rivolgendosi a Piero). Ti do l’indirizzo di una tizia che vuole fidanzarsi PIERO: perché a me? ANSELMO: non volevi fidanzarti? Si chiama Antonella, 28 anni ( Piero fa un sorriso), vive in un paesino dell’entroterra. ( Piero storce il naso). Si è un pò lontano. Ecco il bigliettino con l’indirizzo PIERO: e come faccio? Mi presento così ANSELMO: tu vai tranquillo, ti preparo io il campo PIERO: almeno è guardabile? ANSELMO: sicuro, un amico mi ha fatto vedere una foto Piero si allontana un attimo e guarda delle cartucce per la stampante
ENZO: perché non la trovi anche a Geronimo ANSELMO: cosa? ENZO: una ragazza, come hai fatto con Piero ANSELMO: non c’è nessuna ragazza idiota ENZO: che bastardo ANSELMO: ma si lo facciamo uscire un po’ da questa città ENZO: e lo mandi nell’entroterra. Mandalo almeno a Roma. Lo togli da un buco per rimandarlo in un altro ANSELMO: hai ragione magari ci ripenso. Vado da Felicia. Ah le donne, beato te che sei fidanzato solo sulla carta Enzo si avvicina al banco delle cartucce ENZO: Ancora con queste cartucce. A volte vorrei essere te. Sono cinque mesi che giri per questa benedetta cosa PIERO: se ti fa incazzare, perché vorresti essere me? ENZO: perchè hai occupato cinque mesi della tua vita senza farti prendere da altre preoccupazioni. Io avrei distrutto e ricostruito la mia esistenza una decina di volte PIERO: sei esaurito ENZO: andiamo lì. Devo comprare del dentifricio sfuso. D’ora in poi massima parsimonia nella cura dei denti. Dovrò sempre correre il rischio di beccarmi qualche carie. Con accurati algoritmi, ho calcolato che metterò una dentiera a 65 anni. Se sbaglio, fra tre anni mi vedrai mangiare brodini e zuppe di pan bagnato. Sarà servita a qualcosa una laurea in statistica economica! PIERO: che consolazione ENZO: Eh si. Una volta il titolo accademico serviva per puntare in alto, oggi per non finire nelle fogne
PIERO: io ormai il lavoro non lo cerco più ENZO: perché? PIERO: a questa età chi vuoi che mi prenda ENZO: puoi sempre provare PIERO: E’ inutile ENZO: non è frustrante? PIERO: per niente. E‘ un sollievo. Ora non dipende più da me, ma dalle aziende con le loro regole del cazzo ENZO: dovresti adeguarti a queste regole PIERO: E come faccio. Si trattasse solo di fare un master o un mega corso avanzato di informatica o di lingua ok. Ma tornare indietro con l’età è impossibile ENZO: prova da Don Vitaliano PIERO: non mi interessa. A me va bene così. Ho sempre voluto fare il poeta. Ma i miei mi hanno ostacolato in ogni modo. Solo per loro mandavo curriculum. Ma ho sempre sperato che non mi chiamassero. Ho vissuto nel terrore per anni. Ora sono finalmente libero ENZO: toglimi una curiosità. Qual è il tuo sogno? PIERO: l’immortalità ENZO: l’immortalità? PIERO: sei tu chehai detto sogno ENZO: per te sarebbe un incubo l’immortalità PIERO: perché? ENZO: per come vivi, per il fatto che sembri trascinarla questa vita, la dovresti
desiderare la morte Enzo scappa da Piero. Accelera improvvisamente lasciando Piero sul posto CAP 13 LA GABBIA 2 Enzo giunge da Geronimo GERONIMO : Come mai l’hai mandato a quel paese, o meglio a fanculo? ENZO: mi lampeggiava mentre cercavo di parcheggiare GERONIMO: Devi essere più calmo, magari becchi una testa calda ENZO: te le tirano le parolacce GERONIMO: non dovresti dirle ENZO: mandare a fanculo qualcuno che continua a lampeggiarti non è una offesa ma un servizio di risveglio civico GERONIMO: stai organizzando la gita a Roma? ENZO: non posso venirci GERONIMO: ah ENZO: puoi andarci senza di me GERONIMO: e come faccio? ENZO: vai alla stazione e prendi il treno GERONIMO: non lo so fare Geronimo pronuncia queste parole con candore e ingenuità misto ad un profondo vittimismo ENZO: non lo sai fare? GERONIMO: non c’è stato mai nessuno che me l’abbia spiegato. ( Enzo ride).
Dovrei trovarmi una guida ENZO: Tu dovresti trovarti un donna GERONIMO: Una l’ho trovata ENZO: ohhhhh e come si chiama? GERONIMO: Matilde ENZO: bel nome. Matilde e Geronimo. Suona bene GERONIMO: si ma è un po’ tonta, non parla mai e qualsiasi cosa dica, dice sempre sì ENZO: trovatene un’altra GERONIMO: è difficile. Le donne non mi si filano. Ieri ho invitato una ragazza ad uscire ENZO: Chi è? GERONIMO: Una che viene sempre a comprare una rivista ENZO: e come è andata? GERONIMO: ora si fa tre km a piedi per andare da un altro edicolante ENZO: morto un papa se ne fa un altro GERONIMO: si ma io non posso perdere i clienti, sono soldi. Alla fine del mese che mangio? le riviste porno? ENZO: e ti arrendi? GERONIMO: ho capito che o Matilde o niente ENZO: e fidanzati! GERONIMO: ci devo pensare
ENZO: e cosa fa nella vita sta Matilde? GERONIMO: aiuta la madre in casa. Questa è una cosa positiva, mi toglierei la polacca. Risparmierei. Da quando mia madre se n’è andata, sono costretto a pulire mio padre e mio fratello. Chissà dov’è? ENZO: Ma non è morta? GERONIMO: io continuo a pensare che sia viva e che mi osservi ENZO: Dovresti liberarti GERONIMO: Lo so, ma non lo so fare CAP. 14 E’ PAZZA! Intanto a una vecchia a buttare la spazzatura. Ha difficoltà a metterla nei cassonetti. Enzo si stacca da Geronimo e le dà una mano ENZO: Aspetti signora le do una mano LA PAZZA: Grazie ENZO: pensavo fosse più pesante LA PAZZA: per me lo è. Mio figlio mangia tanto, da quando è tornato dalla guerra ENZO: è stato in guerra? LA PAZZA: in Afghanistan. Come mio marito anni prima. Però lui è ancora fuori. Questa lettera è per lui ENZO: mi dispiace LA PAZZA: mi manca. Era un brav’uomo. La sera prima di addormentarsi, mi lasciava sempre sul comodino un biglietto con delle poesie ENZO: che bello
LA PAZZA: già, se vuoi un giorno te le farò leggere ENZO: quando vuole signora LA PAZZA: dico davvero. Vienimi a trovare. Mio figlio non c’è mai. In casa ho elettrodomestici vecchi. Fanno tanti rumori. Ne fanno di diversi. Sembrano discutere. Fanno conversazione. Mi fanno sentire meno sola. Arrivederci Enzo si riavvicina a Geronimo ENZO: che Signora gentile. Però che strano! La busta era vuota e la lettera senza francobollo GERONIMO: è pazza che stai a pensarci ENZO: mi ha parlato di un figlio GERONIMO: che non ha mai avuto. Se l’è inventato ENZO: e del marito che le lasciava i bigliettini la sera? GERONIMO: erano cambiali. L’ha lasciata in un mare di debiti dopo essersene andato con un’altra. Amico la mente fa cose meravigliose. E’ capace di costruirti un eden in mezzo alla merda ENZO: però non sono sicuro che non avesse il francobollo GERONIMO: tranquillizzati, mio fratello ha ficcato la testa nell’immondizia per vedere cosa ci fosse. Niente ENZO: Qualche volta ci devo parlare GERONIMO: ti riempirebbe la testa di chiacchiere su un figlio che non esiste e sul marito che l’ha mollata ENZO: soffrirà tanto per la mancanza, poverina GERONIMO: Poverina! Scrive e imbuca lettere tutti i santi giorni. Dicono che a casa apparecchia per due
ENZO: ah la vita. Allora? ti fidanzi con la Matilde GERONIMO: non penso ENZO: non capisco quale sia il problema, visto che vuoi una che ti faccia le pulizie. Il fatto che non parla io lo considererei più un valore aggiunto che un difetto GERONIMO: è tonta ENZO: e che ti frega GERONIMO: per me è importante. Dove la presento? ENZO: non sapevo frequentassi il circolo dei giovani industriali a Cernobbio GERONIMO: si ma dovrà presentarsi pure a me. La dovrò incontrare prima o poi a fine giornata ENZO: il fatto che questa ragazza parli poco, non è da sottovalutare. Nel lungo periodo si rivelerà un fattore determinante per la buona riuscita del matrimonio. Vedrai quanti te la invidieranno Geronimo è ancora appoggiato alla fermata dell’autobus. Il suo volto è annoiato e incattivito ENZO: appoggiato lì, sembra che tu stia aspettando l’autobus GERONIMO: me lo prenderei ENZO: scapperesti lontano? GERONIMO: Andrei a casa. Non mi piace questo lavoro. Il cervello si sta fondendo ENZO: vattene GERONIMO: non saprei fare altro. Ultimamente mi si è presentata l’occasione di spostare l’edicola ma non ho potuto farlo ENZO: perché?
