Fare Naturopatia
INTRODUZIONE ALLA NATUROPATIA
Filosofia, storia, discipline e professione
ANNA MELAI CATIA TREVISANI
Con una scheda sull’iter legislativo della Naturopatia curata da UMBERTO VILLANTI
© Copyright 2006 Edizioni Enea - SI.RI.E. srl I edizione settembre 2006 II edizione settembre 2008
I edizione digitale (ebook) Luglio 2010
ISBN (libro cartaceo) 978-88-95572-08-6 ISBN (libro digitale) 978-88-95572-37-6
Edizioni Enea Sede Legale - Viale Col di Lana 6/a, 20136 Milano Sede Operativa/Magazzino - Piazza Nuova 7, 53024 Montalcino (SI)
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Progetto grafico Lorenzo Locatelli
Disegno in copertina
Federica Aragone
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multimediale, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi.
ISBN: 9788895572086
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
In natura, l’azione e la reazione sono continue. Tutto è legato a tutto. Niente è separato. Tutto è collegato, interdipendente. Ovunque, ogni cosa è collegata a tutte le altre. Ogni domanda riceve la risposta che le corrisponde.
Svami Prajnanapada
INDICE
Introduzione
I. LA MEDICINA ANTICA di Anna Melai
1. Medicina Tradizionale Cinese 2. Medicina ayurvedica 3. Medicina egizia 4. Medicina Tradizionale Mediterranea 5. Ippocrate 6. Scuola Medica Salernitana 7. Medicina araba 8. Ildegarda von Bingen 9. Paracelso
II. I PRIMI NATUROPATI di Anna Melai
1. Cristoph Wilhelm Hufeland 2. Vincent Priessnitz 3. Arnold Rikli 4. Sebastian Kneipp 5. Louis Kuhne 6. Emanuel Felke 7. Adolf Just 8. Heinrich Lahman 9. Franz Schonenberger 10. Henry Lindlahr 11. Benedict Lust 12. Louisa Lust 13. Edward Bach 14. James C. Thomson 15. Stanley Lief 16. Alfred Brauchle 17. Arno R. Koegler 18. John Bastyr 19. Joseph A. Boucher
III. I FONDAMENTI FILOSOFICI E LE NUOVE RICERCHE di Catia Trevisani
1. I fondamenti filosofici della Naturopatia 2. Le nuove ricerche 2.1. La fisica quantistica e il modello olografico 2.2. Le ricerche in campo psicologico 2.3. La matrice e i sistemi aperti 2.4. La Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia 2.5. La Nuova Medicina di Hamer 2.6. L’Omotossicologia e la legge di Hering 2.7. Conclusioni
IV. LA NATUROPATIA OGGI di Catia Trevisani
1. L’evoluzione della medicina fino a oggi 2. Lo spazio della Naturopatia nella società attuale 3. Le funzioni della Naturopatia
V. DISCIPLINE DELLA NATUROPATIA
di Catia Trevisani
1. Aromaterapia 2. Fisiognomica 3. Fitocomplementi 4. Floriterapia 5. Geobiologia e geopatie 6. Ginnastiche energetiche 7. Igienistica 8. Iridologia 9. Kinesiologia applicata 10. Nutrizione 11. Oligoelementi e diatesi 12. Omeopatia e costituzioni 13. Psicosomatica 14. Reflessologia plantare 15. Riequilibrio posturale 16. Trattamenti di riequilibrio energetico 17. Tecniche di comunicazione
VI. IL METODO INTEGRATO SIMO
di Catia Trevisani
L’ITER, NATUROPATIA E LEGISLAZIONE scheda di approfondimento realizzata da Umberto Villanti
IL PERCORSO FORMATIVO E LA PROFESSIONE scheda di approfondimento
Il Codice Deontologico del naturopata
Glossario
Riferimenti bibliografici
Introduzione
Sempre più persone oggi si rivolgono alla medicina non convenzionale e in particolare alla Naturopatia in quanto scienza multidisciplinare che ben si adatta alle diverse esigenze e richieste da parte di chi ricerca un approccio globale alla salute. Questo libro vuole essere un testo da leggere, studiare, o semplicemente consultare per farsi un’idea finalmente chiara di un termine, Naturopatia, oggi eccessivamente abusato. La si vuole differenziare da pratiche improvvisate e spesso discutibili che approfittano di un vuoto legislativo per farsi spazio. La Naturopatia è una scienza complessa, profonda, importante, che ricercatori, medici e non medici, di tutte le epoche e in tutto il mondo hanno studiato verificandone l’efficacia. Infatti, è proprio così che si spiega come un pubblico sempre più vasto si rivolga a essa riscontrandone i benefici. Non si tratta di semplici terapie alternative, essa si può affiancare alla medicina tradizionale e non la vuole sostituire laddove questa si renda necessaria e indispensabile. Il concetto di “olismo” costituisce la base filosofica della Naturopatia. Olismo, infatti, significa intero, globale, l’opposto quindi di separato e frazionato; la Naturopatia dunque è portata naturalmente a un’integrazione non solo con la medicina, ma anche con l’arte, la filosofia, l’architettura, l’ecologia e tutto ciò che favorisce il benessere dell’uomo. Questo libro nasce dal desiderio di far conoscere la scienza naturopatica raccontandone la storia, la visione dell’uomo e del mondo, le biografie dei suoi pionieri, le ricerche scientifiche, le metodiche, le singole discipline, il percorso formativo e infine la situazione legislativa che oggi si presenta a chi vuole avvicinarsi come professionista. In aggiunta l’esposizione del metodo integrato SIMO per l’integrazione di tutte le discipline, compito assai complesso per il naturopata che non intende utilizzare solo le due o tre materie a cui si sente più affine, ma che sceglie di utilizzare appieno la ricchezza multidisciplinare della Naturopatia. Infine, il panorama delle federazioni e delle scuole presenti sul territorio nazionale, con informazioni su realtà internazionali.
Il testo non vuole essere esaustivo, ma come esprime il titolo, lo scopo è quello di introdurre il lettore alla Naturopatia vista nella sua globalità, mentre, per ulteriori approfondimenti, si rimanda a testi più completi e dettagliati suggeriti nella bibliografia. Mi auguro che possa essere un contributo a far chiarezza per i fruitori della Naturopatia, sia per chi si avvicina a essa per interesse o curiosità, sia per chi intende farne una professione. Ringrazio Anna Melai, naturopata Simo, dalla cui tesi sono stati ricavati tre capitoli e Umberto Villanti, naturopata dell’Istituto di Medicina Naturale Urbino che si è occupato di illustrare la situazione legislativa attuale.
dott.ssa Catia Trevisani
I. LA MEDICINA ANTICA
La Naturopatia come scienza multidisciplinare che si occupa della salute dell’individuo nei suoi tre piani antropologici: fisico, psichico e spirituale è stata definita come tale in tempi relativamente recenti, ma ciò che essa rappresenta risale a molto tempo fa, si può addirittura affermare che l’uso di alcune pratiche naturopatiche sia nato con l’uomo stesso. Per il modo di intendere la salute, ad esempio, già gli antichi cinesi vissuti migliaia di anni prima di Cristo, sono da considerare naturopati. E non sono gli unici, in quanto possiamo dire che nel pensiero naturopatico converge buona parte del sapere antico sia orientale che occidentale. La medicina antica, quindi, contiene e comprende tutti i principi che sono propri della Naturopatia, con il denominatore comune della natura, intesa come maestra e nutrice di quell’energia vitale che stimola l’autoguarigione attraverso sostanze o trattamenti esclusivamente naturali. Alla base di essi vi è una visione globale e unitaria dell’uomo che comprende corpo, psiche, spirito, con una particolare attenzione alla relazione con l’ambiente. Ma vediamo nel dettaglio le varie scuole e alcuni dei personaggi che, nei tempi antichi, hanno scoperto e sperimentato le prime metodiche naturali, oltre ad averle diffuse, tanto che sono arrivate fino ai giorni nostri.
1. Medicina Tradizionale Cinese
Nell’ambito delle medicine olistiche orientali un posto significativo è occupato certamente dalla Medicina Tradizionale Cinese, perfettamente inserita in una cultura che ha sempre considerato l’uomo nella sua interezza e in rapporto con tutto ciò che lo circonda: rapporti interpersonali, ambiente naturale ed energie cosmiche. È il concetto di uomo totale, di uomo microcosmo che riflette il macrocosmo, entrambi regolati dalle stesse leggi. Guardando i fenomeni della natura si può capire cosa accade nel corpo: ad esempio, osservando il caldo e il freddo e come rispettivamente accelerano e rallentano i processi della natura, si può capire che agiscono allo stesso modo sulla circolazione energetica dell’uomo. L’osservazione della natura quindi fornisce i metodi di interpretazione delle leggi che ci governano. Infine, l’uomo è considerato come una centrale energetica costituita da un sistema di canali di collegamento (meridiani) che uniscono organi e visceri con l’esterno. Molte delle scoperte raggiunte dai cinesi hanno una valenza di estrema attualità; ne è un esempio il fatto che già 3000 anni fa avessero intuito come l’energia e la materia fossero la stessa cosa, tesi confermata dagli attuali studi di fisica quantistica. Alla luce di tutto ciò, la malattia era vista come uno squilibrio energetico dovuto sia alla perdita dell’equilibrio interno, che alla rottura del rapporto con l’ambiente. Importante era dunque curare il malato e non la malattia. Si tratta di una medicina preventiva, in quanto, individuando gli squilibri energetici e le debolezze quando ancora non si sono manifestati i sintomi fisici, cerca di evitare l’insorgere di gravi patologie. E di prevenzione si parla già in un testo cinese di più di 2000 anni fa, Il canone di medicina, insieme a nozioni di fisiologia, diagnosi e trattamento di malattie. La Medicina Tradizionale Cinese comprende e applica un gran numero di pratiche terapeutiche: Agopuntura, Moxibustione (riscaldamento di punti di Agopuntura mediante la combustione di un’erba, l’artemisia), Coppettazione (stimolazione di punti particolari mediante una depressione creata da coppette), Fitoterapia, Alimentazione, ecc.
La scoperta delle singole tecniche da parte degli antichi è avvenuta in modo del tutto intuitivo, naturale, e talvolta casuale. La leggenda narra che un soldato, feritosi accidentalmente a un piede con una freccia, fosse subito guarito dal mal di schiena che aveva da tempo: da qui sono cominciate le osservazioni e le sperimentazioni che hanno portato allo sviluppo dell’Agopuntura. Probabilmente anche l’individuazione delle erbe che fanno parte della Fitoterapia cinese è scaturita dall’osservazione degli animali che si nutrono di erbe per mantenersi sani e dall’assunzione di radici a scopo principalmente nutritivo, ma anche terapeutico. Le erbe, un importante testo risalente al 220 a.C., è una summa della conoscenza farmacologica del tempo in cui vengono introdotti i principi di Jun, Chen, Zuo, Shi (imperatore, ministro, assistente e guida) per classificare il differente compito di una sostanza nell’ambito di una prescrizione, e Wu wei (i cinque sapori: acido, amaro, dolce, piccante e salato). Nel Grande trattato sulle cause e sintomi delle malattie sono contenuti importanti concetti tra cui quello secondo il quale certe infestazioni di parassiti deriverebbero dall’alimentazione. Inoltre, i cinesi conoscevano le grandi proprietà dell’argilla e il suo utilizzo come rimedio sia interno che esterno. Ancora oggi l’ingerire terra è consuetudine largamente diffusa, da sempre utilizzata sottoforma di tavolette essiccate, le quali, bollite, danno all’acqua il potere di guarire febbri e mal di denti. Un grande maestro della MTC fu Sun Si Miao (581-682). Nei suoi libri ci sono trattazioni estese di Agopuntura, Moxibustione, Fitoterapia, prevenzione e tecniche per conservare la salute, soprattutto per quanto riguarda le malattie da vuoto. Dal 1200 in poi fiorirono in Cina molte scuole mediche ciascuna con aspetti caratteristici particolari. Per citare qualche esempio si ricordano: – la scuola del caldo e del freddo (1120-1200), interpretava i segni e i sintomi delle malattie secondo i principi calore-freddo, per cui le malattie febbrili venivano trattate con rimedi che riducono e disperdono il calore; – la scuola dell’attacco e della purgazione (1156-1228), sosteneva che le malattie fossero causate dal contatto con il corpo di fattori patogeni esogeni esterni e che le cure dovessero consistere nella loro eliminazione attraverso la sudorazione, il vomito e la purgazione; – la scuola del nutrimento e dell’essenza (1281-1358), sosteneva che lo yang è
sempre in eccesso e lo yin è sempre in deficit; la terapia consisteva nel nutrire l’essenza ed eliminare il fuoco mediante la purgazione.
2. Medicina ayurvedica
L’Ayurveda è una scienza molto antica, proveniente dall’India, dove era già conosciuta e usata nel 4000 a.C. Attraverso i secoli, si è poi mantenuta incontaminata, grazie soprattutto agli antichi testi nei quali erano racchiusi tutti i fondamenti, resistendo così all’influenza del mondo arabo e musulmano. Secondo la tradizione indiana, l’Ayurveda fu creata da Brahama e da lui donata agli dei che l’hanno trasmessa al mondo. Il termine Ayurveda proviene da ayur che significa “vita” e veda, “scienza e conoscenza”, quindi scienza e conoscenza della vita. Questa antica disciplina, accanto all’aspetto fisico dell’uomo, prende in considerazione anche quello mentale e spirituale; non esiste nell’Ayurveda un trattamento sintomatico, trattandosi di una medicina globale, che si occupa di curare corpo, mente e anima. Dunque la Psicosomatica, tanto celebrata in Occidente come la grande conquista di questo secolo, non è altro che l’epigono di una ricerca millenaria che ha sempre inteso l’essere umano nella sua interezza e come presenza indispensabile all’armonia dell’universo. Tutte le malattie dipendono dall’equilibrio dei tre umori del corpo e delle tre qualità della mente. A seconda dell’umore predominante si hanno le varie costituzioni (vata, pitta e kapha), in base alle quali le persone manifestano qualità fisiche e psicologiche diverse. Un metodo di analisi per individuare la presenza eccessiva di questi umori nel corpo è l’esame del polso (nadi pariksha), effettuato sull’arteria radiale (con le dita indice, medio e anulare). I trattamenti consigliati per la prevenzione delle patologie sono esercizio fisico e somministrazione di tonici, mentre alle persone malate sono consigliati rimedi naturali come minerali, erbe, metalli purificati sottoforma di succhi, polveri, pastiglie, decotti e infusi, secondo le necessità. La maggior parte di tali medicamenti è costituita da tonici che agiscono sulla malattia curandone la radice. Per le problematiche di tipo mentale e spirituale, l’Ayurveda utilizza lo Yoga che pulisce i canali del corpo sottile (nadi) e i centri energetici del corpo (chakra), aiutando la persona a ricongiungersi al vero fine della propria anima. L’Ayurveda sostiene che, come nel corpo fisico esistono dei canali dove scorrono fluidi e secrezioni, anche nel corpo sottile dell’uomo esistono canali nei
quali scorre l’energia. Questo concetto è comune alla Medicina Tradizionale Cinese, pur con alcune differenze. Anche l’Idroterapia e il massaggio venivano consigliati come pratica quotidiana di purificazione dell’organismo: nei Veda, si parla di massaggio e di rilassamento. Questi libri sacri oltre a occuparsi dello spirito, propongono regole salutistiche e di vita sociale. Il massaggio ayurvedico, che utilizza oli da spalmare sul corpo, ha lo scopo di giovare al corpo e riequilibrare la mente.
3. Medicina egizia
Per gli antichi egizi la medicina si suddivideva in due parti, una visibile, che includeva patologie come traumi, ferite, ecc., e una invisibile, collegata alla magia. Lo studio delle varie malattie, delle cause che le provocano e delle tecniche di guarigione sono uno degli aspetti più sbalorditivi dell’antico Egitto, sia per quanto riguarda gli strumenti chirurgici usati, sia per la costruzione e l’applicazione di arti artificiali, trattandosi di tecniche estremamente all’avanguardia. Già 3000 anni prima che Harvey scoprisse la circolazione del sangue, gli egizi avevano un’idea abbastanza precisa sul funzionamento del cuore e dei vasi sanguigni. Nel papiro di Hebers (documento risalente al 1500 a.C.) si trova scritto che “il cuore parla ai vasi di ogni membro”, intendendo che il cuore pompa sangue in tutto il corpo. Sapevano inoltre misurare il battito cardiaco dal polso. Oltre a ciò, il papiro di Hebers è uno dei primi documenti che riportano l’uso dell’argilla a scopo terapeutico. Dalla sua lettura si apprende che gli antichi egizi la usavano come componente base per le preparazioni che avrebbero curato cefalee, ulcere, artriti e per accelerare la cicatrizzazione di piaghe e ferite. Essi conoscevano bene le proprietà antisettiche e batteriostatiche dell’argilla che impiegavano assieme ad altre sostanze, come la propoli, per mummificare i cadaveri oltre che per il trattamento estetico del viso e dell’intero corpo. I malati venivano curati con il fango del Nilo che, come è noto, contiene una certa quantità di argilla. Gli egizi ottennero importanti risultati anche per quanto riguarda le patologie agli occhi, soprattutto infezioni, che curavano con delle polveri colorate, con risultati estetici molto piacevoli. Importantissima per gli egizi era l’osservazione di tutti i “segni” del malato: i medici, quando visitavano, compilavano un questionario annotandovi l’aspetto del paziente, lo stato di coscienza, il potere uditivo e persino l’odore del suo corpo, nonché l’eventuale presenza di tremori, secrezioni o tumefazioni; dopo di che valutavano la temperatura e le alterazioni del polso, eseguendo infine la percussione. Venivano anche osservati alcuni particolari caratteri delle urine, delle feci o dell’espettorato. Al termine dell’esame, mettevano per iscritto la prognosi indicando tre possibilità:
favorevole, è un male che curerò; incerta, è un male che combatterò; infausta, è un male che non curerò. Importantissimi erano anche i concetti di igiene e di alimentazione equilibrata. Esistevano norme ben precise, spesso sottoforma di precetti religiosi, come quella di lavarsi regolarmente al mattino, di pulirsi bene la bocca e i denti, di lavarsi le mani prima di mangiare, di tenere i capelli e le unghie in ordine e di cambiare spesso le vesti. Le regole per una sana alimentazione erano piuttosto rigide (con la proibizione di mangiare carne di maiale e la testa di animali): colazione leggera al mattino, primo turno di lavoro, pasto leggero a mezzogiorno e breve siesta, secondo turno di lavoro, poi cena abbondante al tramonto. Ottima consuetudine era quella di dormire “dallo spuntar delle stelle fino all’alba”. Le malattie erano viste come il risultato di misteriose influenze esterne che sarebbero penetrate nel corpo attraverso gli orifizi naturali, corrompendo gli umori. Compito del medico era quindi quello di evacuare questi umori corrotti facendoli uscire attraverso le normali vie di escrezione. A tale proposito usavano purganti come olio di ricino o senna, oltre all’utilizzo di clisteri. Sembra che questo tipo di pratica sia stata loro ispirata dall’ibis, un uccello che introduce il lungo becco aguzzo nel proprio retto, irrorandolo a scopo di pulizia. Il clistere veniva effettuato con l’aiuto di un corno, impiegando come lavanda oli o sostanze medicamentose. Inoltre, si servivano delle sanguisughe per decongestionare le parti infiammate. La civiltà egizia attribuiva grande importanza sia ai profumi che agli oli essenziali, che venivano adoperati tanto a scopo estetico quanto curativo. Si possono trovare alcuni esempi nel cipresso, usato per purificare l’aria e il legno cedro come antiparassitario, oltre che nelle mummificazioni per combattere i processi degenerativi. Uno dei più celebri medici egiziani, oltre a essere architetto e astrologo, è Imothep. Fu uno dei maestri di tutta la medicina e di tutta la civiltà dell’antico Egitto, tanto che, dopo la sua morte, venne onorato come una divinità. Le leggende sul suo conto sono tantissime: si racconta, ad esempio, che i suoi seguaci potevano interrogarlo e ricevere in sogno i rimedi e le cure alle proprie malattie. Il papiro chirurgico di Edwin Smith (colui che lo ha comprato) potrebbe essere stato scritto proprio da Imothep; si tratta del primo documento medico nella
storia dell’umanità, nel quale, addirittura, compare il termine “cervello” con una descrizione anatomica dello stesso, delle meningi, del midollo spinale e del liquido cerebrospinale. I quarantotto casi contenuti nel papiro riguardano traumi cranici, della clavicola, delle braccia, della colonna, e in generale di tutto l’apparato scheletrico. L’arte di Imothep, infatti, si basava soprattutto sul sostentamento della colonna vertebrale come chiave della salute, principio naturopatico sviluppato nella vertebropatia del dottor De Sambucy. A caratterizzare la successiva storia dell’Egitto furono sicuramente le continue invasioni, con l’arrivo di nuove culture; infatti, insieme ai militari giungevano anche commercianti, artigiani, medici, filosofi, scienziati, sacerdoti e sacerdotesse di vari culti. Iniziarono così, oltre a guerre e distruzioni, anche importanti scambi e contatti fra le aree mesopotamiche, mediterranee ed egizie.
4. Medicina Tradizionale Mediterranea
Tra il VII e il VI secolo a.C. anche in Grecia nacquero delle scuole mediche, la più importante delle quali, oltre che la più nota, fu sicuramente quella ippocratica. Nel III secolo a.C. si costituì a Cos uno dei più importanti santuari di Esculapio; in tutta l’Ellade erano oltre 300. Vi è da dire che il modo di operare di questi non era vicino ai concetti della Naturopatia, sebbene vi fossero alcuni elementi comuni relativi a pratiche di disintossicazione tramite il digiuno. Il nucleo centrale dei templi era costituito da una fonte o da un pozzo con un altare, chiusi da un recinto e da un bosco sacro. Il malato che si presentava al tempio in cerca di guarigione, previo sborso di una congrua somma, veniva sottoposto dai sacerdoti a lavacri e digiuni generalmente di tre giorni. Conseguite le necessarie condizioni di purezza si utilizzavano metodiche che più che naturopatiche erano magico-religiose: il malato faceva sacrificare una vittima a Esculapio e quindi alla sera, ritiratosi nel tempio, attendeva il sonno e possibilmente un sogno che i sacerdoti avrebbero interpretato, stabilendo poi sulla base di questo sia la diagnosi che la cura più adeguata.
5. Ippocrate
Nella scuola egiziana si formarono i primi grandi nomi della civiltà greca fra cui Ippocrate, il padre della medicina. Famoso medico dell’antichità, padre fondatore dell’ars medica antiqua, nacque nell’isola di Cos attorno al 460 a.C. da una famiglia aristocratica di antiche tradizioni mediche; il padre, Eraclide, era un medico che operava nei templi di Esculapio. Sulle orme del padre, Ippocrate divenne medico periodeuta, cioè itinerante. Nel suo peregrinare compì moltissimi viaggi ad Atene, Taso, forse in Egitto, in Libia, nella lontana Scrizia e in Tessaglia, dove morì a Larissa nel 377 a.C. circa. La sua fama è legata non solo alla sua attività di medico, ma anche, e forse soprattutto, a quella di maestro, avendo avuto il grande merito di aver esteso l’insegnamento fuori dall’ambito familiare. Scrupoloso ricercatore e acuto osservatore, egli rinnovò il concetto di medicina fino ad allora legato all’intervento divino. Secondo Ippocrate, infatti, la malattia e la salute avevano ben poca attinenza con il mondo degli dei: esse non erano affatto punizioni o doni, quanto piuttosto il risultato naturale di determinate circostanze del tutto umane. Salute e malattia del corpo derivavano da uno stato di armonia o disarmonia all’interno dell’organismo umano. Proprio a Ippocrate viene attribuita la “teoria umorale”, secondo la quale il corpo umano sarebbe governato dai quattro umori diversi: sangue, bile gialla, bile nera e flegma, che, combinandosi tra di loro in diverse proporzioni, possono portare l’individuo allo stato di salute o viceversa di malattia. Da Sulla natura dell’uomo:
Il corpo dell’uomo contiene del sangue, della flegma, della bile gialla e della bile nera. Ecco cosa costituisce la natura del corpo, ecco la causa della malattia o della salute. In queste condizioni vi è salute perfetta quando questi umori sono in giusta proporzione tra di loro sia dal punto di vista della qualità che della quantità e quando la loro mescolanza è perfetta. Vi è malattia quando uno di questi umori, in troppo piccola o troppo grande quantità, si isola nel corpo invece di rimanere mescolata a tutti gli altri.
In tutte le culture, orientali e occidentali, si trova il convincimento che nell’universo agiscano forze impersonali, indefinibili, ma rilevabili nella vita quotidiana e percepibili con i sensi, come l’acqua e il fuoco primordiali. Nell’evolversi del pensiero antico greco, si definirono le forze che governano i fenomeni naturali, le cosiddette quattro qualità: caldo, freddo, secco e umido, che si ritrovano in quasi tutte le tradizioni, compresa la Medicina Tradizionale Cinese e la medicina dei nativi americani e delle culture precolombiane. Queste quattro qualità si riferiscono a sensazioni tattili ben definite e con esse si rappresentano tutte le forze agenti nel cosmo, riferite comunque anche a fenomeni diversi tra loro: dalla meteorologia alla psiche, alla farmacologia, ecc. Il clima può essere caldo, freddo, secco, umido e così le stagioni, ma anche una pianta medicinale può dare una reazione di calore o un incremento funzionale di un organo, o può rinfrescare e avere azione astringente, o può ridurre i sensi (azione narcotica). Nel linguaggio comune si parla di “testa calda”, comportamento “freddo”, ecc. Solo successivamente si delinearono i quattro elementi: il fuoco come unione di caldo e secchezza, l’aria che nasce da calore e umidità, l’acqua che si genera da freddo e umidità e la terra che si crea da freddezza e secchezza. I nativi americani parlano di acqua-fuoco, cielo-terra, mentre l’Ayurveda di etere, fuoco, aria, acqua, terra. L’etere è un elemento superiore, simbolo di questo principio, è la piramide egizia che ha una base quadrata e dai suoi angoli partono le quattro linee che portano al vertice. I sistemi di pensiero sono comunque tutti molto simili. Nella scuola ippocratica la dottrina dei quattro elementi si fuse con quella degli umori, per cui il fuoco si esprime come bile gialla, l’aria come sangue, l’acqua come flemma, la terra come bile nera o malinconia. Ogni umore assume qualità e funzioni che derivano per analogia dai quattro elementi. La bile gialla è il calore penetrante e forte che promuove le funzioni, il sangue è il calore che nutre, meno ardente e più tranquillo, la flemma fornisce i liquidi di o e ha funzione di solvente, la bile nera controlla i tessuti solidi e dà stabilità. Il prevalere di un umore definisce nella persona il temperamento. Un’elevata quantità di sangue caldo e umido come l’aria, produce un temperamento e un umore sanguigno; una prevalenza di flemma fredda e umida come l’acqua, un temperamento flemmatico; un eccesso di bile gialla calda e asciutta come il fuoco un temperamento collerico e una prevalenza di bile fredda e asciutta come
la terra, un temperamento malinconico. Ai quattro elementi e ai quattro umori corrispondono quattro colori base e altri colori misti legati ai principali; il principio è sempre quello analogico. Il giallo corrisponde al fuoco e alla bile gialla, il rosso all’aria e al sangue, il bianco all’acqua e alla flemma, il nero alla terra e alla bile nera. I colori misti che contengono il giallo (verde e arancione) sono correlati alla bile gialla, i colori scuri (marrone, verde olivastro) alla bile nera, i violetti, i lilla, gli indaco, l’azzurro chiaro, il celeste, il grigio alla flemma, il sangue-aria dà l’impronta a tutti i colori che contengono il rosso, anche se possono appartenere in parte alla malinconia (sangue pieno di malinconia con tendenza ad addensarsi: trombi, ecc.), e l’arancione che contiene il giallo (sangue ricco di bile gialla, tendenzialmente infiammatorio ed emorragico). L’aria riguarda anche i verdi che possono sfumare verso la bile gialla, la malinconia o la flemma. I colori erano molto importanti nella diagnosi, che si avvaleva anche delle indicazioni della Fisiognomica, disciplina che a seguito dell’osservazione del volto e del corpo, permetteva di riconoscere e identificare l’umore prevalente, e il suo stato; allo stesso modo, la forma e il colore delle piante e delle loro parti permettevano di comprenderne l’utilizzo terapeutico. Si tratta della famosa dottrina della “segnatura”, per cui si leggevano le corrispondenze analogiche tra colori, forme delle foglie, dei fiori e delle radici e organi e umori. Oggi la scienza sta confermando molti degli utilizzi antichi delle piante medicinali scoperti attraverso questo metodo. La malattia era dunque considerata come un’alterazione dell’equilibrio dei quattro umori e, per ristabilire l’armonia, era necessario estrarre l’umore eccedente, ricorrendo alla somministrazione di sostanze vegetali con forti proprietà emetiche, purgative e antirritanti (nonché alla pratica del salasso, a sanguisughe e coppette). Il ricorso ai rimedi vegetali era da sempre legato a una conoscenza tramandata oralmente di padre in figlio. Ippocrate fu il primo che, senza introdurre sostanziali cambiamenti, tentò di dare una sistematicità all’utilizzo di questi rimedi, facendo una suddivisione basata sul potere di ciascuna pianta e al suo livello di azione, per cui le droghe vegetali che venivano prescritte erano quelle che dovevano contrastare l’umore predominante (teoria dei contrari). Infatti, le droghe definite caldo-secche, venivano indicate per il collerico; quelle caldoumide per il tipo sanguigno; quelle freddo-umide per il flemmatico e quelle
freddo-secche per il melanconico. Ad esempio, la maggiorana e la borragine venivano somministrate per rallegrare, rinvigorire, riscaldare e quindi per combattere l’umore freddo e malinconico provocato da un eccesso di bile nera. Secondo Ippocrate, inoltre, lo squilibrio degli umori si ripercuoteva sul carattere del singolo e poteva modificarsi in base ai cambiamenti del clima, al sistema delle acque, all’ambiente e al contesto politico e sociale; anche in Naturopatia è di primaria importanza l’analisi del terreno costituzionale e della biotipologia.
Di estremo rilievo è il concetto ippocratico che “la malattia è solamente una che si manifesta sotto diversi aspetti sintomatici” e che non vi è che un mezzo per combatterla: la pulizia interna con l’eliminazione delle tossine, a condizione che questa pulizia sia prodotta dall’organismo stesso, quindi mettendolo in condizione di farlo. Si tratta del famoso primum non nuocere (ovvero agire senza recare danno al malato o il minimo possibile) della scuola di Cos. Secondo questi, il medico doveva essere l’osservatore dei segni della malattia, poiché il suo compito era semplicemente quello di aiutare la natura nel suo atto guaritore; vista, tatto e udito erano quindi gli organi di senso che andavano più sviluppati. La principale risorsa terapeutica consisteva nel non ostacolare e possibilmente rafforzare la vis medicatrix naturae, privilegiando la dieta rispetto ai farmaci. Il potere naturale di autoguarigione che costituisce quindi uno dei dettami della scuola ippocratica è un fondamento basilare della filosofia naturopatica, così come lo sono questi altri principi, tratti dai suoi Aforismi:
L’arte di guarire presuppone tre cose: una malattia, un malato, il terapeuta. Il terapeuta non è null’altro che un mezzo che aiuta il malato nella sua lotta. La vita è corta e l’arte illimitata, l’occasione propizia e fugace, è indispensabile che tutto il necessario sia fatto e non soltanto dal terapeuta ma anche dal malato e dalle persone che gli stanno vicino, la cui influenza non può essere negata.
Di importanza fondamentale nella terapia ippocratica è l’alimentazione (Dietetica). Suo è il motto: “L’alimento sia la tua prima prescrizione”, concetto da cui è nato il movimento igienista. Inoltre, Ippocrate utilizzava molto le argille, che provenivano da luoghi differenti e quindi avevano diversi colori e qualità, con le quali realizzava una sorta di Cromoterapia omeopatica, utilizzando un colore simile a quello della malattia. Oltre a ciò le argille ottenevano ottimi risultati come antidolorifici. Il concetto riguardante l’azione omeopatica dell’argilla è stato successivamente ripreso dal dottor Jean Valnet, ufficiale dell’esercito se, che la utilizzava con successo per prevenire i disturbi intestinali delle sue truppe. Nei suoi studi,
divenuti testi base della medicina naturale, ne conferma la polivalenza sul piano terapeutico affermando:
L’argilla stimola gli organi non efficienti e guarisce più con la sua presenza che con la sua massa. Agisce sulle ghiandole endocrine, che regola, svolgendo un’azione eccitante e moderatrice, secondo le necessità. È anche un potente antiparassitario come si può facilmente constatare dall’esame delle feci.
6. Scuola Medica Salernitana
Nel pensiero naturopatico confluisce sicuramente buona parte del sapere della scuola medica salernitana. Questa scuola, pietra miliare nella storia della medicina, ha origini antichissime: le prime notizie certe su di essa risalgono al principio del IX secolo d.C., al tempo dei primi monasteri sorti nel ducato di Benevento, quando i soli a dedicarsi alle pratiche mediche erano i monaci, che si occupavano della preparazione dei vari medicamenti erboristici con piante che essi stessi raccoglievano e coltivavano. In questi monasteri si provvedeva sia all’esercizio della professione in ambito molto ristretto, sia alla diffusione di opere mediche greche e latine: da ricordare Alfano da Salerno, monaco di Montecassino, autore di numerosi trattati tra cui De quattor humoribus (concetto della dottrina tetraumorale di Ippocrate). Il periodo più fiorente della scuola salernitana fu il XII secolo, quando Costantino l’Africano introdusse nella scuola i testi arabi; notevole fu infatti il bagaglio di sapere e di esperienze diverse che nel corso del tempo vi confluirono, dalla medicina araba a quella ebraica, fino a tutta la cultura grecolatina e ippocratica. Successivamente Federico II favorì lo sviluppo di questa scuola e se ne servì largamente per tutelare la salute pubblica. Fu infine soppressa nel 1812 da Gioacchino Murat. Una delle novità più importanti che caratterizzò questa scuola fu quella di occuparsi non solo dei malati, ma anche dei sani, facendo proprio il motto di Ippocrate: “È bene guidare i sani”, aprendo così la strada a una nuova pratica, completamente sconosciuta a quei tempi, quella della prevenzione. Questo principio di tutela della salute presenta indubbiamente un interesse attuale, essendo uno dei cardini su cui si basa oggi la Naturopatia. A tale proposito erano di primaria importanza l’armonia psicofisica e la Dietetica: la regola salernitana consigliava di assumere cibi e bevande sane, stando attenti anche al loro valore, alla quantità e alla distribuzione dei pasti durante la giornata. Queste regole di vita conservano ancora oggi una grande validità alla luce delle
moderne scoperte e acquisizioni sull’alimentazione e vengono riaffermate anche come principi su cui si basa la medicina psicosomatica.
Se vuoi star bene, se vuoi essere sano cura i malanni, non adirarti, tre cose necessitano: mente allegra, riposo, dieta moderata.
L’opera più famosa della scuola salernitana è il Regimen sanitatis (Regola della salute), trattato di trentasei versi redatto da Arnoldo di Villanova. È essenzialmente un prontuario a carattere divulgativo, in cui sono raccolte le norme igieniche da seguire per conservare lo stato di benessere, per essere più longevi e per migliorare l’efficienza fisica. Il trattato tiene conto anche di una serie di elementi esterni all’organismo, quali clima, alimentazione, luoghi, attività fisica e bagni. Riguardo agli alimenti, si può trovare una suddivisione in base a maggiore o minore digeribilità, che comprende frutta, verdura e carne. Anche in questo caso i principi relativi a una corretta alimentazione e a un equilibrato stile di vita assumono un valore perfettamente applicabile alla Naturopatia. Un’altra opera importante è il Prontuario medico per la casa, che si rifà ai precetti igienici, diagnostici e terapeutici della scuola. In essa è evidente lo stretto rapporto tra l’uso delle erbe medicinali e l’alimentazione. A Salerno era importante la ricerca di farmaci basati sulle virtù curative delle erbe, sul cui uso ci sono pervenute indicazioni e informazioni esaurienti e la cui efficacia è oggi confermata da studi scientifici. Alcuni esempi sono: “L’issopo purga dalle flemme il petto”, oggi è dimostrato che l’issopo è utile nelle bronchiti e nelle affezioni respiratorie, o “La ruta giova agli occhi, e fa la vista acuta”, infatti la ruta ha proprietà vasoprotettrici e normalizzanti la permeabilità dei vasi sanguigni, soprattutto nella microcircolazione oculare.
7. Medicina araba
Il periodo che va dal 900 al 1100 d.C. ha profondamente influenzato i periodi successivi; per quanto riguarda la scienza ha svolto un ruolo di anello di congiunzione tra il mondo antico e quello moderno, trasmettendo testi, autori e nuove idee. Anche la medicina araba è una disciplina basata sul concetto di olismo; le discipline penalizzate sono state l’anatomia e la chirurgia per motivi religiosi, in quanto la dissezione era vietata, sebbene fosse data grande importanza all’igiene. Ciò si deve al vescovo Nestore che, cacciato da Costantinopoli, si era rifugiato in Medio Oriente, portando con sé il bagaglio culturale classico, compreso quello medico, dove pose le basi per una concezione medica simile a quella presente nell’antica Roma. I musulmani avevano vaste conoscenze riguardo al campo farmaceutico: essi utilizzavano rimedi come l’ambra bagno, la canfora, la cassia, i chiodi di garofano, il mercurio, la senna e la mirra; introdussero anche nuovi preparati come sciroppi, giulebbe e l’acqua di rose. Uno dei maggiori esponenti di questa medicina, fu Abu Bek Muhammad Al Razi, noto in Europa con il nome di Rhazes (835-923). Questi scrisse molti libri tra cui il Liber continens, nel quale si occupò di approfondire ogni ramo della medicina e il Liber medicinalis almansoris, opera composta da dieci libri, dedicata al principe Al Mansur, che tratta di anatomia, temperamenti, dietetica, igiene e cosmetica. Per merito suo sono state trasmesse molte nozioni riguardo a questi argomenti. Un altro illustre personaggio della medicina araba fu Avicenna (980-1037), nome latinizzato del medico, filosofo e letterato Abuali Al Husain. Scrisse in arabo i suoi studi di anatomia, fisiologia, patologia e farmacologia, raccolti nel testo Il canone della medicina, che tradotto in latino nel XII secolo ha profondamente influenzato la medicina europea. Si tratta, infatti, di uno dei pilastri della scuola salernitana, quale sintesi della medicina ippocratica; in particolare il testo di farmacologia raccoglie tutte le conoscenze erboristiche del tempo. Suo è il motto: “Il medico deve seguire solo la natura”, che ha influenzato e guidato il sapere medico-erboristico per millenni. Avicenna è stato un grande estimatore dell’argilla: nel suo Canone ne parla come
di un potente e poliedrico medicamento. Ne sottolinea la grande forza curativa e disintossicante e ne raccomanda pertanto l’uso per contrastare quasi ogni male. In particolare nel quinto volume, dedicato alla raccolta delle ricette, insegna preparazioni di miscele e polveri a base di argilla. Sempre nella stessa opera Avicenna chiarì l’importanza del colore, sia nella diagnosi, che nella cura; osservò che il colore costituiva un sintomo osservabile della malattia e questo lo portò a sviluppare un grafico che collegava il colore al temperamento e alla condizione fisica del paziente. Egli si servì dei colori per curare i malati, sottolineando il fatto che il rosso smuoveva il sangue, il blu o il bianco lo rinfrescavano, mentre il giallo diminuiva il dolore e l’infiammazione. Di conseguenza prescrisse pozioni a base di fiori rossi per curare le affezioni del sangue, fiori gialli e la luce mattutina per curare le affezioni dell’apparato biliare. Scrisse anche su possibili rischi connessi all’uso dei colori nella cura delle malattie, osservando, per esempio, che un individuo affetto da epistassi doveva astenersi dal guardare oggetti di un rosso brillante, poiché questo avrebbe potuto stimolare in lui l’umore sanguigno, mentre in questo caso il colore blu avrebbe avuto un’azione calmante, provvedendo a ridurre il flusso di sangue. È inoltre attribuita ad Avicenna, principe dei medici, la scoperta del processo di distillazione dell’olio essenziale (o volatile) da fiori ed erbe. Un altro importante medico arabo fu Maimonide (1135-1204), il quale annovera tra le sue opere più conosciute Il libro dei veleni e degli antidoti e Il libro dei consigli (Regime sanitatis), dedicato al malinconico figlio del visir, di salute cagionevole. Antesignano della moderna Psicosomatica, ha messo in risalto i rapporti indissolubili esistenti tra la psiche e la sintomatologia di alcune malattie, affermando che le emozioni negative “restringono” il cuore facendo ammalare la persona. Compito del medico sarebbe dunque aiutare il malato a eliminare queste emozioni, consigliando l’ascolto di musica e di storie allegre. Tra le norme generali di igiene consigliava, inoltre, di alzarsi presto al mattino, di fare regolare attività fisica all’aria aperta e di seguire una dieta equilibrata: tutto ciò, secondo Maimonide, sarebbe servito a potenziare la forza vitale necessaria per una salute ottimale.
8. Ildegarda von Bingen
Conosciuta come santa Ildegarda, monaca benedettina e mistica tedesca, nel 1136 diventò superiora di un convento nei pressi di Bingen, dove fondò anche una comunità. Ha studiato a lungo, occupandosi di teologia, musica e medicina. Per l’epoca in cui è vissuta, fu un personaggio decisamente controcorrente e anticonformista. Ha lasciato alcuni libri profetici e una quantità notevole di lavori musicali. Ha dato inoltre un importante contributo alle scienze naturali, raccogliendo in due opere Phisica (Storia naturale o Libro delle medicine semplici) e Causae et curae (Libro delle cause e dei rimedi o Libro delle medicine composte) tutto il sapere medico e botanico del suo tempo. Nella prima, composta da nove libri che descrivono piante, elementi, alberi, pietre preziose, uccelli, pesci, animali, rettili e metalli, si trovano molte indicazioni sull’effetto disintossicante e depurativo delle piante e delle pietre preziose sull’organismo umano; la seconda, composta da cinque libri in successione logica, può essere definita il testo di medicina di Ildegarda, basata su quattro fondamenti che possono essere ritenuti punti cardine anche dell’attuale Naturopatia: – la dieta o dottrina alimentare: se il corpo viene nutrito con alimenti sani, non produce muco e umori nocivi, pertanto non si ammala; – i metodi drenanti: con una cattiva alimentazione si producono e si accumulano nel corpo scorie metaboliche che lo sovraccaricano, si ha la formazione di umori nocivi e di muco che portano alla malattia. Questi devono essere espulsi dal corpo con metodi drenanti che, secondo Ildegarda, sono il salasso e la scarificazione; – il digiuno: rimedio disintossicante inteso da Ildegarda soprattutto come pratica religiosa che riduce le “scorie non digerite” anche a livello psichico; – i rimedi terapeutici: se nonostante l’alimentazione sana, la disintossicazione costante e il rapporto con Dio, l’uomo si ammala lo stesso, si può ricorrere ai rimedi terapeutici (ottenuti da flora, fauna, elementi naturali, pietre preziose, metalli).
I suoi trattati di medicina contemplano l’uomo nella sua totalità di corpo, mente, emozioni, anima, con le sue gioie e paure e con tutto ciò che interagisce con lui: ambiente e uomini. Nel suo lavoro appaiono i presupposti della medicina psicosomatica, dato che ritiene che siano le emozioni negative quali rabbia e odio a influire notevolmente sul metabolismo, con produzione di scorie che scatenano nel corpo reazioni nocive, da lei così descritte:
Quando l’anima umana sente che qualcosa ripugna a lei o al suo corpo, contrae il cuore, il fegato e i vasi. Intorno al cuore si leva allora una specie di nebbia e l’uomo si fa triste. Dopo la tristezza insorge la collera. Se cioè l’uomo in questo lasso di tempo vede, sente o capisce il motivo che ha causato la sua tristezza, la nebbia della tristezza che ha colpito il suo cuore produce un fumo caldo in tutti gli umori e intorno alla bile, eccita quindi la bile e dall’amarezza della bile si forma facilmente la collera. Se l’uomo non le permette di esplodere ma la sopporta in silenzio, la bile si placa nuovamente. Se però la collera non cessa, essa attiva allora la bile nera.
Questa bile nera riversata nell’organismo è ciò che fa ammalare l’uomo. La migliore cura, secondo Ildegarda, non è solo tecnica o medica, ma include altresì il perdono, la consapevolezza (intesa anche come conoscenza della causa dell’intossicazione), l’attenzione e l’intenzione del cuore. Senza il risveglio e lo stimolo di questi poteri chiamati da lei “virtù”, la guarigione non può avvenire. Per Ildegarda le nozioni universali di salute, bellezza e prosperità sono rappresentate dal termine “viriditas”, che indica l’energia vitale (energia verde di origine spirituale), intesa come rapporto filosofico tra l’uomo, con le sue emozioni e le sue riflessioni, e la natura, preziosa alleata anche per guarire le malattie; è nella natura, infatti, che l’uomo può trovare l’equilibrio, la forza e le cure per le varie patologie. A questo proposito, i consigli terapeutici dati nei suoi libri valgono soprattutto a carattere preventivo e in tale direzione riveste un’importanza fondamentale un’alimentazione appropriata, che sta alla base di tutte le cure e da cui deriva l’acquisizione delle varie sostanze fondamentali per l’organismo. Tra gli
alimenti, il farro è per Ildegarda quello basilare per uno stile di vita sano. Ma mangiare farro e nutrirsi in modo appropriato certamente non basta se la propria vita non è equilibrata ed è adagiata su comodità che indeboliscono l’energia vitale; sono solo la volontà e la lotta contro l’inerzia che possono aprire la strada a una nuova vita. La medicina è così intesa come una via per avvicinarsi a Dio e la debolezza, la mancanza di energia, sono direttamente proporzionali alla mancanza o all’affievolimento della fede. Secondo questa concezione, la malattia offre la possibilità di cambiare completamente la propria vita, di eliminare le dipendenze per diventare un uomo nuovo. Dio non aiuta l’uomo eliminando la malattia o la morte, ma attraverso il suo cambiamento, la sua conversione a uno stile di vita differente che impedisce alla malattia di intaccarlo.
9. Paracelso
Philippus Theophrastus Bombast von Hohenheim (1493-1541), medico naturalista e filosofo svizzero, è stato uno dei personaggi più interessanti e complessi della scienza rinascimentale. Assunse il soprannome latinizzato Paracelsus per indicare il fatto di essere superiore ai rappresentanti dell’arte medica del ato (meglio di Celso). Iniziato agli studi di medicina, chirurgia e alchimia dal padre, si occupò anche di psicologia. Fu medico dell’anima e del corpo. Coerente al suo motto: “Non sia di altri chi può esser di se stesso”, non si sottomise mai né alle opinioni altrui, né ad alcuna persona, motivi per i quali ebbe una vita abbastanza travagliata. Osteggiato e perseguitato dalla classe medica del tempo che lo accusava di essere un fanatico, un mago e uno stregone, divenne un simbolo di ribellione contro l’accettazione iva di vecchie teorie. Basti pensare che bruciò pubblicamente gli scritti di Galeno e di Avicenna con le parole: “Così ogni mala cosa si disperda nel fumo”. Paracelso può essere considerato il precursore di molte pratiche e discipline che oggi convergono nella Naturopatia; infatti, si occupò dell’uomo nella sua interezza e nel rapporto con l’ambiente come si può capire da alcuni dei suoi aforismi:
L’ambiente fisico del paziente può avere una grande influenza sul corso della sua malattia. Se è assistito da persone che sono in simpatia con lui, sarà per lui tanto meglio che se sua moglie o chi gli è intorno desiderano la sua morte. L’origine delle malattie è nell’uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne agiscono sull’intimo e fanno sviluppare le malattie. Un medico dovrebbe conoscere l’uomo nella sua interezza e non solo nella sua forma esterna. Diede grande importanza al rapporto dell’uomo con il cosmo, all’influenza dei corpi celesti (interazione tra macrocosmo e microcosmo), utilizzando il principio del “simile che cura il simile”, che è alla base dell’Omeopatia di Hanemann.
Secondo Paracelso la malattia era dovuta alla separazione dell’uomo dal cosmo: poteva essere debellata usando le qualità energetiche del rimedio per curare le parti sottili e non il corpo fisico. Tale principio rimanda alla Spagiria (che è proprio l’arte di estrarre la forza vitale dai rimedi):
L’anatomia del microcosmo è duplice: 1) l’anatomia locale, che insegna la costituzione del corpo fisico, le ossa, i muscoli, i veicoli del sangue, ecc.; 2) la più importante anatomia materiale, ossia l’anatomia dell’uomo interiore vivente. Quest’ultima è il più importante genere di anatomia che il medico deve conoscere [...] Se conosciamo l’anatomia dell’uomo interiore, conosciamo la prima materia, e possiamo vedere la natura delle sue malattie al pari dei rimedi. Ciò che vediamo con gli occhi esterni è l’ultima materia. Dividendo e sezionando il corpo esterno, non possiamo imparare nulla sull’uomo interno e distruggiamo semplicemente l’unità del tutto.
Per quanto riguarda l’alchimia, Paracelso, per la prima volta, aggiunse alla dottrina dei quattro elementi di Aristotele (acqua, aria, terra, fuoco) una teoria che contrapponeva, nella formazione e nei cambiamenti della materia, tre principi: zolfo, sale e mercurio, più un ulteriore elemento catalizzatore. Introdusse il concetto del potere naturale di guarigione:
È la natura il vero medico, non voi. I rimedi sono composti da essa, non da voi. [...] La natura causa e cura le malattie ed è quindi necessario che il medico conosca i processi della natura, l’uomo invisibile al pari dell’uomo visibile.
Inoltre negli aforismi si possono trovare accenni di Psicosomatica:
Un uomo adirato non è adirato solo nella sua testa o nei sui pugni, ma dappertutto; una persona che ama non ama solo con l’occhio, ma con tutto il suo essere; in breve, tutti gli organi del corpo, e il corpo stesso, sono solo forme-
manifestazioni di stati mentali. [...] L’immaginazione può creare la fame e la sete, produrre secrezioni anormali e causare malattie.
II. I PRIMI NATUROPATI ¹
Il pensiero naturopatico ha cominciato a prendere consistenza e ad assumere precise connotazioni solo verso la fine del 1700 e l’inizio del 1800, soprattutto in Inghilterra e in Germania, per poi diffondersi oltre oceano. Ciò avvenne in quel clima di ideale ritorno alla natura (naturismo) esaltato già agli inizi del 1700 nelle opere di Jean Jacques Rousseau. In Emilio, ad esempio, sono frequenti affermazioni di questo tipo:
L’uomo naturale è tutto: è l’unità numerica, è l’intero assoluto, il quale ha rapporto solo con se stesso o con il suo simile. [...] L’uomo civile non è che una frazione di unità, espressa nel denominatore, e il cui valore sta nel suo rapporto con l’intero che è il corpo sociale.
I naturisti si ponevano come obiettivo il mantenimento dell’equilibrio della natura, rinunciando allo stile di vita delle grandi città: ricercavano pertanto un modo di vivere più semplice e appagante che, attraverso il contatto con la natura e il ritorno a pratiche salutistiche naturali, portassero l’uomo a un equilibrio del corpo e della mente e quindi alla salute. La parola “naturopatia” ha origini ancora più recenti; è stata coniata nel 1892 dal dottor John Sheel di New York, che ha unito due termini “cura naturale” e “omeopatia” per definire i suoi metodi di cura. Questa dicitura si è aggiunta ad altre già esistenti, utilizzate per descrivere cure che facevano ricorso al mondo naturale, quali “fisicopatia” (Macfadden), “terapia naturale” (Lindlahr), ecc. Il significato etimologico di “naturopatia” (dal greco, natura, “natura”, pathos, “sofferenza”) ha dato luogo a controversie e a critiche. Infatti, può essere interpretato sia come “natura che è in grado di eliminare la malattia dell’uomo”,
sia come “sofferenza della natura” o “disturbo naturale”, trascurando il fatto che il termine “patia” significa non solo sofferenza-malattia ma anche empatia. Oggi l’interpretazione più accreditata è quella diffusa da Benedict Lust nel 1902 (al quale era stato ceduto il diritto di questo termine da Sheel), che deriva le radici di questo termine dall’inglese nature’s path che significa “il sentiero della natura”, ovvero la via terapeutica indicata dalla natura. Lust riteneva che l’unica possibilità di intraprendere il cammino verso la salute, fosse quella di far ricorso a tutto ciò che la natura stessa mette a disposizione. Infatti, ha cominciato a usare il termine per definire tutte quelle teorie che, secondo lui, avrebbero rappresentato la medicina naturale: Fitoterapia, Dietetica, manipolazione vertebrale, tecniche energetiche per la riduzione dello stress e per l’eliminazione delle sostanze tossiche dall’organismo, ginnastica correttiva, ecc. Ma ritorniamo alle tappe che la Naturopatia ha dovuto affrontare per diventare come oggi la conosciamo. Già nel V secolo a.C., in opposizione alle tesi naturopatiche di Ippocrate, troviamo una concezione allopatica della medicina nella scuola di Cnido, rivale di Coo. Nel corso dei secoli e a seconda dei paesi, i due metodi hanno conosciuto alterne fortune, incontrandosi e scontrandosi più volte, confrontandosi ed entrando spesso in netta contrapposizione. Il periodo in cui la tradizione naturopatica ha avuto il predominio e una buona dose di successo, è sicuramente quella che va dalla seconda metà del 1700 a tutto il 1800, quando i sistemi terapeutici allopatici avevano ancora scarsa efficacia. Dall’Europa le idee naturiste si diffo presto e con successo nel nuovo mondo, sebbene gli americani si interessassero più alle pratiche alimentari che a quelle salutistiche in genere. Dalla metà del 1600 alla metà del 1700, si possono trovare alcuni nomi di fautori di pratiche igienico-sanitarie, come John Floyer (1649-1774), un medico inglese, precursore dell’Idroterapia, Frederick Hoffman (1660-1742), il quale vedeva nel digiuno un mezzo per la cura di tutte le malattie, Sigmund Hahn (1664-1742), medico, approfondì le cure idroterapiche, e Johann Hahn (1696-1773), anch’egli medico, si dedicò all’insegnamento della cura con l’acqua. Ma è dalla seconda metà del 1700 che si collocano i più importanti personaggi ritenuti i veri predecessori dell’attuale Naturopatia.
1.
Cristoph Wilhelm Hufeland (1762-1836)
Cristoph Wilhelm Hufeland, medico tedesco, seguì e sviluppò il pensiero di Ippocrate; può essere ritenuto uno dei maggiori esponenti della medicina olistica. Nelle sue prescrizioni ricorrevano spesso indicazioni relative all’Idroterapia e alle cure termali; riteneva inoltre che grande importanza ed efficacia avessero gli agenti esterni quali acqua, aria, luce, ossigeno e caldo, che chiamava: “I guardiani spirituali della vita”. In sintonia con i principi naturisti, in auge al suo tempo, che indicavano l’utilità di uno stile di vita semplice e a contatto con la natura, sosteneva che l’uomo in essa poteva trovare tutto il necessario per essere felice e per poter guarire dalle malattie. Questi pensieri trovano conferma anche in alcune frasi tratte dal suo libro Enchiridion Medicum (La pratica della medicina, 1836):
Tutti i rimedi per le malattie vengono prodotti dalla natura: la medicina fa solo da assistente alla natura e cura i malati attraverso di essa. [...] Fai il poco che basta e lascia tutto il resto alla natura.
