Dr. Pifferi Marcello
Erboristeria moderna
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Table of contents
Erboristeria Moderna
Erboristeria Moderna
Le 60 erbe principali per mantenersi in forma a tutte le età
ERBORISTERIA MODERNA LE 60 ERBE PRINCIPALI PER MANTENERSI IN FORMA A TUTTE LE ETA'
INDICE: Introduzione Le preparazioni erboristiche Indice alfabetico delle erbe trattate Rassegna erbe:
Energetici ed afrodisiaci Adattogeni Ricostituenti e vitaminici Termogenici dimagranti Dimagranti sazianti Drenanti
Diuretici Depurativi Sistema circolatorio Apparato digerente Apparato respiratorio Sistema nervoso Apparato osteoarticolare Erbe per il benessere
Glossario termini tecnici
Prefazione
Questo libro colma un deficit letterario nell' ambito delle erbe medicinali che si trovano in erboristeria. La gran parte dei libri sulle erbe infatti descrive piante che seppur attive non hanno un vero mercato in erboristeria e sono pressoché introvabili. Spesso poi queste erbe non hanno una sufficiente validazione scientifica basandosi quasi esclusivamente sulla tradizione popolare che, seppur valida in moltissimi casi, può talvolta presentare ed in effetti presenta delle controindicazioni all ' uso delle stesse che non sono in genere sufficientemente evidenziate nella descrizione delle proprietà della pianta. Mancando poi in genere la posologia esatta ed i metodi precisi di preparazione del medicamento si possono generare situazioni di danno anche grave alla persona che lo assume ed a meno che non si sia già persone esperte non bisogna mai fidarsi del fai da te improvvisato o ricercato su internet in cui si trova tutto ed il contrario di tutto. Il consiglio di un professionista è indispensabile per ottenere i migliori risultati senza soffrire di effetti collaterali indesiderati e questo libro, considerando solo piante classiche e ben sperimentate che potrete trovare in qualsiasi erboristeria nelle varie forme che propone l 'industria ,vi dà modo di accertarvi della bontà del prodotto che vi viene proposto e dà un contributo alla pratica dell' automedicazione sempre sotto la supervisione di un medico o comunque di uno specialista abilitato. Gli ultimi 20 anni hanno avuto un importantissimo impatto sulle conoscenze erboristiche e decine di nuove piante, in genere esotiche, hanno fatto la loro comparsa sugli scaffali dei negozi mentre moltissimi prodotti un tempo cardine della erboristeria tradizionale, hanno sempre più perso di importanza fin quasi a scomparire dalla vendita. Chi ricorda ormai più la lecitina di soia un tempo rimedio principe contro il colesterolo o lo sciroppo di betulla o di acero dalle vantate proprietà drenanti e dimagranti? Anche le alghe, un tempo fondamentali complementi per ogni dieta dimagrante, sono quasi scomparse dagli scaffali e se pur restano sono in genere associate ad altri componenti più attivi o comunque più “moderni”. Il ritmo frenetico della vita moderna è poi entrato anche nelle erboristerie in cui sempre meno si vendono erbe sfuse per tisane, per la cui preparazione occorre tempo e pazienza e si privilegiano capsule e compresse, pratiche da usare e più convenienti a volte anche nel prezzo. Come un tempo le
antiche farmacie che erano piccoli laboratori di prodotti galenici ed in cui comparivano solo poche specialità industriali già confezionate ed in cui adesso al contrario si vendono per la quasi totalità prodotti gia pronti di case farmaceutiche più o meno grandi, così è accaduto per le erboristerie in cui sempre più raramente, complice anche la normativa sempre meno permissiva delle leggi nazionali, troviamo un erborista disposto a prepararci una composizione specifica per la persona singola preferendo offrire un prodotto confezionato che non ruba tempo e dà maggiore tranquillità di utilizzo. D’ altra parte le erbe stesse non sono più quelle spontanee che una volta venivano ricercate da persone specializzate nella cernita e raccolta delle stesse, figura questa dell’ erborista raccoglitore pressoché scomparsa dal panorama italiano sia per i divieti sempre maggiori imposti alla raccolta delle piante selvatiche, sia per i requisiti di un prodotto sempre eguale a sé stesso imposto dalle ditte trasformatrici e quindi poco attinente al prodotto spontaneo, sia anche per la concorrenza sempre più spietata del mercato estero e dei sempre più numerosi coltivatori di erbe officinali. L’ erboristeria è ormai diventata un settore maturo in cui sul mercato sopravvive solo chi opera con mentalità industriale ed ha la capacità, anche monetaria, di pubblicizzare adeguatamente il proprio prodotto sì da proporlo ad un pubblico sufficientemente vasto da poter ammortizzare rapidamente le spese per il lancio dello stesso. E’ anche per questa ragione quindi che ogni anno assistiamo al lancio di qualche nuova pianta dalle proprietà straordinarie che sopravvive sul mercato solo il tempo necessario ad attendere il lancio di un’ altra pianta ancora più straordinaria e che oscura le proprietà della precedente pressoché eliminandola dal mercato attivo. Non sempre però l’ operazione riesce e talvolta il nuovo articolo dura solo il tempo della pubblicità, sparendo poi come una meteora dagli scaffali e facendo segnare una perdita netta per l’ azienda proponente. Con internet poi tutti sono diventati erboristi fai da te e non si affidano più ai consigli dell’ erborista esperto ma pretendono di saper già tutto loro, non capendo di fare il gioco di quelle aziende che spacciano per verità assolute asserzioni che spesso altro non sono che trovate pubblicitarie, ma si sa che la pubblicità è l’ anima del commercio… D’ altra parte questo tipo di vendita per campagna pubblicitaria, è il modo obbligato per alcune realtà in cui non c’ è assistenza e consiglio nella scelta del prodotto ma questo deve poter vendersi da solo come avviene appunto negli scaffali dei supermercati o tramite la vendita diretta via internet. Il tutto è favorito da una legislazione nebulosa sul prodotto erboristico, che non può
essere etichettato con le sue proprietà medicinali ed essendo considerato invece come semplice alimento può essere venduto anche dal verduraio sotto casa senza nessuna conoscenza specifica di ciò che vende. Come per altre attività commerciali sotto l’ insegna erboristeria possono rivelarsi diverse tipologie di prodotti che a prima vista non sono strettamente correlate al commercio delle erbe. La pura e semplice vendita di erbe officinali sfuse ormai non consente più a nessuno, eccetto forse casi molto particolari, di poter produrre un fatturato accettabile per sopravvivere, per cui accanto alle preparazioni erboristiche industriali si sono man mano affiancati tipologie di prodotti non sempre di diretta derivazione dalle erbe . Penso ad esempio ai prodotti di alimentazione naturale e di derivazione “biologica” o spesso anche di derivazione etnica specialmente asiatica e giapponese più in particolare. Le varie salse di soia ed i derivati della stessa per produrre latte e tofu (formaggio) di soia in realtà hanno poco a che vedere con la tradizione erboristica e cosi pure per il gomasio , condimento giapponese a base di sesamo od il seitan concentrato proteico derivato dal frumento che sono più che altro piatti tipici della tradizione culinaria giapponese ed asiatica ma estranei alla cucina italiana. Comunque.dobbiamo riconoscere principalmente all’ erboristeria il merito di aver fatto riscoprire alimenti nostrani dimenticati quali il miglio, l’ avena, la segale, la carruba od esotici quali i semi di quinoa e di amaranto piante ben conosciute ed apprezzate nel sud america ma da noi praticamente sconosciute sino a pochissimi anni fa. Il mercato dell’alimento biologico fresco si è tentato di introdurlo da alcuni anni in erboristeria ma il successo è stato piuttosto scarso in quanto alimento costoso e facilmente deperibile, poco adatto ad essere venduto in locali in genere non molto spaziosi e di clientela molto selezionata e non sufficiente per garantire un adeguato turn over della merce, successo che invece sembra stia arridendo ai supermercati che potendo contare su grandi volumi di consumatori sono in grado di garantire un prodotto sempre fresco e a prezzi contenuti. Nel settore alimentazione possiamo far rientrare inoltre gli integratori per le
varie discipline sportive, spesso aventi ben poco a che fare con le erbe, essendo in genere di derivazione animale o addirittura sintetica. Sto parlando in particolare delle proteine e degli aminoacidi, prodotti generalmente derivati dal latte ma talvolta anche dalla soia, molto adoperati dai body building ma anche da chi pratica sport di potenza in cui la massa muscolare e la forza hanno un interesse predominante oppure delle combinazioni di sali minerali, vitamine e singoli aminoacidi adoperati spesso da chi pratica sport di resistenza e di fatica continuata nel tempo quali ad es. ciclisti, podisti etc. Un settore forse ancor meno attinente dell’ alimentazione all’ erboristeria tradizionale è la cosmesi, che ha avuto uno sviluppo tumultuoso negli ultimi 25 anni, costringendo anche le profumerie tradizionali a dotarsi di un settore erboristico in cui nel cosmetico compaia necessariamente qualche aggiunta di estratti vegetali di vario tipo dando la sensazione di naturale a un prodotto che per forza di cose deve utilizzare composti dell’ industria chimica per poter esistere: Va detto però che nel cosmetico erboristico si ha una maggiore attenzione alla mancanza di componenti allergenici o comunque dannosi per la pelle per cui a parità di costo è sensato sceglierlo al posto di un prodotto esclusivamente sintetico e la tendenza in effetti è quella di preferire sempre più questi prodotti in luogo dei cosmetici tradizionali. Un discorso a parte potrebbe farsi poi per l’ aromaterapia, un settore a metà tra la erboristeria tradizionale e la cosmesi in quanto benché utilizzando olii essenziali di diretta derivazione botanica questi vengono in genere adoperati per via inalatoria o spalmandoli sulla cute a mo’ di cosmetici e quindi non direttamente ingeriti. L’ aromaterapia è un settore molto complesso in quanto gli olii derivati dalle erbe non sempre hanno le stesse proprietà ed essendo molto concentrati potrebbero provocare effetti indesiderati se impropriamente utilizzati, per cui è sempre preferibile affidarsi ai consigli di un esperto prima di adoprarli. Un ramo laterale dell’ aromaterapia è l’ utilizzo di incensi da bruciare al posto dell’ olio essenziale puro. E’ un settore relativamente nuovo almeno in Italia ma si rifà ad antiche tradizioni asiatiche particolarmente delle religioni buddista ed induista. La combustione dell’ incenso con lo sviluppo di vapori odorosi non ha infatti un mero valore liturgico ma pretende di agire anche sulla sfera psichica dell’ individuo svolgendo una azione ora eccitante e tendente all’ azione, ora rilassante e favorente la meditazione o con altri numerosi effetti derivanti dall’ oculata scelta del profumo utilizzato. Inutile dire che l’ incenso deve essere di buona qualità e non deve svolgere fumi tossici per cui conviene utilizzare incensi
di derivazione indiana o tibetana che hanno le migliori tradizioni di fabbricazione degli stessi. Una parola a parte dovrebbe essere fatta sui prodotti omeopatici che, nati in erboristeria, sono adesso per la massima parte venduti in farmacia. Non contenendo praticamente null’ altro che acqua distillata ed a volte un conservante per garantire la sterilità della stessa, basano la loro efficacia sulla teoria che ogni sostanza ha frequenze magnetiche particolari che conservano la loro efficacia anche a diluizioni infinitesime. Non potendo quindi essere considerati prodotti erboristici tradizionali, in quanto l’ omeopatia è nata in Germania neanche due secoli fa per opera del dottor C.F.S. Hahnemann e vantando invece proprietà medicinali pur non contenendo rilevabili quantità di principio attivo il diritto di vendita degli stessi è stato rivendicato dalle farmacie che volentieri vendono questi prodotti anche se non registrati come farmaci (né d’ altronde potrebbero esserlo in quanto manca il componente fondamentale di un farmaco e cioè il principio attivo) poiché il ricarico su di essi è altissimo, non c’ è alcun pericolo di intossicazioni o interazioni con altri farmaci e non è richiesta la prescrizione medica.
PREPARAZIONI ERBORISTICHE
Le preparazioni erboristiche tradizionali si dividono in liquide e solide. Liquide sono essenzialmente le tisane, gli sciroppi, gli estratti fluidi, le tinture madri e gli estratti glicerinati. La tisana è il metodo classico e più semplice di preparazione erboristica casalinga in quanto necessita solo di un pentolino per riscaldare l' acqua utilizzata per trattare l' erba che vi verrà messa in infusione come nel caso della camomilla o del tè o per far cuocere insieme per qualche minuto i semi o le cortecce e radici delle varie piante come nel caso dei decotti. A differenza delle tisane che adoperano in genere piante essiccate si può talvolta utilizzare il succo ottenuto dalla spremitura della pianta fresca metodo particolarmente adatto per bacche (es. mirtillo) o comunque fusti o tuberi succolenti (es. carota), tale metodo però non è molto adoperato in quanto occorre un minimo di attrezzatura (mortaio o frullatore, filtro etc.) ed inoltre occorre aggiungere un conservante ed un antiossidante in quanto il succo come tale è facilmente deperibile e va consumato entro 1 o 2 giorni. Gli enoliti o tinture vinose chiamati anche vini medicati attualmente hanno perso molto della loro importanza mentre nei secoli scorsi erano il rimedio erboristico liquido principe e ciò a causa della facilità di reperire la materia prima, il vino. che era in genere un buon solvente e conservante del preparato mentre l' alcool puro era costoso e di difficile reperibilità. Attualmente invece il basso costo (a parte le tasse) dell' alcool ottenuto industrialmente dalla fermentazione degli zuccheri ha praticamente soppiantato i vecchi enoliti dando luogo ad una serie di prodotti più o meno concentrati quali : Gli estratti fluidi (E.F.) in cui il peso della pianta adoperata è eguale al peso del solvente utilizzato per cui il rapporto è 1:1: Gli estratti molli in cui il solvente adoperato per l' estrazione è parzialmente evaporato ottenendo una massa pastosa semisolida assai più concentrata rispetto all' estratto fluido.