GERONIMO: l’edicolante più su si è lamentato ENZO: spostala più in giù GERONIMO: Se ora guadagno 500 euro al mese, giù rischio di guadagnarne la metà Intanto a Sampei. Mentre eggia recita una poesia SAMPEI Minorenne ormai trentenne Dov’e è la rabbia? il rivolo amaro di sudore che bevi nelle notti insonni? dove è la fame? la ferita ancora calda che dalle viscere imprime fuoco alle parole e fulgido vigore alle azioni? dove sono…Tradito? Eccole! a marcire nell’utero materno, mentre il turgido pene del padre con vanità veglia su di esse. Puoi ancora attendere? I tempi ti son ancora fintamente
amici? Castrato, non ti ascolta il potente, e nemmeno fargli paura se da te si leva quella bianca voce. Sigillato in un corpo senza lena, prega che il tempo faccia in fretta chè è insopportabile vivere sotto un cielo che ormai pare terra GERONIMO: per oggi basta, chiudiamo ENZO: ma sono appena le cinque GERONIMO: io sono un imprenditore ENZO: tu fai anche un servizio GERONIMO: non me ne frega. Ci sono i telegiornali. Sai quante cose stanno succedendo nel mondo che questa carta non riporta. Quando questi giornali arrivano la mattina, le notizie riportate sono già vecchie. E così ogni giorno tappezzo queste pareti di cose antiche. Sono incorniciato nel ato. E ormai lo sono anche io, ato
Gli invisibili, parte 2
CAP. 1 DALLA BOSCAGLIA Enzo si avvia al parco per mangiare un panino. Dalla boscaglia arriva Rino. E’ vestito in modo trasandato. Tempo fa ha deciso di abbandonare la società civile e di rintanarsi nel bosco. Vive di avanzi lasciati qui e lì ENZO: hai proprio deciso ormai RINO: assolutamente si ENZO: non hai nostalgia di quando, vestito da damerino, te ne andavi in giro a vendere polizze? RINO: quando il morto di fame dava da mangiare ai potenti? Assolutamente no. Non ci ho mai guadagnato un cazzo da quel fottuto lavoro. Quante porte in faccia, quanti vaffanculo, era tosta. Ogni volta un rialzarsi, ogni volta un rimettersi in piedi. La sveglia sembrava suonasse ogni ora, ad ogni appuntamento andato male ENZO: Rialzarsi dopo una batosta è cosa da eroi RINO: ma anche farsi un riposino ogni tanto. Aiuta a non prenderne un’altra. E ora ho deciso di riposarmi definitivamente ENZO: sto pensando di iniziarlo anche io quel lavoro RINO: hai deciso di seguirmi nei boschi? ENZO: potresti darmi delle dritte RINO: l’unica dritta che posso darti è quale tenda ritengo più confortevole per il prossimo inverno ENZO: che disilluso
RINO: tu non lo sei? ENZO: non so, non credo RINO: questione di tempo, amico mio. Siamo dei burattini in mano a quattro cinque potenti che in questo fottuto mondo muovono le levette. A noi tocca solo campare e aspettare. Non ci è dato il libero arbitrio ENZO: però a volte possiamo scegliere. Per esempio al supermercato tra due prodotti! RINO: anche tre quattro cinque. Ma la scelta è non scelta se circoscritta. Puoi scegliere di bere tutta l’acqua che vuoi, tanto è raccolta in un secchio. Noi non abbiamo neanche la responsabilità delle nostre azioni. Viaggiamo costantemente su un solo binario. Non abbiamo alternativa. Noi siamo qui e loro su ( indica in alto). Possono fare di noi ciò che vogliono. Siamo nelle loro mani. La nostra vita viaggia da sola. Come quei matrimoni combinati dove tutto è già scritto. Non ci saranno separazioni o divorzi. Gli sposi devono solo seguire le battute del copione. La nostra città è una madre che partorisce figli e poi li abbandona. Forse per questo siamo artisti nell’arrangiarci. Guarda i papaveri che nascono accanto all’immondizia. La natura sembra indifferente alla monnezza. Anche noi stiamo diventando come la natura. Regrediamo. Fotografa i papaveri. Sono belli. Anche noi lo siamo Rino se ne va. Ritorna nel bosco CAP. 2 IL BUSINESS PLAN Intanto arriva Felicia in pausa pranzo FELICIA: fai l’antipasto? ENZO: eh si. Poca roba a casa, mi tocca mettere fieno in cascina FELICIA: problemi? ENZO: no. E’ il modo che ha mia madre per dirmi che devo andare FELICIA: ah
ENZO: io andrei anche, ma dove? Qui chiude tutto FELICIA: eh si ENZO: scusa FELICIA: tra un po’ ad Anselmo scade la cassa integrazione. Con il suo lavoro pensavamo di aver comprato il futuro. Ormai per farsi una famiglia bisogna fare il business plan ENZO: secondo te questi ( indica l’azienda abbandonata) si vedranno più? FELICIA: Questi sono andati nei paesi dell’est e non penso ritorneranno. Forse dovrei trasferirmi lì. Delocalizzano le imprese perché non possono farlo le donne! In questo modo possiamo farci una famiglia. Magari a pezzi sparpagliati. Però sempre di una famiglia si tratterebbe ENZO: Anselmo non sarebbe d’accordo FELICIA: ci andrei da sola ENZO: ma dai? come fa quello senza di te ( vedono Anselmo correre) Anselmoha icapelli ricci e occhialini tondi e piccoli FELICIA: non la vuole proprio lasciare la sua città. Ma ora che non avrà più un soldo, chissà cosa farà ENZO: farà come sempre: partire da casa sua pedalando per 5 km, arrivare al parco, posare la bici, infilarsi le cuffiette del cellulare e cominciare a correre. Ma con chi sta parlando? è incazzato nero Si sente Anselmo imprecare FELICIA: con nessuno. Si sfoga in questo modo. E’ ancora deluso per uno che gli aveva promesso un lavoro sei mesi fa. Da allora corre insultando un fantasma. Naturalmente se lo fe senza cellulare il quartiere lo prenderebbe per pazzo. Così sembra solo un po’ esaurito ENZO: Guardalo gli si sono staccate. Non se n’è accorto, continua a
sbraitare Anselmo a accanto e saluta Enzo. Felicia gli fa il segno delle cuffiette. Anselmo mette le mani all’altezza delle orecchie e le rimette a posto. Continua a correre, ma ogni tanto si volta per controllare FELICIA: ora si volta per vedere se facciamo commenti su di lui. Gli si sta fondendo il cervello a Caterina, minigonnata, col carrozzino FELICIA: E’ andata a fare le selezioni per il Grande Fratello. Vuole svoltare. Li ha superati tutti. Ora le manca l’ultimo provino Caterina guarda una vetrina. Comincia a piovere. Apre l’ombrello. Ma anzichè coprire la bambina, si preoccupa di proteggere la pelliccia. Anselmo si siede accanto ANSELMO: bella eh? ENZO: Ma dove è il marito? Non li vedo mai insieme FELICIA: Vivono due vite parallele. Oggi si usa così. Hanno celebrato il matrimonio e il divorzio nello stesso istante Caterina viene raggiunta dalla madre, Iolanda, con minigonna e calze a rete ANSELMO: ma quella si concia così perché nell’indifferenza generale nessuno la nota o perché da questo mondo indifferente cerca delle attenzioni? (E nzo lo guarda stranito). Cosa c’è? ENZO: mi sa che sei più strano di quella ANSELMO: perché? ENZO: te ne esci con questi interrogativi da mezzanotte e dintorni. Ma come ti vengono? ANSELMO: talento ENZO: hai troppo tempo per pensare
ANSELMO: e com’è che a te non vengono? ( Enzo non risponde). Vieni con me ENZO: dove andiamo? ANSELMO: dai alzati. Ci vediamo dopo FELICIA: a dopo ( sbuffando) CAP. 3 CATTEDRALE NEL DESERTO I due si recano nella fabbrica abbandonata. Ci lavorava Anselmo. E’ desolante. Lì incontrano Isaac, un vecchio dipendente, travestito da cowboy. Sta cucinando della pasta e fagioli, utilizzando come pentola un vecchio macchinario e come posate degli arnesi da lavoro ISAAC: accomodatevi nel mio saloon. Le puttane arrivano tra poco. Ah se noi occidentali accettassimo di buon grado che solo in pochi hanno talento, questa fabbrica vivrebbe ancora. ( Enzo guarda sconsolato i ruderi del capannone). Una volta lavoravo qui. Era un’impresa tessile. Ora è in Romania. Dicono che lì le braccia costano di meno ANSELMO: Ma non capisco perché le mie costano di più ENZO: Sopravvalutano il nostro corpo ANSELMO: O sottovalutano il mio cervello. Avrei rinunciato alle maniche della divisa, scuoiato tre strati di pelle, per rendere più veloci e leggere queste braccia ISAAC: Inutile. Nemmeno se ti fossi impiantato due protesi saresti riuscito a difendere quel posto ANSELMO: Se il mio corpo vale tanto mi adeguerò. Prima un calendario e poi vendita di un rene ENZO: Sei troppo vecchio e cupo. E’ da tanto che sei qui Isaac? ISAAC: tanto, troppo. Un tempo avevo delle responsabilità ANSELMO: Se sei qui, vuol dire che qualcuno ne aveva più di te
