M'ama Non M'ama 43m3w

Veronica Notaro

M'ama non m'ama

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Indice dei contenuti

Pensieri sparsi Direzioni Allo specchio A te

Pensieri sparsi

Parole d’amore Mille parole d’amore scendono come una sontuosa cascata, una ripida discesa. Ritornano in mente forti, come il mare in tempesta, i raggi di sole in estate. Vivono come i ricordi più vivi e indelebili, i giorni di festa.

Mi disse Mi disse: “Sono stanco!” E gli risposi di riposarsi, pensare un po’ a se stesso; mi disse: “Non ci riesco, i ricordi fanno male!” E gli risposi di mettercela tutta, gli avrei dato una mano; mi gridò: “Non mi fido più di te, mi hai fatto soffrire! Non mantieni le promesse.” E gli dissi che non è colpa mia, è normale innamorarsi, l’amore è sempre lì ad attenderci, e la voglia è tanta, troppa! Cuore, la voglia è troppa, tanta! Perdonami, ma è tanta, troppa!

Emozioni Emozioni si rincorrono tra i versi e le parole. Un solo verso cattura l’immaginazione, sconfina nella fantasia, addolcisce la tristezza. Le emozioni sono tante, autentiche. Ogni parola parla di sé e degli altri, anche di te.

Quanta gente Quanta gente in questo mondo soffre, si dispera, rinnega se stessa, annega nel rancore, nega amore. Quanta gente dovrebbe amare.

La notte Sarà la notte dei falò, della spiaggia illuminata dal fuoco e dalla luna. Sarà la notte delle stelle dondolanti e vacillanti in cielo. Sarà la notte dell’acqua fredda e rumorosa. Sarà la notte dell’aria calda e dolce. Sarà la notte dei pensieri, del calore, della musica, della parole e dei desideri. Sarà la notte di piccoli fantasmi, ricordi, immagini e misteri.

Campagna La campagna mi chiama… le spighe di grano ondeggiano nei campi. Le margherite danzano in attesa di essere colte per un “m’ama non m’ama”… la rondine raggiunge il suo nido, i suoi piccoli, la sua casa… il profumo di sole mi avvolge e la campagna rinnova il suo richiamo.

Treno incurante Un treno viaggia veloce mezzo di infiniti viaggi. É come un pensiero che fugge, lasciando strade e tracce dietro di sé. Tracce di limpida ironia, di giustificata malinconia, di nostalgia, a volte, stranamente mista ad allegria. Ma il treno non si cura di nulla, è instancabile, forse insensibile, utile e con una personalità indecifrabile. Mi conviene prendere un biglietto e andare, voglio arrivare!

Tramonto Il mare batte in lontananza contro un muro di ignoranza. Il sole si specchia… è ormai una storia vecchia. Dopo un po’ scompare, nascondendosi nel mare.

Stagione Cadono le foglie al mio aggio, sono ormai lontani il vento di maggio, il sole d’agosto, vicino è l’odore di mosto. Ma ora c’è silenzio, spezzato dal canto di uccelli destinati a tacere per un’intera stagione.

Rugiada Gocce di rugiada sulla strada, nebbia lontana, aria di tramontana; foglie velate di vapore, vento lento senza rumore.

Città La città sembra nuova ai miei occhi, ma è sempre la stessa e l’ho già vista altre volte. Eppure sembra nuova, come nuovo è il desiderio di conoscere in me.

Scorcio Una strada buia e una mezza luna in cielo. Uno scorcio suggestivo.

Stormi Stormi di uccelli abbandonano la terra, senza una casa o una meta. Il cielo è la loro strada.

Intensità Bagliore dorato affonda nel niente suono danzato mormorio di gente.

Fantasia Ho voglia di volare, afferrare una nuvola e cibarmi del suo candore.

Crescere Perché bisogna crescere? Se per crescere occorre rinunciare all’innocenza, alla spensieratezza, alla vera libertà, alla tenera dolcezza, alle piccole cose, preferisco non crescere.

La luce positiva dei suoi occhi Ammiro i suoi occhi che sembrano emanare luce lieve e impalpabile, come una giornata di sole e nuvole.

Girasole Tra il verde splendente di una distesa, scorgo un fiore appena svegliato, l’oscurità è ormai arresa e il calore è tornato. Il sole fa capolino, dolce e luminoso, il fiore risponde con un inchino all’essere radioso forse per cortesia ed educazione, felicità o timidezza… e il prato e il cielo si scambiano momenti di emozione con l’aiuto della brezza. Il fiore si lascia dondolare mostrando un pizzico di vanità perché è l’unico giallo da guardare e contento dà vivacità. Ha un po’ di timore ad alzare lo sguardo verso il sole, ma prima che il giorno muore

deve farlo il mio caro girasole!

Vivere Si vive di ricordi, ci si accompagna ai rancori, e si fermano i rumori.

Guardando Guardando indietro mi accorgo di quanti pensieri ho buttato sulla carta, di quanti volti ho imprigionato, e di quanti personaggi ho parlato.

Foto Scattate nell’anima, e nel cuore… diapositive che scorrono nella mente, album custoditi nel profondo universo di noi.

Ride il sole Ride il sole tra il vento nuovo e forte, ride tra l’incertezza di una giornata di marzo; ride attendendo la stagione in cui le risate saranno più vive e audaci.

Sereno Le ali di un gabbiano sfiorano, per l’ultima volta, il mare. Rampe di illusioni crollano in pochi attimi. L’agitazione cessa, lasciando spazio e tempo al sereno.

