Cosimo Mottolese
RACCOLTA DI
SOPRANNOMI MASSAFRESI
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Terza edizione 2017 - ISBN 9781301001675
Dello stesso Autore: Chiese rupestri in Massafra – Isbn: 9781310147845 https://www.smashwords.com/books/view/382360 Massafra sotterranea, La città nascosta – Isbn: 9781311619792
https://www.smashwords.com/books/view/377989
L’elaborazione della copertina e il progetto grafico dell’opera sono dell’Autore.
INTRODUZIONE
Nel modesto panorama divulgativo della cultura popolare massafrese, manca, fra l’altro, una raccolta sistematica di soprannomi e da più parti viene sollecitata la pubblicazione di questo patrimonio culturale immateriale, prima che si disperda e svanisca rimanendo solo un lontano ed evanescente ricordo. I soprannomi (o agnomi) sono nomignoli ed appellativi, a volte burleschi, altre volte di scherno, ma anche seri ed onesti, riferiti per esempio al mestiere del capostipite, a un aneddoto, a un episodio, a un carattere, affibbiati dalla comunità alle singole persone e poi in definitiva alle famiglie, per distinguerle univocamente, indipendentemente dal cognome. Molti di essi oggi sono scomparsi o vivono solo nei ricordi dei più anziani, molti sopravvivono all’azione uniformante della Scuola, nonostante la previsione del Grippa “…quanto più l’istruzione si andrà allargando, tanto più facile sarà l’oblio dei soprannomi superstiti, e tanto più difficile la creazione di nuovi soprannomi”, altri se ne sono aggiunti nel tempo, ma tutti conservano la loro importante funzione di riferimento anagrafico, tanto che ancora oggi, per individuare una persona, si chiede: “Come lo dicono?”, oppure, per inquadrare la famiglia di appartenenza, sentiamo il bisogno di chiedere: “A chi appartiene?” e con ciò intendiamo chiedere: “Qual è il soprannome della sua famiglia?” Una raccolta di soprannomi può costituire un importante testimone delle radici in cui ciascuno si può identificare, tanto che essi, al di là delle ingiurie più o meno esplicite, dispregi e simili, sono comunque documenti di appartenenza a famiglie “doc” di Massafra. Si può dire che chi non ha un soprannome, appartiene ad una famiglia trasferita di recente: quelli che venivano ad abitare a Massafra venivano indicati come abitanti dei paesi di provenienza, es. Pulzanése, Lizzanése, Barése. A chi ha conosciuto direttamente i personaggi o ne ha sentito parlare, questa raccolta potrà servire a ricordare le storie e le scenette di cui essi erano protagonisti nei tantissimi aneddoti che si tramandano o ad evocare i contesti e i luoghi in cui essi vivevano. Come espressione dell’autentica cultura popolare di Massafra, e non solo sotto l’aspetto del folclore, i soprannomi possono a tutta ragione inserirsi tra i beni culturali immateriali da salvare, tutelare e tramandare alle future generazioni, per sollecitare i giovani e gli apionati a conoscere e ad approfondire la storia di Massafra, a partire dalle persone e dai luoghi. Anche
se parzialmente, hanno pubblicato soprannomi massafresi e per questo lavoro hanno costituito una importante risorsa sco Quarto, Giulio Ritelli e Raffaele Grippa, ai quali va il mio doveroso e sentito ringraziamento, anche se solo alla memoria.
