Marco Milone
Le stagioni della memoria
Le stagioni della memoria
Marco Milone
Edizione Luglio 2014
ISBN 9786050307917
Autopubblicato con Narcissus.me
www.narcissus.me
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
ISBN: 9786050307917
Questo libro è stato realizzato con BackTypo (http://backtypo.com) un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei contenuti
Prefazione Biografia
Prefazione
La nuova raccolta di Marco Milone, Le stagioni della memoria, porta a compimento un percorso scandito da due sillogi che la precedono, Dove va il mondo e Anime nude; le differenze concernono la differente struttura ritmica e la scelta di una maggiore essenzialità del verso. ando ai contenuti, la pregevole silloge descrive un’originale avventura mitopoietica che attinge dall’humus dell’io più che dal classico repertorio archetipico. Il risultato avvicina l’autore nel metodo e nello stile a Saint-John Perse (1887/1975), poeta se insignito nel 1960 del Premio Nobel. Comune ad entrambi la poetica del paesaggio interiore, ata da un’aerea e leggiadra mitologia personale; nel suo capolavoro Anabasi Saint-John Perse sembra imboccare la via dell’epos, per quanto si tratti di un’epica estremamente rarefatta e surreale. Milone predilige invece principalmente il registro lirico, con qualche incursione nei territori del mito e dell’utopia, ma sempre senza dimenticare la volontà di canto come espressione della coscienza, voce vibrante del cuore, della mente e soprattutto dell’anima del poeta.
L’autore spiega l’ispirazione del libro come il tentativo di raccogliere in sequenza una serie di stati emotivi riconducibili ad un atteggiamento condiviso da molti artisti e creativi in genere: il sentirsi intrappolati in un confine temporale difficile da gestire. La fuga non avviene verso un altrove edenico, esotico o dai tratti metafisici: Marco Milone trova in sé tutte le risposte e le risorse per costruire la sua città invisibile, che prende vita riunendo come in un mosaico le tessere di una soggettività dinamica, complessa. Il poeta si prefigge lo scopo di emanciparsi dagli stimoli del mondo esterno per concentrarsi sulla dimensione dell’interiorità, e in ciò riesce egregiamente, senza però ripiegarsi su certo confessionalismo di maniera, e virando alto in direzione di una scrittura visionaria, archetipica, oso dire di portata planetaria in quanto caratterizzata dall’universalità dei sentimenti, dei valori e delle situazioni
evocate. Grande protagonista di tutta la silloge è senz’altro il Tempo, come ben attesta l’eloquente titolo Le stagioni della Memoria, mediante il quale il poeta, per sua stessa ammissione, intende porre l’accento sul ato: “Nel cammino si avanza, si cerca di combattere Cronos, eppure a volte ci si sente catapultati nuovamente indietro”. Marco Milone esprime una concezione circolare piuttosto che lineare della temporalità. Il ato è presente nonostante l’impressione apparente del suo superamento-trascendimento:
Sono in pochi a evocare i giorni dell’infanzia Molti i vegliardi e i sospinti ricordi di una gioventù sbandata Siamo dentro e non oltre le stagioni della memoria, che risalgono in superficie perché non sono state sommerse, archiviate o rimosse, vivono anzi ancora addossandoci il loro greve fardello:
Avverto il peso dell’esistenza tra le stanze oscure della memoria
Questo peso opprimente sostanziato di eventi trascorsi e di sbiadite reminiscenze interrompe la marcia dell’individuo verso il futuro, che resta in qualche modo prigioniero “tra le stanze/ oscure della memoria”. Nelle varie poesie presenti all’interno della raccolta si respira un’atmosfera
onirica, di sospensione dalla realtà di tutti i giorni; anche se il poeta attinge al vissuto personale, ai ricordi e alle vicissitudini che rappresentano la preziosa eredità immateriale di ogni singola persona, mostra la sorprendente abilità di proiettare in un’aura mitica questi momenti di esistenza fino a farne materia d’arte:
[…]Quando ci conoscemmo, giungesti come caduta dal cielo. Lo sguardo incerto dei contadini seguiva le fastose movenze di una sconosciuta dal corpo liscio e candido non di vita rurale […]
Talvolta riesce difficoltoso discernere il confine tra sogno e realtà, e spesso la fascinosa scrittura di Marco Milone indulge al mito, mito sottratto ai limiti e alle farragini dell’Arcadia e del neo-classicismo letterario, ma declinato secondo un’esigenza espressiva postmoderna, di carattere soggettivo-introspettivo. Le figure simboliche evocate non sembrano agire nel mondo esterno bensì nel mondo interiore, nell’inconscio:
Ieri era estate ti recavi al tempio vestita di bianco
Ricordi il cavallo?[…]
Le stagioni della memoria è una raccolta poetica originale e particolare, piuttosto diversa rispetto alle tante che affollano gli scaffali delle nostre librerie, reali o virtuali che siano. Viaggio heideggeriano tra essere ed esser-ci, il percorso d’autore qui delineato spicca anche per rare qualità legate al “mestiere” di poeta: raffinata musicalità, straordinaria capacità di sintesi, predilezione per le immagini suggestive, con squarci d’abbagliante intensità visionaria. L’aspetto principale che distingue il libro è l’equilibrio: forma e contenuto si armonizzano perfettamente raggiungendo esiti elevatissimi, inusuali in un’epoca che si compiace di una presunta “morte della poesia”, assolutamente smentita da un poeta ispirato e sensibile come Marco Milone, voce alta dell’attuale pantheon letterario italiano.