Gli estratti secchi in cui l' eliminazione del solvente è spinta al massimo ottenendo cosi una massa solida, che in genere viene poi polverizzata, ed in cui la quantità dei principi attivi è massima. E' questa in genere la forma che viene adoperata nelle capsule e nelle compresse.. La tintura madre (T:M) in cui la pianta , in genere fresca, viene macerata per alcune settimane in circa 10 volte il volume di solvente. In questo modo chiaramente il principio attivo è fortemente diluito rispetto alle preparazioni di cui sopra. I macerati glicerici, la cui preparazione è in genere simile a quella delle tinture madri adoperando però una miscela di glicerina ed acqua e talvolta aggiungendo alcool per una migliore conservazione, ma in cui il volume di solvente è in genere 20 volte quello della pianta. Della pianta poi generalmente si adoperano le parti embrionali quali gemme e giovani getti ma anche scorze, radici e frutti. I prodotti omeopatici in cui l' estratto o la tintura madre è diluita anche centinaia di migliaia di volte e “dinamizzata” col nuovo solvente. Gli sciroppi, un tempo soluzioni zuccherine dense della pianta estratta per infusione o decozione in acqua, mentre adesso ottenuti spesso per diluizione in acqua di estratti concentrati opportunamente aromatizzati e dolcificati ed in cui la funzione conservante dello zucchero è sostituita con un componente adatto allo scopo. Un' ultima preparazione liquida da ricordare è l' oleolito in cui il solvente adoprato è un olio, di oliva o più spesso di semi, che riesce ad estrarre dalla pianta quei componenti oleosi insolubili in acqua quali ad es. i caroteni e molte vitamine liposolubili che resterebbero altrimenti indisponibili con estrazione idroalcolica. Con questi olii, in genere poco gradevoli per assunzione diretta, si generano delle perline lisce inodori ed insapori di facile deglutibilità. Riguardo alle preparazioni erboristiche in forma solida queste sono essenzialmente due: Le erbe tal quali sotto forma di polvere e gli estratti secchi. Entrambe vengono somministrate in genere sotto forma di capsule o di compresse ed è la formulazione preferita dall' industria sia per la praticità d' uso che per l' efficacia. Un' erba essiccata contiene generalmente 5 volte più principio attivo di un' erba fresca e a sua volta un estratto secco ne contiene 5 volte circa di più rispetto all'
erba essiccata. Questi sono naturalmente dei valori medi dipendenti dall' acqua contenuta nella pianta fresca e per l' estratto dalla quantità di matrice cellulosica e sostanza inerte rispetto al principio attivo. Indice alfabetico erbe trattate Acai …....................(12) Acerola....................(13) Adatoda...................(47) Aglio........................(60) Alghe.......................(19) Aloe.........................(46) Ananas.....................(26) Argilla......................(41) Artiglio del diavolo..(56) Bardana....................(35) Biancospino..............(52) Boswellia.................(58) Caffè verde..............(16) Camomilla...............(53) Carciofo...................(34) Cardo mariano.........(33) Centella....................(36) Citrus aurantium......(18)
Cola.........................(17) Damiana...................(2) Eleuterococco..........(6) Equiseto...................(30) Escolzia...................(55) Eucalipto.................(48) Fieno greco..............(7) Finocchio................(39) Frangola..................(45) Garcinia...................(23) Ginkgo Biloba.........(32) Ginseng....................(1) Glucomannano.........(20) Gramigna..................(28) Griffonia...................(10) Guar..........................(21) Guaranà.....................(15) Gymnema..................(24) Iperico........................(9) Liquirizia...................(40) Maca..........................(5)
Melatonina.................(11) Melissa.......................(42) Menta.........................(49) Mirtillo.......................(38) Muira puama..............(3) Papaya........................(43) iflora....................(51) Pilosella......................(29) Psillio cuticola............(22) Rodiola........................(8) Rosa canina.................(14) Salice...........................(57) Senna...........................(44) Serenoa........................(32) Tarassaco.....................(27) The verde.....................(25) Tiglio............................(54) Tribulus........................(4) Uncaria.........................(59) Uva ursina....................(31) Valeriana......................(50)
RASSEGNA ERBE
iamo ora in rassegna alcune tra le principali piante che hanno conquistato più o meno stabilmente le erboristerie negli ultimi 25 anni e facciamo un cenno anche alle più recenti “scoperte” in campo erboristico.
ENERGETICI e AFRODISIACI
Ginseng (1) Il Ginseng è uno dei prodotti classici di erboristeria ed ha mantenuto intatto il suo valore nel corso degli anni. Appartenente alla famiglia botanica delle araliacee il suo nome scientifico è Panax Ginseng C.A. Meyer. E' una pianta erbacea perenne dalla grossa radice tuberizzata che cresce spontaneo fra le montagne comprese tra la Corea del Nord ed il nord-est della Cina. Conosciuto da millenni nelle sue zone di origine è un apprezzato tonico-energetico anche a livello della sfera sessuale. I suoi componenti attivi, contenuti essenzialmente nella radice, sono delle saponine triterpeniche chiamate ginsenoidi che vantano diversi effetti favorevoli sull' organismo umano : stimolano la glicolisi migliorando il rendimento energetico del corpo e riducendo nel contempo la glicemia sono molto indicate in persone con problemi di diabete. Attivano la biosintesi proteica cellulare favorendo quindi l' aumento della massa magra (muscolatura). Stimolano il sistema nervoso centrale aumentando le capacità di apprendimento e di adattamento a condizioni ambientali avverse (antistress). Migliora la funzione contrattile del cuore normalizzando i valori pressori Esplica azione immunostimolante e regola la colesterolemia. Vanta una ragguardevole azione euforizzante ed afrodisiaca e nei paesi di origine viene abitualmente consumato, da chi può permetterselo, per mantenersi in forma sino alla più tarda età. A fronte di tutti questi vantaggi le controindicazioni sono veramente poche: è meno eccitante e disturba meno il sonno della caffeina e non dà alcun tipo di
dipendenza potendosi quindi assumere anche per lunghi periodi senza problemi. Damiana (2) Piccolo arbusto di dimensioni inferiori ad un metro di altezza originaria del centro America la Damiana con la sua denominazione botanica di Turnera Aphrodisiaca Wild ha un nome che è tutto un programma. Conosciuta dai tempi dei Maya per la sua azione tonica specie a livello sessuale veniva e viene adoperata per curare l ' impotenza e la frigidità. La parte utilizzata sono le foglie sotto forma di infuso o più frequentemente l' estratto da esse derivato. I suoi componenti principali sono un glicoside, un olio essenziale ed un componente amaro denominato damianina dalla struttura ancora non ben determinata. Viene adoperata anche in caso di stanchezza fisica e mentale associata ad ansia e depressione e nell' uomo in particolare sembra agisca sul centro dell' erezione localizzato nel sistema nervoso parasimpatico a livello del pelvico-sacrale. Non si conoscono effetti collaterali negativi a parte una qualche sensazione di fastidio nella regione prostatica ad alte dosi. Muira puama (3) La muira puama (Ptycopetalum olacoides Benth, fam. Olacaceae) è un arbusto del sud America tipico della foresta pluviale che può raggiungere i 5 metri di altezza producendo una ricca fioritura di fiori bianchi che ricordano il profumo del gelsomino. Da sempre utilizzata dagli indios per curare i disturbi dell' impotenza maschile (il suo nome in lingua locale significa tradotto letteralmente “legno della potenza”) localmente viene adoperato il legno della corteccia per decozione ma in occidente si adopera il molto più pratico estratto in forma di capsule o compresse. I suoi principi attivi sono principalmente l' alcaloide muirapuamina ma anche diversi fitosteroli ed un olio essenziale. Il suo impiego essenziale è come afrodisiaco maschile per migliorarne le prestazioni sessuali, da non dimenticare però anche la sua azione tonico energizzante e stimolante del S.N.C.. Ha anche una certa azione eupeptica sull' apparato gastrointestinale stimolando la digestione. Non sono note controindicazioni di sorta alle dosi comunemente consigliate.
Tribulus (4) Il tribulo (Tribulus terrestris L., fam. Zigofillacee) é una pianta perenne a portamento in genere strisciante diffusa nelle zone calde dell' Asia e dell' Africa con frutti spinosi che ricordano il tribolo dell' antica Roma. Il colore dei fiori, formati da 5 petali varia dal bianco al giallo e le foglie sono pennatosette. Particolarmente nei semi sono contenute delle saponine steroidiche ricche di protodioscina e componenti affini che avrebbero la proprietà di innalzare la produzione endogena di diversi ormoni quali il testosterone, il diidrotestosterone, il L.H. (ormone luteinizzante), il DHEA , il DHEA-S, con conseguente effetto anabolizzante e stimolante l' attività sessuale e la spermatogenesi. Attualmente viene molto adoperato da chi fa sport di potenza e body building e non vuole assumere ormoni di sintesi in quanto il tribulus stimola la produzione di questi ormoni in modo del tutto naturale. Chiaramente il tribulus può essere assunto da chiunque desideri un accrescimento della propria forza muscolare e sessuale e non voglia assumere farmaci specifici che, per quanto più potenti, non sono certamente scevri da notevoli controindicazioni. Alle dosi consigliate il tribulus è stato ampiamente sperimentato senza avere effetti collaterali negativi degni di nota. Maca (5) La maca (Lepidium meyenii Walpers, Lepidium peruvianum Chacon, fam. Crucifere (Brassicacee)) è una pianta erbacea nativa delle Ande, affine ai nostri cavoli e rape, la cui radice è utilizzata dai nativi per curare la infertilità e migliorare le prestazioni sessuali. Contiene, tra i suoi principi attivi, diversi fitosteroli ed alcaloidi oltre a diversi aminoacidi essenziali e molte vitamine e minerali tra cui anche zinco ed iodio. Per la maca viene vantata una presunta capacità di aumentare la spermatogenesi nel maschio e la capacità di aumentare l' escrezione di estrogeni nella femmina anche se le prove cliniche non hanno mostrato risultati univoci. La sua ricchezza di nutrienti fa comunque della pianta un ottimo integratore nei casi di affaticamento cronico e come energizzante. Alle dosi comunemente adoperate non ha controindicazioni anche per uso prolungato.
ENERGETICI e ADATTOGENI
Eleuterococco (6) L' eleuterococco (Eleutherococcus senticosus Rupr., fam. Araliacee) è un arbusto semiselvatico della taiga temperato-fredda dell' estremo oriente dalla Russia alla Corea e vegeta bene nel sottobosco delle foreste miste a conifere. Chiamato anche Ginseng siberiano appartiene però ad un altro genere pur appartenendo alla stessa famiglia botanica delle araliacee e la parte adoperata della pianta è al solito la grossa radice tuberizzata. I suoi principi attivi sono glucosidi e saponine steroidee chiamati eleuterosidi diversi però da quelli contenuti nel ginseng con cui peraltro condivide diverse proprietà. Considerato un po' il parente povero del ginseng coreano è ritenuto meno eccitante dello stesso e perciò indicato anche per persone nervose e sovraeccitabili che mal potrebbero sopportare il vero ginseng pur mantenendo intatte le proprietà adattogene ed antistress. Ottimo per lo sport e per chi desidera aumentare la massa muscolare migliora le capacità riproduttive sia maschili che femminili grazie alla sua spiccata attività gonadotropica, stimola il sistema immunitario rendendo l' organismo più resistente agli insulti ambientali ed esplica una spiccata azione ipoglicemizzante utilissima per coadiuvare trattamenti antidiabetici. Essendo poco eccitante non ha neanche effetti collaterali sul sonno e può assumersi alle dosi consigliate anche per lunghi periodi senza controindicazione alcuna. Fieno greco (7) Il fieno greco (Trigonella foenum-graecum L., fam. Fabacee (Leguminose)) é una pianta erbacea annuale dalle foglie trilobate subspontanea nelle regioni mediterranee.La droga è costituita dai semi marroncini raccolti a piena maturità falciando la pianta intera, essiccandola e quindi battendola per separare i semi.