L’opera più importante di Hufeland, La capacità di prolungare la vita umana, uscita nel 1796, relativa alla prevenzione, ebbe un clamoroso successo. Questo era un tema che gli stava particolarmente a cuore; fu lui stesso a coniare il termine “macrobiotica” per indicare appunto la capacità di prolungare la vita umana. Importante è la sua scoperta relativa al rapporto tra alcuni punti sotto la pianta del piede e organi del corpo, concetto che sta alla base dell’attuale Reflessologia plantare.
2. Vincent Priessnitz (1799-1852)
Vincent Priessnitz nacque in un piccolo paese dell’Austria da una famiglia di contadini; è considerato il capostipite di tutti i medici e il padre della Naturopatia. Ultimo di cinque figli fu costretto ad abbandonare gli studi dopo il decesso del padre e di un fratello, per dedicarsi all’attività agricola. La sua scoperta è legata alle proprietà terapeutiche dell’acqua; questa avvenne casualmente quando un giorno, pascolando i buoi sulle montagne, si trovò a osservare come un cervo, ferito al femore da dei cacciatori, si curasse immergendosi nell’acqua di un torrente per più giorni fino alla guarigione. Priessnitz pensò di applicare tale pratica all’uomo, cominciando a sperimentarla su se stesso: vari incidenti cui fu soggetto gli diedero la possibilità di verificarne l’efficacia. Riuscì a guarire da una slogatura al polso tramite compresse di garze imbevute di acqua fredda (prontamente sostituite ogni volta che si asciugavano) e si ristabilì in dieci giorni da contusioni e fratture alle costole (diagnosticate dal medico del posto) fasciandosi con bende bagnate. Questi risultati lo spinsero a pubblicizzare questa pratica, cominciando a trattare dei pazienti con spugne imbevute di acqua, che presero il nome di “spugne del dottore”. I suoi successi suscitarono invidia, tanto che cominciò a essere osteggiato dai medici, fino ad arrivare a diversi processi e arresti, dopo i quali fu sempre rilasciato perché faceva uso solo di acqua senza prescrivere alcun medicinale. Addirittura gli furono bruciate tutte le spugne convinti che fossero stregate. Aprì un proprio centro di Idroterapia curando moltissime persone tra cui personaggi famosi (Chopin, Napoleone III); in seguito il governo austriaco, esaminato il suo operato, gli concesse di poter operare come medico ordinario e gli venne conferita la medaglia d’oro per meriti civili. Scoprì molte altre terapie con l’acqua fredda (si parla di ben 56 tipi di trattamenti) ma non fu mai molto propenso a rivelarne la chiave; per i suoi allievi l’unico modo per imparare i vari metodi era quello di osservarlo. Un ciclo di cura durava da 4 settimane a 2 anni; la giornata era così suddivisa:
– sveglia alle 4 del mattino; – fasciature in lenzuola bagnate in acqua fredda e dopo alcune ore immersione per pochi minuti in vasche di acqua fredda; – eggiata; – colazione abbondante; – alle 10 altra doccia; – alle 13 pranzo veloce; – alle 16 altra doccia fredda; – cena; – alle 21.30 a dormire. Priessnitz era solito dire: “Non curo i disturbi, ma il paziente”, dando molta importanza alla cura personalizzata, che decideva sulla base di un’attenta osservazione della persona e soprattutto della reazione cutanea delle zone sottoposte a frizioni di acqua fredda. Egli considerava tali reazioni come qualcosa di patogeno che doveva uscire dal corpo: in questo senso il suo metodo di cura affonda le radici nella teoria umorale, dove lo scopo è quello di far uscire dal corpo i fluidi patogeni. Priessnitz, infatti, puntò molto sulla cosiddetta crisi di guarigione (healing crisis), cioè su quel processo secondo cui facendo insorgere un disturbo acuto, quale febbre o eruzioni cutanee, era possibile l’espulsione sia di affezioni acute che croniche. Naturalmente ciò non era esente da rischi: condizioni indispensabili al suo successo furono la sua abilità nel gestire tali crisi e la comprensione di tale processo con conseguente incondizionata fiducia nei suoi confronti da parte dei pazienti. Priessnitz, il genio dell’acqua fredda, così era soprannominato, ebbe l’intuizione che, anche l’aria potesse avere effetti terapeutici; per questo introdusse bagni di aria. Diede molta importanza all’esercizio fisico come mezzo per riscaldarsi e asciugarsi, ritenendo dannoso il calore proveniente da fonti esterne. Tale criterio valeva anche per il cibo che veniva sempre servito a temperatura ambiente.
I suoi trattamenti, abbastanza severi e drastici, con il are del tempo divennero più moderati, usando acqua un po’ meno fredda e facendo svolgere ai suoi pazienti un’attività fisica meno faticosa. Morì nel 1852 per insufficienza polmonare, epatica e renale. Negli anni seguenti l’Idroterapia fu divulgata negli Stati Uniti a opera di Kellogs e Baruch e, sia lì che in Europa, furono fondati centinaia di istituti che proponevano trattamenti che prevedevano l’uso dell’acqua. Priessnitz è stato il primo a cui è stato dato il titolo di naturopata, non a torto, dato che dal suo operato possiamo estrapolare alcuni punti che rappresentano le fondamenta stesse della Naturopatia: – alla base di un disturbo esiste una tossicità; – la soppressione di un disturbo cronico ha come risultato un disturbo acuto; – il concetto di crisi di guarigione. Inoltre, è il primo ad aver dato sistematicità e a promuovere un metodo di guarigione naturale consistente in:
Acqua pura, aria pura, frizioni della pelle, impastatura, vestiti semplici; una dieta parca, un consumo di acqua pura abbondante, il tutto integrato con esercizio fisico all’aria aperta, preferibilmente in collina, e riposo all’aperto.
3. Arnold Rikli (1823-1906)
Nato a Berna nel 1823 da famiglia benestante, Arnold Rikli fu da sempre un grande apionato del vivere a contatto con la natura, nonostante avesse ricevuto un’educazione che sosteneva la negatività dell’esposizione al sole e all’aria aperta. Pur avendo dovuto conseguire una laurea a indirizzo tecnico per entrare a lavorare nella ditta familiare, continuò a coltivare il suo interesse verso la natura leggendo molti libri, soprattutto quelli di Priessnitz. Si dedicò dunque alla medicina naturale per ione e non per guarire da una malattia come molti suoi colleghi. Cominciò a sperimentare su di sé i trattamenti e in seguito a uno di questi, un’esposizione prolungata ad acqua troppo fredda, fu colpito da insonnia nervosa. Da questo episodio cominciò a ricercare un metodo che utilizzasse nello stesso tempo il caldo e il freddo secondo il principio del contrasto. Inventò dunque prima la “cura atmosferica”, e successivamente “i bagni di vapore”, ritenendo che “le variazioni atmosferiche fossero molto importanti per capire le leggi della natura”. Costruì una casa di cura dove continuò a praticare i suoi trattamenti per molti anni sui monti Veldes, in Slovenia, luogo in cui si era ritirato nel 1852 per curarsi da una pleurite. Molti medici lo osteggiarono e lo denunciarono trattandolo da ciarlatano, ma fu sempre assolto. Nel 1865 elaborò la pratica dei “bagni di aria”, dopo aver sperimentato su se stesso gli effetti dell’esposizione all’aria, alle tempeste, al vento e a tutte le varie situazioni meteorologiche. Egli riteneva che l’ambiente naturale dell’uomo fosse non l’acqua, bensì l’aria, e che il sole fosse la fonte della vita: per questo venne chiamato “il dottore del sole”. Celebre il suo motto: “L’acqua fa bene, l’aria ancora di più, ma la luce è meglio di tutto”. Dal suo libro Thermodietetics (Termodietetica, 1869):
L’uomo è nato senza vestiti ed è destinato a vivere di aria e di luce, come una
pianta “mobile”. [...] La cura con la luce, e in particolare quella del sole, porta a una più rapida e durevole ripresa della salute dell’essere umano. L’uomo non è un pesce. L’acqua non è il nostro massimo elemento vitale. La luce e l’aria, al contrario, sono i nostri elementi essenziali. Tutti gli esseri organici si degraderebbero e morirebbero senza di essi.
La sua casa di cura aveva un grande parco dove le persone potevano esporsi alla luce e all’aria: la maggior parte del terreno era coperto non da erba ma da sabbia, poiché Rikli sosteneva l’importanza di camminare a piedi nudi (teoria ripresa poi da Kneipp), però su superfici asciutte e non sul bagnato, come la rugiada. Le cure proposte da Rikli non erano rigide, ma denotavano moderazione e flessibilità: l’esposizione al sole doveva avvenire solo per un tempo limitato, mai oltre i quaranta minuti, e sempre nelle prime ore del mattino quando i raggi erano più deboli. Inoltre, evidenziavano un certo dinamismo, dato che egli riteneva che, per mantenere la salute, occorresse sconfiggere la monotonia. Questo principio, applicato, per esempio, alla dieta vegetariana, fece sì che la considerasse utile per periodi limitati, sostenendo la necessità di mangiare ogni tanto carne e formaggio. Questa convinzione gli procurò l’espulsione dall’associazione dei vegetariani. Allo stesso modo non considerava producente il fatto di insistere con la stessa terapia per lungo tempo, ritenendo invece che, come in natura esiste il principio di polarità (caldo-freddo, giorno-notte, estateinverno, ecc.), anche nell’uomo un cambiamento può produrre nuovi effetti termici. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1906, molti naturopati seguirono il suo metodo e fondarono istituzioni sulla base del modello rappresentato dalla sua casa di cura.
4. Sebastian Kneipp (1824-1897)
Sebastian Kneipp è sicuramente una delle figure più rilevanti della Naturopatia occidentale. Nato in Baviera nel 1824 da una famiglia di tessitori molto povera, ancora giovane si ammalò di tubercolosi, che, a quel tempo, era una malattia mortale; tuttavia, riuscì a superare la fase acuta rimanendo comunque indebolito. Il suo desiderio era studiare o diventare prete. Riuscì a entrare in seminario solamente all’età di ventitre anni, quando poté lasciare la casa paterna, sia grazie a un benefattore, il dottor Merkle, sia dopo essersi guadagnato, lavorando come garzone, la somma necessaria per mantenersi durante gli studi. Durante gli anni di intenso studio le sue già precarie condizioni di salute continuarono a peggiorare, sino a quando venne a conoscenza di un libro di Sigmund Hahn. In questo scritto, la cui stesura fu influenzata dall’opera di John Floyer, un medico inglese che aveva a sua volta pubblicato un libro intitolato Storia del bagno freddo, Kneipp trovò le istruzioni per curarsi da solo mediante l’uso delle terapie con l’acqua. Iniziò così a fare, anche durante l’inverno, bagni d’immersione nel Danubio e, dopo un periodo iniziale durante il quale non vide cambiamenti, incominciò gradualmente a recuperare le forze riuscendo a ristabilirsi del tutto e a terminare gli studi divenendo sacerdote e ricevendo il suo primo incarico. Cominciò a far uso dell’acqua fredda anche con dei pazienti, guarendo dal colera molti parrocchiani, motivo per cui gli attribuirono il nome di “vicario del colera”. Quando ci fu la secolarizzazione dell’agricoltura, ovvero quando la gestione delle risorse agricole ò dal potere religioso a quello laico, Kneipp, la cui famiglia era di origine contadina, fu impiegato per riavviare la produzione agricola della chiesa. A questo proposito scrisse alcuni libri su argomenti come la coltivazione dei campi, sull’apicoltura e sull’allevamento degli animali. In questo periodo della sua vita Kneipp continuò comunque a praticare l’Idroterapia, sia curando i suoi pazienti, perlopiù poveri, sia proseguendo nello studio e nel perfezionamento delle pratiche. Kneipp riteneva che la malattia nascesse dal sangue “guasto”, intendendo con ciò un sangue pieno di tossine, oppure un sangue che circola male. L’azione
dell’acqua così come lui la usava, era in grado di dissolvere le tossine, di riattivare la circolazione e di rinforzare il corpo. In altre parole, egli aveva intuito che stimoli improvvisi e costanti di acqua fredda erano in grado di attivare il sistema immunitario e quello circolatorio, principio di cui sarà poi dimostrata la validità dalla scienza moderna. Osservò inoltre che le pratiche che aveva provato su se stesso erano molto forti e non adatte a tutti; per questo motivo incominciò a modificare l’intensità delle applicazioni rendendole più dolci. Introdusse gradualmente dei cambiamenti e mise a punto una serie di pratiche più leggere, adatte a tutti. Diminuì, ad esempio, la durata dell’applicazione dell’acqua, ma non la temperatura; diceva infatti “più fredda è, meglio è”, arrivando a mescolarla con la neve. Kneipp divenne parroco di Bad Worishofen, un paese della Svevia, un distretto della Baviera, dove cominciò a praticare l’Idroterapia finendo ben presto con l’inimicarsi la classe medica e i suoi superiori. Questi ultimi, infatti, ritenevano che, in quanto parroco, Kneipp dovesse occuparsi esclusivamente delle anime dei suoi parrocchiani e non dei loro corpi. Così, ò periodi difficili, fino a che nel 1894 venne ricevuto da papa Leone XIII, il quale, riconoscendo il valore del suo operato, pose fine alle persecuzioni di cui era stato fatto oggetto fino ad allora. I suoi metodi curativi si diffo rapidamente in tutta Europa e anche negli Stati Uniti; egli usava tessuti, compresse, saune, impacchi, bagni, ma la sua innovazione più grande fu “il getto dell’acqua fredda”. Diede molta importanza anche alla dieta, infatti consigliava:
Un’alimentazione semplice a base di alimenti secchi e nutrienti, senza spezie e condimenti; come bevanda l’acqua cristallina che Dio ci ha messo a disposizione.
Riteneva importante camminare a piedi nudi sull’erba fresca o addirittura sulla neve, che pensava reintegrasse sangue e forza vitale. Inoltre, Kneipp, che fin da bambino era stato educato dalla madre a considerare la natura come risorsa sia per nutrirsi sia per combattere le malattie, si dedicò allo studio delle erbe, introducendo prodotti erboristici nella sua cura naturale; a questo proposito
elaborò un Atlante delle piante, che è stato tradotto in molte lingue. Egli usava acqua ed erbe con lo stesso scopo: “Dissolvere e far evacuare le sostanze nocive all’interno del corpo umano e poi rinforzare l’organismo”. Nel 1886 Kneipp pubblicò La mia cura dell’acqua, un libro diviso in due parti, una che tratta di Idroterapia, l’altra di Fitoterapia; questo libro, scritto in sole sei settimane, fu stampato in diciotto edizioni e tradotto in tutte le lingue europee nell’arco di soli quattro anni dalla sua comparsa. La caratteristica fondamentale della terapia Kneipp consiste nel considerare l’uomo come un’unità indissolubile di anima e corpo. Per migliorare la resistenza dell’organismo e la capacità di adattamento alle differenti esigenze della vita è necessaria l’armonizzazione di tutte le funzioni fisiche, intellettuali e spirituali. La cura di base del suo metodo si fonda su cinque colonne: – l’Idroterapia: bagni, docce, spugnature, getti d’acqua, con l’utilizzo di erbe e minerali; basata su effetti termici e meccanici e fondata sul concetto di mantenimento della salute togliendo alla malattia il terreno sulla quale si può sviluppare; – la Fitoterapia: tinture, tisane, lozioni, bagni medicati; – la Dietetica: alimentazione basata su cibi naturali; – il movimento: camminate, corse, palestra e varie forme di massaggio; – la vita ordinata (Lebensordnung): o come si direbbe oggi “un equilibrato stile di vita”, tenendo conto dei ritmi biologici, dell’equilibrio tra lavoro e divertimento, tra stress e rilassamento, tra la sfera mentale, emozionale, fisica, sociale ed ecologica.
Questa visione unitaria del rafforzamento della resistenza dell’organismo, come il prevalere dell’attività sulla ività, appare oggi quanto mai attuale. Per poter vivere in salute è necessario instaurare un equilibrio tra questi cinque aspetti; infatti, sia la carenza che l’eccesso di uno di questi portano comunque all’insorgere della malattia. L’insegnamento di base di Kneipp si prefigge di suggerire uno stile di vita
piuttosto che applicare delle terapie, che, infatti, sono riservate ai malati. Solo dopo tre anni dalla pubblicazione di La mia cura dell’acqua, uscì un altro suo libro, intitolato Così dovreste vivere, in cui mise in primo piano lo stile di vita, contrariamente a quanto avveniva nel suo primo libro che evidenziava l’aspetto più strettamente terapeutico del suo insegnamento. Scrisse altri libri tra cui La cura infantile di Kneipp e Il mio testamento. Nel suo testamento spirituale dedica anche ampio spazio alla terapia con l’argilla:
L’approfondimento delle mie esperienze mi ha consentito di ampliare le conoscenze delle reazioni dell’argilla e ho scoperto che per molti disturbi non vi è medicina che agisca con altrettanta efficacia e facilità dell’argilla. Guarisce le infiammazioni, attira a sé la materia malata e putrida, guarisce le ferite e le ulcerazioni ed è un eccellente medicamento nelle intossicazioni.
Fu un uomo imparziale che trattò allo stesso modo poveri e ricchi; fondò tre istituzioni caritatevoli, spesso lavorò gratuitamente e rifiutò offerte di trasferirsi in altre città europee. Morì in povertà nel 1897 per un tumore all’addome; dopo di lui molti successori proseguirono la sua opera. Kneipp è oggi talmente popolare in Germania che, nel centenario della sua morte nel 1997, gli è stato dedicato un francobollo. Attualmente esistono circa sessanta centri di cura che usano il metodo Kneipp, oltre a un’associazione a cui sono iscritti circa 120.000 soci e che conta più o meno 600 associazioni culturali presenti quasi in ogni città tedesca. Lo scopo di questo movimento è la prevenzione della malattia, il mantenimento della salute e la stimolazione dei processi naturali di guarigione.
5. Louis Kuhne (1835-1901)
Louis Kuhne nacque in Sassonia nel 1835. Fin da piccolo, sebbene fosse stato indirizzato al mestiere di carpentiere prima e di artigiano poi, dimostrò un forte interesse per la natura. La malattia del padre, morto di cancro allo stomaco, quella del fratello e la sua stessa salute precaria lo spinsero a provare rimedi nel campo della medicina naturale, quindi impacchi, bagni, docce, ma soprattutto a inventare un suo metodo di cura che venne chiamato “scienza dell’espressione facciale”. Questo metodo era basato su una diagnosi fisiognomica: egli affermava che la malattia si manifesta sempre attraverso una serie di segni e di modificazioni maggiormente evidenti su volto e collo. Tale metodo fu sperimentato solo da lui e fu visto con scetticismo sia dai medici ordinari, nei confronti dei quali era molto critico, che dai colleghi. È stato il primo naturopata a istituire un centro di cura naturale in città e non in campagna. Fautore della dieta vegetariana a basso consumo di sodio, riteneva che il cibo migliore fosse quello naturale, preferendo, ad esempio, la frutta matura per i suoi effetti digestivi:
Il cibo che noi modifichiamo artificialmente attraverso la preparazione, la cottura, l’aggiunta di sale o zucchero è quello che si digerisce con maggiore difficoltà.
Era convinto che le malattie fossero causate dalle tossine presenti nel corpo umano, tossine introdotte con l’eccessiva quantità di cibo che spesso non veniva digerito e, fermentando, aumentava la temperatura interna. In tal caso i blocchi funzionali degli organi emuntori, quali pelle, intestino, polmoni, davano luogo al fenomeno della febbre. Sosteneva: “La malattia è quindi una: le forme sono diverse”.
I suoi trattamenti consistevano in diversi metodi per l’eliminazione delle tossine: saune, bagni di sale, frizioni di acqua fresca sia sull’addome, per abbassare la febbre, che sui genitali, per alleviare tensioni, dato che secondo lui rappresentano il centro esterno del sistema nervoso. È stato il naturopata più criticato e più accusato di tutti, anche se possiamo dire che i suoi metodi hanno influenzato molti naturopati venuti dopo di lui, in particolare gli americani Lust e Lindlahr che utilizzarono le sue terapie e introdussero i suoi libri nella scuola americana di Naturopatia.
6. Emanuel Felke (1856-1926)
Emanuel Felke nacque a Kladen, in Germania, nel 1856. Studiò teologia diventando un pastore protestante, sebbene fosse molto interessato alla medicina e alla scienza. Fu un terapeuta con doti innate di guaritore, anche se non ebbe la stessa fama di Priessnitz o Kneipp. Non ha lasciato nessuno scritto sui suoi metodi di cura che riguardavano l’alimentazione, le terme, l’acqua e le erbe. Oltre a queste ultime inserì nella Naturopatia altre discipline come l’Omeopatia (sia quella unicista di Hanemann, che quella complessista di derivazione spagirica), la Fisiognomica e l’Iridologia basandosi sul lavoro di Ignatz von Peczely, il fondatore di questa disciplina. Si specializzò nella diagnosi iridologica e facciale, tecniche che gli furono di grande aiuto per individuare la malattia e la sua causa al loro primo stadio di sviluppo; infatti, questa accuratezza diagnostica data dall’Iridologia e dalla Fisiognomica fece sì che fosse in grado di rilevare in pochi minuti le condizioni di un paziente. Aveva scoperto che le fibrille iridee decolorate potevano essere indice di presenza di mercurio, iodio, oppio, morfina o di altre sostanze tossiche o velenose. Inoltre mise a punto una terapia nutrizionale con dati scientifici. Fondò un centro di cura, una jungborn (fontana della giovinezza) a Repelen, dove le persone potessero godere dei benefici dell’aria e del sole lontani dai doveri di tutti i giorni. Oltre alle frizioni di acqua fredda e a bagni in vasche di zinco introdusse i “bagni di argilla”: il paziente veniva immerso in una vasca piena di argilla, dopodiché doveva lasciar seccare il fango sulla pelle. L’argilla secca veniva poi tolta con automassaggio che provocava un afflusso di sangue su pelle, tessuti e organi. Al pari di altri naturopati, considerò la malattia come un accumulo di sostanze tossiche dell’organismo causato da un cattivo funzionamento delle vie di uscita naturali (pelle, intestino, polmoni, reni e fegato). Le cause di questo cattivo funzionamento o blocco, sarebbero da ricercare in una dieta errata e in cattive abitudini. Fu fautore di una dieta alimentare a base di frutta, verdura, latticini e poca carne,
con la preferenza di cibi crudi che mantengono tutte le proprietà nutritive, evitando sale, zucchero e cibi troppo elaborati. Una delle più importanti innovazioni inserita da Felke nei suoi metodi di cura è senza dubbio l’uso della terra (bagni e compresse di argilla), rispetto all’acqua come avevano invece fatto i naturopati precedenti. Di estrema importanza è l’introduzione del concetto secondo cui per arrivare alla salute non basta un solo rimedio, ma è necessaria la prescrizione di più preparati e di vari trattamenti e discipline combinati tra loro. Morì nel 1926 per complicazioni allo stomaco. La sua attività fu poi portata avanti dal figlio fino a che il luogo delle sue cure fu trasformato in un parco a lui dedicato.
7. Adolf Just (1859-1936)
Nacque ad Hannover, in Germania, nel 1859 da una famiglia di albergatori. Le sue condizioni di salute non furono mai eccellenti e lo costrinsero a interrompere gli studi di matematica che aveva intrapreso. Furono inutili le cure con i farmaci e anche con gli impacchi di Priessnitz e le terapie di Kneipp ebbe solo un lieve miglioramento. Essendo Just un sostenitore delle teorie di Rousseau, riteneva che la salute dell’uomo fosse legata al suo ritorno alla natura; così, tentò un nuovo metodo che consisteva nel vivere in modo più naturale possibile. Costruì un rifugio in mezzo al bosco, rimanendo all’aria aperta, alla luce, camminando a piedi nudi e facendo bagni nel torrente; in breve tempo si ristabilì completamente. Questo fu il prototipo della famosa jungborn da lui inventata, che prevedeva un insieme di terapie all’aperto quali bagni di aria, di acqua, di pioggia, di terra abbinati a una dieta a base di frutta, noci, alimenti integrali assunti al naturale (riteneva i cibi cotti non salutari) e al digiuno. La prima di queste venne realizzata sui monti di Hartz e consisteva in una casa di cura e di vita naturale, dove non vi erano né muri né finestre, ma solo tendoni per dividere le camerate. Qui i pazienti erano obbligati a eggiare all’aria aperta. La sua opera più famosa è Ritorno alla natura, un libro molto critico nei confronti della scienza, sia quella medica (vaccinazioni, esami clinici, vivisezione, ecc.), sia di tutto ciò che non era in accordo con la vita naturale (industrie, automobili, prodotti chimici, ecc.). Al contrario dei naturopati che lo precedettero, egli ritenne che l’esercizio fisico non fosse determinante; fu invece in accordo con loro nel sostenere che i disturbi e le malattie derivassero da tossine accumulate nel corpo e fermentate, sia a causa dell’ingestione di cibi non adeguati, sia da fattori emozionali negativi. Lo scopo delle sue terapie fu quello di abbassare il calore viscerale dovuto alla suddetta fermentazione, attraverso applicazioni di acqua fredda, effettuate anche con le sole mani senza l’uso delle spugne, di fango sull’addome e sui genitali e attraverso la riattivazione della carica vitale della persona con acqua, terra, aria
pura e una dieta equilibrata. Just non si occupò semplicemente di guarigione, ma pose la sua attenzione su un’area più vasta che comprendeva altri aspetti della vita dell’uomo come il riequilibrio dell’alimentazione, dell’istruzione, dell’agricoltura, del modo di vestire, ecc. Fu un sostenitore dell’importanza della crisi di guarigione che ritenne innocua se ben gestita e comunque necessaria. Si dedicò allo studio delle potenzialità terapeutiche della terra ritenendo, a differenza dei precedenti naturopati, che il suo potere curativo fosse più forte di quello dell’acqua. Usò moltissimo il fango e l’argilla, avviando un’attività di distribuzione della stessa argilla dei monti di Hartz. Introdusse, poi, una particolare terapia, “i letti di sabbia”, dove la persona veniva coperta di iuta e poi di sabbia. Raggiunse il massimo del successo nel 1906, anche se fu oggetto di gelosie e accuse da parte dei medici ordinari. Morì nel 1936 e dopo la sua morte furono istituiti molti centri che imitavano le sue jungborn.
8. Heinrich Lahman (1860-1905)
Heinrich Lahman nacque nel 1860 a Bremen, in Germania, da una famiglia di modeste condizioni; si laureò in ingegneria e in seguito in medicina. Fin da giovane dimostrò un grande interesse riguardo all’alimentazione e alla prevenzione, attingendo soprattutto dai principi e dalle conoscenze della medicina naturale. Pubblicò molti articoli sulla nutrizione consolidando in particolare la validità della dieta vegetariana, creando anche molti prodotti alimentari nuovi come il cioccolato dietetico e un particolare latte vegetale molto nutriente e salutare per sostituire quello vaccino. Si ritiene che tale latte fosse ricavato da soia, avena o mandorle, ma non ci sono dati sufficienti per stabilire con certezza quale fosse la pianta usata. Lust, che lo importò in America, lo definì “il latte vegetale più simile a quello materno”. Lahman aprì il suo studio medico a Stoccarda nel 1885. Nel corso degli anni si recò in molti centri di cura tedeschi, al fine di apprendere le terapie più efficaci, prima di accettare la carica di direttore del centro di cura del dottor Zimmermann. Non a torto è ritenuto il primo medico naturopata scientifico: egli, infatti, valutate le metodiche usate nei vari centri e osservato che gli stessi risultati potevano essere raggiunti con metodi diversi, si propose di trovare il denominatore comune ai vari metodi, ovvero quell’elemento che garantiva il successo delle diverse terapie. Uno dei metodi che più lo interessarono furono i bagni di luce e di aria di Rikli, che introdusse nei suoi programmi di cura e descrisse nel libro The air bath as a curative and hardening agent (Il bagno di aria, agente tonificante terapeutico, 1886). Oltre a ciò si occupò personalmente di elaborare gli schemi dietetici delle varie case di cura. Ecco la sua teoria:
Un punto focale è la cottura degli alimenti. Se le verdure vengono cotte in acqua
per troppo tempo, le priviamo delle loro parti più importanti come i sali minerali-nutritivi, la cui scarsità causa deficienza nella formazione del sangue e nello sviluppo delle ossa, dei denti e dei capelli, creando anche altri disordini nutrizionali che danneggiano il sistema nervoso. Si deve poi ricorrere a degli stimolanti che, se usati a lungo, possono diventare nocivi per la salute della persona.
Nel 1888 aprì il suo istituto di cure naturopatiche a Dresden e pochi anni dopo istituì un laboratorio biochimico incentrato sull’individuazione delle vitamine e sul metabolismo dei minerali, che in breve divenne famoso a livello internazionale. Scrisse molti libri sulla nutrizione, nei quali sostenne l’importanza di una dieta povera di proteine e ricca di sostanze alcaline nel caso di varie patologie, individuando come dieta ottimale quella a base di patate, tuberi, frutta e verdura, sottolineando quanto una dieta scorretta contribuisse all’insorgere di malattie degenerative. Una delle sue opere più importanti è Natural hygiene or healthy blood (L’igiene naturale ovvero il sangue sano, 1901), nel quale si può trovare la teoria secondo la quale la causa primaria di tutti i disturbi sarebbe la “disemia” ovvero “uno squilibrio di sali minerali nel sangue e specialmente una deficienza dei sali necessari per mantenerci in buona salute”. Tali disturbi avrebbero potuto essere prevenuti con una dieta a base di frutta e verdura (ricca di sali minerali) e povera di proteine e sale. In un altro libro, Gynecologic operation can be prevented (Le operazioni ginecologiche possono essere prevenute), suggerì metodi quali il massaggio pelvico, l’uso di tamponi e bagni di vapore, docce e ginnastica in sostituzione della chirurgia, per molti problemi femminili. In Koch and Kochians (Koch e kochiani, 1890) è evidente la disapprovazione verso l’eccessiva importanza data da Koch al ruolo dei batteri come causa delle malattie. Lahamann fu sempre molto stimato da tutti: Brauchle lo definì come il maggior rappresentante della Naturopatia del suo tempo, come l’uomo con maggiore cultura scientifica, con il dono naturale per l’esatta diagnosi scientifica; infatti, egli aveva la capacità di diagnosticare una malattia attraverso l’osservazione delle condizioni delle unghie, della pelle, dei capelli, degli occhi, dalla temperatura delle mani e dall’odore del corpo. Lahamann diceva relativamente al
futuro ruolo del medico:
Il dottore del futuro non prescriverà alcuna medicina, ma interesserà i pazienti alla cura della struttura umana, alla dieta e alla prevenzione delle malattie.
Morì nel 1905, all’età di quarantacinque anni. Il suo istituto continuò ad espandersi, curando migliaia di pazienti per oltre quarant’anni.
9. Franz Schonenberger (1865-1933)
Nacque a Kichlinsbergen nel 1865. Iniziò come insegnante elementare, attività alla quale affiancò quella di studio della Naturopatia, in particolare delle teorie di Priessnitz, una figura per lui quasi mitica. Lentamente iniziò a trattare i suoi allievi e i loro genitori con grande successo. Lasciò dunque l’insegnamento per lavorare come naturopata idroterapeuta dedicandosi contemporaneamente agli studi di medicina e riuscendo a laurearsi all’università di Berlino nel 1894. Aprì un ambulatorio a Brumen, ma, a causa delle sue terapie, veniva evitato e schernito dai colleghi che lo soprannominarono “il dottore dell’acqua”. Schonenberger, senza lasciarsi condizionare dalle critiche, continuò la sua attività di cura idroterapica aprendo un centro, tenendo conferenze e pubblicando molti articoli sulla medicina naturale. Scrisse un’opera Lebenskunnst-Heilkunst (Vivere bene e guarire bene), nella quale riportò le sue teorie sulle metodiche naturopatiche illustrando la sua posizione di totale preferenza per la medicina naturale nei confronti di quella allopatica. Nel 1920 gli fu assegnato il titolo di Professore e Rettore dell’Istituto Universitario di Idroterapia, fatto che suscitò uno scandalo nell’ordine dei medici. Questa clinica funzionò per anni fino all’avvento del nazismo; in essa furono trattati con successo migliaia di pazienti tra cui molti personaggi politici, artisti e scrittori. Schonenberger fu conosciuto come una persona mite e pronta ad accettare le critiche in modo obiettivo. A lui va il merito di aver introdotto in ospedale i metodi naturopatici, dando sistematicità a tali terapie in forma clinica ufficiale. Si ritirò nel 1929, continuando però a dirigere la rivista Der Naturartz fino alla sua morte, avvenuta nel 1933.
10. Henry Lindlahr (1862-1924)
Henry Lindlahr nacque in Germania nel 1862 dove visse per venti anni dedicandosi, come chimico, all’attività di famiglia che consisteva nella preparazione della birra e del pane. In seguito emigrò negli Stati Uniti, dove intraprese con successo l’attività di commerciante, anche se in quel periodo, a causa di un’alimentazione troppo ricca di grassi e zuccheri, gli fu diagnosticato un diabete molto grave che lo avrebbe portato alla morte, dato che allora non esisteva ancora l’insulina. Lindlahr cominciò a ottenere risultati positivi cominciando a seguire il regime proposto da Kune nel suo libro The new science of healing (La nuova scienza della guarigione). In seguito si recò da Kneipp e dopo una dieta a base di sola frutta e verdura riuscì a disintossicarsi dagli zuccheri e dai grassi in eccesso, riacquistando la salute. Tornato negli Stati Uniti lasciò la sua attività di commerciante che ormai non lo soddisfaceva più e si mise a studiare medicina prendendo contemporaneamente lezioni private di Osteopatia. Pensava che da laureato avrebbe potuto portare agli americani la medicina naturale di cui aveva visto le incredibili potenzialità; così, cominciò a praticare a tempo pieno. Fondò una casa di cura, la Lindlahr sanitarium for nature cure and osteopathy, dove poteva seguire direttamente la dieta e il comportamento dei suoi pazienti, avendo notato che pochi seguivano le prescrizioni fino in fondo. Anch’egli, in accordo con i naturopati che lo avevano preceduto, riteneva che la malattia cronica fosse dovuta ad accumuli di tossine e che il sintomo fosse l’esito del tentativo di guarigione che la natura stava compiendo. Riteneva pertanto che i disturbi cronici fossero dovuti alla soppressione dei disturbi acuti: “Se i disturbi acuti fossero trattati in modo naturale, non ci sarebbero disturbi cronici da curare”, reputando altresì la soppressione del disturbo come un soffocamento della miglior cura potenziale dell’organismo. Confutava, inoltre, l’opinione relativa alla nocività dei batteri della medicina allopatica ritenendo che non tutti fossero dannosi, anzi, rievocando l’esperienza della sua attività di birraio e panettiere, sapeva che molti di questi avevano un compito fondamentale nella fermentazione e nella lievitazione.
Lindlahr scrisse diversi libri tra cui Catechism of natural cure (Catechismo della cura naturale), nel quale elenca cinque categorie di terapie naturali: 1) Ritorno alla natura. Basato soprattutto sul concetto di “dieta naturale”, che comprende: – l’uso del cibo come farmaco prima della scoperta delle vitamine (frutta ricca di vitamina C per lo scorbuto, verdure a foglie verdi contenenti ferro per l’anemia, ecc.); – l’assunzione di sali minerali contenuti in frutta e verdura, limitando l’assunzione di grassi animali e latticini, per avere un sangue vitale (Lindlahr è stato tra i primi a scoprire le intolleranze alimentari); – il digiuno terapeutico soprattutto nel momento della crisi di guarigione. Oltre alla dieta, ritornare alla natura consisteva anche nell’adottare un particolare stile di vita, arrivando a comportare anche cambiamenti relativamente al luogo dove si vive o lavora; molta importanza era data anche agli indumenti, al tempo per il riposo e per il rilassamento, criticando inoltre l’uso del tabacco. 2) Rimedi elementari. Riguardano l’uso di: – acqua: ogni mattina le persone venivano sottoposte a trattamenti che prevedevano l’uso dell’acqua, anche calda; – aria: fece costruire un solarium sul tetto della casa dove i pazienti venivano esposti nudi all’aria e al sole; era ritenuta utile anche per la pelle come apporto di vitamina D. 3) Rimedi chimici. Relativi all’uso di preparati erboristici e omeopatici. 4) Rimedi meccanici. Relativi ai trattamenti di Osteopatia, di Chiropratica e di massaggio. 5) Rimedi mentali e spirituali. Lindlahr riteneva che emozioni quali la gioia di vivere, fossero indispensabili per la guarigione, mentre nemici della salute potevano considerarsi la paura, ma soprattutto la mancanza di forza di volontà.
Lindlahr sosteneva che ogni malattia avesse una causa e pensava che essa potesse scomparire in seguito all’eliminazione della causa stessa. Per questo fu il primo medico naturopata che si dedicò alla diagnostica scientifica, tanto che il reparto di diagnostica della sua casa di cura era considerato il più completo di qualsiasi istituzione medica del paese. Diede molta importanza alla prevenzione, ritenendo che questa fosse più importante del semplice trattamento di un disturbo. Lindlahr si occupò anche di Iridologia, scrivendo un libro Diagnosis from the eye (Diagnosi dall’occhio), rifacendosi al celebre Nils Liejequist, sacerdote svedese che fu il primo a occuparsi dell’interpretazione delle alterazioni cromatiche dell’iride e di elettroomeopatia. Questa metodica omeopatica in combinazione con i risultati dell’esame iridologico diede ottimi risultati. Oggi, è diffusa in Germania e in India, ma poco conosciuta in Italia. Oltre a ciò, Lindlahr può essere considerato il precursore della teoria atomica e della moderna medicina vibrazionale, in quanto considerò la malattia come polarità disturbata e la salute come polarità soddisfacente. La validità di questi concetti, in particolare le metodiche di biorisonanza elettronica, rimane oggi indiscussa e continua a guidare la ricerche contemporanee. Lindlahr istituì, oltre alla casa di cura, anche una scuola per l’insegnamento della Naturopatia, il Lindlahr Healt Institute, ancora oggi operativo, dove egli insegnò Iridologia, terapie naturali, Dietetica e filosofia della Naturopatia. La sua morte, avvenuta nel 1924 per l’infezione a un piede, dovuta a una ferita trascurata, ha dell’ironico essendo capitata al caposcuola che insegnava come curare le ferite. È considerato il medico pioniere più importante della Naturopatia scientifica americana.
11. Benedict Lust, (1872-1945)
Nacque in Germania, a Michelbach, nel 1872, dove visse per circa vent’anni prima di trasferirsi negli Stati Uniti, dove si ammalò di tubercolosi a seguito di molti interventi chirurgici e vaccinazioni che lo avevano indebolito. Provò varie cure allopatiche e omeopatiche senza riuscire a debellare la malattia, fino a che non decise di tornare in Germania per farsi curare da Kneipp: in otto mesi guarì completamente. Sulla base del successo avuto su se stesso ritenne opportuno far conoscere questa cura a tutti e pensò di portare tali pratiche negli Stati Uniti, dove già esistevano varie istituzioni Kneipp; egli fu il primo autorizzato direttamente dall’abate a trasmettere il suo metodo. Fondò a New York un istituto e cominciò a diffondere a un vasto pubblico l’operato di Kneipp, integrando le conoscenze di questi con sistemi di altri naturopati europei come Kune, Just, ecc. La sua innovazione fu quella di cercare una combinazione sinergica ottimale delle varie discipline naturopatiche; la sua definizione di Naturopatia era, infatti:
Una scuola terapeutica distinta, che opera attraverso il potere delle forze naturali quali acqua, aria, luce, sole, terra, erbe, elettricità, magnetismo, esercizio, riposo, dieta, varie modalità manuali ovvero massaggio, osteopatia, chiropratica, nonché la scienza morale e mentale.
Vi è da rilevare che questo raggruppamento indistinto delle varie discipline non favorì la conoscenza da parte del pubblico dei concetti di ogni singola terapia, tanto che, dopo la morte di Lust, rimase una visione non chiara del significato della Naturopatia americana, cosa che invece non accadde per singole discipline, come la Chiropratica, che con il tempo è riuscita a conquistarsi una dignità come medicina, con tanto di istituzionalizzazione sotto il titolo di Naturopathic Doctor, rilasciato da università autorizzate. Lust fondò un centro di cure naturali di cui fu il direttore, un negozio di rimedi
di Kneipp e una rivista molto letta, che contribuì anche a mettere in contatto molti naturopati. Questa scuola, organizzata in corsi di due anni, che in seguito aumentarono a quattro, prevedeva una formazione in Fisioterapia, Fitoterapia, Geoterapia, Elettroterapia, medicina manuale, ecc. Fu la prima istituzione statunitense a offrire una formazione individuale sulla medicina naturale, che ottenne regolare autorizzazione a rilasciare lauree in Naturopatia e Chiropratica. Tutto questo successo suscitò rivalità da parte dell’ordine dei medici, ma Lust continuò la sua opera senza scoraggiarsi, né di fronte ai molteplici arresti con l’accusa di pratica illegale di medicina, né di fronte alle derisioni di alcuni giornali che lo soprannominarono “il dottore dei folli”, così come dell’intera Università di Medicina di New York. Semplicemente continuò a fare il proprio mestiere, continuando la sua attività di insegnante, educatore e promotore della Naturopatia, cercando di aiutare le persone a trasformare la loro vita. Come egli stesso disse:
La guarigione dipende dallo sconvolgimento della nostra vita di tutti i giorni e nel cambiamento delle nostre abitudini di pensiero.
Sicuramente il suo modo di pensare fu alquanto idealista rispetto al porsi in modo molto più concreto dei suoi colleghi europei. Dal 1896 al 1914 creò tre jungborn, nelle quali si svolgevano le terapie naturali sul modello di Kneipp. Anche con il are degli anni continuò a essere osteggiato dalle autorità mediche con l’accusa di non essere un buon naturopata come Kneipp e Priessnitz, alle quali rispose riconoscendo che all’interno della categoria dei naturopati ci potessero essere impostori e ciarlatani per il fatto che non esisteva un riconoscimento ufficiale, ma che tale cosa valeva anche per l’ordine dei medici; cominciò così una battaglia sia contro la Naturopatia illegittima, che contro la medicina ufficiale. Riguardo alla strada che secondo lui la scienza medica stava compiendo, nel 1935 disse:
La medicina americana dei nostri tempi è la peggiore maledizione che abbia
mai colpito questo paese. Si interessa a tenere la gente ammalata danneggiando ulteriormente la loro salute con le vaccinazioni e altri crimini e superstizioni mediche. Alla fine, se il loro operato non viene controllato, questi caanno un danno irreparabile alla società americana. Solo la natura può portare salute, felicità e una lunga esistenza.
Nel 1942 fu costretto a chiudere l’istituto di cura che aveva diretto per oltre quarant’anni, a seguito di un’ispezione voluta dall’ordine dei medici. Trasferì, così, nella scuola di massaggio e di preparazione per fisioterapisti, da lui fondate nel frattempo, l’insegnamento delle cure naturopatiche, dove operò, senza tanta propaganda, fino alla sua morte avvenuta nel 1945 a causa di gravi ustioni alle gambe riportate nell’incendio della sua jungborn in Florida. Inoltre, Lust fu il fondatore dell’ANA (American Naturopathic Association), primo ordine professionale che raggruppò gli appartenenti a questa professione. Dopo la sua morte, Jesse Gehmann, presidente dell’ANA, definì Lust come una delle figure più importanti del secolo per l’evoluzione della medicina. Popolarissimo oltre che in USA anche in Europa, ha avuto molti riconoscimenti in particolare dalla Germania, la sua madrepatria, tra cui una medaglia d’oro per aver portato il metodo naturale negli Stati Uniti, introducendo anche discipline orientali, come lo Yoga.
12. Louisa Lust (1868-1925)
Aloysia Stroebele, moglie di Benedict Lust, nacque in Germania nel 1868. Prima delle pochissime donne naturopate (solo ultimamente il numero è cresciuto), si trasferì negli Stati Uniti, dove si laureò in Naturopatia con la specializzazione in ginecologia naturopatica, divenendo, in seguito, direttrice delle due jungborn del New Jersey e della Florida. Conobbe Benedict Lust quando questi tornò dall’Europa e si sposarono nel 1901; a ragione, si può sostenere che, insieme, crearono le fondamenta della medicina naturopatica americana. Louisa fu per il marito collaboratrice, primo consigliere e sostenitrice nei momenti delle accuse giudiziarie. Louisa Lust riteneva che la febbre fosse benefica e che nel caso di febbri alte fosse utile il digiuno con l’assunzione di soli liquidi. Diede molta importanza a un’alimentazione corretta, sostenendo che “possiamo allungare la nostra vita o accorciarla, dipende da come ci nutriamo”, e a questo proposito pubblicò un ricettario di cucina vegetariana, il Practical naturopathic-vegetarian cook book (Libro di cucina naturopatica-vegetariana). Inoltre, diede anche molta importanza al vivere in un ambiente piacevole, curato e pulito e all’attenzione nei lavori casalinghi: “Fate entrare l’aria e il sole nelle vostre case. Non preoccupatevi se le tende e i divani sbiadiscono; è meglio che lo facciano loro piuttosto che voi!”. Ritenne inoltre essenziale la pratica di un’attività fisica regolare e di una respirazione corretta, fatta con impegno e costanza: “Non fate nulla svogliatamente. L’ordine è legge e per essere contenti bisogna obbedire alle leggi della natura”. Morì improvvisamente nel 1925 a soli 57 anni.
13. Edward Bach (1886-1936)
Nato nel 1886 in un piccolo villaggio del Galles, Edward Bach non può essere considerato un vero e proprio naturopata, sebbene il suo contributo alla medicina naturale con la scoperta dei rimedi floreali sia stato di estremo rilievo. La sua stessa filosofia è alla base della Naturopatia. Si laureò in medicina con il desiderio di poter essere utile agli altri attraverso un metodo di cura basato su rimedi semplici e alla portata di tutti. Lavorando in ospedale si rese conto che i pazienti erano considerati più come portatori di dolori e malattie da debellare, che come esseri umani bisognosi di cure. A causa della sua propensione a ricercare le cause primarie della malattia, lasciò il lavoro in ospedale e si dedicò con successo all’immunologia. Nel 1917 gli fu diagnosticato un tumore alla milza e gli diedero tre mesi di vita; la sua reazione fu quella di dedicarsi completamente alla ricerca, cosa che gli produsse il miracolo della guarigione. Tra il 1918 e il 1922 lesse le opere di Hahnemann e con piacere constatò come le sue convinzioni sull’origine della malattia e sulle possibilità terapeutiche coincidessero con quelle del fondatore dell’Omeopatia. Infatti, anch’egli si prendeva cura del paziente anziché della malattia. Pose così l’attenzione sulla correlazione tra le malattie croniche e l’intossicazione intestinale, curando con i batteri; Hanemann, invece, utilizzava sostanze vegetali o minerali ad alta diluizione. Studiò la relazione esistente tra le malattie croniche e il modo di porsi nei confronti della vita; divise i batteri in sette gruppi correlandoli a determinate caratteristiche personali, preparando così sette nosodi, da utilizzare per via orale, con i quali ottenne molti successi. Continuando a ricercare nella speranza di trovare una valida alternativa ai batteri, si rese conto dell’energia curatrice di alcune piante ed erbe, individuando in esse una frequenza vibrazionale simile a quella dei nosodi. In questo periodo Bach trovò anche una corrispondenza tra ogni gruppo di batteri e precise tipologie caratteriali e psicologiche, che lo portarono a delineare dei chiari profili umani.
Sosteneva che “la personalità dell’individuo è di maggiore importanza rispetto al suo corpo fisico nella cura della sua malattia”. Seguendo la sua intuizione chiuse il suo studio di Londra, ben avviato, e si ritirò in Galles dove eggiò a lungo per campagne e boschi, osservando uomini (fattezze, sguardi e gesti) e piante. Così, tra il 1930 e il 1936, scoprì i fiori che fanno parte del suo sistema ed elaborò il metodo per la loro preparazione, detto “metodo del sole”: aveva scoperto che le piante cresciute al sole avevano maggior energia di quelle cresciute all’ombra, e che la rugiada contenuta nei fiori aveva la proprietà vibrazionale del fiore stesso. Fece dunque le sue preparazioni con l’aiuto dei quattro elementi: – terra e aria per portare la pianta a maturazione; – sole per liberare le virtù guaritrici del fiore; – acqua per trattenere le vibrazioni e trasmetterle al paziente. Bach si affinò sempre più nell’individuare i fiori corrispondenti ai diversi stati d’animo e una volta ultimato il suo sistema di 38 rimedi, convinto di aver concluso la sua opera, morì nel 1936 a 50 anni per ischemia cardiaca. La terapia floreale di Bach ha anticipato il punto di vista della moderna Psicosomatica, che si fonda sulla convinzione che non c’è una possibile salute del solo corpo o della sola mente, ma che la salute dell’uno è insieme causa e risultato della salute dell’altro. L’originalità della sua terapia sta nella sua totale “positività”, ovvero nel deporre le armi contro i propri difetti e nel neutralizzarli attraverso lo sviluppo delle qualità contrarie. Inoltre, la sua avversione per ogni forma di violenza, non condivideva la sperimentazione su animali, vivisezione, ecc., lo portò a incoraggiare l’alimentazione vegetariana. Anche la malattia era vista in senso positivo:
La malattia non è una crudeltà e nemmeno un castigo, ma unicamente un correttivo: è lo strumento di cui si serve la nostra anima per indicarci i nostri errori, per impedirci di commetterne altri e per riportarci sulla via della luce dalla quale non avremmo dovuto mai allontanarci.
La terapia deve consistere nel dare all’uomo la possibilità di essere artefice della propria guarigione, aiutandolo a sciogliere i nodi e le barriere mentali che lo portano ad atteggiamenti sbagliati. “Non c’è vera guarigione senza un cambiamento profondo dell’anima, senza una crescita interiore e senza un rinnovamento del modo di vedere e sentire”. Solo in seguito a questa trasformazione, i sintomi terminano di manifestarsi e la malattia scompare.
14. James C. Thomson (1887-1960)
Nato nel 1887 in Scozia, è insieme a Lief, uno dei naturopati più importanti della Gran Bretagna. Arruolatosi nella marina inglese si ammalò di tubercolosi; fu curato senza ottenere miglioramenti, per cui, ritenuto incurabile, venne congedato. Essendosi interessato alla medicina naturale fin da ragazzo, decise di approfondire questi studi andando in America a lavorare nella clinica di Bernard Macfadden, che adottava con successo una metodica che consisteva in digiuni ed enteroclismi quotidiani; fu il precursore dell’attuale Idrocolonterapia. Dopo aver letto un articolo di Lindlahr, dove questi esortava a diffidare del digiuno non controllato e dell’Idrocolonterapia, lasciò Macfadden. Si recò a Chicago da Lindlahr, con il quale creò un’intesa a livello professionale molto forte. Lavorò nella sua clinica ottenendone la direzione; infine, per degli screzi con la famiglia Lindlahr fu costretto a lasciare tutto. Aprì uno studio nel Missouri dove fu soprannominato “il dottore del sole”. In seguito si trasferì a Edimburgo dove curò con successo Jessie Hood, affetta da una malattia dichiarata dal suo medico incurabile, che divenne poi sua moglie. Aprì un istituto di terapie naturali nel centro della città, sebbene si opposero molti medici che fecero di tutto per farlo chiudere: fu arrestato e detenuto per trenta giorni, ma riuscì a superare sia questo avvenimento sia l’infausta prognosi di due anni di vita che gli era stata fatta a causa dell’eccesso di radiazioni assorbite nello sperimentare su di sé la terapia a raggi ultravioletti con le prime lampade ai vapori di mercurio. In accordo con i principi di Lindlahr affermò più volte come il compito del naturopata non fosse quello di curare, quanto piuttosto quello di guidare il processo di guarigione del paziente:
Non è possibile per un essere umano poter curare un altro suo simile, come una persona non può respirare per conto di un’altra.
Esemplare, poi, la frase che disse a un paziente affetto da tubercolosi: “Non posso curarti, ma tu puoi forse farlo, se farai come ti dico”. Per Thomson la salute era strettamente legata alla prevenzione dei disturbi, a una condotta di vita naturale e a una regolare disintossicazione dell’organismo. Come molti suoi colleghi ritenne che la soppressione del disturbo cronico portasse al disturbo acuto, motivo per il quale riteneva estremamente importante lasciar agire l’organismo durante le crisi di guarigione. Il sopprimere o fermare il lavoro dell’organismo nel suo sforzo di espellere le tossine sarebbe controproducente. Inoltre, sostenne che “il disturbo non è mai locale. Il corpo umano è interamente sano o interamente ammalato”. Nelle sue terapie usò: – la dieta: avvalendosi dei benefici effetti del digiuno breve o di un’alimentazione a base di cibi vegetariani e biologici; inserì l’uso del koumiss, un latte non trattato regolatore della flora batterica; – l’Idroterapia: il metodo prevedeva che la persona dovesse stare in posizione rannicchiata durante l’immersione nella vasca d’acqua; – la manipolazione vertebrale: sosteneva che la manipolazione sulla colonna fosse essenziale per mantenere il corpo e i suoi tessuti in salute. Fu contrario alle vaccinazioni, alla pastorizzazione e all’uso di medicinali; inoltre, disapprovò l’uso del DDT ritenendolo molto dannoso per la salute. Nel 1913 fondò la Edimburgh School of Natural Therapeutics e in seguito fondò la Society of ed Naturopaths, che divenne il primo ordine professionale della Gran Bretagna. Morì nel 1960 per un’infezione dovuta a una ferita non cicatrizzata: fu suo successore il figlio Charles Leslie Thomson, anch’egli grande naturopata che diresse la clinica del padre per trent’anni.
15. Stanley Lief (1892-1963)
Nacque a Lutzen, nel 1892, da una famiglia ebrea che, per evitare le persecuzioni europee, si trasferì in Sud Africa, dove si laureò in ingegneria. Lief ebbe una salute cagionevole fin da piccolo. Il suo interesse per le cure naturali, in particolare per il digiuno, si sviluppò proprio in Africa dall’osservazione di alcuni nativi africani che, istintivamente, quando erano ammalati, “si sdraiavano semplicemente al sole e rifiutavano di mangiare finché non avevano ripreso la salute”. Dopo aver praticato il digiuno su di sé, migliorando le sue condizioni generali, andò in America a studiare Naturopatia nel college di Macfadden; in seguito, dopo aver visitato i maggiori centri di cure naturali degli Stati Uniti, si trasferì in Inghilterra dove ottenne la direzione del centro di Macfadden a Londra. Lief ritenne che, quella del digiuno, fosse una delle terapie più importanti e a questa ricorse più volte: il suo utilizzo, insieme a un costante esercizio fisico, gli permise il recupero completo in sei mesi dell’uso del braccio che si era ferito con una granata in un’esperienza di volontariato. Alla fine della guerra, nel 1918, istituì vicino a Londra una piccola casa di cura dove i suoi metodi ebbero molto successo. Un ufficiale del governo, M. Trelawney, guarito con tali metodi da una malattia cronica dichiarata incurabile, aiutò Lief economicamente, permettendogli di istituire a Champneys il primo grande centro di cura della Gran Bretagna, finanziandolo anche negli anni successivi. I metodi terapeutici applicati in questo centro, dove ottenne molti successi, riguardavano l’Idroterapia, l’Elettroterapia e l’Elioterapia, il massaggio, la manipolazione vertebrale, ma soprattutto il digiuno che Lief riteneva aiutasse a liberare l’organismo dalle tossine, permettendo agli organi vitali di riposarsi e ristabilirsi e alla persona di recuperare lo stato normale di sano appetito. Riguardo alla terapia del digiuno abbiamo un bell’articolo, scritto da un giornalista inglese, Wood, che si sofferma su una dieta a base di succo di arancia portata avanti per 72 e 93 giorni, con la quale si potevano ottenere ottimi risultati nella cura dell’anemia e dell’artrite reumatoide.
