Jyothi Zontini
La Meta
© Testo e idee - Jyothi Zontini
© Immagine di copertina - Google
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Indice
INTRODUZIONE CAPITOLO 1 La scala CAPITOLO 2 Cambiamenti CAPITOLO 3 Lumion CAPITOLO 4 Il mondo si sdoppia RINGRAZIAMENTI Ringraziamenti
A mia madre con affetto. So che ci sei ancora da qualche parte !
INTRODUZIONE
L'articolo era quasi finito; ancora poche righe e poi avrebbe potuto inviarlo al redattore capo.
Era sfinita, ci aveva lavorato tutta la notte.
Quell'articolo avrebbe segnato la sua carriera: o la promozione, o il licenziamento.
Laura aveva ventisei anni, si era laureata in sociologia, summa cum laude, a soli ventidue. Il giornalismo era la sua ione da sempre, tanto che appena terminati gli studi era riuscita ad ottenere il posto di lavoro come giornalista presso “Il Giorno”, il quotidiano di Milano. Ora aveva la possibilità, con questo articolo, di diventare la nuova caporedattrice, visto che l'attuale sarebbe andato in pensione a marzo e lei era una delle favorite.
Si alzò ed andò in cucina; aveva bisogno di un altro caffè,non ricordava nemmeno quanti ne aveva bevuti ormai ! Prese la sua tazza fumante e tornò alla scrivania. Fissò lo schermo, esausta.
- “ACCIDENTI ! “
- “Proprio ora doveva venirmi il blocco dello scrittore !?! “ Era ferma. Bloccata. La sua mente era vuota. Ispirazione Z-E-R-O !
Continuò a fissare lo schermo sperando in un miracolo, fino a che le palpebre iniziarono a socchiudersi, il respiro a farsi lento e costante, le membra morbide...
SBAM ! La tazza le cadde di mano rovesciando il caffè sul tappeto persiano. La testa barcollò, tentennò, cadde sulla tastiera. Dormiva.
Il suo compagno, rientrando tardi dal lavoro, la trovò così dolce, addormentata sulla tastiera con un rivoletto che le colava dalle labbra sensuali... La baciò, le mise una coperta sulla schiena e andò a dormire.
CAPITOLO 1
La scala
C'era una scala colorata davanti a lei. Null'altro, solo quella scala invitante.
Dov'era ? Dove si trovavano il suo computer, la sua scrivania, il suo caffè ? Continuava a fissare quella scala come ipnotizzata. Aveva già visto quei colori da qualche parte, ma non ricordava dove.
Senza riflettere, così, d'istinto, iniziò a salire i gradini.
Il primo, rosso. Ci mise un piede sopra, e subito sentì come una scarica di energia nel fondo schiena. Perplessa, salì sul secondo gradino, di un bel colore arancio: si sentì come se qualcuno le avesse tolto un enorme peso dallo stomaco. Si rilassò quindi, è salì sul terzo gradino, giallo, sentendosi più determinata che mai. Il quarto scalino, verde brillante, la fece sentire piena d'amore. Superatolo, si trovò sullo scalino azzurro. Una soave musica le pervase la testa. Si appuntò mentalmente di ricordarsela. Il penultimo scalino, color indaco, la rese così fiduciosa che senza esitare ò al settimo ed ultimo gradino, viola. Sentì di essere in pace con se stessa, e con questa sensazione nel cuore, si accorse di una porta bianca davanti a lei. La porta non aveva né telaio né serratura.
Girò il pomello, scrutò all'interno. La richiuse. Si guardò indietro. Le scale c'erano ancora.
Che fare ? Proseguire oltre quella porta, verso l'ignoto ? O tornare indietro per la via più sicura ?
Dopo un momento d'indecisione, spalancò la porta: dopotutto, se era arrivata fin lì non aveva senso tornare indietro. Il nulla.
L'infinito. Un' immenso spazio senza confini, scuro, con riflessi azzurri.
Varcò la soglia ed immediatamente la porta si chiuse alle sue spalle. Davanti ai suoi occhi si formò un sentiero bianco, di ghiaia, che si snodava in mezzo ad una foresta bianca e verde, betulle forse. S'incamminò lungo il sentiero, accompagnata dal dolce rullio di tamburi ad acqua. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum tu-tum. Un suono ritmico e costante, leggero quasi soave.