Tra i suoi componenti principali citiamo un alcaloide, la trigonellina, che è un derivato dell' acido nicotinico ed alla quale si ascrivono proprietà stimolanti dell' appetito, saponine steroidiche tra cui la diosgenina, anabolizzante, proteine di alto valore biologico, mucillagini e molte vitamine e minerali. Oltre alle sue indicazioni tradizionali quali ricostituente ed anabolizzante al fieno greco si ascrivono proprietà galattogene ed ipoglicemizzanti, meno dimostrate sono invece le sue proprietà anticolesteroliemiche ed afrodisiache. L' odore dei semi è piuttosto nauseabondo contenendo un olio essenziale che ricorda l' odore delle capre e che purtroppo a nel latte della nutrice per cui sono poco usati per le loro proprietà galattogene. Il fieno greco è sicuro anche a dosaggi piuttosto elevati non riscontrandosi in genere effetti collaterali degni di nota. Rodiola (8) La Rhodiola rosea L. comunemente chiamata rodiola, è un' erba appartenente alla famiglia delle crassulaceae entrata da relativamente poco tempo nel settore erboristeria ma sta gradatamente assumendo una sempre maggiore importanza grazie alle sue ottime caratteristiche. Il suo areale di diffusione è la parte settentrionale dell' emisfero boreale ed è spontanea nelle zone montuose della Scandinavia, della Siberia e dell' Alaska. E' una pianticella non più alta di 35 cm con foglie carnose e un rizoma robusto che vive bene anche in terreni rocciosi ed è ricchi di glicosidi fenil propanoidici e dell' acido cinnamico di cui il più importante è la rosavidina. Questi componenti hanno la capacità di migliorare alcune funzioni del sistema nervoso centrale (S.N.C.) quali le capacità di apprendimento, la memoria ed il tono dell' umore sembra determinando un aumento della disponibilità di serotonina all' encefalo e di incrementare i livelli di dopamina sostanza capace tra l' altro di determinare senso di sazietà, contemporaneamente si ha un' azione antiansia e leggermente sedativa. E' stata notato anche un aumento della concentrazione plasmatica di endorfine da cui deriverebbe l 'azione antistress e un miglioramento del tono cardiaco ed una migliore resistenza agli stimoli ambientali avversi. Per tutte queste sue ottime proprietà la rodiola è usata nelle diete dimagranti, nella fatica da superlavoro e nelle sindromi astenico-depressive. Non si conoscono controindicazioni né effetti collaterali alle dosi comunemente adoperate.
Iperico (9) Il suo nome scientifico è hypericum perforatum L. fam. ipericacee ed è un 'erba alta fino ad un metro abbastanza comune anche in Italia in campi e prati, produce dei fiorellini gialli raccolti in corimbi assai belli a vedersi. Anticamente si riteneva avesse proprietà magiche tanto che era chiamata anche scacciadiavoli o erba di san Giovanni. Con i fiori macerati in olio si fa un famoso oleolito utile per scottature, ustioni e come cicatrizzante per piaghe varie dell' epidermide. La sua principale proprietà è però quella di regolazione del tono dell' umore grazie alla sua ricchezza in ipericina, iperforina, flavonoidi ed altri componenti ancora non completamente studiati. L' iperico inibisce l' azione delle monoaminoossidasi di tipo A (MAO-A) e la ricaptazione di serotonina, noradrenalina e del GABA a livello sinaptico favorendo così una marcata azione antidepressiva ed euforizzante ed è quindi indicato anche negli stati melanconici ricorrenti e nella depressione in tutte le sue forme. Per la sua potenza l' iperico va sempre assunto sotto la supervisione di una persona esperta meglio se medico specialista in quanto a dosi eccessive presenta la possibilità di interagire con altri farmaci e di fotosensibilizzazione delle pelle, particolarmente con soggetti di carnagione chiara, provocando antiestetiche macchie scure difficili da eliminare quando ci si espone sl sole. Griffonia (10) La griffonia (griffonia simplicifolia Baill) è un albero di notevoli dimensioni tipico delle zone tropicali umide dell' Africa occidentale con frutti costituiti da baccelli rotondeggianti contenenti a maturazione dei semi marrone piatti e tondi da cui si estrae il principio attivo 5 idrossitriptofano (5-HTP) contenuto in quantità notevole. Il 5-HTP è il precursore diretto della serotonina la quale è uno dei principali neurotrasmettitori del sistema nervoso interagendo con la regolazione del tono dell' umore. Il 5 HTP è capace di are la barriera ematoencefalica trasformandosi in serotonina e quindi in melatonina che come noto è l' ormone che presiede al corretto funzionamento del ritmo sonno-veglia. L' innalzamento dei livelli di serotonina ha come effetto anche quello di diminuire il desiderio ossessivo di carboidrati, effetto molto utile nelle diete dimagranti. Le indicazioni principali della griffonia sono quindi quelle di coadiuvante nelle cure antidepressive, negli stati d' ansia e nei casi di bulimia. La medicina popolare africana attribuiva alla griffonia anche proprietà afrodisiache che non sono state
per ora confermate dalla scienza ufficiale. Data la sua potenza è sconsigliato,per evitare interazioni, assumere la griffonia se si assumono farmaci per ansia o depressione salvo la supervisione di un medico, comunque le ricerche tossicologiche non hanno evidenziato alcuna tossicità della pianta alle dosi comunemente consigliate. Melatonina (11) La melatonina non è un' erba ma uno pseudo-ormone prodotto da una ghiandola alla base del cervello chiamata pineale o epifisi ed a cui si attribuisce la proprietà di regolare il ritmo sonno veglia (ritmo circadiano). La sua produzione è regolata dalla luce che colpisce la retina dell' occhio ed il buio ne favorisce il rilascio con conseguente addormentamento. La sua produzione diminuisce con l'aumentare dell' età per cui è facile per un anziano averne quantitativi insufficienti per un sonno corretto ed una integrazione prima di coricarsi può avere effetti benefici. Ne è dimostrata l' utilità anche nel cosiddetto jet-lag cioè lo sfasamento del sonno dovuto al fuso orario cambiato rapidamente come nei viaggi aerei e la sua assunzione può riportare rapidamente alla normalità il normale ciclo del sonno. Anche altre proprietà sono state attribuite alla melatonina tra cui quella di eliminare i radicali liberi dall' organismo e possedere addirittura proprietà antitumorali, ma mentre la capacità come antiossidante risulta da diversi studi clinici purtroppo la sua capacità di contrastare il cancro non è ancora stata dimostrata. Anche le sue presunte qualità di antiinvecchiante sembra si limitino alle sue capacità antiradicaliche. Non ci sono controindicazioni al suo utilizzo per brevi periodi a bassi dosaggi mentre per dosaggi elevati e lunghi periodi di assunzione occorre cautela ed il consiglio di un esperto.
RICOSTITUENTI e VITAMINICI
Acai (12) L'acai (Euterpe oleracea Mart., Euterpe edulis Gaertn., fam Arecacee (Palme))é una palma cespugliosa che cresce nelle zone paludose delle foreste tropicali sudamericane. La droga è costituita dalle drupe, piccole bacche rosso scure, ricche di antocianine, vitamine e minerali, acidi grassi del tipo omega 3,6,9 e fibre. Le sue utilizzazioni sono come supernutriente grazie alla ricchezza di vitamine del gruppo A, B, C ed E e di minerali quali potassio, magnesio, calcio, zinco e rame. Gli antociani contenuti contrastano l' invecchiamento cellulare grazie al loro potere antiossidante ed antiradicalico, gli acidi omega tengono sotto controllo il colesterolo ed i trigliceridi e le fibre hanno effetto saziante-antifame e favoriscono una normale evacuazione intestinale. Le sue indicazioni sono quindi nei casi di carenze alimentari, nelle convalescenze e per persone anziane defedate. Non risultano controindicazioni di rilievo all' assunzione di acai anche per periodi prolungati. Acerola (13) L' acerola (Malpighi punicifolia L., fam. Malpighiacee) è un arbusto in genere non più alto di 2 o 3 metri che cresce nelle zone tropicali del centro-America e del Portorico. Le parti utilizzate sono i frutti, grandi come piccole ciliege, rossastri e di sapore acidulo in cui sono contenute elevatissime quantità di vit. C (forse è la pianta con più alta percentuale contenuta di vit. C) e piccole quantità di vitamine del gruppo B ed A. Le sue indicazioni di utilizzo sono quelle tipiche dei preparati di vit. C e quindi come antiossidante, disintossicante, rinforzante il sistema immunitario, antianemico etc.. E' da notare che nel succo di acerola è contenuto tutto il complesso vitaminico C per cui l' azione è ottimale rispetto alla semplice somministrazione di vit. C sintetica. Non ci sono controindicazioni all' acerola nelle normali condizioni d' uso. Rosa canina (14)
La rosa canina (Rosa canina L., fam. Rosacee) é un' arbusto spinoso con i lunghi rami lianosi coperti di robuste spine arcuate assai comune tra le siepi lungo le strade di campagna ed al limitare dei boschi in tutte le zone temperate del vecchio continente. I fiori, in genere di 5 petali bianco rosa, non sono molto profumati ed i frutti, chiamati cinorrodonti delle dimensioni di un oliva e dal bel colore rosso , maturano in autunno e persistono anche dopo la caduta delle foglie, servendo da cibo per diverse varietà di uccelli. I cinorrodonti consistono di una parte carnosa esterna che racchiude numerosi piccoli semi pelosi irritanti se ingeriti per cui, una volta eliminati questi, la parte carnosa rimasta costituisce la droga utilizzata in erboristeria quale ricchissima fonte di vitamina C naturale. L' appellativo di canina dato nel nome scientifico di questa rosa deriva dall' uso che si faceva in ato del decotto delle radici quale antirabbico. Attualmente però l' unico uso che si fa della pianta è quello anzidetto di ricchissimo integratore nostrano di vitamina C naturale con le stesse indicazioni dell' esotica acerola in precedenza ricordata. Si possono anche fare coi suoi frutti deliziose tisane rinfrescanti che dolciastre di per sé non hanno bisogno di essere ulteriormente dolcificate.