Lief non si arrese mai, nemmeno di fronte a casi disperati affermando: “La salute è un fattore naturale, le malattie no”. Infatti, in accordo con le teorie dei naturopati precedenti ritenne che: “Il disturbo non è altro che uno stato di tossiemia causato dalle cattive abitudini alimentari, cibo in eccesso o di cattiva qualità” e che i disturbi cronici derivassero dalla soppressione degli sforzi di disintossicazione del disturbo acuto. A questo proposito invitò i suoi pazienti a diffidare delle cure troppo veloci nel trattamento di malattie croniche affermando che:
Nessuno deve pensare di poter curare un disturbo cronico in poche settimane o mesi, quando questo si è sviluppato nell’arco di anni. [...] Nessun disturbo si genera per caso e non è nemmeno causato da influenze esterne. Sia la salute che la malattia sorgono dalle condizioni interne del corpo umano.
Ritenne, inoltre, che la febbre fosse benefica e avesse il potere terapeutico di purificare l’organismo purché guidata e curata strategicamente con digiuno, regolarità intestinale, bagni caldi, aria fresca e riposo a letto. Sull’origine della malattia, Lief riprese la teoria di Lindlahr sulle quattro cause primarie: – lo stress e il troppo lavoro diminuiscono la vitalità; – la dieta scorretta determina una composizione anormale di sangue e linfa; – l’accumulo di scorie alimentari riduce l’energia vitale; – l’“interferenza meccanica” delle scorie causa malfunzionamenti nel sistema circolatorio. Lief introdusse e sviluppò vari tipi di tecniche neuromuscolari che praticava in ambienti illuminati da lampade rosse, che, secondo lui, facilitavano il rilassamento della persona da trattare. Riuscì a portare avanti la sua opera, sia di fronte agli ostacoli posti dai medici, sia di fronte al tentativo di opposizione verso la pratica naturopatica intrapreso dalla sanità pubblica inglese, con il rifiuto di assistenza medica a tutti coloro che si fossero rivolti alla medicina non ufficiale.
Nel 1945 fu fondatore e successivamente presidente e coordinatore della British Naturopatichs and Osteopathic Association (BNOA), istituzione che inglobò le due già esistenti, la National Osteopathics Association of Great Britain e la British Association of Naturopaths. Morto nel 1963 per un attacco cardiaco, è ritenuto il maggior naturopata inglese.
16. Alfred Brauchle (1898-1964)
Alfred Brauchle nacque a Schopfheim, nel 1898. Dopo essersi laureato in medicina, praticò il tirocinio all’ospedale universitario di Berlino, città in cui conobbe Schonenberger e di conseguenza la Naturopatia. In seguito alla lettura di Self-mastery through conscious auto-suggestion (La padronanza di sé tramite l’auto-suggestione) di Emile Coué, si interessò alla teoria dell’autosuggestione della quale si servì per guarire dai problemi di stomaco e di intestino. Nel 1935 ebbe l’incarico di direttore del Priessnitz Hospital, succedendo a Schonenberger stesso, dove adottò varie tecniche naturali di diversi naturopati a lui precedenti, come la terapia con acqua fredda, l’alimentazione naturale, i bagni di luce e di sole, i trattamenti con il calore, il digiuno, i massaggi, ecc., escludendo l’uso delle vitamine, l’Omeopatia e i prodotti erboristici. Nel 1934 ricevette la nomina di direttore del dipartimento di metodi di cura naturale nell’ospedale di Dresden, lavorando a stretto contatto con medici che invece praticavano la medicina ufficiale; in particolare, collaborò con il dottor Louis Grote, del quale rimase amico anche quando dovette abbandonare l’ospedale in quanto, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, fu bloccata quella sperimentazione. Sia al Priessnitz Hospital che al Dresden Hospital, Brauchle integrò alle altre discipline la terapia dell’autosuggestione, con buoni risultati. Egli affermò:
Queste terapie psicologiche sono dei validi strumenti per moltiplicare gli effetti delle terapie fisiche, sempre che vengano fatte da un terapeuta esperto, che creda nel potere della mente umana. […] Considero incompleta la cura naturale senza un o psicologico.
Brauchle scrisse molti libri, alcuni per un pubblico di medici, altri per gli apionati. I suoi lavori spaziano dai risultati ottenuti dalla cooperazione delle
due forme di medicina, alla metodiche strettamente naturali. L’opera più importante è comunque Natural cure in biographics (La cura naturale in biografie), che rimane un testo fondamentale sulla storia della Naturopatia e che definisce Brauchle come primo storiografo appartenente alla corrente naturopatica. I suoi studi furono successivamente ripresi da Kirchfeld e Boyle, due naturopati americani, autori di Nature doctors: pionieers in naturopathic medicine (I dottori della natura: pionieri della medicina naturopatica) e che tutt’oggi è la fonte storiografica più documentata sulla Naturopatia occidentale. Brauchle fu direttore di molte case di cura fino alla sua morte avvenuta nel 1964.
17. Arno R. Koegler (1898-1991)
Nato in una città della Sassonia tedesca nel 1898, dimostrò fin dalla prima infanzia un grande interesse per la natura. Divenne naturopata dopo aver rischiato la vita in un grave incidente ferroviario, dal quale guarì seguendo le terapie naturali di Felke. Si trasferì in Canada dove ebbe molti incarichi riguardo allo sviluppo della medicina naturale: fu membro e presidente delle associazioni di Naturopatia canadese, fu insegnante dei membri del college universitario dell’Ontario e all’età di ottantuno anni fu eletto presidente della prima scuola di Naturopatia canadese. Koegler fu anche presidente del Consiglio Internazionale di Omeopatia, a proposito del quale scrisse una serie di articoli nei quali cercò di incoraggiare sia l’utilizzo dei rimedi omeopatici, sia la ricerca. Come medico fu instancabile; inoltre, viaggiò molto e ottenne numerosi riconoscimenti. Morì nel 1991 per complicanze dovute alla frattura delle costole. Koegler ha influito molto sullo sviluppo della medicina naturale e, soprattutto, è suo il merito di aver mantenuto vivo l’interesse per la Naturopatia in America negli anni più impegnativi.
18. John Bastyr (1912-1995)
Nacque a New Praque, nel Minnesota, nel 1912, ma si trasferì con la famiglia prima nel Nord Dakota, dove il padre gestiva una farmacia e la madre un’erboristeria, e successivamente per problemi economici a Seattle, dove fece l’aiutante del padre nella drogheria che aveva aperto. L’interesse per la natura e le erbe gli fu trasmesso dalla madre, convinta sostenitrice di Kneipp. Si diplomò alla scuola superiore e, in seguito, in Chiroterapia; si interessò anche allo studio dell’Omeopatia che inserì nel suo programma di terapie naturopatiche, dandole per la prima volta un’importanza pari a quella dell’Idroterapia, della Nutrizione e della Fitoterapia. Bastyr diede molta importanza alla medicina manuale, sostenendo che per mezzo di essa “si potevano riscontrare istantaneamente dei miglioramenti e stabilire un contatto fisico immediato”. Egli fu il primo ostetrico naturopata americano e, come tale, introdusse nuove metodiche da usare con le partorienti, come: – tecniche del rilassamento per attenuare il dolore; – informare dettagliatamente sul processo di nascita per ridurre la paura; – praticare massaggi esterni e mobilizzazione del bacino per rendere flessibile il canale vaginale; – l’utilizzo della cromoterapia servendosi di lampade al cobalto per prevenire l’eritoblastosi; – l’immersione in vasche con acqua tiepido-calda nelle ultime fasi del parto; – la prescrizione di una dieta adeguata ricca di vitamine e minerali, salutare anche per il figlio. Ritenne, infatti, di fondamentale importanza, l’uso di integratori come si deduce dal modello nutrizionale ad indirizzo ortomolecolare che proponeva a sostegno
di un’alimentazione che giudicava qualitativamente più povera che in ato. Molto apprezzato in campo didattico, insegnò sia tecniche di diagnosi che di terapia e trasmise ai suoi allievi l’importanza di “toccare sempre i pazienti” e di continuare ad aggiornarsi. Nel 1987 fu istituito in suo onore il John Bastyr College of Naturopathic Medicine, diventato in seguito Bastyr University, autorizzato a livello ufficiale a rilasciare lauree con valore legale. Morto nel 1995 è da ritenere il prototipo del naturopata moderno per aver accolto le ultime scoperte scientifiche e averle applicate alla Naturopatia, verificandole anche con appropriate analisi di laboratorio.
19. Joseph A. Boucher (1916-1987)
Nacque in Canada nel 1916, da una famiglia numerosa; fece il cuoco e il marinaio prima di conoscere la medicina naturale a cui si avvicinò per essere guarito da una colite ulcerativa, per la quale, in precedenza, non aveva trovato una terapia adeguata. Si laureò in Chiropratica, in Naturopatia e in Psicologia diventando presidente dell’Associazione Canadese di Naturopatia. Ritenne che il fatto di rilevare le cause di un disturbo fosse l’unico metodo per instaurare una terapia giusta: diede quindi molta importanza alla diagnosi. Sosteneva che le malattie avessero un’unica causa:
La causa di tutte le malattie è l’accumulo nel sistema di materia di scarico e impurità dovute a cattive abitudini di vita. L’eliminazione di questa materia tossica dal corpo è quello che la natura si è prefissata di fare da sempre. È attraverso la disintossicazione che la cura nel nostro interno può mettersi in moto.
Fu uno dei primi naturopati americani a utilizzare “il sistema Schroth”, in particolare il “metodo della sete” secondo il quale:
Incredibilmente sembrava che più il paziente avesse sete, più rapidamente gli acidi e le tossine accumulate nella malattia venivano espulse dal sistema, con un conseguente e più rapido ritorno al vigore.
Fu una delle figure più rilevanti della Naturopatia americana; fu insegnante e membro del direttivo dei docenti del National College of Naturopathic Medicine di Seattle, di cui fu fondatore e curò la rubrica The Nature Doctor. Riguardo al ruolo di naturopata scrisse:
Il medico naturopata considera il disturbo come un risultato inevitabile o la reazione dell’organismo a una condizione innaturale. Considerato in questi termini, il medico naturopata diviene dottore nel senso vero e originale. Dal latino docere che non significa curare ma insegnare, cioè spiegare ai pazienti come essi possono aver contratto la malattia di cui soffrono, e che cosa deve essere fatto per curarla.
Morì nel 1987, dopo aver formato migliaia di naturopati.
1 Le biografie dei naturopati presenti in questo capitolo sono state tratte dal volume Naturopatia: dai pionieri al 2000 di Ambrosi Fabio, Edizioni Gb, Padova, 1999.
III. I FONDAMENTI FILOSOFICI E LE NUOVE RICERCHE
La Naturopatia ha avuto grande successo e diffusione fino ai primi anni del 1900. Successivamente, dalla seconda metà del XX secolo ha perso molto della sua popolarità a causa dell’improvviso sviluppo dell’industria farmaceutica con la scoperta di nuovi farmaci di sintesi, in particolare con l’introduzione degli antibiotici, i quali facevano are in secondo piano le medicine naturali, da questo momento ritenute superficiali e non scientifiche. Furono inoltre approvate una serie di leggi che affidavano la salute dei cittadini alla medicina allopatica, che diventava così medicina ufficiale. Anche in Francia, già verso la metà del XIX secolo, le metodiche naturali avevano perso credibilità a causa dell’avvento della chimica e soprattutto delle teorie di Pasteur. I paesi anglosassoni, invece, hanno meglio resistito all’invasione della scienza, tanto che una forte corrente naturopatica si è sempre mantenuta senza troppi problemi. Attorno agli anni Sessanta e Settanta si ebbe un ritorno alle medicine non convenzionali, vi fu una crescita dell’attenzione riguardo al legame tra salute ed ecologia e salute e cura del corpo, arrivando a una maggiore responsabilizzazione nei confronti del proprio benessere. Oltre a ciò, anche l’arrivo e l’espansione di una serie di nuove forme di spiritualità New Age hanno contribuito alla diffusione e a una maggiore apertura nei confronti delle medicine alternative, a cui inizialmente si avvicinarono gruppi di ecologisti, femministi e pacifisti, per poi raggiungere un pubblico più vasto. Certo è che ci sia stato un periodo in cui curarsi con metodiche naturali venne ritenuto segno di arretratezza e ostacolo al progredire della scienza medica, periodo nel quale la Naturopatia ha dovuto rinunciare alla pretesa di essere considerata un vero e proprio sistema curativo. Ma tra gli anni Settanta e gli anni Novanta si è verificato un aggio delle medicine non convenzionali da pratiche movimentistiche e alternative a pratiche popolari e commercializzabili, sempre più orientate al riconoscimento e alla legittimazione istituzionale.
1. I fondamenti filosofici della Naturopatia
Dopo esserci addentrati nelle scuole dell’antichità e aver conosciuto i pionieri della Naturopatia, siamo arrivati ai giorni d’oggi. Nonostante sia la scienza a dettare legge, spesso zittendo chi non parla il suo linguaggio, molte delle attuali ricerche hanno prodotto importanti risultati anche per le discipline naturali, spiegandone i “perché”, quasi sempre più oscuri dei “come”. Ma prima di procedere è bene fermarsi per tirare le somme di quanto detto fino a questo punto, cercando di isolare e mettere a fuoco le teorie filosofiche su cui si fonda la Naturopatia; queste sono: il causalismo, il vitalismo, il naturalismo e l’olismo.
CAUSALISMO Il causalismo permette di porre in relazione il sintomo, quale manifestazione, alla propria causa. Siccome ogni azione attiva un processo che provoca eventi successivi, occorre agire sull’azione per una prevenzione ottimale. La Naturopatia fa propria la teoria di Aristotele, secondo la quale esistono cause diverse per uno stesso fenomeno; andando oltre il sintomo non è che una conseguenza, mentre le cause del problema possono derivare da fattori emotivi (sentimenti), fisici (stanchezza, inquinamento) o biologici (soprattutto alimentari). Determinante nello svolgersi di un evento è il ruolo attivo della persona: in questo senso la salute è il risultato dell’insieme di comportamenti tra loro interconnessi dei quali l’individuo deve assumere consapevolezza, affinché si svolgano secondo le leggi che governano la natura. Questa visione rientra nell’aspetto preventivo auspicato dalla Naturopatia, secondo il quale la maggior parte delle malattie sono da considerare potenzialmente ibili di prevenzione. Infatti, ogni volta che trasferiamo un’infermità dalla categoria delle malattie impossibili da prevenire a quella in cui non si esclude la possibilità di agire attraverso un lavoro di prevenzione, stiamo onorando la vita.
VITALISMO Secondo il vitalismo, il corpo umano, come ogni creatura vivente, possiede oltre alla struttura fisico-chimica anche un’energia vitale che lo anima. Ciò significa che ciascun individuo reagisce con le proprie forze secondo criteri per cui, a parità di circostanze, tale forza orienta ogni soggetto verso la reazione più favorevole al mantenimento dell’organismo. Perché la forza possa agire e attivare l’autoguarigione è indispensabile che si trovi in un terreno sano e pulito, in un ambiente favorevole ed equilibrato. Inoltre, questa corrente di pensiero crede nella presenza di un principio vitale che governa tutte le funzioni e tutti i fenomeni osservabili in un organismo vivente. Questa forza vitale è dotata di intelligenza e, a fronte di una data situazione, reagisce sempre al meglio, nell’interesse del soggetto: a lei è dovuta l’autoguarigione, la cicatrizzazione di piaghe, di ferite, ecc. Tale visione, che va oltre la concezione che i fenomeni vitali siano semplici reazioni chimico-fisiche, è uno dei punti cardine della Naturopatia, che considera un proprio dovere l’attivare e accrescere questa forza di guarigione, la vis medicatrix, in modo che sia più rapida possibile nel suo compito di orientare il soggetto verso la reazione più favorevole al suo organismo in funzione del suo stato. Se nell’organismo c’è un ambiente equilibrato, un terreno sano, tale forza si manifesterà pienamente.
NATURALISMO È l’insieme delle filosofie che identificano nella natura l’unico e fondamentale riferimento. La natura è al di sopra di tutto, madre e maestra, colei che risana e guarisce. L’uomo e la natura sono indissolubilmente interagenti. Nel naturalismo antico l’uomo interrogava se stesso attraverso la natura, il filosofo trovava nella natura il grande libro del sapere. Leonardo da Vinci (1452-1519) è da annoverarsi tra i più famosi naturalisti, in quanto era a favore di uno stile di vita a contatto con la natura, era vegetariano, difendeva i diritti degli animali, era un grande botanico e il suo pensiero si riallacciava alla tradizione platonica.
Goethe (1749-1832) ebbe una concezione metafisica della natura descritta come “l’abito vivente della divinità”; infatti, egli affermò che, così come il corpo permette di giungere all’anima, così la natura permette di raggiungere Dio:
L’equilibrio è il mezzo per realizzare il perfetto connubio tra natura e spirito. L’equilibrio è il rapporto equilibrato tra gli opposti che genera l’armonia di tutte le azioni umane. La natura è l’unica ispiratrice, perché in essa l’uomo può rintracciare la normalità della propria natura, superando il dualismo, la bipolarità. In natura ci sono due tendenze universali in apparente opposizione: concentrazione ed espansione, protese verso un continuo accrescimento, attraverso la formazione prima e la trasformazione poi, in una continua metamorfosi secondo un’armoniosa tendenza.
Secondo Shelling (1775-1854), nella natura si mostra lo spirito assoluto e “ogni sua manifestazione è il palesarsi dello spirito universale che la governa”:
La visione che il filosofo si fa della natura artisticamente, è per l’arte quella originaria e naturale. Ciò che noi chiamiamo natura è un poema che giace chiuso in una scrittura misteriosa e meravigliosa. Ma se l’enigma si potesse svelare, noi vi conosceremmo l’odissea dello spirito, il quale, per mirabile illusione, cercando se stesso, fugge da se stesso; poiché si mostra attraverso il mondo sensibile solo come il senso attraverso le parole, solo come, attraverso una nebbia sottile, quella terra della fantasia alla quale miriamo.
Il naturalismo americano contemporaneo, invece, considera la natura come uno stile di vita, un adeguarsi a ciò che di per sé è buono.
OLISMO Il termine “olos” deriva dal greco e significa tutto come intero, come unità,
diversamente da “pan” che significa tutto come molteplicità, insieme di parti. La medicina olistica ha una visione dell’uomo come essere intero, unico, non frazionabile in parti, microcosmo all’interno di un macrocosmo, la natura di cui fa parte. Il termine “olismo” fu coniato dal politico e filosofo sudafricano Jon Smuts nel 1926 nel suo libro Holism and evolution. Egli definisce l’olismo come
la tendenza generale della natura a raggruppare in modo organico, in ogni settore e fase della realtà, unità strutturali in complessi dotati di proprietà qualitativamente nuove rispetto alle componenti, nei quali aumenta il grado di interazione e complessità.
L’Enciclopedia britannica invece definisce l’olismo come
la teoria che postula l’esistenza di totalità come tendenza del mondo. Guarda gli oggetti naturali, animati e inanimati, come totalità e non come meri assemblaggi di elementi o parti. Questi corpi o cose non sono interamente risolvibili in parti ma, seppur a gradi diversi, sono totalità con particolari caratteristiche e comportamenti che il raggruppamento meccanico dei loro costituenti non potrà restituire. Le cosiddette parti infatti non sono reali, ma frutto di distinzioni analitiche astratte e non esprimono propriamente o adeguatamente la formazione di una cosa come un tutto.
L’olismo dunque è un principio, o legge naturale, che presiede alla creazione di totalità, entità sempre più complesse e nuove rispetto alle precedenti; la natura tende a produrre degli interi con qualità non prevedibili dalle caratteristiche delle singole parti. Per esempio, dall’idrogeno e dall’ossigeno, posti tra loro in una specifica e unica connessione, si crea l’acqua che ha qualità nuove, diverse da quelle degli elementi che la costituiscono presi singolarmente. L’acqua è qualcosa di totalmente diverso, nuovo rispetto all’ossigeno e all’idrogeno che la
compongono. La natura, stabilendo sempre nuovi e diversi legami tra le singole parti, produce fenomeni sempre più complessi; le relazioni tra le parti, più che le parti stesse assumono fondamentale importanza per produrre nuovi fenomeni che manifestano l’evoluzione della natura stessa. La casalinga, impastando semplicemente in modi diversi gli stessi ingredienti può preparare piatti diversi. Una torta ha qualità totalmente diverse da quelle degli ingredienti che la compongono. Nella natura le differenti relazioni, connessioni tra i medesimi elementi producono tutti i fenomeni, il cosmo è costituito dagli stessi atomi, sia che si tratti di una galassia o del sangue umano. La natura dunque non produce singole parti ma interi in cui le singole parti sono diversamente connesse, sono in relazione in modo sempre più complesso e il prodotto di tale attitudine è l’evoluzione. Questa, in natura, si esprime per salti discontinui, dal mondo minerale al mondo vegetale, al mondo animale, all’uomo. Si supera così una visione causaledeterministica, quando si parla di evoluzione nell’effetto, vi è qualcosa in più rispetto alla causa, e questo è possibile grazie a nuove e sempre più complesse interrelazioni. Come ha scritto Smuts:
L’universo evolve, sua caratteristica è la continuità, le totalità vecchie non scompaiono, ma diventano punto di partenza per realtà nuove, più complesse. Si a dalla necessità alla libertà.
Questa capacità è propria del principio olistico, un fattore insito nella natura che è responsabile dell’evoluzione e agisce nell’universo in tutti i suoi livelli, dai più semplici ai più complessi ed è responsabile dell’evoluzione naturale inorganica e organica. Il principio olistico è: – fattore di organizzazione e coordinazione; – responsabile dell’evoluzione inorganica e organica;
– esplica la sua attività nell’inorganico, nel fisico (dove esplica la sua attività su tutte le strutture dell’organismo, maggiormente a livello di sistema nervoso), nello psichico, nella personalità; – fonte dei valori: amore, bellezza, bontà, verità. Prima ha dato origine a interi di tipo fisico, poi a strutture complesse tra cui emergono la mente e le qualità spirituali dell’uomo. Generalmente materia, vita, psiche, spirito sono viste come nozioni separate, ma nell’uomo reale coesistono. C’è un elemento di libertà che cresce con il progredire dell’evoluzione, libertà di produrre forme e strutture nuove rispetto alle precedenti e questo è direttamente proporzionale alla complessità e all’azione del principio olistico. Inoltre Smuts afferma:
La vita e lo spirito discendono dalla materia, è attraverso salti qualitativi che si producono realtà nuove. C’è un salto dall’ordine chimico a quello biologico, da quello biologico a quello spirituale.
È qui evidente una contraddizione, affermando che lo spirito discende dalla materia e sostenendo al tempo stesso che è il “fattore creativo” insito nella natura a produrre l’evoluzione. Il fattore creativo che muove la materia non può essere altro che lo spirito stesso che è dunque già presente all’interno di essa anche se poi, attraverso il processo evolutivo, questo si manifesta con una quantità e una potenza differenti. La manifestazione dello spirito è diversa in una pietra e in un uomo pur essendo lo spirito sempre presente e uguale a se stesso. Smuts introduce poi la nozione di campo come frutto delle relazioni causali di tipo olistico. Ogni oggetto va collocato all’interno del suo campo (la sua rete di relazioni). Comprendere un oggetto è inserirlo nel suo campo per cogliere le correlazioni che intercorrono. Le totalità più importanti sono gli organismi che sono più della somma delle parti, queste sono in relazione tra loro e si rimodellano in base alla totalità di cui fanno parte, tanto che possono essere diverse da quando sono fuori dalla totalità.
L’intero influenza le parti, tra la totalità e gli elementi si instaura un’influenza reciproca. Una totalità è composta da parti che a loro volta sono costituite da totalità più piccole (organismo-apparati-organi-tessuti-cellule-atomi-particelle subatomiche). La totalità non è una somma, ma una sintesi, o unità di parti così da renderle diverse da come sarebbero se fossero in combinazioni differenti (esempio dell’acqua). La persona costituisce il massimo grado di complessità, la psiche è qualcosa di più complesso rispetto ai neuroni, è una proprietà nuova, emergente; d’altra parte psiche e corpo sono fortemente correlati, sono due aspetti diversi (interno ed esterno della stessa realtà); infine lo spirito è qualcosa in più rispetto alla psiche, abita e vivifica il sistema mente-corpo. Lo sviluppo delle totalità è progressivo, dai corpi materiali alla sfera biologica, alle attività artistiche e spirituali umane. Dalla sintesi chimica al mondo vegetale dove le parti cooperano, al mondo animale dove oltre al carattere unitario e organizzato delle parti e alla coordinazione delle funzioni c’è l’emergenza (fattore di novità) del sistema nervoso centrale come sistema di controllo, infine nell’essere umano sono manifeste qualità spirituali come l’amore che è la più alta espressione della tendenza olistica. Nelle associazioni umane il controllo centrale diventa lo stato o l’organizzazione collettiva, emergono gli ideali o valori assoluti, fattori creativi per la costituzione del mondo spirituale: verità, bellezza, bene. Questa è la vera tendenza dell’universo. L’unità è così fondamentale che è impossibile una distinzione tra le parti e il tutto, tanto che quest’ultimo sembra essere presente in ogni parte così come le parti nel tutto. Vi sono diverse teorie rispetto all’evoluzione, caratteristica intrinseca della natura. Secondo la teoria di Darwin, i caratteri nuovi non compaiono per influenza dell’ambiente, ma per caso, e possono essere utili oppure no; la selezione naturale favorisce poi i caratteri che meglio si adattano all’ambiente. Per Smuts invece le mutazioni non sono casuali ma indotte, guidate dall’organismo in relazione con l’ambiente in modo opportuno. Egli ammette variazioni genotipiche dovute all’individuo, il quale può influenzare il campo delle cellule germinali e nel tempo queste nuove informazioni possono essere incorporate dal campo della struttura ereditaria delle stesse. Vi può essere dunque un ruolo attivo dell’individuo, nel corso delle generazioni, a far scaturire delle variazioni su cui, molto più tardi nel tempo, agirà la selezione naturale.
L’organismo seleziona le variazioni vincenti e attribuisce loro valore di sopravvivenza, questo anche a livello psicologico (imperativi etici). Consideriamo ora il rapporto tra meccanicismo e olismo. Questi non sono necessariamente opposti. Il primo, infatti, considera i fenomeni naturali composti da parti in grado di mantenere la loro identità (l’attività del sistema è la somma matematica delle attività singole). Questo può essere applicato alle totalità più semplici, allo studio della materia, infatti ha avuto nella storia un grande successo e moltissimi progressi nel campo della tecnologia odierna sono dovuti all’applicazione di questo principio. A mano a mano che aumenta la complessità, in particolare con l’uomo, si è nel dominio dell’olismo più che del meccanicismo. I fenomeni possono essere studiati con entrambi gli approcci, ma l’olismo è più efficace con l’aumento della complessità. Il metodo analitico con cui si può analizzare e scomporre ogni situazione nei suoi fattori per studiare porzioni isolate, il cosiddetto metodo ipoteticodeduttivo, è utile. Ma attenzione, nel momento dell’analisi qualcosa può andare perduto, cioè la relazione tra le parti, quindi occorre sapere che non è uno studio totalmente reale ma è un’astrazione. Per questo i dati non andrebbero mai incasellati in strette conoscenze preconfezionate in modo definitivo, ma è necessario essere aperti a revisioni. La totalità è la sintesi e non la somma delle parti. La libertà è presente nella natura in misura direttamente proporzionale alla complessità. Gli organismi viventi sono in grado di autodeterminarsi. L’organismo vivente è in grado di metabolizzare e interiorizzare le influenze esterne, nella vita vi è una dose sempre maggiore di libertà di evoluzione e di organizzazione. Per questo la libertà è l’essenza dell’universo. L’evoluzione segna la via di fuga dalla prigionia della materia alla libertà dello spirito, nella personalità umana la libertà diventa cosciente. Smuts propone un nuovo studio, quello della “personologia”, non la psicologia occidentale che usa il metodo analitico trascurando l’unicità e l’irripetibilità della persona. Questa disciplina studia invece la biografia di grandi personaggi nella crescita della loro personalità, attraverso l’autoriflessione, l’autoconoscenza per la propria evoluzione. La persona diventa cosciente di sé in rapporto all’altro, la comunità sociale è il campo di esistenza della persona e
Smuts la concepisce nella sua reale relazione con l’ordine dell’universo. Qui si rende necessario un approfondimento in senso psicologico più che filosofico. Occorre precisare che è il principio olistico stesso, insito nell’uomo, ovvero l’Io superiore o il Sé, come lo chiama Jung, che può essere in grado di connettersi con tale ordine. Smuts non distingue questi importanti aspetti della persona, Sé e Io: il primo riguarda l’essenza, il principio olistico, il fattore creativo, lo spirito presente in ogni creatura e nell’intero creato, e maggiormente manifesta nell’uomo; l’Io, invece, essendo condizionato dalle percezioni dei sensi che di per sé sono limitate, dall’educazione ricevuta e dalle influenze del mondo materiale, non sa cogliere le interrelazioni in quanto esso stesso è frammentario e frammentato. È dunque attraverso una connessione con il Sé che l’uomo può riconoscere che “tutto è uno e che in ogni parte è presente il tutto”, attraverso il Sé può superare la visione parziale delle parti e connettersi al tutto e riconoscere le infinite interrelazioni e interconnessioni esistenti fra tutte le cose. L’olismo consente di superare tutte le separazioni, compresa la scissione materia-spirito; la realtà, il vero intero, è la persona umana. Lo psichico è qualcosa in più dei semplici neuroni, lo spirito è qualcosa in più rispetto alla psiche. L’interrelazione tra materia e spirito determina la personalità. L’olismo dirige l’evoluzione e la sua caratteristica è la continuità, la materia è una fase transitoria di un campo evolutivo in cui essa tende alla vita, questa tende alla mente e allo spirito secondo un processo che procede dalla necessità alla libertà, dalla pluralità alla coscienza, dall’esterno delle cose all’interno della totalità. Il nostro non è un universo compiuto, la perfezione, la massima unità, non è di questo mondo, ma qui si svolge un processo di evoluzione, un cammino, è un processo dinamico, l’universo è un infante. Dunque la visione analitica non è sufficiente, ha bisogno di essere completata dalla visione d’insieme; infatti, nessuna descrizione delle parti è descrizione dell’oggetto. Il progresso della scienza richiede lo sviluppo della comprensione in entrambe le direzioni, verso il basso (le parti) e verso l’alto (il tutto). Riduzionismo e olismo sono in un rapporto di complementarietà analogo a quello esistente tra il tutto e le parti. Il riduzionismo ha dei limiti ma ha una sua validità applicativa, d’altra parte il riferimento alla totalità è ineliminabile.
La filosofia olistica è la più recente nella sua formulazione, ma è fondata su concetti che si ritrovano, come abbiamo già visto, nelle medicine più antiche.
2. Le nuove ricerche
La filosofia olistica esprime concetti che corrispondono esattamente alle più recenti acquisizioni di numerosi ricercatori e studiosi. In particolare ci soffermeremo sulla fisica quantistica e soprattutto sul contributo dato da Bohm, fisico quantisitico della University of London. Prenderemo poi in esame studi effettuati in campo psicologico, ricerche sulla matrice e i sistemi aperti, la PsicoNeuro-Endocrino-Immunologia, la Nuova Medicina di Hamer e l’Omotossicologia.
2.1. La fisica quantistica e il modello olografico
La fisica quantistica studia la sfera ultra piccola della realtà fisica. L’elettrone o il protone può manifestarsi come una particella o come un’onda, questa è una caratteristica di tutte le particelle subatomiche; le più piccole unità identificabili di materia-energia (hanno entrambe le caratteristiche) sono dette quanti. Un atomo molto instabile come il positrone, costituito da un elettrone e un protone, può disintegrarsi in due quanti di luce o fotoni che viaggiano in direzioni opposte. Indifferentemente dalla distanza a cui viaggiano hanno angolazioni di polarizzazione uguali (polarizzazione è l’orientamento spaziale), si comportano cioè come se ognuno fosse a conoscenza di ciò che l’altro sta facendo. Nel 1935 il dottor Bohm espose il suo lavoro sui plasmi (gas contenenti alte densità di elettroni e ioni positivi):
Inseriti in un plasma, gli elettroni si comportano come parte di un insieme più grande e interconnesso, come fosse una grande creatura ameboide, interi oceani di particelle in cui ciascuna si comporta come se sapesse cosa stanno facendo tutte le altre.
Nel 1952 suppose l’esistenza di un livello subquantistico: “Il potenziale quantistico, come la gravità, pervade tutto lo spazio ed è ugualmente potente ovunque, per cui un effetto non è la risultante di una o molte cause, ma infinite cause. Nessuna relazione tra causa-effetto è mai separata dall’universo nel suo insieme”. Per la scienza classica lo stato di un sistema nel suo insieme è la risultante della somma delle sue parti. Invece “il comportamento delle parti è organizzato dall’insieme, le particelle subatomiche non sono cose indipendenti, ma parti di un insieme indivisibile”. A livello subatomico si parla di “non località”. Bohm fa un esempio:
Immaginate un pesce in un acquario, non avete mai visto pesci o acquari, ma guardate attraverso due telecamere, una è posta nella parte anteriore dell’acquario e una è posta lateralmente. Sui monitor vi appaiono come due entità separate, si vedono anche le relazioni tra queste due entità, quando una si volta, l’altra compie un movimento diverso ma corrispondente, sembra che comunichino simultaneamente tra loro. A un livello più profondo della realtà i pesci non sono due, ma uno solo, è lo stesso. È ciò che accade coi due fotoni emessi quando il positrone si disintegra.
Inoltre, non c’è ordine o disordine, ma esistono livelli diversi di ordine. Quando si mette una goccia di inchiostro in un barattolo pieno di glicerina, all’interno del quale si fa ruotare un cilindro, la goccia si disperde e sparisce. Quando il cilindro viene fatto ruotare in direzione opposta la goccia si ricompone. Questo è un esempio del modo in cui l’ordine può essere manifesto (esplicito), o nascosto (implicito). Qui ci viene suggerita la limitatezza dei sensi che possono cogliere solo il manifesto, esiste invece un altro ordine, nascosto eppure reale.
Di qui la metafora dell’ologramma.
L’ologramma è una fotografia speciale a tre dimensioni ottenuta con un procedimento che comporta l’interferenza di due raggi di luce laser. Se osserviamo l’ologramma di una mela attraverso la luce di una normale lampadina a incandescenza non vediamo nulla, se illuminiamo invece la pellicola olografica con una sorgente di luce laser la mela appare nella sua tridimensionalità. Se tagliamo un pezzetto della pellicola e lo esponiamo di nuovo al raggio di luce laser vedremo ancora una mela, piccola ma intera. L’ologramma è quindi una forma di interferenza energetica in cui ogni parte contiene il suo intero. Se tagliassimo l’ologramma della mela in cento pezzi, ognuno di essi mostrerebbe una mela intera in miniatura.
Il modello olografico costituisce un valido strumento per comprendere l’approccio olistico alla salute. Come nell’ologramma ogni parte contiene le informazioni dell’intero, così anche in ogni cellula del corpo umano sono contenute tutte le informazioni relative all’intero organismo e, in singole parti del corpo, sono contenute tutte le informazioni relative alla persona intera. L’universo stesso è un gigantesco ologramma fluttuante, così “quando un elettrone si cela nell’ordine implicito, un fotone si svela al suo posto”. Dire che l’universo è composto di parti è assurdo come dire che i vari getti di una fontana sono separati dall’acqua di cui sono fatti. Nonostante l’apparente distanza delle cose a livello esplicito, a causa della percezione dei sensi, tutto è in realtà un’estensione indivisa di ogni altra cosa; non siamo semplicemente costituiti dalle stesse cose, siamo la stessa cosa, un’unica cosa indivisa. Le cose possono essere parte di un insieme indiviso e tuttavia possedere tutte le proprie qualità individuali, come i piccoli vortici e gorghi che si formano nel fiume hanno caratteristiche diverse ma sono sempre fiume.
La nostra tendenza a frammentare il mondo e a ignorare l’interconnessione dinamica di tutte le cose ci dà molti problemi. Crediamo di poter estrarre parti preziose della terra senza intaccare l’intero. Non c’è neppure una coscienza separata dalle cose, dalla materia. L’osservatore è l’osservato, è lo strumento di misura, il laboratorio, i risultati e la brezza che soffia fuori. La coscienza è presente nella diversa gradazione del celarsi e svelarsi in tutta la materia, non c’è divisione tra cose viventi e non, anche la roccia è viva. Ogni porzione dell’universo cela l’intero, ogni cellula del nostro corpo cela l’intero cosmo. La materia non esiste indipendentemente dallo spazio vuoto (mare di energia cosmica), l’universo è un’increspatura di questo mare. L’ordine implicito è il fondamento che ha dato origine a tutto nel nostro universo e contiene ogni particella subatomica che è esistita ed esisterà. È facile comprendere l’idea di olismo in qualcosa di esterno a noi come una mela in un ologramma, ciò che è difficile è comprendere che siamo parte dell’ologramma. In questo tipo di visione del mondo è impossibile parlare di osservazioni oggettive, che cioè escludono totalmente l’osservatore, al contrario il modo in cui l’osservatore interagisce con l’insieme determina quale aspetto si rivela e quale resta nascosto. Da questo risulta evidente l’importanza del terapeuta nella relazione con l’assistito che gli chiede aiuto, e quanto egli possa influire sull’attivazione di processi di guarigione, diventa parte della “cura” attraverso le sue osservazioni, la sua energia, le sue credenze, il suo tocco. Questo ci riporta allo sciamano dei tempi antichi, ma con una consapevolezza nuova e un fondamento nella scienza. Le aree di ricerca in cui il modello olografico ha avuto un grosso impatto sono la psicologia e la medicina olistica.
2.2. Le ricerche in campo psicologico
In campo psicologico uno degli esempi più conosciuti di questo modello è espresso nel concetto di inconscio collettivo di Jung. Egli osservò che “sogni, disegni, fantasie, allucinazioni dei pazienti contengono simboli e idee che non derivano solo dalla loro storia personale, ma somigliano alle immagini e ai temi di grandi mitologie e religioni del mondo, quindi scaturiscono da un inconscio collettivo comune alle persone”. “Tutte le coscienze sono interconnesse, la coscienza del genere umano è una sola”. Jung introduce anche il concetto di sincronicità, si tratta di “coincidenze talmente insolite e significative da essere difficilmente attribuibili al solo caso. Due eventi si dicono sincroni quando, pur manifestandosi in tempi e luoghi diversi, sono dotati del medesimo senso”. Egli racconta di una donna in cura che non traeva beneficio dalla terapia, era molto razionale, ma un giorno gli raccontò di aver sognato uno scarabeo. Per gli Egizi lo scarabeo è simbolo di rinascita, pertanto Jung pensò che la donna stesse per guarire. In quel momento egli vide alla finestra uno scarabeo, lo fece entrare nella stanza e ne spiegò il significato simbolico. La donna fu così colpita che migliorò velocemente. “Un evento nella psiche causa una serie di eventi nel mondo materiale perché la separazione tra mente e materia non c’è”. “La coscienza contiene tutta la realtà oggettiva, l’intera storia della vita biologica del pianeta, religioni, mitologie, le dinamiche dei globuli rossi come quelle delle stelle”. Il ricercatore e psichiatra Grof Stanislav dimostrò che “gli psicotici sperimentano alcuni aspetti del livello olografico della realtà”. Nei suoi esperimenti su volontari con LSD, che porta a stati alterati di coscienza, scoprì che questi si connettevano con il livello implicito della realtà immaginando di essere animali preistorici che poi descrivevano esattamente e vivevano altre esperienze simili come momenti particolari della loro vita intrauterina, confermati poi dalle loro madri. I sogni sono un ponte tra manifesto e non manifesto. Egli coniò il termine di “psicologia transpersonale” per descrivere esperienze in cui la coscienza
trascende i confini abituali della personalità. Egli, insieme alla moglie, creò la tecnica olotropica, in cui si usa il respiro controllato, musica evocativa, massaggio e lavoro sul corpo per indurre stati alterati di coscienza. Migliaia di persone hanno partecipato ai loro seminari riferendo esperienze straordinarie e profonde quanto quelle descritte da chi assumeva LSD. Il dottor Carl Simonton, un oncologo radiologo del Cancer Counceling and Research Center di Dallas, Texas, utilizzò tecniche di rilassamento e visualizzazione mentale per il trattamento di malati oncologici. Egli partì dal concetto che il cervello non distingue tra interno ed esterno, l’immagine di una cosa può avere un impatto quanto la cosa stessa se possiamo farne esperienza: se si immagina di abbracciare la persona amata, si hanno modificazioni nel corpo fisico, ad esempio cambia il battito cardiaco. Dunque immaginazione e realtà sono inscindibili, questo spiega come si possono produrre malattie partendo da un atteggiamento mentale, ma all’inverso, si possono anche “curare” con l’immaginazione positiva e speciali tecniche di visualizzazione. La connessione tra immagine e malattia è così potente che la visualizzazione può essere usata perfino per prevedere le prospettive di sopravvivenza di un paziente. In un esperimento i coniugi Simonton e i loro collaboratori fecero disegnare ai malati di cancro le immagini di se stessi, della loro malattia, della loro cura e del loro sistema immunitario. I disegni furono così chiari e facilmente interpretabili che dalla semplice analisi dei loro disegni giunsero al 95% di accuratezza nella prognosi, prevedendo chi sarebbe morto entro pochi mesi e chi sarebbe guarito. Numerosi studi condotti in tutto il mondo hanno dimostrato che l’immaginazione ha un grandissimo effetto sul rendimento fisico e atletico. In un recente esperimento si fecero marciare dei soldati per quaranta chilometri, dando a diversi gruppi di essi informazioni diverse. Alcuni gruppi marciarono per trenta chilometri e fu detto poi loro che ne avevano ancora dieci. Ad altri fu detto che avrebbero marciato per sessanta chilometri, ma in realtà marciarono solo per quaranta. Alla fine il livello degli ormoni dello stress nel sangue dei soldati rifletteva sempre le loro supposizioni e non l’effettiva distanza percorsa. I loro corpi rispondevano non alla realtà, ma a ciò che immaginavano essere la realtà. Il medico Larry Dossey ritiene che la visualizzazione non sia l’unico strumento che la mente olografica può usare per provocare cambiamenti nel corpo, ma anche la consapevolezza di come funzioniamo, per cui se cessiamo di vedere la malattia come qualcosa di separato e la consideriamo parte di un insieme più
grande, l’insieme dei pensieri, del comportamento, dello stile di vita, della dieta, dell’esercizio fisico, delle relazioni con gli altri e il mondo in generale, possiamo trovare un grande aiuto per la guarigione.
2.3. La matrice e i sistemi aperti
Il concetto fondamentale che qui si vuole esprimere è che il benessere dell’organismo e quindi di tutti i suoi apparati, organi, tessuti, dipende strettamente dall’ambiente in cui le cellule sono immerse. L’abitudine a frammentare porta a prendere in considerazione solo la parte, l’organo malato e le sue cellule. Gli studi sulla matrice ci consentono invece una visione d’insieme che comprende, anzi dà un’importanza fondamentale all’ambiente in cui le cellule si trovano a vivere. Tale ambiente, detto matrice, che corrisponde al tessuto interstiziale, non solo fa da sostegno e connessione, ma apporta anche nutrimento, attraverso i capillari, ed elimina tossine, attraverso i vasi linfatici e le cellule “spazzine” deputate alla ripulitura, cellule che appartengono al sistema reticolo endoteliale e sono in grado di fagocitare ed eliminare elementi di scarto e di disturbo. Da un esperimento condotto per verificare quanto a lungo potessero vivere delle cellule in un ambiente ricco di nutrienti appropriati e privo di residui tossici emerse un dato sconcertante: le cellule vissero un centinaio di anni e morirono solo quando la dimenticanza di un assistente addetto al ricambio del liquido intracellulare ne provocò l’intossicazione. Sono stati fatti molti studi sulla matrice. Nel 1975 A. Pischinger, professore di Istologia ed Embriologia all’Università di Vienna, definì la “matrice interstiziale o mesenchima” come la “prima unità vivente”, contrapponendosi così alle teorie di Virchoff, che attribuiva alla cellula il ruolo di unità strutturale fondamentale e centrale del sistema biologico. Secondo Pischinger, “prima che si ammali la cellula si ammala il liquido interstiziale”. Più o meno negli stessi anni un altro ricercatore tedesco, il dott. Heine compì una serie di studi sull’ambiente extracellulare. Lo scienziato tedesco giunse alla conclusione che “la cellula non può essere concepita a prescindere dall’ambiente vitale che la circonda, la matrice extracellulare”. Tale ambiente ha un “effetto significativo sulla determinazione dell’espressività genetica della cellula stessa. È l’interazione della genetica con l’ambiente che determina ciò che siamo. Le intossicazioni extracellulari possono agire sul DNA e la matrice può dare
risonanze fino al livello psichico ed emotivo”. Questo significa che l’ereditarietà ha una grandissima importanza, ma la manifestazione o meno di patologie, o semplicemente tendenze costituzionali, dipende ancora dalla matrice e quindi dallo stato di intossicazione dell’individuo. Ciò ci permette di dire che possiamo intervenire sull’espressività genetica delle cellule prendendoci cura della matrice, disintossicandola, introducendo sostanze che la rafforzano, evitando abitudini e stili di vita che la danneggiano, utilizzando tecniche che ne stimolano i processi di riequilibrio. La cellula, quindi, non può essere studiata, compresa e “guarita” a prescindere dal suo ambiente vitale, la sostanza fondamentale, così come nessun essere umano può guarire se non vive in armonia con l’ambiente e i propri simili. Anche gli studi effettuati sui sistemi aperti confermano l’importanza della matrice apportando un notevole contributo con la descrizione degli scambi di tipo bioelettronico oltre a quelli di tipo biochimico. Negli anni Cinquanta il professore Ludwig von Bertalanffy della scuola viennese formulò una nuova teoria che si contrapponeva al modello newtoniano dei sistemi chiusi: la biocibernetica dei sistemi aperti. Nella sua opera Teoria generale dei sistemi, espose tale teoria:
In un sistema aperto capace di scambiare energia e materia con l’ambiente (com’è, ad esempio, quello di un organismo pluricellulare vivente) le varie forze che interagiscono non lo fanno secondo un modello lineare, ma risultano intercollegate in un continuo scambio di energia e materia, ovvero di informazioni veicolate da energie a microintensità. Ogni componente del sistema è in continua e costante interazione regolatoria (sia eccitatoria sia inibitoria) con le altre parti. Tramite questo continuo scambio informatico di tipo biochimico-umorale e biofisico il sistema tende a mantenersi in un equilibrio dinamico che comporta il minimo dispendio energetico: l’omeostasi. La disfunzione, quindi, non riguarderà la singola parte del sistema, nel caso del corpo umano l’organo, ma, attraverso catene causali consecutive, più organi e apparati che magari non rivelano, all’apparenza, una connessione stretta. Le patologie e, prima ancora, i disturbi funzionali potranno essere letti come il risultato di scambi informatici fra cellule e quindi fra organi. Lo scambio di
informazioni avviene attraverso microoscillazioni elettromagnetiche e il mesenchima, o matrice interstiziale, è il mezzo attraverso il quale tutte le informazioni bioumorali e bioelettroniche si propagano e si trasmettono all’intero organismo. La matrice rappresenta dunque un importante network comunicativo intercellulare e interorganico.
Questi studi confermano la necessità di un approccio globale alla salute; inoltre sottolineano come le varie parti del corpo si scambiano continuamente informazioni per via biochimica e biofisica e funzionano in modo da compensarsi per il raggiungimento di un equilibrio dinamico che porti al benessere dell’insieme, dell’intero organismo.
2.4. La Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia
La Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia è la disciplina che si occupa dei vari sistemi di comunicazione intercellulare e interorganica.
Prodotti del sistema immunitario, come le citochine, influenzano il sistema nervoso centrale e periferico; ormoni, neuropeptidi e fattori di crescita modulano profondamente la risposta immunitaria; il sistema nervoso centrale controlla il sistema neuroendocrino e quello immunitario.
Così scrive Bottaccioli nel suo libro intitolato Psico-Neuro-EndocrinoImmunologia. Ciò significa che il sistema nervoso, endocrino, immunitario e la psiche interagiscono continuamente tra loro. La scienza sta trovando sempre più conferme in merito alla visione olistica dell’individuo, all’unità mente-corpo, e questo comporta un nuovo modello nell’approccio alla salute e alla malattia. Ormai si conoscono perfettamente moltissime sostanze che correlano organi e sistemi tra loro, per cui non è più pensabile l’idea di curare la singola parte ammalata senza tener conto dell’intero organismo e degli aspetti psicoemotivi che si ripercuotono sul corpo fisico.
2.5. La Nuova Medicina di Hamer
Il dottor Ryke Geerd Hamer, medico oncologo tedesco, ha elaborato nel 1981 la cosiddetta “Nuova Medicina di Hamer”, partendo da un’esperienza personale. Qualche tempo dopo la morte del figlio scoprì di avere un tumore al testicolo. Attraverso studi molto dettagliati e formulando le sue cinque leggi biologiche è arrivato a dimostrare che tutte le malattie hanno un’origine psichica.
PRIMA LEGGE Ogni malattia è causata da un conflitto biologico vissuto in modo più o meno drammatico, che ci coglie impreparati, come un fulmine a ciel sereno, che viviamo in solitudine (anche se gli altri sanno quello che è capitato non sanno quello che abbiamo provato) e che non sappiamo come risolvere. Per conflitto biologico si intende un trauma emotivo che ci accomuna agli animali (la perdita del lavoro è paragonabile alla perdita del cibo per un animale) e incide sul nostro sistema biologico. Vi è una corrispondenza tra trauma (psiche), area cerebrale interessata (cervello), e organo fisico corrispondente (organo). Dunque vi è una relazione diretta tra un certo tipo di stress psichico e l’attivazione di una parte del cervello da cui dipende un determinato organo periferico (psiche-cervello-organo); questa è detta sindrome di Dirk Hamer, DHS. Per continuare la specie, nell’evoluzione, l’uomo ha sviluppato dei programmi biologici automatici di sopravvivenza che si sono inscritti nel suo cervello e nelle sue cellule. In questo senso la malattia è vista come la soluzione perfetta del cervello in termini biologici di sopravvivenza. L’intensità del trauma emotivo determinerà la gravità della malattia, mentre il tipo di emozione determinerà la localizzazione nel corpo. Nell’istante della DHS non solo inizia la fase del conflitto attivo ma si possono predisporre i binari sui quali la malattia decorre. I binari sono aspetti conflittuali
aggiuntivi correlati alla DHS, ovvero le circostanze associate alla DHS. L’individuo registra inconsapevolmente anche i più piccoli particolari dello scenario in cui si ambienta l’evento. L’insieme rimarrà nella memoria per tutta la vita, determinando il modo con cui la persona reagirà quando tali elementi si ripresenteranno. Se il soggetto si troverà, in seguito, nuovamente esposto a una di queste circostanze, tutto il conflitto potrà riattivarsi in una recidiva. Oltre al binario principale della DHS esistono anche dei binari secondari relativi alle circostanze concomitanti e integranti che conducono sempre al primo.
SECONDA LEGGE Il dottor Hamer ha rielaborato la teoria dello stress di Hans Selye che mette in relazione i fattori di stress e le risposte che questi inducono nell’organismo; questi pose le basi della sua teoria nel 1926 quando, ancora studente, osservando l’effetto di un farmaco su un gruppo di persone, si accorse che anche le cavie a cui veniva iniettato un placebo presentavano una serie di alterazioni comportamentali causate dallo stress che la situazione andava a stimolare. Secondo Selye, l’organismo risponde agli stressor fisici e psichici secondo un processo che comporta tre fasi: – fase di lotta o di attivazione simpaticotonica (risposta surrenalica, tiroidea ecc.); – fase di adattamento (equilibrio tra fattore stressante e risposta di adattamento); – fase di esaurimento o vagotonica (esaurimento dei mediatori chimici utilizzati per l’adattamento). La seconda legge ci dice che ogni malattia ha due fasi solitamente di analoga durata. La prima fase è detta simpaticotonica perché entra in azione il sistema simpatico, va dal trauma alla risoluzione del problema. La seconda fase è detta vagotonica perché entra in azione il sistema parasimpatico (vago), va dalla soluzione del problema al ritorno della normalità. Per esempio anche una semplice influenza comporta una prima fase simpaticotonica: stadio iniziale in cui compaiono brividi, freddo ecc. seguita da una fase vagotonica: la febbre cala, si ha caldo, ecc. Spesso tali fasi sono
rispettivamente accompagnate da ansia e depressione. Fisiologicamente il ritmo sonno-veglia comporta una fase simpaticotonica che inizia alle 3 e raggiunge l’apice alle 7 di mattina e una fase vagotonica che inizia alle 15 e raggiunge l’apice alla sera. Quando si verifica uno shock, in qualsiasi momento della giornata ci si trovi, si altera il ritmo fisiologico e scatta immediatamente la fase simpaticotonica, è l’inizio del cosiddetto “conflitto attivo”. In questa fase delle “mani fredde” si hanno: l’attivazione dell’innervazione simpatica del sistema nervoso autonomo con vasocostrizione, l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, irrigidimento, sudore freddo, l’aumento del tasso di noradrenalina nel sangue, ecc. A livello psichico, il soggetto rimugina il suo problema, non ha fame, dimagrisce, si addormenta con fatica, vive un continuo stato di allarme mobilitando tutte le energie per risolvere il trauma. A livello cerebrale, localizzato in una certa area del cervello che presiede al funzionamento di un determinato organo o tessuto, si origina un focolaio a cerchi concentrici (focolaio di Hamer, FH) visibile alla TAC senza liquido di contrasto. A livello fisico, il cervello può creare una massa tissutale (tumore, ciste, ecc.) o dissolverla (lisi), bloccare o liberare un organo. In questa fase si sviluppano le cosiddette malattie fredde come astenie, anemie, deperimenti, ecc. Alla soluzione del conflitto (conflittolisi, CL) segue la fase di riparazione o di rilassamento (postconflittolisi, PCL), di vagotonia permanente o delle “mani calde” durante la quale si verificano: l’attivazione del nervo vago con vasodilatazione, rallentamento del ritmo cardiaco o bradicardia e diminuzione della pressione arteriosa. A livello psichico lo stress si disperde, ritornano la calma e l’appetito, le estremità del corpo riprendono ad essere calde. A livello cerebrale sul punto del FH si forma l’edema di riparazione. Nel mezzo della fase di soluzione del conflitto la vagotonia permanente è interrotta dalla crisi epilettoide che segna il ritorno alla normalità. Questa crisi corrisponde a una fase simpaticotonica a livello cerebrale che indica una costrizione violenta dell’edema FH, cui segue l’espulsione dei liquidi trattenuti nel corpo durante la fase di riparazione edematosa (PCL A). A livello organico si possono manifestare: crisi motoria tonico-clonica, conati di
vomito, coliche intestinali, lisi polmonare, ittero, infarto del miocardio, ecc. A livello fisico già prima della crisi epilettoide la malattia smette di progredire e il cervello si ripara. Si sviluppa uno stato di infiammazione in cui tutte le energie sono tese al ripristino dell’equilibrio. In realtà tutti gli stati infiammatori sono delle riparazioni, comprese le malattie infettive. La fase di riparazione può essere anche più pericolosa della fase di malattia. In questa fase si manifestano le cosiddette malattie calde, ovver quelle che presentano stati febbrili, dolori diffusi o localizzati e molta stanchezza, ecc. Successivamente l’organismo completa il suo riequilibrio e ritorna al suo ritmo circadiano normale alla fine della fase di ricostituzione cicatrizzante (PCL B). Dunque ogni conflitto di una certa rilevanza si localizza in un’area del cervello ed è visibile con una TAC a sezione basale senza mezzo di contrasto, metodica che il dottor Hamer utilizza per questo tipo di diagnosi. Le immagini che si osservano somigliano a un bersaglio e sono chiamate focolai di Hamer. La comparsa di un’immagine a bersaglio nella TAC indica che il conflitto è in fase attiva. Il focolaio che si edemizza è invece indice di una fase vagotonica e la crisi epilettoide segna l’inizio della guarigione. Nel processo di guarigione l’edema viene “spremuto” con conseguente proliferazione della glia che ristruttura il cervello, sull’organo poi restano alcune cicatrici. Dunque attraverso una TAC è possibile indagare quale fase sta vivendo l’individuo, questo poi viene verificato con un colloquio. Ad ogni conflitto corrisponde, nel cervello, un focolaio, il quale a sua volta è collegato all’organo relativo su base ontogenetica, in relazione cioè allo sviluppo embrionario. Le corrispondenze tra conflitto, focolaio e organo si trovano in una tavola stilata dallo stesso Hamer. Ciò significa che osservando la TAC è possibile risalire all’organo interessato, inoltre se, per esempio, compare un tumore, tramite una TAC si può risalire al conflitto che l’ha generato e tentare di risolverlo e di innescare il processo di guarigione. Tramite metodiche di tipo olistico si può cercare di modulare la fase simpaticotonica in modo da avere ripercussioni minori in quella vagotonica e facilitare la guarigione. Si ricorda che il tempo di convalescenza è direttamente proporzionale alla fase simpaticotonica. Per uno stress di tre mesi servono tre mesi di convalescenza. Occorre fare molta attenzione alla convalescenza e ai suoi tempi perché se si continua a interrompere l’orologio biologico, magari accorciando i tempi di
recupero, non sarà più possibile, un giorno, ripristinare il ritmo fisiologico e potranno manifestarsi malattie croniche. Il concetto di convalescenza che nella medicina è sempre stato basilare, oggi, soprattutto in Occidente, è molto trascurato. La necessità di accelerare i tempi per interessi di tipo economico e di produttività, non dà più alle persone il tempo necessario per rimettersi completamente da malattie fisiche e, ancora peggio, da traumi psichici. Il farmaco, la pillola, fanno dimenticare presto la malattia, la percezione dello stato di malessere del corpo viene fatta tacere e non c’è il tempo per guarire bene e a fondo, lo psicofarmaco riduce la percezione del disagio e del trauma e non c’è modo di elaborare e poi di rilasciare. Evidentemente non si sta parlando di farmaci che in alcune situazioni sono indispensabili, ma di un certo stile di vita portato a trascurare le necessità più normali dell’individuo. Inoltre “la massa di conflitto attivo”, che è un termine che Hamer utilizza per indicare l’intensità per la durata del conflitto (egli utilizza termini matematici), equivale alla massa da elaborare successivamente. Per un conflitto pesante il limite è di nove mesi, se è maggiore, dice Hamer, si rischia di morire in fase vagotonica. Il tempo è proporzionale a quello della gravidanza ed è stato calcolato sia per gli esseri umani che per varie specie di animali perché il meccanismo è lo stesso.