Alla fine, si ritrovò davanti ad un panorama meraviglioso; un immenso lago cristallino, circondato da rocce verdi smeraldo. Una cascata, con il suo suono delicato, faceva da contorno a quello che sembrava un quadro. Si fermò ad osservare e sentì pervaderla un profondo senso di quiete.
Come fosse in trance, si addentrò nelle acque. Qualcosa le diceva che non avrebbe corso alcun pericolo. Arrivata al centro del lago, scorse sul fondale un piccolo villaggio indigeno. Attraverso quell'acqua limpida poteva vederlo bene: sembrava splendido, tante casette di argilla e paglia, e tutt'intorno moltissimi puntini luminosi.
Chiedendosi come potesse resistere l'argilla sott'acqua, si immerse, un metro dopo l'altro, con sempre meno aria nei polmoni; pensava che sarebbe soffocata, quando tutt' un tratto una miriade di puntini luminosi la avvolse:
Poteva respirare !
I puntini luminosi la aiutarono a raggiungere il villaggio, facendola accomodare in una casetta piccola ma davvero graziosa, dove un puntino più grande e luminoso di quelli visti finora le danzava intorno.
CAPITOLO 2
Cambiamenti
Sniff sniff.
- “ Mmh, profumo di caffè.. ”
- “ Ciao tesoro, vedo che ti sei svegliata finalmente ! “
- “ Che ore sono ? ” - “ Le quattro del pomeriggio, vuoi il caffè ? “ - “ Si, grazie...COME LE QUATTRO ?!? Perché non mi hai svegliata prima ?!?” - “ Dormivi così profondamente...Eri bellissima e sembravi così rilassata, come
non ti vedevo da molto tempo... “ - “ Sei matto ?!? Stamattina dovevo consegnare l'articolo ! “ - “ Mi dispiace... ” - “ Meglio che chiami l'ufficio ora ! “
Laura, indecisa tra l'arrabbiarsi o l'intenerirsi per le piccole attenzioni ricevute, andò alla borsa, prese il cellulare e chiamò al giornale;
- “ Si, ciao Loretta, sono Laura ! Scusami, ho avuto un contrattempo, vengo
subito e... “
Un borbottio, una voce irata e profonda si udì dall'altro capo del telefono: - “ LEI È LICENZIATA, CAPITO ?!? LICENZIATA ! E NON SI FACCIA PIÙ
VEDERE ! “
Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu.
Laura era esterrefatta. Le avevano sbattuto il telefono in faccia. Le avevano sbattuto la sua vita in faccia. Le avevano demolito i sogni, la carriera, il futuro.
Quel ch'era peggio, era che aveva lavorato giorno e notte per un mese senza sosta.
Per un solo articolo. Per una sola possibilità. Per il suo capo.
Improvvisamente, un sorriso le sfiorò le labbra.
Si era appena resa conto che aveva fatto tutto ciò non per ione come sempre. L'aveva fatto per... per cosa ? Per i soldi ? Per la carriera ? Per il prestigio ? S' accorse di essere felice. Felice di essere stata licenziata.
Felice di avere finalmente un po' di tempo per le sue ioni, per sé stessa, per il suo compagno, Federico. Si voltò, andò in cucina, guardò Federico che armeggiava con la caffettiera. Era proprio buffo! Lo amava. Strano, non si era mai resa conto di quanto fosse importante per lei. Gli diede un buffetto sui capelli, lo baciò. Federico si girò, stupito. Laura non era mai stata così espansiva. Il tempo di farle un sorriso e lei era già sparita, tornata di là, al suo “prezioso” computer. Federico sbuffò spazientito e tornò ad armeggiare con la caffettiera. Laura intanto si trovò nuovamente a fissare lo schermo, ma questa volta con un'idea ben precisa i mente. CLICK.
Il lavoro di un mese, cestinato.
CLICK.
Il lavoro di una (mezza) vita, eliminato. CLICK.
Il computer, spento.
Felice, Laura si alzò voltandosi per dedicarsi al suo amore. Federico era sulla soglia della cucina, la stava guardando con sguardo sorpreso e la bocca aperta. La cornice della porta lo faceva sembrare un ritratto. Anzi, no. Non un ritratto. Un'opera d'arte. La porta. La luce. Un puntino.