ENZO: e lascialo parlare ISAAC: Ho lavorato nel settore marketing. Una vita a segmentare clientela, a trovare il target bersaglio, a raggruppare, a individuare ciò che accomunava la gente. Quanti anticonformisti ho sbugiardato. Alcuni li ho visti piangere, delusi di non essere unici, magari simili a qualche stronzo che criticavano aspramente. Ritrovarsi nello stesso negozio con chi aspetta in fila tre ore per una borsa da tremila euro è umiliante. Il mio lavoro era umiliare ANSELMO: Ne godevi? ISAAC: non sempre, a volte avrei voluto esser contraddetto. Avrei voluto che la statistica, le analisi congiunte e i grafici semplificativi non avessero la meglio. Sembrava sempre che l’umanità ne uscisse un po’ sconfitta. E allora meglio che ne sia uscito io. Viva la crisi e vaffanculo i soldi ANSELMO: ti sei licenziato? ISAAC: No. Vittima anche io del marketing. Segmentazione del personale. Segmentazione riuscita male. Ad un mio collega è andata meglio. Ne è uscito con le gambe tagliate. Per strada sta facendo milioni ENZO: io invece sto diventando bersaglio del marketing dei petrolieri. A guidare quella cazzo di macchina consumo solo benzina. Rientrerò nel segmento dei disoccupati coglioni che sprecano gli ultimi risparmi in carburante ISAAC: Sei laureato? ENZO: si ISAAC: lo sai che una laurea o un master non bastano? ENZO: certo. Oggi occorre il cinese, il russo, la business intelligence ISAAC: cazzate. Per farcela devi avere un nome, una discendenza. Ce l’hai un nome…? ENZO: no ISAAC: e allora evita di essere ambizioso
ENZO: ma…. ISAAC: ma cosa ( andandosene, poi si volta)? Lo vuoi capire che questa è un’aristocrazia travestita da democrazia ( va via). Illusi ahahaha ANSELMO: andiamo. Usciamo di qui. Si soffoca ENZO: dove andiamo? ANSELMO: a far terapia CAP. 4 TERAPIA I due sono in una grande stanza con altre persone, disposte in cerchio. E’ un incontro di ex alcolizzati. C’è una educatrice che parla ENZO: Io non capisco perché dobbiamo imbucarci qui dentro. Non siamo ex alcolizzati ANSELMO: questa ci sa fare, potrebbe esserci d’aiuto ENZO: a cosa? ANSELMO: a capire come vanno le cose EDUCATRICE: è fondamentale non mascherarsi in società, ma essere profondamente se stessi ANSELMO: l’unico momento in cui sono me stesso è quando mi trovo in camera da solo. Mi abbasso i pantaloni e mi sparo una sega EDUCATRICE: basta fare gesti semplici per essere se stessi, come un grazie. Provate a esercitarvi dicendo grazie almeno dieci volte in un giorno. Costruitevi delle situazioni ANSELMO: Il messicano al bar, quando riceve le mance, ci riesce benissimo in un quarto d’ora EDUCATRICE: basta compiere gesti di apertura e gentilezza ANSELMO: devo provare
EDUCATRICE: E poi non sprecate il tempo. Può essere il nostro miglior amico, ma anche il peggiore. Dipende da noi ANSELMO: A proposito del tempo. Ieri ho fatto un calcolo. Sai quanto tempo perdiamo nell’arco di un’intera vita a pisciare? ENZO: no ANSELMO Calcolando che pisciamo in media 6 volte al giorno e che perdiamo un minuto a pisciata. In un anno fa 2190. Calcolando che in media viviamo 76 anni. In una vita pisciamo per 166440 minuti, ossia 2774 ore ovvero 115 giorni ENZO: Praticamente 4 mesi della nostra vita buttati nel cesso All’uscita Enzo e Anselmo vedono due ragazze molto belle. Anselmo apre loro la porta UNA RAGAZZA: grazie Anselmo prende loro l’ombrello UNA RAGAZZA: grazie Anselmo le segue, mentre vanno verso il parcheggio UNA RAGAZZA: insomma cosa vuoi? ANSELMO: sto mettendo in pratica i suggerimenti del grazie. Vorrei arrivare a dieci. Venite a prendere un caffè con noi UNA RAGAZZA: No, grazie ANSELMO: terzo grazie..( ridono) allora venite? Per favore devo arrivare almeno a dieci grazie. Avete fame? UNA RAGAZZA: si ANSELMO: possiamo andare in quel pub UNA RAGAZZA: quel pub è da sfigati. Meglio quel ristorante di fronte ( è
di lusso) ANSELMO: sarà perun’altra volta ( se ne va) UNA RAGAZZA: ehi ( Anselmo si volta), la prossima volta pensaci prima di provarci con due strafighe Enzo si volta per andarsene ANSELMO: Anche tu mi abbandoni? ENZO: ho un appuntamento ANSELMO: non lo vuoi condividere? ENZO: è un maschio e ha fatto i voti di castità ANSELMO: sai che Felicia mi ha chiesto di sposarla ENZO: dovrebbe essere il contrario ANSELMO: lo so, ma è lei che è incinta. Dice di aspettare un bambino ENZO: congratulazioni ANSELMO: grazie ( con tono dimesso) ENZO: ma non ti vedo contento ANSELMO: non so ENZO: Cazzo stai per diventare padre ANSELMO: si, ma sai com’è, chi dice che sia mio ENZO: non mi dire che hai dubbi sulla tua paternità. Ti posso assicurare che non me la sono mai trombata ANSELMO: non è questo ENZO: e cosa è?
ANSELMO: stamattina dissertavo e…. ENZO: cosa ha partorito questa testa intasata di stronzate? ANSELMO: noi aspettiamo un bambino, ma lui aspetterà noi? CAP. 5 LAVORO, LAVORO, LAVORO Enzo è alla ricerca dell’agenzia di lavoro. Non la trova. Chiede informazioni ad Omàr ENZO: Omàr sai dov’è via Puccini? OMÀR: fratello tutti i musicisti si trovano dopo il cavalcavia sulla destra. I filosofi prima Enzo incuriosito dalle risposte ci prende gusto ENZO: e i pittori? OMÀR: a sinistra del ponte ENZO: e i poeti? OMÀR: alle spalle del quartiere a Feliciano FELICIANO: e le puttane dove sono? Omàr lo guarda contrito e incazzato OMÀR: non lo so fratello, però quando tua sorella schiatterà te lo saprò dire Omàr se ne va FELICIANO: Siamo circondati da grandi uomini, via Manzoni, Piazza Mazzini, via Leopardi. E nonostante questo, l’umanità fa schifo ( Feliciano segue Enzo)
ENZO: ma che vuoi dire FELICIANO: che tutta questa scenografia non serve. Invece di intitolare strade e piazze ai grandi, dovrebbero intitolarle al peggio ENZO: al peggio? FELICIANO: Via Totò Riina, Via Pacciani, Piazza Bernardo Provenzano ENZO: sei impazzito FELICIANO: Circondati da questi nomi le persone sarebbero a disagio. E quando gli uomini sono a disagio, sono anche meno cattivi ( Feliciano continua a seguire Enzo) ENZO: perché mi segui? FELICIANO: io non seguo nessuno. Sto andando dove vai tu ENZO: e dove che vado? FELICIANO: nel santuario dei disperati e delle puttane ENZO: non sapevo che in quel posto reclutassero prostitute Enzo e Feliciano entrano in un’agenzia interinale. Ci sono 35 persone in attesa. Si guardano per studiarsi. Ognuno usa le proprie tattiche. Chi ha lo sguardo cattivo, chi fa lo sguardo intelligente per scoraggiare gli altri. C’è un tizio tutto elegante con valigetta. Sembra già pronto per un bel lavoro. Ci sono due ragazze scosciate e in tiro. Ma la maggior parte ha uno sguardo cadaverico. Enzo sfoglia il curriculum ENZO: caspita! Ho dimenticato di inserire nel curriculum i fidanzamenti ati FELICIANO: perché hai pensato di inserirli? ENZO: per attestare il mio self control FELICIANO: per attestare quello, ho inserito il giorno in cui mi si è piazzato un coltello nel piede e usciva sangue a catinelle
ENZO: e dov’ è il self control? FELICIANO: ho preso il pc e su un foglio excel ho costruito un modello predittivo sul tempo che mancava prima di morire dissanguato Arriva una segretaria ADDETTA:il signor Britto? FELICIANO: eccomi (Feliciano si alza in piedi) ADDETTA: prego si accomodi. Il suo nome di battesimo? FELICIANO: Feliciano ADDETTA: Feliciano? FELICIANO: si Feliciano… ( pausa) di nome ma non di fatto. E’ già difficile così. Poi ci si mette anche il nome. Finisce che nessuna azienda ti assume ADDETTA: vedo che lei viene da Milano FELICIANO: si sono qui da un annetto. ( Si volta verso Enzo, che fa un gesto di incredulità), fa più figo dire che vengo dal nord ADDETTA: però il suo accento è partenopeo FELICIANO: ho voluto imparare il napoletano e ho sempre parlato in dialetto, anche agli esami universitari ADDETTA: ha fatto un master in finance FELICIANO: si in finance, poca roba, l’avevo quasi rimosso ADDETTA: le faccio una domanda? FELICIANO: prego ADDETTA: come si vede tra dieci anni
FELICIANO: se vado avanti di questo o, in posizione orizzontale. Tra un paio di mesi celebrerò le nozze con la morte. Se le cose dovessero andare diversamente, mi vedo al settantaquattresimo piano di un grattacielo di Mahnatthan in una prestigiosa banca d’affari ADDETTA: leinon ha mezze misure FELICIANO: nel mezzo ci sono i morti che camminano, preferisco avere un angolo ispido nel culo ADDETTA: E se mi dovesse dire una qualità? FELICIANO: la sterilità ADDETTA: la sterilità? FELICIANO: dedicherò tutta la mia vita al lavoro. Per farlo, ho reciso tutti i cordoni effettivi e potenziali. Queste sono le analisi ( le mette sotto gli occhi dei referti). Ho allegato al curriculum la vasectomia ADDETTA: ok grazie. ( Con aria di sprezzo) le faremo sapere Feliciano esce e prima di farlo guarda Enzo FELICIANO: te l’ho detto che qui trovi le puttane. Vado in Australia ENZO: hai parenti? FELICIANO: manocoglione . “Vado in Australia” ha la stessa accezione di un’imprecazione. La differenza che non hai sentito cazzo o vaffanculo ADDETTA: prego…..il prossimo L’addetta dell’agenzia alza la testa e chiama Enzo. Ma non c’è più nessuno CAP. 6 GUERRA TRA POVERI Enzo entra in un’azienda di scarpe dove lavora Franco, un vecchio amico del padre. Tempo fa gli promise di piazzarlo dentro. All’ingresso c’è una foto gigante del proprietario. Accanto ce n’è una con i suoi figli. Entrambe sono sotto un crocefisso