L’ORIGINE DEI SOPRANNOMI
Per ricercare l’origine dei soprannomi bisogna risalire al Medioevo, anzi ai secoli ancora più antichi del mondo greco e romano, quando erano detti supernomina o supranomina. La più antica testimonianza dell’uso dei soprannomi si può trovare nella cultura magnogreca di Taranto, in cui per indicare una persona si usava l’appellativo che gli era stato affibbiato: quel Filonide che diventò un personaggio famoso oltraggiando con un gesto osceno gli ambasciatori romani venuti a Taranto per chiedere conto delle loro navi affondate nel golfo di Squillace, per la sua abitudine ad ubriacarsi era chiamato Kotylè (boccale); quel Nicone che grazie alla sua vista aguzza, insieme con Filemene fu protagonista del tranello che causò la presa di Taranto da parte di Annibale, era detto il Falco; un giovanotto tarantino effeminato dai facili costumi era chiamato Taide (la meretrice); diffuso tra i pitagorici era il soprannome Mnesias, per la loro capacità di ricordare la sera tutto quello che era successo il giorno. Nel periodo romano le persone venivano indicate con il solo nome, a volte seguito dal nome del padre o della famiglia e così sotto le dominazioni “barbare”. Scrive S. Agostino, Cap. XIII Lib. post Collat. ad Donatistas: plena est consuetudo generis humani, ut non solum duo, sed etiam plures nomine uno Nomine vocientur1. Tuttavia, all’epoca del Santo erano in uso i prenomi e i cognomi per distinguere le persone, cosa che mancò nei secoli barbarici, ma si indicava con la parola cognomen quello che noi chiamiamo soprannome, p.e. Gregorio Turonense, Lib. IV Cap. XXVI della Storia, riporta: nomine Austrigildum cognomento Bobilam, e poi Vedastem cognomento Avonem. In una lastra di marmo esistente in Roma datata dal Cardinal Baronio ed altri autori all’anno 531, si legge: Annum iterum post consulatum Lampadi et Orefis: SALBO (Salvo) PAPA N. (nostro) JOHANNE COGNOMENTO MERCURIO. Nel secolo X e, ancor di più, nell’XI, cominciò ad imporsi il cognome. Il celebre P. Mabillone, Lib. II Cap. VII de Re Diplom., scriveva: sub finem saeculi Decimi, sed maxime saeculo Undecimo ineunte, Cognominum usum frequentari caepisse. Fu solo sotto gli imperatori carolingi e i Re seguenti che furono introdotti i soprannomi, come dimostrato da alcuni documenti, p.e. nell’Archivio
dell’antichissimo Monastero di S. Zenone di Verona, una Carta dell’anno 905 parla di Johannem quemdam, cui alio nomine Bracca curta vocibatur, reo di lesa maestà, poi una Carta del Monastero del Volturno dell’anno 968 dove si legge: Johannes, cujus Supranomen vocatur Guabacere, in un’altra del 981: Joahannes, qui Supranomen Walatcheni vocatur. In una carta della Cronica Casauriense all’anno 1049, si trova: Octoberto, qui supranomen Fratello vocatur; in un’altra dell’Archivio de’ Canonici di Modena, si legge: que obtinet per Cartulam offersionis de Lamperto filius quondam Leonardi, qui supernominatur Carvinsacco. Questa antichissima consuetudine di usare i soprannomi per indicare le persone è così radicata nei popoli, che dura ancora vigorosa presso alcuni popoli d’Italia; anzi nei piccoli centri una persona del popolo è più conosciuta con il soprannome, che con il cognome. Scriveva il Muratori: Moltissimi (soprannomi) se ne trovano degli onesti e de’ tollerabili; non pochi nondimeno hanno sentore di biasimo.
FONETICA DEL DIALETTO MASSAFRESE
In via esemplificativa, si possono scrivere e leggere tutte le parole in dialetto massafrese, attenendosi ad alcune convenzioni sulla fonetica di alcune vocali e di alcune consonanti e gruppi di lettere. Per l’ortografia, si è seguito il metodo tradizionale semplificato e non quello scientifico, codificato recentemente dal prof. Roberto Caprara2. Per il resto, tralasciando la trascrizione delle palatalizzazioni di alcune vocali, si possono usare tutte le lettere dell’alfabeto italiano, senza necessità di introdurre lettere di alfabeti stranieri o segni strani che renderebbero difficile o impossibile la lettura di un testo dialettale da parte di un pubblico non specializzato. - Le vocali e ed o con accento grave (è,ò) vanno pronunciate aperte (es.: nèspele, fògghie). - Le vocali e ed o con accento acuto (é,ó) vanno pronunciate chiuse (es.: pére, sevóne). - La vocale e non accentata, interna o finale, è muta e va letta con un suono gutturale (es.: destenète), peculiare del dialetto massafrese. Per facilitare in questi casi la pronuncia, si è distinta con il colore rosso. - La vocale e isolata e non accentata è congiunzione ed ha suono chiuso. - Non si fa distinzione tra la s sibilante e quella sonora, così come tra la z sorda e quella sonora. - La vocale j - derivante talvolta dalla soppressione di una g (jaddìne), usata anche davanti a nomi o parole comincianti per vocale (jòcque) senza articolo - si legge come i lunga. - Le consonanti scritte due volte sono da leggere doppie. Molte parole assumono significati diversi a seconda del suono - semplice o doppio - di qualche consonante: così, per esempio, cuscìne significa cucina, mentre cusscìne significa cuscino; pèsce significa pace, mentre pèssce significa pesce; a
pigghiète significa hai preso, mentre a ppigghiète significa ha preso, ecc. Caso singolare è quello del gruppo sce, derivante dalla trasformazione di una s, che davanti a consonante talvolta ha suono “liquido”, come in sci. In questi casi, viene indicato con il simbolo š. Esempi: Fišchetìedde, Fišchètte, Pašchine, ecc. Molti soprannomi si usano sempre e solo accoppiati con l’articolo. Esempi: o mòrte, o zóche, u cióle, o zunze, u rré.