TERZA LEGGE La terza legge tratta il sistema ontogenetico delle malattie riferendosi alla vita embrionale dell’uomo. L’individuo ha potuto sopravvivere fino a oggi perché ha integrato nel suo cervello programmi biologici di sopravvivenza volti al superamento di ogni genere di ostacoli presentatisi sul suo cammino evolutivo nel corso dei millenni, fin da quando era un piccolo organismo unicellulare. Superato l’ostacolo, la soluzione viene trasmessa alle generazioni future. Nei primi due mesi di vita intrauterina il feto incarna la memoria evolutiva della specie umana. La prima tappa dell’evoluzione considera lo stato cellulare che per vivere deve respirare, mangiare, eliminare e riprodursi. Col are dei secoli la cellula si associa ad altre diventando un organismo pluricellulare che deve adattarsi alle condizioni ambientali. In caso di scarsità d’ossigeno, subisce uno stress e trova la soluzione moltiplicando le cellule specializzate nella respirazione, creando una specie di tumore. L’ordine di proliferare viene dato dalla struttura cerebrale arcaica che diverrà il tronco cerebrale. L’embrione umano ripercorre questi stadi evolutivi nel ventre materno. I conflitti che il soggetto conserverà in memoria di questa fase sono legati ai bisogni primari e quando si sentirà stressato, il cervello comanderà di trattenere i liquidi. Per quanto riguarda la funzione riproduttiva, i conflitti interesseranno l’endometrio e parte della prostata. La seconda tappa evolutiva considera il aggio degli organismi viventi dall’ambiente acquatico a quello terrestre dove dovranno dotarsi di nuove protezioni, in particolare dai raggi solari. Il cervello produrrà un ispessimento delle membrane. Nel ventre materno, l’embrione continua a perfezionarsi irrobustendo le membrane: derma, pleura, peritoneo, pericardio. Rimarranno registrati nella memoria tutti i conflitti relativi alla paura di venire aggrediti, di subire un’aggressione contro l’integrità fisica a livello di torace (mesotelioma pleurico), cavità addominale (mesotelioma peritoneale), cuore (mesotelioma del pericardio) e contro l’integrità morale simboleggiata dalla pelle (melanoma), parte del nostro corpo che per prima entra in contatto con gli altri individui. La terza tappa evolutiva considera lo sviluppo dello scheletro, dei muscoli e dei tendini che permettono all’organismo di muoversi ed esplorare l’ambiente circostante. Se deciderà di tornare indietro dalla terra ferma all’acqua dovrà
quindi perdere gli organi che aveva sviluppato con una lisi (riduzione cellulare, necrosi). Durante la fase corrispondente allo sviluppo del proprio valore, l’embrione produce il sistema osseo e quello muscolare, che diventeranno sede delle problematiche di svalutazione del Sé (osteoporosi). La quarta tappa evolutiva è un ulteriore precisarsi di tutte le tappe precedenti. Si affinano gli organi sensoriali e sul piano psichico il Sé si proietta in un contesto sempre più vasto e complesso. Nei conflitti relativi a questa fase, per la paura di morire la soluzione biologica del cervello sarà quella di aumentare gli alveoli polmonari per prendere più aria e sopravvivere (proliferazione cellulare, cancro ai polmoni); per la paura di essere soffocato dalla vicinanza degli altri, la soluzione sarà quella di far are più aria nei polmoni (ulcera ai bronchi). Per l’incertezza a decidere quale direzione prendere, la soluzione biologica sarà la paralisi delle gambe (blocco funzionale). La bussola di Hamer descrive il sistema ontogenetico e la legge del decorso bifasico di tutte le malattie.
In figura sono illustrati due gruppi cerebrali differenti, la cui distinzione è determinata dalle leggi dell’embriologia: – gruppo nero: cervello antico o paleoencefalo (tronco cerebrale e cervelletto); – gruppo grigio: cervello recente o neoencefalo (corteccia e midollo cerebrale). Nella fase del conflitto attivo (fase attiva, simpaticotonica): – il gruppo nero produce proliferazione cellulare e tumori solidi; – il gruppo grigio produce riduzione cellulare, necrosi e ulcere dei tessuti. Nella fase di soluzione del conflitto (fase di riparazione, vagotonica, postconflittolisi) avviene il contrario: – il gruppo nero elimina i tumori mediante micosi; – il gruppo grigio colma necrosi e ulcere con rigonfiamenti e formazioni di cisti.
QUARTA LEGGE La quarta legge insiste sul fatto che i microbi sono nostri alleati poiché si occupano di riparare i danni durante la vagotonia. Virus, funghi o batteri che vivono nel nostro corpo, fanno parte del programma biologico della natura, proliferando e scomparendo secondo una precisa logica sincronica con il nostro cervello e il nostro corpo. Nell’immagine sono schematizzate a sinistra, le parti del cervello, e a destra gli organismi corrispondenti che su ordine del cervello danno inizio alla loro attività. I funghi (colore nero), i microbi più antichi del nostro organismo, si attivano dopo la CL condensando e riducendo i tumori degli organi dell’endoderma – organi che sono governati dal tronco cerebrale – e i tumori degli organi del mesoderma cerebellare – questi ultimi regolati dal cervelletto – producendo necrosi caseosa (come adenocarcinoma intestinale). I funghi
proliferano dopo la DHS e diventano patogeni solo dopo la CL. I virus (colore grigio), i microbi più recenti del nostro organismo, proliferano e si attivano esclusivamente dopo la CL al fine di riparare ulcere e necrosi degli organi dell’ectoderma – organi governati dalla corteccia cerebrale (ad esempio ulcera della mucosa nasale). Fra questi due gruppi abbiamo: – batteri acidoresistenti e micobatteri che proliferano a partire dalla DHS e diventano patogeni solo dopo la CL, per eliminare tramite necrosi caseosa i tumori degli organi dell’endoderma – organi governati dal tronco cerebrale – e del mesoderma cerebellare, questi ultimi controllati dal cervelletto (ad esempio adenocarcinoma mammario); – batteri (colore bianco) che proliferano e si attivano esclusivamente dopo la CL, per riparare le necrosi degli organi dell’ectoderma e del mesoderma del neoencefalo – organi guidati dalla corteccia e dal midollo cerebrale (cosiddetta sostanza bianca). Il ricorso a metodiche naturali, non soppressive, si rivela dunque molto importante nel momento in cui ci si rende conto del ruolo fondamentale dei germi nei processi di guarigione. Durante la fase simpaticotonica e la normotonia successivamente ritrovata, tali microrganismi sono tutti innocui, in fase di conflittolisi proliferano solo negli organi correlati al focolaio attivo a livello cerebrale e sono apatogeni per gli organi che non li riguardano. Il controllo dei germi, nostri preziosi aiutanti, avviene tramite il cervello. “I germi non lavorano contro di noi, ma per noi”, dice il dottor Hamer, “e questo dall’inizio della nostra storia evolutiva”. Dunque, secondo questo tipo di medicina, sopprimere le infezioni senza rispettare i ritmi fisiologici del corpo, può impedire la guarigione di malattie anche gravi. Occorre in questi casi riconoscere tempi e mezzi di intervento.
QUINTA LEGGE La quinta legge ribadisce che la malattia ha sempre un senso, è utile e necessaria, vitale per l’individuo e per l’evoluzione della specie. Tutti i comportamenti e le malattie dell’uomo sono determinati da programmi speciali di sopravvivenza inscritti nelle memorie recenti e antiche. La malattia è una soluzione biologica del cervello, l’ultima possibilità di sopravvivenza.
2.6. L’Omotossicologia e la legge di Hering
L’Omotossicologia ha una visone della malattia come processo di difesa del corpo e quindi come meccanismo di profonda guarigione: “Le malattie sono reazioni opportune che servono a ripristinare lo stato di salute” e non vanno trattatate con terapie soppressive perchè queste possono indurre un profondo peggioramento della salute dell’individuo, anche se non immediatamente evidente. Il fondatore dell’Omotossicologia, il dottore tedesco Hans-Heinrich Reckeweg, rivisitando il concetto di “reazione infiammatoria” la definisce come
reazione organica di difesa attraverso la quale l’organismo assolve ai compiti di tutela della propria integrità strutturale e funzionale, di resistenza agli inquinamenti ambientali, di ricreazione costante della propria quotidianità ontogenetica e della stessa secolarità filogenetica. […] Ogni patologia è in realtà la manifestazione della nostra capacità infiammatoria e quindi della nostra risposta immunitaria. Le malattie sono diretta espressione delle risposte difensive biologicamente opportune dell’organismo contro omotossine esogene ed endogene, oppure sono tangibili espressioni di danni tossici subiti che l’organismo cerca in qualche modo di compensare mediante un riequilibrio funzionale.
Reckeweg definisce le omotossine come “sostanze tossiche che provocano nell’organismo diverse reazioni difensive da parte di un sistema immunitario globale neuro-endocrino-umorale”. L’infiammazione, in altri termini, ha il compito di bruciare le scorie che gli organi emuntori non riescono a eliminare. Sostiene sempre Reckeweg che “ogni processo infiammatorio, anche di origine batterica, è l’opportuna reazione biologica che non deve essere repressa con antibiotici, sulfamidici e altro, ma
deve essere biologicamente guidata e perfino sostenuta, per poter trasformare ed eliminare le tossine responsabili”. Anche i batteri sono visti non tanto come dei nemici, ma come coadiuvanti il processo di guarigione. Attraverso la ialuronidasi, sostanza da essi secreta, sciolgono il substrato tossico che si annida nei tessuti e lo rendono trasformabile. L’Omotossicologia non utilizza farmaci che sopprimono i naturali processi del corpo, ma stimola il processo di guarigione somministrando un prodotto simile alla tossina che ha generato la reazione immunitaria. Per comprendere tutto questo è necessario sapere che l’organismo reagisce alla presenza di tossine attraverso sistemi di difesa che la natura ha approntato e sono disponibili e attivi nel nostro corpo. Questi, nel loro insieme, prendono il nome di sistema della “grande difesa”, che comprende una serie di sottosistemi: il sistema reticolo endoteliale (SRE), che comporta la produzione di anticorpi, il meccanismo adenoipofisi-corteccia surrenale che fa da orologio all’intero sistema, il sistema di riflessi neurale, la funzione disintossicante del fegato e l’azione disintossicante del connettivo. L’organismo, producendo anticorpi e quindi reazioni antigene-anticorpo che avvengono nel tessuto connettivale, provoca infiammazioni che sono evidenti solo in minima parte e che hanno un significato di disintossicazione. L’ipofisi anteriore, quando è raggiunta dall’omotossina solubile, produce una sostanza: l’ACTH che stimola la corteccia surrenale a produrre a sua volta cortisolo, ormone che a basso dosaggio è infiammatorio, oltre un certo dosaggio poi diventa antinfiammatorio. L’infiammazione consente la digestione mesenchimale che permette di bruciare le scorie. Nel processo infiammatorio vi è una prima fase simpaticotonica con produzione di ormoni infiammatori, poi il connettivo si acidifica (fase sol), diventa più fluido e le cellule immunitarie possono aggredire le tossine e digerirle, i batteri spesso sono un fattore coadiuvante del processo in quanto producono sostanze che scindono il mesenchima fluidificandolo. I batteri sono quindi degli “spazzini ecologici” attivati dall’organismo stesso che se ne serve seguendo l’input di un orologio biologico centralizzato, il meccanismo adenoipofisi-corticosurrenale. Una serie di meccanismi immunitari controlla poi la proliferazione batterica perché non sia eccessiva, nel momento in cui questa diventa un danno e non un aiuto è perché l’organismo è defedato a livello immunitario. Una eventuale produzione di pus indica che l’organismo sta portando a termine il processo di guarigione attraverso una sorta di drenaggio. Nella fase finale di questo
processo, il cortisone aumenta fino a raggiungere il dosaggio che gli consente un’azione antinfiammatoria e la guarigione si compie. Nella medicina convenzionale molto spesso si utilizza il cortisone con un timer sbagliato, non si accompagna il processo infiammatorio, ma questo viene soppresso somministrando il cortisone troppo presto, non lasciando tempo sufficiente per la digestione e trasformazione delle tossine nel connettivo, invece, in taluni casi, potrebbe essere addirittura utile accompagnando lo stesso processo del corpo che ne aumenta la concentrazione quando ormai l’infiammazione non gli è più necessaria. Occorre dunque seguire l’orologio biologico, altrimenti si rende la matrice alcalina quando è ancora necessaria un’acidosi (la si tramuta cioè da sol in gel) e si intrappolano ancora di più le tossine. Il corpo, a quel punto, tornerà al vecchio, perfetto modello e cercherà di disfarsi delle tossine con una nuova infiammazione. Continuando a sopprimere l’infiammazione la malattia non farà altro che progredire e alla fine l’organismo non sarà più in grado di reagire e la malattia diventerà cronica. L’infiammazione può essere paragonata a un iceberg con una parte di malessere nascosta e una parte che emerge. Nel momento in cui diventa manifesta significa che ha ato, in termini di sopportazione fisica ed emotiva, una soglia pari al 70%. Se la dose di antinfiammatori è contenuta, si agisce solo sul 30% manifesto del malessere, se la dose è consistente, si finisce per bloccare anche il 70% nascosto, per cui si blocca l’orologio biologico. In questo caso se e quando ci sarà nuovamente sufficiente energia, l’infiammazione si ripresenterà per svolgere il suo compito di disintossicazione. Molti rimedi naturali che agiscono da antinfiammatori in realtà agiscono solo sul 30% manifesto rendendo il processo più tollerabile fisicamente e psicologicamente, ma viene comunque mantenuto il 70% dell’infiammazione che può così continuare la sua opera di disintossicazione. Reckeweg non solo ha chiarito molto bene la funzione del processo infiammatorio, ma ha studiato anche le fasi evolutive della patologia infiammatoria con una particolare attenzione ai foglietti embrionali interessati, egli ha distinto sei fasi di risposta antitossica. Le prime tre sono reazioni umorali antitossiche relativamente innocue. Queste si manifestano come escrezioni fisiologiche (fase di escrezione) quando gli organi
emuntori funzionano bene ed eliminano in modo ottimale le tossine; come infiammazioni (fase di reazione) quando gli emuntori non sono sufficienti e sono attivati processi aggiuntivi per la disintossicazione; come deposito (fase di deposito), quando la reazione infiammatoria è insufficiente o è soppressa da farmaci. Con la repressione della febbre, l’inibizione delle infiammazioni e l’impedimento delle escrezioni, cioè con il blocco del meccanismo di disintossicazione, si aumenta il processo di intossicazione che dà luogo alle successive tre fasi cellulari. Le tossine penetrano nelle cellule, nel loro citoplasma (fase di impregnazione) provocando danni cellulari che portano a una degenerazione cellulare (fase di degenerazione) con la possibilità di are alla fase successiva in cui le tossine penetrano nel nucleo danneggiandolo (fase di neoplasia).
Per esemplificare nella fase 1, di escrezione, si avranno urine e feci più cariche perché gli emuntori eliminano al massimo le tossine presenti, ma gli emuntori hanno un limite fisiologico. Quando si consigliano prodotti naturali che operano un drenaggio, si stimolano questi organi perché lavorino al massimo: pelle, polmoni, reni, intestino, fegato. Quando il livello di scorie supera un certo limite, il corpo mette in atto la reazione infiammatoria, fase 2, in cui il meccanismo adenoipofisi-corticosurrene comporta la produzione di cortisone. Ciò accade anche quando il peso molecolare delle tossine è tale per cui queste non ano più attraverso gli emuntori: l’infiammazione ha il compito di spezzare e quindi “digerire” queste molecole. Se l’infiammazione viene soppressa da farmaci, o l’accumulo tossico è eccessivo, si a al deposito, fase 3, si tratta di un tentativo della matrice di stoccare gli accumuli che gli emuntori non riescono a smaltire. Serve anche per dare tregua dall’infiammazione. La fase di deposito ogni tanto può dar luogo a processi infiammatori per riportare all’escrezione. Il deposito è il tentativo di evitare che metaboliti importanti continuino a circolare nel sangue creando danni: il grasso in eccesso viene ad esempio stoccato in ateromi e cisti lipoidee. Le prime 3 fasi coinvolgono soprattutto la matrice extracellulare. Nelle fasi
successive la malattia penetra invece nelle cellule: la permeabilità di membrana si altera e le scorie e i virus riescono a are la barriera. L’impregnazione, fase 4, è l’ingresso nelle cellule di tossine che un tempo si trovavano all’esterno. Le infezioni virali sono fasi di impregnazione che possono portare all’escrezione se non vengono bloccate. La fase 4 è l’ultima fase in cui si può ancora reagire con una certa facilità. Le tossine entrano nel citoplasma e disturbano l’attività enzimatica e la respirazione cellulare nei mitocondri. La cellula non funziona più come dovrebbe. Nella fase di degenerazione, fase 5, le cellule sono ormai danneggiate, a questa per esempio appartiene la cirrosi. Nella fase di neoplasia, fase 6, si va incontro alla patologia del nucleo. Nei tumori vi è questa storia alle spalle, spesso accelerata dalla somministrazione di farmaci soppressivi. Reckeweg compilò la tavola delle omotossicosi che è uno strumento che gli omotossicologi utilizzano per la stadiazione della malattia e la comprensione del tipo di problema: funzionale o lesionale.
Un altro concetto fondamentale dell’Omotossicologia è quello di vicariazione, ovvero lo spostamento da una fase all’altra. La vicariazione progressiva è quella in cui il aggio avviene verso il peggioramento, la vicariazione regressiva, al contrario, è il aggio verso la guarigione. Supponiamo, ad esempio, che nel caso di un’infiammazione a un dente si somministri un antidolorifico e sorga un’infiammazione al ginocchio: si tratta di una vicariazione progressiva. Il tessuto bersaglio della vicariazione è il punto di minor resistenza costituzionale. Prendiamo per esempio il caso di una tonsillite bloccata dal farmaco. L’infiammazione non compare più in quella sede, ma si manifesta un’appendicite. L’appendice viene asportata e a quel punto può comparire un’agranulocitosi (crisi midollare acuta). L’agranulocitosi viene a sua volta bloccata da farmaci soppressivi e in seguito sorge una leucemia. Un esempio tipico di vicariazione regressiva è l’asma bronchiale che scompare mentre appare un eczema, è un aggio di fase per la guarigione con l’eliminazione delle tossine verso l’esterno attraverso la pelle. Se il processo viene bloccato ricompare l’asma. Questi processi di vicariazione regressiva e quindi di guarigione che si verificano con i prodotti omotossicologici, compaiono allo stesso modo con i rimedi e i trattamenti naturopatici in quanto il corpo, opportunamente stimolato, risponde seguendo sempre le stesse leggi. Le prime tre fasi dell’omotossicosi corrispondono alla fase in cui si instaura uno stato di acidosi metabolica, il connettivo interstiziale a nella fase di “sol”, si ha simpaticotonia, liberazione di ialuronidasi, dissoluzione del mesenchima. In questa fase eso ed endotossine organiche, chimiche, fisiche, batteriche, metaboliche vengono bruciate nel fuoco dell’infiammazione fisiologica, fagocitate e drenate verso gli emuntori. Quando il processo di combustione è concluso si a per automatismo endocrino a una fase successiva con calo dell’infiammazione, sintesi del connettivo in graduale aumento, parasimpaticotonia, riorganizzazione del tessuto infiammato con produzione di fibrille reticolari argentofile e condizione definitiva in gel. Tutti questi processi avvengono quotidianamente nel nostro organismo, anche se non ce ne accorgiamo sempre.
I farmaci soppressivi bloccano l’infiammazione nella fase di esordio, determinando il aggio dalla fase acidosica a quella alcalosica, dalla solubilizzazione del connettivo infiammato alla sua gelificazione. A quel punto il materiale incombusto, endotossine batteriche, cataboliti, farmaci, impregnano il connettivo, lo destrutturano e ne impediscono il restauro. In questo modo si potrà avere una sintesi di proteine bruscamente precipitate, molecole di endotossine batteriche e residui chimici di farmaci si combinano con le proteine così prodotte dando origine ai cosiddetti “peptici selvaggi”: molecole che si formano per l’unione di una parte interna, appartenente al corpo, self e di una parte non self, farmaci. A causa della presenza di una sostanza self e di una esterna, non self, si formano autoanticorpi (che aggrediscono tessuti dell’organismo) e si innescano processi autoimmuni. Gli stessi concetti sono espressi da un omeopata famoso per le leggi da egli stesso formulate, le leggi di Hering, che dicono che il processo di guarigione si compie dall’alto al basso, dall’interno all’esterno, sequenzialmente dalla malattia che si è manifestata per ultima fino a quella che si è manifestata per prima. Egli, in questo modo, vuole esprimere il fatto che il corpo libera le tossine in modo sequenziale, come le ha immesse. Tutto questo accade se vi è una sufficiente energia vitale (vis medicatrix). In altri termini il corpo prima si ammala nelle sue parti più esterne (pelle, vie respiratorie, ecc.): le reazioni saranno in questa prima fase acute e l’infiammazione costituirà il processo primario di purificazione. Se tale processo non ottiene i risultati sperati si a alla fase di deposito delle tossine in modo che non si diffondano. Ma se si continuano a sopprimere i sintomi e le forme di eliminazione che l’organismo attua quando riesce a racimolare l’energia necessaria, la malattia si porterà sempre più all’interno fino a colpire gli organi vitali. Il percorso dallo stato di salute allo stato degenerativo si compie secondo le frecce che vanno, nello schema seguente, da sinistra verso destra, il percorso della guarigione procede all’inverso da destra verso sinistra:
Questo significa che una malattia cronica, o addirittura degenerativa, per guarire deve are attraverso la fase acuta; se resta troppo a lungo in fase cronica diventa degenerativa. A quel punto la malattia degenerativa per migliorare o guarire deve are attraverso lo stato cronico e successivamente attraverso quello acuto in modo che lo stato di salute venga ristabilito.
2.7. Conclusioni
Riprendendo von Bertalannfy, il padre della cibernetica, e la sua opera Teoria generale dei sistemi:
Siamo sistemi aperti che non hanno linearità, ma sono altamente intercollegati e sono soggetti a un equilibrio di flusso biologico. Ogni disfunzione ha dunque alla base un network da correggere e ci sono diversi modi, l’importante è che il grado di entropia (caos) sia ridotto.
Da tutti questi nuovi modelli scientifici che studiano il corpo umano e che, pur attraverso ricerche diverse arrivano alle medesime conclusioni, emerge il concetto che il principio di causa-effetto non è più sufficiente a spiegare l’insorgere di un malessere o di una malattia. La causa scatenante acuta di una patologia può essere considerata come la goccia che fa traboccare il vaso, ma quello che conta è il vaso, il contenitore, la persona che in sé contiene: una costituzione, un carico tossinico cronico, una conflittualità emotiva e spirituale; inoltre il vaso può essere bucato, cioè il soggetto può soffrire di particolari carenze alimentari, ecc. Il vaso è simbolo della misura della capacità di compensazione del nostro organismo.
Così scrive il dottor Bertalannfy:
Chiunque tenti, oggi, di applicare categorie causali monodimensionali a sistemi intercollegati non può più rivendicare un criterio di scientificità. Compito della scienza è ormai quello di spiegare le leggi dei processi di guarigione attivati dall’organismo e nel campo degli strumenti occorrono terapie che seguano queste stesse leggi nell’unità di corpo e psiche.
Dunque un lavoro che possa dirsi davvero olistico, e anche, a questo punto, scientifico, non può occuparsi dell’eliminazione della goccia (intervento tipicamente allopatico), ma deve contemplare l’intero contenitore, la persona nella sua globalità. Ciò implica l’utilizzo di metodiche che agiscano tenendo conto della persona intera, oltre che della relazione con il suo ambiente; inoltre sarà auspicabile l’integrazione di discipline diverse e la collaborazione tra quanti si occupano della salute, medici e non medici, ognuno per le proprie competenze, ma con spirito aperto e disponibile a imparare dall’unico vero maestro: il corpo, il primo guaritore di se stesso.
IV. LA NATUROPATIA OGGI
1. L’evoluzione della medicina fino a oggi
A questo punto è possibile una sintesi sull’evoluzione della medicina in relazione alle principali tappe che l’umanità ha attraversato, fanno eccezione popoli e tribù rimasti in modelli culturali molto antichi. Come abbiamo già sottolineato l’olismo non è qualcosa di nuovo, si ritrova nella storia sociale e nella cultura di tutti i popoli fin da tempi molto antichi. La medicina ai suoi albori ebbe una connotazione magica, si ò poi a una medicina sacerdotale, il aggio successivo fu la medicina scientifica e ora sta subentrando la medicina olistica. Di fronte alla sofferenza e alla malattia, l’uomo ha sempre provato paura, si è posto delle domande, ha trovato risposte nelle preghiere, nei rituali, nelle sostanze medicamentose, in interventi chirurgici fino alla moderna medicina scientifica basata su osservazioni precise e razionali e fondata sulla sperimentazione. Oggi, pur riconoscendo la validità della medicina scientifica, c’è la necessità di ricontattare le radici antiche della medicina e in molti casi, grazie ai più recenti studi della fisica quantistica cominciamo a spiegarci il perché e il come di ciò che per gli antichi era solo intuizione o addirittura magia. Nell’antichità lo sciamano aveva una conoscenza accumulata e tramandata nei secoli, conosceva bene l’uomo, la sua natura, l’ambiente sociale di cui anch’egli era parte, le credenze personali e sociali. Valutava lo stato di malessere fisico e mentale (osservazione clinica) in una sorta di diagnosi globale, indicava piante medicinali (dall’esperienza tramandata), ricomponeva fratture, faceva piccoli interventi chirurgici, conosceva tecniche come suggestione e ipnosi simili alla psicoterapia moderna. L’uomo attribuisce virtù magiche a ciò che va oltre la sua comprensione. Oggi serve andare oltre la spiegazione razionale e frammentaria della medicina scientifica per recuperare il senso del dolore e della malattia.
L’evoluzione della civiltà condiziona l’evoluzione della medicina, è un processo evolutivo dall’età della pietra all’età odierna, i principali aggi che hanno comportato visioni ampiamente diverse dell’uomo, della natura e del cosmo possono essere distinti in: mitos, teos, logos e olos. Vediamoli nel dettaglio.
MITOS Si tratta della cultura dominante dell’era paleolitica (da 2.000.000 a 10.000 anni fa) e neolitica (fino al 3000 a.C.), il 99% della storia dell’homo sapiens. È caratterizzato da una visione animista-mitologica del mondo per cui tutto è vivo e lo spirito non è separato dalla materia, il mondo materiale non è separato dal mondo dei sogni, vi è una dimensione sacra che comprende la natura con tutti i suoi spiriti. Ne derivano rituali magici per ottenere aiuto dalle forze superiori del cosmo in caso di qualunque difficoltà, anche di malattia. I soggetti sono parte integrante del clan o della tribù, vivono immersi nella natura che è governata da forze cosmiche. Nel aggio a pastori e agricoltori fu adottata un’organizzazione matrilinea che rispecchiava il forte legame con la terra, si praticavano rituali legati a questa, alla fertilità, alla fecondità. Questi popoli si concentrarono lungo i più importanti fiumi in Africa, Asia, Americhe. Quando l’uomo iniziò a forgiare i metalli (rame e bronzo), cominciò anche la demarcazione dei terreni, crebbe l’efficienza e l’organizzazione sociale: i diritti territoriali dominarono quelli di consanguineità, iniziò ad affermarsi la proprietà individuale, sorsero nuove elite di potere nei centri urbani. Il circolo tribale egualitario lasciò il posto alla piramide stratificata dello stato formalmente strutturato, ando alla fase teos.
TEOS La società assunse una forma stratificata e gerarchica. Alla base vi era una visione teocratica, i re vantavano discendenza divina e vi era una gerarchia di divinità grandi e piccole. La madre terra fu subordinata agli dei del cielo “maschili” e comparvero civiltà patrilinee, caratterizzate da una gerarchia sociale per mantenere l’ordine sociale. Questo caratterizzò le civiltà di Egitto,
Mesopotamia, India, Cina, America centrale.
LOGOS Nel II millennio a.C. vi fu un’incursione di popoli indoeuropei dotati di una tecnologia basata sul ferro. Irruppero in Asia centrale e si mossero in diverse direzioni: India, Persia, Mar Nero, Europa Orientale, Grecia, Italia. Fecero sorgere le città-stato greche e quindi la civiltà greco-romana. Le civiltà classiche che sorsero sul bordo settentrionale del Mediterraneo svilupparono un nuovo sistema di credenze sulla natura e sulla società. I filosofi ellenici della natura (400-300 a.C.) sostituirono i concetti mitici con teorie basate sull’osservazione ed elaborate dal ragionamento. Dalla mente “eroica” di Omero si ò alla mente teoretica di Platone e Aristotele. Il logos, ragione, il metron, misura e l’aretè, virtù, sostituirono le credenze precedenti. Nella civiltà romana si accentuò l’orientamento pragmatico per mantenere l’ordine sociale attraverso un esercizio pratico e razionale del potere. Con la conversione di Costantino (320) e la fondazione dell’impero bizantino, il cristianesimo modificò la civiltà classica e il logos fu inteso come verbo, parola, legge divina. La visione del mondo medioevale (476-1492) riflette questo aggio. Con Galileo Galilei (1564-1642) sorse poi la scienza moderna, la cui concezione del mondo sosteneva che i principi meccanici spiegano il comportamento dei corpi sulla terra e il mondo degli astri, il tutto rinforzato dalle dimostrazioni matematiche di Newton che dimostrò l’universalità delle leggi del moto. Si impose una visione del mondo per cui l’universo meccanicistico sarebbe un congegno a orologeria divinamente progettato, funzionante secondo leggi che permettono alla ragione di conoscere il tutto. Il logos, basato sulla scienza classica, sulla sperimentazione ha poi portato alle conquiste tecnologiche. Si è ati alla civiltà industriale e, con lo sfruttamento della natura, si sono manifestati i primi problemi ambientali. Il periodo in cui prevale il logos è caratterizzato dalla fede nella ragione, prima basata sull’osservazione, poi sull’esperimento. Oggi il potere del logos si sta affievolendo perchè questo tipo di società è diventata insostenibile dal punto di vista sociale ed ecologico. Una nuova cultura sta sorgendo: la cultura della
coscienza planetaria.
OLOS Olos è questa nuova cultura emergente in America del Nord e in Europa che propone stili di vita diversi, visioni della natura e della società più responsabili, una medicina più umana, valori come la solidarietà e l’empatia verso tutti gli esseri viventi. Alla sua base vi è una visione dell’universo connesso, integro, non più materialista e frammentato, ma rivolto verso una civiltà olisticamente orientata. In particolare nel campo della salute emerge la visione olistica rispetto al riduzionismo galileiano. Secondo il procedimento cartesiano e galileiano è necessaria una misurabilità per avere sotto controllo la sperimentazione, per poter ottenere questo occorre dividere in parti l’uomo e il suo organismo. Se la misura è un rapporto tra due entità, queste due entità sono relative e non assolute (se c’è l’assoluto non c’è la misura perché è il tutto). Sezionato il fenomeno, parcellizzato l’organismo, è possibile ripetere un fenomeno, di qui la ripetibilità. Questi sono i concetti base dell’epistemologia scientifica di oggi. La mentalità galileiana parte da proprio da questi quattro principi (sperimentabilità, misurabilità, sezionabilità, ripetibilità), da cui nasce la medicina ufficiale. La ripetibilità porta a un’oggettivizzazione del fenomeno stesso e cioè il paziente. Questo indica che non c’è più la visione globale della persona, c’è una visione parcellizzata, si ha bisogno di una misura, di un’unità di misura, si cade in una visione quantitativa piuttosto che qualitativa, interessa vedere i casi che ripetutamente, secondo un certo comportamento terapeutico, danno un’apparente risoluzione a un problema. Il medico che indaga solo i sintomi e non cerca la causa prescrive la stessa medicina a tutti i pazienti che hanno lo stesso problema, a parte qualche caso in cui c’è allergia alla sostanza per cui si cambia molecola. Lo schema terapeutico è rigido. Questa è la visione cartesiana. In questo senso sono molto interessanti gli spunti di riflessione che scaturiscono dallo scambio di vedute tra l’onorevole Giorgio Bogi e il presidente Del Barone in seguito al dibattito in corso alla Camera sul progetto di legge Lucchese che avrebbe dovuto normare le medicine non convenzionali (di impronta olistica).
Da: La Professione (periodico per i medici), luglio-agosto 2004.
Bogi: “La medicina moderna deve essere basata su prove di efficacia. A questo scopo non credo si possa far riferimento ad altro metodo che a quello scientifico. Credo che nessuna prestazione possa essere sottratta alla verifica scientifica di efficacia, in previsione del suo impiego. Non è mai inutile sottolineare che prestazioni di cui non è stata dimostrata scientificamente l’efficacia possono causare danni rilevanti, in specie a pazienti affetti da malattie gravi o progressive, ed esporre i cittadini, in alcuni casi, a pratiche ingannevoli. Non è ovviamente in discussione la libertà del paziente nella scelta terapeutica ed è giusto porre attenzione al fatto che una parte socialmente rilevante della popolazione ha una propensione a curarsi con prestazioni non scientificamente validate. È plausibile [...] che il medico possa maturare l’esigenza di allontanarsi da protocolli o prescrizioni rigidamente codificate, ma, come dice la norma, purché tale impiego sia noto e conforme a lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale”. Del Barone risponde: “Bisogna stabilire cosa si intende per efficacia in medicina. Basilarmente l’efficacia di un qualsiasi intervento medico è il livello di effetto benefico che quell’intervento può produrre nelle migliori condizioni possibili, è il fatto che una terapia farmacologica, una dieta, una prescrizione di esercizi fisici facciano ‘more good than harm’, le prove di efficacia sono quelle ottenute nelle migliori condizioni possibili, cioè con studi clinici controllati e randomizzati. Detto ciò, il dato di fatto da cui bisogna partire è che purtroppo la medicina moderna allo stato attuale non è, tranne un 10-20%, tutta basata su prove di efficacia. Consentimi un piccolo esempio: ho una paziente affetta da stipsi e la curo in modo tradizionale. Con i lassativi ottengo risultati appena percepibili, ma con notevoli effetti collaterali. Per puro caso la signora comincia a mangiare due-tre kiwi al giorno e inaspettatamente risolve il problema della stitichezza. Naturalmente mi ha posto domande sull’effetto del kiwi e qui ho dovuto far evidenziare la mia ignoranza in materia non risultandomi che il frutto abbia prove di efficacia. In questa circostanza ho preso atto della situazione (l’inefficacia della cura farmacologia), ho ascoltato la paziente e non l’ho intimorita come spesso accade (faccia quello che vuole tanto le cose che lei
prende non possono contare nulla) e ho informato la paziente (in base alla letteratura scientifica) dei possibili rischi. Ho anche imparato che il kiwi può avere effetti lassativi, mi piacerebbe in futuro saperne un po’ di più. Ti ho portato una situazione clinica semplice: ma occorre tenere presente che la medicina, quella vera, non quella teorica, è spesso fatta così; in altre parole per fare bene i medici, per essere utili ai nostri pazienti, dobbiamo utilizzare un insieme di informazioni e di dati (base di evidenza), sia pure con diverso ordine di importanza: le osservazioni dei pazienti, le osservazioni dei medici, gli usi tradizionali di un prodotto, la letteratura scientifica intesa nel suo senso più ampio; viceversa non possiamo, in primis per motivi etici, utilizzare solo quel 20-30% di informazioni basate su prove di efficacia. Questo è il significato che diamo al concetto di pratica clinica della medicina scientifica, o se preferisci, di medicina basata sull’evidenza. Non a caso anche a livello scientifico, il concetto di medicina basata sulle prove di efficacia si sta gradualmente ampliando in quello di medicina basata sulla base di evidenza. In questo contesto le medicine non convenzionali, come prove di efficacia, sono sicuramente inferiori a quelle della medicina convenzionale, ma è importante sapere che, in diverse situazioni, le prove di efficacia cominciano a venire, e gli studi relativi sono pubblicati anche su importanti riviste scientifiche. D’altro canto, la base di evidenza per le principali medicine non convenzionali (la letteratura tradizionale delle rispettive branche, gli studi clinici osservazionali, gli studi controllati randomizzati) mostra spesso che in numerose situazioni cliniche queste medicine sono efficaci o perlomeno utili, e questo spiega il loro crescente utilizzo in tutto il mondo”.
Oggi dunque stiamo recuperando le medicine della tradizione, le medicine antiche, due italiani su quattro consultano un terapeuta di medicina naturale, uno su quattro si cura con le medicine naturali. Ci troviamo di fronte a nuovi modelli di pensiero, che in realtà sono molto antichi, che comprendono anche la spiritualità. D’altra parte oggi si può fare della medicina naturale con una visione allopatica e organicistica del corpo, in cui il soggetto è separato dalla sua malattia, oppure si può leggere la malattia come un aspetto del processo evolutivo di una persona, in una visione ampia e globale del mondo, dell’uomo, della salute, della sofferenza.
È molto diverso l’approccio terapeutico, anche naturale, in una visione allopatica piuttosto che olistica. Diverso è il modo in cui è inteso l’organismo che può essere considerato, nel primo caso, una somma di varie parti assemblate tra loro, autonome le une rispetto alle altre, piuttosto che un insieme in cui tutte le parti sono interconnesse, al punto da non poter esistere le une senza le altre; diverso anche il modo in cui è inteso l’essere umano in quanto esistono interconnessioni e interrelazioni anche tra le funzioni degli organi e gli atteggiamenti psicologici che quell’organismo assume. Non vi è dunque separazione tra mente e corpo, la visione cartesiana di un mondo dualistico non esiste, così come non esiste il concetto freudiano per cui vi è un misterioso salto tra mente e corpo che induce i medici a occuparsi esclusivamente del corpo e gli psicanalisti a occuparsi solo della psiche. Il nuovo modello dell’universo è quello olografico in cui ogni parte contiene il tutto. Questo modello chiarisce enigmi altrimenti insolubili dalla fisica classica e potrebbe spiegare accadimenti altrimenti considerati magici: precognizione, telepatia, esperienze mistiche, guarigioni miracolose e trattamenti a distanza. È un nuovo modello e incontra ancora delle resistenze all’interno della comunità scientifica, nonostante i ripetuti esperimenti che ne dimostrano la validità.
2. Lo spazio della Naturopatia nella società attuale
Le attuali conoscenze mediche sono in grado di sconfiggere la quasi totalità delle emergenze acute, sia mediche che chirurgiche; la moderna farmacologia dispone di innumerevoli mezzi terapeutici per fronteggiare quasi tutti i “sintomi” e la diagnostica strumentale permette di avere riscontri accuratissimi. Tutti questi mezzi sono utili solo dopo che la patologia si è già manifestata, quindi sul soggetto malato. Poco si sa delle modificazioni che avvengono, invece, prima che la patologia si manifesti con alterazioni di tipo biochimicostrutturale. Esiste dunque una zona d’ombra in cui si trovano soggetti che, pur non godendo di ottima salute, e pur dimostrando disagi, sono considerati sani solo perché non manifestano le loro problematiche con alterazioni di laboratorio. Un’altra zona d’ombra è occupata da tutte quelle patologie “croniche”, causate dall’immediata soppressione dei sintomi, invece di essere risolte nelle loro prime manifestazioni. Nessun esame biochimico o strumentale permette di individuare su cellule, organi o apparati, la fase di sofferenza funzionale, poiché, in questa fase, vi sono solo perturbazioni biofisiche e bioinformatiche e non alterazioni a livello biochimico-anatomico. La Naturopatia trattando di prevenzione, squilibri energetici, errori nello stile di vita, riequilibrio tra l’individuo e il suo ambiente, è la pratica che ha tutti i requisiti per riempire questi vuoti. In tale ottica, si può arrivare al superamento dell’opposizione che oggi vige tra il sistema convenzionale e quello naturopatico, al fine di riuscire a raggiungere un’integrazione che sia in grado di coprire l’intero campo riguardante la salute umana nel suo senso più completo. In questo modo, il naturopata, sondando la storia dell’individuo fin dalla nascita, attraverso le varie patologie e i diversi traumi che ha vissuto, considerando che ogni esperienza vissuta lascia delle tracce che influiranno sulla sua reattività nei confronti di nuove situazioni di stress, può rintracciare le cause che stanno alla base dei differenti disturbi, considerando che non si tratterà mai di una sola causa, ma di una multifattorialità di cui è necessario tenere conto. A questo punto non si tratterà di sopprimere i sintomi, ma di far luce sulle alterazioni
funzionali. Le medicine antiche hanno avuto perlopiù un approccio di tipo funzionale perché, non esistendo né la biochimica né la biologia molecolare, tutto era ovviamente basato sullo studio funzionale e su trattamenti “energetici”. L’osservazione del comportamento biologico dell’essere vivente è iniziata con l’analisi dei fenomeni biofisici e, solo successivamente, la chimica e la biologia hanno preso il sopravvento dando alla medicina una base scientifica, che prevedesse la dimostrabilità e la spiegazione, in termini matematici, di ogni aggio. Tutte le discipline che oggi fanno parte della Naturopatia, nel ato venivano usate sulla base dell’esperienza e dei risultati confermati da migliaia di anni di osservazione, senza che nessun fondamento scientifico sostenesse questa o quella tecnica. Attualmente, diversi medici e studiosi hanno posto pietre miliari nel campo della ricerca, finalizzata a comprendere come certe metodiche, apparentemente prive di fondamento, possano invece avere una credibilità scientifica, se studiate con modelli e sistemi diversi da quelli tradizionali. L’obiettivo principale della Naturopatia, così, può essere definito come il mantenimento e il recupero dello stato di benessere psicofisico. Ma vediamo la definizione di Naturopatia presente nel Grande dizionario enciclopedico della Utet:
Scienza bionaturale che utilizza molteplici metodi e discipline volte a mantenere e a tutelare la salute dell’essere vivente posto in relazione con le proprie caratteristiche costituzionali, individuali e con le influenze ambientali, in equilibrio con le leggi biologiche che ne regolano l’esistenza.
La Naturopatia, così, assume una particolare importanza nella società attuale, anche perché la salute oggi non viene più considerata, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), come semplice assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Ripercorrendo l’iter storico di tale definizione, possiamo dire che questa è stata oggetto nel tempo di diverse modifiche in base ai cambiamenti economici, politici e sanitari: dal semplice assioma “salute come semplice assenza di malattia” (OMS 1948),
siamo ati a “salute come condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico dell’individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”, fino ad arrivare a “la salute non è precisamente un sentirsi, ma un esserci, un essere nel mondo insieme agli altri uomini ed essere occupati attivamente e gioiosamente dai compiti particolari della vita”. In questo senso è intesa come bene, non solo personale, ma collettivo, come bisogno fondamentale; si tratta quindi di un diritto ma anche di un dovere: promuovendo la propria salute ogni persona partecipa al bene comune. È in questo contesto che la Naturopatia si inserisce, al fine di mettere a disposizione i propri strumenti efficaci per la prevenzione e l’educazione a stili di vita salutari, integrandosi in modo autonomo e con un ruolo complementare, a fianco delle figure già esistenti in campo sanitario.
3. Le funzioni della Naturopatia
Le principali funzioni della Naturopatia sono: – la prevenzione; – l’educazione; – la promozione della salute individuale, sociale, ambientale.
FUNZIONE PREVENTIVA Intesa come possibilità di riportare l’individuo allo stato di massimo equilibrio possibile per la sua condizione attuale, tenendo conto di tutte le sue caratteristiche (età, condizioni generali, ecc.). La Naturopatia non ha come obiettivo l’eliminazione della malattia, ma il ripristino degli squilibri funzionali che sono alla base della malattia stessa; lavora dunque su un sistema e non sempre identifica la guarigione con l’eliminazione del sintomo, ma nel riequilibrio globale della persona stessa. La salute dipende dall’equilibrio esistente tra la produzione e l’eliminazione degli scarti e delle tossine; la malattia si manifesta quando la produzione delle tossine è superiore all’eliminazione. Una delle metodiche più importanti per prevenire le malattie e ristabilire l’equilibrio, è la disintossicazione a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale. In questo senso la Naturopatia è utile per tutti e in tutte le situazioni, sia per le persone sane sia per quelle con patologie più o meno gravi, perché in tutti i casi sia possibile un miglioramento delle condizioni di vita.
FUNZIONE EDUCATIVA Intesa come indicazioni e suggerimenti sul modo di gestire il capitale salute nella vita di tutti giorni, in modo che l’individuo possa farsi carico di se stesso, della sua alimentazione, del suo stile di vita, in modo da poter ottenere il massimo
della ricchezza e della qualità di vita che è già disponibile in sé e attorno a sé. Il naturopata accompagna nella comprensione che il sintomo è il segnale di qualcosa da correggere all’interno di una visione globale. È così che viene innescato quel processo di consapevolezza che già di per sé rappresenta una gran parte del processo di guarigione.
LA PROMOZIONE DELLA SALUTE INDIVIDUALE, SOCIALE, AMBIENTALE Il presupposto della Naturopatia è che le malattie esistano in quanto deviazioni della normale funzionalità dell’organismo e che il vero modo di prevenirle e sanarle sia il potenziamento delle difese naturali, evitando condizioni e sostanze innaturali che spesso costringono il corpo a una battaglia su due fronti: contro la malattia e contro gli interventi che interferiscono con i meccanismi naturali di difesa dell’organismo. Considerare la malattia come espressione della lotta che l’organismo sostiene per riguadagnare l’equilibrio perduto, comporta la necessità di fortificarlo e nello stesso tempo di ripulirlo dalle tossine che lo inquinano. In tal modo, non viene curato il sintomo, la cui soppressione porta a una cronicizzazione della malattia, ma viene migliorato il terreno. Il naturopata promuove la salute individuale catalizzando i processi di autoguarigione che il corpo attiva continuamente sia a livello fisico che a livello psichico attraverso la vis medicatrix naturae. D’altra parte, è necessario che ogni individuo migliori il più possibile il proprio stile di vita con un impegno personale diretto. La promozione e la difesa della salute richiedono a ciascun individuo di imparare a conoscere il proprio organismo e le sue esigenze, in modo da prendere quei provvedimenti di igiene individuale in grado di raggiungere e mantenere l’equilibrio fisiologico del proprio stato di salute. Si tratta di una condizione raggiungibile semplicemente lavorando sulle piccole scelte quotidiane. La salute dell’ambiente in cui si vive è parte integrante di questo lavoro, sia per quanto riguarda la casa, che l’ambiente di lavoro, così come il tempo del riposo e del divertimento. Una mentalità ecologica e sana non può che portare a una società più rispettosa dell’ambiente, in cui gli individui stessi si trovano a vivere. Molti comportamenti sono solo cattive abitudini che possono essere modificate; si tratta di una questione di
consapevolezza che nel tempo porterà a una maggior salute individuale, sociale e ambientale.
V. LE DISCIPLINE DELLA NATUROPATIA
La Naturopatia si caratterizza in quanto “scienza multidisciplinare” e le diverse discipline, tra loro integrate, costituiscono i tasselli fondamentali dell’intervento naturopatico. In particolare, a livello operativo, alcune di esse hanno essenzialmente una funzione valutativa dello stato di benessere, altre sono più orientate al riequilibrio generale e altre ancora all’aspetto educativo sullo stile di vita. La valutazione dello stato di benessere globale dell’individuo è di tipo costituzionale o di terreno, funzionale, ambientale e di stile di vita. La Naturopatia non si focalizza sui sintomi, ma tratta soprattutto le cause di fondo e il cosiddetto “terreno”. I sintomi sono considerati come segnali del corpo, che non corrispondono necessariamente alla sede o all’origine del disturbo, ma sono una fondamentale chiave di lettura di uno squilibrio innanzitutto energetico, psicosomatico, di stile di vita, ecc. L’attenta osservazione è il primo strumento: la forma corporea e del volto, il colorito, lo sguardo, la lingua, le unghie, segni particolari nel corpo, la postura, l’abbigliamento sono indicazioni oggettive di un biotipo, di uno squilibrio fisico, dello stato psicologico. Il racconto della storia personale e familiare è ampio e approfondito. Il colloquio è fondamentale e in genere si parte dalla nascita per arrivare al momento di vita attuale per scoprire tendenze patologiche familiari e personali, eventuali eventi traumatici, difficili momenti di vita, condizioni psicoemozionali e intellettive, intossicazioni, stile di vita, assunzione di farmaci, condizioni ambientali, eventuali risultati di esami strumentali o di laboratorio. La diagnosi medica è richiesta se il naturopata non è laureato in medicina. Le tipiche pratiche valutative della Naturopatia sono: – l’Iridologia; – la Reflessologia;
– la Kinesiologia applicata; – la Fisiognomica. L’intervento naturopatico, invece, si avvale esclusivamente di agenti naturali per rafforzare la salute e le prestazioni del soggetto. Il riequilibrio si effettua attraverso: – l’Igienistica: utilizzo di acqua, aria, terra o fanghi per il riequilibrio; – la Nutrizione: alimenti naturali e prodotti di complemento nell’alimentazione; – i fitocomplementi: prodotti erboristici come coadiuvanti nel drenaggio, nel riequilibrio e nel mantenimento ottimale delle funzioni dell’organismo; – la Reflessologia e tecniche di Reflessologia integrata; – la Naturopatia psico-energetico-emozionale: tecniche di rilassamento, meditazione, Programmazione Neuro-Linguistica, comunicazione non violenta, dinamica mentale, Emotional Freedom Technique, visualizzazione creativa, respirazione, utilizzo di oli essenziali ed essenze floreali; – la Naturopatia strutturale: tecniche di riequilibrio di postura e struttura; – la Naturopatia funzionale: elementi in dose minimale e infinitesimale per correggere gli squilibri costituzionali e fare prevenzione; – la Naturopatia ambientale: prevenzione dei fattori di rischio ambientale, quali metalli pesanti, amalgame, geopatie, ecc.; – la Naturopatia educativa: informa ed educa nel campo della salute, della prevenzione primaria, degli stili di vita e dell’ambiente.
1. Aromaterapia
L’Aromaterapia affonda le sue radici negli albori della civiltà. La storia dei profumi è iniziata il giorno in cui, con la scoperta del fuoco, l’uomo si è accorto che, bruciando alcune varietà di erbe fragranti o legni aromatici, si creavano effluvi profumati. Profumo, infatti, significa letteralmente per fumum, indicando cioè la sostanza dalla cui combustione vengono esalati vapori di fumo fragranti. Nell’antichità, in un mondo in cui ogni fenomeno naturale era interpretato come un atto di collera o di benevolenza divina, le fumigazioni divennero una parte fondamentale delle cerimonie sacre e dei riti propiziatori; si bruciavano legni aromatici e spezie per incensare le divinità ma anche per scacciare le malattie. Già nel neolitico, i maghi-sacerdoti erano gli intermediari tra gli uomini e le divinità e celebravano i rituali; religione, magia e medicina si fondevano in un’unica gestualità che prevedeva, in tutte le culture, preghiere e riti nei quali veniva bruciato l’incenso. Si trovano tracce di ciò in tutti i libri sacri: papiri egizi, la Bibbia, i Veda, le Sacre scritture degli annali persiani, ecc. Gli egizi furono probabilmente i più grandi e raffinati elaboratori e consumatori di essenze dell’antichità. I profumi, dapprima utilizzati per il culto degli dei, furono in seguito fondamentali nel culto dei morti, in quanto venivano sfruttate le proprietà antisettiche e antibatteriche delle essenze aromatiche nel processo d’imbalsamazione. Non a caso è stato riscontrato che, accanto ai templi più importanti, venivano costruite le officine nelle quali i sacerdoti producevano gli oli. Inizialmente il consumo di questi era riservato ai faraoni, anche se successivamente tutti poterono farne uso. Già 3000 anni prima di Cristo, una fitta rete di scambi tra popoli lontani permetteva, attraverso le vie delle spezie, l’approvvigionamento delle essenze come legni pregiati, spezie, resine, unguenti e balsami. Tra il V e il IV secolo a.C., il superamento delle pratiche magico-sacerdotali si compì con Ippocrate, il quale svincolò la medicina dalle speculazioni religiose, indirizzandola all’osservazione delle cause naturali attraverso la dottrina dei quattro umori, la quale permetteva di considerare la malattia come uno squilibrio
che il medico doveva riconoscere per aiutare il corpo a guarire se stesso. Di poco posteriore a Ippocrate, Teofrasto scrisse un trattato sugli odori, in cui compaiono uno studio particolareggiato sull’olfatto, la descrizione di aromi e sapori di erbe, piante, resine e spezie, indicazioni sulle loro proprietà curative, principi e metodi con cui mescolare le sostanze aromatiche per ottenere unguenti, balsami e polveri profumate. I greci furono dei grandi consumatori di essenze, le quali venivano utilizzate nei simposi, nei banchetti e nei circoli culturali, in cui il piacere di olfatto e palato accompagnavano conversazioni sui più disparati campi del sapere. A Roma, invece, era abitudine che ogni cittadino offrisse fumigazioni ai Lari e ai vari numi. La cura del corpo, poi, era tenuta in grande considerazione, in particolare si faceva attenzione all’igiene. Si ricordano le terme, molto diffuse in tutto l’impero, a cui potevano accedere anche i più poveri. Molte di queste con il tempo divennero prestigiose, arricchendosi e diventando luoghi mondani e lussuosi.