Scrivo Scrivo velocemente senza pensare alle parole, ai versi, al significato di ciò che continuo a scrivere. Può essere giusto, sbagliato, non mi importa. Quello che voglio è portare avanti la lotta dei veri valori, delle emozioni, dei sentimenti detti, scritti, cantati, disegnati, stampati, dipinti… e in qualsiasi modo espressi. Con originalità o meno. Con forza o dolcezza. Con spontaneità, senza dover spiegare, privando se stessi e gli altri di giustificazioni.

Poesia Vorrei scrivere versi senza mai una sosta. Vedere le mie mani muoversi all’infinito, osservarle indaffarate. Avere la mente sempre occupata, accumulare pagine piene di parole scritte di getto, in modo istintivo, impulsivo, vulnerabile come sono io…la poesia mi rispecchia.

Magia Vorrei poter cambiare il mondo, vedere cose buone e gente buona. Avere sogni sani, realizzabili e ambizioni complicate, ma facili. Donare gioia a chi è già felice e, soprattutto, a chi non lo è. Mi chiedo se per questo serva necessariamente la magia o solo un po’ di amore e di buon senso.

Costellazione Nei miei sogni vedo costellazioni, le mie mani che afferrano stelle da portare al cuore, per far luce. E al risveglio sono un’altra, migliore, viva. Sono quella di prima.

Una vita Se qualcuno le avesse detto di lasciar perdere tutto, probabilmente, l’avrebbe fatto. Ora non più, perché sa che ha una vita da vivere, una vita da scrivere, una vita per scrivere.

Trafitta Trafitta da vecchi rancori, nuvole di ricordi annebbiano ciò che mi circonda; nitidi pensieri sanno farsi spazio e riaffiora in me una nuova consapevolezza di sperare e continuare a sognare.

Sognare Vorrei sognare perché sognare è un po’ come vivere senza ostacoli, giocare una gara in cui si è sicuri di vincere, prenotare una vacanza con la certezza di divertirsi, e amare qualcuno sapendo che l’amore è ricambiato.

Mi nutrirò Mi nutrirò di versi, di poesia, senza mai saziarmi. Mi nutrirò di parole, nuvole e sole. Mi nutrirò di viaggi della mente, di sogni e desideri. Mi nutrirò di pioggia e vento, sabbia e mare. Mi nutrirò di rabbia e amore.

I sogni I sogni sono come un lieve raggio di sole in un cielo che annuncia la tempesta. I sogni sono l’unico appiglio nel mare agitato. I sogni sono l’amore che vince l’odio, la fantasia che si sacrifica per la felicità.

Senza titolo Vivi nella realtà, sfiorando i sogni, cattura le emozioni, custodiscile nel tuo cuore. Lì nessuno le potrà toccare. Nessuno le potrà rubare.

Ciò che la vita è É un soffio di emozione, a volte lungo, altre corto. É follia allo stato puro, è oro grezzo, spesso da noi lavorato. E il destino? É di chi ci crede, ma lo ignora. Di chi lo segue e di chi lo allontana perché lo teme. É la vita, con o senza destino, piena o priva di nuvole, che pudicamente chiamiamo ostacoli.

La verità La verità la sa solo il mio cuore, come una nuvola conosce bene l’aspetto del sole.

Non mollare Non mollare perché chi molla non vive, muore dentro e così muoiono anche i sogni, privati di ogni battito di respiro.

Ho capito Ho capito solo ora che cambiare sarebbe l’unica cosa da fare. Cambiano le stagioni, i gusti, le mode, i caratteri, le abitudini. Cambia il mondo, la vita, cambiano i sentimenti, cambiamo anche noi.

Il treno Quanti colori, quanti visi, è un luogo ricco di pensieri, a volte misteri. Lontananza che si spezza, distanze superate. Amori chiusi o ritrovati. Abbracci, sorrisi, baci, fanno dimenticare rancori e litigi. Luogo di vive voci, di sottofondo confuso, di parole urlate, parlate, pronunciate. Luogo pieno, carico, mai vuoto né spento. Attivo da sempre, come la gente

Domenica L’odore del sugo, la gioia di stare a casa. I rumori provenienti dalla cucina, la poca voglia di studiare. Il fuoco per l’arrosto, il tiramisù nel frigo. Più spazio per i miei pensieri, e rancori per la settimana conclusa. Il cinguettio degli uccelli, il cellulare che oggi voglio dimenticare. Il cielo blu a chiazze bianche, i vivaci colori dei fiori nel bouquet. La tavola imbandita, il profumo del pranzo. Il calcio in tv, i commenti tra noi. Il pensiero va verso il lunedì, ma per poco. C’è spazio solo per la domenica, bella e col sapore di casa e calore.

Mani Mani che lavorano, scorrono, afferrano. Mani che tremano, palpitano, accarezzano. Mani che scelgono, respingono, agitano. Mani che concretizzano i sogni e li dirigono tra il buio della non speranza.

Vibrazioni Musica, luci, rumori. Movimento del corpo, ondulazioni della mente. Battiti veloci, parole urlate e ancora nebbia tra la gente. Vibrazioni musicali nel frastuono. Si festeggia il nuovo. Volano auguri nel vortice della dimenticanza.

Fuoco Tizzoni di vita consumati, cenere, fiamme, calore. Arancio forte e vivo; fermati un istante: non bruciare, non consumare ciò che di bello ancora c’è.