ENERGETICI TERMOGENICI DIMAGRANTI
Guaranà (15) Pianta originaria delle foreste amazzoniche il guaranà (Paulinia sorbilis Martius, Paulinia cupana Kunth) è una pianta appartenente alla famiglia delle Sapindacee e la parte che viene utilizzata sono i semi, ricchissimi di caffeina che si lega alla matrice cellulosica ed ai tannini presenti dando luogo ad un composto poco solubile chiamato guaranina che una volta ingerito libera lentamente nell' organismo la caffeina evitando quindi quei picchi di assorbimento che si hanno assumendo delle tazzine di caffè e che possono dare spiacevoli effetti collaterali sul cuore e sul sistema nervoso. Il guaranà è tradizionalmente adoperato dagli indigeni dell' Amazzonia per sostenersi anche con poco cibo ed aumentare le capacità di lavoro diminuendo il senso di fatica. Le sue indicazioni sono quindi quelle di tonico energetico con un certo effetto anoressizante per cui è molto indicato nelle diete dimagranti, negli sport di resistenza ed attenzione quali il pugilato, il tennis etc ed è indicatissimo anche per certi lavori notturni quali autista o pilota in cui è necessaria attenzione senza cedere a colpi di sonno. Per questa ragione è consigliato ai soggetti sensibili di assumere il guaranà nelle prime ore del mattino e del pomeriggio per evitare di prolungare gli effetti durante la notte ed avere difficoltà nell' addormentamento. La caffeina oltre che uno stimolante del sistema nervoso centrale è un vasodilatatore cerebrale e coronarico per cui può essere utile anche in alcuni tipi di emicrania, accelerando il battito cardiaco ed aumentando la ventilazione polmonare e la pressione sanguigna dà inoltre un senso di benessere a persone ipotese e sempre stanche. I suoi effetti di stimolante delle funzioni ed attività cerebrali lo rendono utile a studenti e comunque persone con intenso lavoro intellettuale e concettuale migliorando l' apprendimento e le funzioni cognitive. Alle dosi comunemente adoperate non ha controindicazioni di sorta è comunque
sconsigliato a persone ipereccitabili e con gravi malattie cardiache. Caffè verde (16) Da pochi anni è entrato nell' uso erboristico comune anche il caffè non tostato o caffè verde (Coffea robusta L.Linden, fam. Rubiacee). Tutti noi conosciamo ed apprezziamo il caffè che con la tostatura prende quell' inconfondibile profumo ed aroma che tanto successo ha avuto ed ha ma pochi hanno avuto la ventura di farsi una tisana coi chicchi non tostati. In effetti il sapore non è neanche lontanamente paragonabile alla tazzina del bar in compenso gli effetti sono molto più positivi per l' organismo. La caffeina è infatti legata in gran parte all' acido clorogenico dando luogo ad un composto chiamato clorogenato di caffeina che rilascia la stessa lentamente, non dando quindi quei picchi improvvisi di assorbimento che dà la classica tazzina in cui, dopo la tostatura, la caffeina diventata libera viene rapidamente assorbita dall' organismo provocando talvolta tachicardia ed altri disturbi. Il clorogenato di caffeina ha dimostrato di essere in grado di ridurre l' assorbimento intestinale del glucosio diminuendone i livelli ematici, di attivare la lipolisi dei grassi depositati e ridurre i trigliceridi favorendo così la eliminazione del grasso superfluo e di dare energia per la combustione ossidativa dello stesso. L' acido clorogenico inoltre è un ottimo antiradicalico proteggendo le cellule dall' invecchiamento precoce ed ha una discreta azione inibente su diversi batteri e virus. Le sue indicazioni si sovrappongono quindi in gran parte a quelle del guaranà pur sembrando avere un più spiccato potere dimagrante. Alle dosi normalmente consigliate non si hanno controindicazioni né effetti collaterali. Cola (17) La cola (Cola acuminata Schott&Endl, fam sterculiacee) è un grande albero che può raggiungere e superare i 10 metri di altezza e che è originario delle foreste tropicali ed equatoriali dell' Africa occidentale, attualmente vi sono estese piantagioni anche in Brasile, Giava e nelle isole Antille. La parte adoperata per l' estrazione della droga sono i grossi semi scuri chiamati anche noci di cola che sono tra i più ricchi componenti vegetali di caffeina (fino al 10%). L' estratto di cola contiene anche minori quantità di altre basi puriniche quali la teobromina, la
teofillina e xantina che modulano leggermente l' azione preponderante della caffeina che, come è noto, è un ottimo stimolante del sistema nervoso centrale (S.N.C.) ed in particolare dei centri bulbari respiratori e vagali. Ha effetto vasodilatatore ipertensivo ed accelerante la frequenza cardiaca, aumenta il metabolismo basale ed il ritmo respiratorio, rilascia la muscolatura liscia ed aumenta lo stato di vigilanza. Da tutti questi effetti discendono le indicazioni della cola quale ottimo stimolante nei casi di stanchezza fisica ed intellettuale, combatte lo stress ed è indicata anche per contrastare il mal di testa di tipo pulsante, aumenta la termogenesi favorendo la dissoluzione dei grassi. Il suo utilizzo anche nel mondo occidentale è noto da tempo grazie ad una nota ed apprezzata bevanda gasata che ha fatto la fortuna dei suoi produttori. Le controindicazione della cola sono le stesse della caffeina, quindi da adoperare con attenzione nelle persone nervose e cardiopatiche. Citrus aurantium (18) Citrus aurantium var. amara L., fam. Rutacee è il nome scientifico del comunissimo arancio amaro i cui frutti a differenza delle arance del commercio sono amarognoli e quindi non adatti alla vendita. Gli estratti secchi ottenuti dalla scorza del frutto immaturo contengono ammine simpatico-mimetiche, principalmente sinefrina, e hanno trovato impiego come prodotti dimagranti in quanto aumentano la termogenesi stimolando la beta-ossidazione dei grassi, per cui agendo selettivamente sul tessuto adiposo (grasso bruno) e non agendo sugli altri tipi di recettori adrenergici non producono effetti collaterali degni di nota. Gli estratti di arancio amaro incrementando la secrezione cloridro-peptica dello stomaco possono in alcuni casi favorire la digestione ma possono pure aumentare la gastrolesività di alcuni medicinali (FANS) ed interferire con alcuni farmaci per il sistema cardiovascolare. In persone sane comunque l' estratto di citrus aurantium non presenta controindicazioni degne di nota e può essere un valido sussidio nelle diete dimagranti senza avere gli effetti eccitanti della caffeina. Alghe (19) Le alghe marine sono state forse i primi prodotti usati in erboristeria per aiutare a dimagrire. Essenzialmente l' azione delle alghe si basa sull' assunto che più la tiroide funziona più la persona è magra, la tiroide per funzionare bene ha bisogno di
iodio e poiché le alghe sono ricche di iodio le alghe hanno un effetto dimagrante. L' asserzione di per sé non è sbagliata però l' efficacia delle alghe è stata spesso sopravvalutata sia per la minima quantità di iodio ingerita sia perché se uno ha la tiroide che funziona bene l' aggiunta di una supplementazione di iodio ha scarsi effetti. Comunque come per molti altri prodotti è anche questione di dose assunta e di stato di salute della persona ed è indubbio che molti hanno trovato giovamento e sono effettivamente dimagriti. Tra l' altro molte alghe contengono anche alginati che sono polimeri dell' acido D-mannuronico che si comportano come una fibra colloidale analoga a quelle del glucomannano e di guar con effetto leggermente saziante e di abbassamento dell' assorbimento dei grassi e degli zuccheri. Varie sono le alghe utilizzate nelle diete dimagranti tra cui la più adoperata è forse il Fucus vesiculosus L., fam. Fucacee, un alga bruna facilmente reperibile presso le coste dei paesi che si affacciano sull' Atlantico e cosi chiamato perchè sul tallo sono visibili numerose vescicole, o concettacoli, contenenti i gameti riproduttivi della pianta immersi in una sostanza gelatinosa che rigonfia la vescicola. Questa alga è ricca di iodio (fino all' 0,1% nell' estratto secco) sia inorganico che in forma legata a proteine risultando quindi facilmente assimilabile dall' organismo e specificamente dalla tiroide in cui viene utilizzato per la produzione degli ormoni tiroxina e triiodiotironina che hanno la funzione di stimolare il metabolismo basale e di conseguenza l' utilizzo del grasso corporeo a scopo energetico. Le mucillagini contenute completano l' azione dimagrante per le ragioni dette in precedenza. Il fucus di per sé non è tossico ma addirittura svolge una discreta azione depurativa /dai metalli pesanti) e diuretica ma è da usare con attenzione con chi ha problemi gravi alla tiroide od assuma farmaci per la stessa. In alte dosi può provocare un leggero nervosismo e disturbare il sonno. Un' altra alga usata similmente al fucus è la Laminaria digitata Lam, fam. Laminariacee chiamata anche kelp o semplicemente laminaria, frequente sulle coste dell' Atlantico settentrionale e sulla Manica e considerato il gigante delle alghe brune in quanto può raggiungere 2 o 3 metri di lunghezza e superare i 2 kg di peso. La sua composizione chimica è simile a quella del fucus precedentemente
descritto ma è ancora più ricca in iodio e quindi probabilmente ancora più attiva sulla tiroide. Le indicazioni e le controindicazioni sono peraltro le stesse del fucus e non staremo qui a ripeterle.
DIMAGRANTI SAZIANTI E CHELANTI
Glucomannano (20) Il glucomannano deriva da una pianta perenne originaria dell' Asia il cui nome scientifico é Amorphallus konjak Kock, fam. Aracee. Il tubero di questa pianta è appunto ricco di una fibra semisolubile costituita da un polisaccaride ad alto peso molecolare che in acqua rigonfia fortemente, fin quasi 100 volte, trasformandosi in una gelatina inodore ed insapore che ha la proprietà di saziare e diminuire l' assorbimento di zuccheri e grassi nell' intestino. Utilizzato da sempre nella cucina giapponese per alcuni piatti leggeri è stato recentemente scoperto dalla medicina occidentale per le sue ottime proprietà di diminuire la fame nelle diete dimagranti se assunto in quantità sufficiente almeno una mezz' ora prima dei pasti con moltissima acqua. Inoltre ha la proprietà di avvolgere il cibo ingerito con una pellicola viscosa e non digeribile che impedisce in parte l' assorbimento degli zuccheri, dei grassi e del colesterolo mostrandosi utile non solo a chi desidera dimagrire ma anche ai sofferenti di diabete e di ipercolesterolemia. La massa fecale indigerita stimola poi la peristalsi intestinale favorendo una normale evacuazione anche alle persone stitiche. Tutte queste proprietà benefiche sono esplicate al meglio assumendo notevoli quantità di acqua o altro liquido che permettano al glucomannano di disciogliersi al massimo nel tratto gastrointestinale. Di per sé il glucomannano non presenta alcuna tossicità e l' unica controindicazione al suo impiego è l' avvertenza di adoperarlo con cautela se si stanno assumendo farmaci per via orale in quanto l' assorbimento degli stessi potrebbe essere diminuito anche in maniera notevole. Guar (21) La farina di guar si ottiene dalla macinazione dei semi di una leguminosa annuale tipica dell' Asia meridionale la Cyamopsis tetragonoloba che può raggiungere e superare il metro di altezza. Chimicamente la farina di guar è un polisaccaride idrocolloidale costituito essenzialmente da galattomannani risultanti dalla concatenazione di unità di galattosio e mannosio ed essa viene adoperata molto anche nell'industria alimentare con al sigla (E412). Chimicamente simile al glucomannano le è simile anche nelle sue indicazioni
salutistiche quale ipoglicemizzante ed ipocolesterolizzante diminuendo l' assorbimento di grassi e zuccheri a livello intestinale, moderando la fame ed aiutando la peristalsi intestinale. Al solito per sviluppare al meglio le sue proprietà benefiche la farina di guar va assunta con moltissima acqua. Le controindicazioni sono le stesse del glucomannano e cioè l' eventuale diminuito assorbimento di farmaci assunti per via orale. Psillio cuticola (22) La Plantago psillium L., fam. Plantaginacee è una pianta erbacea annuale caratteristica di terreni sabbiosi del bacino mediterraneo e medio oriente e di cui si adoperano principalmente i semi a scopo blandamente lassativo e la cuticola dei semi anche a scopo saziante dimagrante in quanto molto ricca di mucillagini che in acqua rigonfiano formando una massa gelatinosa che nello stomaco dà senso di sazietà e nell' intestino diminuisce al solito l' assorbimento di zuccheri e grassi come le fibre sopra indicate. I polisaccaridi costituenti le mucillagini sembra abbiano anche una certa azione prebiotica grazie alla loro capacità di favorire la crescita della flora intestinale acidofila a discapito di specie batteriche putrefattive. Le indicazioni dello psillio e la sua attività sono quindi analoghe a quelle del glucomannano e della farina di guar forse con una più spiccata attività a livello di normalizzazione della funzione intestinale ed analoghe sono le controindicazioni e le modalità di utilizzo. Garcinia (23) La Garcinia cambogia Desr, fam. Guttifere è una piccola pianta legnosa spontanea delle zone sub-tropicali dell' India meridionale, dell' Indocina e della Cambogia in particolare di cui si adopera la scorza dei frutti a forma di zucca per estrarre un particolare componente, l' acido idrossicitrico (HCA), piuttosto raro in natura ed a cui si attribuiscono importanti proprietà. L' acido idrossicitrico infatti, intervenendo nel ciclo di krebs limita fortemente l' attività di un enzima, (la citroliasi) che è responsabile della trasformazione degli zuccheri in grassi favorendo invece la completa demolizione degli stessi con produzione di energia. Ne deriva che viene impedito l' accumulo di grassi nell' organismo e la completa utilizzazione a scopo energetico degli zuccheri limita il bisogno di ingerire cibo svolgendo quindi una notevole azione antifame. Riduce inoltre la produzione di trigliceridi e colesterolo favorendo invece l' accumulo della riserva epatica di glicogeno (che è il carburante di riserva dei muscoli).
La garcinia è quindi un ottimo prodotto per diete dimagranti specialmente se associato a piante con effetto termogenico di cui potenzia sinergicamente l' azione. Non si conoscono controindicazioni o effetti collaterali negativi all' assunzione della garcinia cambogia alle dosi comunemente consigliate. Gymnema (24) La Gymnema (Gymnema silvestre R.Br., fam. Asclepiadacee) é una pianta rampicante di grandi dimensioni diffusa nelle foreste tropicali di Asia ed Africa con foglie opposte, ovali od ellittiche e fiori gialli campanulati raggruppati in racemi peduncolati. La pianta è tenuta in grande considerazione nella medicina ayurvedica per curare la opacizzazione del cristallino dell' occhio e nella cataratta. In alcune regioni dell' India è uso comune masticare giornalmente qualche foglia fresca per abbassare gli zuccheri nel sangue proprietà che è stata confermata anche dalla medicina occidentale grazie all' acido gymnenico e i suoi derivati di cui sono appunto ricche le foglie. Tale capacità dell' acido gymenico sembra sia dovuta alla sua capacità di stimolare la sintesi di insulina con conseguente metabolizzazione ossidativa dello zucchero e produzione energetica disponibile per l' organismo. Recenti studi hanno inoltre evidenziato la capacità di un polipeptide contenuto nella pianta, la gurmarina, di legarsi ai recettori intestinali adibiti all' assorbimento dello zucchero ed impedirne così l' assorbimento e l' assimilazione. Tale capacità di legarsi ai recettori avviene anche a livello delle papille gustative della lingua tanto chè dopo l' assunzione di gymnena la sensazione di dolce ed amaro viene fortemente attenuata e la persona golosa di dolci non ha più lo stimolo ad ingerirne in quanto non viene appagata dal gusto svolgendo quindi anche una azione dimagrante indiretta ma pur sempre notevole. La gymnena è quindi attualmente utilizzata in erboristeria sia per coadiuvare le cure del diabete mellito sia, associata spesso ad altre erbe, per controllare il peso corporeo durante una dieta. Non sono stati finora evidenziati effetti collaterali negativi all' assunzione delle normali dosi di utilizzo della Gymnena salvo che ad un probabile potenziamento dell' azione ipoglicemizzante di farmaci specifici.
