Sherlock Holmes E Margherita 6pv10

a cura di Luigi Pachì

Samuele Nava

Sherlock Holmes e Margherita

Racconto lungo

Prima edizione febbraio 2016 ISBN 9788865306024 © 2016 Samuele Nava Edizione ebook © 2016 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0

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Indice

Il libro

L'autore

Sherlock Holmes e Margherita

Prologo

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Epilogo

Note dell’autore

Delos Digital e il DRM

In questa collana

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Il libro

Stresa 1891: Sherlock Holmes al servizio segreto di sua Maestà la Regina Margherita di Savoia.

Nel maggio del 1891 Sherlock Holmes muore tra i gorghi delle cascate di Reichenbach, ma la sua morte è solo una messinscena. Da quel momento iniziano per lui una serie di avventure in incognito, la prima delle quali prende avvio dalle sponde svizzere del Lago Maggiore. Il famoso detective entra nel Regno d’Italia con l’appoggio delle autorità italiane, che gli forniscono i documenti di una nuova identità: dovrà fingersi per qualche giorno il maggiordomo di un aristocratico dandy italiano. Ma non appena giunto a Stresa si trova coinvolto in un caso bizzarro e misterioso. Un caso che lo porterà a incontrare strani personaggi, e a mettere piede nella Villa Ducale stresiana, residenza estiva della Regina Margherita di Savoia.

L'autore

Samuele Nava, bergamasco classe 1970, è stato finalista in diversi concorsi letterari: Premio Robot, Premio WMI, Premio Giulio Verne, Premio Stella Doppia, Giallo Stresa. Ha vinto lo Sherlock Magazine Award 2010 e 2013. Ha pubblicato in e-book una serie di racconti gialli dedicati a Sherlock Holmes, nella collana Sherlockiana edita da Delos Digital. Suoi racconti sono apparsi su Urania Mondadori, sulle riviste Writers Magazine Italia, Delos Science Fiction, Sherlock Magazine e sui siti Fantascienza.com e ThrillerMagazine.it. Ha partecipato alle antologie edite da Delos Books: Sherlock Holmes in Italia, Il magazzino dei mondi, Il magazzino dei mondi 2, Riso Nero-Ridere in noir, e alle antologie della serie 365 Racconti. Con Lampi di Stampa ha partecipato all’antologia Delitti d’acqua dolce a cura di Luigi Pachì e Ambretta Sampietro. Con Edizioni della Vigna a Strani Nuovi Mondi 2012 e Strani Nuovi mondi 2013. Con Nero Press Edizioni alla raccolta Horror Polidori vol.1.

Dello stesso autore

Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo Sherlockiana ISBN: 9788867750382 Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street Sherlockiana ISBN: 9788867750887 Samuele Nava, Sherlock Holmes batte un colpo Sherlockiana ISBN: 9788867751679 Samuele Nava, La sindrome di Sherlock Holmes Sherlockiana ISBN: 9788867751860 Samuele Nava, Sherlock Holmes sull'isola dei cani Sherlockiana ISBN: 9788867752294 Samuele Nava, Caccia all'untore History Crime ISBN: 9788867753635 Samuele Nava, Uno studio inutile Sherlockiana ISBN: 9788867756742 Samuele Nava, L'omicidio Cavour History Crime ISBN: 9788867757374

Prologo

– Caro Watson, ormai si è rotto l’incantesimo di casa Savoia. Sherlock Holmes pronunciò quella frase posando il Daily Chronicle e sollevandosi dalla poltrona nella quale si era appena accomodato. Un attimo prima gli avevo ato il giornale che lanciava in prima pagina la notizia dell’assassinio del Re d’Italia Umberto I. – Quale incantesimo? – domandai scostando una cortina della finestra a bovindo che affacciava su Baker Street, desideravo che il bel sole di quel luglio londinese illuminasse il nostro salotto. – Dell’Italia si può dire tutto, amico mio, ma non che sia un incantato luogo da favola. Mi pare che dalla disfatta di Adua, tra anarchici, socialisti, sollevazioni popolari e scioperi per il pane, ormai le piazze italiane siano sempre meno incantevoli e sempre più… Holmes, ma mi state ascoltando? Si era defilato dal soggiorno. La porta della sua stanza era aperta. Mi avvicinai e rimasi sulla soglia del rifugio privato a osservare il mio coinquilino: si era messo carponi per estrarre da sotto il letto un piccolo baule che non avevo mai notato. Da quello estrasse un incartamento. Una cartelletta titolata 1891/1894. Non nascondo che quei due numeri agitarono oltremodo il mio cuore di biografo. I miei più affezionati lettori ricorderanno molto bene che dall’aprile 1891 alla primavera del 1894 Sherlock Holmes era morto. Morto per il mondo. Io stesso ne avevo dato notizia, tratto in inganno da un sotterfugio architettato dal mio amico per sottrarsi alla vendetta degli uomini del professor Moriarty, e per portare avanti in incognito missioni diplomatiche e investigative alle quali egli mi aveva in seguito solo accennato. Un complotto ordito con la complicità del governo britannico, e degli altri governi mondiali che si erano avvalsi della collaborazione di Sherlock Holmes. Insomma, mentre io mi struggevo nel lutto egli viveva avventure per il mondo: Francia, Tibet, Persia… Italia. Sì, era stato anche nel regno dei Savoia. – Vi siete già imbattuto in questo Gaetano Bresci? – provai a chiedere.

– Il regicida? No, mai sentito nominare. Sedette sul sofà aprendo la cartelletta, e come compì il gesto una fotografia scivolò sul tappeto, seguita da una seconda. La terza la bloccò prima che seguisse le altre. Mi chinai per raccoglierle: – Posso? – lui annuì. La prima fotografia incorniciava una villa, un elegante palazzo circondato da un ricco giardino affacciato su uno specchio d’acqua. Poteva trattarsi d’un paesaggio marino, ma pensai subito ai laghi italiani tanto amati da Lord Byron. Nell’altra immagine la grazia e la dolcezza del volto di una nobildonna mi indussero a un sorriso sornione. Holmes me lo mortificò subito: – Margherita di Savoia, Regina d’Italia. – Oh, sì – balbettai. – Certo, l’ho riconosciuta – mentii. Gli restituii le fotografie. Feci appena in tempo a notare che sul retro dell’immagine della Regina vi era qualcosa di scritto, forse una dedica firmata, anche se la brevità delle frasi, allineate in diverse righe, mi fecero pensare a una poesia. – Fu lei, la Regina Margherita, a dirmi: per me ormai si è rotto l’incantesimo di casa Savoia. Pendevo dalle labbra di Sherlock Holmes. Stava per rivelarmi una delle sue segrete avventure? Mi mostrò la terza immagine: una stampa vecchia di almeno mezzo secolo, se non di più. Rappresentava un battello a vapore con ciminiera fumante e bandiere svolazzanti, sul lato basso della riproduzione era riportato il nome del naviglio: Il Verbano. – Caro Watson, vi ho mai rivelato con che mezzo lasciai la Confederazione Elvetica per recarmi in Italia? Mi sventolò davanti al viso l’immagine del battello. – A bordo del Verbano? Rimise la stampa nella cartelletta, che richiuse con un colpo secco. Fissò lo sguardo sul nostro caminetto spento, in letargo, e cominciò a raccontare: –

Giunsi a Stresa proprio a bordo del Verbano, uno storico battello a vapore restaurato e rimesso in acqua da due bizzarri ingegneri. Salpai da Locarno la mattina del 7 maggio, il terzo giorno dalla mia… morte. Rimasi seduto un’ora buona ad ascoltare quell’imprevisto e sorprendente resoconto. Ascoltandolo mi meravigliai della bizzarria degli accadimenti, e del tono leggero e divertito del mio amico. Per una volta ebbi la sensazione che fosse il narratore Sherlock Holmes a caricare di colore e vivacità una storia, e non il sottoscritto. Per questo non dovetti inventarmi nulla quando poi misi nero su bianco quell’avventura, così come avrebbe potuto fare un testimone oculare. Un invisibile testimone oculare.

Capitolo 1

Sherlock Holmes aveva tutta l’apparenza di un montanaro vagabondo. Gli occhi celati da un cappellaccio, il corpo avvolto in una mantella, si muoveva cadenzando il proprio o con un lungo bastone nodoso. Quell’aspetto selvatico non era il frutto d’uno dei suoi tipici travestimenti, bensì il risultato del faticoso peregrinare tra valli e montagne. Erano trascorsi tre giorni dalla sua morte tra i gorghi delle cascate di Reichenbach e, redivivo, giungeva ora presso le sponde settentrionali del Lago Maggiore. Si mantenne nascosto nel bosco, lontano dalle case, dalle voci, dalla vita della gente di Locarno, il villaggio che si distendeva innanzi al panorama luminoso del lago. L’aprirsi della vista su quella breccia azzurra che allargava l’orizzonte lasciando le montagne ai lati come simulacri di un sipario, ebbe l’effetto teatrale di annunciargli l’inizio di un nuovo atto delle sue avventure. Doveva prepararsi all’appuntamento. L’ultimo telegramma cifrato, ricevuto poche ore prima in un Ufficio della stazione di Bellinzona, indicava il mezzo e il luogo dell’incontro con la persona che lo avrebbe introdotto in Italia, fornendogli i documenti di una nuova identità. Il luogo era un molo, il mezzo un battello. Non dovette attendere molto. Al termine di una breve abluzione presso un torrente, scorse un pennacchio di fumo in lontananza sulle acque. Ne osservò l’approssimarsi mentre si radeva il viso con un affilato rasoio. Il naviglio era lungo almeno novanta piedi e largo più di una quindicina, considerando gli sporti per le due grosse ruote motrici. Viaggiava sulle placide acque rapido ed elegante. Avvicinandosi rivelava una certa maestosità, e una totale incongruenza con le misere barche che galleggiavano attorno al pontile. Il fischio dell’attracco richiamò sulla riva una decina di ragazzini. Vispi, allegri e scalzi. Benché il battello potesse trasportarne dieci volte tante, scesero a terra una quarantina di persone. Holmes le scrutò da lontano: pescatori, operai, donne aiutate subito dai ragazzini a trasportare le loro ceste. Solo due uomini si fermarono nelle vicinanze del molo, come fossero in procinto di imbarcarsi

nuovamente. Entrambi si distinguevano dai popolani appena sbarcati per la foggia borghese degli abiti. Uno di quei due doveva essere il “contatto” italiano. Il primo, all’apparenza un anziano religioso, prese a eggiare rigirandosi tra le mani un breviario o una bibbia. L’altro, un giovanotto dall’aria ridanciana, era invece rimasto presso il battello, a chiacchierare con i membri dell’equipaggio. Il religioso andò a piazzarsi come una sentinella di guardia all’ingresso del pontile. Non degnava di uno sguardo il libro ma piuttosto lanciava continue occhiate attorno, rivelando che attendeva qualcuno. Che fosse lui? Holmes lo escluse, troppo evidente e poco professionale la sua ansia d’attesa. Decise di muoversi. Uscì dal bosco con o deciso, schivò i ragazzini e i paesani che lo squadrarono sorpresi. ò accanto al religioso: era un vecchio dal volto grinzoso, che dapprima lo investì con un’occhiata torva, poi tuffò lo sguardo nel libro. Holmes proseguì lungo il pontile. Da vicino il Verbano dimostrava tutta la sua realtà di cimelio che ha vissuto tempi migliori. E anche il giovanotto in attesa non era poi tanto giovane, dimostrando ben più di trent’anni. Un tipo alto e atletico, che lo accolse sorridendo in totale serenità: – Altamont? Quello era il nome della nuova identità di Sherlock Holmes. – Per servirvi – disse Holmes accennando un inchino, ma in realtà osservandolo da capo a piedi, e viceversa: la giacca da eggio, i calzoni sbuffanti sotto le ginocchia, il cappello floscio di panama. E poi il volto pallido, i lineamenti affilati, gli occhi neri, i sottili baffetti curati. Insomma, la parvenza era quella di un brillante dandie de la jeunesse dorèe, per dirla alla se. Anche Holmes sapeva con che nome chiamarlo: – Siete senz’altro voi il signor Verri. – Certo che sì, amico mio. E questi signori accanto a me sono gli ingegneri Medoni e Churc, costruttori, anzi, restauratori dello storico battello Verbano. Signori, vi presento il signor Altamont, che mi farà da accompagnatore nel mio Grand Tour sulle tracce di Stendhal. – Il maggiordomo se che attendevate – disse l’ingegnere Churc.