Da lontano Il cuore giunge da mondi lontani, da nuvole meno candide di queste, da cieli meno azzurri e sereni. Il pensiero varia con la distanza, tocca nuovi luoghi estranei e volti inaspettati. Il sorriso si accende e si spegne tra ricordo e speranza. É notte fonda nell’anima, è mattino fresco nella mente.

Terra Questa terra brucia ancora, ma il vortice dell’incomprensione non ci avrà. Brucia veloce la dura realtà, non ha voce e cerca soltanto un po’ di luce, oltre le fiamme, le bugie e le ormai attraversate vie.

La mia strada La cerco quotidianamente, non la trovo. Mi inganna la distanza, mi illude la speranza.

Sipari Sipari di sole coprono palchi vecchi e lesi. Il pubblico vuole tutto questo. É più sicuro di uno spettacolo a picco sul mare.

Lei pensa a lui Il mare sembra capirmi; onde alte e forti attraversano l’aria. La tagliano in frammenti emotivi che ricalcano pienamente le mie emozioni. Penso a lui. Il mare ride, anzi sghignazza davanti alla mia stupidità. É pomeriggio, ma potrebbe essere anche notte per me. Che importanza ha? Senza di lui nulla sembra averne più. Per un pittore avere mille colori belli e luminosi a cosa serve senza la tela da dipingere? O senza un soggetto da ritrarre? Ecco, mi sento così, proprio come un pittore senza scelta. Ho l’azzurro del mare, il celeste del cielo, l’oro della sabbia, il giallo del sole, il bianco della schiuma, il marrone dei miei capelli, il rosso dell’asciugamano steso e il viola del mio vestito, il fucsia delle unghie ben laccate e l’argento del braccialetto tintinnante. Ma non ho un pennello, non ho una tela, né fantasia e forza creativa. Non ho lui. É giugno, eppure, con una simile mancanza, potrebbe essere anche settembre. É l’inizio dell’estate, ma potrebbe esserne la fine.

Direzioni

L’amore è ciò che si vuole, ciò che ci fa stare bene. L’indipendenza è essere dipendenti solo dal proprio cuore. Perché pensi che l’amore sia assoluto? In fondo ogni bacio è relativo. La nostra vita è così precaria e precarie sono le menti. Anche l’anima oggi ha una sua scadenza; è fortemente a termine. Nulla è più vero di un “non ti amo” pronunciato guardando altrove. Una stretta di mano energica, uno sguardo fiero. Lo immagino così umano il destino. Dire chi siamo davvero è qualcosa di arduo già nel pensiero. Alla vita non importa di andar veloce, siamo noi che lottiamo ogni giorno con lancette e battiti di tempo. Vorremmo vincere la sfida e invece ci facciamo fregare secondi e flash di possibile fortuna e probabile gioia. É uno strano meccanismo quello del sorriso. Una molla ci rende frivoli, o veri, o emozionati, o tutti e tre. E lo spinge orgoglioso di luce e biancore. Vino buono che scorre nel vento. Luccichii d’acqua tra la macchia. Sole che appieno scalda e aiuta le ombre scure degli ulivi. Muretti che affannosamente delineano terre rosse e aride e aspettano di lasciar libero quell’infinito strascico di sogni che il Salento porta con sé. Gli amori vanno e vengono, incuranti di ferite e dissapori. Si svelano calmi o inquieti, pieni o vuoti. Si ammucchiano tra sentimenti e pensieri. Mentre gli amori liberi sono altri, ben altri. La luna ha qualcosa da dirci questa notte. E’ priva di bocca ma le parole

non le mancano. Incita all’amore smisurato tra buio, leggeri chiarori e ombre timide, per le vie di una città che non conosce pudore né timidezza. I sussurri, le parole pronunciate inconsapevolmente nel sonno. Le dichiarazioni sottovoce, i segreti svelati quasi in silenzio e le frasi dette e non dette, sono sempre le espressioni più vere che non intendono condividere nulla con la menzogna, spesso urlata e sfacciata.

I sogni sono il meglio di noi; non conta se avranno seguito o meno. La realtà invece, così cinica e meschina, rivela il peggio, senza mezzi termini né preavvisi. Il cielo ride sotto i baffi di rondine. Le spighe si inchinano amorevolmente allo stesso, quasi danzano pensando al mare non troppo lontano, laddove gli azzurri si mescolano senza stupide rivalse e nulla pare avere un nome perché uno sarebbe poco. É proprio vero. Carta e penna possono fare miracoli: basta tendere loro la mano, invogliandoli a uscire dai cassetti, insieme ai sogni.

Ci sono posti in cui non è lecito sognare. Né sperare di concretizzare qualche desiderio. Ci sono posti che non hanno occasioni per i giovani e lacrimano di ambizioni recise e aspettative derubate. Ci sono posti che sono solo in parte questo e altri che abbondano in ogni singola negatività. Questo posto ha le braccia tese e invitanti. Accoglie con subdolo tepore e pseudoamore i frammenti di obiettivi, mete e buoni propositi, andati a farsi fottere, senza valide ragioni. Durante la notte i pensieri sbiadiscono e si incontrano nel mondo dei sogni. Al mattino ogni sfumatura degli stessi è soltanto un pallido ricordo di ciò che volevano dire. Guardo oltre le mie poche certezze e vedo te, in bilico tra verità e falsità, in questo strano habitat chiamato vita.