Il rituale del bagno comincia con l’immersione nel vapore del calidarium, una specie di sauna, o nelle vasche di acqua bollente, per dilatare i pori con un’abbondante sudorazione; proseguiva poi con tuffi in tinozze di acqua fredda, o per i meno coraggiosi, con soste in stanze tiepide dove si ristabiliva la normale circolazione. Dopo vari aggi da un bagno all’altro veniva la fase più piacevole e voluttuosa: il massaggio ristoratore. Nell’unctorio gli addetti al massaggio cospargevano di balsami e oli profumati i corpi ritemprati dalle acque, e al vigore fisico aggiungevano una carica positiva di energia mentale.
Nel Medioevo furono deprecati profumi e belletti, in quanto ritenuti un’offesa a Dio, sebbene nell’ombra alchimisti ed erboristi si dedicassero alla ricerca e alla sperimentazione. Si bruciavano erbe, resine e legni aromatici nelle case e per le strade durante le epidemie e le pestilenze, in quanto erano gli unici antisettici disponibili, oppure si portavano al collo boccette con essenze aromatiche. Nella seconda metà del 1400, in tutta Europa iniziarono a rinascere le arti e il culto della bellezza. Ricominciò, così, anche la ricerca di nuove ricette per abbellire e profumare il corpo. Ma bisogna aspettare fino al XVI secolo per
vedere le prime produzioni industriali di lavanda in Provenza e Germania, dove apparvero e si diffo nuovi testi che descrivevano le proprietà degli oli essenziali; tra questi, degno di menzione è sicuramente il Libro della vera arte di distillare, di H. Brunschwig. Nel XVIII secolo, si cominciarono a studiare le adulterazioni degli oli essenziali e a estenderne l’uso dal campo cosmetico a quello medico. Solo dal 1880 si cominciarono a effettuare le prime analisi chimiche e le classificazioni dei principi attivi. Intorno al 1930 due medici italiani, Giovanni Gatti e Renato Cajola, studiarono gli effetti degli oli essenziali sul sistema nervoso con accurate misurazioni di frequenza respiratoria e pressione; pubblicarono, poi, le loro ricerche sulla Rivista italiana delle essenze e profumi, in particolare gli studi da loro effettuati sull’uso degli oli contro ansia e depressione. Il professor Rovesti dell’Istituto derivati vegetali di Milano ha fornito ulteriori studi sulle terapie di isteria e depressione con le essenze aromatiche. Renè Maurice Gattefosse, chimico ricercatore in campo profumiero, coniò il termine “aromaterapia”. Si racconta che un giorno si ustionò un braccio in un incendio che era scoppiato nel suo laboratorio e, istintivamente, immerse il braccio ustionato nell’essenza di lavanda pura; non solo ebbe sollievo dal dolore, ma guarì senza traccia di cicatrici. Da allora egli studiò le proprietà curative degli oli essenziali, soprattutto per la pelle, pubblicando un importante libro intitolato Aromatherapie. Ma il vero padre dell’Aromaterapia medica fu il dottor Valnet, il quale, durante la Seconda guerra mondiale, applicò le ricerche di Gattefosse e utilizzò l’Aromaterapia nella disinfezione di ambienti e ferite con grande efficacia. Nel 1964 pubblicò a Parigi il suo libro Aromatherapie, grazie al quale questa disciplina ebbe una larga diffusione. Oggi, l’Aromaterapia è largamente insegnata e utilizzata in Francia e in Inghilterra, tanto da essere entrata anche in alcune cliniche. Gli utilizzi degli oli essenziali possono essere molteplici come: – profumatori d’ambiente, con lampade ad acqua o diffusori, diluiti o spruzzati; – purificatori d’ambiente, con le stesse modalità, si utilizza l’azione antisettica degli oli per disinfettare l’aria negli ambienti domestici e di lavoro; – riequilibranti dell’umore, con poche gocce in un flacone o su di un fazzoletto; annusandoli, le molecole odorose arrivano al sistema neuro-endocrino, influendo
lo stato d’animo, l’umore e il mentale; – come modulatori psicofisici, attraverso bagni aromatici o pediluvi; – come regolatori del terreno biologico; infatti, influenzando talamo e ipotalamo a livello cerebrale, agiscono su sistema nervoso, endocrino e immunitario come insegna la moderna Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia; – come regolatori della flora batterica, in quanto sono in grado di inibire lo sviluppo dei batteri patogeni regolando quello dei batteri simbionti utili al nostro organismo. I benefici degli oli essenziali si possono ottenere dunque attraverso l’olfattazione, i bagni, l’applicazione locale diluendoli in oli vegetali (per esempio, olio di mandorle). Infine, possono essere assunti per via orale. In questo ultimo caso il loro utilizzo è più complesso e deve essere suggerito da un medico. Inoltre, alcuni oli sono fototossici, per cui per almeno 12 ore, non vanno esposte alla luce del sole le parti del corpo su cui sono stati applicati. Il massaggio aromaterapico unisce al benessere proprio del massaggio l’effetto psicofisico degli oli essenziali che vengono inalati e al tempo stesso assorbiti attraverso la pelle. Un ulteriore utilizzo è in cucina, nella preparazione di salse per verdure crude, zuppe, dolci e dessert, gelati, pane, miele, vini e liquori.
2. Fisiognomica
La Fisiognomica è un metodo d’indagine molto antico. Il termine, dal greco fisios gnomis, ovvero l’arte di conoscere gli altri dalla fisionomia, fu coniato da Bartolomeo Cocle, il quale pubblicò nel 1523 il suo Trattato di Fisiognomica. Nell’antichità è stata privilegio dei sacerdoti, in seguito, nei secoli bui, di stregoni e maghi. Di quest’arte se ne trovano le prime menzioni già nelle antiche scritture dell’India, i Veda, precisamente nell’Atharva Veda dove acquisisce un aspetto prettamente diagnostico-terapeutico. Successivamente fu approfondita e sviluppata da quella che è definita la medicina della lunga vita: l’Ayurveda, attraverso la delineazione di vari aspetti di approccio diagnostico, come: – shamanana: studio della struttura del corpo e i suoi vari rapporti armonici; – prakriti: studio della costituzione fisica attraverso l’osservazione delle varie componenti dell’aspetto fisico in relazione con i tre umori corporei, i dosha; – sattva: studio della costituzione psichica attraverso l’osservazione della dinamica posturale e della risposta individuale a stimolazioni esterne; – pramana: studio delle dimensioni del corpo e dell’armonia delle singole parti in relazione alla struttura corporea; – sara: vitalità dell’individuo in rapporto alla struttura fisica, psichica e costituzionale che l’individuo esprime. Oltre all’Oriente, anche altre antiche civiltà svilupparono questa conoscenza, sia sul piano mistico-filosofico, sia sotto l’aspetto di indagine diagnostica per un approccio terapeutico. Nel bacino del Mediterraneo vi furono le civiltà egiziosiriane, che oggi vengono rivalutate alla luce di recenti scoperte, le quali attraverso uno studio degli elementi costitutivi dell’essere umano evidenziarono tre caratteristiche principali: materiale, intellettuale e spirituale. Ad ognuna di queste, fecero corrispondere una particolare tipologia morfologica che manifesta il suo particolare piano psichico, i suoi propri meccanismi
d’azione e di interesse, evidenziando anche il suo specifico iter patologico. Risalendo il corso della storia, si trovano tracce di questa disciplina anche nell’antica Grecia, dove il corpo umano acquisì un’importanza tanto speciale da divenire parametro dell’armonia divina. E fu stabilito un vero e proprio canone di bellezza formale. Aristotele in un suo trattato affermò: “Ciò che è duraturo nella forma esprime ciò che è immutabile nella natura dell’essere e ciò che è fugace nella forma esprime ciò che nella natura dell’essere è contingente e variabile”, riassumendo, il valore della forma è in stretta relazione ai piani dell’essere, dal più sottile e aereo, collegato alla sfera celeste immobile e assoluta (gli dei), ai piani più densi, relativi alla sfera umana e mortale, in cui tutto è in continua mutazione. Oltre ad Aristotele, si dedicarono alla Fisiognomica anche altri importanti pensatori del ato, come Cleonte, Platone, Seneca, Petronio, ecc. Nel Medioevo, quest’antica arte venne associata alle conoscenze occulte ed entrò nella sfera del magico e del proibito, divenendo così terreno d’indagini misteriose e artificiose. L’aspetto fisico fu collegato ai vari segni dello zodiaco, ricalcando la scienza molto antica delle corrispondenze planetarie; gli uomini vennero classificati secondo tipologie planetarie. Tali indagini e studi furono seguiti da personaggi quali Alberto Magno, Savonarola, Pietro D’Abano, Cardano e altri. Il medico, il filosofo, l’astrologo, l’occultista rivestivano lo stesso ruolo, quello terapeutico. Tra questi, figura sicuramente Cornelio Agrippa, nato a Colonia nel 1486. Nei suoi scritti e studi si occupò dei vari atteggiamenti dell’uomo, raffigurandoli con cerchi e triangoli e spiegando che, “poiché il mondo è costruito secondo proporzioni umane, i gesti euritmici dell’uomo stesso, che è in rapporto col tutto, esprimono l’armonia del creato”. Quando il corpo si muove in accordo con queste figure (leggi) ideali, l’uomo è in accordo con il movimento essenziale delle cose. Il filosofo e dottor Robert Fludd, con il suo libro sulle arti divinatorie apparso a Strasburgo nel 1531, riprese i concetti di Agrippa sviluppandoli ulteriormente. Altri divulgatori ed eminenti studiosi della Fisiognomica, nonché codificatori di quest’arte, furono: Giovanni D’Indagine, Jaeger di Norimberga, il bolognese Bartolomeo Cocle della Rocca, il se Michel Lescot, il quale nel 1540 a Parigi mandò alle stampe il suo libro Physionomie. Allo studio della Fisiognomica, contribuirono anche molti artisti, primo fra tutti Leonardo da
Vinci, facendone un vero e proprio campo d’indagine dell’animo umano; ma anche Michelangelo, Raffaello, ecc. Nell’epoca positivistica, pioniere in questo campo fu lo svizzero Johann Kaspar Lavater; è del 1778 il suo Trattato di Fisiognomica, in cui elaborò un’attenta osservazione e una scrupolosa indagine sui tratti del viso. Sulle idee e gli studi del Lavater si formò il dottor Franz Joseph Gall di Vienna, il quale nel 1796 enunciò le sue teorie sulla “frenologia”, disciplina basata sull’osservazione del cranio, considerando la forma di questo come l’espressione dei processi mentali dell’individuo. Johann Kaspar Spurzheim, altro medico viennese, sviluppò il sistema di Gall, ma le sue teorie furono apprezzate dal mondo accademico solo quando furono diffuse in America dall’avvocato George Combe, dove subirono ulteriori sviluppi grazie al lavoro svolto dai fratelli Orson e Lorenzo Powler. In Europa nel 1937, il dottor Corman, avvalendosi della formulazione della legge della dilatazione-ritrazione di Claude Sigoud, fondò la Società se di Morfopsicologia, in cui definì la corrispondenza fra la forma esteriore e il mondo interiore (lo psichismo). Con il tempo, la Fisiognomica ha perso il suo aspetto di studio ed osservazione globale della struttura e della forma del corpo umano, restringendo il suo campo d’indagine solo ai caratteri del volto. Le moderne ricerche scientifiche basate sul riscontro empirico oggettivo e sul dissezionamento dell’individuo hanno relegato poi quest’arte d’indagine nel mondo del fantastico e del mitologico, facendo perdere a questa disciplina, oltre alla credibilità, anche quell’approccio di ricerca, studio e approfondimento che l’aveva caratterizzata nel ato, divenendo una banale e screditata arte per chiromanti. Oggi, soprattutto grazie all’avvento di nuovi metodi d’indagine che considerano l’essere umano nella sua globalità, attraverso una visione olistica, la Fisiognomica ha in parte riacquistato quel bagaglio di conoscenze che nel ato le hanno permesso di ottenere incredibili risultati. Lo studio dell’aspetto fisico dell’uomo e dei suoi rapporti armonici permette di individuarne il carattere, le disfunzioni e gli squilibri, in modo da poter intervenire e ripristinare salute e benessere. La Fisiognomica ci riporta all’idea dell’unità facendoci comprendere che ognuno di noi è qualcosa di unico.
3. Fitocomplementi
I fitocomplementi sono sostanze vegetali e rimedi erboristici che vengono utilizzati come complemento di un programma di benessere, che pone l’attenzione anche sull’alimentazione, l’igiene e lo stile di vita. Si utilizzano come coadiuvanti nel drenaggio, nel riequilibrio e nel mantenimento ottimale delle funzioni dell’organismo, attraverso un approccio salutistico piuttosto che sintomatico, diversamente dalla Fitoterapia medica, che sceglie il fitoterapico da prescrivere solo in base al suo contenuto in principi attivi e alla sua attività farmacologica. Si utilizzano le piante “officinali”, il cui nome deriva da “officina”, che in ato era il laboratorio farmaceutico del medico in cui, specialmente nel periodo medioevale, venivano trasformate materie prime di origine vegetale, ma anche elementi di origine minerale e animale. La concezione filosofica dominante vedeva l’uomo come la somma di tutti gli elementi presenti nell’universo e quindi, per riportare un equilibrio che permanesse, bisognava agire prendendo in considerazione tutti i regni, ognuno dei quali, a livelli diversi, poteva essere utile. Piante dalla forma simile hanno anche una simile struttura vegetale. Da ciò si deduceva, per analogia, che esse potessero avere anche simili proprietà terapeutiche, arrivando addirittura ad avere in sé il segno dell’organo a cui farebbero riferimento (teoria delle segnature). Così, l’aspetto di alcune parti delle piante come foglie, fiori, radici, ecc., richiamando per analogia un organo o un tessuto, venivano usate per curarlo. Per esempio, il gheriglio delle noci ricorda il cervello, la celidonia è una pianta dal succo giallo che ricorda la bile, ecc. Secondo l’antica concezione esoterica, le piante che presentano spiccate doti terapeutiche sarebbero quelle che si stanno allontanando dal regno vegetale per avvicinarsi a quello animale, spesso arrivando a presentare anche caratteristiche uniche che le distinguerebbero dalle altre. Ad esempio il vischio, una pianta parassita, che cresce con uno sviluppo a forcella, a “Y”, mentre le piante in genere crescono in verticale, “dalla terra al sole”; il vischio, inoltre, è “autonomo”, ma “parassita”, come il tumore. Infatti, la moderna ricerca ha
riconosciuto le notevoli proprietà terapeutiche di questa pianta, specialmente in campo antitumorale. Andando a studiare l’opera avviata dal grande botanico Linneo, troviamo che questi aveva diviso le piante a seconda della loro forma, osservandone le caratteristiche morfologiche, tra cui il tipo di foglie e fiori, arrivando a definire la specie, la famiglia, e tutte le sottocategorie. In epoca moderna, grazie anche all’evoluzione tecnica, si è visto che le piante appartenenti alla stessa famiglia, oltre ad avere tratti morfologici simili, producono anche lo stesso tipo di molecole. Ad esempio, le solanacee (pomodoro, patata, tabacco, ma anche il giusquiamo) sono tutte caratterizzate dalla capacità di sintetizzare gli alcaloidi; oppure qualunque pianta della famiglia delle ericacee è attiva sulla cistite, possedendo principi attivi che esercitano un’azione antisettica a livello delle vie urinarie. Le scoperte della moderna farmacognosia, ramo della farmacologia che studia le droghe medicinali vegetali attraverso l’analisi degli effetti dei principi attivi in esse contenuti, confermano dunque quanto era stato appreso in ato attraverso la dottrina delle segnature. Il termine “principio attivo”, non specifico di vegetali, ma applicabile anche a minerali e ad altre sostanze, indica una molecola farmacologicamente attiva, cioè capace di apportare modifiche strutturali e funzionali a cellule, tessuti, organi vegetali e animali. Nei vegetali sono stati identificati molti principi attivi, dei quali sono note le caratteristiche chimiche, come struttura, stabilità termica, ecc., e farmacologiche, come azione, tempo di smaltimento, ecc. alcuni esempi di categorie di principi attivi sono: – oli essenziali: attività antisettica; – tannini: attività astringente; – alcaloidi: attività sul sistema nervoso centrale; – flavonoidi: attività vasoprotettrice. I tannini, in genere di colore rosso bruno, rendono un elemento imputrescibile, poiché si legano alle proteine bloccando l’azione di funghi e batteri. In ato, era infatti consuetudine “tannare” il cuoio e le pelli perché non si decomponessero. Lo stesso accade con il corpo umano: su una ferita,
un’abrasione, una pianta ricca di tannini limita l’azione dei batteri e dunque favorisce il ripristino degli strati del derma. Poiché l’organismo vegetale e quello animale presentano somiglianze, talvolta una pianta agisce in un organismo animale grazie a una legge di analogia: l’organismo animale identifica i principi attivi della pianta come analoghi ai propri, ricevendo un aiuto sottoforma di sostanze già note secondo modalità analogiche e accettandole per guarire. In altri casi, anche in virtù della forma galenica usata, della posologia o di altri parametri, la pianta agisce secondo modalità allopatiche, cioè contrastando la patologia mediante l’azione dei principi attivi: in caso di infezione, certe piante sono antinfettive, in caso di infiammazione, altre sono antinfiammatorie, lenitive e così via. L’insieme di tutti i principi attivi presenti nei tessuti di una pianta officinale si dice fitocomplesso. La semplice somma dei principi attivi, ottenibili anche attraverso sintesi chimica, non è uguale al fitocomplesso in cui si ha una sinergia dei principi attivi che lo rendono unico e non perfettamente riproducibile in laboratorio. Il fitocomplesso è più maneggevole, e quindi semplice da utilizzare, rispetto ai prodotti di sintesi o ai singoli principi attivi purificati (cioè estratti dalla pianta, ma privati delle altre molecole che nel loro insieme costituiscono il fitocomplesso). Questo è il profilo chimico della pianta officinale, a cui corrisponde un profilo farmacologico, in quanto le molecole della pianta hanno un certo tipo di attività sull’organismo. Il profilo clinico, infine, è dato dall’utilizzo di queste sostanze su soggetti, valutando poi i diversi effetti benefici o le eventuali controindicazioni. Infine, la stessa pianta, a seconda delle forme estrattive, manifesta proprietà differenti, e a seconda della sua diluizione agisce su diversi livelli del soggetto; a mano a mano che la diluizione del preparato aumenta ci si sposta da un’azione più fisica a una più energetica e sottile. La storia dell’erboristeria è costellata di testi, scuole e metodologie estremamente varie, da concezioni secondo le quali lo studio delle piante avverrebbe seguendo modalità esoteriche o linee di pensiero più vicine alla chimica o ad altre scienze razionalistiche. Oggi, esiste una moderna Fitoterapia, sviluppatasi in Francia a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta da studiosi come Bergeret, Tétau, Henry, i quali hanno combinato l’approccio di tipo magico-antropologico, con quello scientifico, attraverso l’utilizzo di piante
medicinali i cui effetti sono stati convalidati da rigorose sperimentazioni cliniche, portando a un profondo rinnovamento della disciplina. L’altra corrente che ha visto protagonista la Fitoterapia è quella inglese, particolarmente orientata verso l’Aromaterapia, in quanto assegnò una grande importanza alla relazione tra la pianta e la psicologia umana, comprendendo in quest’ultimo ambito tutto il patrimonio di impressioni, sensazioni ed emozioni dell’uomo (non a caso, i rimedi floreali di Bach sono nati in Inghilterra). In Oriente, invece, medicine millenarie come l’Ayurveda o la Medicina Tradizionale Cinese, operano con le piante attraverso una conoscenza di tipo filosofico, e ciascuna pianta viene inquadrata in un preciso ambito energetico. Per quanto riguarda l’Italia, sebbene nel nostro paese la tradizione erboristica sia fiorente, non vi sono da parte dello stato e quindi sotto l’aspetto legislativo disposizioni precise, come, del resto in altri campi, quali l’Omeopatia o le altre terapie naturali. Si può quindi dire che, eccetto scoperte fatte da singoli studiosi, l’Italia non occupi un posto di rilievo nel panorama internazionale riguardo l’uso delle piante officinali.
4. Floriterapia
La ghianda, trasportata a centinaia di miglia dal suo albero madre, sa, senza alcun insegnamento, come diventare una quercia. In noi stessi giace tutta la verità, non abbiamo bisogno di cercare alcun consiglio. La verità non ha bisogno di essere analizzata, discussa e avvilita con tante parole, è riconosciuta in un lampo, fa parte di te.
In questa frase di Edward Bach, il fondatore della Floriterapia, si riassume la sua filosofia e quindi anche il suo sistema terapeutico, profondamente diverso e lontano dal classico approccio medico-paziente; questi sono accomunati da un’unica realtà interiore e lo stesso paziente ha in sé il potere di curarsi e guarirsi. È convinzione di Bach, infatti, che la vera conoscenza venga solo dall’interno di noi stessi e che ci giunga “senza sforzo, in attimi inattesi di pace o riposo, o quando la mente è impegnata in altre questioni”. Egli non mette più l’accento sulla malattia o il difetto da combattere, ma sulle potenzialità positive da sviluppare già presenti allo stato latente nell’animo umano. Ponendo come premessa la capacità di autocura insita nell’uomo e l’esistenza di una profonda unità fra tutti gli aspetti della natura, Bach ha scoperto i rimedi floreali, essenze che contengono quelle “informazioni” che, facendo vibrare le virtù presenti allo stato potenziale nell’animo umano, possono aiutare indirettamente le persone a superare i propri limiti, difetti e disturbi fisici. L’osservazione e la percezione della dimensione simbolica racchiusa nel fiore, ne consente l’utilizzo, grazie al principio di analogia, sulla funzione alterata nell’uomo. Se al contrario si partisse dalla malattia, si ricadrebbe, sia pur involontariamente, in un uso allopatico della Floriterapia che produrrebbe risultati mediocri, contraddittori o addirittura nulli.
La malattia del corpo, come noi la conosciamo, è un risultato, uno stadio finale di qualcosa di molto più profondo. La malattia inizia oltre il piano fisico, più vicino al mentale. È interamente il risultato di un conflitto fra il nostro Sé spirituale e il nostro Sé mortale. Fino a che questi due sono in armonia, siamo in perfetta salute, ma quando c’è discordia, allora ne deriva quello che noi conosciamo come malattia […]. La malattia è solamente e puramente correttiva, non è vendicativa, né crudele, è in se stessa benefica e per noi proficua perché, se noi la interpretiamo correttamente, ci mostrerà i nostri difetti essenziali, li migliorerà e ci lascerà migliori. La sofferenza è un correttivo che mette in luce la lezione che non avremmo potuto apprendere con altri mezzi e non può essere eliminata se prima tale lezione non sarà compresa […]. La malattia stessa evidenzia la natura del conflitto, perfino la parte del corpo colpita indica la natura dell’errore: la mano, errore o torto nell’azione, l’occhio, difetto di visione e di comprensione della verità quando è posta davanti a voi.
Si tratta di una visione profondamente olistica in cui non vi è separazione tra corpo, psiche e spirito, e la malattia del corpo non è altro che la manifestazione di uno squilibrio sui piani sottili. I rimedi floreali agiscono in modo efficace in quanto aprono dei canali interiori, consentendo un contatto con il Sé superiore che è in grado di risanare interiormente e quindi anche fisicamente. Il dottor Bach osservò che “sempre, prima della comparsa di una malattia, cambia lo stato d’animo rispetto a quello abituale, agendo in questa fase (per esempio con il rimedio floreale) la malattia non avrà più bisogno di manifestarsi”. Quando la malattia è già presente, la scelta del rimedio è suggerita non solo dallo stato d’animo della persona, ma anche dalla modalità di manifestazione del disturbo: “la mano che sembrava morta, senza vita” richiedeva Clematis; in presenza di un’infiammazione con dolore e arrossamento il dottor Bach utilizzava Holly. Il tutto, poi, era spesso integrato dal rimedio floreale che corrispondeva al tipo psicologico del soggetto in questione; per esempio, il fiore Impatiens che scaglia i suoi semi con rapidità a distanza, è molto efficace nei soggetti veloci, impazienti, efficienti. L’intento del dottor Bach era quello di aiutare gli esseri umani nelle loro sofferenze fisiche e interiori con rimedi semplici e incapaci di nuocere, da
assumere oralmente e da applicare localmente. Il suo lavoro è stato straordinario. Dopo di lui altri hanno proseguito il suo percorso e lavoro. Tra questi primeggia Dietmar Kramer, naturopata, che nel 1995 pubblicò un’interessante mappa delle corrispondenze tra zone cutanee e fiori di Bach, invitando all’applicazione locale di creme o impacchi su zone che manifestavano disturbi. Oggi i fiori di Bach sono molto diffusi e utilizzati in diversi paesi del mondo. A questi si sono aggiunti altri rimedi floreali (Italiani, Australiani, Californiani, Alaskani, ecc.), che agiscono sempre con lo stesso principio sull’animo umano e sui più vari disturbi fisici. I fiori di Bach sono 38, riuniti in sette gruppi fondamentali in rapporto al tipo di disarmonia psichica prevalente: paura, incertezza, disinteresse per il presente, solitudine, ipersensibilità verso le idee esterne, scoraggiamento, eccessi. La Floriterapia risponde al bisogno dell’uomo di conoscersi meglio, sentirsi più consapevole di sé, in contatto con se stesso e il mondo, per lasciar emergere qualità e doti e vivere la vita con più serenità e pace. Come dice Bach: “Non vi è vera guarigione senza la pace dell’anima e la gioia interiore”.
5. Geobiologia e geopatie
La cellula è una realtà elettrica e quindi elettromagnetica, con una diversa distribuzione delle cariche all’interno e all’esterno; vi sono canali di conduttanza, che mantengono l’equilibrio e il tutto dà luogo a un campo magnetico. Le radiazioni, artificiali o naturali, possono agire sulle cellule dell’uomo provocando i sintomi più diversi. Quelle naturali sono state studiate approfonditamente. Dopo la scoperta di Ernst Hartmann di una griglia di linee energetiche che fuoriescono dalla crosta terrestre e la circondano completamente, dagli anni Settanta si sono moltiplicate le ricerche sulle forze elettromagnetiche che possono disturbare la salute dell’uomo. Si tratta di campi detti bioelettromagnetici (BEM). Attualmente se ne contano una ventina, ma i più importanti per la salute dell’uomo sono quattro, due ad andamento ortogonale, quindi orientate secondo le direzioni cardinali e due ad andamento diagonale rispetto alle prime. La terra ha dei meridiani, delle reti in cui viaggiano correnti energetiche. La rete di Hartmann forma un reticolo di circa 2 x 2,5 metri. La grandezza del reticolo dipende dalla latitudine; in Italia è di 1,8 x 2,8 metri. Gli incroci sono i nodi di Hartmann, punti in cui c’è una variazione del segnale elettromagnetico superiore a quello della fascia. Questa griglia è orientata da nord-sud a est-ovest ed è utile all’uomo soprattutto per la formazione dell’apparato osseo. Ma i nodi possono anche originare diversi disturbi ed è importante non dormirci sopra; per evitare il nodo basta spostare il letto di circa 30-40 cm. Oltre alla griglia di Hartmann, vi è poi una geopatia da raggi cosmici, proveniente dall’alto, la cosiddetta rete di Currie, le cui maglie sono un po’ più larghe (il reticolo è quadrato e misura 3,5 x 3,5 metri). La fascia è di circa 50 centimetri, sfalsata di 50° rispetto all’altra. Ha origine nel cosmo e raggiunge la terra arrivando fino a 800 metri sotto la superficie terrestre. È utile alla crescita delle cellule, sebbene anche qui vi siano nodi con diversa polarità che possono creare dei disturbi. Le geopatie sono rilevanti se si sommano tra loro. La doppia griglia è una geopatia composta. Vi sono molteplici esempi che dimostrano che queste griglie e i campi energetici
della terra erano noti ai popoli antichi e ai loro costruttori: dalle piramidi maya a quelle dell’Egitto, dalle cattedrali dei templari alle moschee arabe, tutte costruzioni che furono erette all’interno di queste griglie. Le celle dei monaci himalayani erano costruite all’interno dei reticoli, nelle zone neutre, mentre i menhir, che furono eretti 4000 anni fa dall’Irlanda all’estremo Oriente, erano posizionati sugli incroci delle griglie, chiamati nodi negativi, in modo da trasformare, grazie alla loro forma e alla loro materia, le emanazioni di energie disturbanti in energie positive per l’uomo. Tutti gli edifici delle città e dei villaggi costruiti dai romani erano posizionati secondo una griglia ortogonale, detta seconda griglia globale, il cui reticolo va dai 15-16 ai 30 metri. Le strade che uscivano da Roma seguivano la direzione delle griglie energetiche a maglia molto ampia e avevano un’ampiezza multipla di 135 cm, che era il o dei carri. Ci sono poi geopatie da faglia. Le faglie terrestri sono scollamenti del terreno che creano un disturbo del campo magnetico. Anche i flussi d’acqua sotterranei, quando questa scorre nella roccia, generano un campo magnetico che può essere dannoso. Geopatie artificiali riguardano stressor elettromagnetici creati dall’uomo, come nel caso di grosse antenne posizionate vicino alle case. Sono fondamentali la frequenza e la potenza del campo elettromagnetico, così come sono molto importanti semplici accorgimenti in casa: la televisione va tenuta a una distanza che tenga conto della grandezza dello schermo; attenzione al forno a microonde e a tutti i motori con bobine che generano campi elettromagnetici. Ad esempio, il frigorifero, se è in cucina e dall’altra parte della parete c’è la testata del letto, può disturbare molto, così come le radio sveglie e la televisione in camera. La moquette è un problema per i campi elettrostatici, in quanto evita lo scaricamento dell’energia al suolo e crea ioni positivi all’interno dell’ambiente. L’elettricità statica dipende dalle condizioni di umidità dell’ambiente e aumenta con la secchezza per cui si consigliano gli umidificatori. In un ambiente secco si sentono maggiormente i disturbi da elettricità. Il letto dovrebbe essere di legno con materasso non a molle. È bene non utilizzare lampade fluorescenti in camera da letto, né specchi che di notte emettono fotoni. Attenzione ai cellulari che emettono campi magnetici ad alta frequenza. La sensibilità ai campi magnetici è individuale, qualcuno è ipersensibile. Le geopatie danno disturbi al sistema nervoso e immunitario, possono determinare mal di testa, dolori cervicali, ansia, insonnia, irritabilità, disordini
neurovegetativi, difficoltà di concentrazione fino a tumori al cervello; inoltre, aumentano i radicali liberi. Il cellulare oltre ai 50 Hz aumenta del 10% la morte dei neuroni. I bambini sono più sensibili. In Naturopatia si ricercano metodi e rimedi in grado di rafforzare il campo energetico; fondamentale, poi, è rendere consapevoli le persone su questo tipo di inquinamento, in modo che possano sottrarsi ad esso con semplici accorgimenti. Per testare le geopatie si usa la Kinesiologia o esiste uno strumento, il Vega test. Anche attraverso l’Iridologia è possibile riconoscere dei segni che fanno sospettare la presenza di geopatie.
FENG SHUI Il termine “Feng Shui” significa “vento e acqua” ed è l’antica arte cinese di disporre lo spazio, modificando e armonizzando l’ambiente per favorire salute e fortuna. Quest’arte è il risultato di una conoscenza millenaria che affonda le sue radici nel Tao, nel buddismo e nel tantra tibetano: studia la localizzazione delle “linee del Drago” che trasportano l’energia terrestre e l’interazione dell’uomo con la disposizione dello spazio, come parte del suo sistema sottile. In Oriente, per molti secoli, il Feng Shui è stato alla base del rapporto uomonatura, insegnando a vivere in armonia con la terra. Così, riguardo alla propria abitazione si può modificare la disposizione delle stanze e l’arredamento al fine di trarre il massimo benessere tenendo conto delle esigenze di chi vi abita. Questa ricerca è molto interessante perché, mentre si lavora per riequilibrare la propria casa, permette di lavorare anche su se stessi, scoprendo le proprie forze e debolezze in un rapporto biunivoco con la casa che si abita. Il Feng shui è una pratica vivente, una sorta di medicina per l’ambiente coniugata alla geobiologia e alla bioarchitettura.
6. Ginnastiche energetiche
QI GONG Il Qi Gong è un’importante disciplina legata alla Medicina Tradizionale Cinese e vanta una storia antica millenni. Il termine Qi significa, “energia vitale”, e Gong, “contributo”, “apporto”, “servizio meritorio”, a indicare la necessità di un lavoro impegnato e una pratica quotidiana. Nel 235 a.C., il primo ministro dello stato Lu Buwei, nel suo trattato storico Lushi chun giu, scrisse che la gente nell’antichità soffriva di tante malattie a causa delle eccessive piogge e delle inondazioni; per porvi rimedio, furono ideate danze che promuovevano la circolazione del Qi nel corpo. Nel II secolo a.C., Laozi, capo della scuola taoista, promosse e praticò l’arte del Qi Gong. In un’opera da lui scritta, si possono leggere abbondanti e ricche descrizioni sulla teoria, sui principi e sui metodi del Qi Gong. Si legge:
Il Qi primordiale che si trova al dantian (area dell’addome situata tra ombelico e pube sulla linea mediana), preservato in modo corretto non andrà mai incontro a esaurimento. Per ottenere ciò è necessario assorbire il Qi del cielo con il naso e il Qi della terra con la bocca. Questo assorbimento deve essere molto lento, profondo e regolare.
Grazie alla sua profonda conoscenza della Medicina Tradizionale nella pratica del Qi Gong, Laozi pose grande attenzione nel coltivare il Jing (essenza della vita), il Qi (energia vitale) e lo Shen (spirito), i tre tesori del corpo umano. Durante le dinastie Qin e Han (221 a.C.-220 d.C.), il Qi Gong fu molto diffuso tra la popolazione come pratica di prevenzione e cura di disturbi, e cominciarono a comparire scritti in proposito. Nel 1973, vicino a Changsha, nella provincia dello Hunan, furono trovati in una tomba Han due rotoli di seta. In uno erano
menzionati vari tipi di disturbi che possono essere curati con degli esercizi e i metodi usati in questi. Nell’altro erano contenuti quaranta dipinti rappresentanti figure di entrambi i sessi, di differente età, vestiti in differente modo, atteggiati in diverse pose, perlopiù senza armi. Anche nel periodo seguente delle dinastie Jin (265-589), il Qi Gong ebbe ulteriori sviluppi nella pratica e nella teoria. Ge Hong (281-341), famoso farmacista, diede un grande contributo nella diffusione di questa disciplina come pratica di rafforzamento dell’energia positiva dell’uomo per la prevenzione delle malattie. Descrisse una grande varietà di metodi, inclusi il rilassamento muscolare, tecniche di rilassamento mentale, regolazione del respiro e automassaggio, che imitavano i movimenti degli animali. Tao Hongjing (456536), famoso medico, fu il primo a compilare un trattato esclusivamente di Qi Gong. Nel suo Mille prescrizioni per i casi di emergenza, Sun Simiao (581-682), un famoso medico della dinastia Tang (618-907), parlò non solo della teoria e pratica tradizionale cinese dei metodi di Qi Gong, ma anche del massaggio terapeutico praticato dai buddisti. Già alla fine della dinastia Ring (1644-1911), l’impero cinese, dopo un duro confronto con le potenze coloniali, si avviò verso il declino, e con l’impero anche tutta la tradizione, compresa la medicina, iniziò a scomparire, fino alla messa al bando. La Medicina Tradizionale Cinese sopravvisse per un certo tempo solo in forma semiclandestina nelle campagne o nelle comunità all’estero. Il partito comunista cinese, dopo una prima fase di ambiguità, in cui la Medicina Tradizionale veniva considerata eredità superstiziosa e feudale ma al tempo stesso largamente diffusa fra il popolo, assunse nel 1948, con la salita al potere, una linea favorevole al recupero di tutta la tradizione. Attualmente in Cina il Qi Gong è praticato nei parchi e nelle strade di molte città da una popolazione di tutte le età. Oggi, questa disciplina si è diffusa in tutto il mondo e anche in Italia viene praticata come mezzo di benessere psicofisico oppure, in caso di patologia, vengono insegnati esercizi specifici.
YOGA Il termine “yoga” letteralmente significa “unione”. Questa disciplina fu sviluppata in India in tempi molto antichi per conseguire uno stato di coscienza e
di profonda unità con l’assoluto, con il tutto. Patanjali, il padre dello Yoga, ha esposto nei suoi testi il sistema proposto da questa disciplina per avanzare nel cammino spirituale; lo Hatha-yoga in particolare prende in esame le posizioni del corpo (asana) e le tecniche respiratorie (pranayama), come preparazione per tecniche più avanzate. Le indagini scientifiche, condotte dapprima da Swami Kuvalayanda, il primo esponente scientifico dello Yoga, nel periodo 1924-1966, e successivamente da altri scienziati nel corso di alcuni decenni, riuscirono a squarciare il velo mistico che ricopriva numerose pratiche Yoga e a rivelarne la natura scientifica. Grazie a queste ricerche fu possibile fornire spiegazioni logiche e scientificamente corrette delle tecniche tradizionali, scoprendo i possibili canali psicofisiologici attraverso i quali queste pratiche operano all’interno del corpo. Gli asana, o posizioni, possono essere definiti come modelli posturali. Tali posture vengono conseguite lentamente, per poi essere mantenute nell’immobilità. Infine, vengono abbandonate adagio e con movimenti dolci. Nei diversi asana tutto il corpo e la mente sono sottoposti a un allenamento graduale, attraverso particolari meccanismi neuromuscolari coinvolti nell’esecuzione: questo fatto è destinato ad apportare gradualmente alcuni specifici cambiamenti nell’intera personalità dell’individuo. Durante gli asana è richiesta la consapevolezza del respiro, la concentrazione sull’immagine mentale di un vasto oceano, in modo da evitare che la mente sia disturbata dal flusso dei pensieri o delle emozioni. In questo modo, il corpo e la mente trovano un profondo rilassamento, oltre ad acquistare maggior forza e tutte le funzioni interne vengono riequilibrate, vi è una sorta di “ricondizionamento dei meccanismi psicofisiologici del corpo inteso come un tutto”.
7. Igienistica
L’Igienistica è una disciplina basata sull’Idrotermofangoterapia. Il nome più autorevole in questo campo fu certamente Sebastian Kneipp, soprattutto per l’Idroterapia, il quale utilizzò metodiche tanto semplici da poter essere applicate anche a casa, diventando buone abitudini di vita. Questi affermò che:
Tutte le malattie hanno la loro origine nel sangue, sia che questo, quand’anche sano, non possa circolare regolarmente, oppure sia guasto dai cattivi umori. Il lavoro della guarigione deve quindi avere soltanto due scopi, cioè: ricondurre il sangue alla sua circolazione normale e regolare, oppure cercare di segregare dal sangue quegli umori e quelle materie che lo rendono infetto e che alterano la sua giusta composizione.
Ma come si può curare con l’acqua? L’acqua lava, pulisce, rinfresca, ristora, rinvigorisce e fa bene. Fondamentalmente discioglie le tossine che infettano il sangue e, una volta rigenerato, lo rimette nella regolare circolazione, rinforza e rinvigorisce l’organismo e promuove in esso una nuova attività. Per consentire all’acqua di disciogliere le sostanze che intossicano il sangue si utilizzano i bagni di vapore e i bagni interi con le erbe, per separare ed eliminare le tossine si utilizzano impacchi, docce e involti (compresse), per rinvigorire il corpo si consigliano bagni freddi, docce e frizioni. Le applicazioni fredde si fanno solo sul corpo caldo e per tempi molto brevi; in seguito, il corpo non va mai asciugato a eccezione delle mani e del capo; inoltre, si fa movimento per scaldarsi, minimo un quarto d’ora, oppure si sta al caldo sotto le coperte per 30 minuti. Queste pratiche aiutano a riprendere con regolarità e velocità il calore naturale.
LE COMPRESSE Si realizzano con una tela ripiegata bagnata d’acqua fredda e strizzata che si applica sulla parte del corpo interessata; poi, si copre l’individuo con una coperta di lana, o un telo, in modo da evitare il contatto con l’aria. Infine, si copre con un piumino o con coperte di lana. Se effettuata sul basso ventre è utile nei disturbi digestivi, intestinali e in caso di febbre. “L’acqua usata razionalmente è in grado di levare il più intenso calore in qualunque parte del corpo o in qualsiasi organo”.
I PEDILUVI Possono essere fatti freddi o caldi. Il pediluvio freddo consiste nell’immergere le gambe in acqua fredda da 1 a 3 minuti. Rinvigoriscono il corpo e aiutano il sonno togliendo l’eccessiva stanchezza; inoltre, aiutano a far defluire il sangue dal capo e dal petto. Quelli caldi si fanno a una temperatura di 31-33°C, con una manciata di sale e due di cenere di legna. Dopo aver mescolato il tutto si immergono i piedi per 12-15 minuti. Servono in caso di debolezza, scarso calore corporeo, nervosismo, mal di testa, di gola e agiscono da calmante. Sono controindicati nei soggetti a cui sudano i piedi. Un pediluvio interessante è quello con i fiori di fieno. Si mettono da 3 a 5 manciate di questi in un mastello, si versa sopra l’acqua bollente e poi si aspetta finché raggiunge la temperatura di 31-33°C. Questo tipo di pediluvio è consigliato da Kneipp per le patologie dei piedi: artriti, piaghe, contusioni, infezioni tra le dita, unghie incarnite, indurimenti e nodosità.
I MEZZI BAGNI Sono quelli in cui l’acqua è a contatto col corpo al massimo fino allo stomaco, spesso anche più in basso. Si può fare in tre modi: stando in piedi nell’acqua facendola arrivare fino alle ginocchia o poco sopra; stando inginocchiati nell’acqua in modo che questa copra anche le cosce; oppure, sedendo nell’acqua che arriva fino a metà del basso ventre o all’ombelico. Si utilizza acqua fredda. Sono utili per emorroidi, coliche gassose e nervosismo.
I SEMICUPI Si fanno freddi o caldi. Ci si siede in un recipiente largo in modo che l’acqua copra il basso ventre fino ai reni e alle cosce. Le gambe restano fuori dall’acqua. La durata va dai 30 secondi ai 3 minuti. Come i mezzi bagni sono efficaci per il basso ventre, facilitano l’emissione dei gas, la digestione e l’evacuazione; rinforzano il corpo rispetto agli sbalzi climatici, facilitano il riposo e il sonno. I semicupi caldi si fanno con fiori di fieno, non devono durare più di un quarto d’ora. Anch’essi sono utili per le affezioni del basso ventre, gli ascessi, per i calcoli renali e vescicali.
I BAGNI INTERI Possono essere freddi o caldi. Quelli freddi si possono fare immergendo il corpo fin sotto le braccia e bagnando la parte superiore del corpo con la mano o un panno e devono durare da 30 secondi a 3 minuti. Rinforzano l’organismo, danno vigore alla pelle; in inverno si fanno non più di due volte alla settimana. Per conservare la salute è importante la resistenza alle influenze del clima e alle mutazioni atmosferiche. I bagni freddi non sottraggono calore, ma lo conservano e lo aumentano, visto che poi si è meno sensibili al freddo esterno. Prima di immergersi nell’acqua fredda il corpo deve essere caldo, occorre fare del moto per scaldarsi prima e dopo. I bagni interi caldi in cui l’acqua, di temperatura tra i 35 e i 38°C, copre tutta la superficie corporea eccetto la testa, si fanno per 25-30 minuti, dopo di che si lava in fretta il corpo con acqua fredda per non più di un minuto. Infine, senza asciugarsi ci si veste e si fa movimento per mezz’ora in modo da asciugarsi e scaldarsi. Un altro modo è l’utilizzo di acqua tra i 37 e i 41°C, facendo uso per tre volte di acqua fredda e tre volte di acqua calda. Si inizia con 10 minuti di bagno caldo, un minuto di bagno o doccia fredda e così via per tre volte finendo con il freddo. Questo rinvigorisce il corpo, chiude i pori e fortifica la pelle. Il bagno caldo seguito da quello freddo si può fare una o due volte al mese. Ottimo è il bagno con i fiori di fieno; se ne fa bollire un sacchetto per 15 minuti in un recipiente qualsiasi, poi si versa il decotto nella vasca da bagno contenente
l’acqua calda, si mescola e si porta alla temperatura corretta. Questo bagno fa bene a tutti. Un’altra possibilità è il bagno di paglia d’avena che si prepara facendo bollire un mazzetto di questa in un recipiente per mezz’ora, oppure con ramoscelli di pino, aghi tritati e pigne resinose di abete.
I BAGNI PARZIALI Riguardano singole parti del corpo: mani, braccia, capo, occhi. I bagni a vapore servono alle persone malate che mancano di calore interno.
LE DOCCE O GETTI D’ACQUA Possono essere applicati a ginocchia, cosce, parte inferiore del corpo, schiena, braccia, capo o possono essere generali su tutto il corpo.
LE FRIZIONI Si applicano con un panno di lino, immerso nell’acqua fredda, strizzato e ato lungo il corpo. L’operazione non deve durare più di 1 o 2 minuti e non va effettuata in un luogo dove il corpo sia esposto all’aria. Poi, senza asciugarsi, ci si veste e si fa movimento o ci si mette sotto le coperte al caldo, finché la pelle del corpo si sia asciugata e abbia riacquistato il suo calore naturale. Questa frizione, effettuata ogni mattina, rinvigorisce tutto il corpo.
LE FASCIATURE Parziali o totali si applicano con un telo bagnato in acqua fredda e strizzato che va coperto con un altro asciutto e poi un telo di lana; vanno tenute per un’ora, massimo un’ora e mezzo. Le fasciature fredde hanno lo scopo di rallentare il flusso di sangue troppo forte verso una singola parte del corpo e di eliminare da questa il calore eccessivo. Vanno cambiate quando diventano calde.
In particolare, la fasciatura ai piedi può essere sostituita indossando semplicemente un paio di calze bagnate e sopra un altro paio di calze di lana asciutte; poi, ci si mette a letto ben coperti. Si tiene un’ora, al massimo due. In questo modo si ottiene l’effetto di depurare; elimina i cattivi umori dai piedi, toglie la stanchezza, diminuisce il calore nelle infiammazioni e devia il sangue in eccesso della parte superiore del corpo.
L’UTILIZZO DELL’ARGILLA È molto antico, tutti i popoli hanno sempre conosciuto le sue proprietà utilizzandola come rimedio interno ed esterno. Padre Kneipp la utilizzò largamente e ne diffuse l’uso, Louise Kuhne, nel suo istituto a Leipzig ottenne grandi risultati grazie all’argilla dandone testimonianza nei suoi libri. Il professor Strumpf, dell’Università di Berlino, somministrando argilla ottenne guarigioni dal colera a Nakel in Prussia nel 1903. Per lunghi anni il naturopata tedesco Adolf Just la utilizzò sottoforma di compresse, impiastri e bagni per riportare alla salute, disintossicando e liberando dai loro mali moltissime persone. Gandhi è stato un ardente fautore dell’uso dell’argilla. In Germania e in Svizzera essa è utilizzata dalla medicina ufficiale negli ospedali per il trattamento della tubercolosi. L’efficacia dell’argilla sta nella sua capacità di assorbimento. Le sue particelle sono minuscole e la tensione della loro superficie è così grande da poter assorbire una grande quantità di tossine e veleni; disinfiamma e porta verso l’esterno tutto ciò che è tossico e patogeno, purifica ascessi e ulcere, dà ottimi risultati nelle distorsioni. Esperimenti in laboratorio hanno dimostrato l’efficacia dell’argilla nell’eliminazione dei veleni. È stata somministrata, in laboratorio, una quantità minima di una soluzione di stricnina a un topo che è morto in pochi minuti, la stessa dose è stata data a un altro topo ma con l’aggiunta di un po’di argilla: il topo ha tollerato il veleno. Disintossica il sangue, riequilibra il metabolismo e dà vigore e salute, inoltre possiede un’azione antibatterica. L’argilla può essere utilizzata per uso esterno e interno. Nel primo caso si può usare sotto forma di cataplasmi (uno spesso strato di “pappa di argilla” che si ottiene mescolandola con acqua), distesa su carta da pacco o una sottile salvietta di cotone e applicata a freddo direttamente sulla pelle; oppure, possono essere fatte fasciature e bendaggi di salviette imbevute in acqua argillosa, frizioni con
acqua e argilla. Per via interna si beve dopo averla lasciata riposare in un bicchiere d’acqua per tutta la notte. Infine, si possono praticare gargarismi e clisteri con acqua d’argilla. Questo tipo di terra si trova un po’ovunque e si riconosce perché è grassa e compatta, è anche venduta nei negozi di prodotti naturali ed è da preferirsi quella verde e seccata al sole.
8. Iridologia
L’Iridologia è una metodica valutativa che si basa sull’analisi dell’iride, il tessuto colorato dell’occhio. Ne rileva la trama più o meno fitta, i segni, le colorazioni, le macchie. Essa rivela la tipologia costituzionale di un individuo, ne indica le tendenze patologiche, le infiammazioni in atto, le zone di congestione o di accumulo di tossine. Già nell’antica medicina cinese e indiana si riconosceva l’importanza dell’osservazione dell’occhio per poi trattare le patologie. Anche Ippocrate si riferiva agli occhi in tal senso e Paracelso nel 1500 scriveva: “Considerate l’occhio con quale arte è costruito e come il corpo ha impresso così meravigliosamente la sua anatomia nella sua immagine”. Nel 1800, poi, rinacque l’interesse verso l’Iridologia e si diffo le prime pubblicazioni. In questo ebbe merito il medico ungherese Ignaz von Peczely, che sviluppò una sua mappa iridologica. Seguirono altri lavori di medici e ricercatori si (Vannier, Fortier, Bernoville) e tedeschi (Deck, Kriege, Schnabel, Maubach), i quali diedero grande sviluppo a questa nuova disciplina, aprendo vere e proprie scuole. In anni più recenti, l’americano Bernard Jensen ha pubblicato un trattato di Iridologia che resta ancor oggi una pietra miliare nel suo genere. Originalissima è la ricerca del medico spagnolo Salomè, che ha fondato l’Iridologia quantistica utilizzando come o un programma computerizzato. In Italia, sono tre le figure di spicco che hanno promosso l’approccio iridologico: Luigi Costacurta, di chiara impostazione naturista-igienista, padre Emilio Ratti, impostato sul modello tedesco, il quale con un piccolo manuale iniziò la divulgazione nel nostro paese, e Sigfried Rizzi, medico omeopata, che ha pubblicato alcuni volumi sulla sua ricerca iridologica e ha fondato l’Associazione Iridologica Italiana. L’Iridologia consiste dunque nella lettura dell’iride al fine di determinare lo stato di salute, non diagnostica le malattie, ma rivela le condizioni anomale dei tessuti, le infiammazioni e le intossicazioni, le tendenze a contrarre particolari disturbi.
Ciò che mette a nudo sono le debolezze congenite, le insufficienze chimiche, i depositi tossici, l’ipoattività e l’iperattività dei tessuti, la loro integrità e le condizioni del sistema immunitario. Dalle debolezze ereditarie possono svilupparsi insufficienze chimiche, che provocano indebolimenti delle funzioni degli organi interessati, creando accumuli di tossine che a loro volta determinano una minore capacità di assimilazione che crea insufficienze chimiche. L’iride non diagnostica la malattia, in quanto si osservano solo i livelli di attività dei tessuti. Ciò a cui si mira è restaurare l’energia vitale perché sia possibile ristabilire l’integrità dei tessuti, permettendo la più alta qualità dell’adempimento funzionale di un organo o tessuto. L’Iridologia descrive il modo con cui la persona tende ad ammalarsi, mettendo in luce l’unicità di ogni individuo.
9. Kinesiologia applicata
La Kinesiologia (dal greco kinesis, che significa “movimento”) è una scienza che studia il movimento muscolare, quindi l’apparato osteo-mio-articolare e il suo rapporto con il sistema nervoso. La Kinesiologia applicata è una versione moderna della Kinesiologia e comprende delle manovre particolari basate su un test di valutazione della forza muscolare. Si tratta di una metodica valutativa e di riequilibrio che “misura” lo stato di salute del soggetto partendo dal presupposto che l’essere umano sia un sistema integrato e inscindibile, per cui qualsiasi “input”, sia esso di tipo biochimico, fisico o psichico-emozionale, determini un cambiamento del tono muscolare dell’organismo. Questa disciplina utilizza il test muscolare kinesiologico, che si basa sulla semplice percezione del tono di uno o più muscoli. La risposta al test, che può essere di forza o debolezza, rappresenta una forma di linguaggio dell’organismo che, a un’attenta interpretazione, permette di ricavare indicazioni precise e dettagliate sullo stato di salute della persona. In pratica si prova manualmente la forza di un determinato muscolo, forte o debole, poi si comunica all’organismo che cosa si vuole testare, e infine si prova nuovamente la forza del muscolo per saper se si è avuto un cambiamento. Se la forza muscolare di un muscolo debole aumenta, significa che la manovra è utile, se invece la manovra indebolisce un muscolo forte indica che essa appartiene alle cause della malattia. Le manovre possono essere molto diverse e possono riguardare fattori interni o esterni al soggetto. Il test muscolare può essere eseguito per sapere se una determinata sostanza (rimedio erboristico, farmaco, integratore alimentare, ecc.) determina un aumento della forza del muscolo testato e quindi può essere consigliato, oppure, se ne determina l’indebolimento, può essere considerato come una prova indiretta di intolleranza o allergia. Il test muscolare può essere impiegato per sapere se un punto o una regione del corpo, o i meridiani energetici dell’Agopuntura sono influenti sulla forza del muscolo e di conseguenza da utilizzare in terapia. Per esempio, dopo aver provato la forza del bicipite omerale e avere definito questo muscolo forte, si può invitare il soggetto a toccare con l’indice dell’altra mano il punto dell’appendice. Durante questa manovra il muscolo viene testato nuovamente e
se la sua forza risulta indebolita si suppone che l’appendice sia affetta da un disturbo cronico non manifesto, che influisce negativamente sulla salute del soggetto. Così, attraverso la Kinesiologia applicata si può valutare la potenzialità allergica di alcuni alimenti o l’efficacia di certi rimedi. Dunque, questa disciplina, oltre a fornire delle sue specifiche metodiche, può essere punto di riferimento di ogni altra tecnica (Reflessologia, fiori di Bach, rimedi erboristici, oligoelementi, ecc.) fino a fornire informazioni sull’origine emozionale di tanti disturbi di salute.