ENZO: sembrano discendere direttamente dal padre eterno a la donna delle pulizie, Pasqualina. E’ una persona volgare e anziana. Enzo la conosce. Un tempo faceva la bidella all’università. Ha un fiore nel taschino e uno tra i capelli PASQUALINA: Ciao ragazzo, alza un attimo i piedi. Allora ti sei laureato? ENZO: da tre anni PASQUALINA: e il lavoro? ENZO: i telegiornali dicono che in media ne devono are cinque. Me ne restano due PASQUALINA: aspetta e spera ENZO: da un po’ che non ti vedevo PASQUALINA: sono stata a Las Vegàs a giocare al casinò Intanto Enzo vede alcune persone entrare o uscire dall’ufficio del personale. Alcuni col sorriso, altri tristi e arrabbiati ENZO: ma cosa sta succedendo? PASQUALINA: Sono iniziate le selezioni del grande fratello in uscita. Hanno approfittato appena sei arrivato ENZO: che c’entro io? PASQUALINA: In questo modo c’è qualcuno che può raccontare che le cose non vanno bene. Le persone cacciate si metteranno l’animo in pace. Qui fanno schifo. Sai che tempo fa ho ricevuto un trapianto del fegato? ENZO: non lo sapevo PASQUALINA: Quando sono tornata in azienda, la responsabile del personale mi ha chiesto come ci si sente ad avere un cadavere dentro. Le ho risposto che mi sento una tomba che cammina. Le ho anche detto che se mi vedrà con dei fiori addosso non sarà perché ho uno spasimante, ma perché i
parenti della donatrice di tanto in tanto porteranno fiori al cimitero ENZO: e lei? PASQUALINA: niente. E’ una stronza. E le stronze quando beccano una più tosta cercano qualcun altro su cui sfogarsi. Preparati al peggio Enzo scappa. Arriva Franco FRANCO: dove è andato? PASQUALINA: chi? FRANCO: Enzo, il ragazzo con cui stavi parlando PASQUALINA: è andato via FRANCO: cosa gli hai raccontato? PASQUALINA: niente FRANCO: gli hai raccontato la storiella del trapianto? E’ inutile. Io tuo figlio non ce lo faccio assumere, che se ne stia pure tranquillo in America CAP. 7 RITORNO A CASA C’è Marco, il fratello seminarista. Suona Giuseppina l’amica bigotta. Enzo si alza e va in stanza con il fratello ENZO: credevo che tanti anni di studio coatto avrebbero migliorato la mia esistenza, e invece ho realizzato che la vita è peggiorata rispetto a quando ero studente MARCO: esageri ENZO: Sono costretto a restare in stanza e ad ascoltare tutte le cose che quelle due si dicono, incluso cinque postere di Rosario. L’unica consolazione è che qui sono al sicuro MARCO: questa stanza è diventata un santuario. Ed è triste che ti rallegri di essere scampato a questo pericolo. Sei qui da solo, con il tuo computer, i
tuoi libri, le tue illusioni da aspirante artista e una presente e futura carriera da disoccupato ENZO: preferisco questo MARCO: L’invisibilità? Sai cosa c’è qui dentro? Puzza di cadavere. E come può quella poveretta non desiderare che ci entri qualcuno di vivo, quand’anche ti sbatta i coglioni ENZO: bravo mi sbatte i coglioni, soprattutto quando ci sono quelle cazzo di festività. Il giorno del suo onomastico mi tocca fare la programmazione della mia assenza, tutte quelle telefonate e visite inutili MARCO: che tristezza fratello Marco spalanca la porta. Subito appare Giuseppina la bigotta. E’ strabica. Guarda Enzo e saluta Marco LA BIGOTTA: che bel giovanotto. Prega, prega tanto per me e mio figlio. Arrivederci MADRE: arrivederci ( la salutano) ENZO: con quello strabismo potrebbe raccontare che vede i morti accanto ai vivi. E visto che è anche bigotta potrebbe riuscirle bene fregare la gente. Tante trasmissioni televisive farebbero a gara per averla MARCO: ma cos’ha il figlio che devo pregare per lui. E’ malato? MADRE: nooo, la madre vorrebbe che lasciasse la fidanzata MARCO: perché? ENZO: è una sanguisuga paesana. E poi non frequenta la chiesa. La bigotta ci ha raccontato che i genitori di lei sono andati a pranzo la scorsa domenica e si sono guardati in giro tutto il giorno. “Sono venuti a valutare la casa” ha detto la vecchia. Lo tiene in mano MARCO: pregherò per lui
La madre spalanca tutte le finestre della casa ubicata a piano terra ENZO: se piazzassimo un po’ di sedie fuori, avremmo una platea. Potremmo fare una versione teatrale del grande fratello. Con tutta la gente strana che a in questa casa, otterremmo un discreto successo Marco a un foglioad Enzo ENZO: Cosa è? MARCO: un po’ di nomi di aziende a cui mandare il curriculum ENZO: (Enzo le legge) non le conosco MARCO: non puoi ENZO: sono start up? MARCO: le ho prese in autostrada ENZO: sull’autostrada? MARCO: sai quante ce ne sono. Tra un Rosario e le lodi non me sono persa una. Potresti cercare lavoro a Roma ENZO: un amico lo fa. Sta quattro giorni a Roma e gli altri della settimana a Napoli MARCO: e dove soggiorna? ENZO: mediamente? MARCO: si mediamente ENZO: in un vagone tra la stazione di Formia e Latina MARCO: da qualche giorno è arrivato padre Antonio ENZO: quello che vive in America? MARCO: E’ andato a trovare dei parenti in Molise. a prima da qui e
poi va a Roma. Magari puoi parlare con lui e dirgli se in America può aiutarti a trovare lavoro. Potresti sfruttare la laurea in economia ENZO: Gli ho mandato diverse e-mail, ma non hai mai risposto MARCO: quando arriva ci andiamo insieme ENZO: bene MARCO: sei entusiasta? ENZO: comincio già a sentire una sensazione di distanza da questo posto. Sento che si allontana anche quello stato di transitorietà permanente MARCO: è l’effetto della speranza. Andiamo a fare un po’ di discernimento spirituale. Ne hai bisogno CAP. 8 RICCHI E POVERI Enzo e Marco sono in metro. Dei turisti si soffermano a fissare una moderna opera artistica, una grande chiocciola dal colore blu elettrico. Lungo il dorso della chiocciola scorrono dei numeri 1°TURISTA: chissà cosa significa? 2°TURISTA: stiamo a Napoli. Bisognerà guardare la smorfia 3°TURISTA: Sarà la distanza in centimetri che intercorre tra i numeri 4°TURISTA: secondo me è la data di nascita dei più importanti personaggi della città ENZO: E’ una sequenza numerica, in cui l’ultimo numero è la somma dei due che lo precedono 1°TURISTA: E’ vero, stupefacente! ( gli altri fissano Enzo) ENZO: per niente, è il frutto di una disoccupazione di lunga durata . Non ho mai fatto caso a quei numeri, almeno fino alla laurea.Quando è sopraggiunta l’alienazione, ho iniziato a vedere cose che nessuno vedeva. Ero diventato un filosofo, senza volerlo
Enzo e Marco vedono delle persone in giacca e cravatta. Hanno l’età di Enzo. Questi li fissa con una certa invidia ENZO: Di sicuro saranno bancari MARCO: non guardare chi sta meglio, ma chi sta peggio di te ENZO: mi riesce sempre più difficile farlo, perché quelli che stanno peggio sono rimasti in pochi. Ci sono i barboni e quelli che aspirano all’eutanasia MARCO: E’ durato poco l’entusiasmo per la partenza negli States? ENZO: sono troppo abituato a questo. Ricordamelo ogni tanto. Così mi riprendo Marco porta Enzo a fare evangelizzazione in casa di poveri MARCO: C’è molta povertà qui. Andiamo da quella famiglia. La conosco Suonano alla porta MARCO: Sono Padre Marco LA SIGNORA: prego Padre MARCO: come sta il neonato? LA SIGNORA: gli abbiamo costruito la culla. La vuole vedere? MARCO: certo C’è una bambina piccolissima che dorme in una scatola di cartone. Enzo nota che c’è ancora del polistirolo ENZO: che povertà! MARCO: aspetta prima di dirlo . Dove è il capo famiglia? LA SIGNORA: E’ di là I due vedono un omone gigante seduto su un divano fatiscente intento a guardare la tv. Il televisore è uno di quelli mega al plasma, un cinema in casa
MARCO: ti dicevo che era troppo presto per dirlo ENZO: Hai notato l’anello che ha sul dito. Sono diamanti quelli Intanto suonano alla porta. Entra un sacerdote con dei ragazzi. Sono in tanti. Molti scattano delle foto UN RAGAZZO:questa la metto su face book SACERDOTE: fanne di efficaci, le mettiamo sul sito dell’associazione. ( Nota un ragazzino scattare delle foto alla tv) Ma che cazzo scatti il televisore al plasma! Và in cucina, che c’è il pandemonio. ( Rivolto ad Enzo e Marco) Peccato che le foto non possano far sentire la puzza ENZO: sembra di stare allo zoo, con i turisti che scattano foto agli animali MARCO: già ENZO: voglio andarmene MARCO: Dove? In America. Pazienza! ENZO: Grazie fratello mi sento già meglio CAP. 9 AL CENTRO COMMERCIALE ENZO: perché mi hai portato qui? MARCO: è la seconda tappa del discernimento ENZO: dopo quella povera gente, vedere questo spreco, mi viene il vomito. Devo preoccuparmi MARCO: fratello non devi. E’ l’effetto del discernimento spirituale. Quando vecchi scheletri riesumano, nessuno è contento. Anzi lo schifo ti dà addosso senza tregua ENZO: non c’è un rimedio? MARCO: a cosa?