– Sono io – confermò Holmes. I due ingegneri, poco colpiti dalla figura del maggiordomo, cominciarono a spiegare come e perché avessero rimesso in sesto quel vecchio battello già perito in un incendio anni prima. Di certo ripresero così un discorso interrotto dall’arrivo di Holmes-Altamont. – Abbiamo avviato da un paio di giorni questo nostro servizio al popolo, il Verbano è un’imbarcazione nobile atta però al trasporto degli umili – spiegò Churc. – A questo mondo siamo tutti sulla stessa barca – aggiunse Medoni, senza l’aria di voler celiare. – E qui sul lago Maggiore è finalmente iniziata la rivoluzione egualitaria. Lo scriva nel suo resoconto, signor Verri. Rivoluzione egualitaria! Stabilito questo preambolo politico i due, salendo a bordo, cominciarono a dettagliare gli aspetti tecnici del loro lavoro. Verri lanciò a Holmes un’alzata di sopracciglia, come a dire: “abbiate pazienza, il mondo è pieno di matti”. Giunti in prossimità di un boccaporto, i due lo spalancarono mostrando la caldaia. Ne enumerarono le caratteristiche, vantando una potenza di spinta di ben ventidue cavalli. – Al massimo sedici – li contraddisse Holmes. – Questa è una macchina a bassa pressione, del tipo che il signor Watt costruiva a Soho, presso Birmingham, una sessantina d’anni fa. Esprime una potenza massima di sedici cavalli vapore. I due ingegneri parvero se non scandalizzati per quella dotta precisazione, di certo perplessi. Holmes proseguì: – Noto che le valvole di sfogo avrebbero bisogno di una pulita. – Allungò un dito a toccare una specie di crosta rugginosa che imbozzolava le due bocche di scarico. – Le valvole? Sì, siamo in attesa dei ricambi, domani giungeranno di certo… dico bene Churc? Le avete ordinate, no? – Io? Sì, sì, domani le sostituiremo. Nonostante la teorizzata rivoluzione egualitaria, i due sedicenti ingegneri avevano accolto con fastidio l’intromissione nei loro discorsi di un maggiordomo.

Cominciava ad arrivare gente, chi trascinando muli, chi grosse ceste cariche di pesce. Un pescatore salì a bordo armato di un paio di canne da pesca, fischiettando di buon umore. I due ingegneri-battellieri si allontanarono richiamati al loro lavoro: – Scusateci, signori. Verri approfittò del momento di confusione per rivolgersi al suo nuovo maggiordomo, bisbigliando: – Benvenuto, signor Holmes, a nome del governo italiano la ringrazio per la disponibilità e la fiducia. – Sono io che ringrazio, ma non fate il mio nome. Piuttosto, quel vecchio prete sapete chi sia? Verri rimase interdetto, stentando a cogliere il senso di quell’improvvisa domanda. Holmes accennò al vecchio religioso sul molo. E aggiunse: – Parrebbe in spasmodica attesa di qualcuno. Vedete, il breviario che finge di leggere… – Finge? – Il breviario è capovolto, di certo non lo sta leggendo. – Ma… è vero, è sottosopra. Holmes, voglio dire Altamont, avete uno spirito d’osservazione acutissimo. – Già. Dunque, sapete chi sia? Holmes non era tranquillo, scrutava ogni volto con sospetto. Ancora non era certo di essersi lasciato alle spalle gli uomini di Moriarty. La precipitosa fuga in incognito era sorvegliata da lontano dal governo londinese e, nonostante l’unico contatto istituzionale fosse suo fratello Mycroft, non nutriva la massima fiducia nei gabinetti governativi. Sospettava che l’organizzazione del defunto genio del crimine allungasse i fili della sua ragnatela fino a toccare Westminster e Whitehall. Alla domanda di Holmes, Verri rifletté osservando il prete, poi rispose: – Sì, credo di averlo visto a Stresa. Un gesuita, mi pare, forse un insegnante del Collegio. Un personaggio di una certa rilevanza, frequenta anche la dimora della Regina.

In quel momento un giovane si avvicinò al battello. Risultò evidente che il gesuita era lì per lui. I due si fissarono come duellanti, poi il giovane riprese a camminare imponendosi un o risoluto, deciso a superare lo sbarramento del vecchio. Stringeva sottobraccio un involto. Il prete gli si parò davanti, parve urlargli qualcosa, con astio, ma era solo una pantomima: stava sussurrando. Il giovane si trasse sul petto il pacco. Il vecchio aprì una mano mostrando alcune monete. Il giovane scosse la testa e ò oltre, salendo a bordo. Transitò davanti a Holmes e si allontanò lungo il ponte di prua. Il vecchio lo seguì, lo raggiunse e gli si mise accanto. Ricominciò a parlargli, sempre sussurrando. Holmes aveva osservato quella strana scena mentre Verri lo aggiornava sulle loro prossime tappe: dopo aver riposato una notte a Stresa, dopo un buon bagno, un pasto decente, e un cambio d’abito, insieme sarebbero partiti alla volta di Milano, lungo la via napoleonica. Il battello si mosse e i due sedettero su una panca sul ponte. Il pescatore armato di lunghe canne si mise accanto a loro. Attaccò subito bottone col Verri, che parve ben felice di chiacchierare di pesce persico, luccio, trota e temolo. “Ottimi sia grigliati che bolliti!”. Per sancire l’accordo il pescatore estrasse da una cesta un fiasco di vino. Holmes rifiutò l’invito al brindisi e si rannicchiò sulla panca, appisolandosi. Lanciò però una breve occhiata al vecchio prete e al giovane eggero, che continuavano a rimbeccarsi. Decise che si trattava di una lite che poteva ignorare. I sensi restati vigili per giorni e notti cominciarono a rilassarsi, a chiedere una tregua. In fondo, quante probabilità c’erano che gli uomini di Moriarty avessero potuto seguire le sue tracce tra le vallate svizzere? Aveva concordato con Londra un percorso ma poi ne aveva seguito un altro, per prudenza, e anziché puntare a Ginevra aveva camminato di notte da Meiringen al o Susten. Non si era trattato di una eggiata al chiaro di luna, il bianco satellite gli aveva mostrato solo un sottile spicchio evanescente e l’oscuro cammino in salita era stato un’autentica impresa alpinistica. Fu una fortuna trovare il o praticabile anche se ancora innevato. All’alba si era rifocillato in un bivacco di pastori, dormendo tra le capre, quindi aveva affrontato la discesa alla prima stazione della ferrovia del Gottardo. Poche ore di treno ed era giunto a Bellinzona, nel Canton Ticino. Solo allora aveva avvertito Mycroft, che nel giro di ventiquattro ore si era messo in contatto con le autorità italiane, organizzando quell’ingresso in Italia via lago.

Adesso il Governo italiano lo aveva accolto, rappresentato da quel Verri che pareva davvero un viaggiatore spensierato e non un funzionario di Pubblica Sicurezza in missione segreta. Dunque poteva mettersi l’animo in pace? Tutto attorno a lui pareva invitarlo alla serenità. L’aria del lago, il ritmo quieto della navigazione, e il meraviglioso paesaggio che gli si apriva davanti. Trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi. Finché trasalì preso dal panico all’udire il tuonare di un colpo di cannone, seguito da un secondo, un terzo e un quarto.

Capitolo 2

Sherlock Holmes si levò in piedi con l’angoscia che gli stringeva il cuore, rivolse lo sguardo a poppa, a prua, alle rive lontane. Una risata echeggiò da un angolo, da alcuni eggeri allegri e avvinazzati. Aveva forse sognato? No, l’eco delle cannonate ancora rimbombava sull’acqua rimbalzando tra i monti, eppure attorno a sé trovava solo sguardi perplessi e ilarità mal trattenuta. Verri gli spiegò l’arcano: – State tranquillo, monsieur, le quattro salve le sparano a Stresa per annunciare l’arrivo della Regina. Quattro salve. Si era fatto spaventare da quattro salve. – La cosa comunque è strana – aggiunse Verri. – La Regina Margherita è giunta già ieri alla Villa Ducale. Mi trovavo sul lungolago quando hanno sparato i quattro colpi. – Cannonate di benvenuto, dunque – si quietò Holmes. – Allora, se ieri è arrivata la Regina oggi sarà arrivato il Re. – Non credo – dubitò Verri. – Più probabile che sia arrivata la Duchessa di Genova, madre di Margherita di Savoia. Mentre il Re, dovete sapere, viaggia spesso per fatti suoi, lontano dalla Regina. – Verri accostò le labbra all’orecchio di Holmes, che percepì un aspro olezzo vinoso. – Il loro non può certo essere definito un fort bon mènage. Pare che il Re preferisca frequentare una certa nobildonna milanese. Una Duchessa maritata, e più vecchia di lui di sette anni. Holmes era sul punto di allontanare in malo modo il viso di Verri, nauseato da quei discorsi quasi che l’italiano stesse spettegolando sui Reali d’Inghilterra. Ma fu Verri a discostarsi, volgendo il viso al panorama. Disse con un tono da filosofo malinconico: – Così vanno le cose a questo mondo… In quel momento, a prua, il vecchio prete alzò la voce, tuonando verso il giovane eggero incomprensibili frasi in latino. Attorno a loro le persone parvero assai impressionate dall’ira del gesuita. Il giovane, anch’egli ormai avvinto da quell’autorità, sollevò il pacco misterioso offrendolo al sacerdote come in segno

di resa. Il prete glielo strappò dalle mani, ne lacerò la carta rivelandone il contenuto: un libro. Prese a strappare pagine su pagine, poi, quasi che il libro gli scottasse tra le mani, se ne liberò in un sol colpo gettandolo in acqua. Holmes e Verri, spettatori l’uno sorpreso l’altro divertito, si trovavano a poppa, dove la ruota del battello saliva nel suo moto rotatorio. Holmes ebbe l’immediato pensiero che le pagine del libro stessero finendo tra le pale della ruota. – Non vi nascondo la mia curiosità per il contenuto di quel libro – disse Verri sogghignando. Holmes, per tutta risposta, si chinò ad afferrare una delle canne del pescatore chiacchierone e la protese all’esterno, verso l’acqua. Verri si stupì: – Che fate? Anche il pescatore si avvicinò preoccupato, ma Holmes gli sorrise indicando l’acqua che schiumava sollevata dalla ruota. In breve apparvero tra le pale giranti le pagine del libro misterioso. Il pescatore le vide e comprese le intenzioni di Holmes. Con l’estremità della canna Holmes riuscì a “pescare” quattro pagine, e poco dopo distendeva sui palmi delle mani quei fogli fradici. L’estemporanea operazione di recupero era avvenuta senza attirare l’attenzione dei due litiganti, che si erano allontanati a prua. Verri e il pescatore assediarono alle spalle Sherlock Holmes, curiosi di leggere il leggibile. Da uno dei fogli riuscirono a decifrare una parte del titolo del libro: Le cinque piaghe… Verri sapeva di cosa si trattava: – Le cinque piaghe della Santa Chiesa. Un famoso libro del Rosmini. Un libro proibito. All’udire la parola “Rosmini” il pescatore si trasse in disparte, facendosi il segno della croce. Perplesso Holmes si rivolse a Verri: – Non conosco questo autore, che tipo di proibizione ha subito? – Antonio Rosmini è stato messo all’Indice dalla Chiesa per ragioni teologiche.