DIMAGRANTI DRENANTI
The verde (25) Il the verde o vergine (Camelia sinensis L., fam. Teacee) altro non è che il classico tè nero non fermentato. Il processo di fermentazione infatti, come nel caso del caffè, migliora l' aroma ma rende libera la teina e le altre xantine che costituiscono i principi attivi del tè e disattiva la frazione polifenolica che possiede ottime proprietà antiossidanti ed antiradicaliche, è stato dimostrato inoltre che i gallati di epicatecolo ed epigallocatecolo sono in grado di ridurre la colesterolemia e di funzionare come disattivatori di numerosi mutageni chimici. La teina e le altre xantine sono note per svolgere una efficiente azione diuretica e lipolitica utile anche in casi di cellulite e grasso localizzato ed una leggera azione antifame per cui il tè verde è consigliato nelle diete dimagranti in cui si voglia avere anche un efficace drenaggio dei liquidi corporei. Le sue proprietà antiossidanti ed antiradicaliche lo consigliano invece per la prevenzione delle malattie degenerative. Le popolazioni normali bevitrici di tè verde, quali ad es. i giapponesi, hanno infatti alte prospettive di vita rispetto ad altre popolazioni. Il tè verde è assai meno eccitante del tè nero ed in genere non disturba il sonno ed il sistema nervoso e cardiaco ed alle dosi normalmente utilizzate non presenta controindicazioni di sorta al suo utilizzo quotidiano. Ananas (26) La parte dell 'ananas (Ananas sativus Schult, fam. Bromeliacee) normalmente utilizzata in erboristeria non è il frutto bensì il gambo che contiene in elevata percentuale un enzima proteolitico assai conosciuto ed adoperato: la bromelina. La bromelina si è dimostrata capace di contrastare gli edemi sia di tipo posttraumatico che infiammatorio (quali ad es. la cellulite). La bromelina agisce con un meccanismo proteolitico sulla fibrina depolimerizzando parzialmente le fibre proteiche che inglobano il grasso cellulitico e favorendo così la rimozione dei depositi adiposi cellulitici. L' azione diuretica data da altri componenti del gambo completa così l' azione anticellulitica della bromelina. La bromelina poi,
essendo un enzima proteolitico, favorisce la corretta digestione delle proteine ingerite col cibo svolgendo quindi anche un' azione disintossicante sull' organismo. Le indicazioni del gambo d' ananas sono quindi di coadiuvante nelle diete dimagranti particolarmente se sono presenti fenomeni cellulitici, di antiedemigeno. Pur non presentando tossicità rilevabile alle dosi comunemente raccomandate se ne sconsiglia comunque l' uso ai sofferenti di emofilia o di gravi malattie epatiche e renali.
DIURETICI
Tarassaco (27) Tra le erbe ad effetto diuretico il tarassaco (Taraxacum officinale Web., Fam. Asteracee) e senz' altro una delle più conosciute ed efficienti. Chiamato anche dente di leone, soffione e piscialetto e ben conosciuto dalla cultura popolare contadina anche per la commestibilità delle sue foglie affini alla cicoria veniva in ato impiegato per le cure di depurazione primaverili attivando il tarassaco anche la secrezione biliare (azione coleretica) oltre che la diuresi. I suoi principi attivi sono molteplici e non completamente definiti, tra l' altro sono presenti principi amari dati da lattoni sesquiterpenici, alcoli triterpenici quali il taraxasterolo, flavonoidi, fitosteroli, inulina, ac. caffeico etc.. I lattoni e gli alcoli triterpenici sono i principali responsabili dell' aumento della secrezione biliare e della eliminazione epatica di tossine, i flavonoidi ed i sali di potassio dei numerosi acidi organici presenti stimolano invece la diuresi rendendo questa pianta preziosa come depurativo, drenante e disintossicante generale. La parte più attiva e generalmente usata della pianta è la radice ma anche le foglie possiedono le stesse proprietà seppure in misura minore. Il tarassaco non presenta controindicazioni anche a dosaggi piuttosto elevati e molto rari sono i casi di intolleranza all' erba. Gramigna (28) Le gramigne (Agropiron repens DB.e l' analoga Cynodon dactylon L., fam. Graminacee (Poacee)) sono erbe infestanti odiate dai contadini per la loro invasività eppure molto utili in fitoterapia per le loro proprietà diuretiche e disintossicanti dovute alle saponine, triticina acidi organici mucillagini e sopratutto polifenoli che esplicano anche azione antiossidante e antiradicalica. Conosciuta anche dagli animali (cani) per le sue proprietà depurative viene infatti ricercata e mangiata dagli stessi per purificare l' apparato digerente ed urinario quando gli stessi hanno ingerito qualcosa che ha loro prodotto malessere, i cinghiali sono ghiotti delle sue radici che scavano estirpandole dal terreno. La gramigna viene adoperata principalmente nella cura della cistite e per favorire l' espulsione di calcoli renali, è diuretica ed emolliente ed ha un gusto
dolciastro gradevole per cui la modalità classica di assunzione è per decotto delle radici (più propriamente rizomi) che sono la parte più attiva della pianta. Traggono giovamento dall' uso della gramigna anche coloro che soffrono di acidi urici e di dolori reumatici. La pianta non presenta controindicazioni di sorta e non sono noti effetti collaterali apprezzabili alle dosi comunemente utilizzate. Pilosella (29) La pilosella (Hieracium pilosella L., fam. Asteracee) è una pianta erbacea perenne alta fino a 30 cm e diffusa in tutta europa. Le foglie ovoidali-lanceolate coperte di peli (da cui il nome pilosella) sono raggruppate a rosetta ed i fiori gialli sono assai simili a quelli del tarassaco. Tipica di terreni rocciosi e aridi ha come principi attivi cumarine (umbelliferone), flavonoidi, alcoli triterpenici ed acidi fenolici. La pilosella è essenzialmente una pianta diuretica declorurante e ipoazotemizzante, presenta una leggera azione batteriostatica verso alcuni germi patogeni ed ha una certa attività spasmolitica grazie alle cumarine. Le sue indicazioni tradizionali sono come buon drenante dei liquidi corporei, nella oliguria e nelle infezioni renali e vescicali. Viene spesso associata a cure contro la cellulite non presentando alcuna tossicità od effetti collaterali negativi ai normali livelli d' uso. Equiseto (30) L' equiseto (Equisetum arvensis L., fam equisetacee), chiamato anche coda cavallina o rasperella per la sua ruvidità è un genere di piante tra i più antichi della terra, apparso assai prima delle angiosperme non ha a differenza di queste organi sessuali distinti ma si riproduce per mezzo di spore. L' equiseto si presenta in due forme molto diverse tra loro tanto che non sembrano appartenere alla stessa pianta: I fusti fertili che portano le spore sono specializzati per la riproduzione, sono di colore bianco-giallo fino al bruno, non contengono clorofilla ed hanno forma di una clava allungata. I fusti sterili invece, alti anche più di un metro, hanno un aspetto abetiforme, e le foglie sono sostituite dai rami filiformi che si dipartono a raggiera da internodi posti sul ramo principale che funge da tronco, facilmente staccabili e riattaccabili tra di loro. Il colore è verde perché devono svolgere la funzione clorofilliana di nutrimento della pianta ed al tatto sono ruvidi per la presenza di silice di cui la pianta è ricca. E' una pianta cosmopolita ed in Europa la specie equisetum arvensis è quella predominante. Tipica di zone umide e sabbiose si adatta comunque anche a
terreni argillosi ma pur sempre umidi. Utilizzata un tempo nelle campagne per lucidare recipienti ed oggetti in metallo grazie alla sua ruvidità è una pianta preziosa anche per le sue proprietà medicinali. Ricchissima di silice biodisponibile e di sali minerali è un ottimo rimineralizzante e grazie ai suoi eterosidi flavonoidici, saponine ed altre sostanze amare ed alcaloidi esplica anche una notevole azione diuretica e detossificante. Le sue indicazioni principali sono come rimineralizzante in casi di fratture, osteoporosi, unghie fragili, artrosi e quando serva anche una certa azione diuretica. Data la scarsa solubilità della silice la forma da preferire per l' assunzione dell' equiseto è la capsula o la compressa di polvere essiccata dell' erba. Non sono note controindicazioni dell' equiseto alle dosi d' uso normali. Uva ursina (31) Arcostaphilos uva-ursi L., fam. Ericacee è il nome scientifico dell' uva ursina suffrutice legnoso dai lunghi fusti striscianti che cresce fin sopra i 2.000 m di altitudine ed i cui frutti rossi si dice siano molto appetiti dagli orsi. L' aspetto della pianta è simile a quello del mirtillo rosso che ha però fusti eretti e non striscianti. In fitoterapia vengono generalmente usate le foglie che contengono glucosidi idrochinonici quali l' arbutina, triterpeni quali l' acido ursolico, flavonoidi, iridoidi e tannini. I glucosidi sono assorbiti a livello intestinale e trasportati ai reni dove vengono liberati idrochinone e metilidrochinone i quali sono responsabili dell' attività disinfettante esplicata a livello delle vie urinarie. Tale azione è potenziata dalla presenza di metaboliti dei flavonoidi, in particolare del piceoside, e dai tannini. L' utilizzo dell' uva ursina è quindi giustificato nei disturbi dell' apparato urinario quali cistiti ed uretriti quando occorra un' azione antisettica e antiinfiammatoria. Alle dosi normalmente adoperate non presenta controindicazioni degne di nota a parte durante la gravidanza e l' allattamento in quanto gli idrochinoni possono are nel latte e renderlo amaro, inoltre tali composti possono impartire alle urine una colorazione verde bruno poco piacevole alla vista. Serenoa (32) Serenoa repens Small, fam. Arecacee è la denominazione botanica della serenoa o saw palmetto, una piccola palma che cresce spontanea sulle coste calde dell' America e del mediterraneo. Presenta foglie a forma di ventaglio e piccoli frutti rossi scuri grandi come olive.. Le parti usate sono appunto i frutti raccolti a
perfetta maturazione che contengono steroli vegetali, alcoli a lunga catena, flavonoidi, carotenoidi e diversi acidi grassi. La sua attività principale si esplica a livello di interazione enzimatica nella catena di trasformazione del testosterone nei suoi metaboliti attivi consentendo di diminuirne la trasformazione in diidrotestosterone il quale è capace di stimolare la proliferazione cellulare e quindi l' ipertrofia del tessuto prostatico e la formazione di forfora e sebo sul cuoio capelluto. Inizialmente impiegato per contrastare la caduta dei capelli e favorirne la ricrescita si è in seguito dimostrato molto utile come coadiuvante nella terapia dell' ipertrofia prostatica e come preventivo della stessa. Anche per la serenoa non si evidenziano effetti collaterali negativi alle dosi consigliate anche per periodi prolungati di assunzione.
DEPURATIVI
Cardo mariano (33) Il cardo mariano ( Silybum marianum (L.) Gaertn, fam. Asteracee) è una pianta erbacea spinosa alta fino ad 1,5 m. diffusa in tutto il bacino mediterraneo con fiori rosso violacei in grossi capolini assai appariscenti. Chiamato anche cardo asinino perché molto ricercato dagli asini che lo mangiano avidamente nonostante le spine è una delle piante più note ed efficienti per curare le affezioni del fegato. I suoi componenti attivi sono una miscela di flavanolignani di cui i più importanti sono la silimarina e la silibina, sono presenti inoltre vari flavonoidi e composti aminici tra cui la tiramina. La silimarina svolge attività epatoprotettiva e lipotropa ed è utilizzata nella cura del fegato grasso e nelle intossicazioni (anche da funghi) del fegato, protegge la cellula epatica ed è un ottimo coadiuvante della epatopatie croniche. Per la presenza di tiramina il cardo mariano presenta una certa azione ipertensiva per cui è sconsigliato per chi ha la pressione sanguigna molto elevata, per il resto non presenta controindicazioni degne di nota alle normali condizioni d' uso. Carciofo (34) Del notissimo carciofo (Cynara scolimus L. fam. Asteracee) in erboristeria non si utilizzano come verrebbe da pensare i capolini (ottimi invece come alimento) bensì le foglie caulinari raccolte in autunno o tarda estate dal sapore intensamente amaro. I suoi componenti caratteristici sono i lattoni sesquiterpenici cinaropicrina e groseimina responsabili principali del sapore amaro, diversi derivati dell' acido caffeico e chinico, taraxasterolo e saponine steroidiche quali la cinarogenina. Le sue azioni principali sono quella coleretica, ipocolesterolemizzante e antiaterosclerotica oltre ad una considerevole azione epatoprotettiva, eupeptica e stomachica. Il carciofo viene quindi utilizzato per migliorare le funzioni epatiche rallentate, controllare il colesterolo, migliorare la digestione e purificare l' organismo. Il suo utilizzo è sicuro anche a dosaggi elevati.