ENZO: a non sentire tutto questo MARCO: ma è proprio avvertire questo schifo, il rimedio, il miglior anticorpo a tutta l’indifferenza che ci circonda Enzo si accorge che in tanti guardano il fratello, soprattutto ragazze ENZO: tu non sei indifferente . Se camminassi con una prostituta senza mutande ci guarderebbero di meno MARCO: E’ l’effetto del colletto su un bel giovanotto. Quanta gente che c’è! ENZO: L’aria di festa accorpa. Rifiuti prima e rifiuti dopo. Durante le feste i centri commerciali sono dei lager. E i dittatori che ci tengono dentro sono più furbi di quelli di una volta. Ci sfruttano fino all’ultimo, lasciandoci sani nel corpo fino alla vecchiaia, e deficienti sin dalla nascita. Guarda la gente come ride. Non penso che quelli finiti in Russia e in Germania ridessero così delle loro disgrazie MARCO: Devo comprare sei bottiglie di olio in offerta ENZO: sei? MARCO: si sei, me lo ha detto la mamma ENZO: un’altra dittatrice MARCO: quello non è Geronimo? ( Vedono Geronimo) ENZO: si è lui. Oltre l’edicola e la sua dimora, il centro commerciale è l’unico luogo che conosce MARCO: sembra indemoniato. Chissà cosa sta cercando con tanta frenesia? ENZO: un cellulare. Ne ha già sei. Ma non lo saziano MARCO: sembra un pazzo compulsivo ENZO: conosce bene il percorso che deve fare. E’ collaudatissimo. Saltella come un grillo tecnologico da un negozio all’altro
Enzo alza il braccio MARCO: chi saluti? ENZO: Piero MARCO: lo hai chiamato? Perché? ENZO: mi andava. Guarda che depresso MARCO: appunto PIERO: ciao ENZO: che fai? PIERO: ho comprato un po’ di regalini a mio nipote ENZO: ma tuo nipote non ha venticinque anni PIERO: si… ENZO: e che dice quando gli porti queste amorevoli cazzate MARCO: le amorevoli cazzate, fratello, quando la vita è una merda, aiutano a tirare avanti. Non è vero Piero? PIERO: certo! ( Irrigidendosi) ENZO: ti ho detto tante volte che dovresti riflettere di meno, accantonare i pensieri e lasciarne un po’ anche agli altri. Prendi quello ( a un uomo con capelli giallo-azzurri. Cammina con un cagnolino, che ha la stessa cresta del padrone). Non avrà niente in testa. L’assenza di pensiero è sopravvivenza Piero si irrigidisce. C’è silenzio MARCO: che discorsi del cazzo. ( Piero ha un sussulto). Andiamo via da qui. Vi porto in un posto CAP. 10 RITORNO AL ATO
Piero Enzo e Marco si recano in un luna park in totale degrado, vicino al centro commerciale ENZO: Perché ci hai portato qui? MARCO: anche questo fa parte del discernimento spirituale. Un tuffo nel ato per riesumare antichi scheletri ENZO: Qui è rimasta la cenere ( guardandosi intorno) PIERO: i ricordi di quando ero bambino. Mio padre mi ci portava sempre ( piange) ENZO: eccolo, mancava questo MARCO: È la prima volta che vedo questo stronzo piangere PIERO: è rimasto tutto come una volta, anche il drago cinese ENZO: Noi purtroppo no Enzo Marco e Piero entrano nel famoso mondo del Far West PIERO: i cowboy e gli indiani. Urrà! ENZO: vecchi questi pupazzi! MARCO: rendono la scenografia più realistica ENZO: sono in avanzato stato di decomposizione. Non senti la puzza? Non è che ci becchiamo qualche malattia? MARCO: È buon segno ENZO: Cosa? MARCO: Che ti preoccupi della salute. La speranza per l’imminente partenza ti sta restituendo dignità Piero impugna la pistola fissata sulla carrozza e simula degli spari
PIERO: Bum Bum pa pa ENZO: guardate i dipendenti del luna park. Ho difficoltà a distinguerli dai cowboy e dagli indiani PIERO: ecco un cow boy seduto ENZO: deficiente quello è il giostraio che schiaccia il bottone per far partire le carrozze Il giostraio ha lo sguardo fisso sul tasto, che schiaccia a intervalli costanti. Piero continua a sparare. Poi vede un bisonte PIERO: stasera c’è anche dell’ottima carne da gustare. Un indiano tenta di appiccare il fuoco. Sparo ENZO: quello è il manutentore che sta sistemando con del nastro adesivo un oggetto di scena PIERO: sparo lo stesso, sta facendo male il suo lavoro Arrivano dei bambini MARCO: sorridete ci sono i nostri coetanei La faccia di Piero si fa sempre più depressa. Marco tira fuori un ipod e riprende Piero MARCO: saluta Piero Piero alza in modo meccanico il braccio, accompagnando il movimento con una leggera apertura della bocca MARCO: Ora andiamo sul drago. La sentite? ENZO: Cosa? MARCO: questa voce ENZO: io non sento niente, forse Piero la sente
PIERO: perché dovrei sentirla? ENZO: tu di solito senti le voci Marco ripete alle loro orecchie MARCO: chi prende il fiocco un giro in omaggio PIERO: è vero ora la sento Per la prima volta il viso di Piero si illumina PIERO: Mio padre mi portava sempre. Che bello che bello ( piange di nuovo) ENZO: siamo allo psicodramma MARCO: andiamo Marco si agita come un forsennato. Enzo è indifferente. Piero sembra un bambino. Si guarda intorno PIERO:quanti bambini con il loro padre MARCO: L’ho preso, ho preso il fiocco (agita il fiocco) ENZO: che bifolco. Per prendere quel cazzo di fiocco quasi tiravi giù l’intera impalcatura MARCO: L’ho preso, ho preso il fiocco (agita il fiocco). Ungiro in omaggio alla carrozza tre Marco si presenta al giostraio e gli consegna il fiocco. Il giostraio lo prende IL GIOSTRAIO: lei ha diritto ad un giro in omaggio PIERO: Che bello. Non è mai successo con mio padre ENZO: Ma dove andiamo? Siamo gli unici a salire su questo serpentone senza né testa nè coda
MARCO: sarà per un'altra volta IL GIOSTRAIO: lei comunque ha diritto al giro PIERO: ci venivo da bambino con mio padre ENZO: ecco! IL GIOSTRAIO: Tutti ci venivamo da bambini, anche io con mio padre e lui con mio nonno. Comunque grazie del contributo MARCO: Contributo? IL GIOSTRAIO: non sapete che il luna park è fallito. Noi siamo in esercizio provvisorio, in attesa che qualcuno lo rilevi PIERO: i ricordi di bambino, i ricordi di mio padre scompariranno ENZO: Non preoccuparti, rileveranno anche quelli. Ti toccherà pagarli caro per vederli. Magari meno bianco e nero e con qualche lucetta in più. Forse non ti riconoscerai nemmeno. E sarà meglio credimi MARCO: Abbiamo viaggiato nel tempo. C’è chi lo fa nello spazio. Noi siamo stati nei fantastici anni 80 D’improvviso la folla si raduna presso l’attrazione dei trattori. C’è una sfilata. Vecchi contadini guidano i mezzi. Invitano le giovani ragazze a salire ENZO: Ecco la sfilata dei trattori PIERO: Che belle ragazze stanno sopra MARCO: Capito i vecchietti contadini! Rimorchiano le più giovani PIERO: furbi! ENZO: ma più furbe sono le fanciulle PIERO: perché? ENZO: sono al centro dell’attenzione, e i più giovani le notano
MARCO: come una vetrina ENZO: un po’ casareccia PIERO: vedo anche Felicia ENZO: ma lei non sale PIERO: perché? ENZO: ci è già salita l’anno scorso PIERO: e come fai a dirlo? ENZO: è incinta. ( Risponde al telefono). Si Gioacchino ora arrivo MARCO: Dovresti lasciarlo perdere quel tipo ENZO: Tra un po’ non lo vedrò più, e non solo lui ( sorride). Grazie fratello. Ti voglio bene. Ora vado CAP. 11 IL TEATRO E’ QUI Giacchino esce da un ufficio previdenziale. E’ completamente diverso da stamattina. Ha un cappello in testa, un po’ sfatto. Cammina un po’ incerto. Tossisce GIOACCHINO: dammi il braccio Gioacchino prende il braccio di Enzo. Cominciano a camminare. Quando sono ormai distanti dagli uffici, l’uomo anziano si toglie il cappello e il giaccone rattoppato. Tossisce ripetutamente GIOACCHINO: questo cappello era di mio nonno ENZO: anche questa sciarpa? GIOACCHINO: no questa è di una signora. Metti in busta che gliela devo rendere ( Enzo lo guarda sorridendo). Sono i vestiti di scena. Che mi tocca fare per mantenere il tenore! Ragazzo guarda e impara
Si toglie anche le scarpe. Da queste tira fuori un borsellino di pelle pieno di monete ENZO: che ti è servito? GIOACCHINO: caspita hai proprio da imparare. Come facevo a camminare mezzo zoppo? Pensa se la commissione avesse voluto vedere i piedi ENZO: che succedeva? GIOACCHINO: che rischiavo di dover ipotecare la vita dei miei figli. ( Enzo lo guarda in modo pietoso. Tossisce Giacchino). Perché mi guardi così? Io non ho potuto scegliere ENZO: lo so. Avevate margini strettissimi e la strada migliore per una vita dignitosa era cercare sotterfugi GIOACCHINO: margini strettissimi, ma di che cazzo parli? Noi avevamo un solo binario di legalità, o la fame o la fame ENZO: consolati! Saresti potuto finire peggio GIOACCHINO: è vero. Alcuni miei amici hanno scelto la strada della violenza e della malavita. Io ho preferito altro ( Tossisce Giacchino). La vedi questa ( mostra una bella penna) ENZO: bella! GIOACCHINO: è d’oro. La porto perché a me è sempre mancata la penna. Ho avuto un padre che mi ha messo in strada a 8 anni e mi diceva di tornare solo se avevo i soldi per sfamarlo Tossisce Giacchino. Caccia dalle tasche un miscuglio di tabacco e limone ENZO: ma cosa è? GIOACCHINO: è tabacco ENZO: e perché lo porti? GIOACCHINO: ( tossisce) se no questa come usciva ( portandosi le mani verso