– Quindi questo sarebbe un libro proibito dalla Chiesa. – Holmes alzò lo sguardo al vecchio prete che, in un angolo lontano del ponte di prua, pareva ora confessare il giovane eggero, ormai sottomesso. Verri aggiunse: – Rosmini è stato messo all’Indice anni fa, i suoi libri sono proibiti. Era un grande pensatore e un uomo di carità, ha vissuto a lungo a Stresa, e ci è morto, in quella che adesso è la Villa Ducale. – La Villa della Regina? – Sì, la residenza estiva della Duchessa di Genova e di Margherita di Savoia. – Solo estiva? Adesso siamo in maggio. – Per questo è stata una sorpresa l’arrivo della Regina, ieri. – E di sua madre oggi…

Capitolo 3

– Che inglese siete se rifiutate un tè? Appena messo piede sul lungolago di Stresa, Sherlock Holmes aveva compreso le ragioni della scelta dei Reali d’Italia. Quel luogo di villeggiatura era un piccolo sogno impressionista. Il lago, le montagne, le piccole isole poco discoste dalla riva, il borgo con le casupole e le rare ville immerse tra rigogliosi giardini. Tutto concorreva a creare un’atmosfera che avrebbe soddisfatto qualunque romantico viaggiatore. L’albergo “Grand Hotel des Iles Borromèes”, tra edere rampicanti e sbocci di rose e oleandri, rappresentava poi l’approdo ideale per i colti e sensibili nobili nord europei. Viandanti in tour alla ricerca del bello, del sublime, e di un po’ di sole; lontano dalle nordiche brume. A quel pensiero, per un attimo, Sherlock Holmes avvertì una stretta di nostalgia per la nebbia londinese. – Va bene che siete stanco, ma vi assicuro che alla pasticceria Bolongaro preparano dei dolcetti squisiti. E poi c’è una camerierina con un sorriso che fa are tutte le stanchezze. Holmes osservò il ghigno di Verri. Quell’uomo gli stava confermando tutte le dicerie sugli italiani, e sul loro modo colorito d’apprezzare le donne. – Sono stanco – gli disse – gradirei solo riposare a lungo. Domattina un’abbondante colazione mi ritemprerà. E poi dimenticate che non sono inglese, sono se e mi chiamo Altamont. Verri annuì: – Lasciate solo che saluti alcuni amici. Si allontanò da Holmes avviandosi verso i tavolini piazzati davanti alla porta a vetri della pasticceria Bolongaro. Venne accolto da alzate di mano e saluti ridanciani. Holmes restò solo. Si guardò attorno. A poca distanza, affacciata sul lungolago, la Villa Ducale si elevava come un‘opera d’arte esposta in un giardino di delizie. Davanti ai cancelli della nobile dimora si stava radunando una banda musicale in

divisa. Rapidamente tromboni e grancassa avviarono la Marcia Reale italiana, di certo in onore delle illustri ospiti, la Regina e sua madre. Un piccolo drappello di Regi Carabinieri vigilava ai cancelli. Holmes chiuse gli occhi: s’era sollevato dal lago un vento sottile e profumato. Rose, oleandri, fragranze preziose che si diffondevano tra la musica e… un urtante fischio acuto prolungato giunse dal molo. Ripetuto. Il segnale che il Verbano si staccava di nuovo da terra. Quel doppio fischio suonò alle orecchie di Sherlock Holmes, e forse anche a quelle dei carabinieri e dei musici, come un’ostentata sfida alla Marcia Reale. Gli ingegneri Curch e Medoni portavano avanti la loro rivoluzione egualitaria anche fischiando acuti striduli e sovversivi sulla dolce musica reale. – Altamont! – Il richiamo di Verri fu altrettanto fastidioso. Holmes cominciò a trovare irritante il suo “contatto”, e a sentire la mancanza al suo fianco del caro dottor Watson. L’italiano si avvicinò: – La bella camerierina non c’è. A quanto pare quando arriva la Regina la ragazza deve mettersi al suo servizio alla Villa. – Holmes rimase imibile alla notizia. Verri riprese: – Venite a quel tavolo, vi prego, ci sono il sindaco Giovanni Maria Bolongaro, col geometra Piccaluga e il cavalier Molinari, tutti gradirebbero fare la vostra conoscenza. Vi ho presentato come un maggiordomo che ha servito la migliore nobiltà di Francia. – Nobiltà di Francia? Holmes si arrese, da buon maggiordomo, e seguì il Verri al tavolo. Salutò i commensali, che sorseggiavano vino bianco italiano e non tè inglese. Si limitò a chinare il capo un paio di volte, ad accettare l’offerta di una sigaretta fabbricata in una manifattura di Locarno e a non sorridere alle battute del Verri circa l’avvenenza della cameriera assente. Chiamata “la bella Carolina”. Tacque. In fondo era solo un maggiordomo. E fu tacendo che, mentre i quattro s’erano messi a parlare di caccia al fagiano e cani da ferma e da cerca, notò la figura del vecchio gesuita sul lungolago. Un mesto e curvo manto nero sul verde azzurro delle acque: ò tra i cordiali saluti dei carabinieri, introducendosi con disinvoltura alla Villa Ducale. Lo vide anche Verri, che raccontò ai presenti l’avventura del libro gettato in acqua e dei fogli recuperati fradici.

– Le cinque piaghe, dite? Eh, sì, bisogna proprio andare in Svizzera per recuperarne una copia. Credo che neppure al Collegio rosminiano ve ne sia più un esemplare. Di certo non nella disponibilità del popolo – disse il sindaco. – I gesuiti si son dati ben da fare per seppellire sempre più in fondo il nostro Rosmini – aggiunse il geometra. – Ne hanno ottenuto la messa all’Indice post mortem, per via delle sue sacrosante critiche alla Chiesa. Se posso definire “sacrosante” delle critiche alla Chiesa – e ridacchiò. – Eppure la nostra Duchessa lo ammirava come un santo, e come un patriota per certi versi. Chissà che Margherita non ne perori la causa, in fondo il Re e il Governo non hanno nessuna simpatia per il vecchio clero. E poi il Papa pare stia per dare alle stampe un’enciclica “socialista” che inviterà i cattolici a darsi alla politica e addirittura votare! – chiosò il cavalier Molinari con enfasi allegra e un poco alcolica. Holmes ascoltava con attenzione. Era arrivato in Italia da poche ore e già cominciava a rendersi conto dei sommovimenti che turbavano la vita di quel popolo dall’apparente gioviale semplicità. Non esiste mai un’indole umana definibile da una nazionalità, si disse, ogni popolo è vario, bizzarro e complesso a suo modo. I commensali si versarono altro vino. Intanto il concertino davanti alla Villa era terminato. Il corpo bandistico si disperdeva, agitando i cappelli verso le finestre della villa: dovevano aver ricevuto cenni di approvazione dalla Regina. – Certo è strano – disse il Sindaco. – La presenza della Regina è un avvenimento che neppure a me era stato preannunciato. Forse per ragioni di sicurezza. E poi sono anni ormai che la nostra graziosa sovrana predilige altri siti per la villeggiatura. Al mare a Bordighera e in montagna in Val d’Aosta. – quest’ultima frase la sussurrò quasi si trattasse di questione scabrosa e innominabile. – E al lago a Stresa! – intervenne Verri. – Sua Maestà ama il lago Maggiore, le isole Borromee, la villa rosminiana. Qui ha trascorso le giornate più felici della sua infanzia. Nel parco della villa c’è ancora la capanna che costruì da bambina con il fratello. – Certo, certo – riprese il Sindaco. – Ma questa venuta fuori stagione mi pare del tutto estemporanea. Ieri, quando siamo stati a renderle omaggio mi è parsa stanca, bisognosa di una vacanza. E poi mi ha offerto un sorso di un distillato al

gènèpy della Val d’Aosta! – sorrise allegro, a sottintendere una gaffe della Regina. – Pregevole però, quell’intruglio, devo ammetterlo. È piaciuto anche a voi, Verri? Verri deglutì un sorso di vino, lanciando una strana occhiata a Holmes, poi rispose: – Sì, assai gradevole. – E la Regina? Come l’avete trovata? Non è parsa anche a voi piuttosto abbacchiata? – Forse stanca per il viaggio, comunque serena. Felice come sempre di tornare qui. Alla Regina! – Verri propose un brindisi in un impeto improvviso. Tutti alzarono i calici. Holmes non poté sottrarsi, scoprendo che il vino non era niente male. Prima a bassa voce, poi con più coraggio, tutti i rispettabili avventori cominciarono a cantare. A cantare! Holmes restò basito. Si trattava di una qualche aria d’opera, almeno in questo quelle piccole eminenze di provincia confermavano un luogo comune sugli italiani. La ione musicale. Tutti si impegnarono con gioiosa serietà nei vocalizzi. L’unico era Verri a palesare uno sforzo, quasi che quel canto fosse troppo volgare per il suo fine palato. A Sherlock Holmes sovvenne una battuta dal Mercante di Venezia: “L’uomo che non ama l’armonia è capace di ogni tradimento”. Una frase del tutto arbitraria e priva di buon senso, all’orecchio di una mente dalla logica rigorosa, ma per una volta il detective accettò la letteratura come suggello a uno stato d’animo. E prese ad accompagnare l’imprevisto siparietto musicale con un mugolio violinistico mormorato tra sé. “La donna è mobile, qual piuma al vento, muta d’accento e di pensier…”. Senza interrompere l’improvvisato coro, giunse il padrone della pasticceria, offrendo un cabaret di dolcetti e pasticcini “della Regina”. Posò il tutto sul tavolino e si unì al canto: il volto al cielo, le mani sul grembiule viola che avvolgeva la paffuta figura. Che meraviglioso paese si stava rivelando l’Italia! Paesaggi incantati, architetture eleganti, musica, convivialità e bizzarri personaggi. In poche ore, in

quell’estremo angolo d’Italia, Sherlock Holmes aveva incontrato la più varia umanità. Povera gente, pescatori, dandy, poliziotti in incognito, socialisti nautici, sacerdoti intransigenti, sindaci, geometri, carabinieri, pasticcieri e musici. Un esordio italiano davvero sorprendente, e tanto interessante che ormai il grande detective non pensava quasi più alla minaccia degli uomini di Moriarty. Ma le sorprese italiane erano solo all’inizio: il mattino seguente Holmes-Altamont si ritrovò scaraventato nel vivo di un caso che il Verri, entusiasta, definì clamoroso.