Tutti proviamo almeno un po’ di invidia. In fondo anche il giorno desidera la luna, l’oscurità e la calma della notte. Quando intendiamo mandare tutto e tutti a quel paese e, al tempo stesso, non troviamo il coraggio di farlo, è in corso un’enorme incoerenza tra cervello e cuore. La vita è una continua sfida che ci chiede di dribblare il nostro ego. Nulla accade per caso. Basta guardare il cielo e incrociare uno sguardo amico per capirlo. La vanità è la faccia meno intelligente dell’autostima. Un giovane che guarda il futuro e non scorge niente è privo della vera giovinezza: quella del cuore. Mentire è un’arma a doppio taglio, un gioco subdolo che tradisce prima noi che gli altri. I pensieri migliori arrivano quando meno te l’aspetti, spingendosi dalla testa alle mani e, alle volte, ando per il cuore, prima di atterrare sulla carta, meta ambita ai più. Questa terra ne ha viste tante e ora dà le spalle al mondo, con coraggio se ne infischia di quel che sarà. Il mare avanza inghiottendo lembi di spiaggia. Gli uomini ne approfittano per gettare pensieri vecchi e nuovi, e restare, almeno per qualche tempo, limpidi e cristallini come lui.

Dovresti cercare la verità anche negli occhi di chi ha sempre raccontato menzogne. Occorre sempre un briciolo di speranza quando si cerca il vero. E la realtà che fuoriesce da una bocca falsa ha più valore e gusto. Ho chiesto al buio della notte di regalarmi ciò che il giorno, con la sua luce sfrontata, non mi concede. Ho ricevuto riposo, riflessione, sogni più veritieri e meno illusori di quelli mattinieri. Non impressionarti facilmente. Il mondo è così variegato da poterti stupire e meravigliare secondo ogni suo desiderio, nonché capriccio. La follia cos’è? Oggi è esprimere se stessi e non voler essere la copia, spesso spenta e ingrigita, di un altro.

La luna si nasconde tra i palazzi di pietra chiara. Desidera guardarmi, senza farsi vedere. Tra i vicoli risplende debolmente la sua luce, mista a quella ingiallita dei vecchi lampioni. Le ombre si muovono rapide per le vie e anche la mia pare correre per non darla vinta allo sguardo lunare. Canti di cicale si innalzano dai campi, sotto il sole cocente e tra il giallo secco di ciò che un tempo era raggiante di verde. La campagna propone la sua pizzica sino all’ultimo istante d’estate, prima di chiudersi nel riposo e nell’attesa della sua stagione prediletta. Guardami altri istanti. Non posare i tuoi occhi su di me. Ma il tuo cuore. É quello l'amore. La notte sa benissimo chi sei. É inutile nascondersi sotto le lenzuola. L’amore è un battito lieve che diviene incessante solo quando è coerente. I sentimenti sono pensieri innocenti, libere emozioni e voli di aquiloni. Un abbraccio può essere unico. L’unicità è nelle cose semplici, fatte di cuore e pelle.

Allo specchio

Da grande voglio osservare Un’altra giornata di scuola mi aspetta. Non vedo l’ora che finisca. Studiare non è male, ma per una come me che ama osservare il pullman offre più opportunità. La mia classe è più o meno la stessa da oltre quattro anni, e conosco ormai bene tutti. Marco ha un modo di provarci con le ragazzine del primo anno che è sempre lo stesso. Le avvicina proponendosi come moderno Cicerone e facendo il simpaticone. Qualcuna per tenerezza o inesperienza cade nella sua rete. Sara ha una ione morbosa per il make-up. Arriva ogni mattina armata di eyeliner, gloss e mascara. Linda è un genio nelle lingue, vorrebbe are del tempo all’estero per perfezionare la pronuncia. E’ solare, per merenda porta spesso le barrette ai cereali, e sta con Daniel, il super sportivo della classe: atletico, bello, bravo a tennis, calcio e arti marziali. Potrei continuare all’infinito, ma ho intenzione di godermi appieno il tragitto sino al mio istituto, guardare le auto muoversi a rilento nel traffico e, soprattutto, soffermarsi su chi le guida e su chi si muove più velocemente a piedi, a ridosso delle vetrine, magari lanciando un’occhiata rapida agli abiti esposti. Un po’ li invidio. Non i anti, che avranno come me il loro bel da fare, dato che sono già usciti da casa. Invidio i manichini che possono ammirare il mondo fuori, al di là di una vetrata sempre pulita. Chissà se pensa la stessa cosa il fioraio che, senza dubbio ha il negozio più colorato della via, grazie a gigli, iris e girasoli, tutti pronti ad affacciarsi ridenti sul marciapiede, scandendo con note di puro colore il o di chi deve andare a scuola o a lavoro.

Venditore di fiori, non ripara dolori Ecco che entra un uomo brizzolato, attraente e con la faccia colpevole, ma priva di gravi rimorsi. So individuare per bene la tipologia di uomo o donna che entra qui da me. Lui so già cosa chiederà: rose rosse oppure il fiore preferito dalla destinataria dell’omaggio floreale. Buona la seconda. Mi chiede un mazzo di girasoli, i preferiti dalla moglie, presumo tradita a più riprese. Spiega che ha semplicemente qualcosa da farsi perdonare e vuole rimediare con una dozzina di fiori gialli, pronti a piegare il capo in direzione del sole. Spero che la moglie non sia come questo fiore. Ne ho piene le scatole di donne disposte a perdere tutto, anche se stesse, per un uomo. E lo penso proprio perché appartengo alla categoria del sesso forte, definito così dai più senza valide motivazioni. Sono stanco di vedere uomini che ricordano l’importanza e la bellezza dei fiori soltanto quando rammentano di non essere soli e di dover dare conto a chi sta vicino. Sarebbe straordinario regalare un fiore senza un perché. Oppure sarebbe bello donarlo per motivi che vanno oltre al ripulirsi, con qualche euro, la propria coscienza. Un fiore per averti mentito, due per averti umiliato, tre, o forse più, per averti tradito? No, non funziona in tal modo. Non mimetizziamo i nostri sbagli dietro una manciata di petali, soprattutto quando, per liberarsi dei demoni delle bugie e dei tradimenti non sarebbe sufficiente neanche un intero vivaio.