Una vaga sensazione, un ricordo. IL SOGNO ! Le era sembrato così realistico, eppure se lo sarebbe scordato, non fosse stato per la cornice della porta.
D'un tratto, decise che avrebbe trascritto quel sogno. Non sapeva spiegarsi perché, cosa fosse a spingerla, ma sentiva dentro di sé che era importante farlo.
Federico la osservò, ma non le chiese nulla.
La sua sensibilità gli aveva fatto capire che qualcosa era andato storto. C'era però qualcosa di nuovo in lei, non riusciva ad afferrare bene come, ma le sembrava diversa. Laura era indecisa, doveva dire a Federico che era stata licenziata ? Era il caso di raccontargli il suo sogno e spiegargli la nuova, forse anche avventata decisione che aveva preso ? Decise di limitarsi all'ambito reale,parlandogli solo del licenziamento. Preferì tenere per sé il sogno, almeno per ora; era sicura che avesse un significato, ma fino a quando non fosse riuscita a comprenderlo sarebbe stato il suo segreto, il suo “rifugio” sicuro, un angolino tutto per lei. - “ Fede ! Vieni qui con me sul divano ? “ - “ Si ma poco, devo scappare al lavoro dopo ! “ Federico si accomodò sul divano, e Laura si accoccolò tra le sue braccia. - “ Senti, devo parlarti di una cosa... “ - “ Lo so, ti hanno licenziata vero ? “
- “ Si ma...come fai a saperlo ? “ Laura era stupita del suo tatto, aveva capito tutto eppure non le aveva fatto domande. - “ Mi dispiace, è stata colpa mia, avrei dovuto svegliarti ma... “ - “ Shh, non dire altro. Va bene così sai ? Mi sono resa conto che fare la caporedattrice non era il mio sogno... “ - “ Ok, se tu sei felice per me va bene ma... Ora cosa farai ? Voglio dire, abbiamo il mutuo da pagare e con solo il mio lavoro non sarà facile riuscire a mantenere lo stile di vita che abbiamo avuto fino ad ora … “ - “ Non preoccuparti tesoro, ho un piccolo progetto in mente. Non te ne posso ancora parlare, ma fidati di me. Per ora andrà benissimo il tuo lavoro, ci adatteremo e cercheremo di ridurre un po' le spese, ma vedrai che presto
torneremo al nostro stile di vita usuale. “ Federico scrollò la testa, era un po' titubante ma si fidava ciecamente di lei, così le rispose semplicemente con un bacio, poi si alzò, prese le chiavi di casa, le chiavi dell'auto e si avviò al lavoro.
Laura era stanchissima, vuoi perché aveva dormito davvero poco nell'ultimo mese, vuoi per le intense emozioni che aveva vissuto nel giro di poche ore. Decise di andare a sdraiarsi un po', rassettò il letto, si mise il suo bel pigiama per il quale Federico la prendeva sempre in giro, un bel pigiama nero e bianco con gli orsetti rosa, si lavò i denti e finalmente, sprofondò in un letto di piume, caldo e accogliente.