Bardana (35) Arctium lappa L., fam. Asteracee e la denominazione botanica della bardana una pianta biennale diffusa in tutta Italia, tipica di luoghi umidi nei prati incolti e lungo i sentieri. Ha grandi foglie ovate-cuoriformi con lungo picciolo glabre sulla pagina superiore e come ragnatelose in quella inferiore. Il fiore tubuloso a capolino è quello tipico delle asteracee ed il frutto presenta numerosissime spine ad uncino che si attaccano ai vestiti. Si adoperano in genere le grosse radici a fittone raccolte nell' autunno del primo anno o nella primavera del secondo anno di vegetazione. Nella sua composizione chimica compaiono un sesquiterpene, la arctiopicrina, dall' azione antisettica ed antibatterica attivo contro batteri gram+ e funghi, composti idrocarburici poliacetilenici quali l' acido arctico e derivati con attività cicatrizzante e disinfettante specificamente rivolta verso diverse affezioni cutanee quali l' acne e l' impetigine, polifenoli e fitosteroli. Le indicazioni d' uso della bardana sono essenzialmente rivolte alla cura della pelle con presenza di foruncolosi e nelle dermatiti seborroiche umide e squamose per cui si adopera anche nella cura dei capelli grassi e con forfora. Un altro componente della bardana recentemente scoperto., l' acido guanidin-n-butirrico sembra abbia un ruolo importante nell' uso tradizionale della bardana come antidiabetico. L' uso della bardana è sicuro anche per periodi prolungati. Tarassaco (vedi sopra)
CIRCOLAZIONE
Centella (36) La centella (Hydrocotile asiatica L., fam. Apiacee) è una pianticella dalle foglie reniformi sorrette da un lungo picciolo e tipica dei luoghi umidi dei paesi tropicali e subtropicali. Nella medicina ayurvedica ha sempre goduto fama di erba cicatrizzante tanto che un altro nome comune della stessa è “erba delle tigri” in quanto si riteneva che le stesse la adoperassero per facilitare la cicatrizzazione delle ferite riportate nei combattimenti. I suoi componenti caratteristici sono dei derivati triterpenici quali l' acido asiatico e l' asiaticoside, i fitosteroli stigmasterolo e beta-sitosterolo, una resina di sapore amaro ed un olio essenziale dall' odore penetrante. La medicina moderna ha confermato la sua azione di stimolo della sintesi delle fibre di collagene e del tessuto connettivo del microcircolo tanto che viene consigliata come ottimo coadiuvante nell' insufficienza venosa cronica (varici ed emorroidi), nella cellulite e come cicatrizzante nelle piaghe da decubito ed ulcere varicose tonificando le pareti vasali e diminuendo la stasi venosa. Anche per la centella non vi sono controindicazioni al suo impiego salvo una accertata intolleranza alla pianta. Ginkgo Biloba (37) Il ginkgo biloba (Ginkgo biloba L., fam Ginkgoacee) è un grande albero che può essere considerato un fossile vivente in quanto la sua comparsa sulla terra data da oltre 200 milioni di anni quando esistevano solo felci ed equiseti e le angiosperme erano ancora là da venire. Dall' Europa era scomparso ormai da milioni di anni ma fu poi ritrovato spontaneo in Cina e da qui reimportato in Europa pochi secoli fa. La parte adoperata sono le foglie, dalla caratteristica forma a ventaglio, contenenti derivati dell' acido ginkgolico e flavonoidi vari. La loro azione si rivolge principalmente, grazie alle loro proprietà vasoattive, alla protezione del microcircolo cerebrale contrastando l' invecchiamento del sistema vascolare e delle cellule nervose e favorendo quindi le funzioni cerebrali quali memoria, concentrazione e apprendimento che spesso scadono nelle persone anziane. L' assunzione del ginkgo biloba non presenta in genere controindicazioni eccetto nel caso si stiano assumendo anticoagulanti ed
antiaggerganti piastrinici con cui si potrebbero avere interazioni farmacologiche. Mirtillo (38) Del mirtillo (Vaccinium mirtillus L., fam Ericacee) si adoperano le notissime bacche dal colore blu scuro e dal gradevole sapore. Tipico di terreni silicei dei boschi alpini ed appenninici era conosciuto in ato solo come astringente ed antidiarroico e solo da pochi decenni sono state scoperte le sue ottime proprietà di miglioramento della visione specialmente notturna. I suoi componenti caratteristici sono antocianosidi tra cui la mirtillina, flavonoidi, tannini ed acidi organici. Gli antocianosidi in particolare migliorano la rigenerazione della porpora visiva della retina, proteggono la tunica vasale arteriosa e venosa, aumentano la resistenza capillare proteggendone la permeabilità, svolgono azione antinfiammatoria antiradicalica ed antiossidante, Le sue indicazioni principali sono quindi come coadiuvante nei disturbi visivi in particolare correlati alla retinopatia diabetica, nella difficoltà di adattamento a condizioni di luce scarsa, nei casi di miopia progressiva. Migliora inoltre le condizioni del microcircolo con vantaggio per chi soffre di insufficienza venosa ed ha una certa azione disinfettante ad antidiarroica dovuta principalmente ai tannini contenuti. Si adopera in genere sotto forma di compresse di estratto secco o come succo del frutto tal quale. Non ha controindicazioni eccetto nel caso di forti assunzioni per cui può dare costipazione intestinale.
APPARATO DIGERENTE
Finocchio (39) Il finocchio (Foeniculum vulgare (Mill.) Gaertn, fam. Ombrellifere) è una pianta ben conosciuta da tutti specialmente nella sua forma coltivata di cui si mangiano le grosse guaine fogliari ma in erboristeria si adopera spesso la sua forma selvatica che cresce spontanea nei prati aridi ed abbandonati. Le parti adoperate sono i semi, ricchi di olio essenziale (in gran parte trans-anetolo) e contenenti pure sostanze ad azione estrogenica (dianetolo e dianisoina). Le azioni del finocchio sono molteplici: riduce la formazione di gas intestinali favorendone nel contempo l' espulsione (effetto carminativo), ha azione antisettiva ed antispasmodica a livello gastrointestinale favorendo la corretta digestione degli alimenti, ha azione galattogena nelle nutrici ed ha pure una certa attività diuretica pur essendo quest' ultima più marcata adoperando le radici al posto dei semi. L' erborista potrà consigliarvi al meglio su come assumere il finocchio (decotto, compresse, olio essenziale) in base alle vostre esigenze ed agli obiettivi da raggiungere. Non vi sono controindicazioni al suo impiego eccetto che per l' olio essenziale che va assunto in basse dosi e con la dovuta cautela. Liquirizia (40) La liquirizia (Glycyrrhiza glabra L., fam. Leguminose (Fabacee)) è una pianta erbacea perenne alta oltre un metro con grossi rizomi da cui si dipartono lunghe radici. S può trovare spontanea nell' area mediterranea in terreni caldi ed anche salini in cui cresce ancor più aromatica. Si raccolgono radici e rizomi al terzo anno di coltura e da queste si estrae per bollitura e successiva condensazione il succo nero dolciastro che tutti noi conosciamo. In Sicilia e Calabria vi sono le maggiori coltivazioni della pianta in Italia. Le sue azioni sono molteplici e sono dovute principalmente alla glicirrizina, una saponina triterpenica che è stato trovato possedere una spiccata attività antiulcera grazie alla sua capacità di aumentare la produzione di mucina cioè del muco protettivo della mucosa gastrica. Tale effetto si ha anche a livello bronchiale e tracheale con effetto espettorante ed antitosse. Notevole è poi l' effetto antispastico ed antinfiammatorio a livello delle mucose anzidette. Calma rapidamente i bruciori
di stomaco ed il senso di pesantezza post-prandiale aiutando una corretta digestione e attenua la tosse stizzosa favorendo l' eliminazione dai catarri dall' albero bronchiale. Si possono adoperare sia i decotti delle radici che il succo nero di liquirizia adoperando però quest' ultimo con cautela in quanto tende a far trattenere i liquidi favorendo la ritenzione del sodio e dell' acqua nelle cellule ed aumentando inoltre la pressione sanguigna se adoperato per periodi prolungati. Questi effetti sono meno evidenti con i semplici decotti delle radici. Per il resto la liquirizia è una pianta sicura pur se sconsigliata agli ipertesi ed in abbinamento ad alcuni farmaci diuretici. Argilla (41) L' argilla non è un' erba ma un prodotto di degradazione di vari tipi di rocce avvenuto nell' arco di milioni di anni a causa di vento, piogge, ghiaccio o altri fattori esterni e successiva sedimentazione in ambiente acquoso. La sua caratteristica peculiare è di essere costituita di particelle finissime dell' ordine di un millesimo di millimetro che hanno la capacità di assorbire acqua formando dei colloidi più o meno stabili. La loro composizione chimica è molto varia e spesso mal definita, comunque sono in genere costituite da silicoalluminati idrati contenenti spesso ferro, calcio, magnesio, potassio ed in misura molto minore titanio, sodio, manganese ed altri elementi in tracce. Il colore è variabile e dipende principalmente dallo stato di ossidazione del ferro, nell' argilla bianca il ferro è pressoché assente, nella verde il ferro è allo stato più ridotto e nella rossa è nello stato più ossidato, nella gialla è in uno stato intermedio. Grazie alla sua proprietà di formare un colloide reversibile con l' acqua l' argilla viene molto adoperata per fare maschere purificanti della pelle in quanto per essiccazione si ha un leggero effetto scrub che asporta le cellule morte dell' epidermide dando al viso un aspetto più luminoso. Per la sua affinità con l' acqua impacchi di argilla sono spesso adoperati per assorbire edemi e gonfiori. L' alluminio ed il ferro contenuti conferiscono poi all' argilla un notevole potere astringente ed antisettico e tendendo a chiudere i pori della pelle presentano pure una notevole azione deodorante. Per via interna l' argilla ha proprietà antiacide e rimineralizzanti e tende ad assorbire tossine e metalli pesanti svolgendo quindi una notevole azione detossificante. Per queste azioni si adopera in genere l' argilla verde, più attiva grazie al suo contenuto di ferro bivalente mentre per maschere di pulizia va benissimo anche l' argilla bianca (caolino). In genere l' argilla si assume in toto sotto forma di compresse che mantengono la totalità dei principi attivi e danno maggiore garanzia di sterilità e precisione di dosaggio ma si può assumere anche dispersa in acqua. A basse dosi l' argilla presa per via
interna non ha controindicazioni, ad alti dosaggi può dare costipazione ed influire sull' assorbimento di alcuni farmaci. Melissa (42) La melissa (Melissa officinalis L., fam Lamiacee (Labiate)) è una pianticella di aspetto un po' simile all' ortica ma le cui foglie stropicciate emanano un gradevolissimo profumo di limone.E' pianta mellifera e si ritrova talvolta spontanea anche in Italia lungo le siepi e ai margini dei boschi. Conosciuta sin dal medioevo era tradizionalmente adoperata per le sue proprietà antiisteriche e sedative, utile nel curare nausea e disturbi gastrici e dell' apparato riproduttivo femminile. Notissima era l' acqua antiisterica dei carmelitani a base appunto di melissa la cui composizione risale al 1600. I principi attivi della melissa sono essenzialmente il suo olio essenziale, ricco di citrale e geraniolo, acidi polifenolici quali l' ac. rosmarinico. flavonoidi e triterpeni a cui si attribuiscono le proprietà calmanti ed antispastiche. All' ac. rosmarinico si attribuisce una certa azione antitiroidea mentre l' olio essenziale possiede virtù stomachiche e carminative. L' erba viene quindi adoperata nelle digestioni difficili e nelle mestruazioni dolorose con presenza di crampi addominali rilassando e dando senso di benessere. Alle dosi usuali d' impiego la melissa non presenta alcuna controindicazione. Papaya (43) La papaia (Carica papaya L., fam Caricacee) è un piccolo albero del centro america con foglie palmatosette larghe fino a 70 cm e frutti oblunghi contenenti all' interno tanti piccoli semi scuri raggruppati al centro ricchi di vit C e di enzimi proteasici che sono la vera caratteristica di questa pianta. La papaina, principale enzima proteolitico contenuto aiuta a digerire le proteine ingerite col cibo migliorando la digestione, aiuta a prevenire l 'ulcera ed ha azione antiedemigena ed antinfiammatorio utile in casi traumi e di artrosi. La papaina si ottiene in genere per incisione dei frutti immaturi che lasciano gocciolare un lattice ricco di enzimi proteolitici, il frutto maturo perde quasi completamente questa proprietà. La papaina ha anche proprietà antielmintiche e viene spesso adoperata a questo scopo nei paesi di origine. PAPAYA FERMENTATA:
Con un processo che può durare diversi mesi si fa fermentare il frutto della papaya in condizioni controllate ottenendo dopo essiccazione una polvere di cui sono state vantate proprietà a dir poco miracolose come antiinvecchiante e come cura di moltissime malattie degenerative e croniche. Tutto ciò sarebbe derivato da presunte straordinarie proprietà antiradicaliche ed antiossidanti di tale preparato. Gli studi più recenti però hanno dimostrato come tali proprietà siano del tutto comparabili ad altri prodotti da tempo presenti in erboristeria, quale ad es. il germe di grano, per cui pur essendo un buon antiradicalico non presenta caratteristiche di novità tali da giustificare la fama di cui è stato circondato. La papaia come tale non ha controindicazioni, la papaina potrebbe invece interferire con la coagulazione sanguigna favorendo la tendenza emorragica. Senna (44) La senna (Cassia angustifolia Vahl., fam Leguminose (Fabacee)) è un piccolo arbusto originario dell' Africa orientale e dell' india le cui foglie e frutti sono ricchi di glicosidi antrachinonici che hanno la proprietà di scindersi nell' ultimo tratto dell' intestino liberando derivati antronici scarsamente assorbibili ma che hanno la proprietà di richiamare acqua nel lume intestinale e di stimolare la motilità dell 'intestino crasso favorendo l' espulsione delle feci. Gli effetti della senna si manifestano in genere dopo 8-10 ore dall' assunzione orale rendendola così un ottimo lassativo da prendere la sera per ottenere il risultato al mattino. A basse dosi agisce come un blando lassativo mentre a dosi elevate può funzionare da energico purgante, è quindi necessario fare delle prove per scoprire la propria sensibilità all' erba. Come tutti i lassativi sarebbe bene non esagerare con l' uso della senna che è stata accusata di non essere del tutto innocua, resta comunque uno dei lassativi più usati e non sono stati dimostrati effetti particolarmente nocivi alle comuni dosi di impiego. Un dosaggio sbagliato può comunque produrre diarrea, crampi addominali, nausea, iperkaliemia se l' uso è protratto nel tempo. Il prodotto non dovrebbe essere assunto in gravidanza e durante l' allattamento in quanto le sostanze attive sono parzialmente eliminate anche attraverso la ghiandola mammaria ando nel latte. Frangola (45) La Frangola (Rhamnus frangula L., fam Rhamnacee) è un piccolo albero tipico dell ' Europa centrale e settentrionale di cui viene adoperata la corteccia primaverile dei rami contenente glucosidi antrachinonici che svolgono azione
simile a quelli contenuti nella senna. L' azione è forse lievemente più dolce rispetto alla senna ma in dosi elevate anche la frangola diventa un energico purgante. Talvolta le orine possono assumere una colorazione aranciata del tutto innocua. Le modalità d' uso e le controindicazioni sono del tutto simili a quelle della senna essendo i principi attivi molto simili nella loro attività. Aloe (46) L' aloe (Aloe barbadensis Miller o Aloe vera L, fam. Aloeacee (Liliacee)) è una pianta succolenta, simile nell' aspetto all' agave, con fusto breve da cui si dipartono lunghe foglie strette ed ornate di spine ai bordi. Tipica di zone calde ed aride, sotto la spessa cuticola che protegge l' epidermide si trovano una miniera di componenti chimici che rendono questa pianta molto utile. Nella linfa giallo rossastra che scorre nelle foglie è presente l' aloina, un derivato antrachinonico dalle proprietà lassative davvero drastiche, causa a volte di forti contrazioni addominali assai dolorose per cui viene in genere miscelato ad altre erbe che ne rendano l' azione più blanda. All' interno della foglia è anche presente una frazione polisaccaridica in forma di gel che associata ai fitosteroli presenti presenta una spiccata azione cicatrizzante, antiinfiammatoria e riepitelizzante particolarmente efficace per il trattamento di ustioni anche prodotte da radiazioni. L' azione immunostimolante è sostenuta particolarmente dall' acemannano, un componente della frazione polisaccaridica che sembra agisca come antigene stimolante le difese immunitarie. Ancora l' acemannano insieme ai derivati antrachinonici sembra svolgere anche una discreta azione antisettica nei riguardi di molti microorganismi nocivi. La ricchezza di vitamine e minerali rendono poi il succo un buon ricostituente nutriente. A fronte di tutte queste azioni così diversificate è buona norma assumere preparazioni dei singoli costituenti e non il succo integrale in quanto tale poiché l' effetto principale che si manifesterebbe sarebbe quello di un purgante drastico. Le controindicazioni sono relative ai singoli componenti assunti ma sono ridotte al minimo nei preparati industriali comunemente in vendita.