I girasoli ci salveranno? L’ennesima bugia, accompagnata dai miei timori sempre più vivi. Esce quatto quatto, rientra quando vuole e ha uno strano odore addosso, anzi un piacevole profumo. Non vado a caccia di labbra scarlatte appiccicate sul colletto della camicia né di macchie cremose di rossetto attorno alla bocca. Non sondo la casella di posta elettronica e la messaggeria telefonica. Lo so e basta. So che se la sa con un’altra, certamente più giovane di me, ma non so dire basta, come se quella ad esser divisa tra due amori e ioni fossi io. La vita è molto più facile per chi tradisce che per chi sa, vede senza vedere, e non è capace di far altro che subire e tacere. Qualcosa mi lega a lui, dopo tanti anni di matrimonio, più del buon senso alla mia stessa anima. Il cuore non si lascia schiacciare dalla ragione e quest’ultima oramai ha deposto le armi, si è rassegnata all’idea e non ne vuole più sapere di lottare e ribellarsi con tutte le sue forze, se mai lo abbia fatto per davvero nella sua esistenza. Il cuore galoppa ora. Sente che è rientrato. Un bacio leggero e affettuoso sulla guancia, una rapida carezza, sorrisi che chiedono scuse temporanee e un mazzo vaporoso di girasoli. Li adoro. Se lo ricorda. Lo abbraccio e ci vedo scioccamente salvi.

È amore anche questo Ho conosciuto Pietro, il mio ragazzo, poco più di due anni fa. É stato un colpo di fulmine mentre eravamo in fila in banca. Strano pensare che una noiosissima fila possa dare anche qualcosa di bello. Era estate. Io indossavo un bel vestitino fresco, a fiori. In seguito mi ha rivelato che mi stava benissimo. Lui era in giacca e cravatta, povero, con quell’afa! Ma il suo lavoro glielo impone. É un legale affermato. Sentivo i suoi occhi su di me già dal primo istante. Era una bella sensazione. Il giorno dopo, oltre agli occhi, avevo anche le sue mani addosso. É stato tutto così veloce. Non mi sono preoccupata di nulla, neppure del fatto che avesse la fede al dito e una ventina d’anni più di me. In fondo, mi giustifico pensando che uscivo da una storia sterile con un coetaneo, che mi aveva svuotata. Avevo bisogno di leggerezza, il che è un vero e proprio paradosso. In fin dei conti, un uomo maturo, con moglie e figli, avrebbe potuto darmi tutt’altro che senso di spensieratezza. Ma mi sono buttata così, senza rifletterci su. Mi sono detta che era una vita che pensavo mille volte prima di are ai fatti e non avevo raccolto chissà quali grandi risultati. Per una volta potevo concedermi il lusso, o la pazzia, di cedere senza troppi preamboli. E al diavolo rimuginare! Pietro è una bella persona. Sì, è un traditore, magari un insensibile, ma mi fa star bene. Ed è quello che conta. Il mio amico e collega Luca dice che non vedo come stanno realmente le cose. Forse ha ragione. Tuttavia, non ho voglia di scendere nei dettagli con Pietro. Mi bastano le ore che iamo insieme, soprattutto in camera da letto, le sue telefonate repentine, il suo nascondersi al di fuori del nostro rapporto, e il suo smascherarsi all’interno.

Credo di averlo conosciuto in questi due anni. Conosciuto sul serio dico. Ha fascino anche nell’anima. Ti fa sentire importante pur non essendo la sua priorità. Alle volte mi sento un po’ ruota di scorta, ma chi avrebbe il coraggio di lasciare in panne un uomo così?

Non è solo una foto Ho scattato tante di quelle foto in vita mia, ma questa è di certo la più bella. Io, lei e due bimbi dall’aria furbetta. Dietro di noi il mare azzurro e limpido, come il nostro amore all’epoca. Ora Ada è sola, abbandonata in una casa di riposo. Per i nostri figli è un peso, da tempo. E io non ho potuto far niente, dato che siamo separati da oltre trent’anni. Il nostro legame si è consumato pian piano, sino a spezzarsi del tutto. E il mio lavoro di fotografo di moda ha dato una mano al suo progressivo sgretolamento. Ero spesso in giro per il mondo, ne ho conosciute di star e donne favolose, ma sono sempre tornato da lei, sono sempre stato suo. Quante scenate di gelosia, già prima di sposarsi. Non capiva che non volevo una diva, bensì la ragazza della porta accanto, lei. Non desideravo una stangona che mi doppiasse in altezza, volevo Ada col suo metro e sessanta tutto curve. Volevo il suo sorriso, la sua limpidezza d’animo, il suo buonumore contagioso, i valori e la sapienza, inaspettatamente concentrati nella sua giovanissima età. Un’altra foto, un’altra ancora. Ho riempito il mio appartamento di immagini, ma la più emozionante è questa, da custodire gelosamente. Ti immagino in piedi a guardare fuori dalla finestra, nel parco che, come tutte, credo che la “tua” casa di riposo abbia. Starai riflettendo chissà su cosa. Sei nata per riflettere tu. Anche nella nostra fotografia hai l’espressione di chi avidamente pensa. Forse guardavi già al futuro e prevedevi la nostra rovina?