10. Nutrizione
Il programma di benessere che segue le diverse metodiche valutative, pone l’alimentazione al primo posto, in quanto un’alimentazione sana ed equilibrata è il presupposto imprescindibile di uno stato di salute duraturo. Infatti, ci si siede a tavola almeno due, tre volte ogni giorno ed è un atto tanto quotidiano e naturale che può diventare un’abitudine, con il rischio di dimenticare che proprio lì, si gioca la partita del nostro benessere. Il tempo del pasto non è solo un evento affettivo e sociale che ci permette, assaggiando i cibi, di dialogare con i figli e le persone che amiamo, di decidere le sorti di un’azienda, o semplicemente di trascorrere una serata con gli amici; non è solo un piacevole momento di approvvigionamento di carboidrati, proteine, grassi, vitamine e nutrienti per il nostro organismo, ma è anche un momento fondamentale di “costruzione” del nostro stato di salute, di prevenzione delle malattie, e, se si è malati, di possibile cura. Per questo un’alimentazione sana è fondamentale in Naturopatia. In Italia, la fantasia popolare ha saputo valorizzare i cibi semplici, ideando moltissime ricette sane ed equilibrate; a volte ha attinto anche da tradizioni culinarie di altri paesi, con la capacità di far proprio il meglio di altre culture. Altri paesi ancora, come la Cina, vantano un’esperienza millenaria sugli aspetti energetici e curativi degli alimenti, che ci permettono di riscoprire aspetti e dettagli a cui solitamente non diamo attenzione. Ma oltre a ciò, oggi entrano in gioco anche altri fattori: la qualità degli alimenti spesso dubbia, l’utilizzo di sostanze nocive in agricoltura, il problema degli organismi geneticamente modificati, l’abuso di conservanti e coloranti, ecc., portando a un impoverimento energetico e nutrizionale del cibo. Un tempo esistevano due cucine: quella dei poveri e quella dei ricchi. I ricchi disponevano di cibo in abbondanza, mentre i poveri dovevano sopperire alla penuria con la fantasia: erbe povere e selvatiche hanno creato ricette straordinarie; allora non esistevano malattie come l’anoressia e la bulimia, che oggi sono il segno di una società che sta perdendo la saggezza della tavola. Oggi si arriva a spendere di più per dimagrire che per mangiare; la gestione omologata del tempo va spesso a scapito della salute: pacchetti di calorie, che ormai hanno solo sapori artificiali, pappette già pronte per i bambini, piatti surgelati che i
ragazzi infilano nel microonde al ritorno da scuola, la pubblicità fa la sua parte e tutto sembra buono e perfetto. Si è perso il gusto di cucinare, di preparare con le proprie mani il cibo che nutre se stessi, i propri figli e le persone a cui si vuole bene. Ci saranno più soldi da spendere, non si combatterà più contro le malattie infettive, ma le lotte di ora sono più subdole e pericolose. Bisognerebbe soffermarsi un po’ e riflettere, assaggiare un cibo e cercare di sentirne il sapore, osservarne la forma, il colore, percepirne il profumo; in ogni cibo c’è qualcosa che attira o che respinge, il nostro istinto può tornare a farci distinguere ciò di cui abbiamo bisogno da ciò che ci “avvelena”. Sapori e odori sono elementi impalpabili, ma insiti nel cibo e ci parlano delle proprietà nascoste nell’alimento; potremmo dire che sono l’energia che si libera dalla forma. La nostra cultura occidentale studia la materia e affronta i cibi spezzettandoli, esaminandone la struttura chimica e le molecole, portando all’idea che il cibo apporti semplicemente sostanze all’organismo. La Dietetica occidentale, poi, compone le diete in base a un equilibrio tra i costituenti biochimici e le calorie, dando per scontato che l’interazione col cibo si svolga solo a livello molecolare. La Naturopatia studia anche gli aspetti energetici del cibo e il loro impatto con l’organismo. Il colorito del viso, il modo di muoversi, l’odore tipico di una persona sono la sua emanazione energetica, così come l’energia del cibo traspare dal suo odore, aroma o profumo, dal suo sapore, dalla forma, dal colore e dalla sua consistenza. Siamo in qualche modo quello che mangiamo e un cambio alimentare modifica fortemente la nostra energia e quindi anche il nostro modo di essere. Di qui la fondamentale importanza del momento in cui ci sediamo a tavola, lì possiamo costruire i nostri equilibri e disequilibri, il nostro benessere o la nostra stanchezza, l’armonia o meno del nostro stato fisico e psichico. Un lavoro di paziente e attenta osservazione e catalogazione ha permesso, nel tempo la verifica di azioni, reazioni, cambiamenti che gli alimenti riescono a determinare nell’impatto con l’organismo. Vi sono così cibi in grado di tonificare l’energia quando è carente, rimuoverla dove non scorre, di nutrire il sangue e dinamizzarlo quando serve, di riscaldare se c’è freddo o di raffreddare se c’è troppo calore, di dirigersi verso un organo particolare che ne ha bisogno, di ripristinare l’equilibrio e l’armonia dell’individuo. L’aspetto più materiale dell’alimento come la forma, il colore e la consistenza, dà informazioni su quali organi e tessuti andrà a lavorare, mentre gli aspetti più immateriali come il gusto e il profumo sono indici della sua natura riscaldante o
rinfrescante, o della purezza delle energie che contiene. Secondo l’Energetica Cinese cinque sono gli organi fondamentali nell’uomo: Fegato (abbinato a Cistifellea), Cuore (abbinato a Intestino Tenue), MilzaPancreas (abbinati a Stomaco), Polmone (abbinato al Colon), Rene (abbinato a Vescica). Questi organi devono avere un loro equilibrio interno e rapportarsi armoniosamente gli uni con gli altri. Ogni organo è poi collegato, a sua volta, a un organo di senso o a dei tessuti. Per esempio, il fegato è correlato agli occhi, ai tendini e alle unghie. Attraverso gli alimenti si può agire su di essi. La forma dell’alimento ci rimanda all’organo su cui agisce, per esempio il fagiolo, che ha una forma simile a quella del rene, interagisce con il rene, il gheriglio della noce con il cervello, ecc. Anche il colore indica l’organo con cui l’alimento interagisce: i cibi di colore verde si dirigono al fegato (spinaci, sedano, lattuga, ecc.), quelli di colore rosso agiscono sul cuore e sul sangue (barbabietola rossa, cocomero, peperoncino, ecc.), i cibi di colore giallo agiscono su stomaco, milza e pancreas (grano, mais, miele, ecc.), se sono bianchi agiscono sul polmone (aglio, cipolla, porro, ecc.), i cibi neri espletano la loro azione sui reni (alghe, fagioli neri, cozze, ecc.). La consistenza degli alimenti è un ulteriore modo con cui gli organi possono essere stimolati: masticare alimenti duri stimola il fegato, alimenti fibrosi stimolano il cuore, di consistenza carnea stimolano la milza, cibi croccanti i polmoni, cibi umidi e molli i reni. Infine, il grado di umidificazione dell’alimento modifica il sapore del cibo. Quanto più un alimento è disidratato tanto più intenso è il suo sapore e viceversa. Il grado di umidificazione è proporzionale alla quantità di liquidi che quel cibo può apportare all’organismo; per questo si preferiscono cibi umidificati in estate, per esempio la frutta, per compensare le perdite dovute alla sudorazione. I cibi essiccati vanno consumati preferibilmente in inverno, perché riscaldano e aumentano il calore all’interno dell’organismo. Un altro fattore importante dei cibi è la loro energia vitale che sostiene l’organismo nutrendolo e sostenendolo. I cibi più vitali in natura sono i semi che, tra l’altro, tendono a conservarsi a lungo; anche i germogli ne sono molto ricchi, così le bucce e la frutta in genere se è maturata al sole e sulla pianta. Al contrario, un cibo già povero di energia vitale, se conservato a lungo, perde quest’energia completamente. I due momenti in cui il prodotto è più ricco di
energia vitale sono la germogliazione e la piena maturazione. Un alimento fresco, non deteriorato dalla conservazione nel tempo, è più ricco di energia vitale, dunque i cibi conservati perdono l’energia vitale e così anche quelli congelati. L’ideale è consumare cibi di stagione, freschi e magari prodotti nella zona in cui si vive. I cibi si suddividono anche in rinfrescanti (freddi e freschi) e riscaldanti (caldi e tiepidi), oltre a quelli neutri. I cibi riscaldanti sono da consumare quando il clima è freddo, inoltre, riscaldano milza e stomaco, tendenzialmente tonificano. I cibi rinfrescanti disperdono il calore, fanno scendere la febbre, detossificano e rinfrescano il sangue. Per esempio, in caso di diarrea con febbre fa bene bere molto tè verde che ha natura fredda ed è astringente. L’equilibrio caldo-freddo del corpo è importante e gli alimenti influiscono molto su questo. Tra gli alimenti più freddi si ricordano i cachi, l’anguria e le alghe, tra i più caldi il caffè, le spezie, l’olio. Un alimento freddo se viene cotto a fiamma alta o bassa può trasformare la sua natura e diventare più caldo. Infine, sempre seguendo la Medicina Tradizionale Cinese, consideriamo i cinque sapori collegati ai cinque organi: il sapore correlato al fegato è l’acido-aspro, al cuore l’amaro, alla milza il dolce, al polmone il piccante e al rene il salato. In particolare il piccante e il dolce portano a un’esteriorizzazione dell’energia e alla sua diffusione; per esempio, il dolce ha una leggera azione diaforetica (sudorifica) bilanciata dalla sua capacità di produrre liquidi. Gli altri sapori invece condensano l’energia e la mandano all’interno. Un utilizzo eccessivo di un sapore danneggia l’organo invece di sanarlo, è necessario, dunque, un equilibrio tra i vari sapori e colori in un pasto bilanciato, con una nota leggermente e costantemente più accentuata di ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento della nostra vita. I sapori sono quelli dei cibi che si trovano in natura e non quelli artefatti costruiti in laboratorio e nelle industrie. Per fare un esempio, per sapore dolce si intende quello dei cereali, della frutta e del miele; lo zucchero bianco porta allo squilibrio. Il nostro corpo conosce perfettamente le leggi di natura e istintivamente ricerca cibi, sapori e colori di cui ha bisogno, occorre tornare a imparare a sentire i nostri veri bisogni, spesso sopraffatti da mode e messaggi pubblicitari. L’abitudine al consumo di cibi raffinati toglie l’apporto necessario di fibre, fondamentali per un buon transito intestinale e un’efficiente flora batterica intestinale; le fibre dei cereali, dei legumi, di verdura e frutta ci aiutano a
prevenire le malattie del metabolismo come iperlipemie (eccesso di grassi nel sangue), diabete, calcoli biliari, prevengono i tumori del colon riducendo il tempo di contatto dei sali biliari con la flora batterica intestinale che, in caso di ristagno fecale, potrebbero trasformarsi in potenziali agenti cancerogeni. Dunque un’alimentazione equilibrata comprende cereali integrali, verdure, frutta, legumi, semi, germogli, una piccola quantità di alghe, oli spremuti a freddo. Per alcuni è bene evitare la carne, per altri è sufficiente consumarne in piccole quantità, meglio il pesce. Per i vegetariani occorre un regime molto equilibrato che comprenda proteine vegetali, alghe, semi, in quanto, spesso si squilibrano consumando quantità eccessive di latticini e farine bianche. Lo studio della Nutrizione e della Dietetica con i suoi diversi approcci (Dieta Kousmine, Macrobiotica, Igienista, Dietetica Cinese, ecc.) permette al naturopata di dare suggerimenti individualizzati in relazione allo stato di salute attuale e alla costituzione. Questo è un importante aspetto della funzione di educazione alla salute della Naturopatia.
11. Oligoelementi e diatesi
Fin dai tempi più remoti e presso tutte le civiltà, sono state intuite le proprietà benefiche o tossiche degli elementi minerali. Di un tale patrimonio ormai smarrito, rimane oggi un’esile traccia in alcune consuetudini, come quella di portare al polso braccialetti di rame per alleviare sofferenze reumatiche o ridurre le possibilità di infezione, uso introdotto dai Caldei già 6000 anni prima di Cristo. In Paracelso, erede della cultura persiana ed egizia, l’Oligoterapia assunse un suo primo assetto embrionale. I metalli da utilizzare erano sette, come i pianeti del sistema solare a cui venivano abbinati: Oro-Sole, Argento-Luna, RameVenere, Stagno-Giove, Ferro-Marte, Idrargirio-Mercurio, Piombo-Saturno. Paracelso preparò specifici sigilli per le diverse affezioni, fondendo i metalli e applicando la lamina ottenuta sulla parte interessata. Di straordinaria attualità appaiono, in particolare, alcune prescrizioni, come quella dell’associazione Rame-Oro-Argento, che ritroviamo nell’Oligoterapia catalitica. Tuttavia, la prima utilizzazione sistematica degli elementi minerali è opera di Jacques Ménétrier, il quale, negli anni Trenta pose le basi dell’Oligoterapia catalitica. Solo più tardi si configurò l’indirizzo dell’Oligoterapia nutrizionale e, ancor più di recente, quello dell’Oligoterapia farmacologica. Nel 1894 Gabriel Bertrand evidenziò il ruolo essenziale svolto dagli oligoelementi come biocatalizzatori nella biologia vegetale e animale. Egli giunse ad affermare, in aperta polemica con l’opinione del tempo, che riteneva come impurità la presenza di elementi minerali in traccia:
L’organismo appare come una sorta di oligarchia nella quale masse enormi di elementi ivi sono dominati da un piccolo numero di elementi catalitici.
Negli anni Venti, J.U. Sutter trattò con successo l’eczema e l’asma bronchiale con un preparato oleoso a base di Manganese e Rame. Dieci anni dopo, Jacques Ménétrier sperimentò il preparato di Sutter per la tubercolosi, ottenendo risultati favorevoli su un gruppo di pazienti che presentavano caratteristiche ben definite. Estendendo le osservazioni su una casistica molto ampia, Ménétrier individuò quattro modi reattivi che definì “diatesi” e l’oligoelemento corrispondente. Nei decenni seguenti, la nascita della scienza dell’alimentazione contribuì allo sviluppo dell’indirizzo nutrizionale in Oligoterapia, basato sull’individuazione del ruolo fisiologico degli oligoelementi, sulla determinazione del loro fabbisogno e sull’evidenziazione di eventuali carenze o eccessi. Più recentemente si è configurato un terzo indirizzo in Oligoterapia, basato sulla somministrazione di elementi minerali a dosi elevate, definite “farmacologiche”, nel trattamento di alcuni quadri morbosi. Gli oligoelementi sono elementi minerali presenti negli organismi vegetali e animali, nei tessuti dei quali non superano la concentrazione di 1:10.000. Essi sono costituenti di ormoni, come, ad esempio, lo Iodio e lo Zinco, sono centri attivi di importanti molecole come il Ferro nell’emoglobina, il Cobalto nella vitamina B12, sono cofattori enzimatici ad attività catalitica, e quindi favoriscono le trasformazioni biochimiche. Gli enzimi, dal greco en, “dentro”, e zymé, “fermento”, sono proteine di origine cellulare, capaci di accelerare notevolmente, per azione catalitica, la reazione chimica di una sostanza (substrato) secondo una rigorosa specificità. Gli enzimi svolgono la loro attività senza venire trasformati o distrutti. Ogni sistema enzimatico completo viene definito oloenzima, ed è formato da una componente proteica, l’apoenzima, e da un cofattore, che può essere una molecola organica (coenzima) o uno ione metallico. Gli enzimi che contengono nella loro struttura molecolare un oligoelemento si chiamano metallo-enzimi, mentre quelli che funzionano solo in presenza di un oligoelemento sono definiti enzimi metalloattivati. Dunque, gli oligoelementi, come catalizzatori legati a un enzima, favoriscono e accelerano le reazioni biochimiche e, al termine di queste, non seguono il destino dei prodotti di tale reazione, ma rimangono disponibili per altre reazioni. Il catalizzatore, dunque, non si fa trasformare o modificare dalla reazione biochimica, la favorisce e la accelera rimanendo intatto e nuovamente disponibile.
L’Oligoterapia nutrizionale è diffusa soprattutto negli Stati Uniti, sottoforma di integratori alimentari, complessi multivitaminici, ecc. Si tratta di quantità significative di oligoelementi assunti per via orale in capsule o compresse. In Naturopatia si utilizza generalmente l’Oligoterapia catalitica. Quando un oligoelemento viene ingerito, esso va spesso incontro al destino della chelazione, viene cioè catturato da altre molecole più grosse e reso inattivo, spesso in maniera irreversibile. La molecola chelante può trovarsi nella saliva, nel sangue, nel cibo, ecc. Il concetto base dell’Oligoterapia catalitica di Ménétrier è quello di somministrare oligoelementi in dosi subponderali, in modo che essi attivino enzimi capaci di dechelare quegli oligoelementi già presenti nell’organismo (assunti con l’alimentazione o con gli integratori alimentari), ma inattivati per chelazione. Se, per una carenza di oligoelementi, si insiste a somministrare integratori nutrizionali, gli oligoelementi in essi contenuti (in dosi massicce, ponderali), soggiaceranno al destino della chelazione. Quindi, non ha senso dare ancora gli stessi oligoelementi in dosi massicce, perché le molecole chelanti sono sempre presenti in grande quantità, e non si riuscirà mai a saturarle tutte anche assumendo grandi quantità di oligoelementi. Al contrario, con le dosi catalitiche di Ménétrier, si favoriscono reazioni enzimatiche dechelanti.
L’oligoelemento a carica + + viene attirato nella cavità della molecola, in cui vi sono cariche --, e chelato.
L’Oligoterapia catalitica si applica in caso di malattie funzionali. La malattia può essere funzionale o lesionale; nel primo caso è alterata la funzione ma non è ancora leso l’organo, nel secondo caso l’organo è compromesso. Inoltre, prevede un approccio sia diatesico, cioè di “terreno”, sia di funzione specifica. Jacques Ménétrier, nel testo La médecine des fonctions, spiega in questo modo il termine diatesi:
L’agente patogeno, l’aggressione dell’ambiente, non sono le sole cause della manifestazione della malattia: esse non sono che le condizioni di apparizione, necessarie, ma non sufficienti, essendo l’altra condizione costituita da un fattore endogeno: il terreno ricettivo.
L’approccio di funzione specifica è più legato al sintomo; per esempio, il Rame si utilizza come antinfiammatorio indipendentemente dalla diatesi del soggetto. Gli oligoelementi si possono associare ad altre metodiche terapeutiche e di riequilibrio sia allopatiche che omeopatiche. Ma vediamo ora le quattro diatesi di base. Si ricorda che la costituzione è la predisposizione, di solito ereditaria, dell’organismo verso particolari malattie; la diatesi è invece la somma della costituzione e dei fattori esterni che intervengono a modificarla.
TIPOLOGIA MANGANESE (MN), PRIMA DIATESI O DIATESI IPERSTENICA O ALLERGICA Il profilo del soggetto Manganese è caratterizzato da un’ipereattività funzionale,
cioè un’eccessiva risposta biologica nei confronti degli stimoli esterni sostenuta da un’iperattività ipotalamo-ipofisi-surrenalica e tiroidea. Tale caratteristica neuroendocrina si riflette sul piano immunitario con risposte intense, acute, violente, generalmente di breve durata, spesso di tipo allergico a carico di cute, vie respiratorie, intestino, ma anche vasi cerebrali e apparato locomotore. Tipici sono la stanchezza mattutina e l’euforia serale con difficoltà nell’addormentarsi. È più stanco se non fa nulla, migliora con l’attività. È dinamico, impetuoso, ionale, frettoloso, impaziente, competitivo, con spirito d’avventura, irritabile, aggressivo nel senso più ampio del termine, può avere brevi episodi depressivi. Intellettualmente attivo, di spirito aperto, ha una memoria selettiva, solo per ciò che lo interessa. Lo stress gli è in qualche modo congeniale. In fase iniziale, reagisce allo stress con l’attivazione neurovegetativa della midollare del surrene e conseguente produzione di adrenalina, questo comporta un’accelerazione generale delle funzioni metaboliche. Successivamente, la permanenza dello stato di stress porta all’attivazione della corticale del surrene con produzione di cortisolo, è la fase della transizione verso la terza diatesi (Mn-Co); infine, evolve verso l’anergia e lo stato lesionale, quarta diatesi (Cu-Au-Ag). In questo caso occorre fare prevenzione di ipertensione, calcoli renali e biliari, asma, affezioni cutanee, artriti croniche.
TIPOLOGIA MANGANESE-RAME (MN-CU), SECONDA DIATESI O DIATESI IPOSTENICA Il profilo del tipo Manganese-Rame è caratterizzato da iporeattività funzionale, cioè dispone di scarsa energia, la sua resistenza fisica e intellettuale è limitata a causa di una certa ipoattività ipotalamo-ipofisi-surrenalica e tiroidea. Anche le funzioni immunitarie sono scarse ed espongono il soggetto a infezioni prevalentemente localizzate a livello respiratorio, genitourinario, intestinale e articolare. L’infiammazione insorge lentamente, si protrae nel tempo, tende a recidivare con un certo peggioramento della sensazione di debolezza. Eventuali situazioni di emergenza lo possono mettere in crisi, egli tende a risparmiare le proprie forze e compensa con il riposo. Caratteristica è l’astenia serale, per cui preferisce andare a letto presto la sera e alzarsi di buon mattino. Ha bisogno di sonni lunghi.
È metodico, tranquillo, controllato, suscettibile, con scarsa ionalità. Ha una brillante intelligenza e memoria abbastanza buona. Condizioni di stress cronico e la mancanza del necessario riposo possono alterare i suoi equilibri e peggiorare la sua predisposizione alle infezioni, si aggrava lo stato di stanchezza e si alterano particolarmente le flore dei simbionti. Il tutto poi può peggiorare ando alla terza diatesi e poi alla quarta. È importante prevenire l’asma bronchiale, la tubercolosi, il reumatismo progressivo, le coliti, le ulcere duodenali, le enterocoliti.
TIPOLOGIA MANGANESE-COBALTO (MN-CO), TERZA DIATESI O DIATESI DISTONICA O DA SINDROME SPASMOFILICA La distonia è l’evoluzione dell’allergia o, più raramente, dell’ipostenia (che sono le prime due diatesi) verso la senescenza. Caratteristica è la stanchezza progressiva nella giornata con peggioramento pomeridiano, avvertita particolarmente alle gambe. Il sonno è difficoltoso e/o interrotto da frequenti risvegli ed è poco riposante. Tipica è l’ansietà cronica, l’iperemotività, a volte accompagnata da tendenze depressive, pianto immotivato, tendenza a ingigantire gli avvenimenti, talora panico e fobie. Può soffrire di perdite di memoria eggere. Tipici sono i sintomi da squilibri neurovegetativi ed endocrini, sono coinvolti particolarmente l’apparato cardiocircolatorio, il digerente, l’osteoarticolare, fegato e reni. Questo soggetto sollecitato dallo stress cronico risponde in modo scoordinato, evolve verso la patologia lesionale con alterazioni neuro-endocrine e progressivo disordine generale. Occorre prevenire infarto del miocardio, patologie vascolari come trombosi o sclerosi, ulcere duodenali, artrosi.
TIPOLOGIA RAME-ORO-ARGENTO (CU-AU-AG), QUARTA DIATESI O DIATESI ANERGICA È l’evoluzione dall’alterazione funzionale a quella lesionale. Caratteristica è l’astenia globale, possono comparire sintomi di sfinimento verso le 11 del mattino e le 17, a causa di ipoglicemia. Ha un sonno irregolare, soffre facilmente di insonnia e poi di sonnolenza durante il giorno. Il soggetto ha un’importante riduzione della vitalità, tendenze depressive, notevole difficoltà mnemonica, di
attenzione e concentrazione. La scarsa o assente reattività neuro-endocrina e le scarse difese immunitarie alimentano infiammazioni ormai cronicizzate, malattie autoimmuni croniche, tendenze tumorali. Sono frequenti le infezioni batteriche, fungine, acute o subacute recidivanti. Tale soggetto, esaurito e stanco, non è in grado di recuperare le proprie energie e di adattarsi a situazioni anche minimamente stressanti e tende a lasciarsi andare, reagisce poco anche alle terapie. Occorre prevenire situazioni profonde lesionali come depressioni, senescenza globale, reumatismo cronico evolutivo.
Quando si annuncia un orientamento accelerato verso la terza e la quarta diatesi e quando danni lesionali stanno per instaurarsi si assiste a un insieme di segnali riconducibili a una sindrome detta di disadattamento, in cui le componenti endocrine e in particolare ipofisarie si sovrappongono al profilo originario del soggetto. Per esempio, una stanchezza ciclica avvertita a livello fisico, intellettivo e psicologico, periodici aggravamenti di problematiche cutanee, alterazioni della funzionalità di pancreas e gonadi. In questo caso si associa all’oligoelemento diatesico Zinco-Rame per le manifestazioni ai genitali, o Zinco-Nichel-Cobalto per i disturbi del metabolismo degli zuccheri. Delle quattro diatesi si dice generalmente che le prime due sono giovani e le altre vecchie, ma solo a livello indicativo; infatti, possiamo trovare diatesi giovani in soggetti anziani e viceversa: giovinezza e senescenza cronologiche sono diverse da quelle biologiche. Molto più comunemente si osservano sovrapposizioni tra le diatesi; uno stesso soggetto può appartenere a più di una di esse. La diatesi non è una scatola ermetica in cui rinchiudersi, ma è come la fotografia di un momento nel flusso della vita. Le diatesi cambiano e si evolvono, per esempio, ci si può trovare in una situazione da Cu-Au-Ag dopo una lunga assunzione di antibiotici; si tratta di un momento specifico della vita, anche se il terreno di fondo, diatesi di nascita, può essere diverso.
12. Omeopatia e costituzioni
Nel 1755 a Dresda, in Germania, nacque Samuel Christian Hahnemann, fondatore dell’Omeopatia. Egli era un medico scrupoloso, che sottopose a dura critica le terapie del suo tempo. Non credeva, infatti, nell’efficacia dei salassi e dei purganti che venivano utilizzati da tutti i suoi colleghi, avendo notato che sovente il loro uso, invece di dare sollievo, peggiorava la malattia. Così, smise di praticare e iniziò una ricerca per trovare un rimedio semplice, che da solo alleviasse le pene dell’ammalato. Tutto avvenne in modo casuale. Egli svolgeva un lavoro di traduttore, quando gli capitò in mano un volume di medicina scritto da un certo Cullen, il quale affermava che la guarigione della malaria, tramite la corteccia di china, fosse dovuta a una tonificazione della mucosa dello stomaco. Quando Hahnemann si ammalò di malaria, constatò che la china gli peggiorava l’attività gastrica. Egli comunque volle prendere per buona quella tesi e decise di sperimentare su di sé il farmaco per verificare se, dopo essere guarito dalla malaria, si fosse espletata l’azione citata. Quando assunse la china si rinnovarono tutti i sintomi negativi che aveva già provato oltre a quelli tipici della malaria; il tutto cessò dopo breve tempo. Hahnemann giunse alla conclusione che ciò che guariva era la capacità della sostanza di far insorgere in un organismo sano la sintomatologia della malattia, la malaria appunto. Nacque così la teoria di base dell’Omeopatia: guarire la malattia con il suo simile. Iniziò allora una fase intensa di ricerche con la sperimentazione delle sostanze più disparate del campo vegetale, minerale e animale, su soggetti sani. Le descrizioni dei sintomi venivano poi dettagliatamente in modo da poter cogliere le analogie con malattie conosciute. In questo modo, somministrando la sostanza, si attivava la vis difensiva dell’organismo nella sua capacità di autoguarigione. La cura secondo il concetto del simile non era nuova, già ne avevano parlato Ippocrate (V secolo a.C.) e Paracelso (1493-1541) nella sua “teoria delle signature”. Hahnemann cominciò a utilizzare i suoi prodotti secondo la mentalità, ancor
oggi corrente, che una maggior concentrazione sia maggiormente efficace, ma notò dei peggioramenti della malattia in fase iniziale, anche se poi il farmaco era efficace. Per evitare questo, cominciò a diluire le sostanze che utilizzava, notando, con sua sorpresa, che la guarigione era più veloce; in seguito, le diluì ancora, ottenendo in questo modo una maggiore efficacia con minori recrudescenze, la guarigione era più dolce. Dunque, l’Omeopatia si basa sulla legge di similitudine e si serve di farmaci diluiti e dinamizzati. Hahnemann codificò la prassi per le preparazioni: due gocce di tintura madre devono essere disciolte in 98 gocce di alcool e, dopo averle agitate insieme, sarà prelevata una goccia che verrà disciolta e agitata in altre 99 di alcool e così via fino alla diluizione richiesta. Ciò porta, dopo 9 aggi, a ritrovare nel farmaco poche molecole della sostanza iniziale, al decimo aggio ci si trova di fronte ad alcool puro. Oggi, l’Omeopatia si è affermata in molti paesi e in Francia è stata accettata nella Farmacopea con farmaci fino alla diluizione 9 CH, quella in cui si ritrovano ancora delle molecole; i prodotti più diluiti sono definiti “magistrali”. Di qui, le polemiche sui prodotti omeopatici che “non contengono nulla”, in realtà si dimentica l’effetto vibrazionale (elettromagnetico) di tali prodotti che agiscono in base alla loro frequenza d’onda e non per i principi chimici contenuti, così come anche altri rimedi vibrazionali già citati. La diagnosi omeopatica necessita di un colloquio col paziente molto approfondito e dettagliato, che comprenda lo stato emotivo e psichico, la reattività nervosa, l’aggressività o l’apatia, il comportamento sessuale, la socialità, i suoi cicli biologici, il tipo di sonno e di sogni, la sudorazione, l’alvo, il ciclo mestruale nelle donne, oltre a tutti i sintomi della malattia che dovranno essere molto precisi per poter riconoscere il rimedio in assoluto più simile. Inoltre, l’osservazione consente di individuare le caratteristiche fisiche del paziente, la sua costituzione, il suo biotipo, il suo tono generale. Analizzati i sintomi, vagliati i diversi farmaci, l’Omeopata sceglie quello o quelli più adatti a coprirli nella maggior parte. A volte l’individuazione del rimedio è semplice, altre volte invece può essere complessa. La ricerca di un unico farmaco o la necessità di ricorrere a più di essi ha scisso l’Omeopatia in più scuole: gli unicisti, i pluralisti e i complessisti. I primi ricercano il simillimum, il rimedio unico che copre tutta la sintomatologia del paziente, i secondi prescrivono più rimedi, ma con
somministrazioni divise e separate nell’arco della giornata, mentre gli ultimi usano farmaci composti. L’omeopata Antoine Nebel, all’inizio del 1900, suddivise tutti gli individui in tre costituzioni, ognuna delle quali è caratterizzata da una particolare morfologia.
LA COSTITUZIONE CARBONICA Vi appartengono individui piuttosto bassi, tarchiati e tendenti all’eccesso di peso con volto squadrato e prevalenza della mascella. Le dita sono corte, le unghie piatte, i muscoli molto sviluppati e i legamenti poco lassi; ciò, impedisce al braccio di estendersi completamente sull’avambraccio. I denti sono robusti. Sono soggetti tranquilli e metodici, amano l’ordine, si impegnano con tenacia e costanza nel lavoro per ottenere buoni risultati, purché trovino valide motivazioni che li spronino al sacrificio, altrimenti tendono a essere pigri e indifferenti. Non amano gli slanci improvvisi. Le manifestazioni patologiche tendono a essere a lento decorso, come le malattie metaboliche: dislipidemie, ipertensione arteriosa, eczemi, artrosi, ecc. Il rimedio utilizzato per questa costituzione è calcarea carbonica, o comunque rimedi derivati dai carbonati.
LA COSTITUZIONE FOSFORICA Vi appartengono individui alti, longilinei, magri, il cranio è alto, i denti sono rettangolari, ma l’occlusione tende a essere imperfetta. Le mani sono allungate e soprattutto le dita. Il torace è stretto e piatto, i legamenti sono più lassi rispetto al carbonico, per cui vi è una perfetta estensione del braccio sull’avambraccio. Psicologicamente, i fosforici sono ipersensibili, nervosi e facilmente affaticabili. Sono persone che si gettano con entusiasmo in ciò che amano fare, ma tutto deve essere compiuto rapidamente per il problema della stanchezza. L’umore non è costante e ano spesso dall’allegria e dalla tonicità alla malinconia con grossi cali psicofisici. Le patologie più frequenti sono l’acne, l’ipertiroidismo, la demineralizzazione. Il loro rimedio è calcarea fosforica o i rimedi derivati dai fosfati.
LA COSTITUZIONE FLUORICA Vi appartengono individui di taglia variabile, anche se per lo più la taglia è piccola. Il cranio è asimmetrico, i denti irregolari con malposizioni, soprattutto di canini e incisivi. In generale, tutto lo sviluppo osteomuscolare è asimmetrico, caratteristica è l’iperlassità dei legamenti per cui l’estensione del braccio sull’avambraccio forma un angolo acuto verso il basso. Sono persone psicologicamente dinamiche, instabili, agitate ma non per la stancabilità, come i fosforici, ma perché sono impulsivi, intuitivi e si lanciano in ciò che desiderano; spesso sono geniali. Le patologie più frequenti sono le lussazioni, le distorsioni, le varici. I rimedi con cui sono trattati sono derivati dal fluoro o dal mercurio, uno dei loro rimedi base è la calcarea fluorica.
13. Psicosomatica
In ato si parlava di Psicosomatica solo in relazione alle malattie organiche la cui causa era rimasta oscura e per le quali, per esclusione, si pensava potesse esistere una genesi psicologica. Oggi, al contrario, si parla di una visione “psicosomatica” che guarda all’uomo come a un tutto unitario, per cui si presta attenzione non solo alla manifestazione somatica della malattia, ma anche all’aspetto psico-emotivo-spirituale che l’accompagna. La Psicosomatica è l’interpretazione in chiave simbolica delle patologie, degli organi e delle parti del corpo colpite; analizza il linguaggio e il significato dei segnali del corpo, dai più lievi ai più gravi, in modo da aiutare l’individuo in un percorso positivo di crescita che viene attivato da un momento di sofferenza e di crisi. Rispetto alla medicina convenzionale, la Psicosomatica dà una valutazione positiva dei sintomi che aiutano a comprendere cosa si muove in profondità, nella “zona d’ombra” della persona che chiede aiuto per un malessere apparentemente solo fisico. L’accettazione e l’integrazione degli elementi d’ombra che si sono incarnati nei sintomi porta alla conoscenza di se stessi e a un maggior benessere. Spegnere semplicemente la spia che sta esprimendo un allarme senza sondarne i profondi contenuti può portare a un benessere momentaneo, ma non la vera guarigione e il sintomo si sposterà in un altro punto del corpo per segnalare ancora uno stato di sofferenza che ha bisogno di essere ascoltato e quindi risolto. Dunque la Psicosomatica indaga sui significati profondi dei sintomi per portarli alla coscienza e utilizza il pensiero analogico, il simbolismo.
14. Reflessologia plantare
La Reflessologia plantare è una metodica valutativa e di riequilibrio. Il dolore che si manifesta alla pressione nei vari punti del piede segnala uno squilibrio nelle parti del corpo corrispondenti, consentendo così di riconoscere le disarmonie ancora prima della comparsa di sintomi; è un ottimo modo per leggere i messaggi del corpo e giungere così a quello stato di autoconoscenza che è alla base di ogni vera guarigione. Non è quindi un modo per diagnosticare malattie, compito specifico del medico, si tratta piuttosto di una valutazione energetico-funzionale globale in cui vengono presi in considerazione, nel loro insieme, gli aspetti fisici, psichici ed energetici di una persona. La pratica reflessologica ha un grande valore di prevenzione, inoltre, può essere indirettamente terapeutica: con il massaggio al piede è infatti possibile ottenere un riequilibrio generale, accompagnato dalla scomparsa di disturbi e in molti casi anche di malattie. Questa pratica ha origini molto antiche. Già nei Veda, i libri sacri dell’India, si legge che non sarà colto da alcuna malattia chiunque massaggerà i suoi piedi prima di andare a dormire. Tra le testimonianze più antiche vi è il pittogramma di un papiro che risale al 2500-2330 a.C., ritrovato nella tomba di un medico egiziano, che rappresenta due uomini dalla pelle scura che massaggiano il piede a due uomini dalla pelle chiara. Ma dobbiamo attendere tempi più recenti per trovare dei veri e propri studi sulle zone riflesse del corpo. Agli inizi del 1900, W. Fitzgerald, un otorinolaringoiatra americano, elaborò la cosiddetta “terapia zonale”. Alla base di tale teoria vi era la scoperta che, applicando una certa pressione con le dita, si otteneva un effetto anestetico: tramite questa tecnica Fitzgerald ebbe modo di effettuare interventi chirurgici minori senza ricorrere a farmaci. Il dottor Riley e sua moglie apprezzarono le ricerche di Fitzgerald e decisero di sperimentare la nuova tecnica nella loro attività ambulatoriale, anche se a fondare la Reflessologia plantare fu la loro assistente Eunice Ingham. Grazie a un lavoro di ricerca sul campo, la Ingham riuscì a trovare precise corrispondenze tra il corpo e i piedi e disegnò su di essi la “mappa” dell’intero corpo. Scrisse inoltre due libri: Storie che i piedi possono narrare (1938) e Storie che i piedi hanno narrato (1963). Gli allievi della Ingham
diffo poi la tecnica negli Stati Uniti e in Europa. Il nome della tecnica deriva dal termine “riflesso”, la cui definizione in medicina è:
Risposta che l’organismo dà involontariamente e talvolta anche inconsciamente a stimoli provenienti dall’ambiente che lo circonda, o dal suo interno stesso. Il riflesso ha sempre un finalismo, la reazione che scatena è sempre utile all’economia dell’intero organismo.
Le funzioni dei riflessi sono due: la prima è la difesa, per esempio, la luce intensa provoca la miosi, cioè il restringimento della pupilla, la seconda è l’omeostasi (equilibrio dinamico con la minima spesa energetica), per esempio, in alta montagna la riduzione della pressione parziale di ossigeno dovuta all’altezza provoca un cambio nella respirazione, si iperventila in modo da mantenere uno stato di equilibrio nonostante le modificazioni ambientali. I riflessi costituiscono le risposte più rapide che il corpo possa dare in quanto hanno a che fare con l’autoconservazione, con la parte più antica del nostro cervello, il cervello rettile, quello legato agli istinti. Il termine riflesso rimanda inoltre all’idea dello specchio. Nei nostri piedi è “riflesso” l’intero corpo. Lo specchio rimanda un’immagine reale, spesso diversa da quella creata dalla nostra mente. Il corpo non sa mentire, attraverso la Reflessologia plantare possiamo raccogliere i messaggi sempre veritieri del corpo. Le risposte dell’organismo allo stimolo-informazione che viene immesso con il massaggio al piede non vengono decise a priori da chi esegue il trattamento, ma è il corpo che reagisce secondo le sue leggi, producendo sempre reazioni funzionali al benessere dell’organismo. Da questo punto di vista è evidente, che con la Reflessologia plantare non si può mai danneggiare una persona. Uomini di tutte le culture si massaggiano i piedi da sempre senza conoscere mappe e corrispondenze, per un bisogno naturale, trovando in questo una risposta di rilassamento e benessere. La conoscenza e lo studio delle zone reflessogene, però, rendono il trattamento più efficace e veloce nelle sue risposte di riequilibrio. Nel caso di patologie importanti, o gravi, laddove si rendano necessarie terapie mediche, il o della Reflessologia plantare, abbinata a un programma di benessere, può migliorare grandemente la qualità di vita. Questa agisce, a livello generale, sul sistema nervoso, endocrino, immunitario e
circolatorio, portando a un riequilibrio profondo e globale. Il massaggio dei vari punti, correlati a precise parti del corpo, attiva reazioni di riequilibrio che possono essere di sedazione o stimolazione, con effetti empiricamente provati e verificabili su qualsiasi persona. Più acuta è la sintomatologia, più evidente sarà l’effetto: un mal di denti si riduce, ad esempio, entro breve, così come massaggiando il punto del pancreas endocrino a un diabetico e misurando la glicemia al termine del trattamento si osserva una riduzione dei valori praticamente immediata. Chiaro è che questo è un approccio di tipo sintomatico, che ha un senso solo se si interviene anche sulle cause e con un lavoro di riequilibrio globale. In caso contrario, dopo un intervallo di tempo più o meno lungo, il sintomo torna a manifestarsi. La Reflessologia plantare si è evoluta nella Reflessologia integrata naturopatica, in cui la tecnica è integrata con altre metodiche, come l’applicazione sui punti o le zone reflessogene di fasci di luce colorata (Cromopuntura) o delle essenze floreali di Bach. In questo modo al massaggio si aggiunge un’informazione vibrazionale che può accelerare il processo di riequilibrio.
15. Riequilibrio posturale
Le metodiche più conosciute sono l’Osteopatia e la Chiropratica, che costituiscono complesse discipline a sé stanti che richiedono anni di formazione. L’Ortho-bionomy® è “la via breve dell’Osteopatia” e si integra invece perfettamente nella formazione multidisciplinare del naturopata.
OSTEOPATIA L’Osteopatia nacque in America verso la fine del 1800 per merito del dottor Andrew Taylor Still. Il termine deriva dal greco osteon, che significa “osso”, e pathos, che significa “sofferenza”. L’Osteopatia considera l’uomo come un’unica unità funzionale e indaga su quattro sistemi funzionali: il sistema strutturale costituito da ossa, muscoli, articolazioni, quello viscerale costituito dagli organi interni, il cranio-sacrale costituito dalle ossa del cranio e del sacro, e quello fasciale costituito dalle guaine del tessuto connettivale. L’osteopata utilizza manipolazioni manuali per il riequilibrio del soggetto.
CHIROPRATICA La Chiropratica è nata negli USA, a Devenport, alla fine del 1800 con Palmer, che per primo intuì che una correzione specifica manuale della colonna vertebrale, a causa dello stretto legame tra la struttura della stessa e il sistema nervoso, poteva avere effetti positivi sul benessere e sulla salute. Il termine viene dal greco chiros, “mano”, e significa “eseguire con le mani”; consiste, infatti, in manipolazioni vertebrali a cui si aggiungono programmi di esercizi.
ORTHO-BIONOMY® Il termine viene da ortho, dal greco orthos, significa “corretto” e viene utilizzato
nella terminologia scientifica; e bionomy, parola inesistente in inglese, è originaria con tutta probabilità da bionomics, la cui traduzione italiana è “bonomia”. Unendo i termini orthos, bios e nomos avremo un solo significato: corretta applicazione delle leggi della naturali. È un metodo che serve a stimolare la struttura corporea a ritrovare la propria armonia, senza l’utilizzo della forza comunemente utilizzata nelle manipolazioni ortodosse (Osteopatia, Chiropratica e Fisioterapia), ma basandosi su un principio fondamentale: “Il corpo va trattato con rispetto e comprensione, solo così potremo vivere in salute e più a lungo”. Se per correggere un difetto si usa la forza, il corpo si oppone e di conseguenza si possono osservare dei difetti strutturali di pressione che si manifestano in altre zone. Il dottor Lawrance Jones fu il primo che sviluppò il principio partendo dall’Osteopatia; egli scoprì che l’istinto auto-correttivo del corpo poteva essere risvegliato partendo da una posizione di amplificazione, di esagerazione rispetto allo sbilanciamento strutturale, stimolando la risposta del corpo verso il suo equilibrio, per cui la forza non era sempre necessaria. In seguito, Arthur Lincoln Pauls studiò questo metodo e dopo cinque anni di ricerche sviluppò la tecnica che comprende sette fasi, dalle più fisiche a quelle energetiche. Egli affermò che le cause basilari di alterazioni di condizioni strutturali sono: 1) incidente: per esempio, un tamponamento in autovettura e il colpo di frusta. La nuca rimane bloccata per evitare un danno ancora più grave, l’Orthobionomy® agisce su questo rapidamente senza la necessità del collare che invece può protrarre la condizione per vari mesi, a volte addirittura senza tornare alla condizione preesistente per fattori di compensazione; 2) fattore di compensazione: in seguito all’incidente primario la colonna crea, per compensare, altre tensioni stabilendo un bilanciamento secondario, quando il corpo non trova un giusto bilanciamento. Questa può essere una condizione ancora peggiore del trauma iniziale; 3) corazza emozionale: un trauma emotivo può fissarsi sul corpo creando una sorta di corazza muscolare della struttura, così è chiamata da Wilhelm Reich. Alcuni tipi di emozioni possono contrarre la schiena, specialmente a livello del bacino e area mediana del torace. Dunque in questi casi va prima corretto il
motivo emozionale che crea la tensione. Alla base c’è il concetto che ogni tipo di problema strutturale vada affrontato alle sue origini; 4) problemi viscerali: se un organo ha una disfunzione questo può influenzare e danneggiare il tratto di colonna da cui esso viene innervato. Talvolta, correggendo la colonna migliora anche l’organo, a volte invece occorre fare il contrario; la cosa migliore è fare entrambe le cose e lasciare alla natura, poi, l’autocorrezione; 5) disturbi nel campo eterico: se c’è un blocco energetico nel campo eterico, questo può rendere molto difficile il lavoro sul piano fisico. Talora più fattori sono abbinati, attraverso l’approccio intuitivo e sensibile dell’Ortho-bionomy® il riequilibrio risulta possibile in quanto stimola l’istinto autocorrettivo del corpo. La tecnica è semplice e delicata, pertanto non può danneggiare e può essere praticata anche su bambini e anziani.
16. Trattamenti di riequilibrio energetico
Il riequilibrio energetico può essere effettuato secondo le modalità della Medicina Tradizionale Cinese, o della Medicina Indiana. Si tratta comunque di discipline e tecniche molto antiche.
MEDICINA TRADIZIONALE CINESE Secondo la concezione cinese nel corpo umano circola una forza vitale, il Qi. Questa comprende la polarità yin e yang e circola nei meridiani, una rete di canali energetici che percorre tutto il corpo, lungo i quali sono localizzati i punti di Agopuntura che possono essere trattati con: – aghi (Agopuntura, di pertinenza medica); – bastoncini di artemisia, la moxa, con cui si produce calore (Moxibustione); – digitopressione (Shiatsu); – luci colorate proiettate da una penna cromatica con una punta di cristallo di rocca (Cromoagopuntura); – massaggio (Tui Na); – rimedi vibrazionali come oli essenziali ed essenze floreali. I meridiani influenzano gli organi a cui corrispondono, così come gli organi e i tessuti che si trovano lungo il loro percorso. In questo modo, per esempio, il meridiano del Grosso Intestino influisce su naso, spalla, muscolo deltoide, gomito, polso, dito indice della mano. Inoltre, i cinque organi di base (Fegato, Cuore, Milza, Polmoni, Reni) sono correlati a visceri, tessuti, organi di senso, fattori climatici, emozioni, colori, stagioni ecc. in un sistema che è basato sull’analogia e che consente di mettere in relazione parti del corpo anche molto distanti tra loro.
NATUROPATIA VIBRAZIONALE Questa disciplina studia il corpo energetico e applica diverse metodiche per il suo riequilibrio. L’energia denominata Qi in Cina è detta Prana in India. A seconda dei luoghi assume nomi diversi, ma si tratta della stessa energia che tutti i popoli hanno sempre riconosciuto, fino a quando, nel 1915, Albert Einstein dimostrò che tutto è energia, per cui la materia, così come noi la intendiamo, non è altro che energia con una vibrazione particolarmente lenta. Il corpo, con le sue cellule, le emozioni e i pensieri sono forme di energia di diversa frequenza. Il nostro organismo ha dei confini fisici ben visibili, ma oltre alla parte materiale comprende un corpo sottile, invisibile, detto aura. Questa ha la forma di un ovoide il cui raggio può avere misure molto diverse, da 1,5 a 2-3 metri. L’aura, o corpo energetico, non è una peculiarità dell’essere umano, ma degli esseri viventi: animali, piante, fiori; inoltre, la possiedono anche i cristalli. L’ovoide che ci circonda ha uno strato più denso all’esterno che viene chiamato guscio, ha uno spessore di circa 15 centimetri e fa da filtro protettivo. Esiste una fisiologia del corpo energetico, così come per il corpo fisico. L’energia è veicolata attraverso una rete di canali energetici detti meridiani in Cina e nadi in India ed è mossa dall’azione complessa di vortici energetici detti “chakra”, che in sanscrito significa “ruota che si muove”. I chakra sono dei centri di trasformazione, di scambio di energie tra il mondo materiale, corpo e sistema nervoso, e il mondo immateriale, pensiero e stati d’animo; sono centri di energia invisibili situati sulla linea mediana del corpo, lungo la colonna vertebrale e mettono in relazione il corpo fisico con il campo aurico. Sono come degli imbuti, o vortici, che immettono in questo campo l’energia proveniente dal campo energetico vitale dell’universo. I principali sono sette e sono in relazione con i centri del sistema nervoso vegetativo attraverso dei plessi nervosi, che a loro volta influiscono sugli organi a essi collegati. Inoltre, sono correlati alle ghiandole endocrine. Si possono visualizzare come dei coni con la base rivolta verso l’esterno e la punta rivolta verso l’interno, presso la colonna vertebrale. Ogni chakra ha un suo colore, una funzione fisica e psicologica e può essere in carenza o in eccesso energetico. Il riequilibrio dei chakra si può ottenere attraverso rimedi di tipo vibrazionale:
oli essenziali ed essenze floreali applicati sulla pelle in corrispondenza dei chakra stessi, assunti per via orale o per inalazione, o attraverso cristalli. Vi sono poi metodiche che utilizzano le mani (Reiki e tecniche affini), la proiezione di luci colorate, tecniche di respirazione, visualizzazione e meditazione. La Cristalloterapia utilizza i cristalli per il riequilibrio del corpo energetico influenzando così positivamente l’intero organismo; studia e applica l’interazione energetica tra uomo e cristallo o meglio, il rapporto tra il terapeuta e l’individuo che chiede aiuto attraverso la mediazione di cristalli e pietre. I cristalli sono in grado di immagazzinare, amplificare, cedere, trasmettere e mettere a fuoco l’emissione di energia, anche se è comunque l’intento dell’uomo (sintesi tra intenzione e attenzione) che attiva il cristallo, il quale, incorporata e amplificata la qualità vibrazionale dell’intento stesso, la dirige nella struttura energetica dell’uomo. Il cristallo di quarzo, in particolare, è una forma di energia equilibrata, che ha la prerogativa di trasformare campi energetici squilibrati. Il cristallo ialino è trasparente e, come la luce bianca, riassume l’intero spettro dei colori. Se invece si decide di utilizzare la grande gamma di pietre e cristalli colorati che la natura offre, occorre conoscere le proprietà e gli effetti psicofisici di questi. La Naturopatia vibrazionale studia e utilizza le energie legate ai diffrenti colori; quelli che normalmente vengono utilizzati hanno diverse frequenze, comprese fra il rosso e il violetto. I sette chakra sono caratterizzati da sette colori che influiscono su di essi. Si può intervenire ad esempio con una penna cromatica, attraverso tecniche di visualizzazione, o con pietre colorate. I colori caldi come il rosso, l’arancione e il giallo sono attivanti e stimolanti, il verde armonizza, il blu-azzuro, l’indaco e il violetto sedano.
17. Tecniche di comunicazione
Il naturopata si pone come promotore del benessere contribuendo alla formazione di una coscienza salubre ed ecologica della persona; la “relazione” di per sé è in grado di attivare il desiderio di guarire e di cambiare, pertanto, la comunicazione gioca una parte importantissima. Le tecniche di comunicazione che si possono utilizzare sono molteplici.
COUNSELING Il counseling non consiste nell’abilità di dare consigli, ma è una forma di comunicazione in cui si aiuta la persona a esaminare le situazioni o i comportamenti che si sono rivelati problematici e trovare un punto piccolo ma cruciale da cui sia possibile originare qualche cambiamento. Qualunque approccio usi il counselor, lo scopo fondamentale è l’autonomia della persona che chiede aiuto in modo che possa fare le sue scelte, prendere le sue decisioni e porle in essere. È importante aiutare la persona a individuare le sue capacità, in modo che possa credere in esse. Il processo è fortemente interattivo. In Naturopatia si utilizza l’approccio umanistico, che parte dal presupposto che le persone abbiano in se stesse una conoscenza intuitiva di ciò che desiderano e di ciò che necessitano. I loro problemi sono visti come unici e l’obiettivo è facilitare la crescita del soggetto attraverso l’autorealizzazione, l’integrazione e la globalità.
PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA (PNL) Fondamentalmente la Programmazione Neuro-Linguistica, come dice il termine, consiste nell’apprendere a guidare il proprio cervello, comprendendone il
funzionamento. È importante sapere, per esempio, come si crea uno stato d’animo. Questo dipende dalle rappresentazioni interne e dall’uso della propria fisiologia. Per esempio, c’è chi attende il marito in ritardo restando sereno e chi si immagina i peggiori incidenti o tradimenti. Le rappresentazioni mentali giocano con grande forza sul proprio stato e queste possono dipendere dalle esperienze ate, dall’educazione ricevuta che hanno contribuito a creare delle credenze che si sono fissate nella nostra mente e che, senza volerlo, creano stati d’animo e quindi comportamenti. Possiede una grande parte anche il corpo, la fisiologia, come la tensione muscolare, il modo di respirare, la stanchezza, ciò che si mangia, il livello generale delle proprie funzioni biochimiche, che hanno un’incidenza enorme sulle rappresentazioni interne e quindi sullo stato d’animo. Rappresentazioni interne e fisiologia cooperano in un’interessante interazione cibernetica. Qualsiasi cosa influisca sull’una, influirà sull’altra. C’è un concetto di base importante in PNL: “La mappa non è il territorio”. Ciò significa che la rappresentazione interna di un evento non è mai l’esatta riproduzione dell’evento stesso, ma un’interpretazione filtrata attraverso specifiche credenze, atteggiamenti e valori personali. In PNL si distinguono diverse tipologie: i visivi, gli uditivi e i cinestesici, a seconda del senso che viene privilegiato, rispettivamente: vista, udito e tatto. Nella relazione e quindi nella comunicazione è importante identificare ciò, in modo da utilizzare lo stesso canale dell’altro. Le rappresentazioni positive e potenzianti portano a uno stato di reattività e salute in modo rapido creando grandi risorse interiori. Talora è sufficiente modificare dei particolari visivi, ingrandire o rimpicciolire delle parti, modificarne il colore, cambiare i personaggi, o i toni di voce presenti nelle nostre rappresentazioni. Dunque, è importante la comunicazione che si ha quotidianamente con se stessi, prima ancora che con gli altri. Fondamentali sono le credenze: diventare consapevoli di ciò che limita, in modo da operare una sostituzione con credenze che potenzino. In ciò, il terapeuta può essere di grande aiuto in molti modi, attraverso rilassamenti e visualizzazioni o tecniche ed esercizi studiati appositamente dalla PNL. Si tratta di una metodica applicabile alla comunicazione e alla salute ma anche in tutti gli altri campi della vita, compreso studio e apprendimento, lavoro, sport, ecc.
COMUNICAZIONE NON VIOLENTA (CNV) La comunicazione non violenta è il risultato di 40 anni di ricerca infaticabile del suo ideatore: Marshall B. Rosemberg, ideatore e direttore dei servizi educativi del CNVC (Center for Nonviolent Communication), un’organizzazione internazionale senza fini di lucro. Si tratta di un modello linguistico in grado di migliorare la comunicazione con se stessi e con gli altri, in famiglia, nella scuola, nel lavoro, nel colloquio naturopatico, tra persone appartenenti a culture, religioni e politiche diverse. Questa disciplina permette di esprimere e ascoltare, senza critica o attacco, e focalizza l’attenzione sulle azioni che arricchiscono la vita propria e degli altri. Per la comunicazione non violenta il fattore fondamentale è l’empatia, definita come “la completa presenza alla vita che è nella persona nell’istante presente”. Questo richiede un ascolto non solo delle parole dell’altro, infatti, queste potrebbero essere scollegate da ciò che egli sta vivendo interiormente. La maggior parte delle persone non sa “come parlare della vita che è in loro, dei sentimenti e bisogni presenti” e spesso raccontano delle storie, cose successe in ato; “se si pone l’attenzione su quello che è successo ieri, non si può essere presenti alla vita che c’è in questo momento, in questa persona”. C’è grande differenza tra comprensione intellettuale ed empatia; se dunque la persona parla del ato è importante riportare l’attenzione su ciò che abita in lei in quell’istante e la porta a esprimersi in quel determinato modo. Occorre collegarsi non a ciò che la persona pensa in quel momento, ma ai suoi bisogni e sentimenti inespressi che, portati a coscienza, possono guarire profondamente. Lo stesso terapeuta ha dei bisogni e dei sentimenti che vanno riconosciuti ed esplorati; è fondamentale un rapporto di onestà, in cui non ci si pone a un livello di superiorità, ma semplicemente si è presenti, come esseri umani, uniti solo in ciò che in quel momento è vivo e vero in entrambi. Dopo aver dato empatia non si formulano “diagnosi”, le etichette non servono, “serve invece condividere ciò che in quel momento è vivo nel proprio cuore”. La CNV viene anche insegnata alle persone che provano disagi per sciogliere conflitti e problemi relazionali; è una forma di comunicazione molto naturale che tutti da piccoli sappiamo fare, ma che poi perdiamo a causa dell’educazione e dell’abitudine al giudizio.