Capitolo 4

– Altamont, svegliatevi! La cameriera della pasticceria Bolongaro è scomparsa. Scomparsa dalla Villa Ducale! Vi prego, vestitevi, io… io vi aspetto in corridoio. Il detective si tirò su dal letto avvertendo una fitta alla schiena, e maledicendo lo scomodo giaciglio. Aveva dormito in una camera all’interno della caserma dei Regi Carabinieri. Non che avesse sperato in una suite al Grand Hotel, anzi, dall’albergo turistico era meglio tenersi lontano poiché di certo era frequentato anche da aristocratici londinesi che avrebbero potuto riconoscerlo; ma quella spartana stanza aveva tutta l’apparenza di una cella monastica e il letto si era rivelato più scomodo delle strame e dei pagliericci a cui si era abituato in territorio elvetico. Si versò sul viso dell’acqua fredda pronta in un catino. Asciugandosi alzò il viso all’immagine del Re d’Italia fissata a una parete. Quello sguardo severo non gli ispirava protezione, sicurezza, piuttosto ottusa autorità. Verri, la sera prima, gli aveva spiegato le ragioni della loro presenza in quel luogo. Egli recitava la parte del figlio di un Generale dell’Arma, un rampollo in viaggio di piacere, per questo lui e il suo maggiordomo potevano approfittare dell’ospitalità dei militari. Eppure a Holmes era parso evidente che i carabinieri della caserma trattavano Verri non come un imprevisto e sconosciuto ospite di riguardo, ma con una sorta di rispettosa familiarità. Terminato di vestirsi, ben sveglio e pronto a entrare nella parte del maggiordomo sottomesso alle bizzarrie del suo signore, finalmente Holmes uscì nel corridoio dove l’aspettava Verri. – Seguitemi, Altamont, la questione è davvero interessante. Una ragazza è scomparsa e… – Verri, sapete bene che devo raggiungere Firenze al più presto. – Vi prego, non vi chiedo che una consulenza.

– Tutta questa frenesia per una ragazza scomparsa da quanto? Da ieri? Entrarono in un ufficio della caserma, un locale dove un giovane veniva interrogato. Anzi, era lui a interrogare i carabinieri. Urlava, pretendeva che fero qualcosa, che si muovessero. La ragazza, Carolina, era trattenuta alla Villa Ducale contro la sua volontà, oppure era stata rapita, di certo alla Villa mentivano affermando di non saperne nulla. Che interrogassero anche la Regina se necessario! Era il fidanzato, si chiamava Basilio, e Holmes si sorprese nello scoprire che si trattava del giovane del battello, quello che aveva ceduto al vecchio prete il libro proibito. Era circondato da tre militari, che lo strinsero trascinandolo a sedere. – Ora risponderai tu alle nostre domande! Holmes si stupì che un denunciante venisse trattenuto e maltrattato a quel modo. Verri comprese il suo stupore, e spiegò: – Basilio s’è messo a lanciar sassi contro la Villa. Per questo lo trattengono. Lo avete riconosciuto? È il ragazzo che ieri… – Holmes annuì. Verri si avvicinò a un carabiniere: – Mostratemi la denuncia. Cominciò a leggerla a bassa voce, mentre Holmes con una rapida occhiata notò la firma in calce, una “x”. – “Recatomi alla Villa Ducale i Regi Carabinieri mi negarono l’accesso intimandomi di allontanarmi. Alle mie insistenze i militari fecero chiamare la governante, signora Branzini. Alla mia richiesta di poter vedere Carolina Borgnis, mia fidanzata, mi venne risposto dalla governante che la ragazza non era presente alla Villa. Ma io provenivo dalla casa di lei e neppure là era presente. E neppure alla Pasticceria dove lei lavora…”. I Carabinieri intanto aggredivano a male parole e scappellotti il ragazzo, lo accusavano d’essere un sovversivo, un socialista, un anarchico. Ma lui, con tutta evidenza, neppure conosceva il significato di quelle parole. Comprese a malapena il senso della parola “agitatore”. – Certo che sono agitato. Ditemi solo dove si trova Carolina e io mi metto tranquillo. – La stiamo cercando. Tu, piuttosto, quando l’hai vista l’ultima volta?

Alla domanda del Carabiniere il ragazzo non rispose subito: – Ieri all’alba, all’ingresso della Villa, entrava a prender servizio dalla Regina. Poco prima che salissi sul vapore per Locarno. – Che sei andato a fare a Locarno? – Ci vado ogni tanto, a cercar lavoro tra gli operai che tiran su la ramina al confine. Ho uno zio prete da quelle parti, e spero sempre nei suoi buoni uffici. Holmes e Verri stavano in disparte. Holmes gli bisbigliò: – È possibile parlare con il ragazzo? – Ma certo, mi chiedevo quando avreste preso l’iniziativa. – Alzò la voce: – Signori! Permettete al mio assistente di interrogare il ragazzo. I militari squadrarono Holmes dalla testa ai piedi. Anche Basilio sollevò lo sguardo su Holmes, e approfittò del breve attimo di silenzio per ricominciare a sbraitare che Carolina era in pericolo. Verri gli posò una mano su una spalla, tacitandolo: – Rispondi alle domande del signore. Basilio rimase in attesa. Holmes si fece avanti: – Perché siete così preoccupato? C’è una ragione precisa? Temete che qualcuno possa fare del male a Carolina? In fondo sono poche ore che non la vedete. – Non è alla Villa, non è a casa né in pasticceria. Per questo io… – Per conto di chi siete andato a Locarno a prendere quel libro? La domanda di Holmes colpì il ragazzo come una folata di vento gelido. – Che libro? Sono andato da mio zio sacerdote… – Ve lo ha dato vostro zio il libro? A chi dovevate consegnarlo? – Rispondete – lo incalzò Verri. – Eravamo anche noi sul battello, vi abbiamo visto. Basilio abbassò lo sguardo: – Non era niente di importante, uno stupido libro di

storielle si. Sapete, cose peccaminose… – Quel libro non era un romanzo. – Holmes estrasse di tasca uno dei fogli recuperati il giorno prima, mostrandoglielo. – E poi voi siete analfabeta, che ve ne fate di un libro? Basilio diede una rapida occhiata al foglio. – Il libro non era per me. In verità non sapevo neppure di cosa si trattasse. – C’è un legame tra il libro e la vostra fidanzata? – Ma il libro non era per lei! Quella risposta quasi urlata era una conferma all’ipotesi di Holmes, che insistette: – Non era per lei. Ma è stata Carolina a chiedervi di andare a prenderlo a Locarno. Per questo temete per lei? – Il ragazzo alzò gli occhi su Holmes che riprese: – Voi dovevate portare il libro a Carolina, e lei a chi? Qualcuno alla Villa Ducale? – Io… ho fatto un giuramento. – Avete detto al prete, al gesuita sul battello, di Carolina? – No, io… lui lo sapeva già. Sapeva che lei mi aveva incaricato di recuperarlo a Locarno. Basilio fissò Holmes con occhi timorosi e ingenui: – Ho chiesto perdono a padre Basilio, ma lui ha detto che Dio ci avrebbe puniti. Avrebbe punito me e anche Carolina. Disse che lui si sarebbe fatto tramite della punizione divina, e adesso Carolina è scomparsa! Il volto del ragazzo avvampava di timore: l’autorità dell’uomo di chiesa, il senso di colpa per aver trafficato in libri proibiti, tutto questo pareva lacerarlo. Holmes si chinò innanzi al ragazzo, viso a viso: – L’altro ieri è giunta a Stresa la Regina Margherita. Carolina è stata allora chiamata alla Villa Ducale per servirla. Posso ipotizzare che è stato qualcuno vicino alla Regina a chiedere a Carolina di inviarvi a Locarno per recuperare un libro proibito dalla chiesa e introvabile qui a Stresa? O è stata la Regina stessa?

Basilio scosse la testa, come se un dibattito forse in corso nel suo cervello, poi parve ritrovare la grinta che poco prima lo aveva portato a lanciar sassi contro i cancelli della Villa Ducale: – Questo chiedetelo a Sua Altezza! Un ufficiale apparve in quel momento sulla soglia: – Verri! La Duchessa ci chiama a colloquio alla Villa, volete venire con noi? – Senz’altro capitano! Andiamo Altamont! Holmes non poté non notare negli occhi di Verri un guizzo di divertita eccitazione.

Capitolo 5

– Avrà saputo delle sassate di Basilio. – E della scomparsa della ragazza. Verri e l’ufficiale parlavano concitati, camminando a i lunghi. Holmes li seguiva, incuriosito dal bizzarro pennacchio posto sul copricapo del militare. Copricapo che rischiava di cascare a terra a ogni o. Dalla caserma il percorso era tutto in discesa. La gente si faceva da parte stupita per la premura del capitano dei Regi Carabinieri. Si udì un richiamo, un saluto. Erano il geometra Piccaluga e il cavalier Molinari, entrambi in tenuta da caccia. Il primo teneva due cani al guinzaglio, il secondo, con una doppietta a tracolla, stringeva in pugno un grappolo di volatili. Fagiani. Verri li salutò con un cenno che voleva significare “poi vi spiego”. I due si unirono al gruppo, rendendolo oltremodo bizzarro e assortito. Giunti davanti all’ingresso della Villa Ducale le guardie, rispondendo a un ordine dell’ufficiale, spalancarono il cancello. Verri e il capitano arono oltre e, schivando una squadra di giardinieri, si avviarono ai gradini della loggia distante una ventina di i. Holmes, Piccaluga e Molinari vennero invece bloccati dalle guardie dopo pochi metri, sulla ghiaia bianca del parco. Verri alzò una mano verso Holmes, indicandolo all’ufficiale, ma quello scosse il capo. Solo loro due potevano salire a conferire. La porta a vetri della loggia si aprì. E fece una fugace apparizione Elisabetta di Sassonia, Duchessa di Genova e madre di Margherita. Indossava un abito ricco di volanti, la gonna a campana, la maniche gonfie “a prosciutto”. Un alto colletto nero le saliva dalle spalle fin sotto il mento. Sui capelli biondi un minuscolo cappello guarnito di piume. La sua immagine nordica e statuaria rimase incorniciata nel vano della porta finché Verri e il capitano salirono i gradini. Accennarono un inchino di saluto. Lei li accolse all’interno. Poi le porte si richio.

Holmes riuscì a cogliere uno sguardo incuriosito della nobile, allorché i cani del Piccaluga avevano cominciato ad abbaiare. – Ragazzi, state buoni. – Il geometra fece tacere gli animali, un cocker spaniel nero, poco più di un cucciolo, e un alto ed elegante segugio italiano dal pelo liscio e fulvo. – E voi, Altamont, spiegatemi un po’ cosa sta succedendo. Holmes rispose, mentre le guardie li invitavano a tornare al di là dal cancello: – Pare che mademoiselle Carolina sia scomparsa. Lo sostiene il fidanzato. I due cacciatori esternarono il loro sconcerto con esclamazioni che Holmes non comprese, espressioni dialettali. Li tacitò alzando una mano e puntando l’indice sugli animali. – Signori, i vostri cani sanno seguire una traccia? Piccaluga e Molinari si scambiarono un’occhiata ancor più stranita. Poi Piccaluga accennò un sorriso. – Seguire una traccia? Questo qui non sbaglia un colpo! – disse il geometra carezzando il bel segugio. – Al contrario del cavalier Molinari e della sua doppietta Holland! – e sghignazzò. – C’è poco da scherzare, in questi frangenti – borbottò il cavaliere, piccato. – Comunque i nostri cani non sono in vendita – aggiunse, dimostrando di non essere uno molto abile nel cogliere le cose. – Colpo sbagliato, cavaliere! – l’irrise Piccaluga. – Il nostro amico ha in mente ben altro, dico bene? – Forse alla pasticceria hanno qualche abito da lavoro della ragazza – Holmes non intendeva perdere tempo. – Che voi vorreste fare annusare ai cani – Piccaluga era sempre più divertito. – Si può provare – disse Holmes tornando a volgere lo sguardo verso la villa. – Signori, scusate signori! Le guardie si impuntarono davanti a Sherlock Holmes, che aveva chiamato a sé i giardinieri. – Vorrei solo fare qualche domanda a quegli uomini.