Eppure ero madre I miei figli hanno optato per questo posto, per stare più tranquilli, dicono. Qui c’è chi pensa a me 24h su 24. A casa no, loro lavorano, hanno la loro vita, mogli e figli. Non hanno tempo da dedicarmi, e neanche voglia di farlo. Probabilmente guardando il mio volto triste si sentono in colpa. Le poche volte che vengono a trovarmi hanno fretta di varcare l’uscio per vedermi, dirmi qualche frase di circostanza, e poi attraversare nuovamente, con o ancora più celere, il aggio per la libertà. Mi capita di vederli entrare col viso annoiato e rabbuiato, e uscire più rilassati e sereni, consapevoli di aver fatto il loro dovere, concedendomi una manciata di minuti. Antonio me ne concederebbe di più. Parlerebbe senza fermarsi un attimo. In fondo, in oltre trent’anni ne saranno successe di cose. Avrebbe di che raccontare, tratterebbe svariati argomenti, certo. Ma la priorità andrebbe alla fotografia, lo so bene. Se venisse ora gli chiederei a bruciapelo, prima di dargli il tempo di iniziare i suoi prolissi discorsi, se ha ancora quella foto al mare, coi bimbi, che all’epoca non contavano i minuti da dedicarci, non mettevano il muso vedendoci e non se la davano a gambe levate nei momenti di difficoltà. Sì, gli chiederei di quella immagine, da cui traspariva la mia forma di madre, a differenza di quella che ipoteticamente potrebbe scattarmi qua, svestita di ruoli, odori, pensieri e sembianze.

Sognatore Penso di meritare uno spicchio di sogno, sono o non sono un sognatore? Sogno di poter vivere del mio lavoro, della mia ione. Ho guardato troppe volte in faccia la delusione. Ella ha sempre giocato con me e con i miei sentimenti, come una bella donna e come la vita. Ma questo è ciò che spetta a chi sogna troppo e sogna il giusto. Coloro che sognano poco o sognano l’ingiusto se ne fregano di uno come me. Lo ignorano, lo umiliano, o lo deridono, dipende dal tipo di persona che detiene la scelta nelle proprie mani. Io intanto continuo a sognare. Cosa c’è di meglio che immaginarsi pittore, astronauta, calciatore o tutti e tre insieme?Che male c’è nel dimenticare la quotidianità illusionista e vivere nel mondo dei sogni? Perché limitarsi alla fantasia e all’immaginazione? Là fuori c’è un universo di realtà. Così mi hanno detto i non sognatori, e mi sa che hanno ragione. Parto per un nuovo viaggio, stavolta reale, nello zaino metto una tavolozza, una tuta spaziale e un pallone. Possono servire.

Qui i sogni, là la casa Respirando quasi lo sento il vento del Salento. Lasciando cadere le palpebre avverto la forza del sole sfrontato, che non ammette repliche. Fanno capolino nella mente il mare, gentile e carico di storie, i paesaggi umili e ricchi di semplicità e genuinità. Grano, viti, ulivi, che si rincorrono dietro i muretti a secco e abbracciano la terra chiara, desiderosa di acqua, vogliosa di esplodere di frutti. Il tramonto sul mare e quello sulla campagna mi sono rimasti addosso, come l’aria buona delle sere d’estate, rigogliose di stelle, musiche pizzicate, tamburelli, frise e baci di sabbia e gocce salate. Mi verrebbe da ballare, girare, posare lo sguardo sui foulard che ondeggiano leggeri. Ma qua non mi sembra il caso di farlo. Lo farei a ridosso delle dune o vicino a un dolmen. Lì sarebbe così naturale. Questo è il posto dei palazzi alti, delle auto che si imbottigliano, della velocità e della competizione. La certezza e il concreto si trovano dove sono ora. Nella terra che tanto mi manca le radici e i sogni di ragazza.

Tante mani su di me Quanto voglio? Mille. Sono una professionista io. So come farti divertire. Le tante mani che mi hanno avidamente toccato sinora hanno sempre avuto un valore economico. Ho lasciato il mio paese con altre intenzioni e altre aspettative. Giunta qua ho conosciuto per l’ennesima volta quello che di marcio c’è nell’umanità. Mani curiose, maleducate, prepotenti e violente sul mio corpo, a basso prezzo. Poi è arrivata la svolta. Ora vado con la gente che conta e decido io le regole del gioco. Ormai le stanze d’albergo mi lasciano indifferente. Il mio vezzo per le lenzuola, il loro tessuto, il loro colore, ha ceduto il o alla mia voglia di terminare la serata con qualcosa di sostanzioso in tasca, senza pensare ad altri particolari. Rimpiango la spensieratezza di un tempo, l’ingenuità che avevo sul volto e sulla pelle. Ma esse non ci sono più. Oggi cedo il mio corpo e la mia dignità per soldi. In un futuro diverso neppure ci penso.