Domenico Turco
Talora volgo lo sguardo intorno e comprendo che giammai vedrò sorgere il sole. Il mio cuore palpita sconvolto da tali idee. E come realizzo l’essenza della vita inganno me stesso e di speranze irrealizzabili m’illudo
So che non arriverai Eppure son qui e aspetto. Chi può dire se qualche creatura fatata non stia tessendo un incantesimo. Quando ci conoscemmo, giungesti come caduta dal cielo. Lo sguardo incerto dei contadini seguiva le fastose movenze di una sconosciuta dal corpo liscio e candido non di vita rurale. L' odore si disperdeva tra i campi ritrovai te morta tra tossiche acque dolciastre galleggiavi
Avverto il peso dell’esistenza tra le stanze oscure della memoria provo invidia quando osservo una bestia rude istinto e assenza di sentimenti non cagionano sofferenza Sono in pochi a evocare i giorni dell’infanzia Molti i vegliardi e i sospinti ricordi di una gioventù sbandata Impotenti tutti attendiamo il Giudizio finale
Solo nell’oscurità della notte si avvicina meditabondo Il Suo sguardo torvo deluso come di condanna Piovono sulla terra fiotti di sangue nella ricerca che scompare Cercare, ritrovare tra le profondità oceaniche, privo di vita, sommerso dai dubbi dell’uomo
Sommerso dall’oscurità ho vagato senza pace, senza sollievo per la mia anima la salvezza era inaccesibile ovunque mi recassi un sentiero senza fine il dolore
Ieri era estate ti recavi al tempio vestita di bianco Ricordi il cavallo? La testa sollevò e cadde tra i campi di grano derelitti impotenti innanzi alla tragedia dell'attesa di un arrivo tardivo
Fin quando eravamo infanti ogni vicenda veniva accolta con meraviglia
A gennaio uno stupore profetico accompagnava le liete giornate e ci conduceva dove comincia il tempo
Gli anni trascorsero e giungemmo a dicembre
L’immaginazione si piega le parole bruciano e non ci rimane altro che sospirare
Perché te ne stai lì tremante Credi che io non sappia
La verità è che un’inquieta luce ti ha condotto dentro i pozzi
Quando lo riconoscerai
Le tue dita infangate cercano ancora le lodi che tessesti sull’avvenente giullare
Guardalo guardalo l’uomo sulla collina
Hai sognato un’ anima innocente
in un uomo che mai seppe seguire la facile strada del destino
In una dimora d’acciaio hai rinchiuso il sapere come uno stolto, non come un maestro il significato comprende delle ginestre e delle stelle la differenza che ardeva nelle vecchie parole ardua è
In primavera mi sentivo ricco come mietevo le messe e ogni frutto abbondante. In autunno soffocavo come agognante il senso struggente dell’estraneità del vento che piega i fiori di loto e li trascina in aride lontane siepi
Un aureo tramonto illuminava le infinite pagine dei giorni che attendevano. Avevamo veleggiato sopra la polvere e le ceneri ci avevano ricoperto soffocando la ata infelicità eternamente alla ricerca
Un'eresia la ione dell’anima, l'ardore che acceca un miraggio illusione di un futuro, di qualcosa che non giunge un’età mortale, gli anni vissuti e la morte
Si spargono i semi della polvere nei tempi che furono Rivedo la vita, rievoco il futuro: una branda, un giaciglio da cui percorrere ancora ancora le strade del ato
Nella natura delle cose appare l'anima goffa e tradita, ostaggio del tempo eterno l’inquieto conforto dei confini della città celeste la ione della memoria dei mortali ignari del regno della coscienza