Mentre si assopiva, vide tantissime lucine colorate …
CAPITOLO 3
Lumion
Si ritrovò nella casetta, con il punto luminoso che le danzava intorno. Lei provava a parlargli, ma non riusciva ad emettere alcun suono. Il puntino dal canto suo, stava cercando di spiegarle qualcosa, ma lei non comprendeva. Ad un certo punto, la casa svanì, lei si ritrovò nell'acqua ad annaspare, senza aria non riusciva a respirare. Com'era possibile, se fino ad un momento prima ci riusciva ? I puntini l'avevano aiutata ad arrivare fin lì, ed ora sembrava volessero mandarla via ! Stava lentamente perdendo i sensi, il suo ultimo pensiero prima di svenire fu “ Aiutatemi, per piacere, vi prego aiutatemi ! “ . Di colpo, la casetta riapparve intorno a lei, e il puntino luminoso splendeva talmente forte da irradiare di luce tutto il lago, fino in superficie. Un pensiero le attraversò la mente: “ Finalmente hai compreso, brava ! “ . Laura si guardò attorno. Cos'era stato ? Non aveva formulato lei quel pensiero ! “ Sono io, guardami ! “ . Di nuovo, un altro pensiero non suo, un non-pensiero ! “ Noi non usiamo suoni, comunichiamo così, telepaticamente! Voi umani usate troppo spesso la voce, e troppo spesso la usate con toni forti, per ferire e provocare dolore “. Laura iniziava a capire, ma era ancora incredula, così fece una prova e pensò: “Qual'è il tuo nome, sempre che usiate almeno i nomi ? “ “Il mio nome è Lumion, sono il capo-villaggio. Qual'è il tuo ? “ Laura sorrise, si sentì felice e rispose con il pensiero: “Il mio nome è Laura. Perché sono qui ? Voglio dire, perché mi avete aiutata a
scendere nel vostro villaggio ? Non avete paura che possa fare danni essendo un'umana ? “ Lumion non le rispose. Uscì dalla porticina e tutte le altre lucette si raccolsero intorno a lui. Strano, Laura era sicura che stesse “telepatando” con gli altri, ma non riusciva a sentire nulla. Doveva ricordarsi di chiedere a Lumion come fosse possibile comunicare telepaticamente e far si che il messaggio arrivasse solo al diretto interessato. Dopo un po' di tempo che lei non riusciva a quantificare, Lumion la chiamò, invitandola ad uscire per presentarsi agli altri. Laura nonostante la sua sicurezza, era timida e si sentiva un po' a disagio. “ Non avere paura, non ti faranno nulla ! Vogliono solo accoglierti tra noi e conoscerti, sono incuriositi da te. ” Laura uscì, e una miriade di non-pensieri le turbinò nella mente: “ Ciao “ , “ Benvenuta “ , “ Come stai ? “ “Ciao Laura “ … Aveva quasi mal di testa, e sentì che Lumion esortava le lucette a darle un po' di tempo, perché lei non era ancora abituata a questo modo di comunicare. “ Vedi Laura, io e gli altri abitanti del villaggio siamo molto stupiti che tu sia riuscita ad arrivare fino alle acque del lago. Molti sono gli umani che sono arrivati alla scala colorata, pochi quelli che l'hanno salita fino in cima, ancora meno quelli che hanno aperto la porta. Due sono quelli che hanno oltreato la soglia, e uno solo ha percorso una parte del sentiero, ma poi, spaventato dai tamburi, ha deciso di tornare indietro. Tu sola, sei riuscita ad arrivare fino al Lago, ed addirittura hai deciso di entrare nelle sue acque. Devi avere qualcosa di speciale, per questo ti abbiamo aiutata a scendere sott'acqua nel nostro villaggio. Nulla accade per caso, e noi vorremo scoprire, con il tuo aiuto e se te la senti, cosa ti ha spinta ad andare avanti, ad arrivare fino in fondo, e qual'è il tuo scopo qui, e nell'altro tuo mondo “. ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~