la bocca). ( Tossisce) Ragazzo senza credibilità non si cantano messe CAP. 12 LA PARROCCHIA Enzo si dirige verso la parrocchia. Dal messicano nota Gioacchino che ha ripreso l’aspetto di sempre. Sfoggia un sorriso smagliante. C’è Feliciano. Anche lui si sta recando in parrocchia. Cammina parlando da solo e sfogliando un dizionario FELICIANO: non guardarmi strano anche tu. Sono già in tanti ENZO: se parli da solo e per giunta in inglese, come faccio a non guardarti? Non sei a Londra, ma in un paesello di periferia FELICIANO: Ho fatto un pensierino ieri l’altro ENZO: siii ( ridendo) FELICIANO: parlo spesso con un amico immaginario. Mi sono detto: “perché non gli parli in inglese, così fai pratica” ENZO: e l’amico immaginario in che lingua ti risponde? FELICIANO: e come dovrebbe? Lui abita a Londra ENZO: lo parla bene l’inglese FELICIANO: Non tanto. Si tratta di uno zio emigrante che non ha mai voluto impararlo. Infatti ogni tanto mi tocca correggerlo Arrivano in prossimità della parrocchia. Scorgono Ferdinando insieme a ragazzi giovanissimi. E’ nel cortile della parrocchia circondato da un recinto di ferro. I giovani gli girano intorno ENZO: ecco Ferdinando FELICIANO: sembra un leone in gabbia. Ma quanti anni ha? ENZO: 35 credo FELICIANO: e da quanti è detenuto in questa galera
ENZO: 28. Un giorno la madre lo parcheggiò in parrocchia per alcuni minuti. Non se l’è più venuto a riprendere FELICIANO: E’ istituzionalizzato! ENZO: potrebbe sostituire il parroco. Non se ne accorgerebbe nessuno FELICIANO: ma perché non evade? ENZO: evadere? Ma guardalo. Qui dentro è qualcuno. Fuori non se lo cagherebbe nessuno FELICIANO: ma cosa fa? ENZO: lui è responsabile dell’oratorio, del gruppo giovani, giovanissimi e del coro FELICIANO: e quella che lo abbraccia, chi è? ENZO: il suo orpello, aristotelicamente parlando il suo accidenti, la fidanzata, praticamente un souvenir. Se non fosse che è casta e pia avrebbe la stessa funzione di una escort Ferdinando fa un timidissimo cenno di saluto con la mano FELICIANO: che saluto caloroso! Tu hai frequentato il suo gruppo l’anno scorso? ENZO: si FELICIANO: e cosa è successo? ENZO: me ne sono andato FELICIANO: per come ti ha salutato l’avrà presa bene ENZO: Come tutti gli egocentrici, ci sarà rimasto un po’ male FELICIANO: Però sorride ENZO: Si sembra contento. Ha tutto. La ragazza, la gente del posto che lo saluta
come fosse un’istituzione, ragazzi di venticinque anni con tanto di maglietta dell’oratorio, che gli chiedono il permesso di giocare. Ha tutto. Sembra il re della foresta FELICIANO: “Ti voglio un mondo di gatto”. Ma cosa è quella scritta sulla maglietta? ENZO: è il sincretismo tra il mondo pagano dell’università e l’amore cristiano FELICIANO: che megacazzata, da ricovero Ferdinando si avvicina sorridente ENZO: come va? FERDINANDO: bene. Lavoro? ENZO: parto per l’America Si fa serio e granitico FERDINANDO: Ah… e quando? ENZO: a breve FERDINANDO: bene! ENZO: io vado dentro FERDINANDO: ok. Se dopo vuoi are. E’ il compleanno di uno dei ragazzi ENZO: Anche se non ho un cazzo da fare, non vengo Ferdinando resta in gabbia mentre urla ai ragazzi FERDINANDO: non andate fuori ( guarda Enzo e urla ancora di più), ho detto di non uscire. ( Prende un catenaccio e chiude il cancello) FELICIANO: che Dio lo protegga!
Enzo e Feliciano entrano in parrocchia. Si dispongono tra i banchi. C’è un matrimonio. La sposa è sull’altare, da sola, in attesa dello sposo FELICIANO: che ci fa da sola? ENZO: lo sposo sarà scappato D’improvviso da una colonna sbuca un uomo. E’ vestito in modo pacchiano. Incede verso l’altare intonando l’Ave Maria di Schubert. Inizialmente senza accompagnamento musicale, dopo qualche strofa si aggiunge il coro FELICIANO: Avevo confidato anzitempo nell’intelligenza di quest’uomo. Ma è un coglione come altri ENZO: Un giorno piacerebbe anche a me FELICIANO: Ma cosa? Mio cugino è sposato, e qualsiasi cosa dica la moglie, risponde con un sorrisetto di rassegnazione ENZO: Si sa che dopo tanti anni di matrimonio occorre pazienza FELICIANO: Mio cugino ha iniziato ad avere questo sorriso dopo appena sei mesi. Con il matrimonio si diventa santi. A propositohai notato la statua di san Giuseppe ENZO: ci sono le intenzioni di voto e le preghiere FELICIANO: ci sonoanche dei curriculum attaccati Sulla destra c’è una fila di fedeli che aspetta di confessarsi FELICIANO: C’è tanta gente che aspetta di confessarsi. Ma cosa esce da quel buco sul confessionale? ENZO: il braccio del prete FELICIANO: Che anello enorme ENZO: Non mi inginocchierei mai in quel modo FELICIANO: Hai visto come farciscono la mano del don? Baci, lacrime e
bei soldoni. Abbiamo sbagliato mestiere Ai lati della chiesa ci sono due cori. Uno di fronte all’altro. In uno ci sono sei persone decrepite che cantano in latino canti tradizionali. Il maestro si sbraccia come un forsennato. Ogni movimento è enfatico, come se davanti avesse un’orchestra di centocinquanta componenti. All’alleluia comincia a far roteare le braccia come se fe ginnastica, in modo molto vigoroso FELICIANO: Che mestiere fa il maestro? ENZO: il contadino Dall’altra lato ci sono dei giovani che intonano canti moderni. Fanno anche delle coreografie. Dietro Enzo e Feliciano sono seduti Piero e sua madre. La madre di Piero prende un libretto e inizia a fotografare con il telefonino il libretto delle preghiere PIERO: mamma che fai? MADRE DI PIERO: sono belle queste preghiere spontanee. Le imparerò a memoria. Così agli incontri di preghiera non me ne starò zitta, come faccio di solito. Resteranno di sasso quelle quattro bigotte quando mi sentiranno Davanti ad Enzo e Feliciano ci sono due suore, Luisa ed Ester. Suor Luisa non fa che scorreggiare. Enzo e Feliciano si guardano intorno per vedere come reagisce la gente. Ma sembrano abituati a quei rumori. Suor Ester si volta SUOR ESTER: Suor Luisa è malata Don Vitaliano è sull’altare. Inizia la sua omelia. Si avvicina al leggio dove è il vangelo. Insieme a lui c’è anche un chierichetto FELICIANO: cosa ci fa Andrea vicino al Don? ENZO: Don Vitaliano è solito fare delle domande rivolgendosi al ragazzo. Ma è solo un fatto simbolico FELICIANO: vuoi dire che Andrea non risponde mai? ENZO: no
FELICIANO: speriamo bene allora ENZO: perché? FELICIANO: fino alle cinque ci siamo rincoglioniti di birre DON VITALIANO: Il signore ci ama. Il vangelo di oggi ci dice che il signore ci vuole bene. ( Rivolgendosi al ragazzo) il signore ci a-m-a. Vero Andrea? ANDREA: non è vero. Papà è morto due mesi fa ENZO: cacchio ANDREA: mia mamma è col piede in una fossa. Il Signore ama voi, lei padre, ma non me DON VITALIANO: dai siediti ANDREA: non mi seggo. Lei mi fa tante domande senza farmi mai rispondere. Questa volta parlo. Non ho lavoro. E a casa i soldi scarseggiano. Devo badare ai miei due fratellini. E lei mi viene a dire che il Signore ci ama. Se mi ama, cosa fa per sottrarmi da questa miseria? ( Rivolgendosi all’assemblea) c’è qualcuno, tra voi, che non fa chiacchiere, che potrebbe offrirmi un lavoro? SPOSA: alza la mano dai. Ci sta rovinando il matrimonio SPOSO: e cosa lo metto a fare? SPOSA: non è morto l’ultimo corriere della coca? SPOSO: si SPOSA: e allora prendi lui Lo sposo alza la mano. Andrea con un sorriso scende dall’altare e abbraccia lo sposo. In sala scatta l’applauso. La suora scorreggiona applaude nella sua maniera FELICIANO: capito un po’. Noi ci danniamo l’animo e questo ha fatto in un attimo
ENZO: si ma tra un paio di settimane si ricongiungerà con la sua famiglia al camposanto DON VITALIANO: vi comunico che il giorno di Natale ci sarà una cena con i poveri FELICIANO: Non sapevo che mi avessero invitato ad una festa DON VITALIANO: ci sarà gente che puzza Feliciano inizia ad annusarsi DON VITALIANO: avrete l’opportunità di mangiare con gente che puzza Feliciano continua ad annusarsi FELICIANO: secondo te puzzo abbastanza per andarci? ENZO: per avere il titolo di morto di fame, dovresti farti il bagno nelle fogne. Ma tu non ne hai bisogno FELICIANO: dici? ENZO: dico FELICIANO: grazie, che soddisfazione ENZO: se ci vai pulito, anche se disoccupato, depresso e disperato, ti chiedono pure di servire gli ubriaconi e di pagare loro la cena. Per convincere quelli che hanno i soldi, devi far vedere il nero. Il grigio è un colore che non spilla Al padre nostro l’altare si riempie di bambini che si danno la mano l’un l’altro FELICIANO: quanti bambini. La chiesa ormai è diventata un parcheggio di figli. Ci pensi? ENZO: sto pensando a ciò che mi ha detto Anselmo su quanto costa crescere un figlio. Ci sono milioni di euro lassù Don Vitaliano termina la sua omelia ripetendo una parola tre volte
DON VITALIANO: donate, donate donate ( ad ogni parola la suora scorreggiona fa un peto) FELICIANO: che accompagnamento SUORA: è voluto. Don Vitaliano sa valorizzare le persone. In questo modo sorella Luisa non si sente inutile ed emarginata FELICIANO: ripete sempre questa cosa Don Vitaliano? SUORA: E’ un’anafora. Don Vitaliano con un climax vocale vuole infilare il concetto nella testa dei fedeli FELICIANO: e ci sta riuscendo benissimo guardando i morti di fame che stanno qui dentro. Si sono spogliati di tutto a la questua. Feliciano dona una moneta. Enzo lo guarda stranito. Feliciano si alza e rincorre il tizio. Poi ritorna FELICIANO: mi sono fatto dare il resto ENZO: quanto gli hai messo? FELICIANO: dieci centesimi Feliciano alla fine della messa si avvicina al crocifisso di legno e lo tocca in modo devoto. Alza le mani platealmente. Una donna di bell’aspetto saluta Feliciano. Questi ricambia FELICIANO: qui ci sono sempre belle donne. La chiesa è un ottimo ambiente per fare conoscenze ENZO: tra una parrocchia e un corso di ballo rimpinzato di tardone alla ricerca dell’ultima botta per te non fa nessuna differenza FELICIANO: Guardati intorno. Noti differenze? Arriva don Vitaliano. Feliciano se ne va ENZO: Dove vai?