VI. IL METODO INTEGRATO SIMO
Come abbiamo visto, la caratteristica della Naturopatia è la sua multidisciplinarietà che la rende flessibile e adattabile a tutti coloro che soffrono delle più diverse problematiche. La sua peculiarità è la possibilità di poter personalizzare in modo molto accurato il programma di benessere che viene proposto tenendo conto delle specifiche caratteristiche del singolo individuo, della sua situazione di vita e dell’ambiente in cui vive. La difficoltà per chi la pratica, in genere è la capacità di integrare molteplici informazioni per trovare poi una sintesi che si concretizzi in un programma individuale semplice ed efficace. Si rende dunque necessario un metodo che dia ordine e possibilità di sintesi, in particolare in questo periodo storico, in cui la Naturopatia soffre ancora di frammentarietà. Inoltre, la mancanza di una legislazione che le dia un riconoscimento e delle regole contribuisce a creare ulteriore confusione. La ricerca di una vera e propria metodologia naturopatica è una necessità e al tempo stesso un affascinante viaggio per trovare sempre l’uno nel molteplice. Lo studio delle diverse discipline e branche è fondamentale, la necessità di lavorare su diversi piani, da quello più fisico e materiale fino a quello spirituale è un’immancabile esigenza. Il colloquio iniziale e l’osservazione della persona sono basilari, nonché l’esame iridologico e reflessologico, l’osservazione della lingua ed eventualmente anche la palpazione dei polsi. Infine, i test kinesiologici aiutano sia nell’indagine valutativa dello stato globale della persona, sia nell’individuare il suo personale programma di benessere che dovrà essere adatto al suo biotipo e alla sua tipologia psicologica.
Prima di procedere si vuole far presente che, quanto esposto di seguito, è il metodo che è stato da me elaborato anche grazie agli innumerevoli scambi con i docenti della scuola SIMO (Scuola Italiana di Medicina Olistica), che dirigo dal
1995. Si tratta, quindi, di una delle tante possibilità di integrazione delle diverse metodiche naturali che costituiscono la Naturopatia. Inoltre, essendo un argomento abbastanza specifico e che richiede una serie di basi teoriche e pratiche per poter essere appreso appieno, viene qui solo accennato e non può essere completamente esaustivo, esulando dal percorso che il presente volume intende seguire.
In Omotossicologia (una branca dell’Omeopatia) molti utilizzano la metodica “dell’indice biologico” per individuare lo stato di intossicazione dell’individuo. L’Omotossicologia, infatti, considera l’essere umano come il risultato funzionale di un insieme di sistemi autoregolati e gerarchizzati che ne assicurano la crescita, il metabolismo e la riproduzione. L’organismo è considerato un sistema di flusso, per la sua capacità di metabolizzazione ed eliminazione, processi necessari per un equilibrato funzionamento di tutte le funzioni organiche. In caso di alterazioni della metabolizzazione ed escrezione, o di presenza di sostanze non compatibili, questo sistema di flusso non è più in grado di operare fisiologicamente. A questo punto si verificheranno delle alterazioni e l’organismo diventerà sede di accumulo di sostanze tossiche, senza la possibilità che queste vengano eliminate, essendo il sistema di flusso alterato. Queste sostanze sono definite omotossine e sono responsabili di stati di squilibrio.
La malattia, sia che le cause siano esogene o endogene, o entrambe, non va mai considerata come un evento negativo di per sé, ma un’espressione biologica difensiva che l’organismo attiva contro le omotossine stesse e rappresenta un nuovo equilibrio del sistema vivente in fase di difesa. Tutte le malattie sono considerate come processi difensivi e, a seconda della fase in cui avviene questa liberazione omotossinica e dei tessuti colpiti, i processi sono responsabili di malattie diverse.
L’eliminazione delle omotossine da parte dell’organismo si svolge attraverso sei fasi, le prime tre dette benigne o umorali, le seconde tre dette cellulari o maligne. Ma vediamole nel dettaglio.
I FASE: ESCREZIONE È fisiologica, l’organismo elimina le tossine attraverso i suoi emuntori.
II FASE: REAZIONE L’eliminazione delle tossine avviene attraverso l’instaurarsi del processo infiammatorio.
III FASE: DEPOSITO È l’espressione dell’incapacità dell’organismo, per mancanza di poteri difensivi attivi, di eliminare le tossine attraverso un’infiammazione; ne derivano un accumulo e una successiva deposizione tossica nei tessuti e negli organi.
Riguardo a queste prime tre fasi, vi è da rilevare come le cellule dell’organismo non siano state danneggiate profondamente e quindi possono essere considerate facilmente reversibili, in quanto le omotossine, una volta che sono state neutralizzate, possono essere espulse facilmente. Le seconde tre fasi, invece, sono espressione di un profondo danneggiamento cellulare.
IV FASE: IMPREGNAZIONE Le tossine accumulate sono responsabili di lesioni cellulari ed organiche che perlopiù restano sconosciute. È una fase preparatoria alla quinta fase.
V FASE: DEGENERAZIONE
Sono presenti profonde lesioni che sono responsabili di aggravamenti progressivi.
VI FASE: NEOPLASIA Fase di completa degenerazione del sistema cellulare che interessa, attraverso una mutagenesi, anche il materiale genetico. L’organismo, a tale stadio, è influenzato progressivamente dalla tossicità delle tossine endogene, cioè quelle generate dalla distruzione cellulare.
Questa successione di fasi di eliminazione tossinica dovuta all’inibizione dei processi antitossici di difesa e quindi all’ostacolata eliminazione di tossine, si materializza con il trasferimento delle tossine non eliminate su un altro tessuto di uguale origine embrionale. Ad esempio un’angina (fase di infiammazione) può evolvere in poliartrite o in nefrite. Questo aggio da un tessuto a un altro della medesima origine embrionale è definito fenomeno di vicariazione e si presenta con maggiore facilità in caso di soppressione allopatica farmacologica delle manifestazioni patologiche. Oltre a questa vicariazione nell’ambito di una stessa fase e di uno stesso foglietto embrionale: ectoderma, endoderma, mesoderma, esiste una vicariazione progressiva considerata sfavorevole, dovuta a fenomeni di reintossicazione o a danni enzimatici, la quale si estrinseca con il aggio da una fase all’altra, che non segue sempre l’ordine cronologico delle sei fasi sopra descritte, ma che può svilupparsi in un ordine diverso, dalla fase 1 a quella 5, dalla 2 alla 4, dalla 3 alla 6 e può interessare diversi foglietti embrionali. Esiste, inoltre, una vicariazione regressiva o biologicamente favorevole che tende all’eliminazione tossinica attraverso un percorso a ritroso, che interessa fasi già incontrate nella storia biologica dell’intossicazione dell’individuo. Questo tipo di vicariazione è da considerarsi un meccanismo di guarigione dell’organismo che non deve essere soppresso se non si vuole innescare di nuovo una vicariazione di tipo progressivo. Le tossine vengono coniugate con sostanze in grado di trasformarle in una sostanza non tossica: l’omotossone, che viene eliminato attraverso le prime 3
fasi. Gli omotossoni si riscontrano nel pus, nel sudore, nelle feci, nelle urine. Attraverso vicariazioni regressive successive è possibile dissolvere ostruzioni delle fasi 4, 5, 6 e trasformarle in altre affezioni di altri tessuti anche di diversa origine embrionale, sino a giungere, nei casi migliori, a quella fase fisiologica di escrezione che è l’espressione di un totale processo di detossificazione. Da quanto detto, è evidente la necessità di non sopprimere il sintomo, o la patologia, con il rischio di aggravare ulteriormente la problematica, ma di aiutare il corpo nel suo naturale processo di purificazione. Attenzione dunque ad antibiotici, cortisone, antinfiammatori usati a sproposito o in eccesso. Questo non è solo il punto di vista della medicina omotossicologica, ma anche della Medicina Tradizionale Cinese, la quale, nel caso in cui si sopprimano i sintomi, riscontra un peggioramento della malattia, in quanto vengono confuse le cause, dimenticata la patologia e aggravata l’intera situazione. Il naturopata, attraverso il test kinesiologico, può individuare la fase omotossicologica e quindi il livello di intossicazione; inoltre, durante la valutazione bisogna sempre considerare che, molto probabilmente, vi sarà una differente fase per ogni livello, non solo quello fisico, ma anche quello psichico ed energetico (aurico). Ciò è osservabile grazie agli indici biologici, che vanno da 0 a 18 e sono divisi in tre fasce da 6, per cui entro la prima fascia il soggetto è in salute, poi inizia la fase di deposito fino agli indici più alti che indicano un più profondo stato di intossicazione. Durante la prima consultazione si otterranno così gli indici biologici, dei valori numerici di riferimento, che permetteranno di valutare lo stato di salute globale e poi particolare a livello di diversi organi, emozioni, o logge energetiche. Nelle successive sedute, si compirà lo stesso lavoro di valutazione, al termine del quale si eseguirà un confronto con le rilevazioni compiute nei precedenti incontri, in modo da poter giudicare il progredire del programma di benessere. Importante sarà poi sondare anche se vi sono altri elementi di disturbo, come cicatrici, che possono essere neutralizzati con l’utilizzo locale di creme a base di oli essenziali o rimedi floreali, o eventuali geopatie, intossicazioni da metalli pesanti, come nel caso delle amalgame dentali, ecc. Volendo poi lasciare al soggetto la scelta della “porta d’entrata nel suo sistema” si testa, sempre con la Kinesiologia, tra quattro possibilità d’intervento: – l’assunzione di rimedi;
– il riequilibrio dei chakra; – trattamenti di vario genere; – interventi sull’alimentazione. A questo punto si procede mettendo a punto l’intero programma di benessere, fino a quando l’organismo non richiederà più nulla. Infine, si ritestano gli indici biologici, che questa volta dovranno andare tutti a zero. Da ultimo si testeranno delle particolari fiale riguardanti tutti gli organi per valutare nuovamente la situazione generale, in modo da capire se qualcosa di importante è stato tralasciato, in quanto, nel caso in cui il programma non fosse completo e armonioso in tutte le sue parti, si potrebbero provocare degli squilibri. In questo modo si possono effettuare le necessarie correzioni per dare alla persona il o più completo per un lavoro dolce e al tempo stesso profondo sul suo stato di salute.
Tra i rimedi sono compresi integratori, vitamine, minerali, oligoelementi, fitocomplementi, essenze floreali, acque vibrazionali, oli essenziali, rimedi spagirici, fermenti, succhi, oli, mucillagini. Il riequilibrio dei chakra si effettua con essenze floreali, oli essenziali, cristalli, colori. I trattamenti comprendono l’Igienistica con l’Idrotermofangoterapia, gli enteroclismi e i lavaggi del colon, bagni aromatici e pediluvi, applicazioni locali di impacchi e creme con oli essenziali ed essenze floreali, fumigazioni per la pulizia energetica dell’ambiente, metodiche tipiche della Medicina Cinese come Cromopuntura, Moxibustione, Coppettazione, Tui Na (massaggio), Digitopressione, Reflessologia, tecnica metamorfica per i traumi prenatali, Ortho-bionomy® per il riequilibrio posturale, Psicodinamica, Reiki, ecc. In questo ambito si consigliano ginnastiche, terapie col colore, disegno, visualizzazioni, tecniche di respirazione, meditazione e tutto ciò che, attraverso lo stile di vita, migliori il livello di salute. Infine, da non dimenticare, i consigli alimentari. Il naturopata si trova a fare da specchio perché l’altro possa “riconoscersi” e decidere di attuare i cambiamenti necessari per migliorare il proprio stato di benessere e salute a tutti i livelli; se il soggetto è sano il lavoro sarà di prevenzione, se il soggetto è malato, la Naturopatia serve a portarlo alla miglior condizione possibile per il suo stato attuale.
Il tutto richiede studio, ione, capacità di osservazione, sensibilità e “cuore”. È necessario per il naturopata stesso un percorso di conoscenza di sé, di autoascolto e di pratica di ciò che egli stesso va proponendo.
Umberto Villanti, dottore in neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, otticooptometrista, naturopata diplomato presso l’Istituto di Medicina Naturale di Urbino, diplomato presso la Scuola Italiana di Agopuntura-Moxa di Ulderico Lanza, terapista in Cromopuntura presso Internationales Mandel Institut Basilea, vive e lavora a Palermo, dove svolge attività presso alcune strutture di riabilitazione convenzionate ASL e consulenze naturopatiche in privato.
L’ITER, NATUROPATIA E LEGISLAZIONE Scheda di approfondimento realizzata da Umberto Villanti
In Italia le medicine e le discipline non convenzionali o complementari sono ormai un fenomeno molto esteso e presente in maniera capillare. La Naturopatia è una di queste e, ormai, è riuscita a ritagliarsi uno spazio non indifferente nel mercato di oggi. Infatti, attualmente sono circa 10 milioni gli italiani che ricorrono alle medicine non convenzionali e migliaia gli operatori non medici, nonché medici, che la esercitano. Il fenomeno è diventato così diffuso da richiedere urgentemente una regolamentazione, affinché sia tutelata l’utenza che vi ricorre e gli operatori che prestano questi servizi. È fondamentale comunque specificare che nel momento in cui il nostro legislatore si appresterà a regolamentare la Naturopatia e la figura del naturopata, non potrà non tenere conto della situazione legislativa che vige in Europa come nel resto del mondo. Nei paesi extraeuropei la Naturopatia è ufficialmente riconosciuta come disciplina e pratica empirica, non medica, in diversi stati fra i quali il Canada, gli USA, la Nuova Zelanda, l’Australia, il Sud Africa, l’India. In questi paesi, il naturopata è un professionista laureato che esercita le medicine non convenzionali ad esclusione di determinati atti riservati ai medici allopatici. Inoltre, gli allievi godono di un percorso formativo equipollente a un normale corso di laurea, studiando sia le materie scientifiche di base, sia quelle relative alle discipline non convenzionali. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito la Naturopatia come una disciplina complementare a quella medica, che consente di effettuare indagini atte a fornire un risultato integrativo per la prevenzione e la promozione della salute. L’OMS riconosce l’esistenza dei CESE (Cumulation Effects of Subclinical Everything), che sono la somma di tanti effetti di una disfunzione non specificatamente individuabile dal punto di vista clinico, quindi non patologie, ma disturbi senza malattie. Lo studio di questi fenomeni, insieme alla visione orientata verso lo studio della salute (salutogenesi), e non della malattia, sono campo d’azione della Naturopatia. Per
quanto riguarda l’ambito di competenza del naturopata professionista, come stabilito dall’OMS (Alma Ata 1978 e successive), questi opera in modo autonomo o in equipe, al fine di valutare lo stato energetico-funzionale del soggetto secondo canoni che considerano l’aspetto costituzionale, il concetto di “forza vitale”, il flusso della stessa nell’organismo, l’alimentazione, le abitudini e lo stile di vita. Svolge la sua attività mediante consulenza, fornendo suggerimenti sull’uso di alimenti, prodotti e integratori di libera vendita, anche utilizzando metodiche non invasive di riflesso-stimolazione nel rispetto del codice deontologico. Alcune discipline collegate alla Naturopatia sono l’Iridologia, che secondo i documenti dell’OMS riferiscono “disciplina peculiare del naturopata” (in quanto non è considerata un metodo diagnostico di patologie), la riflesso-stimolazione non agopuntoria, che accorpa discipline quali il Tui Na cinese, la Kinesiologia applicata, l’Auricoloterapia, la Reflessologia plantare, la Cromoterapia, la Cromopuntura e altre affini. L’utilizzo di strumentazioni elettroniche a batteria non invasive, quali le strumentazioni EAV, il Vega test, ecc., possono agevolare il naturopata nell’identificare con maggior precisione i settori energetici, e non clinici, secondo concetti orientali adattati alle conoscenze occidentali. Tali strumenti possono, poi, essere utilizzati anche per comprovare l’equilibrio dei punti e dei meridiani, per poi intervenire con alimenti, integratori o altri prodotti di libera vendita, al fine di armonizzare e tonificare il quadro della “forza vitale” del soggetto. Per quanto concerne l’Omeopatia, la legislazione italiana è orientata a far rientrare il prodotto omeopatico nella categoria dei farmaci che possono essere prescritti dai soli medici. Si confida che in futuro, una valutazione più obiettiva consenta al legislatore italiano di adeguarsi alle norme già in vigore in altri paesi UE, tra cui l’Inghilterra, la Germania, la Spagna, il Portogallo, la Grecia, il Belgio, l’Olanda, la Danimarca, in cui il rimedio omeopatico è utilizzato anche dall’omeopata non medico adeguatamente preparato. Secondo l’OMS “gli operatori della salute non medici devono essere considerati una risorsa sostenibile e di valore per tutti i paesi del mondo e l’utilizzo di questi operatori nel sistema primario della cura, in stretta collaborazione con gli operatori della medicina convenzionale, contribuisce ad ottenere sistemi di salute più pratici, efficaci, e culturalmente accettabili. Beneficiare del meglio della medicina non convenzionale e di quella convenzionale e di una collaborazione efficiente e fattiva tra i due campi, è un diritto irrinunciabile del cittadino e della comunità”. Questa è la precisazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che viene ignorata dalle autorità del nostro paese. Nella maggior parte dei paesi della comunità mondiale sono stati adottati i consigli dell’OMS; in molti stati
della comunità europea gli operatori non medici o sono una realtà riconosciuta o sono ben visti; in alcuni casi sono tollerati, ma mai ostacolati. Essi contribuiscono con la loro professione ad aiutare la popolazione e ad alleggerire i bilanci dello stato nel capitolo della spesa sanitaria. L’OMS, nel suo dossier Linee guida per lo sviluppo dell’informazione al consumatore sull’utilizzo appropriato della medicina tradizionale (MT), complementare e alternativa (MCA) del 2004 alle pagine 24 e 25 recita quanto segue:
Per evitare interventi terapeutici da parte di operatori non qualificati e casi di mal pratica, pratiche illecite, è importante che il consumatore sappia come individuare un operatore qualificato. In paesi in cui il grado di istruzione e/o di conoscenze è regolato da norme istituzionali o da codici di autoregolamentazione, un operatore nel campo della MT/MCA deve in genere rispettare queste disposizioni per poter essere considerato qualificato. Un modo per certificare la “buona pratica” costante di un operatore è quello di registrare tutti gli operatori qualificati e di attivare un sistema in cui i pazienti possono riportare i casi di mal pratica (32). Casi di mal pratica gravi e ripetute potrebbero comportare il ritiro del certificato di registrazione. Comunque, un sistema di vigilanza del genere si basa sulla consapevolezza e sul senso di responsabilità dei consumatori perché le denuncie dei casi di mal pratica provengono soprattutto da loro. Pertanto, devono essere disponibili informazioni che indichino dove è possibile denunciare casi del genere (vedi paragrafo 3.2.2). Gli operatori nel campo della MT/MCA qualificati/registrati possono essere individuati anche con un sistema di certificati riconoscibili esposti nello studio. Tali certificati possono essere rilasciati da autorità nazionali o da albi professionali, e fatti in modo da essere facilmente riconoscibili. Inoltre, elenchi rivolti al pubblico di questi operatori possono essere aggiornati periodicamente e pubblicati in un formato facilmente accessibile, su carta o su Internet e possono essere messi a disposizione, per esempio attraverso un centro di informazione sulla MT/MCA, enti locali, associazioni di consumatori e professionali. In assenza di regole adeguate, è possibile che alcuni operatori della MT/MCA non si adeguino a criteri appropriati di una buona pratica clinica, con ovvie implicazioni per la sicurezza. Un modo per eliminare inconvenienti del genere consiste nel formare gli operatori che utilizzano la MT/MCA, dar loro delle regole e registrarli tutti, invitando i consumatori a
rivolgersi a terapeuti competenti che forniscono servizi di alta qualità (17). Inoltre, gli operatori nel campo della MT/MCA dovrebbero in genere essere istruiti sui principi generali della medicina convenzionale in modo da rinviare il paziente a un medico convenzionale ove sia il caso. Un altro modo per favorire una buona pratica clinica consiste nel favorire la crescita e il rafforzamento dell’organizzazione degli specialisti di MT/MCA. Ciò contribuisce a facilitare l’impiego di meccanismi di controllo volontario e ad accrescere la professionalità tra gli operatori della MT/MCA.
A pagina 5 leggiamo quanto segue:
Formazione e qualificazione degli operatori della MT/MCA L’adeguata formazione e la certificazione degli operatori della MT/MCA migliora la sicurezza, promuove la credibilità delle terapie e degli operatori stessi, e aumenta la fiducia dei consumatori nei loro terapisti (30, 31). Le linee guida per una formazione di base e per un aggiornamento continuo degli operatori della MT/MCA sono state elaborate da varie istituzioni, compresi l’OMS, un certo numero di governi e varie associazioni professionali (32).
Collaborazione tra gli operatori del sistema sanitario e gli operatori della MT/MCA Spesso i consumatori ricorrono contemporaneamente a trattamenti della MT/MCA e della medicina convenzionale, ed è pertanto necessario migliorare la collaborazione tra gli operatori qualificati della MT/MCA e chi opera nel campo della medicina convenzionale. Idealmente, la formazione degli operatori nell’ambito della medicina convenzionale dovrebbe comprendere una conoscenza di base delle più diffuse forme di MT/MCA. Al contempo, la formazione degli operatori della MT/MCA dovrebbe comprendere una conoscenza di base di specifici settori della medicina convenzionale, come sanità pubblica, igiene, pronto soccorso, tematiche di etica professionale. Inoltre, gli operatori della MT/MCA dovrebbero essere incoraggiati a svolgere ricerca e a scrivere articoli per le riviste mediche, allo scopo di dare il via a uno
scambio di informazioni tra la comunità della medicina convenzionale e quella tradizionale.
Comunicazione tra i consumatori della MT/MCA, i medici della medicina convenzionale e gli operatori della MT/MCA I medici hanno un atteggiamento talvolta scettico nei confronti delle terapie della MT/MCA, e questo genera spesso una barriera nella comunicazione tra i consumatori e il loro medico. Una buona comunicazione tra i consumatori della MT/MCA e i diversi operatori sanitari migliora il rapporto di fiducia tra medico e paziente e riduce il rischio di effetti indesiderati e interazioni negative nei pazienti che utilizzano medicamenti o procedure di MT/MCA, in combinazione con trattamenti della medicina convenzionale (30, 31).
Inutile ribadirlo, l’OMS chiarisce ancora una volta i punti fondamentali e il ruolo chiave degli operatori non medici delle medicine complementari. Ricordiamo che il compito futuro delle associazioni italiane degli operatori naturopati nella loro attività di promozione della Naturopatia e di difesa della qualità del professionista sono proprio le linee guida della Organizzazione Mondiale della Sanità (Linee guida per lo sviluppo dell’informazione al consumatore sull’utilizzo appropriato della medicina tradizionale,complementare e alternativa, CAM Complementary and Alternative Medicines, 2004) dove si sottolinea la necessità di tutelare il fruitore delle CAM attraverso l’innalzamento della qualificazione professionale e culturale dell’operatore, l’istituzione di registri che possano essere di riferimento per l’utente e l’attivazione di un sistema di certificazione che possa garantire la professionalità dell’operatore nei confronti del pubblico. È doveroso sottolineare come l’OMS ponga l’accento sul principio della corretta informazione dell’utente per metterlo in grado, anche grazie allo strumento della certificazione, di scegliere gli operatori più qualificati.
STATUS LEGALE DEI NATUROPATI EUROPEI
La concezione unitaria della persona (approccio olistico o globale) e la promozione dei meccanismi omeodinamici di autoguarigione (vis medicatrix naturae) mediante l’impiego di tecniche non invasive, sono le nozioni di base di ogni naturopata; ma oltre a questi, oggi, anche un numero sempre maggiore di medici europei adotta un approccio più globale e unitario della persona, utilizzando anche sistemi e pratiche della medicina complementare. La Naturopatia ha avuto un notevole sviluppo in quasi tutto il mondo dove ha istituito propri organismi amministrativi e proprie scuole per la formazione. Anche se la libera circolazione dei cittadini nell’Unione è una pietra angolare del Trattato di Roma, la diversità delle politiche nazionali ne limita drasticamente l’applicabilità ai praticanti delle medicine complementari. Il caso 61/89 della Corte di Giustizia UE ha coinvolto un agopuntore senza titoli allopatici che praticava in Francia, mentre il caso C-294/00 ha coinvolto un heilpraktiker che esercitava in Austria. In entrambi i casi, la decisione della Corte ha ribadito il diritto delle singole nazioni di fare le proprie norme legislative riguardo al fatto che la pratica delle medicine complementari debba o meno essere riservata ai medici allopatici. Nel 1994, il deputato Paul Lannoye ha presentato una proposta di legge sullo status delle CAM (medicine alternative e complementari) al comitato su ambiente, salute pubblica e tutela dei consumatori dell’UE. Tale proposta ha richiesto: un’erogazione di trattamenti complementari da parte del sistema mutualistico, la fine della perseguibilità legale dei praticanti non allopatici nelle nazioni dove la pratica della medicina è monopolio dei medici allopatici, e l’adozione di un riconoscimento e di una regolamentazione degli operatori non medici sulla falsariga del British Osteopath and Kiropractors Act.
Con la Risoluzione n. 1206 del 4 novembre 1999 il Parlamento UE ha preso atto della necessità di legiferare al più presto in modo unitario sulle medicine non convenzionali, alternative e complementari, che si sono sviluppate da tempo in Europa, ma in modo difforme negli Statuti Legali dei vari Paesi. Essendo questa una rivendicazione formulata dagli stessi pazienti e necessaria alla salute pubblica, l’Assemblea, pur riconoscendo la preminenza delle medicine convenzionali, ha ritenuto e stabilito che le due forme di medicina, convenzionale e non convenzionale, non devono farsi concorrenza, ma
coesistere, collaborando tra di loro ed essere l’una all’altra complementari, sulla base della libera scelta del paziente in materia di accesso alle cure. L’Assemblea confida e vuole l’attuazione di uno Statuto comunitario, invita gli Stati membri ad ispirarsi alle esperienze condotte nei Paesi vicini e a coordinare la loro posizione relativamente a queste medicine. Stima che la migliore garanzia per i pazienti, consista in una professione ben formata e cosciente dei propri limiti, fornita di un sistema di deontologia e di autocontrollo, sottomessa così a un controllo esterno. Alla gestione futura delle medicine non convenzionali devono partecipare, collaborando fra di loro, sia i medici (medecins) della medicina convenzionale, con congrua formazione di medicina non convenzionale (in cicli di insegnamento in facoltà universitaria), sia gli esperti di medicina non convenzionale (praticiens), correttamente formati nelle proprie medicine. Al malato, centro focale del loro interesse, spetta la possibilità di consultarli indifferentemente, seguendo la decisione del suo medico curante o secondo la propria libera scelta. Essendo le conoscenze di queste medicine non convenzionali ancora limitate, l’Assemblea invita e sprona fermamente gli Stati membri dell’Unione Europea a sostenere e ad accelerare gli studi comparativi e programmi di ricerche attualmente in corso in seno all’Unione Europea e a diffonderne largamente i risultati. In particolare, nella relazione Lannoye-Collins alle pagine 13, 14, 15, paragrafo 5, viene espressamente ribadito il fatto che tali metodiche non possono essere definite esclusivamente sotto la tutela del corpo medico e dei suoi organismi rappresentativi nazionali ed europei, nella misura in cui le “nuove” discipline presentano un approccio autonomo e specifico.
Le discipline che, al momento, hanno una forma di riconoscimento giuridico in taluni stati membri sono la Chiropratica, l’Omeopatia, la Medicina antroposofica, l’Agopuntura, lo Shiatsu, la Naturopatia, l’Osteopatia, la Fitoterapia. Ricordiamo ancora che esiste un principio fondamentale quale il diritto di stabilimento, concernente la libera circolazione delle persone negli stati membri, e quindi è auspicabile che gli operatori delle medicine complementari possano praticare liberamente in tutta Europa, senza incontrare ostacoli legislativi in alcuni paesi, e così vedersi negato l’esercizio della Naturopatia e di altre pratiche anche per i non medici. Va detto inoltre che la Risoluzione suggerisce a tutti gli stati membri, e in special modo a quelli in cui non esistono ancora leggi in merito, di attenersi a determinati requisiti per gli operatori non
medici quali l’ottenimento di un altro livello di qualifica (simile alla Germania), possibilmente in cui il diploma finale viene rilasciato direttamente dallo stato. Viene consigliato, inoltre, di rendere i livelli di formazione adeguati il più possibile ai principi medico-sanitari generali. Per maggiore chiarezza, la formazione degli operatori non medici dovrebbe contemplare anche un’iniziazione a talune discipline mediche e scientifiche di base. In Europa esistono degli organismi federativi che si occupano del fatto che l’armonizzazione dei naturopati nei paesi comunitari sia possibile, operando su diversi fronti, sensibilizzando gli eurodeputati per ottenere una legge a favore delle discipline naturali, tutelando le associazioni dei vari stati in seno all’UE, accorpando produttori, organizzando convegni e manifestazioni in tutta Europa. La EFN (European Federation for Naturopathy, www.effn.org), con sede a Dusseldorf, è la più grande federazione di Naturopatia. Questa annovera fra i suoi associati la prestigiosa BNOA-ISRN inglese, la Svenska Homeopraktiker, la Dansk Heilpraktiker Forening, la EATRG olandese, la UNA italiana, e le principali associazioni di heilpraktiker del territorio tedesco. Nel momento in cui va in stampa questo libro è recente la notizia, che la EFN al congresso di marzo del 2008 a Dusseldorf, ha approvato un documento (redatto dalle maggiori associazioni di Naturopatia europee) da sottoporre al parlamento europeo a Bruxelles. Il documento chiarisce il profilo, le competenze e la formazione di grado universitario condiviso da tutte le associazioni aderenti. Se il documento venisse approvato definitivamente dal parlamento europeo si aprirà una nuova era per la medicina naturale in tutta Europa. Ricordiamo inoltre, che la UEN (Union Europeenne de Naturopathie) è un’altra associazione di Naturopatia, che ha sede in Francia, capitanata da Daniel Kieffer; la UEN è membro dell’EPHA (European Public Health Alliance).
LEGISLAZIONE DEI VARI STATI UE
BELGIO L’esercizio della medicina veniva riservato ai medici allopatici dalla legge del 1967; dopo la delibera della Commissione Europea è stata adottata una nuova legge, attiva dal novembre 1999. Secondo l’art. 8 la pratica di una MNC registrata è permessa dietro rilascio di licenza da parte dei ministeri per gli Affari
Sociali, Salute Pubblica e Ambiente. Secondo l’art. 9 gli operatori MNC devono avere cartelle cliniche di ogni paziente. Gli operatori che non sono anche medici allopatici devono ottenere una diagnosi formulata da un medico allopatico prima di iniziare il trattamento. Se il paziente decide di non consultare un medico allopatico prima di rivolgersi a un operatore MNC deve dichiararlo per iscritto. Gli operatori MNC devono premunirsi di non deprivare i pazienti del trattamento allopatico e quindi i praticanti non medici devono tenere informato il medico curante della salute del paziente. Con il permesso del paziente gli operatori MNC possono consultare anche altri operatori non medici. Infrazioni a questa legge, in particolare praticare MNC senza licenza o trattare pazienti senza aver ottenuto una diagnosi da un medico allopatico oppure senza la volontà per iscritto del paziente di voler evitare tale diagnosi, comportano il rischio di una multa (art. 11) o della sospensione o ritiro della licenza (art. 8). Sono ritenute medicine non convenzionali: l’Omeopatia, la Chiropratica, l’Osteopatia e l’Agopuntura e altre pratiche che abbiano ottenuto riconoscimento ufficiale dal re mediante l’istituzione di un’apposita “camera”. L’Agopuntura può essere praticata anche da fisioterapisti, infermieri e ostetrici dopo un training di 750 ore (250 di teoria base MTC, 250 di patologia MTC, 250 di pratica clinica) concluso da una tesi. Le organizzazioni professionali dei praticanti di tali terapie, per ottenere e mantenere il relativo riconoscimento, devono soddisfare le condizioni delineate nel decreto del 4 luglio 2001: – essere riconosciute come unioni professionali conformemente alla legge del 31 marzo 1998 sulle unioni professionali; – indirizzarsi a coloro che esercitano questa attività in almeno due delle tre regioni in cui si divide lo stato belga; – disporre di un regolamento interno che regola diritti e doveri dei membri; – stabilire norme concernenti i compensi economici relativi all’esercizio della pratica; – stabilire norme relative all’iscrizione di nuovi membri, soprattutto per quanto riguarda la formazione di base e specifica, gli stage pratici effettuati, i diplomi o i certificati posseduti, l’istituto che li ha rilasciati, la formazione permanente e la valutazione delle qualità; – avere la copertura delle responsabilità civili e professionali di tutti i suoi
membri presso una compagnia di assicurazione legalmente autorizzata e riconosciuta in Belgio; – impegnarsi a partecipare alla ricerca scientifica; – rendere pubbliche le terapie mediche utilizzate, i progressi scientifici e i risultati raggiunti nella cura dei pazienti; – impegnarsi a inviare annualmente al ministero della Sanità la lista dei membri dell’organizzazione con relativi diplomi, certificati e gli indirizzi dove essi esercitano la professione.
DANIMARCA In Danimarca i medici allopatici non hanno restrizioni rispetto alle tecniche mediche che possono usare. Il titolo di medico è riservato ai medici allopatici. La legge del 1970 (Practice of Medicine Act) permette agli operatori non medici di praticare la medicina senza licenza e a prescindere dalla formazione; essi, però, non sono riconosciuti ufficialmente come operatori sanitari, i loro titoli non sono protetti e non sono integrati nel sistema sanitario nazionale. I non medici non possono praticare atti specifici che sono riservati ai medici allopatici (art. 23-26 del comma 426 del Practice of Medicine Act del 1976) a meno che non li svolgano sotto la diretta supervisione di un medico allopatico. Gli atti riservati ai medici sono: trattamento delle malattie veneree, tubercolosi e altre malattie infettive, chirurgia, somministrazione di anestetici generali o locali, assistenza ostetrica, prescrizione di farmaci che richiedono ricetta medica, raggi x o radioterapia o terapie con macchinari elettrici. Più recentemente, la Danimarca ha siglato una nuova legge (19 maggio 2004), sul sistema di registrazione amministrativa di coloro che praticano le CAM. L’impianto della legge danese è simile a quella norvegese del 2003, dato che si propone fondamentalmente di tutelare la salute di coloro che vogliono usufruire delle CAM, stabilendo le modalità per la registrazione delle organizzazioni interessate presso il ministero della Salute. La registrazione è infatti volontaria, ma consente ai professionisti dell’associazione di potere usare il titolo di “curatore alternativo registrato”. La legge danese impone inoltre il possesso di una serie di requisiti specifici alle organizzazioni che intendono registrarsi, quali: – essere costituite da un “numero considerevole di membri”;
– avere disposizioni che assicurino un funzionamento interno democratico; – avere adottato dei codici di autoregolamentazione che stabiliscono delle “buone pratiche cliniche”.
FEDERAZIONE RUSSA La sezione 34 dei principi fondamentali della legislazione sanitaria della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche richiede che i medici usino solo farmaci e metodi diagnostici, profilattici e terapeutici che siano autorizzati dal ministero della Salute. Né l’Omeopatia né i farmaci omeopatici sono autorizzati. Per contrasto, il diritto di praticare l’arte del guarire della medicina popolare è protetto dalla sezione 57 della legislazione della Federazione Russa. Rimane da capire come tale norma sarà interpretata, ma in generale il suo linguaggio aperto suggerisce che sia probabile che i praticanti MNC abbiano larghe possibilità di esercizio.
FINLANDIA Solo i medici allopatici e, per decreto 564/1994, i chiropratici registrati e gli osteopati sono riconosciuti come operatori sanitari e possono praticare la medicina, facendo diagnosi e richiedendo parcelle. Comunque, secondo la legge 559, altri operatori della salute possono trattare pazienti se non lo fanno all’interno dei servizi pubblici e se non pretendono di essere operatori sanitari professionali. Come risultato, solo le categorie abilitate sono soggette a supervisione nella pratica della MNC, gli altri operatori non sono supervisionati né sono regolamentate le loro licenze.
FRANCIA In Francia i non medici allopatici che abitualmente o continuativamente diagnosticano o trattano patologie, reali o supposte, o che intraprendono procedure considerate atti medici sono ritenuti praticare la medicina
illegalmente. Nonostante la perseguibilità, praticanti non allopatici e naturopati continuano a praticare; inoltre, il numero di medici allopatici che usano MNC è in continuo aumento. I medici allopatici forniscono in prima persona trattamenti NC o assistono persone che praticano, illegalmente, MNC. In entrambi i casi rischiano di essere perseguiti per sanzioni civili e penali. Decisioni recenti, comunque, suggeriscono che i tribunali stanno diventando più tolleranti verso la pratica delle MNC. È permesso l’insegnamento di pratiche MNC ai non medici. L’università di Bobigny ha istituito il dipartimento di medicine naturali nel 1982. Da allora ha erogato diplomi in Agopuntura, Omeopatia, Fitoterapia, Osteopatia, Auricoloterapia, Naturopatia, Oligoterapia e Mesoterapia.
GERMANIA In Germania questa professione è molto forte, gli heilpraktiker sono ufficialmente riconosciuti dal 1939 e hanno uno status giuridico al pari dei medici. La Deutsche Heilpraktikerschaft è la più importante associazione professionale e conta migliaia di iscritti. In Germania venne introdotta costituzionalmente, tra il 1869 e il 1873, la libertà curativa (un’iniziativa di medici accademici che vollero eliminare intrusioni statali nel loro mestiere). In seguito si formarono associazioni che nel 1928 si unificarono in un’organizzazione, il Grossverband Deutscher Heilpraktiker. Dopo la Seconda guerra mondiale, le associazioni degli heilpraktiker si organizzarono, a livello sindacale, come associazioni di liberi professionisti e si diede il via a scuole, strutture e infrastrutture professionali private. La maggior parte di loro pratica la Naturopatia e la medicina complementare. In Germania oggi non esiste monopolio legale della pratica della medicina. Quindi, operatori non allopatici con licenza possono praticare la medicina e tutti i medici possono usare MNC. Esistono tuttavia restrizioni su atti medici specifici. Solo i medici allopatici e i dentisti sono autorizzati alle cure dentistiche, così come possono curare malattie veneree, patologie epidemiche e contagiose, somministrare rimedi specifici, somministrare o prescrivere anestetici e narcotici, praticare ostetricia e ginecologia, fare raggi x, autopsie e rilasciare certificati di morte. Infrazioni possono comportare sanzioni penali. Gli heilpraktiker con licenza possono praticare la medicina ad esclusione dei
suddetti atti. Per ottenere una licenza bisogna avere almeno 25 anni, essere cittadini tedeschi o europei, aver ultimato la scuola dell’obbligo, avere una buona reputazione così da garantire una normale prassi professionale, avere un certificato medico che affermi che non esistono indicazioni di disabilità fisica o mentale né dipendenza da droghe e are un esame davanti a una commissione della salute che provi che il candidato ha qualificazioni sufficienti e la necessaria abilità per poter praticare come heilpraktiker e che i trattamenti offerti dal candidato non danneggino la salute pubblica. L’esame verifica le conoscenze base di anatomia, fisiologia, igiene, patologia, sterilizzazione, disinfezione, diagnosi e regolamentazione sanitaria, in particolare la legge concernente le epidemie.
INGHILTERRA Nel Regno Unito non esistono leggi che regolano l’esercizio della Naturopatia, per cui la maggior parte dei naturopati opera in base al “diritto consuetudinario”, che consente a ciascuno di esercitare tutte le attività non contemplate nel Codice. Tuttavia il pubblico è tutelato perché sono state istituite associazioni professionali che hanno stabilito regole per l’esercizio della Naturopatia; inoltre, le scuole contribuiscono in ampia misura a creare e a mantenere alti livelli di preparazione. I due organismi professionali più autorevoli inglesi, fondati oltre 60 anni fa, sono la BNOA (British Naturopathic and Osteopathic Association) e la ISRN (Incorporated Society of ed Naturopaths). I membri della BNOA sono diplomati del British College of Naturopathy and Osteopathy, possono usare la sigla ND (Naturopathic Diploma) e DO (Diploma di Osteopatia). I membri della ISRN non possono fregiarsi di altri titoli salvo quelli relativi al diploma conseguito presso un’università. Possono però definirsi “naturopata accreditato” e far seguire al loro nome “diplomato presso la scuola di terapie naturali di Edimburgo”. Ai membri della BNOA non è consentito diffondere altri annunci pubblicitari tranne un avviso standard che provvede a pubblicizzare l’associazione stessa quando il loro studio cambia indirizzo. La ISRN consente ai suoi membri di diffondere annunci pubblicitari, sottoforma di semplice “scheda professionale”, sulle riviste mediche ufficiali, però nessuna delle due associazioni consente ai suoi membri di precisare in tali annunci o sulla propria carta intestata i metodi e le tecniche adottate. Il Codice Professionale per l’esercizio della Naturopatia è conforme a quello dei medici sia per quanto attiene al segreto professionale, sia per quanto riguarda il
comportamento nei confronti dei colleghi, il trattamento dei minori e altre considerazioni di carattere etico. Dato il tempo che è necessario dedicare a ogni singolo cliente, i naturopati esercitano quasi tutti privatamente e i loro onorari possono variare, anche se di solito corrisponde alle tariffe previste dalle associazioni. Inoltre, ai naturopati è consentito firmare i certificati di malattia o di inabilità al lavoro proficuo, che il ministero della Sanità riconosce alla stessa stregua di quelli rilasciati dai medici. Attualmente le più importanti società assicuratrici private non rimborsano le spese sostenute per le terapie naturali. La BNOA ha protestato, e sta portando avanti delle azioni atte a ottenere il rimborso delle assicurazioni.
IRLANDA L’Irlanda, per quanto concerne le CAM e gli operatori non medici ha lo stesso tipo di regolamentazione dell’Inghilterra. Interessante è invece quanto avvenuto lo scorso febbraio del 2007; il Governo irlandese, di concerto con il proprio ministero della Salute ha condotto un esperimento con esito favorevole, della durata di sei mesi. L’esperimento è consistito nel delegare gli operatori non medici delle CAM alla gestione della salute pubblica (lotta alle pandemie, ecc.) attraverso metodiche e tecniche naturali a basso costo. Il leitmotiv di questo esperimento è stato quello di verificare l’efficacia delle medicine naturali, per far fronte sempre di più alle ingenti spese sanitarie pubbliche della medicina allopatica.
LIECHTENSTEIN Secondo l’art. 24 paragrafo A Lit. 1 della Health Law (18 dicembre 1985) gli operatori MNC e i naturopati possono erogare cure purché si astengano dal praticare quegli atti che sono riservati ai medici allopatici. Anche se non ci sono state sentenze su questo punto, nessuno degli atti medici elencato dall’art. 24 è riservato ai medici allopatici (in particolare quelli in relazione con la medicina naturale). Di conseguenza, gli operatori naturopati per praticare legalmente hanno semplicemente bisogno di una licenza di commercio, anche se non è loro permesso operare all’interno del sistema sanitario statale.
MALTA I medici non allopatici non hanno riconoscimento legale a Malta e, al momento, non c’è sistema di registrazione valida per tali operatori. Come stipulato nel cap. 31 delle leggi di Malta, i praticanti non allopatici non sono autorizzati a praticare procedure riservate ai professionisti sanitari allopatici quali fisioterapisti, medici e farmacisti. Comunque non sono interdetti dalla pratica della medicina. Le forme di MNC che possono ottenere licenza dal ministero della Sanità sono Agopuntura, Moxibustione e Medicina Tradizionale Cinese. Nonostante ciò l’Agopuntura non è una professione registrata e le licenze per la pratica vengono rilasciate dietro prova di adeguata preparazione ed esperienza. La licenza va rinnovata annualmente con richiesta scritta. Gli agopuntori impiegati presso il centro Mediterraneo di Medicina Cinese sono normalmente sia dottori allopatici che agopuntori.
NORVEGIA La Norvegia ha sempre avuto una notevole apertura nei confronti delle pratiche e discipline salutistiche, sin dal 1919. Nell’anno 2003, è stata varata una legge (n. 64 del 27 giugno 2003) sulle discipline complementari, che sancisce il riconoscimento degli operatori non medici similmente al modello anglosassone associativo. La finalità della legge è quella di garantire la sicurezza del cittadino e del paziente, attraverso la regolamentazione della pratica della medicina alternativa e complementare (CAM). La legge non specifica quali siano le diverse tipologie di CAM, ma prevede la possibilità di costituire appositi registri professionali, con l’iscrizione dei partecipanti su base volontaria, presso il ministero della Salute. Solo i praticanti registrati avranno però diritto di fare il riferimento, nei propri titoli professionali, alla specialità che possono esercitare. La legge norvegese pone in ogni caso un limite generale, che consiste nel riservare il trattamento e la cura delle malattie gravi per la salute del paziente, o pericolose per la salute pubblica, soltanto al personale facente parte del sistema sanitario pubblico. Agli altri praticanti (CAM), in tali circostanze, è consentito
intervenire solo al fine di alleviare i sintomi della malattia o gli effetti collaterali degli altri trattamenti ricevuti con il solo scopo specifico di rinforzare il sistema immunitario del paziente e le sue capacità di autoguarigione. In Norvegia gli operatori non medici naturopati sono definiti anche, come in Germania, heilpraktiker.
OLANDA Nel 1993, con la legge Individual Health Care Professionals Act, gli operatori non allopatici sono stati autorizzati alla pratica della medicina in Olanda. La nuova legge è effettiva dal primo dicembre 1997 ed equipara lo status legale dei praticanti MNC a quello dei paramedici: possono praticare la medicina ad esclusione di specifici atti medici, che sono riservati ai medici allopatici, a meno che tali atti non avvengano sotto la supervisione di un medico allopatico. Violazioni di questo monopolio limitato sono perseguibili. Gli atti riservati ai medici allopatici sono: procedure chirurgiche, procedure ostetriche, cateteri ed endoscopie, punture e iniezioni, anestesia generale, procedure che coinvolgono l’utilizzo di sostanze radioattive e radiazioni ionizzanti, cardioversione, defibrillazione, terapie elettroconvulsive, litotripsia e inseminazione artificiale. Anche senza formazione medica o paramedica, le persone possono iscriversi in una delle tre accademie di Naturopatia che offrono corsi a tempo pieno di tre o quattro anni. In Olanda un’attiva associazione di naturopati è vista con simpatia dal governo, che ha istituito una Commissione per la Medicina Alternativa con il compito di studiarne il riconoscimento giuridico.
PORTOGALLO La recente legge (decreto legge 13/93 del 15 gennaio 2003), riconosce di fatto i professionisti naturopati non medici. La legge si è ispirata alle linee guida dell’OMS, e considera le medicine complementari diverse come base filosofica dalla medicina convenzionale, quindi esercitabili anche da non medici. Per diventare naturopati in Portogallo è necessario studiare quattro anni a tempo pieno nelle scuole riconosciute dallo stato.
SPAGNA In Spagna la pratica della medicina è esclusiva dei medici allopatici. Paramedici diplomati possono praticare atti medici sotto supervisione di un medico allopatico. Le tre categorie di medici allopatici sono: tecnici odontoiatrici, psicologi e laureati in scienze infermieristiche, che comprendono anche i fisioterapisti. Alcuni paramedici praticano illegalmente MNC. Le autorità statali sono relativamente tolleranti con i medici che privatamente esercitano MNC e con i praticanti non allopatici che usano MNC. Il 23 gennaio 1984, in risposta a un caso concernente Agopuntura e Reflessologia, la Suprema Corte spagnola ha dichiarato che non è necessario avere una laurea in medicina per praticare medicina. Comunque solo professionisti medici accreditati possono fare una diagnosi, un’analisi clinica o medica o decidere di applicare una specifica terapia. Il 19 giugno 1989 una sentenza della Corte Suprema dichiarò non colpevole di abuso della professione medica un praticante di Agopuntura non medico sulla base di due punti: primo, il praticante aveva diversi titoli stranieri ed era membro della Società di ricerca latinoamericana di Agopuntura e secondo, poiché le MNC non venivano insegnate nelle facoltà di medicina spagnole e non c’era nessuna certificazione che autorizzava o legalizzava la pratica medica non convenzionale, essa legalmente non esisteva. Nel gennaio 1993 la Corte Suprema rilasciò un agopuntore non medico per la stessa motivazione: le MNC non erano incluse nella lista delle specialità mediche e quindi la pratica non poteva essere considerata un’intrusione nel campo della medicina. Allo stesso modo l’associazione spagnola dei fisioterapisti ha denunciato alcuni chiropratici per abuso della professione medica, ma nel marzo 1997 la Corte Suprema ha deliberato che chiropratici e altri operatori che usano MNC non commettono abuso. I naturopati attualmente sono una categoria forte e compatta, riconosciuta dal ministero del Lavoro, e recentemente oggetto di dibattito in sede legislativa per la futura regolamentazione. La Catalogna è oggi la regione più avanzata in merito alle CAM. In questa regione il 1° febbraio del 2007, è stata varata una legge a favore delle medicine complementari e alternative praticate dagli operatori non medici. La suddetta legge considera le medicine complementari diverse come base filosofica dalla medicina convenzionale.
Parallelamente, in tutta la Spagna la FENACO e la COFENAT (associazioni di terapisti complementari fra cui i naturopati), la UPTA (sindacato dei lavoratori) e il centro universitario Escorial Maria Cristina hanno siglato un accordo per elevare la formazione del naturopata istituendo nel mese di ottobre 2005 i primi corsi universitari (180 CFU + 120 CFU, ossia il 3+2) per questi operatori.
SVIZZERA I naturopati, terapeuti complementari, sono riconosciuti in diversi cantoni fra i quali Canton Appenzeller Esterno, Canton Berna (legge sanitaria entrata in vigore già dal 1 gennaio 2002), Canton Ticino (dopo lunghe trattative delle associazioni NVS e ATNT la Legge cantonale ticinese per il terapista complementare e guaritore è entrata in vigore il 1° marzo 2004); nel Canton Ginevra esiste già l’obbligo di registrazione per coloro che esercitano nel campo della medicina naturale, naturopati compresi. La recente legge Svizzera del 2006 sul mercato interno obbliga tutti i Cantoni (anche in quelli in cui non viene concessa nessuna autorizzazione all’esercizio di naturopata) a concedere la possibilità di esercizio agli operatori non medici delle CAM. Recentemente, il Consiglio degli Stati con 36 voti a favore e quattro contro, ha approvato con grande maggioranza una controproposta diretta all’iniziativa popolare: “Sì alla medicina complementare”. Nella sua proposta, il Consigliere agli stati Buttiker chiede che, la Confederazione e i Cantoni provvedano, nell’ambito delle loro competenze, a prendere in considerazione la medicina complementare. E’ incoraggiante il fatto che le richieste principali dell’iniziativa popolare siano state condivise. L’iniziativa popolare “Si alla medicina complementare” ha avanzato da tempo alcune richieste fra le quali l’inclusione di alcune metodiche della medicina complementare nell’assicurazione di base, la promozione di un diploma federale (l’equivalente di una laurea) per gli operatori non medici, ecc.
UNGHERIA Anche se i medici allopatici sono coloro che abitualmente prestano la maggior parte delle cure, medici e operatori non allopatici possono prestare specifici trattamenti relativi a MNC. Nel febbraio 1997 sono ate due leggi di carattere globale sulle MNC: il decreto governativo 40/1997 (IV 5) Korm sulla medicina
naturale e il decreto del ministero del Welfare 11/97 (V 28) su alcuni aspetti della pratica della medicina naturale. Questi due decreti in maniera chiara e ufficiale integrano medici allopatici e medici non allopatici nel sistema sanitario nazionale. Nel decreto sono incluse anche precise linee guida relative all’iter studiorum della formazione del naturopata, come della sua pratica. Ognuna delle discipline della MNC ha il suo training specifico ed esame di stato. Gli articoli da 1 a 7 del decreto regolano le condizioni per la pratica della MNC. L’art. 1 definisce tre categorie di persone autorizzate alla pratica: medici allopatici, operatori con alte qualificazioni mediche non accademiche e altri operatori non allopatici. I natural doctors sono praticanti autorizzati che hanno ato gli esami richiesti e possono usare MNC. Sempre questo articolo contiene restrizioni sull’uso delle MNC: solo i medici allopatici possono praticare Omeopatia, Medicina Cinese e Tibetana (inclusa l’Agopuntura), cure dentarie, terapie con ossigenazione, neuralterapia, antroposofia e risonanza biomagnetica. Sia i medici allopatici che i praticanti medici con alte qualificazioni non accademiche possono praticare terapie manuali. I praticanti che non hanno un’alta qualificazione nell’ambito salutistico possono praticare massaggio terapeutico, dare consigli sullo stile di vita, Riflessoterapia, Bioenergetica, Fitoterapia e Auricoloterapia. L’art. 2 chiarisce le circostanze in cui i natural doctors possono praticare. I paragrafi 1 e 2 stabiliscono che i medici allopatici sono incaricati della diagnosi, della pianificazione terapeutica e del follow-up. Gli altri praticanti qualificati possono partecipare alla cura della persona o su richiesta del paziente o su richiesta del medico curante. I natural doctors che non sono medici allopatici possono praticare o sotto supervisione del medico allopatico o, più autonomamente, dopo che il medico allopatico ha formulato una diagnosi. Il medico allopatico consultato non può opporsi alla scelta del paziente di rivolgersi a un medico naturale.
OLTRE L’EUROPA
USA La legislazione circa questa professione è diversa da stato a stato. In Arizona, nello stato di Washington, nel Nevada, nell’Oregon, e recentemente nello stato della California, esistono appositi organismi governativi, che prima di concedere
la licenza di esercizio della professione, sottopongono a esami i diplomati (abilitazione health certified pratictioner) che hanno frequentato un corso quadriennale. In Nuova Zelanda, come in Canada e in Australia, la legislazione è molto simile agli USA.