Si svegliò con la testa appoggiata al tavolino. Quello non era il suo tavolino ! Ah, già, era alla stazione di Firenze! Aveva visto su internet un annuncio di lavoro che le sembrava interessante, presso il quotidiano di Roma, Il Messaggero. Di punto in bianco aveva deciso di inviare il curriculum. L'avevano richiamata subito, per un colloquio personale. Così aveva telefonato a Federico avvisandolo che sarebbe stata via un paio di giorni, spiegandogli velocemente la questione. Era partita da Milano in treno, aveva la coincidenza a Firenze e poi da li il diretto per Roma. Purtroppo però aveva perso la coincidenza a Firenze, ed aveva ato la notte in stazione come una barbona, attendendo la coincidenza del mattino. Telefonò al giornale a Roma spostando l'appuntamento, le risposero che non c'era problema, l'avrebbero accolta nel tardo pomeriggio. Si rilassò, e si guardò intorno. Il bar era bello, le ricordava il primo viaggio con Federico ai Caraibi... Un canneto, l'ombrellone, la sabbia, i tavolini colorati, la musica latina... Un treno ò veloce, dissolvendo l'illusione, facendola tornare alla realtà. Si recò alla biglietteria dove cambiò la prenotazione. Ora aveva due ore di attesa. Ordinò un caffè, prese il cellulare e chiamò Federico. Lui era al lavoro, ma era un architetto e poteva risponderle quasi sempre, visto che lavorava in proprio. Le consigliò di lasciare la borsa e il denaro in un armadietto della stazione, e di andare a farsi un giro per la città mentre attendeva il treno; e così fece. Chiese una chiave a combinazione, depositò la borsa con il portafoglio e i documenti, tenne solo pochi spiccioli in tasca e una fotocopia della sua carta d'identità: “non si sa mai” pensò, tra sé e sé. Decise di fare un giro anche al quotidiano locale di Firenze, La Nazione. forse
non era un caso che avesse perso la coincidenza. Chiese l'indirizzo ad un ante, e si avviò a piedi. Il sole era di un bel giallo vivace, le scaldava la pelle. Il cielo terso e il rumore di una città in fermento la facevano sentire viva come non mai. Arrivata alla redazione, fu accolta da un trambusto di giornalisti in fermento. Che nostalgia... “Non devo lasciarmi prendere dalle emozioni “ , si disse. Cercò l'ufficio del capo-redattore, bussò. “ Avanti ! “ . Si aspettava un uomo anziano, barbuto e pelato, con gli occhiali da vecchia talpa. Invece, si trovò davanti un uomo, sui 40 anni circa, di bell'aspetto e con un sorriso cordiale. Una bella voce profonda e pacata la invitò ad accomodarsi. Rimase di sasso, senza parole per quasi un intero minuto. Poi tornò in se, gli strinse la mano, si presentò. “ Salve, sono Laura Brigazzi. “ “ Piacere, Leonida Corrone. “ “ Le chiedo scuso per l'improvvisata ma vede, vorrei chiederle se fosse disponibile un posto di lavoro presso la vostra redazione. Questo è il mio curriculum. “ “ Guardi, attualmente non abbiamo bisogno di nuovi giornalisti, però, se fosse davvero interessata ad un posto, stiamo cercando un corrispondente per l'estero. Qui ormai più nessuno vuole viaggiare e spostarsi dalla sicurezza dell'Italia. “ Laura rifletté un momento, poi chiese: “ Precisamente, dall'estero....dove ? “ “ Dal Giappone. “ “ Io sarei interessata, ma avrei bisogno di qualche delucidazione in merito. Per quanto tempo dovrei stare in Giappone ? L'offerta è un posto di lavoro a tempo determinato o indeterminato ? “
“Per circa due mesi. Tempo indeterminato si capisce ! Con un curriculum come il suo, non mi sognerei mai di perderla! “ Laura si sentì lusingata. Il capo-redattore sorrise e rimase in attesa. Laura allora si decise a parlare: “ Senta, oggi devo andare a Roma, per un altro colloquio di lavoro. Poi devo tornare a Milano e parlarne con la mia famiglia. Posso farle sapere la mia decisione entro due giorni ? “ Il Dott. Corrone la osservò attentamente, poi fissò intensamente qualcosa al di là dello spazio-tempo. Tornò a fissarla negli occhi ed esclamò: “ Posso darle tempo al massimo fino a domani sera. “ Laura non ci pensò due volte ! “Per me va bene ! “ Esclamò. Felice, si accomiatò ringraziando con un sorriso fulgido, strinse la mano con la giusta energia al Sign. Corrone, e se ne andò spensierata alla stazione dei treni. Giusto in tempo! Stava per perdere anche la nuova coincidenza per Roma! Corse al suo armadietto lo aprì ritirò la borsa riconsegnò le chiavi alla biglietteria corse sulle scale del binario saltò sul treno al volo ! Fiuu, ce l'aveva fatta per un soffio... Tirò il fiato, cercò un posto libero e si sedette. Ancora un'ora e mezza di viaggio, poi sarebbe arrivata a Roma. Si rilassò cercando di riposare, non voleva certo arrivare con il viso tirato e sporco di chi aveva dormito in una stazione ! Si assopì, la testa ciondolò, gli occhi si chio.