– Su, venite. Solo un momento. – L’esortazione del geometra, di certo molto conosciuto nel paese, li convinse. Giardinieri e carabinieri. Holmes fece domande sulla ragazza. Chiese se qualcuno l’avesse vista quella mattina, o se sapessero cosa aveva fatto la sera prima, o il pomeriggio. Dissero che Carolina, come loro del resto, era accorsa alla Villa dopo l’improvviso arrivo della Regina. Si era messa al lavoro e aveva assistito Margherita di Savoia nelle sue stanze. La Regina gradiva la sua compagnia, ne apprezzava l’arte culinaria. Carolina era sempre a un o da Sua Maestà, pronta ad assecondarne i desideri. Come di consuetudine, in fondo. – E del sacerdote gesuita che mi dite? – Che c’è da dire? È un sant’uomo venuto a rendere omaggio, si è intrattenuto poco. – Lo avete visto discorrere con Carolina? I giardinieri si stupirono. Discorrere con una serva? – E dunque? Andiamo alla pasticceria? – Piccaluga fremeva. – Vedrete che ritroviamo subito la ragazza. I miei cani, come il loro padrone, hanno un debole per i bocconcini prelibati! Alla battuta del geometra il cavalier Molinari spalancò gli occhi, esterrefatto. – Sì, andiamo – acconsentì Holmes, pensieroso. Ringraziò i giardinieri e seguì Piccaluga, che spronò i cani fischiettando allegro la melodia del giorno prima. La donna è mobil… I tre non fecero in tempo a varcare il cancello che si udì uno sparo. I carabinieri imbracciarono le armi, si guardarono attorno perplessi. – Veniva di là! – disse Holmes. – Dal retro della Villa! Tutti si misero a correre. Carabinieri, giardinieri, cani e cacciatori. Raggiunsero la zona del parco che dava verso il monte e, tra gli alti castagni e le magnolie di un giardino all’italiana, trovarono un carabiniere al suo posto di

guardia. Il più alto in grado del drappello di soldati gli urlò: – Baselli! Che succede? Chi ha sparato? – Io… ho sparato, signore. Come prescritto dalle consegne. – Hai intimato un altolà? – No. È che son venuto a dare il cambio al carabiniere De Pretis. – E allora? – Non lo trovo. De Pretis è scomparso dal posto di guardia. Per questo ho sparato un colpo in aria, per richiamare il capoposto senza allontanarmi. – Ah! Hai fatto bene. Holmes seguì il colloquio tra carabinieri ritenendo che qualcosa di molto strano stava accadendo sotto i suoi occhi. Strano, bizzarro, inverosimile. Il terreno attorno, che presentava diverse tracce di presenze recenti, non rivelava però nulla di preoccupante. Da quelle parti, all’apparenza, si era solo eggiato con leggerezza e regolarità. Le orme degli scarponi del carabiniere erano evidenti, percorrevano avanti indietro il medesimo tratto di parco. Poi il militare si era allontanato camminando tranquillo, appresso a orme femminili. Una battuta del Piccaluga distrasse Holmes dall’osservazione a terra. Ridacchiando egli disse: – La camerierina e il carabiniere devono essere in fuga d’amore. Alla faccia nostra. L’immediata risposta del cavalier Molinari aveva un tono risentito: – Tacete Piccaluga, la cosa è seria. Un Regio Carabiniere non abbandona mai il posto di guardia, e in nessun caso disobbedisce agli ordini. – Ha obbedito a un ordine superiore, proveniente dal cuore… diciamo così. – Tacete, ho detto! Smarrito, il carabiniere Baselli, scrutava con occhi ingenui e intimoriti i volti che lo circondavano, fermandosi sul viso del capoposto: – Che facciamo adesso?

Il capoposto lanciò uno sguardo panoramico tutt’attorno, puntando l’arma alle ombre tra gli alberi. Indeciso sul da farsi, chiamò l’assente: – De Pretis! A rapporto! Quel richiamo fece ridere ancor più Piccaluga, e in quel momento il cocker gli sfuggì di mano, mentre il segugio restò immobile. Holmes fu il più lesto a corrergli appresso ma il cane si fermò dopo pochi metri: inghiottì qualcosa a terra. Holmes si chinò sulla bestiola, recuperando il guinzaglio. – Quel cane è goloso di tutto, perfino dei mosconi del letame! – esclamò Piccaluga. – Cos’ha mangiato? Una carogna di usignolo? Il cane aveva in effetti ingurgitato con voracità un qualche boccone appetitoso. Boccone che gli aveva lasciato sbavature nivee sul muso. Holmes raccolse sul palmo della mano qualche rimasuglio del rapido pasto, una polverina bianca. Si umettò il polpastrello di un mignolo e così assaggiò sulla punta della lingua qualche grammo di quella sostanza. Riconoscendola subito. – Non so – rispose a Piccaluga. Il cane non si calmò, anzi, tirò il guinzaglio eccitato da chissà quale altro succulento bocconcino. – Che succede? Chi ha sparato? – la voce del capitano arrivò concitata come la sua andatura. Il cappello con pennacchio tenuto sotto braccio. Subito messo al corrente della sparizione del carabiniere dichiarò lo stato d’allerta. Chiamò l’adunata con un fischietto che estrasse da una tasca e cominciò a impartire ordini ai militari presenti e a quelli che sopraggiungevano. Era molto eccitato, quasi quanto il cane. E molto più del necessario, pensò Holmes. – Altamont! – Verri giunse poco dopo, dalla Villa, chiamando a sé Sherlock Holmes. – Vi stavo aspettando – gli disse Holmes. – Nel frattempo un carabiniere è scomparso. E voi? Avete conferito con la Duchessa e la Regina? Verri strinse le labbra, e gli fece cenno di farsi più vicino. Aveva notizie confidenziali.

– Ho parlato solo con la Duchessa e, amico mio, la faccenda si complica. Holmes gli piantò gli occhi negli occhi: – Sì, si complica. Anche se il geometra sostiene che cameriera e carabiniere siano in fuga d’amore. Verri si scurì in viso, in un modo che Holmes non poté che ritenere teatrale, e sussurrò avvicinandosi all’orecchio del detective: – Holmes… la Regina non si trova. Non è nelle sue stanze. La Duchessa non sa dove sia, per il momento ci chiede riservatezza ma… Margherita di Savoia è scomparsa. Sherlock Holmes diede una strattonata al guinzaglio del cocker, sempre più eccitato dal suo fiuto. La Regina scomparsa. La faccenda si faceva seria ogni minuto di più. Eppure qualcosa non tornava. Si avvicinò Piccaluga, col segugio alto ed elegante. Si rivolse a Verri: – Il vostro maggiordomo ha proposto di far annusare al mio Argo gli abiti della cameriera scomparsa. – Ottima idea – fece Verri, risoluto. – Davvero un’ottima idea, Altamont, mi congratulo. – Come in “The sign of four”! – aggiunse Piccaluga con entusiasmo. “Il segno dei quattro”. Quella imprevista citazione del titolo del romanzo che il dottor Watson e il signor Conan Doyle avevano pubblicato l’anno prima provocò in Holmes molto più che semplice sconcerto. Preoccupazione. Sospetto. Il suo sguardo doveva apparire a Piccaluga a dir poco minaccioso. – Suvvia, signori, che sguardi perplessi! Mi riferisco a un romanzetto di avventure, uno di quelli che si trovano tra i libri e le riviste inglesi disponibili al Grand Hotel. Vi si narra di un segugio che… – Lasci perdere le citazioni letterarie, geometra, questo non è un gioco – lo rimproverò Verri. Holmes non sapeva se preoccuparsi o sorridere. Decise di sorridere: ormai era consapevole che i racconti del suo Boswell personale lo avrebbero seguito in ogni luogo. Anzi, non seguito, la sua fama romanzesca lo avrebbe per sempre preceduto. Motivo in più per rimanere in incognito.

– Vado io a procurarmi gli abiti – tagliò corto Verri. – Dove? Noi intendevamo recarci alla pasticceria – disse allora Piccaluga. – No, non è necessario. Qui alla Villa la ragazza ha una sua stanza. Holmes intuì che Verri intendeva in verità recuperare abiti di Margherita di Savoia. Lo osservò allontanarsi. Quando Verri gli aveva sussurrato la notizia della scomparsa della Regina, dalle sue labbra era fiorito un acre aroma di artemisia. Al che Sherlock Holmes aveva cominciato a figurarsi una possibile soluzione per tutto quell’ingarbugliato mistero. E si figurò anche la faccia di Verri quando, di ritorno, avrebbe scoperto che anche Sherlock Holmes era scomparso dalla Villa Ducale.

Capitolo 6

Holmes se ne andò senza aspettare Verri. Per seguire la pista non gli servivano le doti di Argo il segugio, né gli abiti della Regina, gli bastava la golosità del piccolo cocker inglese. Uscito dal cancello posteriore della Villa, quello vigilato dal carabiniere scomparso, l’olfatto del cane puntò in discesa. Lungo un sentiero che fiancheggiava il muro del parco della Villa, scendendo verso il lago. In lontananza, dal molo, giunse il fischio del Verbano che staccava gli ormeggi e dava sfogo alla potenza della caldaia a vapore. Il cocker rispose a quel suono acuto abbaiando. – Stai andando verso il battello che salpa? È là che si nasconde la soluzione del mistero? Ma il cane si fermò, come a voler subito contraddire quelle parole. Fiutò l’aria e con scatto repentino abbandonò il sentiero infilandosi tra la vegetazione, a sinistra, in un camminamento poco battuto e quasi invisibile. Holmes si chinò per evitare i rami bassi, mentre il cane, naso a terra, trovò subito qualcosa. E se lo mangiò un’altra volta. Poi riprese a tirare e la marcia proseguì in salita. Ben presto uscirono dal bosco, incrociando una strada in terra battuta che in un paio di tornanti si allargò in uno spiazzo tra alcune case che ospitava un lavatoio. Lì il cane scovò il terzo spuntino, ma questa volta una tirata al guinzaglio consentì a Holmes di anticipare le fauci del cane, e di raccogliere il boccone. Se lo mise in tasca. Era un gioco, ormai era lampante, solo un gioco: stava raccogliendo le briciole lasciate per strada da Pollicino. Non poteva che essere una messa in scena, una recita alla quale Sherlock Holmes non era stato invitato, ma coinvolto quale inconsapevole protagonista. La ricerca, ovvero la eggiata in montagna, si fece interessante anche da un

punto di vista paesaggistico. Il cane tornò a fermarsi sul sagrato di una chiesa dedicata a San Bernardo. Da quel luogo la vista sul lago e le isole era meravigliosa. Per tacere delle montagne. Le montagne… simulacri di un sipario. Aveva già avuto quell’impressione. E non era stata sbagliata: cos’era quel luogo se non un palcoscenico? Il cane ingurgitò l’ennesimo boccone. L’ennesima briciola di Pollicino, il cui nome corretto era Margheritina. La camminata riprese, sempre in salita. Aver percorso le valli svizzere gli aveva allenato le gambe, e Sherlock Holmes non si fermò neppure un istante. Proseguì l’ascesa tra i castagni, poi i vigneti, quindi varcò un ponticello su un torrente la cui acqua limpida serviva due mulini a ruota. Era stato sul battello a ruote che aveva iniziato a provare la sensazione di trovarsi alla berlina su un palcoscenico. Bersaglio dei sorrisi di chi conosce qualcosa che lui ignora: era accaduto quando si era risvegliato di soprassalto all’udire i colpi di cannone. La sua reazione intimorita avevano scatenato sorrisi e ilarità tutto attorno. Il cane non smetteva di tirare. arono accanto a una sorta di tempio pagano abbandonato tra la vegetazione: un soggetto degno di un’opera pittorica alla maniera di John Constable. Lì scovò la quarta Margheritina. L’ultima parte della salita li portò oltre un bosco di faggi, sugli alpeggi, e presso una fonte dove non solo il cane si abbeverò. Poi le ultime alture. E finalmente la vetta del Mottarone, il monte che sovrasta Stresa. E là la Regina Margherita. Quattro ore di cammino e il presunto mistero era risolto.