FELICIANO: Oggi mi incontro con mio padre ENZO: Ma non era morto? FELICIANO: anche io lo pensavo. Mia mamma mi ha rivelato che è ancora vivo Feliciano va via, mentre saluta altre tardone con gesti sconci DON VITALIANO: lo conosci? ENZO: Si. Perché? DON VITALIANO: l’ho soprannominato equilibrista di talento ENZO: perché? DON VITALIANO: mi sta sui coglioni ENZO: e il talento? DON VITALIANO: quel deficiente non cade mai. E’ proprio bravo a stare dritto sui coglioni che girano. Una volta in confessione mi ha detto che di cercarsi un lavoro non se ne parla. Gli bastano i 50 euro che la madre gli a ogni due settimane ENZO: padre mi sta rivelando un segreto confessionale DON VITALIANO: ma quale segreto! Mi ha chiamato perfino l’istat ENZO: Per fare cosa? DON VITALIANO: elaborazione dati. Se altri 1000 coglioni come quello mi dicono la stessa cosa, sono le statistiche a rivelare tutto. Altro che confessione! ENZO: Interessante? DON VITALIANO: Non mi dire che ci rientri anche tu ENZO: purtroppo no
DON VITALIANO: problemi in famiglia? ENZO: lo Stato, purtroppo, ci sta mettendo in ginocchio, prima i giovani e ora le famiglie. Per fortuna tra poco parto DON VITALIANO: e dove che vai? ENZO: Parto per l’America DON VITALIANO: Cazzo. Che figlio di puttana. Mi sarebbe tanto piaciuto viverci. Mi mancherai ENZO: sarà con me Padre DON VITALIANO: Buonaserata Enrico ( saluta il capocoro). E’ incazzato, perché ho deciso di bandire una gara tra i due cori, visto che litigano sempre ENZO: E chi decide il vincitore? l’assemblea? DON VITALIANO: Qui siamo al sud ed io sono monarchico. Deciderò io. ( Feliciano continua a salutare facendo gesti sconci alle tardone) Guarda come saluta le vecchiotte in minigonna. Visto che occhi bellissimi hanno? ENZO: bellissimi? DON VITALIANO: le ho fatte piangere tanto. Che credi! Quel coglione sta corteggiando gli scarti Enzo e don Vitaliano vedono Piero e la madre estasiati MADRE: hai sentito il profumo, l’hai sentito? PIERO: certo mamma certo MADRE: ma l’hai sentito? PIERO: certo che l’ho sentito La madre saluta Don Vitaliano mentre il figlio cerca di fare in fretta
MAMMA DI PIERO: Padre voi l’avete sentite. Ah che profumo. Questa parrocchia dovrebbe diventare un santuario DON VITALIANO: e facciamo lei veggente MAMMA DI PIERO: e mio figlio? C’è anche lui DON VITALIANO: quando sarai morta, prenderà il tuo posto. Così assicuriamo un futuro alla famiglia MAMMA DI PIERO: dice sul serio padre? DON VITALIANO: certo MAMMA DI PIERO: Figliolo andiamo che devo insegnarti il mestiere ( vanno via) ENZO: Padre fa sul serio? Quella veramente le diventa veggente. Ma come è arrivata a quel punto? DON VITALIANO: dice di aver visto la madonna e lo va raccontando a tutti. Anche il figlio dice di averla vista ENZO: davvero? A me non lo ha mai detto DON VITALIANO: il ragazzo prova vergogna per la madre e non sopporta che tutto il quartiere la ritenga pazza. Così va dicendo ripetutamente che anche lui la vede a figura intera, a mezzo busto, di profilo, dentro un sole che si sdoppia e con varie fragranze di profumo. Per salvare la reputazione della madre sacrifica un po’ della sua ENZO: quel ragazzo è proprio un disgraziato CAP. 13 LE TASSE E LA NEVE Enzo a dal commercialista. La porta è socchiusa. Entra ENZO: c’è qualcuno? Dottore DOTTORE: venga
Va nel suo ufficio ma non lo trova DOTTORE: Sono qui ENZO: dove dottore? Apre la porta del bagno e lo trova seduto sulla tazza del cesso col giornale in mano DOTTORE: Venga venga ( alza lo sguardo). La mando ad un convegno. ( Butta lo sguardo prima in alto e poi guarda Enzo). Si la mando ad un convegno. (Abbassa lo sguardo sul giornale) ENZO: Dottore volevo dirle che interrompo il tirocinio DOTTORE: Perché? ENZO: vado in America DOTTORE: finisci almeno l’ultimo lavoro che ti ho affidato ENZO: Non ho tempo. Devo preparare i documenti per il aporto DOTTORE: arrivederci Esce dallo studio e scende al pian terreno. Trova Anselmo vicino ad una porta semi socchiusa ANSELMO: vuoi vederla una cosa? ENZO: ho un corso di formazione motivazionale ANSELMO: anche io ce l’ho. E’ presto. Dai ti faccio vedere uno dei presepi più belli. C’è anche la neve Aprono la porta, che dà su un sottoscala. Entrano in una grande stanza. In fondo c’è un presepe e al lato un uomo seduto alla scrivania. E’ vestito in modo elegante e ha un orecchino sul lobo destro PADRONE DI CASA: avanti,avvicinatevi al presepe, guardatelo. E’ stata dura ricoprirlo di neve
Il tizio apre un’anta di un mobiletto, e mostra parecchie dosi di cocaina PADRONE DI CASA: il presepe è uno showroom Poi si abbassa e sniffa la stella cometa PADRONE DI CASA: è quasi finita, mi toccherà tirarmi i re magi. Quelli vengono da Scampia. Magari portano altra neve Enzo ed Anselmo lo guardano. Enzo è rigido. Anselmo ha un sorriso nervoso PADRONE DI CASA: A Natale venite che ci diamo gli auguri. C’è anche il commercialista. Lui è fissato con l’osteria. Mi sta rompendo i coglioni di fargli trovare una botte più grande CAP. 14 FORMAZIONE Corso di formazione per prepararsi ad un colloquio. Intorno al tavolo ci sono 15 persone. Tutte disperate. Enzo e Anselmo si guardano intorno UNA TIZIA: quisono bravi a prepararti per i colloqui UN’ALTRA TIZIA: sono preparatissimi. Vengo sempre qui. E’ la quinta volta. Dalle altre parti non ti capita di ritornarci Anselmo sorride ENZO: per fortuna sono bravi ( tra sé). Ma chi se ne fotte ANSELMO: Che fai? Mi imiti ENZO: Non potrei. Me ne vado Anselmo ANSELMO: E dove? Entra la docente. Indossa una giacca con delle mostrine da alto militare. Capelli biondi e corti, occhi chiari e gelidi. Sembra di origini austriache. Si guarda intorno DOCENTE: al colloquio vi chiedono quali sono i vostri interessi? Lettura, scrittura cinema cucina, lasciate stare. Meglio stare zitti. Rafting, arrampicate,
deltaplano, ok va bene. Voi siete un prodotto da scaffale, vince quello che ha il packaging più bello. Poi non è importante se dentro c’è la cacca. Se non vi presentate bene, non vi guardano neanche. O sei eccezionale o finisci nella poltiglia dei disperati. Eccezionale è chi sa vendersi. La qualità è soggettiva. Al colloquio di lavoro quando vi chiedono un pregio, non ditelo. Dite chi siete con i fatti. Vi descrivete, preciso e metodico. Pensano “ecco è arrivato il rompiballe”; brillante e simpatico “questo arriva la mattina a darci la pacca sulla spalla”; intelligente e analitico, “questo ti conta anche i buchi che hai per il culo” Ti chiedono un difetto? Dite, “Scusi ma io sono qui per farle vedere il meglio le dico i difetti?” Oppure, “le garantisco che non le farò vedere mai i miei difetti” E poi quando entrate in azienda datevi degli obiettivi. “In azienda faccio un po’ di tutto, prenoto i voli del boss, ho cambiato le tendine nel suo ufficio, ho sistemato l’archivio. Un giorno nel pieno di una ristrutturazione aziendale, il capo ti chiama e ti dice: “ma lei esattamente qui cosa fa?” Tu gli fai un bell’elenco di cose che hai fatto. Lui ti guarda e ti dice che d’ora in poi le farai a tuo marito. Confrontatevi ogni mese col capo. Dove state andando, come procedete. Chiedetevi: sto raggiungendo gli obiettivi? E’ come un matrimonio finito male. Ognuno va per conto suo, fino a che non capite che è troppo tardi per recuperare. Dove eravate quando le cose stavano cambiando? Quando il vostro partner stava prendendo un’altra direzione? Sveglia! Piano strategico. Sempre. Analisi della situazione, obiettivi, strategie, Kpi, piani d’azione, controllo, profitto. Non solo in azienda. Decidete di andare in vacanza con una coppia di amici? Analisi della situazione, obiettivi, strategie, Kpi, piani d’azione, controllo,