Non tutto si compra Il portafoglio è più leggero, ma il mio animo certamente non lo è. Il divertimento non è più così divertente, né tantomeno spensierato come un tempo. Dovrei darci un taglio, ma è troppo comodo per me pagare per avere. É sempre andata così nella mia vita e ora non potrebbe essere altrimenti. Pagare per un’auto sportiva, pagare per una casa stupenda, un viaggio in posti da favola e sborsare per una serata di amore non amore. Le banconote le lascio sul comodino e senza dire una parola vado via. Non è la scena di un film, bensì il copione della mia esistenza. Una vita di eccessi, pochi rimorsi e, ore dopo ore, sempre più rimpianti. Lunghi pendenti che cascano dalle orecchie sino al collo sinuoso, chiome leonine dai riflessi dorati, scintillii argento su sandali vertiginosi. Delle notti insonni e cariche di superficialità restano soltanto dettagli. La sostanza naviga veloce e scompare all’orizzonte. Sono ricco, ma povero. Povero dentro intendo. Riconoscerlo, dichiararlo, saperlo, potrebbero essere timidi i verso una minima ricchezza d’animo. Lo spero. Vorrei dormire nel mio letto, dopo momenti di ione e d’amore, ricordando più sorrisi, rossori e sensazioni.

A te

Il gatto giallo Spesso ho sentito dire che i gatti si allontanano dalla loro casa per esalare l’ultimo respiro altrove. Il più delle volte, devo ammettere, non ho dato granché peso a quella che credevo, erroneamente, fosse una diceria, o una leggenda metropolitana. Tra me e me, ho osservato che potesse essere un’affermazione diffusa tra i sostenitori del club “è il cane il miglior amico dell’uomo”, oppure tra chi sostiene che i gatti sono freddi, si fanno avvicinare solo per convenienza, ovvero per cibarsi, e non provano nessun affetto né riconoscenza verso il “padrone”. Mi piacciono i cani, e tutti gli altri animali, ma ho avuto sin da ragazzina un’attrazione per il mondo dei felini, e soprattutto per quelli più avvicinabili: i gatti. Innumerevoli volte ho ripetuto a mia madre “possiamo prendere un gatto”? Lei che li aveva avuti (anche se nel caso dei gatti i verbi avere e possedere sono da eliminare) in qualche modo mi ha ostacolato, avvertendomi che ci si affeziona troppo, correndo il rischio di stare male e provare dispiacere. Così, i gatti che hanno soggiornato da noi, lo hanno fatto un po’ per sbaglio, un po’ per coincidenza. Tigretta, la gatta tigrata (da lì il nome scelto da me, senz’altro poco fantasioso) restò da noi giusto qualche giorno, perché la sua destinazione era un’altra casa; insomma, il nostro giardino fece da sosta. Togo, un gatto solitario, che si lasciava avvicinare davvero poco, sbucò dal nulla. Rimase in nostra compagnia per pochi mesi, e poi sparì, credo per seguire altri gatti. Il nome che decisi di affidargli derivava dalla sitcom Camera Cafè, nello specifico dalla frequente battuta del contabile Silvano. Ancora una volta, fui scelta, o fummo scelti (ma adoro pensare di essere stata io ad essere scelta) da una gatta che portò con sé, in un giardino abbandonato accanto a casa nostra, dei gattini.

Notandoli sin da subito, demmo una mano alla mamma gatta e ai suoi figlioletti, portando loro del cibo. In breve tempo, i cuccioli si ritrovarono un nome, e insieme ad esso, degli umani di cui fidarsi. Iniziarono a seguire la madre, arrampicandosi sul pero che portava direttamente sulla nostra terrazza, e da lì, scendendo svariati gradini, giungevano nel mio piccolo cortile. Soltanto uno di quei gattini, ossia il primo che, precedendo i fratellini di diversi giorni, riuscì a varcare, con l’aiuto dell’albero, il limite che sanciva la distinzione tra il giardino abbandonato e il mio, ebbe la meglio, nel senso che gli altri, dopo poco, persero la vita. Lui, un bel gatto giallo, con lo sguardo vispo e curioso, aveva dimostrato di avere coraggio e grinta sin da subito. Lo abbiamo chiamato Junior. Dapprima non si lasciava accarezzare, ma dopo mandò in fumo le stupide teorie sulla diffidenza e sulla freddezza dei gatti. Gli abbiamo voluto bene dal primissimo istante. Da piccolo era un tipo giocherellone: rincorreva le foglie spostate dal vento e i tappi di bottiglia che lasciavamo rotolare in giardino; guardava ogni novità con gli occhi pieni di stupore e sorpresa, come fosse un bambino. È proprio vero che negli occhi di un gatto è possibile vederci l’universo intero e ci si perde nella bellezza senza tempo. Junior univa la simpatia, la dolcezza e l’intelligenza. E poi era buono, sin troppo. Ne prendeva sberle dagli altri gatti…ma non portava rancore. Con qualche ex nemico era pure diventato quasi amico! Nei suoi sette anni con noi ci ha permesso di conoscerci meglio. No, non è una frase fatta, ma la pura verità. Quando ero felice sapevo che lui era lì, a farmi le fusa, a cercare coccole e carezze, a dirmi che era contento con me. Quando ero giù, lo trovano comunque là, nel giardino, a venirmi incontro, a strofinarsi davanti le mie gambe e a guardarmi negli occhi. Ecco, nei miei non credo ci vedesse l’universo, ma di certo carpiva il mio essere, meglio di chiunque altro. “Quando mi sento abbattuto devo solo guardare i miei gatti e mi torna il coraggio”