Salvo qualche caso sporadico, non si è tenuto conto della varianza dei soprannomi rispetto al genere maschile/femminile e al numero singolare/plurale (il plurale si usava per indicare l'intera famiglia), riferendoli solo al maschile singolare. Alcuni soprannomi si riferiscono all’attività svolta, ed allora contengono in sé tale riferimento. Esempi: d’o carrizze, d’o banne, d’o Madònne.
1. Abbigliamento
2. Animali
3. Arti e mestieri, attrezzi, oggetti
4. Azioni, modi di essere e di fare
5. Condizione sociale, stato civile
6. Fisionomia, caratteri somatici, parti anatomiche
7. Luoghi di provenienza
8. Musica, strumenti musicali
9. Nomi propri
10. Numeri
11. Parentela
12. Piante, frutti, cibi
13. Religione
14. Ricorrenze religiose, almanacco, vita
15. Scherno, biasimo, insulti, difetti
16. Storia, personaggi storici
17. Titoli e gradi militari
18. Vari, non classificabili
INDICE DEI SOPRANNOMI
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Bibliografia
PAOLO CATUCCI. Addio ai soprannomi e ai toponimi. In Il recinto dei ricordi. Litografia Piccolo. Crispiano, 1992
RAFFAELE GRIPPA. Cinquant’anni di vita massafrese. 1870- 1920. La Tecnografica. Antonio Dellisanti editore. Massafra
LUDOVICO ANTONIO MURATORI. Dissertazioni sopra le antichità italiane. Tomo II. G. Raimondi. Napoli, 1752
SCO QUARTO. Proverbi e modi di dire – Soprannomi massafresi. La Tecnografica. Massafra, 1996
GIULIO RITELLI. A Massafre tant’anne arréte. In Ieri e oggi. Antologia di poeti contemporanei massafresi. Stampasud. Mottola, 1992
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Note
[←1] I riferimenti riportati in questo paragrafo sono ricavati da Muratori. Dissertazioni sopra le antichità italiane.
[←2] R. Caprara, Dizionario etimologico e grammatica del dialetto parlato a Massafra. Antonio Dellisanti editore, Massafra, 2014.
[←3] Copricapo maschile, tondo e schiacciato
[←4] Letteralmente berretto vecchio
[←5] Pettine
[←6] Pòlde = tasca
[←7] Granchio
[←8] Cornacchia
[←9] Gazza ladra
[←10] Capretta
[←11] Capra magra (metatesi)
[←12] Civetta
[←13] Diminutivo di becco, caprone
[←14] Montone
[←15] Ngappa = acchiappa
[←16] Pavone
[←17] Papera nera
[←18] Patella, chiocciola dei boschi
[←19] Pipele = punteruolo delle fave, tonchio
[←20] Pulcino
[←21] Tartaruga
[←22] Biscia, serpente
[←23] Sorcetto
[←24] La vùrie era un folletto immaginario benevolo, burlone, legato alle credenze popolari. Apparirebbe di notte mentre si dorme, divertendosi a togliere il respiro, a fare scherzi, come intessere trecce inestricabili nei capelli umani e nei crini e code dei cavalli e delle mucche.
[←25] Piccola zecca
[←26] Ratto
[←27] Cavalletta
[←28]
Unità di misura per alimenti secchi, come legumi e olive, decalitro.
[←29]
Grosso vaso igienico cilindrico.
[←30]
Piccola capasa, recipiente cilindrico in terracotta per conservare alimenti in salamoia, aceto e simili
[←31]
Grande giara di creta, per contenere vino
[←32]
Cappellaio
[←33]
Carrettóne era una tavola dotata di tre ruote, usata dai ragazzi per gioco
[←34]
Carbonella
[←35]
Schiaccia breccia
[←36]
Chiodo
[←37]
Piccola pietra
[←38]
Piccolo chiodo
[←39]
Probabilmente da Còffe=calderina per muratori, di cui sarebbe il diminutivo, anche Cuffetèdde.