Immutate nel tempo le ferite per le ceneri che la memoria lambisce inosservata la morte risuona nel silenzio di atolli dispersi, di credenze mitologiche
Non fu la follia a renderti folle
Ti rifugiasti in una taverna ossessionato dalle luminose strade degli oscuri labirinti nei quali gli scaltri diavoli ti avevano rinchiuso
Da solo con un whisky tra le mani discorrevi con volti che non conoscevi Tra anime tormentate trovavi conforto Chi aveva ancora rispetto per te Dal giorno della bufera solamente coloro con i quali non avevi condiviso i tuoi ricordi Furono i gesti a renderti folle
Il peso della pietra si disperde come i semi tra le terrose pieghe degli astri la natura e il tempo ammutoliscono allo scompiglio al delirio dei fantasmi dell’umanità fin dal principio sino alla fine nelle anime dannate dei borghi spenti tra le nebbie
Biografia
Marco Milone ( www.marcomilone.com). Attore, poeta e scrittore. Incomincia a scrivere ancora liceale, e nel 2003 pubblica con Ghost edizioni “L’eterna condanna ed altri racconti", cui seguiranno la silloge “Geometria del silenzio” (akkuaria, 2004), il volume di saggistica Fumetti (finalista al premio Franco Fossati) per le Edizioni Unicopli, e le sillogi Profilo sito"Sulle orme della speranza" (Edizioni Progetto Cultura, 2006) e "Nel labirinto del delirio" (Zona, 2006). Successivamente ha pubblicato gli ebook di poesia Dove va il mondo e Anime nude. Le sue poesie sono state parzialmente tradotte in esperanto, se e spagnolo. Nel 2002 collabora con L'indice dei libri, e dal 2003 al 2005 diventa responsabile delle attività culturali per l'Inves. In seguito è stato redattore di Inguine mahgazine, e ha collaborato con la Coconino, Comixcomunity e Due Punti Edizioni. Dal 2006 al 2007 è stato membro del comitato di lettura di Il Foglio Edizioni, e nello stesso periodo caporedattore di Cagliostro epress, per la quale ha anche curato le riviste Be Side e Solaris. Negli stessi anni cura rassegne di animazione e mostre di fumetti. Dal 2008 gioca a shogi. Nel 2009 e nel 2010 ha partecipato alla Yingde Cup (Shangai, Cina) in rappresentanza dell'Italia, e nel 2011 vince una medaglia al George Hodges Memorial. Dal 2010 è membro del direttivo dell'Associazione Italiana Shogi, in rappresentanza della quale ha spiegato come giocare a shogi durante fiere ludiche o di cultura nipponica. Sempre in ambito ludico, è presidente della Associazione Italiana GIPF e della Associazione Italiana Camelot e cura il sito Varianti scacchistiche. Dal 2012 recita in cortometraggi, videoclip, film e webserie. Nel 2013 la Scuola superiore di Naturopatia gli ha conferito un Diploma Honoris Causa in Naturopatia. Collabora con Oltreverso, scrivendo articoli di parapsicologia e numerologia. Laureatosi in Economia e Commercio anni addietro, e conseguito
successivamente un master in General Management, nel 2013 ha pubblicato la sua tesi di laurea "Aspetti sociologici del cambiamento organizzativo". Attualmente sta svolgendo ricerche sulle origini del gioco del go, e per la terza edizione di Etna Comics ha tenuto un seminario sulla storia del go, oltre a spiegare come si gioca a shogi. Inoltre ha un forte interesse verso la sperimentazione artistica visiva, e cura il blog Cinema Sperimentale. Da sempre interessato alla cultura nipponica, cura anche il sito Shintoismo.com.