Capitolo 7

Margherita di Savoia indossava una dritta sottana d’alpinista, scarpe pesanti, una camiciola in mussola ricamata, una mantellina blu, un cappellino di paglia di riso guarnito di nastri scozzesi e penne d’aquila. Holmes le stava accanto. Godevano insieme del panorama che da ogni punto cardinale regalava gioie per gli occhi. Poco discosti da loro, Carolina e il carabiniere scomparso, chiacchieravano in allegria. Da un cesto la ragazza estrasse una tovaglia colorata e diverse libagioni, compresi i dolcetti tipici della Pasticceria Bolongaro. – Non ho ancora fatto colazione, e la curiosità di assaggiare quei biscotti mi alletta non poco – disse Holmes interrompendo il silenzio contemplativo. – Si chiamano Margheritine in vostro onore? – Dite bene, signor Holmes, le Margheritine sono un omaggio del pasticcere Bolongaro che tanti anni fa, il giorno della mia prima comunione, volle dedicarmi un nuovo tipo di dolcetto. – E i libri proibiti del Rosmini, anch’essi una nostalgia giovanile? – Oh, sì, quegli scritti nutrivano il mio spirito di ragazza. Vi aggiungo che le eggiate in montagna sono da sempre una mia ione. E allora avete il quadro completo di questa mia breve vacanza. Essere l’oggetto di una caccia del grande Sherlock Holmes è stato solo un ulteriore, innocuo divertimento. – Organizzato dal vostro amico Verri. Margherita si voltò mostrando il bel volto ovale: – Non vi sarete offeso, spero, signor Holmes. In questi giorni intendevo solo recuperare un po’ della serenità perduta. Il mestiere di Regina, di madre e di moglie, può essere molto ingrato, e in certe occasioni, quando si raggiunge il limite, è importante avere un qualche sfogo. – Accennò un sorriso triste, subito mutato in un’espressione stizzosa. – Immagino sia giunto ai vostri orecchi il nome di una certa duchessa che si intrattiene in intima amicizia con il Re d’Italia.

– Io… no – mentì Holmes. Quella notizia era stata la prima a giungere alle sue orecchie in territorio italiano, dopo i colpi di cannone. – Non mentite! Tanto ormai è da anni che per me si è rotto l’incantesimo di casa Savoia. Restarono in silenzio qualche istante, gli sguardi che spaziavano dal cielo ai monti, al lago. Holmes avvertì nella Regina la necessità di essere compresa. Assolta. – Fuggire a Stresa è la vostra valvola di sfogo, Maestà. – Si può dire così, signor Holmes. Ho lasciato Monza dopo un affronto che una moglie… dopo un’ennesima lite col Re. Così ho preso una decisione improvvisa: fuggire! – forzò una risata. – E il vostro arrivo qui ha sorpreso tutti. – Temo di sì. – Anche vostra madre, che è accorsa, immagino, temendo qualche crisi irreparabile. O forse solo per richiamarvi ai vostri doveri. – Già. E ditemi, cos’altro avete immaginato? – Ho elaborato delle ipotesi. – A che proposito? – Ci credereste che ho sospettato di Verri per il fatto che non cantasse con entusiasmo un’aria verdiana? – Che mi dite? Che sospetto può avervi istillato? – Il sospetto che tenesse molto a voi, al punto da non voler cantare qualcosa che poteva suonare offensivo nei vostri riguardi… la donna è mobil, qual piuma al vento… Margherita rise, questa volta senza forzature, portandosi una mano davanti alla

bocca. – E poco prima, – riprese Holmes – prima che il nostro gruppo di amici si mettesse a cantare, Verri aveva ammesso di essere venuto a rendervi omaggio. Mi chiesi per quale ragione me lo avesse tenuto nascosto fino a quel momento. – Per non farvi sospettare che tra noi vi fosse una qualche complicità. Che divertente! – Ma in quel momento mi ispirò quesiti che mi lasciavano perplesso. E poi, oggi, quando si è recato da vostra madre. La notizia grave della vostra scomparsa non gli ha impedito di intrattenersi a bere del Génépy, un distillato d’erbe di artemisia che gli ha profumato l’alito. Ritenni allora che la gravità della situazione non doveva essere quella che voleva farmi credere. Qualcosa non quadrava e nella migliore delle ipotesi poteva trattarsi di una sorta di burla ordita da Verri ai miei danni. La Regina sorrise ancora, poi disse: – Lo conosco da anni, l’uomo che voi chiamate Verri. Una carissima e fidatissima persona. È stato uno dei primi corazzieri voluti dal Re a guardia delle nostre persone. Era a Napoli, anni fa, al tempo dell’attentato fallito contro Umberto. Il Re in persona lo ha poi promosso a, come dire: agente segreto. Holmes riprese: – Siete giunta in questi luoghi per risollevarvi l’animo e Verri, vedendovi giù di morale al momento del vostro incontro, vi ha annunciato la presenza a Stresa del famoso… – … del famoso Sherlock Holmes. Sì, proprio così. – E allora ha deciso di organizzare questa caccia alla Regina scomparsa. Quando poi stamani è scoppiato il caso di Carolina, col suo Basilio che si mette a tirare sassate alla Villa, a Verri non deve essere parso vero: quell’imprevisto colpo di scena era fatto apposta per dare l’avvio al caso misterioso. Per questo mi parve eccessivo l’entusiasmo del vostro amico, quando mi ha tirato giù dal letto e trascinato dai carabinieri che interrogavano Basilio. – Povero Basilio – rise ancora la Regina. – Appena sono giunta alla Villa chiesi al sacerdote gesuita se poteva procurarmi qualche vecchio testo del Rosmini: non l’avessi mai fatto! “Rosmini è all’Indice, Maestà, non si può! Per carità, dove finiremo se le idee rosminiane tornassero in auge…” e via una sequela di

lamentazioni. È arrivato a predire sventure sul mondo a causa di una prossima enciclica papale. Gli ho detto: calmatevi, padre, la mia era solo una richiesta dettata dalla nostalgia per le letture giovanili. – Ma Carolina era presente a quella conversazione, e allora ha tentato di assecondare il vostro desiderio rivolgendosi a Basilio. – Sì, e quel rigido e sospettoso prelato ha origliato le sue parole e quando l’ha vista rivolgersi a Basilio ha capito che era lui quello da tenere d’occhio. Ah! Lo zelo dei gesuiti, Dio li abbia in gloria. – Dio li abbia in gloria… – ripeté Holmes. Carolina e il carabiniere avevano nel frattempo apparecchiato sull’erba una sontuosa colazione, tenendo a distanza il cane, legato a un masso. Il militare aveva aiutato la bella giovane scomodamente impettito nella sua divisa, e senza togliersi il cappello. Inappuntabile. Holmes si figurò la sua faccia nel momento in cui la Regina in persona gli ordinava di abbandonare il posto di guardia e seguirla in quella escursione in montagna. “Obbedisco!”. Il giovane carabiniere De Pretis sorrise a Holmes nel momento in cui egli lo osservò, e il detective, per un attimo, ebbe la certezza che anche il carabiniere sapesse tutto di lui. – Credo che qui in Italia esista un modo di dire che calza assai bene per la mia attuale situazione – disse allora alla Regina. – La mia presenza qui è un “segreto di Pulcinella”. A quel punto ormai temeva che tutti a Stresa sapessero di lui. Il sindaco, Piccaluga, il cavalier Molinari, i due ingegneri sul battello. Forse era tipico dell’Italia: tutto era segreto e tutto era sulla bocca di tutti. Come le vicende sentimentali della Casa Reale. – Non prendetevela con Verri, vi assicuro che nessuno oltre me e mia madre sa nulla di voi – lo rassicurò la Regina. – E poi, guardatevi attorno, chissà se sareste salito quassù senza questo mio piccolo complotto. Lo spettacolo che si ammira dalla vetta del Mottarone non valeva la fatica della salita? – Fare la vostra conoscenza valeva qualunque fatica.

La Regina accennò un inchino. Holmes contraccambiò. Tra i due era nata un’amicizia. – Piuttosto, signor Holmes, per la vostra attività in incognito vorrei consigliarvi… di cambiare nazionalità. Come Monsieur Altamont siete poco credibile, un po’ per l’accento inglese, ma soprattutto per il vostro carattere decisamente poco se. Voi siete un uomo del nord, e dovreste cercarvi un’identità con un carattere che vi costi poca fatica recitare. Il mio è solo un benevolo consiglio. Holmes chinò il capo: – Maestà, sentendomi un segreto di Pulcinella, vi confesso che stavo già pensando di cambiare identità. Che ne dite di un signore norvegese di nome Sigerson. – Mi sembra ideale – convenne la Regina prendendolo sotto braccio e avviandosi verso la colazione. – E state tranquillo, col mio aiuto giungerete molto presto ai vostri prossimi impegni. Domani sera sarete a Milano. – Grazie, Maestà. – Quale indagine misteriosa vi chiama laggiù? – Nessuna indagine, a Milano devo solo salutare una persona e poi prendere il treno per Bologna. – Capisco la vostra reticenza… spero non vi mancherà il tempo di visitare anche Firenze, città che amo e che fu la meta prediletta del mio viaggio nuziale. È un ricordo molto caro. I fiorentini trasformarono ogni piazza in un giardino e la nostra berlina dorata, trainata da otto cavalli, varcò quelle meraviglie scortata da un corteo di migliaia di italiani festanti e… D’improvviso giunse l’abbaiare di un cane, al quale il cocker rispose con entusiasmo. Si trattava del segugio di Piccaluga, che arrivò in vetta col suo padrone e con al seguito una corte di carabinieri condotta da Verri e dal capitano. La Regina li accolse alzando una mano in segno di saluto. Il sollievo sul volto del capitano era più che evidente, quanto lo sconcerto sulle facce degli altri militari davanti al loro collega in dolce compagnia. Verri fece un inchino, sorridendo. Holmes contraccambiò.

– Arrivano i nostri! – disse Margherita, sorridendo. – È l’ultimo colpo di scena della nostra breve avventura. Holmes annuì: – Lo spero, Maestà. L’ultimo di una serie di colpi di scena assai rumorosi. Cannonate, fischi di battelli a vapore, colpi di fucile, canti lirici e abbaiare di cani… questi ultimi non troppo dissimili. Risero insieme, ma in quel momento il rimbombo di un’esplosione giunse a tacitarli. La Regina si strinse più stretta al braccio di Holmes. I carabinieri imbracciarono le armi, i cani latrarono. L’esplosione era però echeggiata da lontano, e aveva disegnato uno sbuffo di fumo al centro del lago. Holmes strinse gli occhi sulla macchia grigia che andava allargandosi sull’azzurro: – Ecco l’ultimo colpo di scena. – disse. – Eppure li avevo avvisati, evidente che i rivoluzionari non prendono sul serio le osservazioni di un umile maggiordomo. – Non vi capisco. Che accade laggiù? – chiese stupita la Regina Margherita. – Quel che succede quando non ci si cura delle valvole di sfogo. La caldaia del Verbano, temo sia esplosa. Qualcuno urlò: – Bravissimo Sherlock! Sei stato bravissimo! Sherlock Holmes si voltò lentamente verso la voce che aveva pronunciato quelle parole con enfasi e allegria. E vide Piccaluga, le braccia aperte pronte a ricevere un abbraccio. Gli corse addosso il cocker, che nell’impeto era riuscito a liberare il guinzaglio dal masso, e lo travolse con scodinzolante felicità. – Bravo Sherlock – ripeté Piccaluga, assalito da colpi di lingua sul viso – sei stato più segugio di un segugio! Il buon geometra aveva dato al cane il nome del protagonista del romanzetto inglese che tanto lo aveva divertito.