CAPITOLO 4
Il mondo si sdoppia
Lumion la stava osservando, in attesa di un suo commento. Laura era perplessa, non sapeva bene cosa si aspettasse di sentirsi dire da lei. In realtà, non sapeva proprio cosa dire. “ Non credo di essere speciale, e onestamente non so nemmeno io quale sia il mio scopo. Sono però curiosa anch'io e se voi potete aiutarmi a capire qualcosa, di qualunque cosa si tratti, per me va bene. Sono felice di avervi conosciuti! Solo, non saprei proprio da dove iniziare... ” “ Potremmo partire da quelli che tu chiami 'non-pensieri' . Noi ti percepiamo sempre, anche quando torni al tuo mondo. Tu riesci a sentirci ? Abbiamo provato a comunicare con te quando sei nell'aldilà, ma non rispondi mai. Penso ci sia un problema, come un'interferenza che non ti permette di ascoltarci quando sei nel tuo mondo. “ Laura era sorpresa, “L'aldilà ? Io non sono morta! “ . “ Certo, “ rispose Lumion “ Questo lo sappiamo. Vedi, quello che per te è il mondo reale, per noi è l'aldilà. Un po' come le favole che raccontate ai vostri bambini, le raccontate ma non ci credete neppure voi. Allora perché raccontarle ? Noi invece crediamo nel vostro mondo, sappiamo che c'è, solo che non è il mondo dei vivi per noi. Siete come degli automi voi, vi affannate, correte di qua e di là senza neppure sapere quale sia la vostra meta, vi affannate tutti i giorni in occupazioni superflue e non riuscite a capire quanto sia importante conoscere il proprio destino, il proprio IO, il proprio scopo. Forse, non sapete nemmeno di averlo, uno scopo. “ Quanto aveva ragione. Non si era mai soffermata a riflettere sul “perché sono qui”, le era sempre sembrata una domanda superflua. Preferiva riflettere sul “come posso avere ciò che voglio”. In effetti però, per sapere COME avere ciò che voleva, forse prima doveva capire COSA voleva; e per capirlo, in effetti forse avrebbe dovuto iniziare a chiedersi il perché della sua presenza sulla terra. O in quel mondo strano fatto di puntini colorati. O forse, in entrambi i mondi. Lumion sorrise, e lei si rese conto che aveva letto i suoi pensieri. Ovvio. Doveva
ricordarsene. Anzi, decise di chiedere a Lumion come fare per “criptare” la comunicazione, far si cioè che solo il destinatario potesse leggere la sua mente. Lumion però non sapeva spiegarglielo: “Vedi, è un po' come il respirare per voi. Lo fate e basta, non ci state a pensare. Succede. Certo, la vostra scienza è in grado di spiegarvi come questo avviene, ma nessuno ve lo insegna. Lo fate da quando nascete, automaticamente. Per noi è così, potrei spiegarti scientificamente come funziona, ma non posso insegnartelo. È una cosa che devi scoprire da sola, vedrai che se rimarrai con noi abbastanza a lungo, presto ti verrà spontaneo. Per ora non preoccupartene, non siamo invadenti e riusciamo a percepire le tue emozioni, quindi a comprendere quando desideri che i tuoi pensieri siano solo tuoi. “ “Grazie di cuore” pensò Laura. In quello strano mondo, con questi strani … esseri, si sentiva a suo agio, serena. Loro non la giudicavano, non la criticavano. Si limitavano ad osservarla e a starle vicini, riempiendola d'amore e di gioia. Non si sentiva diversa, non si sentiva 'sbagliata', si sentiva solo se stessa, e questo la emozionava, perché nel suo mondo non riusciva mai ad esprimere se stessa appieno, troppo spesso si sentiva giudicata e criticata, troppo spesso gli altri la facevano sentire sbagliata. L'unica persona che non la faceva sentire così era Federico. Per fortuna aveva lui. Le avrebbe fatto piacere fargli conoscere Lumion. Ancora un po', aspettiamo ancora un po' si disse. Prima, devo capire il mio percorso, poi potrò decidere ed allora farò venire qui anche Federico. Già. Come ? Nemmeno lei era in grado di spiegarsi come fosse arrivata lì, tra loro. Come poteva riuscire a spiegarlo a Fede ? “ Non correre. Affronta un problema alla volta. “ un non-pensiero. Non era di Lumion . “ Chi sei ? “ chiese Laura. “ Io sono te . “ “Come ? Solo io sono io. Tu non puoi essere me, giusto ? “ “ Io sono te . “