scriveva il poeta Charles Bukowski, grande amante di questi animali. Ecco, quel coraggio tornava pure a me, guardando Junior. Ne ha ate tante, e forse la salute cagionevole, le sue allergie, i morsi ricevuti negli incontri-scontri con i suoi simili, lo hanno reso, col are del tempo, più saggio e battagliero. Alternava periodi di inerzia a periodi di super-attività: nei primi, con la pigrizia all’ennesima potenza, se ne stava a prender il sole e a sonnecchiare. Che vita eh, gli dicevo, accarezzandolo sulla testa e sotto il mento; nei secondi, invece, ava a casa per rifocillarsi, in fretta e furia, o solo per farci un salutino, prima di andare via e mancare per ore o per giorni. Ciò avveniva nel periodo dell’amore. Terminato esso, se ne tornava a casa stanco, dimagrito, e visibilmente provato dalle esperienze da viveur. Furbetto e golosone, amava nutrirsi con pietanze prelibate. Sapeva scegliere, non c’è che dire. Sceglieva il cibo, la compagnia, cosa fare durante il giorno, così come aveva scelto me. Credo che nulla accada per caso. Avevo bisogno di un amico a quattro zampe e lui è arrivato, e sono certa che non è andato via perché credesse che non avessi più bisogno di lui. Mi manca eccome, cavolo se mi manca! Semplicemente è volato via perché era giunto il suo momento di gatto. Forse, con le tante vicissitudini legate alla sue salute, aveva già vissuto sei vite, e gliene era rimasta solo una. L’ultima, purtroppo. Che bello aver fatto parte della sua vita o delle sue sette vite. Che onore essere stata una persona importante per quel gatto giallo capace di rapirmi il cuore immediatamente, e di restituirmelo più ricco e buono giorno dopo giorno. Junior! Junior! Juniooooor! Quante volte ti ho chiamato?! Infinite. Spesso correvi e ti facevi vedere, come a dire “eccomi, sono qua”. Altre volte eri in giro, altre invece non volevi farti beccare. Ricordo che in certe occasioni, per strada, o quando ti venivo a cercare sbirciando nei giardini dei vicini, e mi incontravi, facevi finta di non conoscermi, perché troppo occupato ad andare dietro le gattine. Eri un po’ come un figlio che esce con gli amici o con la ragazza, e finge di non vedere i genitori, perché non vuol fare la figura del mammone, non vuol essere ripreso o scoperto. Mentre, in altre circostanze ti facevi trovare davanti casa per entrare subito dentro e lasciarti coccolare, a pancia in su, steso sul tappeto. E riconoscevi il rumore dell’auto di papà. Avevi imparato alla perfezione i rumori prodotti dai mezzi di casa, in modo da correre subito all’ingresso, e tornare dalle tue

consuete eggiate. Vederti con lo sguardo pensieroso rendeva pensierosa anche me: a cosa pensano gli animali? Su cosa riflettono i gatti? Avranno pensieri superflui e, tante volte, stupidi come noi umani? E mentre riposavi mi veniva spontaneo interrogarmi sul sonno di voi felini. Cosa sognano e come lo fanno? Ricordano qualcosa dopo essersi svegliati, vivono anche loro di dejavu? Avere qualche risposta da te mi avrebbe aiutato non poco. Ecco, come diceva spesso la nonna, ti mancava giusto la parola. Poi saresti stato perfetto! Anche se, per me, lo eri già e comunque. Però avrei gradito meno orgoglio da parte tua. Restio come sempre a prendere medicine e a farti curare. Hai avvertito forse che la tua ora fosse giunta, che la settima vita fosse agli sgoccioli. Hai deciso di andare via, allontanandoti per sempre. Lo hai fatto per te? Perché eri un gatto? O per noi? Per me? Certo, vederti soffrire e salutarci definitivamente ci avrebbe fatto molto male. Non vederti tornare più mi ha fatto sperare, i primi tempi, in un tuo ritorno, in una tua “carrambata” perché ne hai fatte diverse in ato. Tornavi dopo giorni, ci abbracciavamo, volevi recuperare tutte le coccole perse nel tempo trascorso fuori casa. Non sei tornato. Ma, in verità, non sei mai andato. Sei rimasto qui, nei miei pensieri, nei miei ricordi, nei miei sogni. La notte pare l’ideale per incontrare, in sogno, i gatti, visto che per gli Egizi questi animali erano associati al culto di Iside, la dea regina della notte e avevano anche loro un aldilà. E io ci credo. “È lui il mio genio tutelare! Giudica, governa e ispira ogni cosa nel suo impero; è una fata? O forse un dio?” Anche Charles Baudelaire aveva percepito quel “di più” dei gatti. E non mi stupisce affatto che grandi della scrittura abbiano permesso, con entusiasmo, che la loro penna venisse catturata da tematiche “gattifere”.

Il nostro Gianni Rodari aveva intenzione di dedicare un intero libro ai gatti. Anch’io lo farei! Un Signor Gatto ho avuto la fortuna di conoscerlo, seppur non si cimentasse in un insolito commercio, come fa il quadrupede raccontato dall’autore, e non fosse neppure come gli altri, intenti ad esercitare inusuali professioni, o divenuti simpatici e divertenti gatti grazie alle trasformazioni subite da vecchi umani insoddisfatti della loro condizione. I gatti sono così misteriosi, appaiono superbi, eleganti, sono così indipendenti e determinati; vivono in un mondo tutto loro. E, se hai la fortuna di farne parte, puoi davvero comprendere quell’amore puro e incondizionato, che vale la pena di vivere. A Junior va un ringraziamento speciale, perché ha donato molto più che amore e ora, dopo aver sfidato la notte più scura, è pronto a ogni cosa. Non ha più nulla da perdere, non perché abbia perso già tutto, bensì perché ha lasciato tanto e ancora altro lascerà.