Epilogo

Terminato il racconto Sherlock Holmes mi invitò ad alzarmi dalla poltrona e seguirlo giù per le scale. Era finito così? Con la caldaia di un battello che esplode e una déjeuner sur l’herbe con la Regina Margherita? Che bizzarra avventura aveva vissuto il mio amico! Gli chiesi ulteriori lumi. Non aveva altre rivelazione da farmi? Non aveva sospettato una relazione sentimentale di lunga data tra il Verri e la Regina? I due ingegneri erano periti nell’incidente? E il Verri era poi stato suo compagno nel viaggio in Italia? Era ancora in contatto con lui? Holmes scosse il capo, estraendo dalla cartelletta il ritratto della Regina. Disse solo: – Verri mi fu accanto pochi giorni, e oggi di lui so solo che fa il tipografo a Milano… per il resto, da quanto vi ho detto, sono certo saprete trarre un racconto interessante per i vostri lettori. Con in mano la fotografia scese al piano di sotto, e chiamò la signora Hudson. Lo seguii discendendo i diciassette scalini che ci separavano dalla nostra padrona di casa. Quando la signora si palesò, le porse l’immagine. Lei osservò la foto, scrutò i nostri volti e rimase in attesa. – Quest’oggi, per l’ora del tè, gradirei delle Margheritine – disse allora Holmes. – Voltate la fotografia e leggete. Quella che avevo confuso per una dedica o una poesia era in verità la ricetta delle Margheritine, il dolcetto che il pasticciere di Stresa aveva dedicato alla Regina. – Burro, farina, fecola… vaniglia… buccia di limone grattugiata. Tuorlo d’uovo ben setacciato. Molto bene, ho tutto quel che serve. Signori, si tratta di uno dei vostri esperimenti? – Niente affatto, signora Hudson, si tratta solo di dolcetti da tuffare nel tè. E non

dimentichi di spruzzarli con quella deliziosa sostanza bianca, lo zucchero al velo.

FINE

Note dell’autore

Nel racconto il percorso che Holmes dice di aver seguito in Svizzera è ispirato alle ipotesi proposte al riguardo da Enrico Solito (Convegno dell’associazione “Uno studio in Holmes”, Sesto Fiorentino, Settembre 2000).

Si è rotto l’incantesimo di Casa Savoia è una frase pronunciata dalla Regina Margherita al sindaco di Napoli in occasione dell’attentato contro il Re, il 17 novembre 1878. A proposito del rapporto tra la regina Margherita e la duchessa milanese Eugenia Litta, amante del Re, scrive Carlo Casalegno: Margherita resisteva, forte della sua posizione ufficiale, del suo prestigio e della sua giovinezza: ricevendola a Monza, e di sua iniziativa, dopo alquanti anni, ebbe la maligna soddisfazione di poter confidare a Paola di Villamarina: – Mi sembra ormai mia nonna. (Carlo Casalegno, “La Regina Margherita” – Società Editrice Il Mulino)

Re Umberto I fu ucciso a Monza la sera del 29 luglio 1900. La Regina, alla Villa Reale, vegliò il corpo per tutta la notte. Al mattino, ritirandosi, concesse che la duchessa Litta entrasse a pregare e piangere presso la salma dell’uomo che aveva amato per tutta la vita.

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in questa collana

Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il tesoro di Sir Francis Drake Le intuizioni di Watson e le deduzioni di Sherlock Holmes alla ricerca della mente geniale del crimine che ha lanciato la sfida. ISBN: 9788867750368 Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo Un sedicente operatore dell’occulto, un astuto ingannatore, una sfida irrinunciabile per Sherlock Holmes. ISBN: 9788867750382 Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'ultimo preraffaellita In questo romanzo breve, un’acuta indagine di Sherlock Holmes tra i segreti della vita, dell’arte e della morte! ISBN: 9788867750399 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Carro di Tespi Sherlock Holmes e William Shakespeare: un'abbinata affascinante ISBN: 9788867750405 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura della corsa Londra-Brighton Lanciato a folle velocità nella corsa automobilistica Londra-Brighton, Sherlock Holmes deve risolvere il mistero del furto ai Lloyd’s. ISBN: 9788867750412 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero delle Dodici tavole Pergamene e misteri nella biblioteca di Padre Jorge ISBN: 9788867750900 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura dell'enigma da Krakatoa Sherlock Holmes tra le pieghe di un'indagine al limite del sovrannaturale... Quale terribile segreto cela l’oggetto rinvenuto a Krakatoa? ISBN: 9788867750894 Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street Un bimbo misterioso tra le braccia, e sotto la lente, di Sherlock Holmes! ISBN: 9788867750887 Enrico Solito, Sherlock Holmes Christmas Carol Natale a Baker Street: indagini sotto l'albero... ISBN: 9788867751211 Patrizia Trinchero, Il gioco è cominciato, Holmes! Tutta Londra è a caccia di Sherlock Holmes. Sarà stato lui a commettere il tremendo delitto di cui è accusato? ISBN: 9788867751266 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso del giocatore di scacchi Una morte violenta, una torbida vicenda risolta dal grande investigatore. ISBN: 9788867751358 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il caso dei fidanzatini sfortunati Quando le apparenze indicano una soluzione, la logica di Sherlock Holmes dimostra che esiste un’altra verità. ISBN: 9788867751389 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura della tredicesima porta Un'avventura mozzafiato tra le fogne di Londra e un piccolo grande uomo ISBN: 9788867751396 Luca Sartori, Il cane e l'anatra Sherlock Holmes, in questo romanzo breve, indaga sul presunto suicidio in un ospedale psichiatrico in un viaggio nel mondo silenzioso e crudele della follia, dove nulla è come sembra, e

dove i rancori più antichi riecheggiano come fantasmi inquieti. Un intreccio di misteri in un rocambolesco e imprevedibile finale. ISBN: 9788867751570 Samuele Nava, Sherlock Holmes batte un colpo Spiritismo e diabolici intrighi: Sherlock Holmes presunto fantasma. ISBN: 9788867751679 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura della spia austriaca Sherlock Holmes affronta il più feroce serial killer della storia! La più difficile e rischiosa indagine del detective inglese. ISBN: 9788867751686 Samuele Nava, La sindrome di Sherlock Holmes Sherlock Holmes, la tua fama ti ucciderà, rendendoti immortale! ISBN: 9788867751860 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Calcutta Cup Due rapine impossibili, una scelta drammatica da compiere... ISBN: 9788867751921 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura dello scrigno nero Watson si trasforma in Sherlock Holmes e risolve un intricato mistero che salverà la Regina Vittoria. ISBN: 9788867752089 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del demone cinese Sherlock Holmes nel bel mezzo di un'intricata indagine... Un demone assassino, una dimora isolata, un antico mistero! ISBN: 9788867752195 Samuele Nava, Sherlock Holmes sull'isola dei cani Sherlock Holmes: detective, pugile e assassino?La morte di un lottatore irlandese coinvolge in una nuova indagine il detective inglese della Londra vittoriana. ISBN: 9788867752294 Patrizia Trinchero, Punti di vista Se a indagare fosse Moriarty e il colpevole Holmes? E se un incidente fosse in realtà un delitto in camera chiusa “quasi perfetto”? ISBN: 9788867752416 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero della slitta Sherlock Holmes a Firenze: un torbido mistero di morte e di potere. ISBN: 9788867752447 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del Villaggio silente Chi salverà il signore di Monnow dalla vendetta della banshee? ISBN: 9788867752638 Stefano Attiani, Sherlock Holmes e l'avventura del licantropo Al lupo! Al lupo! Chi si nasconde dietro gli inquietanti delitti del lupo mannaro? Sherlock Holmes indaga... ISBN: 9788867752706 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del gemito del neonato Una indagine sherlockiana angosciante al Diogenes club ISBN: 9788867752805 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del teschio deforme Quale segreto nasconde lo straniero che porta con sé un teschio deforme? ISBN: 9788867752874 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e il caso dell'unicorno nero Un disegno oscuro, un pericolo nascosto fra le nebbie del Tamigi e una donna che non ha niente da perdere. Un caso pericoloso per il grande Sherlock Holmes. ISBN: 9788867752980 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del fantasma senza testa Un cupo mistero tra fantasmi e conventi in una leggendaria Inghilterra. ISBN: 9788867753062 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della deduzione errata Una sorprendente deduzione e un mistero risolto... ISBN:

9788867753086 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e le ragazze di Madame Jai Niente è più tortuoso della mente delle donne, nemmeno i vicoli più malfamati di Londra. Uno strano caso per Sherlock Holmes, alla scoperta di riti e misteri femminili. ISBN: 9788867753383 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Krisna di Kangra Furto al British Museum: crisi internazionale, danni incalcolabili che solo le straordinarie capacità di Holmes possono evitare. ISBN: 9788867753482 Marco Paracchini , Sherlock Holmes e il licantropo di Huntingdon Due omicidi nella brughiera, cinque sospettati, un unico indizio: la luna piena.Sherlock Holmes viene ingaggiato per affrontare la minaccia di una belva notturna nell’uggiosa cittadina di Huntingdon. ISBN: 9788867753581 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso dell'omicidio in flagrante Un misterioso delitto avviene sotto gli occhi di Sherlock Holmes. Una sfida impossibile, cui è impossibile sottrarsi... ISBN: 9788867753734 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del vecchio soldato Da un atroce segreto non può scaturire che una vendetta disumana... ISBN: 9788867753840 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la strana avventura di Dorando Pietri La vera storia di Dorando Pietri e della maratona maledetta. ISBN: 9788867753956 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la dodicesima notte Tradizioni natalizie e inganni mortali: l'Inghilterra sta rischiando. Chi la salverà? ISBN: 9788867754076 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura dell’ombra assassina Possono uccidere i fantasmi? Sherlock Holmes indaga... ISBN: 9788867754205 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Paradol Chamber Una scomparsa misteriosa di un famoso cuoco brillantemente risolta da Sherlock Holmes ISBN: 9788867754298 Luciano Bacchin, Sherlock Holmes: la sfida degli spettri Un romanzo apocrifo cosparso di riferimenti canonici che in alcuni tratti ci fa tornare in mente le atmosfere gotiche del "Mastino dei Baskerville". Imperdibile! ISBN: 9788867754373 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del saltatore Un mistero che terrorizza Londra. Cos’è Jack il Saltatore? E perché ora uccide? ISBN: 9788867754564 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'uomo di Piltdown Uno dei misteri della scienza finalmente svelato... ISBN: 9788867754656 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del minatore mattiniero Sherlock Holmes tra i minatori: boxe e politica nell'angosciante attesa del disastro in miniera ISBN: 9788867754762 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del chimico avvelenato Un infernale intrico apparentemente impossibile... Un enigma della camera chiusa. ISBN: 9788867754854 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e il furto della Corona Imperiale “M” è la nuova criminale minaccia che si abbatte su Londra, contro la quale dovrà misurarsi un inarrestabile Sherlock Holmes ISBN: 9788867754984 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la scomparsa di Lady Freemont Tra mummie e misteri, un'avventura