Laura era confusa. Chiese delucidazioni a Lumion. “ Lumion, com'è possibile che quella luce sia me se io sono qui e sono io ? “ Lumion riflettè per un attimo. “ Chiedi alla luce. Parla con lei. Scoprirai cose interessanti. “ Laura decise di seguire il consiglio di Lumion. “Cara Luce, puoi dirmi come ti chiami ? Per me è più facile rivolgermi a te con un nome. “ “Io sono te. Chiamami Lara, se preferisci. “ “ Allora Lara, come è possibile che tu sia me ? Io sono qui. “ “ Laura, non hai ancora compreso ? Ognuno di noi è il 'gemello' di qualcuno del vostro mondo. Io sono la tua gemella. “ “ Io non ho gemelli. “ “ Si invece. Se preferisci, possiamo dire anima. Io sono la tua anima. Il tuo pensiero. Il tuo cuore. Io sono il tuo ato, il tuo presente ed il tuo futuro. Io sono la tua essenza, i tuoi respiri, i tuoi sguardi. Io sono te. Sono te eppure sono diversa da te. “ “ Non capisco Lara. Come puoi dire di essere me e contemporaneamente sostenere di essere diversa da me ? “ “ Io sono te trasformata. Purificata. Io stessa sono uno dei tuoi non-pensieri. Capisci ora ? Noi siamo puntini luminosi privi di un corpo per questo motivo. Siamo purificati, siamo Luce pura, Emozione calda, Pensiero confortante. E riflettiamo i vostri corpi terreni, solo privi di tutte le vostre inibizioni, le vostre paure, le vostre negatività. “ Laura rimase in silenzio, assorta. Si sentiva quasi in trance.
~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~ * ~
“ Avvisiamo i signori viaggiatori che siamo in arrivo alla stazione ferroviaria di Roma Termini. “
Una voce quasi sensuale risvegliò Laura dal suo torpore. Dal suo sonno profondo, a dire il vero. Guardò le verdi campagne are veloci fuori dal finestrino. Questo la fece riflettere; sembrava fossero le campagne a muoversi, ma in realtà era il treno a correre, con lei dentro. Questa similitudine con la sua vita e le sue esperienze recenti con l'altro mondo la colpì. Prese la sua borsa, rassettò il suo tailleur un po' stropicciato dal viaggio, si accinse a scendere dal treno. Arrivata in stazione c'era un dipendente del giornale ad attenderla, con un cartello in mano con scritto a caratteri cubitali il suo nome e l'iniziale del suo cognome. Viva la privacy, pensò. Si diresse verso quell'uomo, si presentò stringendogli la mano con energia, con un sorriso aperto e lo sguardo diretto. L'uomo contraccambiò e dopo le solite frasi di rito, la invitò a seguirlo. Una limousine bianco perla. Strabiliante! L'uomo si accomodò di fianco a lei, e l'autista partì. Laura comprese tutto d'un tratto. Il direttore in persona era venuto ad accoglierla ! Dentro di sé tirò un sospiro di sollievo, per essersi presentata così bene nonostante non sapesse ancora con chi avesse a che fare. “Salve signorina, sono Paulo Buglioni, il direttore de Il Messaggero. Ho visto il suo curriculum. Un curriculum di tutto rispetto se permette, considerata la sua giovane età. Sono venuto a prenderla personalmente, perché tra mezz'ora ho una
riunione alla quale non posso mancare. Pertanto spero non si offenderà se faremo il colloquio in auto. L'autista poi la riaccompagnerà alla stazione ferroviaria. “ Laura rispose che non c'era problema, così iniziarono il colloquio. Dopo mezz'ora, il direttore le disse solo che ci avrebbe pensato e che in caso l'avrebbe ricontattata. La congedò con un tono distaccato, formale, senza nemmeno stringerle la mano. Laura quasi si offese, ma in cuor suo fu felice di non essere stata assunta (aveva già capito che il direttore non aveva nessuna intenzione di assumerla, avrebbe dovuto darle uno stipendio troppo alto e non era certo nei suoi interessi ! ) . Ora sapeva che Firenze era la nuova meta. Il nuovo inizio. Una nuova vita, una nuova città, un nuovo lavoro con nuovi colleghi. Un nuovo