Menta (vedi sotto)
APPARATO RESPIRATORIO
Adatoda (47) L' adatoda (Adhatoda vasica Nees, fa. Acanthacee) è un arbusto sempreverde spontaneo in India sulle pendici dell' Himalaia con lunghe foglie lanceolate e spighe di fiori bianchi con chiazze porporine. Utilizzata da sempre nella medicina ayurvedica per combattere tosse ed asma si usa il succo e gli estratti delle foglie fresche che contengono quali principi attivi principalmente gli alcaloidi vasicina e vasicinone oltre a bromexina ed altri minori oltre ad un olio essenziale ad azione antisettica e fluidificante. L' azione di broncodilatazione dell' estratto di adatoda è notevole e prolungata paragonabile a quella ottenuta con teofillina, in più si ha un effetto antiistaminico, espettorante e mucolitico nonché leggermente antisettico. Per tutte queste sue proprietà l' adatoda è consigliata nelle affezioni dell' apparato respiratorio come asma, bronchite cronica con catarri, raffreddore anche allergico, tosse. Alle dosi comunemente adoperate l' adatoda non presenta tossicità apprezzabile. Eucalipto (48) L' eucalitpo (Eucaliptus globulus Labill., fam. Myrtacee) é un grande albero che in alcune varietà può raggiungere anche i 100 metri di altezza originario e tipico dell' Australia da cui è stato esportato in tutto il mondo nelle regioni a zona mite per la sua rapida crescita ed il valore del legname. In erboristeria si usa però principalmente l' olio essenziale contenuto nelle foglie, ricco di eucaliptolo ed altri principi balsamici, per la cura delle infiammazioni dell' apparato respiratorio, bronchite, asma, catarro e influenza. L' utilizzo avviene di solito sospendendo alcune gocce di olio essenziale in una bacinella di acqua bollente e respirandone i vapori emessi (suffumigio) ottenendo così una remissione dei sintomi ed un leggero effetto antisettico con netto miglioramento della funzionalità respiratoria. Anche la pratica di far evaporare l' olio essenziale nelle stanze in cui si sosta produce effetti benefici per chi soffre di malattie dell' apparato respiratorio. L' olio essenziale viene talvolta adoperato anche come leggero disinfettante e cicatrizzante della pelle mentre per uso interno veniva un tempo adoperato per espellere i vermi intestinali ma attualmente vi sono prodotti
molto più attivi a tale scopo e se ingerito l' olio essenziale presenta una certa tossicità per cui se ne sconsiglia l' uso. Menta (49) La menta (Mentha piperita L., fam. Labiate) è un ' erba perenne stolonifera che cresce bene in luoghi umidi non troppo soleggiati in tutte le regioni dell' Europa centro meridionale. Benchè tratta in questa sezione la menta ha molteplici usi, da quello culinario e liquoristico, a quello cosmetico e come vera e propria erba medicinale. Tipico della menta è il senso di freschezza che dà sulle terminazioni nervose, effetto dovuto principalmente al mentolo e suoi derivati che sono contenuti in elevata percentuale nell' olio essenziale che è poi in definitiva il vero principio attivo della pianta. L' olio essenziale ad uso esterno è eccezionale per diminuire il prurito ed il dolore provocato da punture di insetti, nelle dermatiti pruriginose e per dare sollievo nelle scottature. Respirando i vapori sotto forma di suffumigio apre rapidamente le vie respiratorie ostruite dal catarro e dalla broncocostrizione e facilita la respirazione nasale. Respirare vapori di olio essenziale contrasta il mal d'auto e di mare ed i conati di vomito. Nelle saune e nelle inalazioni termali è uso introdurre vapori di menta ed eucalipto per aumentare la capacità respiratoria e disinfettare i polmoni. Sotto forma di infuso o leggero decotto inoltre le foglie di menta sono utili per favorire la digestione, eliminare i crampi ed espellere gas intestinali in eccesso. La menta è sconsigliata in caso di iperacidità gastrica, ernia iatale e in età pediatrica per la possibilità di provocare spasmi della glottide. La menta in alte dosi può inoltre provocare insonnia.
SISTEMA NERVOSO
Valeriana (50) La valeriana ( Valeriana officinalis L., fam. Valerianacee) è una pianta erbacea perenne che cresce in luoghi freschi ed umidi in Europa ed Asia dall' odore sgradevole che è però ricercata dai gatti sui quali esercita una azione stupefacente. La parte adoperata in genere sono i rizomi con le radici che sono ricchi di diversi componenti chimici tra cui ricordiamo principalmente i valeropotrati che sono composti iridoidi ed i loro prodotti di degradazione, diversi acidi organici tra cui l' ac. valerenico che manifesta anch' esso azione spasmolitica e miorilassante, un olio essenziale di cattivo odore causa la presenza di acido isovalerianico, tracce di alcaloidi. La valeriana manifesta azione calmante già a bassi dosaggi mentre dosaggi elevati possono causare agitazione anziché sedazione. Tradizionalmente la valeriana si utilizza per facilitare il sonno, per attenuare disturbi gastrointestinali e nel nervosismo da stress. Si adopera preferibilmente in compresse o capsule in quanto le preparazioni liquide hanno un odore nauseabondo. A bassi dosaggi la valeriana non presenta controindicazioni e non dà assuefazione. iflora (51) La iflora (iflora incarnata L., fam. ifloracee) chiamata anche erba della ione perchè nel fiore, assai caratteristico, sono stati visti tutti gli strumenti della ione di Cristo (corona di spine e chiodi), è una pianta rampicante perenne originaria dell' America centro-meridionale con alcune varietà che danno dei deliziosi frutti eduli (maracuya). La parte che si adopera in erboristeria è in genere la sommità fiorita ma talvolta l' intera pianta verde essiccata. I suoi componenti caratteristici sono alcaloidi indolici e glucosidi flavonici cui si attribuiscono precipuamente gli effetti rilassanti della pianta, fitosteroli, ossicumarina e tracce di olio essenziale. La iflora è un ottimo tranquillante del sistema nervoso centrale per cui è indicato negli stati ansiosi, nella difficoltà nell' addormentarsi e nei disturbi della menopausa.
Si può assumere sia in gocce, in compresse o tisana in quanto ha un sapore non sgradevole. Alle dosi comunemente consigliate non ha controindicazioni e non dà assuefazione. Biancospino (52) Il biancospino (creataegus monogyna Jacq. e crataegus oxyacantha auct., fam. Rosacee) è un alberello molto comune in Italia allo stato spontaneo in quanto le sue bacche, molto appetite dagli uccelli, sono da questi trasportate ovunque. La pianta molto spinosa si presta poi bene per fare siepi impenetrabili ed i fiori bianchi molto profumati sono bottinati volentieri dalle api. In erboristeria si adoperano le sommità fiorite ricche di principi attivi quali diversi flavonoidi come l' iperoside, la vitexina. la rutina, la quercetina etc., picnogenoli, amine cardiotoniche, steroli e diversi tipi di acidi organici. Il fitocomplesso nel suo insieme ha dimostrato di avere un effetto antiaritmico con aumento del flusso sanguigno coronarico un aumento della forza di contrazione del muscolo cardiaco ed una notevole capacità di vasodilatazione periferica con conseguente calo della pressione sanguigna. E' stata inoltre notata una discreta azione sedativa sul S.N.C.. Oltre ai suoi effetti sul cuore che sono di esclusiva pertinenza del cardiologo il biancospino nella medicina popolare è tradizionalmente usato per le sue proprietà calmanti e per il suo effetto ipotensivo. Il biancospino non è tossico, va però adoperato con attenzione per chi ha problemi riguardanti l' apparato cardiocircolatorio. Camomilla (53) La camomilla (Matricaria chamomilla L., fam. Asteracee) é probabilmente la più conosciuta ed adoperata erba medicinale almeno nel nostro paese. Alzi la mano chi nella usa vita non ha bevuto almeno una tazza di camomilla per calmare un mal di pancia o per riposare meglio! Non starò qui a descrivere la pianta conosciutissima di cui si adoperano i capolini essiccati per infusione in acqua ben calda oppure gli estratti fluidi alcolici adoperati a gocce. Il suo principio attivo principale è l' olio essenziale ricco di azulene e camazulene, flavonoidi quali apigenina, quercetina, luteolina, i lattoni matricina e matricarina, mucillagini e cumarine. La camomilla ha proprietà rilassanti muscolari utili in caso di crampi intestinali, dolori mestruali, intestino irritabile ma calmante anche in caso di tensione nervosa e stress. Non è propriamente un ipnoinducente ma
grazie alla sua azione rilassante viene adoperata anche per favorire il riposo notturno e grazie alle sue proprietà sfiammanti e leggermente antisettiche viene spesso usata in caso di dermatiti, ferite ed infiammazione delle mucose. La camomilla non è tossica alle normali dosi di utilizzo, si consiglia comunque di non assumerla in forti dosaggi in quanto potrebbe risultare non ben tollerata. Tiglio (54) Il tiglio (Tilia tomentosa L. e Tilia europea L., fam. Tiliacee) è il ben noto albero che spesso orna i viali delle nostre città o fa ombra dentro i parchi cittadini. Le parti utilizzate dello stesso sono essenzialmente 2 e per scopi diversi. Le infiorescenze, molto profumate dall' odore mieloso, ricche di flavonoidi, saponine, tannini e polifenoli oltre che mucillagini e polisaccaridi (arabinogalattani), hanno spiccate proprietà diaforetiche utili per favorire la sudorazione durante febbri e raffreddori e vantano inoltre rimarchevoli proprietà sedative utili per favorire il sonno, attenuare la tosse nervosa ed il nervosismo in genere. Dato il gradevole sapore degli infusi si somministrano loro spesso per calmarli quando sono troppo agitati in luogo o insieme alla camomilla. All' esterno se ne fanno impacchi rinfrescanti e decongestionanti. L' altra parte adoperata della pianta è l' alburno della corteccia, ricco di polifenoli e cumarine, dalle proprietà drenanti, disintossicanti e diuretiche, Viene spesso adoperato nelle diete dimagranti-disintossicanti di cui era uno dei componenti della famose diete detox di Maurice Messeguè. Alle dosi consuete il tiglio sia fiori che corteccia è atossico e non ha controindicazioni di rilievo. Escolzia (55) L' escolzia (Eschscholtzia californica Cham., fam. Papaveracee) è una pianta erbacea con bei fiori composti da quattro petali di colore dal giallo all' arancio originaria del nord America amante del sole e nemica del gelo contenente in tutta la pianta un lattice di colore aranciato in cui sono contenuti la massima parte dei principi attivi. L'escolzia contiene alcalcoidi del gruppo delle protopine, delle benzofenantridine, delle protoberberine e dell' apomorfina che gli conferiscono proprietà sedative e leggermente ipnotiche e che rendono quindi l' escolzia una delle piante più adatte a favorire il sonno. Si ha inoltre una notevole attività periferica di tipo antispastico diretta sia verso la muscolatura liscia
intestinale che bronchiale per cui viene consigliata anche nei casi di spasmi viscerali, sedativa della tosse e nel mal di testa di origine nervosa. Alle dosi comunemente consigliate non ha controindicazioni né effetti collaterali degni di rilievo, ad alte dosi può dare eccessiva sedazione con rallentamento dei riflessi e diminuita capacità di guida dei veicoli.