"egiziana" di Sherlock Holmes ISBN: 9788867755080 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa Storia e mistero per Holmes su un'isola battuta dal vento ISBN: 9788867755226 Enrico Solito, Sherlock Holmes e Il mistero del drago di fuoco Sherlock Holmes a China Town: un mistero di sangue nella comunità cinese ISBN: 9788867755295 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e la Regata Oxford-Cambridge Sherlock Holmes e Watson sono invitati a Putney Bridge, per la partenza della “Boat Race”. Ma c’è qualcuno che vuole sabotare la gara… ISBN: 9788867755400 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e l’avventura della casa di campagna La tranquilla estate di Torquay viene sconvolta da un efferato omicidio. Sherlock Holmes si trova invischiato in una fiaba nera, dove gli orchi cattivi rapiscono belle principesse e piccoli principi. E dove le piccole fate bionde hanno occhi acuti. ISBN: 9788867755455 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la banalità del male Nebbia spessa a Londra... e un urlo di donna allarma i pochi anti. ISBN: 9788867755653 Luca Sartori, Sherlock Holmes e il labirinto della solitudine La sparizione di una biografia inedita di William Shakespeare è solo l'inizio di un'intricata indagine nel Somerset ISBN: 9788867755783 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il furto dell'astrolabio Un furto eclatante e inspiegabile in un villaggio dove resistono leggende e superstizioni. Ma a Sherlock Holmes basta un unico e debole indizio per risolvere il mistero ISBN: 9788867755868 Cristina Pollastro, Sherlock Holmes e l'avventura del pescatore sull'Avon Un delitto perpetrato nella tranquilla campagna inglese. Riuscirà Sherlock Holmes a risolvere il mistero anche in vacanza? ISBN: 9788867755967 Massimiliano De Luca, Sherlock Holmes e l'avventura dell'uomo che non era lui Cala in sipario per Sherlock Holmes ISBN: 9788867756131 Antonella Mecenero, Sherlock Holmes e il caso del detective scomparso Sherlock Holmes è scomparso! Il dottor Watson e l’ispettore Lestrade non hanno altra scelta che tentare di applicare i metodi del detective per riuscire a ritrovarlo ISBN: 9788867756230 Patrizia Trinchero, Fantasmi afgani Perché Watson rifiuta di difendersi da un omicidio che non ha commesso impedendo a Holmes di indagare? E quale tremenda colpa si nasconde nel ato afgano del dottore? ISBN: 9788867756254 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il mostro di Croydon I mostri non esistono. Sherlock Holmes lo sa e, con la sua fredda logica, risolverà un caso di duplice omicidio. ISBN: 9788867756421 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l'avventura dell'inquilino straordinario Sherlock Holmes tra verità e segreti... ISBN: 9788867756506 Patrizia Trinchero, Senza traccia Un uomo è stato rapito e costretto a delinquere, la sua unica speranza sono due biglietti fatti arrivare a Holmes. Riuscirà il detective a salvarlo senza indizi? ISBN: 9788867756599 Arthur Conan Doyle, La maledizione dei Baskerville L’ULTIMO DEI

MASTINI. La maledizione dei Baskerville nella nuova traduzione di Alessandra Calanchi ISBN: 9788867756643 Samuele Nava, Uno studio inutile Sherlock Holmes e la misteriosa morte di un astronomo: rivelazioni attorno allo studio della dinamica di un asteroide. Racconto vincitore dello Sherlock Magazine Award 2014 ISBN: 9788867756742 Sergio Cova, Sherlock Holmes e il fantasma di Mrs Julia Un suicidio. Una strana indagine. Un fantasma evocato da Sherlock Holmes per far luce sul mistero. ISBN: 9788867756834 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e la paziente vendetta cinese Un'indagine al... veleno! ISBN: 9788867756902 Antonella Mecenero, Avventura a Parigi Una giovane nobildonna riceve minacce di morte. Per Sherlock Holmes inizia un’indagine che si dipana tra le feste del bel mondo parigino e le pieghe dell’animo femminile ISBN: 9788867757022 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e la Corsa per la Coppa d'Oro Il mito di Re Artù è in grave pericolo. Riuscirà Sherlock Holmes a salvarlo? ISBN: 9788867757169 Daniele Pisani, Sherlock Holmes e il caso dello squartatore di Whitechapel Due leggende a confronto. Il re degli investigatori contro il più famoso serial killer della storia. - Romanzo finalista al Premio Tedeschi 2012 ISBN: 9788867757244 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’avventura dell’eredità di Birlstone Due decessi misteriosi a Birlstone risvegliano la ione investigativa di Sherlock Holmes, sul punto di abbandonare la professione. ISBN: 9788867757336 Enrico Solito, Il compleanno di Sherlock Holmes Un piccolo racconto d'azione nell'appartamento di Baker Street ISBN: 9788867757527 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l'avventura del tiranno appeso Sherlock Holmes è tornato a Londra! ISBN: 9788867757640 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso dell'esatta diagnosi Un intricato caso della camera chiusa per Sherlock Holmes ISBN: 9788867757732 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’avventura del cacciatore beffardo Sherlock Holmes sulle orme dell'assassino, noto come "Il Cacciatore"... ISBN: 9788867757756 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’avventura della faccia del mendicante Holmes e Watson indagano su una misteriosa, quanto atipica, organizzazione... ISBN: 9788867757909 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l'avventura della mano invisibile Una raffica di omici apparentemente casuali porta Sherlock Holmes vicinissimo al suo primo incontro con Moriarty ISBN: 9788867758005 Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'avventura dei candelabri provenzali Sherlock Holmes e il dottor Watson indagano per risolvere il mistero di “due sfingi senza un enigma”. ISBN: 9788867758067 Luke Benjamen Kuhns, Sherlock Holmes e la tresca avvelenata Un famoso esploratore si suicida. Ma sarà accaduto veramente così? ISBN: 9788867758104 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’amnesia dell’assassino Una verità scomoda da svelare che rischia di mettere a repentaglio l'amicizia tra Holmes e Watson... ISBN:

9788867758227 Cristina Pollastro, Sherlock Holmes e l'avventura del circolo femminile Cosa c’entra Sherlock Holmes con Beautiful e la famiglia Forrester? Apparentemente niente, ma non è così! ISBN: 9788867758302 Giuseppe Berti, Sherlock Holmes e il misterioso caso della donna senza testa Un caso unico per Sherlock Holmes nella Londra vittoriana, attraverso i paradigmi dello Steampunk ISBN: 9788867758401 Biglia Cristina, Sherlock Holmes e l'avventura della cuoca impazzita Sherlock Holmes indaga sullo strano suicidio di una cuoca di campagna... ISBN: 9788867758500 Luigi Calcerano, Giuseppe Fiori, Sherlock Holmes a Roma Holmes e Watson in un intrigo internazionale in cui le spie di alcuni paesi europei si fronteggiano senza esclusione di colpi ISBN: 9788867758586 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’arte nel sangue Sherlock Holmes non si arrende all’evidenza neppure quando la realtà supera la fantasia e la ragione non trova ragioni... ISBN: 9788867758678 David Stuart Davies, Sherlock Holmes e il segreto di Reichenbach Una verità sconvolgente riaffiora dal ato nella confessione di Sherlock Holmes all’amico Watson ISBN: 9788867758814 Sergio Cova, Sherlock Holmes e l'assassino senza orme Un omicidio efferato. Nessuna impronta nella neve. Un delitto che sembra impossibile per gli investigatori del Derbyshire. Ma non per Sherlock Holmes. ISBN: 9788867758937 Alain Voudì, Sherlock Holmes e lo scottante segreto di Mrs. Hudson Perfino l’integerrima Mrs. Hudson nasconde una colpa inconfessabile; ma quando il suo ato minaccia la quiete del 221B, non le resta altra scelta che richiedere l’aiuto del suo celebre inquilino per risolvere la questione. ISBN: 9788867759002 Cristina Pollastro, Sherlock Holmes e il caso del fiore scomparso Sherlock Holmes si è ritirato nel Sussex, ma ha ancora un caso da risolvere! ISBN: 9788867759149 Dr. John H. Watson M.D., Tony Reynolds, Sherlock Holmes e l’avventura dell’illustre collezionista Indagine su una lettera rubata cruciale per la storia inglese... ISBN: 9788867759200 Luke Benjamen Kuhns, Sherlock Holmes e il caso del fazzoletto giallo Basterà un fazzoletto giallo a individuare un assassino? ISBN: 9788867759316 Tony Reynolds, Dr. John H. Watson M.D., Sherlock Holmes e l'avventura della ragazza gitana Una zingara capace di predire il futuro è scomparsa. Tocca a Sherlock Holmes occuparsi di questo misterioso caso ISBN: 9788867759408 David Stuart Davies, Sherlock Holmes e l'avventura del figlio del birraio "C’è più nebbia in strada che intorno a questo caso, signor Whitrow.Quel genio investigativo di Sherlock Holmes ha già capito tutto?" ISBN: 9788867759439 Antonella Mecenero, Sherlock Holmes e il caso della morta scomparsa Natale 1891. In Italia sotto falso nome, Sherlock Holmes deve scoprire chi ha rapito la Morta di Agrano, una mummia centenaria ritenuta miracolosa ISBN: 9788867759606 sco Calè, Come Sherlock Holmes salvò il Natale Una

nuova avventura di Sherlock Holmes a cavallo del Natale! ISBN: 9788867759712 Tony Reynolds, Dr. John H. Watson M.D., Sherlock Holmes e l'avventura della medium Sherlock Holmes deve smascherare una sensitiva che sostiene di comunicare con l’aldilà... ISBN: 9788867759811 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e lo scassinatore virtuoso Un assassinio, un incontro con un sospettato di una precedente inchiesta, un confronto con un vecchio nemico ... ISBN: 9788867759927 Tony Reynolds, Dr. John H. Watson M.D., Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore dell'Amazzonia Un'indagine che conduce Holmes a scoprire una realtà ben più misteriosa... ISBN: 9788865305294 David Stuart Davies, Sherlock Holmes e l’avventura del fantasma del Natale ato Che cosa sarebbe disposta a fare una figlia per amore del padre? Riuscirebbe anche a sfidare un fantasma? ISBN: 9788865305393 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del judoka sfortunato Perché un giovane e brillante ufficiale inglese ha assassinato il suo maestro di ju-jitsu davanti a tutti gli allievi della scuola? ISBN: 9788865305485 Kim H. Krisco, Sherlock Holmes e la maledizione della piuma nera Se Moriarty avesse un gemello cattivo, lo si troverebbe in questo racconto... ISBN: 9788865305621 David Stuart Davies, Sherlock Holmes e il segreto della morta Il giovanissimo Holmes trova la soluzione di un intricato caso insieme al vecchio ex-sergente Cuff. ISBN: 9788865305690 Antonella Mecenero, Uno studio a sei zampe Tra i segreti della scienza e quelli dell’animo umano, Holmes rischia il tutto per tutto per dipanare il mistero che grava su Folkestone. ISBN: 9788865305744 Luca Martinelli, Il segreto di Sherlock Holmes La quindicenne Irene scompare nel nulla e il giovanissimo Sherlock Holmes precipita nella tristezza. È la molla che convincerà Holmes a diventare investigatore e a diffidare dei sentimenti. ISBN: 9788865305850 sco Calè, Sherlock Holmes e l'avventura del ratto gigante di Sumatra Tutta la verità sul caso del ratto gigante di Sumatra ISBN: 9788865305959 Samuele Nava, Sherlock Holmes e Margherita Stresa 1891: Sherlock Holmes al servizio segreto di sua Maestà la Regina Margherita di Savoia. ISBN: 9788865306024

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