[←40]
Calderaio
[←41]
Capraro, diventato craparo per metatesi
[←42]
Appendiabiti con servetto in legno
[←43]
Fabbro, maniscalco
[←44]
Raccoglitore ambulante di ferri vecchi
[←45]
Cestino di giunco per ricotta e formaggi
[←46]
Artigiano costruttore di fišchele, dischi fatti con corda di cocco o di canapa per la torchiatura delle olive
[←47]
Fracasso, ma anche l’attrezzo in legno usato dagli intonachisti per lisciare la malta
[←48]
Asticella in ferro utilizzata in cucina per la preparazione dell’omonimo tipo di pasta
[←49]
Vasetto in terracotta per fiori e piante
[←50]
Lampadario, nell’accezione di probabile origine di Mottola
[←51]
Per mestiere accendeva e spegneva le lampade viarie ad olio o petrolio
[←52]
Fiammifero, accendino
[←53]
Piccolo mercante
[←54]
Fattucchiero, indovino, guaritore
[←55]
Letteralmente impicca i cani
[←56]
Mugnaio
[←57]
Interprete
[←58]
Di Noci, oppure venditore di noci e noccioline
[←59]
Serraglio, serratura
[←60]
Agricoltore della zona del Pantano, nei pressi del fiume Tara
[←61]
Basso sgabello costruito con un tronchetto di legno
[←62]
Sfilacciatura di un filato o attorcigliamento di uno spago
[←63]
Pestello del mortaio
[←64]
Sassolino
[←65]
Asticella di legno appuntita che veniva lanciata con un bastone per colpire il bersaglio, nell’omonimo gioco di strada
[←66]
Così era indicato chi proveniva dal leccese, per lavorare nei trappeti.
[←67]
Postina
[←68]
Piccola tenda fabbricata di solito in canna
[←69]
Fabbricava le tende per porte e finestre
[←70]
Di mestiere fabbricava vasellame in terracotta, figulo
[←71]
Venditore di sale
[←72]
Piccolo sarto
[←73]
Šcarde = frammento di legno
[←74]
Tavolone inclinato per giocare, scivolone, anche strada o piano o solaio inclinato
[←75]
Costruttore di setacci
[←76]
Bicchiere di latta, scodellina
[←77]
Raccoglieva e lavorava la sentìne (scarto di lavorazione delle olive), per fabbricare olio lampante e sapone.
[←78]
Pìešche = pietra/e
[←79]
Artigiano costruttore di fuochi d’artificio
[←80]
Esperto, saggio
[←81]
Diminutivo di Spìnghele, spillo, chiodo esile e lungo per calzolai
[←82]
Farmacista, chimico, venditore di spezie
[←83]
Di mestiere pestava la creta per fabbricare mattoni, tegole, vasi
[←84]
Diminutivo di tacce = Tacco o chiodo usato nelle calzature
[←85]
Temperino, coltellino
[←86]
Attrezzo agricolo, trainato da mula o da cavallo, che serviva per dissodare il terreno, erpice rigida
[←87]
Trepiede, attrezzo per poggiavi la caldaia nella cucina
[←88]
Cartuccia per fucile, anche piccolo petardo
[←89]
Barbiere
[←90]
Bottaio, artigiano fabbricatore di botti
[←91]
Grosso zirre = recipiente metallico cilindrico per olio. Anche grosso bottone nel gioco dei bottoni.
[←92]
Piccola trave di legno, fuscello, rametto, stelo secco. Anche persona molto magra
[←93]
Corda di canapa, cima
[←94]
Di mestiere lavorava nella cava di tufo, incidendo nella roccia solchi per ottenere i tufi.
[←95]
Risuscitato
[←96]
Letteralmente accoccolati vicino a me
[←97]
Onomatopeico, dal tuffo
[←98]
Chiudi la bottega
[←99]
Detto di chi biascica nel parlare, anche ciarliero
[←100] Uomo dagli atteggiamenti femminili
[←101]
Nero
[←102] Letteralmente mettilo qui, di origine non massafrese
[←103] Letteralmente alzati e resta
[←104] Letteralmente poche se ne trovano. Il soprannome fu dato a una signorina che, per vantarsi delle sue doti singolari, diceva che come lei poche se ne trovavano.