APPARATO OSTEOARTICOLARE
Artiglio del diavolo (56) L' artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens D.C., fam. Pedaliacee (Scrofulariacee)) è una pianta erbacea proveniente dalle savane dell' africa tropicale deve il suo nome alle quattro appendici dure e nastriformi che caratterizzano i suoi frutti ovoidali mentre la parte che si adopera in fitoterapia sono le radici secondarie ricche di principi attivi tra cui glicosidi come l' harpagoside e la procumbide e loro derivati oltre a flavonoidi, fitosteroli ed acidi organici particolari. Particolarmente i due glicosidi precedentemente citati hanno dimostrato di possedere una attività antiinfiammatoria ed analgesica paragonabile a quella del fenilbutazone e dei cortisonici senza peraltro presentarne le controindicazioni. Si adopera in genere l' estratto secco in compresse o capsule in quanto la tisana risulta molto amara e si utilizza principalmente per dare beneficio in casi di reumatismi, artrosi, tendiniti, mal di schiena e distorsioni muscolari. Altre indicazioni secondarie dell' artiglio del diavolo sono la gotta e l' ipercolesterolemia ma in questi casi sono più attive altre erbe. Alle dosi normali l' artiglio del diavolo non presenta controindicazioni di rilievo anche per somministrazione prolungata.. Raramente si osserva per dosi elevate diarrea ed iperacidità gastrica. Salice (57) Il salice (Salix alba L., fam. Salicacee) è un albero alto anche più di 20 metri che cresce preferibilmente in luoghi perennemente umidi quali gli argini dei corsi d' acqua. E' pianta comune in tutta Europa e presenta diverse specie tutte egualmente utili come ad. es. il salix viminalis usatissimo specie nei tempi andati nelle campagne per fare contenitori e ceste di vimini appunto, il salice piangente bellissimo albero ornamentale ed il salice bianco che è quello più propriamente adoperato negli usi erboristici per la sua ricchezza in principi attivi. Si adopera la scorza dei giovani alberi che contiene principalmente salicina un derivato dell' acido salicilico che svolge una potente azione antinfiammatoria ed analgesica. A
differenza dell' aspirina l' estratto di salice, liberando lentamente ed in continuazione nel tratto intestinale l' acido salicilico, non irrita la mucosa gastrica e non danneggia lo stomaco pur avendo gli stessi effetti ancorché prolungati nel tempo. Inibendo la produzione delle prostaglandine, che sono gli agenti responsabili del processo infiammatorio e dolorifico, l' estratto di salice è utile in tutte quelle forme infiammatorie sostenute dalle stesse, per cui si adopera nei reumatismi, nelle mialgie ed artralgie. Nei dolori articolari acuti e cronici e nelle cefalee. L' utilizzo del salice è sicuro eccetto nei casi di accertata intolleranza ai salicilati. Boswellia (58) La Boswellia (Boswellia serrata Roxb, fam. Burseracee) è un albero tipico delle regioni collinari dell' India , del Magreb e del sud-est asiatico in genere con grandi foglie ovato laceolate, fiori bianchi profumati e frutti a bacca con tre semi cuoriformi. La parte utilizzata è la resina ottenuta incidendo la corteccia dell' albero di aspetto perlaceo e simile a quella del più noto boswellia carterii da cui si ottiene l' incenso che viene bruciato nelle chiese. Questa resina contiene acidi terpenici pentaciclici o acidi boswellici, tetraciclici o acidi tirucallenici ed un olio essenziale dal tipico odore. E' stato dimostrato che gli acidi boswellici inibiscono selettivamente la 5lipoossigenasi bloccando in tal modo la sintesi dei leucotrieni che sono i mediatori chimici del processo flogistico in varie patologie infiammatorie. Si ha inoltre un parziale blocco dell' enzima elastasi, responsabile della distruzione del collagene nelle aree caratterizzate da infiammazione, per cui si previene l' ulteriore degenerazione articolare della parte interessata al processo flogistico. Le indicazioni principali della boswellia sono quindi quelle legate al benessere delle funzioni osteoarticolari con particolare riguardo all' artrosi, artrite, reumatismi e dolori gottosi. La boswellia non induce segni di intolleranza gastrica ne esercita alcuna azione ulcerogena, è generalmente ben tollerata anche per lunghi periodi di assunzione, unica avvertenza è la possibile interazione con alcuni farmaci anticoagulanti orali. Uncaria (59)
L' uncaria (Uncaria tomentosa DC., fam. Rubiacee), nota anche col nome unghia di gatto per le tipiche spine ricurve poste alla base dei piccioli fogliari, è un grosso arbusto rampicante originario delle foreste amazzoniche del nord-ovest dove cresce fino ad 800 metri s.l.m.. I suoi principi attivi fondamentali, estratti dalla corteccia, sono alcaloidi ossiindolici, glicosidi dell' acido quinovico, fitosteroli e derivati polifenolici. Fondamentalmente l' uncaria viene adoperata per la sua azione antiinfiammatoria dovuta all' acido quinovico ma anche per una potente azione immunostimolante dovuta principalmente agli alcaloidi che la rende adatta sia per alleviare le sofferenze dell' apparato osteoarticolare sia per aumentare le difese immunitarie dell' organismo. Possiede anche una discreta attività antiallergica e, grazie alla frazione polifenolica, anche proprietà antiossidanti ed antiradicaliche utili nella prevenzione delle malattie degenerative dovute alla vecchiaia. Pianta sicura alle normali dosi di impiego può provocare diarrea per dosaggi molto elevati.
ERBE per il BENESSERE
Aglio (60) L' aglio (Allium sativum.L, fam. Liliacee) il notissimo condimento che spesso si adopera in cucina è in realtà una vera miniera di composti benefici per l' organismo anche se purtroppo ha lo svantaggio di dare all' alito uno sgradevole odore molto persistente. I suoi componenti attivi sono delle sostanze di natura solforata, allicina ed ajoeni principalmente, legati ad altre molecole quali l' aminoacido cisteina che all' aria e nell' organismo facilmente si degradano dando luogo a composti quali il disolfuro di allile responsabile del cattivo odore. Questi composti svolgono diverse interessanti azioni quali quella ipotensiva, antiaterosclerotica, anticolesteroliemica, antiaggregante piastrinica, ed antisettica verso moltissimi microrganismi. Quest' ultima azione è particolarmente interessante nelle malattie delle vie aeree in quanto una via di eliminazione dei principi attivi dell' aglio sono appunto i polmoni e l' apparato respiratorio in genere. Anche la pelle contribuisce ad eliminare questi componenti per cui anch' essa ne trae beneficio in diverse sue affezioni. L' aglio era tradizionalmente adoperato anche per eliminare i vermi intestinali e per dare sollievo nel mal di gola e tracheiti particolarmente nelle malattie influenzali. Un uso costante di aglio contribuisce a mantenere la pressione sanguigna a valori normali negli ipertesi ed aiuta a mantenere le arterie libere da depositi di colesterolo. Per ovviare al problema dell' alito pesante esistono in commercio delle perle di olio di aglio che riducono il fastidio ma i maggiori benefici si ottengono mangiando dell' aglio crudo in quanto anche la cottura ne altera notevolmente le proprietà. A parte una certa intolleranza da parte di alcune persone l' aglio alle dosi comunemente adoperate non presenta controindicazioni di rilievo.
Glossario termini tecnici
Alcaloidi: metaboliti secondari biosintetizzati a partire da aminoacidi ed aventi caratteristiche basiche, contenenti almeno un atomo di azoto facente parte di un anello, di prevalente origine vegetale caratterizzati in genere da una potente attività farmacologica ma piuttosto tossici. Antiossidanti: antiossidanti tutte quelle sostanze capaci di interferire con le reazioni chimiche di ossidazione che danno origine ai cosiddetti radicali liberi. Nelle piante sono rappresentati ad es. da antociani, flavonoidi, carotenoidi, dalle vitamine A, C ed E. Antociani o antocianine: sono una classe di pigmenti idrosolubili appartenente alla famiglia dei flavonoidi colorati in rosso e blu. Cumarine: derivanti dal lattone dell'acido o-ossicinnamico (5,6-benzo-2pirone) sono presenti in molte piante. In genere sono attive nei riguardi del sistema cardiaco e circolatorio. Fitosteroli: molecole di natura sterolica distribuiti in modo ampio nei vegetali. La loro struttura è analoga a quella del colesterolo ma differiscono da esso per alcuni sostituenti sugli atomi di carbonio. Flavonolignani: derivano dalla condensazione di un lignano con un flavonolo, es. la silibina, silicristina. Flavonoidi: sono un gruppo di pigmenti contenuti nelle piante cui si attribuisce un largo spettro di azioni biologiche tra cui una marcata azione antiossidante e di protezione contro i danni causati dai radicali liberi. A questi composti si devono in gran parte i colori delle piante, dei fiori e dei frutti e si conoscono più di 5000 sostanze derivate dai flavonoidi. Conosciuti anche come bioflavonoidi vengono talvolta indicati con la denominazione unica di vitamina P.
I flavonoidi si trovano principalmente nei frutti di bosco, nella frutta ed ortaggi colorati. Glicosidi (o glucosidi): tutti quei prodotti con struttura più o meno complessa, caratterizzati da una parte zuccherina, detta glicone, legata ad una non zuccherina, detta aglicone o genina. Nell' organismo i glicosidi si idrolizzano in presenza di enzimi dando una o più molecole di zucchero e l’aglicone che è la parte effettivamente attiva. Glicolisi: processo chimico in base al quale una molecola di glucosio viene scissa in due molecole di acido piruvico, tale reazione porta alla produzione di energia che viene immagazzinata in due molecole di ATP e resa disponibile per l' organismo. Iridoidi: metaboliti secondari delle piante spesso intermedi nella biosintesi di alcaloidi. Chimicamente sono derivati monoterpenici, formati da 10 atomi di carbonio e da un anello lattonico (un anello a 5 termini unito ad uno a sei termini chiuso da un atomo di ossigeno). Gli iridoidi che presentano uno dei due anelli aperti vengono chiamati secoiridoidi. Lattoni: si chiamano lattoni le anidridi degli ossiacidi le quali risultano dall'eliminazione d'una molecola di acqua tra il carbossile e l'ossidrile alcolico contenuto nella stessa molecola dell'ossiacido. I lattoni più stabili sono quelli formanti un anello a 5 (gamma) o 6 (delta) componenti. Sono una delle principali fonti odorose di frutti e vegetali. Lignani: composti fenolici formati dall'unione di molecole di fenilpropano non sono associati alla frazione proteica ma a quella polisaccaridica non amidacea della pianta. Difendono la pianta dall' aggressione di microrganismi patogeni e possono svolgere azione di fitoestrogeni. M.A.O. monoamino ossidasi: enzima che metabolizza serotonina e catecolamine (adrenalina, noradrenalina, melatonina, dopamina) necessarie per il mantenimento di un normale equilibrio fisico e dell’umore. Mucillagini: sostanze, in genere macromolecole derivate dalla cellulosa e dalla pectina, di natura vischiosa presenti in molte piante con funzione di assorbire e trattenere l' acqua. Polifenoli: molecole composte da più cicli fenolici condensati (composti
organici che possiedono uno o più gruppi ossidrilici - OH - legati ad un anello aromatico). In base alla loro struttura possono essere distinti in tre diverse classi, quella dei fenoli semplici, quella dei flavonoidi e quella dei tannini. Polisaccaridi: Carboidrato (zucchero) complesso costituito da più molecole di monosaccaridi (zuccheri semplici che non possono essere scomposti per idrolisi), es. di polisaccaridi sono l' amido e la cellulosa. Saponine: glicosidi in grado di abbassare la tensione superficiale dell’acqua e capaci di formare soluzioni colloidali schiumeggianti. S.N.C.: abbreviazione di “sistema nervoso centrale”. Tannini: sostanze capaci di interagire con le proteine formando degli addotti insolubili. Nei tessuti vegetali funzionano da mezzo di difesa contro muffe, batteri, insetti. Infatti gli addotti che si formano fra i tannini del tessuto vegetale e le proteine appartenenti al parassita o predatore hanno lo scopo di denaturarne la struttura e attività enzimatica , garantendo l’immunità contro i patogeni esterni. Terpeni: idrocarburi insaturi, aciclici o ciclici, di formula base generale (C5H8)n, con n≥2, largamente diffusi in natura nelle piante.