profitto. Un’amica mi chiama l’altro giorno: “il capo mi insulta, non è contento di niente”. Le dico “stai cercando dell’altro?” “No” mi risponde. “Ma stai provando?”, le faccio. “C’è la crisi e poi quando arrivo a casa sono distrutta”. “Potresti cercare durante il week end”, ribatto. “Il sabato mattina devo riposarmi, il pomeriggio fare la spesa, la domenica mattina messa, e poi dovrò pure divertirmi”. E allora cosa vuoi, tieniti il tuo lavoro di merda e la frustrazione da casalinga acida. Argomento mail. Tasto dolente. “Mi è gradita l’occasione di porgerle graditi saluti”, “colgo l’occasione per farle cordiali…”. Ma dove siamo? Ma cosa è? Perché? Dobbiamo concludere un affare. Che mi serve tutta questa forma? E poi ho sempre fatto così. Prova a cambiare, visto che nessuno ti prende. In bocca al lupo per i colloqui. E ricordate. Se non divorate il pesce, sarà lui a mangiare voi. Andate in pausa CAP. 15 PRETE AMERICANO Prima di incontrare il prete, Marco ed Enzo entrano in una grande stanza del seminario. Ci sono tanti seminaristi. Stanno giocando a tombola, senza troppa voglia FRATELLO PIETRO: tutti gli anni ci tocca la tombolata FRATELLO CARLO: Speriamo che il nostro confratello non si travesta anche quest’anno da clown FRATELLO DINO: Ma ti rendi conto che organizziamo tutto questo solo per farlo contento FRATELLO CARLO: non esagerare è pur sempre Natale FRATELLO DINO: hai ragione bisogna essere tutti più buoni. A proposito Fausto è tornato? FRATELLO PIETRO: è ancora in ospedale. Troppi dolci lo hanno sterminato
FRATELLO DINO: e chi legge la letterina a Babbo Natale? FRATELLO PIETRO: leggila tu FRATELLO DINO: non chiedetemi questo FRATELLO CARLO: Qualcuno dovrà pur farlo. Fausto avrebbe voluto che la leggessi tu FRATELLO DINO: mi ha sempre odiato FRATELLO PIETRO: appunto IL RETTORE: Prima della tombolata un nostro confratello ha qualcosa da leggere a Babbo Natale FRATELLO DINO: ( alzandosi) Caro Babbo natale ti prometto che saremo tutti più buoni. Ti prometto su mia nonna …( piange e non riesce ad andare avanti. Ritorna al suo posto) IL RETTORE: ok iniziamo la tombolata FRATELLO PIETRO: è automatico. Appena nomina la nonna piange FRATELLO CARLO: è la prima volta che lo vedo piangere senza che risulti patetico Marco tira i numeri MARCO: 10…21…33 ENZO: potresti tirarli con più enfasi MARCO: d’accordo. 3..25..44 ( stesso tono) Lo sguardo è assente. Come assente è lo sguardo di tutti i confratelli. Entra il seminarista vestito da clown. Si avvicina ai tavoli facendo delle smorfie. Si sforza di far ridere. Intorno è la tristezza più acuta. Arriva il prete americano MARCO: Ecco don Anthony
ENZO: don Anthony? MARCO: da quando è in America si fa chiamare così ENZO: bene DON ANTONY: ah finalmente in Italia ( con spiccato accento americano) ENZO: ma da quanto è in America? MARCO: 5 anni ENZO: e parla così MARCO: gli piace DON ANTONY: ecco il fratellino che vuole andare in America ( Enzo si guarda intorno come se non volesse rivelarlo) avanti sediamoci. Come stai? E i tuoi? ENZO: bene padre DON ANTONY: in America c’è molta crisi ENZO: anche qui DON ANTONY: ma è differente ENZO: differente? DON ANTONY: qui siete in tanti a non fare un cazzo. Mal comune mezzo gaudio. Soffrire in tanti significa che non soffre nessuno. In America se sei disoccupato, sei un fallito. E la sofferenza che si respira è da suicidio ENZO: mi sta consigliando di fare il disoccupato qui DON ANTONY: dico di trovarti qualcosa in questa città. Quanti anni hai? ENZO: 34 DON ANTONY: ah ah. In America a quell’età si va in pensione. Scherzo.
Ma a trent’anni molti sono amministratori delegati. ( Enzo è deluso). Comunque restiamo che ti farò sapere. ( Se ne va a salutare i suoi confratelli) MARCO: allora come è andata? ( Enzo è in silenzio, Marco lo strattona). Vuoi dirmi come è andata? ENZO: come al termine di un colloquio. Mai fatto un colloquio? MARCO: no ENZO: e allora non puoi capire MARCO: ma spiegati? ENZO: la verità? MARCO: certo, che ti ha detto? ENZO: niente, che mi farà sapere. Ma non va MARCO: ma cosa accidenti ENZO: la mia vita. Sai una cosa? MARCO: Cosa? ENZO: ho paura di scoprire che in fondo sono un mediocre e che quel mondo, da cui ho cercato di prendere le distanze, è parte di me. E’ da quando ho concluso l’università che la vita è la stessa. Una vita fatta di incontri sempre uguali, di amici mediocri e di rientri a casa sconsolati e mesti MARCO: potevi frequentare gente migliore. La maggior parte delle scelte che si fanno in giovane età dipende anche dalle persone che frequenti ENZO: è vero. All’inizio pensavo di essere sfortunato ad incontrare solo provincialotti. Ci ho riflettuto su questa cosa MARCO: e quindi? ENZO: che se durante la mia esistenza mi sono attorniato degli Anselmi, dei
Geronimi, dei Pieri, dei Ferdinandi è perché sono anch’io come loro MARCO: dai falla finita. ( Enzo si alza) Adesso dove vai? ENZO: al solito posto. Mi manca l’ultima tappa prima di far rientro a casa CAP. 16 ULTIMA FERMATA Si ritrovano tutti dal Messicano. C’è anche Anselmo con Omàr. Imbottigliano del vino scadente applicando etichette di vino pregiato MESSICANO: Enzo qualcuno mi ha lasciato un regalo per te Enzo scarta il regalo ENZO: (leggendo) “per la mia amata moglie, libro di poesie” Enzo alza lo sguardo e vede allontanarsi la pazza ENZO: Ma cosa fate? ANSELMO: fratello import ed export ( facendo il verso all’africano) OMÀR: Coglione metti bene l’etichetta. Nel mio paese c’è gente ricca. Soltanto voi credete che da noi ci sono ancora i bambini deperiti. Ormai quelli li trovi solo sui fogli delle associazioni no profit C’è Caterina CATERINA: Alle selezioni del GF non ce l’ho fatta. Hanno preso una musulmana solo perché aveva un burqua MESSICANO: ma anche tu lo porti, solo che è di plastica Arrivano anche Piero e Gianluca ANSELMO: Ciao Piero PIERO: sono stato nell’entroterra Anselmo resta in silenzio
ENZO: e come è andata? Hai citofonato? Qualcuno ti ha risposto? PIERO: un uomo ANSELMO: ( ridacchiando sottovoce) classico ENZO: e cosa ti ha detto? PIERO: mi ha detto che la sorella, che Antonella è morta sei mesi fa in un incidente stradale Anselmo resta in silenzio. Piero sale su un tavolo. Si toglie una scarpa e parla mantenendosi in equilibrio su una sola gamba PIERO: ( ad Anselmo) fottiti stronzo. Quando rientrerò in casa manderò a fanculo i miei ENZO: Te ne vai di casa? PIERO: Per nulla, è solo un modo per iniziare ENZO: deluderai tuo padre PIERO: sono nato per questo. Un brindisi a tutti noi e al caro amico che sta per partire GIANLUCA: vado in Iraq ( tira fuori una cartolina che mostra ad Enzo) ENZO: è vero. Congratulazioni. Era il tuo sogno ANSELMO: guardate quel cazzone amico del papa Alla televisione compare Sampei, intervistato dopo l’incontro con il Pontefice PIERO: Brindiamo alla salute di Sampei CATERINA: maledizione. Dovevo andarci con lui alle selezioni. L’anno prossimo lo affitterò come marito per il gf Felicia raduna tutti gli amici per una foto
FELICIA: avanti mettiamoci tutti in posa. Facciamo una foto Sono tutti in posa. Il messicano, Ferdinando, Caterina, Piero, Marco, Gianluca, Gioacchino, Simone, Ricki, Anselmo, Geronimo, Feliciano, Enzo FELICIA: vi comunico che io e Anselmo ci sposiamo. Sono incinta di tre gemelli Felicia comincia a scattare le foto. Anselmo è impietrito ANSELMO: Cazzo sono tre FERDINANDO: evvai. Altri tre bambini per l’oratorio Feliciano sghignazza FELICIANO: che coglione quell’Anselmo. L’ho sempre pensato Gioacchino incredulo GIOACCHINO: ma di cosa vivranno? FELICIANO: di sorrisi, carezze e cazzi papà Feliciano e Gioacchino si abbracciano. Simone sorride SIMONE: che non vengano a chiedermi un posto Gianluca spara colpi in aria. Piero è incazzato PIERO: l’ho sempre amata. Persa ogni speranza Geronimo si butta a terra. Enzo si avvicina ENZO: alzati coglione. Andiamo GERONIMO: dove? ENZO: facciamo un giro in macchina GERONIMO: chiamo mio fratello
CAP. 17 FINALMENTE SI VOLA Enzo, Geronimo e Michele fanno un giro in auto e ascoltano canzoni di Nino D’angelo anni 80. Mentre sono al semaforo, vedono la pazza camminare felice con il figlio. Intanto sullo sfondo c’è Isaac, che porta delle pecore al pascolo, tra cumuli di rifiuti ENZO: Geronimo hai la patente? GERONIMO: Mio fratello si ENZO: andiamo in aeroporto. Il primo aereo che parte me lo prendo GERONIMO: Stai scherzando? ENZO: No GERONIMO: E poi? ENZO: Vedo come si sta. Se mi convince resto GERONIMO: Ma dove? ENZO: Una località a caso GERONIMO: E lasci tua madre sola? ENZO: Mi sembri Ferdinando. Mia mamma sa cosa significa fare il genitore. Sarà contenta che me ne vado. In fondo desiderare di togliersi dalle balle il figlio ultramaggiorenne è la migliore dimostrazione d’affetto GERONIMO: Nostra madre ha fatto prima a liberarsi delle nostre facce cazzute. Michele sapresti tornare a casa? MICHELE: certo, non sono deficiente, anche se tutti lo pensano GERONIMO: bene. Parto con te. Fratello ci vediamo in un altro mondo MICHELE: In un altro mondo amici ENZO: personalmente spero di non rivedervi anche all’inferno
Qualsiasi riferimento a luoghi e personaggi è puramente casuale