[←105] Scamiciato, vestito in maniera trasandata
[←106] Sciorinato
[←107] Scroccone (metatesi)
[←108] Secco
[←109] Rotto
[←110] Onomatopeico, dal botto dei petardi
[←111] Detto di persona incivile, rozza
[←112] Vedovo
[←113] Menomato, paralitico
[←114] Azzère = acciaio
[←115] Persona di robusta corporatura
[←116] 115 Di grossa corporatura
[←117] Taglio di capelli molto corto
[←118] Testa di coccio. Gràste, vaso di argilla per fiori
[←119] Cugghie = scroto, ernia
[←120] Sedere d’ottone
[←121] Medòdde = Cervello. V. proverbio Ogne chèpe na medòdde
[←122] Baffo
[←123] Bernoccolo
[←124] Letteralmente barbagianni, ma usato per indicare una persona vestita in maniera strana e ridicola. In senso figurato, indica l’organo sessuale femminile, ma anche maschile
[←125] Pigmeo
[←126] Pentidde = punticcio, grossa ciste cutanea 126 Da pizzelè = rosicchiare, mordicchiare, beccare
[←127] 127 Probabilmente da cuglia, scroto 128 Orecchie a sventola
[←128]
[←129]
[←130] Gobbetto
[←131] Storpio, zoppo
[←132] Ridotto male, sgangherato
[←133] Abissino
[←134] Di Cisternino
[←135] Derivato dalla Masseria Frà Agostino
[←136] Chi parla una lingua incomprensibile
[←137] Deriva da Albanese
[←138] Di Manduria
[←139] Americano
[←140] Parigino
[←141] Di Palagiano
[←142] Di Pulsano
[←143] Di Bernalda
[←144] Di Grottaglie
[←145] Rudimentale strumento musicale composto da un recipiente risonante in creta o latta, chiuso con pelle, fatta vibrare per mezzo di una canna
[←146] Banne = banda musicale
[←147] Da Belardo o Berardo
[←148] Da Brigida
[←149] Da Geraldo o Gerardo
[←150] Girolamo (metatesi)
[←151] Da Teobaldo
[←152] Di questo Raffelotto esiste una ricca aneddotica con episodi esilaranti che lo vedono protagonista con la sua asina e sua moglie.
[←153] Diminutivo di Ciro
[←154] Accrescitivo di Domenico
[←155] Diminutivo di mènele = mandorla
[←156] Deriva da Pasqua
[←157] Deriva da Paolino/a
[←158] Da Giuseppe, Peppone
[←159] Deriva da Scipione
[←160] Probabilmente Vito Angelo
[←161] Occhialuto
[←162] Nzìdde = goccia
[←163] Lo Stoppello era un’antica unità di misura di capacità, pari a circa 6,8 litri
[←164] Ternése = antica moneta se, ma utilizzato come sinonimo di soldo o denaro
[←165] Zènzele = straccio, brandello di vestito
[←166] Méne = dai, sbrigati
[←167] Così era chiamato il nonno
[←168] Avo, antenato
[←169] Zio/a
[←170] Frutto selvatico, giuggiolo
[←171] Derivato dal bando del venditore di olio
[←172] Cicoria
[←173] Castagna sbucciata ed essiccata
[←174] Gustoso involtino di frattaglie di agnello legate da una zeppa o un budello, cotto allo spiedo
[←175] Farnèdde = farinella, farina di favette o di legumi diversi, che veniva consumata in polvere oppure anche cotta
[←176] Letteralmente metti vino
[←177] Gelato tipico artigianale in cono di cialda, con cupolino ricoperto di cioccolato che, per somiglianza alla testa pelata di un moro, ha ispirato il nome.
[←178] Era il bando del venditore di olio
[←179] Pettola nera. Pèttele = pettola, frittella fatta con farina e acqua, anche farcita con baccalà, cavolfiori, lampascióni.
[←180] Prezzemolo
[←181] Panetto, pane di piccolo formato
[←182] Piccola susina selvatica, pruna
[←183] Pannocchia di granoturco
[←184] Bambino, di solito riferito a Gesù Bambino
[←185] Diminutivo di monaco
[←186] Letteralmente punto a giorno, da un punto particolare nel ricamo
[←187] Carrizze = carro con botte per la raccolta e il trasporto del contenuto dei vasi igienici (cfr. nota n. 28) e più recentemente per il trasporto di acqua potabile
[←188] Fetore, puzza
[←189] Aggettivo in genere associato a persona sporca, ma anche malaticcia, segnata sulla pelle con verruche purulente
[←190] Diminutivo di Picce = capriccio
[←191] Diarrea
[←192] Stupida
[←193] Detto di chi porta i segni della diarrea
[←194] Brigantello, riferito ad un personaggio legato al fenomeno del banditismo.
[←195] Di probabile origine ebraica, da Abacuc
[←196] Dovette essere un personaggio molto antico, visto che è rimasto il detto Alli tìempe de Macubbe. L’ultimo Macubbe è stato Vincenzo Maglio, tintore.
[←197] Poponne era un personaggio immaginario evocato per far paura ai bambini
[←198] Tipo di pesce locale
[←199] Sono di dominio pubblico molti aneddoti di Giovanni Bufù.
[←200] Sfilaccio, frammento
[←201] Piccolo tornese, antica moneta.