inizio con Federico, l'unica cosa che avrebbe tenuto del suo ato. Bene. Ora non le rimaneva che telefonare a Firenze per accettare l'offerta del signor Corrone. Poi avrebbe telefonato a Federico per dargli la bella notizia. Forse, riflettendo, era meglio parlare prima con Federico, per sentire se a lui andava bene cambiare città e vita. Prese il cellulare e, mentre attendeva il treno che l'avrebbe riportata a casa da lui, lo chiamò. Federico era frastornato. Cambiare città ? Lasciare tutti i clienti ? In Toscana ? Disse a Laura che l'avrebbe richiamata, aveva bisogno di rifletterci un po' su. Laura nel frattempo telefonò al signor Corrone, per dirgli che aveva quasi accettato l'offerta. Mise giù il telefono prima che qualcuno potesse rispondere. Che le era saltato in mente ? “Salve signor Corrone, si ho QUASI accettato la sua offerta . “ Era ammattita ? Che figura ci avrebbe fatto ? Meglio aspettare che Federico decidesse definitivamente. Mentre attendeva con ansia la telefonata del suo compagno, si rese conto che, sebbene avesse scoperto il suo “scopo” in questo mondo, doveva ancora scoprire
qual'era il suo scopo nell'altro mondo, qual'era la sua meta in un mondo di luce ? Si ricordò allora di ciò che le avevano detto Lumion e Lara. Si rilassò sul sedile, spense il telefono. Provò ad aprire la mente. Non sapeva nemmeno come farlo, non aveva mai meditato un minuto in vita sua. Ci provò comunque. Con gli occhi chiusi, immaginò che la sua mente fosse una fontana vuota, che si riempiva dell'acqua di quella splendida cascata. Immaginò che dentro il suo corpo non vi fossero organi vitali, ma solo un velo trasparente e luminoso: la sua anima. “ Ce l'hai fatta ! “ Riconosceva quel non-pensiero ! Era Lumion ! Dalla gioia fece una risata, poi si ricordò che era su un treno pieno di gente che la osservava ridere ad occhi chiusi. Cercò di ricomporsi. Chissenefrega. Rise di gioia e ringraziò Lumion per averle aperto gli occhi interiori.
“ Finalmente siamo una cosa sola io e te, ed ora tutto cambierà ai tuoi occhi, tutto sarà molto più bello e luminoso. Presta attenzione però, per i primi tempi la troppa luce ti potrebbe abbagliare. Ricordati sempre chi sei. Ricordati sempre chi non sei. Ricordati sempre di me per favore. “ Riconobbe anche questo nonpensiero. Era Lara, la sua “gemella”, la sua anima pura. Si guardò dentro, vedendo quel velo trasparente prendere forma ed invaderla in ogni angolo del suo corpo, fino a fondersi con esso. Era vero. Era reale.
Erano una cosa sola. Aveva capito qual'era il suo scopo nel mondo luminoso. La meta che doveva raggiungere era far riunire quelle anime splendenti con il loro gemello terreno, terrestre. Ora, poteva riaccendere il telefono, sperando che Federico avesse deciso per il “si”. Ora poteva parlare del suo sogno con lui. Non del suo sogno. Del suo mondo parallelo. Del mondo parallelo in cui tutti gli esseri umani avrebbero dovuto essere in grado di arrivare. Ora, poteva portare Federico in quel mondo meraviglioso, perché aveva capito qual'era la sua meta in entrambi i mondi.
RINGRAZIAMENTI
Un grazie speciale va al mio compagno Franco, senza il quale non avrei nemmeno iniziato la stesura di questo racconto e che mi ha sopportata e ata durante tutto il lavoro (dall'idea, al progetto,alla stesura, alla modifica, alla correzione ecc...) per questo racconto e per i successivi.
Voglio poi ringraziare mia suocera Luisa per avermi fatta avvicinare al mondo parallelo.
L'idea di scrivere questo libro è nata da un sogno, in cui il Dalai Lama mi pregava di parlare a tutti della scala colorata vista nel medesimo sogno; mi sembra quindi giusto ringraziare anche il Dalai Lama.
Ultimo ma non ultimo, voglio ringraziare Davide e il suo labrador dal collare rosso.
Ringraziamenti
L'immagine di copertina è stata presa da Google, non ricordo qual'era il sito di riferimento ma ringrazio chiunque abbia creato l'immagine.