SUD AFRICA Anche in Sudafrica il controllo avviene mediante un esame di stato. Attualmente il South African Associated Health Services Board riconosce e controlla circa 600 naturopati.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Attualmente, l’attività di naturopata è tutelata dalla Costituzione e dal Codice Civile che garantiscono il diritto di operare professionalmente in base agli articoli: Art. 4 della Costituzione della Repubblica Italiana: “La Repubblica riconosce a tutti il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”. Art. 35 della Costituzione della Repubblica Italiana, III, Rapporti economici: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni”. Art. 41 della Costituzione della Repubblica Italiana: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Art. 53 della Costituzione della Repubblica Italiana: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Art. 2060, libro V, del Codice Civile: “Il lavoro è tutelato in tutte le sue forme organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche e manuali”. È solo quando si suppone che la Naturopatia abbia i connotati tipici delle professioni sanitarie che si corre il rischio di contravvenire all’articolo 348 del Codice
Penale: “Esercizio abusivo della professioni protette”, per le quali è richiesta la speciale abilitazione dello stato. Meglio specificato, invece, per quello che riguarda la professione medica dalla Corte di Cassazione Penale, sez. II, 5385/95: “In relazione alla professione medica, che si estrinseca nell’individuare e diagnosticare le malattie, nel prescriverne la cura, somministrare i rimedi anche se diversi da quelli ordinariamente praticati, commette il reato d’esercizio abusivo della professione chiunque esprima giudizi diagnostici e consigli e appresti le cure al malato”. Oltre a ciò, la sentenza della Corte di Cassazione Penale, sez. VI, n. 166.626, del 4 maggio 2005, stabilisce che “in generale non è in questione la possibilità di esercitare le pratiche della c.d. medicina alternativa” soggiungendo che “il chiropratico, il naturopata e l’iridologo sono liberi di svolgere la loro attività ma qualificandosi come tali, in modo […] da non ingenerare nel pubblico l’opinione che essi siano dei medici e, soprattutto […] senza esercitare, assolutamente, competenze che spettano soltanto a chi è laureato in medicina e chirurgia”. Infine, la sentenza della Corte Costituzionale italiana, ordinanza inappellabile n. 149 del 1988, stabilisce che “non è medicina” eseguire valutazioni ortostatiche generali e locali, fornire suggerimenti riguardanti stile di vita, alimentazione, uso di prodotti naturali, intervenire su articolazioni con manipolazioni mirate, e che il dubbio di esercizio illegale dell’arte medica, allora supposto da un pretore, è da ritenersi, dal punto di vista giuridico, citando la stessa sentenza, “del tutto irrilevante”. Chi pratica la Naturopatia non può, quindi, esprimere giudizi diagnostici o terapeutici, né attuarne, ma deve rimanere nell’ambito proprio della sua professione, che, di per sé, non costituisce esercizio abusivo della professione medica. Recentemente, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 34200 del 06/09/2007, ha condannato un naturopata che utilizzava l’omeopatia nella sua pratica, senza peraltro prescrivere nulla, e senza compiere atti di competenza medica quali il diagnosticare malattie, ecc. La Corte di Cassazione, in palese contraddizione, ha concluso affermando che “il prodotto omeopatico è un medicinale e come tale va prescritto dal medico” ma ciò, tuttavia, entra in conflitto con il fatto che il prodotto omeopatico è di libera vendita (la circolare a firma del Ministro della salute del 3 ottobre 2006 per l’area di applicazione del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, più noto come “decreto-legge Bersani”, precisava che anche i prodotti omeopatici possono essere venduti negli esercizi commerciali previsti
dall’art. 5 del suddetto decreto, cioè essenzialmente nei supermercati). Con una affermazione di questo tipo la Cassazione è entrata nel merito della sentenza, pur non avendone i titoli, affermando che alcune attività quali quelle della chiropratica, dell’agopuntura, dei massaggi terapeutici, dell’ipnosi curativa e dell’idrologia sono di competenza esclusiva del medico. In genere c’è un ordine dei medici che viene consultato in questi casi. Infatti nessuno dice che il medico non possa praticare l’Agopuntura, la Chiropratica, la Fisioterapia, l’ipnosi curativa (che pure sarebbe di competenza del solo psicoterapeuta) o la Fitoterapia. La Cassazione se avesse voluto davvero entrare nel merito, avrebbe almeno dovuto guardare le perizie in atti fatte dal vicepresidente dell’ordine dei medici di Bologna, il quale dichiara che il prodotto omeopatico non è un farmaco perché non è iscritto nella farmacopea e perché non è possibile seguire il percorso del principio attivo. Inoltre, la sentenza va in contraddizione alle linee guida europee (Risoluzione Lannoye-Collins), e alla recente Direttiva 2005/36/CE, meglio conosciuta come Direttiva qualifiche, tesa ad armonizzare le qualifiche professionali in ambito europeo. Nel novembre 2007, il Governo italiano con il Decreto Legge n. 206 ha dato attuazione alla direttiva europea 2005/36/CE, riguardante la riforma delle professioni, e all’articolo 26 della stessa, si legge: “Vengono sentiti, se si tratta di professioni regolamentate, gli ordini, i collegi o gli albi, ove esistenti, e, in mancanza, le associazioni rappresentative sul territorio nazionale, se si tratta di professioni non regolamentate in Italia, le associazioni rappresentative sul territorio”. In seguito alla sentenza della Cassazione sopra citata, il senatore del gruppo Misto-La destra Storace ha presentato una Interrogazione a risposta scritta 403048 nella seduta di mercoledì 14 novembre 2007 indirizzata alla Presidenza del Consiglio Politiche Europee, ribadendo la liceità di esercizio delle CAM (omeopatia compresa) in Europa da parte degli operatori non medici, sollecitando inoltre un’effettiva attuazione di una regolamentazione degli operatori non medici adeguatamente formati secondo gli standard europei, in armonia con le linee guida e le leggi in vigore negli altri Paesi dell’Unione europea. Oltre a ciò si invita il destinatario dell’Interrogazione di assumere iniziative atte a correggere gli effetti della predetta sentenza della Corte di
Cassazione, penalizzante e lesiva nei confronti di altre figure operanti in Italia e legalmente riconosciute nel territorio comunitario.
LEGISLAZIONE E NATUROPATIA IN ITALIA In Italia al giorno d’oggi, non esiste una regolamentazione della Naturopatia e dei naturopati, ma solo delle proposte di legge regionali e nazionali. L’ultima proposta di legge nazionale (A. C. 137 e abbinate) è stata presentata dal deputato Paolo Lucchese (UDC), relatore della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. Nella prima fase, tale proposta proponeva per il naturopata l’inserimento nel settore sanitario, con una laurea di primo livello simile alle lauree infermieristiche. In un secondo momento, tale proposta veniva stralciata a favore dell’inserimento del naturopata in un settore diverso, fuori dal sanitario, e rientrante nella formazione professionale regionale, in un settore chiamato DBN (discipline bionaturali). Parallelamente, proliferano in diverse regioni (Piemonte, Liguria, Toscana, Lombardia, Veneto) diverse proposte di legge (ad eccezione dell’Emilia Romagna che ha “osato” esplicitare il termine “naturopata” e richiamare la “Naturopatia”), di cui molte divenute vere e proprie leggi, a favore delle discipline bionaturali, che comprendono all’interno diverse metodiche e pratiche salutistiche, come Shiatsu, Kinesiologia, Reflessologia plantare, Watsu, Yoga, ecc., fra cui la Naturopatia. È noto che a scatenare la corsa fu la famosa legge regionale del Piemonte, poi bocciata dalla Consulta di Stato, con la motivazione che, nonostante la riforma del titolo V della Costituzione Italiana, nessun organo, che non fosse il Parlamento, poteva legiferare a proposito di figure professionali che non fossero già istituite dalla legge dello stato. Come tutti sapranno, le recenti bocciature delle leggi Piemonte, Liguria, da parte della Corte Costituzionale, evidenziano che le regioni non potranno creare figure professionali né emanare leggi. Il compito di legiferare sulle nuove professioni spetta definitivamente allo stato. Il comune denominatore di queste discipline bionaturali e di tali leggi “contenitori” sono la dichiarata intenzione di non collocarsi in un ambito specifico di cura di patologie, suggerendo di evitare il termine medicine complementari (non convenzionali) e di adottare invece quello di pratiche educativo-evolutive (discipline bionaturali). Al di là che ogni pratica o disciplina che si può riconoscere nelle varie proposte di legge rientra di diritto nelle discipline bionaturali, e/o DOS (discipline olistiche della salute) il forte impatto che queste discipline hanno sullo sviluppo di nuove professioni. Nella versione modificata della vecchia proposta di legge Lucchese (PDL 874 art. 20)
le discipline bionaturali sono articolate nei seguenti indirizzi: – Naturopatia; – Shiatsu; – Reflessologia; – Tuina; – Trattamento ayurvedico; – Pranopratica; – Reiki; – Kinesiologia specializzata. Nella più recente proposta di legge Pellegrino-Zanella (PDL 1709 art. 2) le DOS non si prefiggono la cura di specifiche patologie e non sono riconducibili alle attività di cura e di riabilitazione fisica e psichica erogate dai servizi sanitari (non interferiscono, quindi, nel rapporto medico-paziente), bensì un approccio olistico alla persona e alla sua condizione per la promozione della salute e il miglioramento della qualità della vita, secondo le metodiche specifiche di ogni disciplina e l’educazione a stili di vita salubri e rispettosi dell’ambiente. Secondo la proposta Pellegrino-Zanella le discipline olistiche per la salute sono: – Shiatsu; – Naturopatia; – Reflessologia plantare; – Prano-pratica; – Craniosacrale; – Yoga; – Tai ji;
– Qi Gong; – Counseling olistico; – Kinesiologia; – Reiki; – Watsu; – Floripratica. Riassumendo, esse si configurano per i seguenti requisiti: – approccio globale alla persona; – miglioramento della qualità della vita del soggetto mediante la stimolazione delle risorse vitali della persona; – non interferenza con il rapporto medico-paziente e l’astensione dal ricorso all’uso e prescrizione di farmaci, in quanto estranei a tali operatori. Per quanto riguarda le proposte di legge citate in precedenza o altre siglate successivamente, sarebbe ora che si elaborasse in sede deliberativa un testo di legge essenziale con il quale la figura del naturopata venga finalmente situata all’interno delle competenze sociosanitarie, con una formazione seria e rigorosa e un curriculum che sia pari a quello delle altre professioni, in special modo alle formazioni già vigenti in altri paesi europei quali l’Inghilterra, la Spagna, il Portogallo, la Svizzera, la Germania, dove il naturopata è a tutti gli effetti un operatore qualificato con un bagaglio culturale e professionale pari a quello dei laureati di primo livello con almeno 1500 ore di formazione solo di lezioni frontali. Una legge che smantelli la figura del naturopata o che lo confonda con altre professionalità non fa gli interessi di nessuno, men che meno delle medicine complementari. Il lavoro delle regioni potrebbe essere utile in un solo senso: quello di stimolare il legislatore a porre fine al periodo di latenza e a promulgare una legge saggia e utile, in linea con l’esperienza, non solo europea, ma internazionale.
Naturalmente ci riferiamo a quella figura, secondo la tradizione genuina Europea e dell’OMS; mentre le iniziative regionali in atto, che propongono una forma culturale di “operatore delle discipline bionaturali”, pur apprezzabili, si situano a un livello diverso rispetto alle competenze tradizionali. Poiché la richiesta di metodiche naturopatiche e altre discipline alternative e complementari è in continuo aumento, è urgentemente necessaria una forma di regolamentazione giuridica che tuteli il pubblico attraverso un controllo di professionalità di praticanti. Oggi chiunque può applicare metodi naturopatici, anche chi non conosce i principi teorici e pratici di questa disciplina. Molti di costoro si definiscono “olistici”, ma in realtà abusano di tale termine e della qualifica di naturopata, perché spesso ignorano tanto la storia e la visione epistemologica della Naturopatia, quanto le interazioni che regolano la salute dell’uomo. Allo stato attuale delle cose, il pubblico, per assicurarsi una guida realmente qualificata, ha una sola possibilità: ricorrere ai membri delle associazioni professionali garanti della serietà dell’operatore. Per parte loro queste associazioni si stanno adoperando per ottenere il riconoscimento ufficiale della professione interessando e informando correttamente deputati e magistrati. Questo perché lo scopo non è monopolizzare la Naturopatia, ma sgomberare il campo dai praticoni, al fine di contrastare formazioni di basso livello professionale, in modo da consolidare e mantenere alti i livelli di preparazione, nonché assicurare all’utente una seria preparazione dell’operatore a cui si rivolge, secondo i parametri stabiliti dall’Unione Europea. Fra le molteplici attività svolte dalle federazioni, vi è la compilazione della definizione di Naturopatia e della stesura del profilo del naturopata; questi sono condivisi da tutte le federazioni (FENAI, Naturaliter, ESSEN, SIHeN e FNNHP). Tale lavoro va in direzione del recente Decreto legislativo che recepisce la Direttiva qualifiche. L’Europa da tempo ha proposto l’accorpamento degli ordini professionali e lo snellimento delle libere professioni, al fine di consentire la libera circolazione del professionista comunitario e l’armonizzazione delle qualifiche professionali. Sul supplemento ordinario n. 228 alla Gazzetta ufficiale n. 261 del 9 novembre 2007 è stato finalmente pubblicato il Decreto legislativo 9 novembre 2007 n. 206 recante “Attuazione della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, nonché della direttiva 2006/100/CE che adegua
determinate direttive sulla libera circolazione delle persone a seguito dell’adesione di Bulgaria e Romania”. In base all’articolo 26 del decreto legislativo in argomento, è iniziato il conto alla rovescia per sottoporre le associazioni di categoria rappresentative delle professioni non regolamentate a livello nazionale al vaglio del ministero della Giustizia e del ministero delle Politiche comunitarie che con decreto interministeriale, dovranno, sentito il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), dare una sorta di bollino blu alle associazioni in possesso delle caratteristiche richieste dalla norma. Ricordiamo che l’articolato del decreto legislativo è composto da 61 articoli e da 6 allegati suddivisi nei seguenti quattro titoli: – Disposizioni generali – Libera prestazione di servizi – Libertà di stabilimento – Disposizioni finali Per quanto concerne il riconoscimento delle associazioni (fra le quali anche quelle delle discipline e medicine naturali), occorre fare riferimento al comma 3 dell’articolo 26 del decreto legislativo approvato dove, al fine della valutazione in ordine alla rappresentatività a livello nazionale delle professioni non regolamentate, viene precisato che si tiene conto: – dell’avvenuta costituzione per atto pubblico o per scrittura privata autenticata o per scrittura privata registrata presso l’ufficio del registro, da almeno quattro anni; – dell’adozione di uno statuto che sancisca un ordinamento a base democratica, senza scopo di lucro, la precisa identificazione delle attività professionali cui l’associazione si riferisce e dei titoli professionali o di studi necessari per farne parte, la rappresentatività elettiva delle cariche interne e l’assenza di situazioni di conflitto di interesse o di incompatibilità, la trasparenza degli assetti organizzativi e l’attività dei relativi organi, l’esistenza di una struttura organizzativa, e tecnico-scientifica adeguata all’effettivo raggiungimento delle finalità dell’associazione;
– della tenuta di un elenco degli iscritti, aggiornato annualmente con l’indicazione delle quote versate direttamente all’associazione per gli scopi statutari; – di un sistema di deontologia professionale con possibilità di sanzioni; – della previsione dell’obbligo della formazione permanente; – della diffusione su tutto il territorio nazionale; – della mancata pronunzia nei confronti dei suoi rappresentanti legali di condanna, ata in giudicato, in relazione all’attività dell’associazione medesima. Viene altresì precisato che le associazioni in possesso dei requisiti precedentemente indicati sono individuate, previo parere del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per le politiche europee e del Ministro competente per materia.
NATUROPATIA La Naturopatia si occupa dell’armonizzazione naturale delle funzioni corporee della persona in senso olistico-energetico e non clinico. È la sintesi di molteplici metodologie naturali, tra le quali l’alimentazione naturale, l’utilizzo non farmacologico di prodotti e integratori alimentari a fini salutistici non terapeutici, le tecniche di riflesso-stimolazione, indagini semplici non invasive. In Naturopatia è esclusa qualsiasi diagnosi nosologica e qualsiasi terapia farmacologia e non, che sia direttamente rivolta al trattamento di malattie specifiche che di diritto sono prerogativa dei laureati in Medicina e Chirurgia, in Odontoiatria e Medicina Veterinaria e dei laureati in Chiropratica e in Osteopatia.
IL NATUROPATA L’operatore professionista dell’area naturopatica svolge con autonomia
professionale nei confronti del soggetto, attività diretta alla prevenzione primaria, all’educazione e alla promozione della salute nell’ambito degli stili di vita, dell’alimentazione naturale e dell’igiene degli impatti ambientali e delle sostanze nocive per la salute, partendo da una valutazione costituzionale e di terreno del soggetto, attraverso metodiche non invasive quali la Kinesiologia applicata, l’Iridologia, le apparecchiature di bioelettronica, operando con metodiche manuali riflesso-stimolanti, bioenergetiche, di respirazione; inoltre, gli è consentita l’indicazione di integratori vegetali e di prodotti salutistici destinati a favorire le funzioni fisiologiche dell’organismo esclusivamente in riferimento all’analisi costituzionale della persona. Lo scopo del naturopata è finalizzato all’attivazione e allo stimolo delle capacità di riequilibrio (omeodinamica) dell’individuo mediante l’armonizzazione delle funzioni vitali. È espressamente proibita qualsiasi forma di manipolazione Chiropratica e Osteopatica. È espressamente proibita la prescrizione di farmaci e di tutti i prodotti per i quali la legislazione prevede l’obbligo della ricettazione medica.
LE PRINCIPALI FEDERAZIONI ITALIANE
CUNI – Comitato Unitario Naturopatia Italiana www.comitatounitarioNaturopatia.org
Il CUNI (Comitato Unitario Naturopatia Italiana), rappresenta a oggi il 95% delle realtà che operano a livello nazionale, comprendendo fra i suoi membri realtà storiche della Naturopatia che da più di vent’anni operano nel settore della formazione, oltre a realtà (FENAI e SIHeN) che sino ad oggi hanno operato a livello nazionale definendo la professionalità, la formazione e le regole deontologiche della categoria, istituendo un registro a livello nazionale, al quale si accede previo esame. Il Comitato, prima di tracciare i confini entro i quali può ritenersi lecito, e non riservato ai laureati in Medicina e Chirurgia, l’esercizio della professione del naturopata, intende preliminarmente evidenziare che la
realtà della Naturopatia in Italia sino a oggi è risultata poco chiara agli occhi di un osservatore esterno, in quanto si sono confuse con tale nome altre due figure divise e distinte: l’Operatore Bio-Naturale e l’omeopata non medico. Non si può infatti sottovalutare che la Naturopatia, come altre discipline del mondo delle medicine e pratiche non convenzionali, si è sviluppata in regime di vacatio legis. Il CUNI nasce dall’esigenza di serietà, qualità e garanzia delle molte strutture formative e associative operanti in Italia che ad oggi hanno dovuto confrontarsi con chi, operando arbitrariamente a nome della Naturopatia, attraverso grosse campagne pubblicitarie, ha continuato a inquinare la disciplina naturopatica con corsi di massimo 400 ore in tre anni a costi elevatissimi, che non trovano giustificazione nell’ambito di nessun percorso professionalizzante, la cui valenza può essere riconosciuta, volendo, soltanto ed esclusivamente in ambito informativo. Riconoscendo alle università il ruolo storico nella formazione, si deve comunque constatare che gli atenei italiani sono carenti riguardo a quelle discipline che fanno parte del bagaglio culturale che costituisce la vera anima della Naturopatia e in generale delle MNC. Attualmente i percorsi formativi disponibili sono prevalentemente forniti dagli istituti privati che da anni operano nel settore; si auspica, quindi, che le università, nello sforzo di colmare questa carenza formativa, concorrano a individuare e a realizzare convenzioni e accordi di collaborazione con associazioni e scuole già operanti nella ricerca, nell’insegnamento e nella verifica dell’apprendimento di questa disciplina, come contributo indispensabile a valorizzare l’esperienza accumulata. Si auspica che tale processo d’integrazione formativa arrivi progressivamente a un regime di libera concorrenza tra istituti privati e università, prevedendo, nelle fasi iniziali, l’inserimento di nozioni informative generali nei corsi di laurea delle facoltà mediche e delle professioni sanitarie e, dove sia possibile, l’attivazione di corsi di introduzione alla conoscenza delle MNC. Il Comitato ha elaborato e adottato i criteri per una formazione di alto livello, promuovendo lo sviluppo e la cultura di abitudini salutistiche a opera di professionisti altamente qualificati. I parametri formativi che segue sono: – area di cultura di base (similare ai percorsi L. 10 agosto 2000 n. 251); – area di cultura di base naturopatica; – area valutativa: Iridologia, Kinesiologia applicata, apparecchiature di
bioelettronica, ecc.; – area applicativa: tecniche manuali di massaggio, bioenergetiche, di respirazione, ecc.; – area di riequilibrio: stili di vita, stili alimentari, attività fisica, igiene, riequilibrio energetico-emozionale, ecc.; – area ambientale: impatti ambientali (geopatologie, inquinanti indoor, inquinamento da elettrosmg, inquinanti aria, inquinanti chimici dovuti a processi industriali, fumo, alcol, ecc.); – area di educazione psico-fisico-emozionale: metodiche di educazione individuale, familiare, sociale, ecc.
COMPETENZE Il naturopata svolge con autonomia professionale nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività diretta alla prevenzione primaria, all’educazione, nell’ambito degli stili di vita, dell’alimentazione naturale, dell’igiene, degli impatti ambientali e delle sostanze nocive per la salute, partendo da una valutazione costituzionale e di terreno del soggetto, attraverso la Kinesiologia applicata, l’Iridologia e apparecchiature di bioelettronica, operando con tecniche manuali di massaggio, bioenergetiche, di respirazione e consigliando a fini salutistici prodotti di libera vendita non registrati come farmaci.
ASSOCIAZIONI, ISTITUTI, SCUOLE E SOCIETà SCIENTIFICHE FIRMATARI – Accademia Italiana di Naturopatia – Associazione Italiana per la Naturopatia – Associazione naturopati Italiani
– Associazione Naturopatica Nazionale – Associazione Ricerca Ecologica e Medicina Complementare – Associazione Volontari per la Salute – Centro Ayni – Centro Formazione Borri – FENAI – Genesis – Istituto di Medicina Empirica – Istituto di Medicina Globale di Padova – Istituto per le Culture della Salute – Scuola Italiana di Medicina Olistica (SIMO) – Istituto di Medicina Naturale di Urbino – Scuola di Naturopatia Samkhya – SIHeN – Unione Professionisti Olistici Italiani Naturopati – Università Popolare Scienze Umane
FENAI – Federazione Nazionale Italiana per la Naturopatia www.fenai.it
La FENAI nasce dall’esigenza di alcune scuole e associazioni di fornire regole serie per i professionisti formati dalle scuole, secondo parametri di formazione di alto livello equivalenti a una laurea di primo livello (1600 ore frontali). Le ore frontali e il curriculum stabilito di 1600 ore sono il frutto di un’attenta e maturata esperienza nel campo. È improponibile per il naturopata una formazione di poche ore (300-700), senza un bagaglio di materie di base, quali quelle scientifiche, e un corposo bagaglio ad indirizzo naturopatico. Non è comprensibile, dunque, ammettere per la Naturopatia una diversità di approcci che nulla hanno a che fare con essa; questo va spiegato a scanso di equivoci, visto che vi sono alcune realtà che profilano un naturopata di livello inferiore ai parametri sufficienti per ottenere una seria preparazione, in ottemperanza alle recenti leggi regionali, che purtroppo avallano inconsapevolmente formazioni di bassa lega, che promettono riconoscimenti altisonanti di università italiane o estere, e, cosa ancora più sgradita, con indirizzi che spaziano dalla Psicosomatica al Counseling, dallo sciamanesimo alla filosofia tibetana. Queste realtà, purtroppo, allontanano l’opinione pubblica, nonché il legislatore, da quella che è e dovrebbe essere la vera natura di questa figura professionale. Infine, la FENAI ha come obiettivi il controllo sulla qualità delle attività delle associazioni di categoria, la tutela e difesa degli interessi dei naturopati che esercitano la professione, la tutela per l’utenza attraverso un esame nazionale, in attesa del riconoscimento; ha istituito: il Registro Italiano Naturopati (RIN), un codice deontologico nazionale per tutti i naturopati diplomati, la copertura assicurativa secondo i recenti parametri delle professioni europee e le linee guida del CNEL. La FENAI rappresenta a oggi una fra le pochissime realtà in Italia che propone una formazione seria e rigorosa a garanzia dell’utenza.
SIHeN – Sindacato Italiano Heilpraktiker e Naturopati www.sihen.it
Il SIHeN nasce nel 1998 con la volontà di aggregare naturopati professionisti, italiani ed esteri, in un’associazione di categoria che non fosse emanazione di una scuola di Naturopatia. Questo è il dato che ancora oggi contraddistingue il SIHeN nel panorama italiano. Fondato dal dottor Samorindo Peci, che ne ha curato la diffusione capillare sul territorio, costituendo nove delegazioni regionali, l’attuale Presidente, la dottoressa Vera Paola Termali, è particolarmente impegnata sul fronte del riconoscimento legislativo, sia a livello centrale che regionale, reputando che, qualsiasi sia il tipo di riconoscimento che toccherà alla Naturopatia italiana, l’essenziale è il profilo professionale con le relative competenze. La presidenza lavora strenuamente per l’unità del settore, in quanto reputa che lo stesso non sia in posizione di forza tale da potersi permettere divisioni e lotte intestine. Il SIHeN è confederato a Confintesa, sindacato autonomo, e tesse una serie di rapporti internazionali, volti all’armonizzazione delle legislazioni sulla Naturopatia nei paesi dell’Unione. Il SIHeN mantiene il Registro Naturopati Professionisti Italiani a cui si accede per titoli o per esame. Esso garantisce agli iscritti un servizio di tutela legale e amministrativa. Attualmente il numero dei soci supera di poco le mille unità.
NATURALITER www.naturaliter.org
L’associazione Naturaliter è nata con lo scopo di creare un ponte tra la medicina ufficiale e la Naturopatia, fare da tramite tra le istituzioni e le associazioni del settore, dare visibilità alla Naturopatia e favorirne l’integrazione nel sistema sociosanitario italiano. In questi anni ha mantenuto fede all’impegno preso organizzando e promuovendo iniziative di ogni tipo (convegni, seminari, corsi di specializzazione, incontri, tavole rotonde, articoli di stampa, pubblicazioni) per raggiungere gli scopi prefissati. Oggi Naturaliter si prepara ad affrontare una nuova e ancor più impegnativa
sfida: l’affermazione e il riconoscimento professionale del naturopata in Italia. In questi anni di assiduo lavoro e di stretto contatto con il mondo della Naturopatia, Naturaliter ha avuto modo di approfondirne la conoscenza e ha potuto constatare che, nonostante l’impegno volenteroso e la ione dei singoli la preparazione professionale del naturopata appare generalmente inadeguata alle aspettative degli utenti e al ruolo che aspira a svolgere la figura del naturopata è piuttosto sbiadita, di definizione incerta, quando non addirittura squalificata presso la gente comune e presso le istituzioni. A fronte di questa spiacevole situazione Naturaliter si è assunta l’impegno di: – elevare il livello qualitativo della preparazione professionale del naturopata similmente ai percorsi di formazione universitari; – garantire un’adeguata reale rappresentanza dei naturopati presso le istituzioni con il fine primario di vedere riconosciuta la professione di naturopata, come nelle altre nazioni europee; – mettere a punto un codice di autoregolamentazione per avere regole comuni in attesa di una normativa nazionale. Naturaliter ha già compiuto alcune azioni concrete: – ha chiesto ed ottenuto la certificazione della professione del naturopata da parte di un ente terzo FAC e Sincert; – ha elaborato un’ipotesi di percorso formativo unitario del naturopata in grado di garantire il livello di preparazione necessario per svolgere la professione ad un adeguato standard qualitativo. Per raggiungere gli obbiettivi suddetti, Naturaliter auspica la collaborazione delle realtà formative, delle associazioni e dei singoli operanti nel settore. Naturaliter fa parte di Assoprofessioni la quale aderisce al CEPLIS Comitato Europeo Libere Professioni (www.ceplis.org).
FNNHP – Federazione Nazionale naturopati
Heilpraktiker Professionisti www.federnaturopati.org
LA FNNHP, nata il 17 marzo del 1993, è storicamente la prima federazione italiana formata da naturopati professionisti che opera per la tutela della figura professionale del naturopata. La Federazione nasce quale unione dei naturopati italiani regolarmente diplomati, con l’intento di creare un solido gruppo di professionisti che, insieme, si adoperino per il riconoscimento completo della loro professionalità e per la divulgazione della disciplina naturopatica sviluppandone i contenuti attraverso studi e ricerche. Gli obiettivi che persegue, oltre al riconoscimento e alla tutela della categoria, sono: – la salvaguardia degli utenti attraverso la verifica dei criteri conseguiti presso scuole riconosciute dalla FNNHP; – la gestione dell’Albo Professionale naturopati-Heilpraktiker; – lo stabilire modalità comuni di verifica e accesso alla professione di naturopata; – il raggiungimento di un’equipollenza tra gli operatori italiani ed europei attraverso la cooperazione con analoghe federazioni europee e la valutazione dei criteri formativi (ore, programma didattico, frequenza, ecc.) per una corretta qualificazione delle scuole di Naturopatia e relativa loro tutela. L’attività istituzionale della Federazione ha inizio nei primi anni Novanta con l’organizzazione, a Torino, del I Congresso Europeo di Naturopatia. Tale evento ha rappresentato un momento importante per la Naturopatia in quanto per la prima volta in Europa, alla presenza di autorità nazionali ed europee, si è assistito a un dibattito concreto sulla disciplina e le tecniche utilizzate dal naturopata e alla formulazione di proposte e disegni di legge per la tutela del professionista naturopata. Gli anni Novanta hanno rappresentato un periodo di slancio per l’affermazione
della Naturopatia anche grazie all’intensa attività della Federazione e del gruppo che la costituisce con l’organizzazione di numerosi convegni nazionali. I temi di discussione hanno riguardato in primo luogo la Naturopatia e il suo status scientifico, le relative tecniche e metodi e la figura professionale del naturopata, il riconoscimento delle medicine non convenzionali in ambito europeo e la necessità concreta di regolamentazione della professione. Dal 2000 a oggi l’attività della Federazione si è focalizzata intorno alle varie proposte di legge emanate dalle varie regioni che disciplinano l’esercizio delle professioni che operano nel settore bionaturale, è stata inoltre presente agli “intergruppi medicine non convenzionali” al Parlamento Europeo e ha organizzato e preso parte a varie manifestazioni, incontri e convegni svolti su tutto il territorio nazionale ed europeo. La FNNHP vanta numerosi riconoscimenti e collaborazioni a carattere internazionale con: UEHP (Unione Europea Heilpraktiker, Germania), CENATHO (Collège Européen de Naturopathie Traditionelle Holistique, Francia), Associacion Espanola de Heilpratiker (Spagna), ecc. È membro del COPEN (Comitato permanente di consenso e Coordinamento della Naturopatia e delle Discipline Complementari), è iscritta al registro del CNEL e collabora con numerosi istituti formativi italiani ed esteri quali l’Heilpraktiker Fachschule Saarbrucken, l’Istituto di Terapie Naturalistiche (Locarno-Svizzera), pur mantenendo una posizione di assoluta autonomia ed indipendenza rispetto a questi. Tali collaborazioni permettono alla Federazione di portare avanti il suo intento di affermazione della categoria professionale anche grazie alle preziose idee ed esperienze che naturopati di realtà diverse si scambiano. Costituita da un gruppo di volenterosi e dinamici associati, presieduta dal dottor Rudy Lanza, negli anni ha visto incrementare il suo numero di associati anche grazie ai molti servizi che mette a disposizione dei suoi iscritti. La FNNHP, operando per la tutela dei propri associati, fornisce loro assistenza giuridico-legale, consulenza fiscale e li informa in merito a tutti quegli aspetti normativi e professionali inerenti la professione. Garantisce inoltre una copertura assicurativa, mette a disposizione una rete di legali su tutto il territorio italiano, informa gli utenti sugli aspetti e sulle novità del settore attraverso la pubblicazione del periodico Naturopatia news, la consulenza telefonica e attraverso il suo sito. Per il riconoscimento completo della professionalità degli operatori naturopati e la distinzione dall’aspetto amatoriale della materia, ha redatto il Codice Deontologico in cui viene definita la figura del naturopata, gli ambiti di intervento e le pratiche utilizzate. Attraverso ciò si ha la sicurezza di una costante vigilanza affinché, nel rispetto degli utenti, gli operatori naturopati adottino un corretto ed etico comportamento professionale.
La FNNHP è un osservatorio sempre attivo e organismo promotore di attività legate al mondo della Naturopatia e attualmente rappresenta una sicurezza per il futuro della disciplina e dei suoi operatori.
ESSEN www.essen.it
ESSEN, è l’associazione al servizio delle Associazioni Arti per la Salute e Terapie Naturali. Acronimo di Essenzialmente Energia, nasce nel dicembre 2004 per volontà di alcune associazioni. Il suo obiettivo è la difesa culturale, giuridica e operativa della medicina naturale e delle sue tecniche energetiche. Lo strumento è l’unità di azione delle relative associazioni e il superamento di ogni divisione, protagonismo e antagonismo in una visione sempre più olistica delle relazioni. Il lavoro è: – promozione di ogni iniziativa su temi di comune interesse per poter sempre più incidere su future scelte legislative regionali, nazionali e dell’Unione Europea; – tutela dei professionisti; – produzione di servizi ai soci; – sviluppo di una maggiore consapevolezza del proprio indispensabile ruolo tra gli operatori del settore; – tutela degli utenti attraverso una corretta e costante informazione sulle qualifiche degli operatori; – sviluppo di una maggiore consapevolezza della gestione della propria salute da parte dei cittadini.
L’organo ufficiale è la rivista Essenzialmente Energia, distribuita a tutti gli iscritti delle associazioni aderenti che ne fanno richiesta e a rotazione a erboristerie, negozi di alimentazione naturale, centri di terapie naturali, di benessere e fiere del settore. Al fine di favorire l’iscrizione dei singoli operatori alle singole Associazioni aderenti e per meglio fare “cultura di gruppo” vengono offerti i migliori servizi di coperture assicurative, di consulenza legale, fiscale e amministrativa e tutto ciò che possa servire per far meglio espletare la professione di operatore di discipline bionaturali. La ESSEN è membro della EFN European Federation for Naturophaty www.effn.org che persegue gli stessi obiettivi in tutta la comunità Europea.
LE PRINCIPALI FEDERAZIONI EUROPEE ED EXTRAEUROPEE
EFN – European Federation for Naturopathy www.effn.org Associazione Britannica Naturopatia www.naturopathy-anp.com www.naturopathy.org.uk Associazione Danese Naturopatia www.danskheilpraktikerforening.dk Associazione se Naturopatia www.fenahman.org Associazione Irlandese Naturopatia www.naturopathy-ireland.com Associazione Svizzera Naturopatia www.atnt.ch www.asca.ch www.emr.ch www.naturaerzte.ch Associazione Norvegese Naturopatia www.nnh.no Associazione Olandese Naturopatia
www.eghealth.org Associazione Portoghese Naturopatia www.fenaman.net Associazione Spagnola Naturopatia www.fenaco.net/inicio.htm Associazione Tedesca Naturopatia www.heilpraktiker.org Associazione Statunitense Naturopatia www.anma.com Associazione Canadese di Naturopatia www.adnq.qc.ca
www.cofenat.es www.udh-bundesverband.de www.cnra.org
IL PERCORSO FORMATIVO E LA PROFESSIONE Scheda di approfondimento
In questa scheda di approfondimento cercheremo di capire che cosa è necessario per poter lavorare con la Naturopatia, che tipo di formazione deve cercare chi vuole avvicinarsi a questa professione e come scegliere una scuola tra le tante che affollano il panorama odierno. Infine, verrà riportato un elenco con le principali scuole e alcuni fondamentali dati su di esse, come il numero di anni e il monte ore, al fine di orientare le esigenze di ogni lettore, da colui che è interessato a seguire alcune tematiche come apionato, a colui che vuole costruirsi una professione. Secondo le linee guida della FENAI (Federazione Nazionale Italiana per la Naturopatia) il percorso formativo dovrebbe durare almeno quattro anni, per un totale di 1600 ore, indispensabili non solo per affinare le conoscenze, ma anche per appropriarsi della sicurezza e della sensibilità necessarie per praticare questa professione. Inoltre, la formazione del naturopata deve essere ampia e approfondita, partendo dalle conoscenze scientifiche di base, quali: – chimica e biochimica; – elementi di fisica; – biologia e genetica; – istologia e anatomia; – fisiologia; – patologia; – analisi di laboratorio; – psicologia generale e psicodinamica.
Queste materie sono importanti non tanto perché il naturopata debba diagnosticare le malattie, funzione specifica e strettamente medica, ma per poter distinguere ciò che è di propria competenza da ciò che non lo è e per consentire la possibilità di un dialogo con il personale sanitario. A queste materie si aggiungono le discipline di base proprie della Naturopatia a cui ogni scuola affianca metodiche e discipline più particolari che la caratterizzano. Le discipline di base che dovrebbero essere comuni a tutte le scuole sono: – Storia e filosofia dell’arte sanitaria e delle medicine naturali; – Istituzioni di Naturopatia; – Iridologia; – Biotipologia e Costituzioni; – Reflessologia plantare; – Kinesiologia; – Psicosomatica; – Fondamenti di Medicina Tradizionale Cinese; – Nutrizione; – Igienistica e Idrotermofangoterapia; – Biogeologia e geopatie; – Floriterapia; – Aromaterapia; – Oligoelementi; – Fitocomplementi; – Tecniche varie di riequilibrio energetico; – Tecniche di comunicazione;
– Legislazione e deontologia. L’Omeopatia, utilizzata in molti paesi dai naturopati, è una materia base della Naturopatia per il suo approccio olistico all’uomo. In Italia, anche se non esiste nulla di riconosciuto, è considerata appannaggio della classe medica, pertanto nelle scuole dovrebbe essere insegnata solo a livello informativo e non tanto come pratica per i non medici. A oggi, come abbiamo visto, manca una legge; pertanto ogni scuola fa da sé, svolgendo un proprio programma che può essere molto diverso da quello di altre scuole. Questo è uno svantaggio, crea una Naturopatia frammentata, molte scuole che insegnano monodiscipline affermano di fare Naturopatia e questo crea ulteriore confusione; occorrerà del tempo e soprattutto un riconoscimento legale per fare di quest’arte-scienza qualcosa di veramente significativo per il benessere di tutti, senza lasciare spazio a coloro che si trovano spesso a improvvisare a causa di una formazione troppo limitata. Al momento esistono federazioni e associazioni di scuole che tentano di dare un’unità di contenuti e di formazione. In attesa di un riconoscimento legale i naturopati operano, secondo le competenze più volte menzionate, come liberi professionisti in forma autonoma. Frequentemente è richiesto il loro intervento in appoggio a medici che utilizzano Agopuntura, Omeopatia, o comunque monodiscipline nel campo della medicina naturale, proprio per l’apporto interdisciplinare della Naturopatia; in alcuni ospedali o reparti in cui la mentalità è più aperta sono richiesti come o per individui che soffrono di malattie croniche, in cui sono importanti stimoli per il miglioramento della qualità di vita. Possono, inoltre, essere chiamati nelle scuole per l’approccio educativo alla salute o nelle palestre; spesso ano gli erboristi che integrano e completano così il loro servizio alla clientela. È chiara la distinzione tra competenze mediche e naturopatiche, tanto che è inutile temere conflitti o sovrapposizioni; ci si augura così un’integrazione sempre più ampia: laddove educazione alla salute, prevenzione, drenaggio e disintossicazione, sono in grado di prevenire la malattia, ben venga l’intervento diretto, dove invece sarà necessaria una terapia farmacologica o chirurgica, non deve mancare la presenza di un importante o. Ma cosa fare prima di scegliere una scuola di Naturopatia? Come riconoscere la qualità di un percorso formativo rispetto a un altro? Orientarsi nella giungla di
oggi non è semplice, pertanto proveremo a dare alcuni suggerimenti che sarebbe bene seguire durante la ricerca di un corso prima di firmare un contratto di formazione. Come primo o, cercare di reperire il maggior numero di informazioni possibili, richiedere un colloquio personale alla scuola e domandare: – Riguardo al monte ore quante sono le ore di lezione? Quante le ore di tirocinio? Il tirocinio è disponibile in sede con dei tutor? – La scuola dispone di una sede propria o si appoggia a hotel o palestre? – Da quanti anni la scuola propone il corso completo di Naturopatia? – Quanti partecipanti di quella scuola sono riusciti a cambiare lavoro grazie alla formazione seguita? – Quanti allievi ha in media una classe? – Gli insegnanti che qualificazione hanno? – Il materiale e i mezzi d’insegnamento sono aggiornati? – Quanto costa realmente tutta la formazione? Quali costi sono inclusi e quali sono esclusi? – Gli obiettivi d’insegnamento sono definiti in modo chiaro? – Raggiungo con il corso scelto gli obiettivi che mi sono posto? – È previsto un esame per ogni materia o un solo esame generale a fine anno? – Vengono richiesti costi aggiuntivi per sostenere gli esami? – C’è la possibilità per chi non riesce a frequentare il corso obbligatorio nella sede prescelta, di recuperarlo in un’altra sede della scuola? Esiste analoga possibilità per le sessioni d’esame? – Per le esercitazioni pratiche sono disponibili lettini e iridoscopi? – È possibile consultare le tesi dei precedenti corsi?
– Ho la possibilità di sospendere l’iter didattico in qualsiasi momento senza penali o conseguenze? – La scuola ha ottenuto una certificazione di qualità (per esempio, certificazione ISO 9001)?
SCUOLE FENAI
SIMO – Scuola Italiana di Medicina Olistica (frontale) SIMO Home School – Scuola Italiana di Medicina Olistica (a distanza) Direzione della scuola: dott.ssa C. Trevisani (medico naturopata)
CORSO FRONTALE Anno di fondazione: 1995 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1600 (1200 frontali + 400 tirocinio disponibili in sede) Sede propria: sì Sede di Milano: Viale Col di Lana 6/a, 20136 Milano Tel: 02 89420556, fax: 02 89426133, e-mail:
[email protected] www.scuolasimo.it
CORSO A DISTANZA Anno di fondazione: ottobre 2008 Durata del corso: 4 moduli equivalenti al corso quadriennale frontale i didattici: libri, audio CD e video DVD appositamente approntati, tutoraggio, materie pratiche in sede Segreteria: Viale Col di Lana 6/a, 20136 Milano Tel: 02 89420556, fax: 02 89426133, e-mail: Tel: 055 3215185, fax: 055 3220407, e-mail:
[email protected] www.scuolasimo.it
IMN – Istituto di Medicina Naturale Urbino Scuola Italiana di Naturopatia Direzione della scuola: dott.ssa M.A. Bordon (psicologa)
Anno di fondazione: 1994 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1824 (1624 frontali + 200 di tirocinio) Sede propria: no Segreteria: Via G. Dini 13, 61029 Urbino Sede: Rimini Tel: 0722 351420, fax: 0722 350590, e-mail:
[email protected]
www.naturopatiaitaliana.it
IMG – Istituto di Medicina Globale Direzione della scuola: C. Tormen (naturopata)
Anno di fondazione: 1994 Durata del corso: 4 anni (+ 6 mesi di tirocinio) Monte ore totale: 1600 (serale, 1500 frontali + 100 tirocinio) Sede propria: sì Sede: Via Frà Paolo Sarpi 38/I, Padova Tel: 049 8757845, e-mail:
[email protected] www.naturopatia-img.it
AIN – Accademia Italiana di Naturopatia Direzione della scuola: dott. D. Chiriacò (medico omeopata)
Anno di fondazione: 2005 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1600 Sede propria: sì Segreteria: Via dei Durantini 283, 00157 Roma
Tel: 06 41735454, fax: 06 41468749, e-mail:
[email protected] www.accademianaturopatia.it
Associazione EMC Ricerche Ecologia e Medicina Complementare Direzione della scuola: dott. V. Falabella (psichiatra omeopata)
Anno di fondazione: 1998 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1600 Sede propria: sì Segreteria: Largo Sermoneta 33, 80122 Napoli Tel: 081 5931854, e-mail:
[email protected] www.associazione-emc.it
ALTRE SCUOLE
Istituto Rudy Lanza Direzione della scuola: dott. R. Lanza (psicoterapeuta naturopata)
Anno di fondazione: 1984
Durata del corso: 3 anni (+ possibilità di conseguire il Master in Naturopatia) Monte ore totale: 1200 (700 frontali + 500 tirocinio) Sede propria: sì (Lna) Segreteria: Via Fuhrmann 74, 10062 Lna S. Giovanni (TO) Sedi: Milano, Genova, Padova, Bologna, Roma Tel: 0121 954452, fax: 0121 902136, e-mail:
[email protected] www.naturopatia.it
Scuola di Naturopatia RIZA Direzione della scuola: dott. R. Morelli (medico psichiatra)
Anno di fondazione: 1998 Durata del corso: 3 anni (+ 1 facoltativo) Monte ore totale: 720 (540 frontali + 180 di conferenze e convegni) Sede propria: no Segreteria: Via Luigi Anelli 1, 20122 Milano Sedi: Milano, Bologna, Verona, Torino, Roma Tel: 02 58207920, fax: 02 58318162, e-mail:
[email protected] www.riza.it
Accademia nazionale di scienze igenistiche naturali “G. Galilei” Scuola di Iridologia e Naturopatia “Luigi Costacurta” Direzione della scuola: dott. G. Bazzoli (sociologo)
Anno di fondazione: 1988 Durata del corso: 3 anni (+ 1 facoltativo) Monte ore totale: 980 (750 frontali + 230 tirocinio) Sede propria: no Segreteria: Largo Nazario Sauro 11, 38100 Trento Tel: 0461 985102, fax: 0461 983140, e-mail: www.scuolanaturopatia.org
Mirdad Direzione della scuola: M. Pontesilli (omeopata)
Anno di fondazione: 1991 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1200 ore (frontali + a discrezione dello studente tirocini e convegni) Sede propria: no Segreteria: Via Sacchi 64, 10128 Torino
Sedi: Milano, Varese, Bergamo, Brescia, Bologna, Vicenza, Roma, Locarno, Tolosa, Barcellona, Lione Tel: 011 538060, fax: 011 538319, e-mail:
[email protected] www.mirdad.it
Università Popolare Scienze Umane Direzione della scuola: dott.ssa V.P. Termali (heilpraktiker)
Anno di fondazione: 2003 Durata del corso: 3 anni Monte ore totale: 3200 frontali (1600 frontali + 1600 di tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via Ronchi 16/8, Milano Tel: 02 26416162, fax: 02 26417912, e-mail:
[email protected] www.unimi.org
Scuola Italiana di Scienze Naturopatiche Direzione della scuola: dott. S. Scarantino (psicologo naturopata)
Anno di fondazione: dato non pervenuto
Durata del corso: 3 anni (+ 1) Monte ore totale: dato non perveuto Sede propria: sì Segreteria: Viale S. Candura 83, 93100 Caltanissetta Sedi: Catania, Palermo, Messina, Salerno, Villa S. Giovanni Tel: 0934 29414, e-mail:
[email protected] www.scuolanaturopatia.it
Scuola per operatore naturopata del benessere Direzione della scuola: dott.ssa M. Brizzi
Anno di fondazione: dato non pervenuto Durata del corso: 3 anni Monte ore totale: 852 Sede propria: sì Segreteria: Via degli Albari 6, 40126 Bologna Tel: 051 235643, fax: 051 6565790, e-mail:
[email protected] www.scuoladinaturopatia.it
NAME – Centro Studi Discipline Bio-Naturali
Direzione della scuola: dott.ssa L. Tarquini (farmacista) Anno di fondazione: 2002 Durata del corso: 3 o 4 anni Monte ore totale: corso di 3 anni 1500 (1050 frontali + 450 tirocinio) corso di 4 anni 2600 (1600 frontali + 1000 tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via della Piazzola 71, San Domenico di Fiesole (FI) Tel: 055 9172898, e-mail:
[email protected] www.naturopatiascuola.it
Lumen – Istituto di Medicina Naturale Direzione della scuola: M. Simeoni (naturopata)
Anno di fondazione: 1994 Durata del corso: 3 anni (+ 1 specializzazione facoltativa) Monte ore totale: 1200 (864 frontali + 336 di tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via Polignano 5, 29010 San Pietro in Cerro (PC) Tel: 0523 838172, e-mail:
[email protected] www.naturopatia.org
Scuola Superiore di Naturopatia Direzione della scuola: dott.ssa A. Isola (biologa)
Anno di fondazione: 1996 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1100 (compreso tirocinio, in sede, a discrezione dello studente) Sede propria: sì Segreteria: Via Pisa 23/13, 16146 Genova Tel: 010 366494, e-mail:
[email protected] www.scuolasuperioredinaturopatia.it
Scuola Superiore di Naturopatia “Leonardo Da Vinci” Direzione della scuola: I. Li Vigni (biologo naturopata)
Anno di fondazione: 2002 Durata del corso: 3 anni Monte ore totale: 900 (600 frontali + 300 tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via Pezzingoli 109, 90046 Monreale (PA)
Tel: 0916 460170, e-mail:
[email protected] www.bionaturopatia.it
Libera Università Europea dell’AEMETRA Direzione della scuola: dott. V. Sanfo (sociologo naturopata)
Anno di fondazione: 1995 Durata del corso: 3 anni Monte ore totale: 1200 (1100 frontali + 100 tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via Principessa Clotilde 77, Torino Sedi: Torino, Napoli, Bologna, Roma, Milano, Udine Tel: 011 4375669, e-mail:
[email protected] www.aemetra-valeriosanfo.it
IAF – Istituto di Alta Formazione Direzione della scuola: dott. L. Mastronardi (psicologo)
Anno di fondazione: 1983 Durata del corso: 3 anni
Monte ore totale: 1200 (600 frontali + 600 tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via Balivi 6, Roma Tel: 06 4402700, e-mail:
[email protected] www.iaform.it
ANEA Direzione della scuola: H. Tallarita (naturopata)
Anno di fondazione: 2000 Durata del corso: 3 anni (+ 2 facoltativi) Monte ore totale: 1360 (940 frontali + 420 tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via dei Tintori 23, 59100 Prato Sedi: Roma, Modena, Genova, Gallarate, Pordenone Tel: 347 3824864, e-mail:
[email protected] www.naturopatia-e.com
Efoa University – European Federation of Oriental Arts Direzione della scuola: dott. R. Laurenzi (naturopata)
Anno di fondazione: 1992 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1000 (800 frontali + 200 tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Viale Eritrea 91, 00199 Roma Sedi: Firenze, Milano, Bologna, Lucca, Ancona, Cagliari Tel: 06 86326445, fax: 06 86322394, e-mail:
[email protected] www.efoa.it
Centro Studi Einstein Direzione della scuola: R. Parrini (psicoterapeuta)
Anno di fondazione: non pervenuto Durata del corso: 3 (+ 1 facoltativo) Monte ore totale: 930 (810 frontali + 120 tirocinio) Sede propria: sì Segreteria: Via Aurelia nord 22, 58100 Grosseto Sedi: Grosseto, Roma, Milano, Catania, Viterbo Tel: 0564 416431, e-mail:
[email protected]
www.credes.it
Centri Formativi Associati – Istituto Olistico Italiano Direzione della scuola: dott. L. Pascazio (medico chirurgo)
Anno di fondazione: 1998 Durata del corso: 3 (+ 1 facoltativo) Monte ore totale: 1200 (384 frontali + 24 lezioni on line + tirocinio 100 ore al 4° anno) Sede propria: sì Segreteria: Via Tiziano Aspetti 260, 35133 Padova Tel: 049 8647449, fax: 049 8898924, e-mail:
[email protected] www.centriformativi.it
Scuola di Medicina Naturale GENESIS Direzione della scuola: dott.ssa M.G. Orlando (patologo clinico)
Anno di fondazione: 1998 Durata del corso: 4 anni Monte ore totale: 1400 (900 frontali + 300 studio a casa + 200 tirocinio)
Sede propria: sì Segreteria: Via Antonino Lo Surdo 42, 00146 Roma Tel 06 55300310, e-mail:
[email protected] www.g-genesis.com
Centro Adhara Direzione della scuola: P. Colasanti
Anno di fondazione: 1999 Durata del corso: 3 anni Monte ore totale: 500 (solo lezioni frontali, tirocinio non previsto) Sede propria: sì Segreteria: Via Porta Pescara 20, 66100 Chieti Tel: 0871 331606, e-mail:
[email protected] www.adhara.it
NOTA I dati relativi alle scuole di formazione e alle federazioni sono stati acquisiti tramite interviste telefoniche alle segreterie e/o tramite la navigazione sui rispettivi siti internet, pertanto è responsabilità delle scuole e delle federazioni la veridicità dei dati forniti. Il panorama delle scuole di Naturopatia in Italia mostra un quadro assai
disomogeneo: vi sono infatti istituti costituiti in forma giuridica di società con forti investimenti in personale, docenti, sedi e attrezzature e associazioni culturali completamente autogestite. Il limite tra una formazione amatoriale e una professionale è difficilmente distinguibile da un potenziale studente che si limiti al solo approccio via internet. In un libero e incontrollato mercato, dovuto al vuoto legislativo, nascono ogni giorno nuovi istituti e docenti con una sorta di replicazione “copia e incolla” tipica dei nostri giorni. In questo contesto abbiamo cercato di estrapolare almeno il denominatore comune sulla formazione, ovvero il monte ore e come è suddiviso, e chi fossero i direttori delle scuole intervistate senza entrare in un ulteriore dettaglio. L’elenco, per le ragioni sopra citate, non può dunque essere completo.
SCUOLE DI NATUROPATIA EUROPEE ED EXTRAEUROPEE Belgio Ecole de Santè Holistique Danimarca Heilpraktiker Skolen Naturheilschule Francia C.e.n.a.t.h.o. Institut Euronature Institut Alain Rousseaux CNR Collegio di Naturopatia Rinnovata Germania Fachverband Deutscher Heilpraktiker Union Deutscher Heilpraktiker Heilpraktiker Info-Net Inghilterra University of Westminster College of Naturopathic Medicine UK British College of Naturopathic Medicine Irlanda
www.mieux-etre.org www.heilpraktikerskolen.dk www.naturheilschule.dk http://cenatho.free.fr www.euronature.fr www.institut-rousseaux.com www.naturopathie.com www.heilpraktiker.org www.udh-bundesverband.de www.heilpraktiker-infonet.de www.wmin.ac.uk/sih/page-658 www.naturopathy-uk.com www.bcom.ac.uk
College Ireland Naturopathy www.naturopathy-ireland.com Norvegia Accademia Norvegese di Naturopatia www.nan.no Portogallo Estudos Avançados de Naturologia www.ean.pt Escola Superior de Naturologia Galeno www.naturologia.net Spagna Real Centro Universitario Escorial M.C. www.holograma.com Svizzera Istituto di Terapie Naturalistiche www.scuola-itn.com Eco Synergie SAGL www.eco-synergie.com Istituto Aquila www.naturalpm.com Australia Australian College of Naturopathic Medicine www.acnt.edu.au Canada Canadian College of Naturopathic Medicine www.ccnm.edu Boucher Institut of Naturopathic Medicine www.binm.org India Indian Institut of Alternative Medicine www.altmeduniversity.com Nuova Zelanda Naturopathic College of New Zealand www.naturopathycollege.com USA Southwest College of Naturopathic Medicine www.scnm.edu Bastyr College www.bastyr.edu National College of Naturopathic Medicine www.ncnm.edu University of Bridgeport www.bridgeport.edu
IL CODICE DEONTOLOGICO DEL NATUROPATA
Art. 1 - Definizione
Il Codice Deontologico è l’insieme dei principi e delle norme che il naturopata deve osservare nell’esercizio della professione, quali che siano l’ambito e lo stato giuridico in cui viene svolta. Inoltre, l’adempimento delle norme contenute in questo Codice serve come sostegno basilare alla coscienza corporativa, a e va a fortificare la figura professionale del naturopata, che in questo modo proietta un’immagine ottimale della professione nei confronti della società, dell’amministrazione dello stato e dei professionisti sanitari. Anche al di fuori dell’esercizio della professione il comportamento del naturopata deve essere consono alla dignità della figura professionale.
Art. 2 - Obbligatorietà
Il naturopata è tenuto alla conoscenza delle norme contenute nel presente Codice, la cui ignoranza non esime dalla responsabilità morale e disciplinare. L’inosservanza delle norme, elencate nel presente Codice, ed ogni azione contraria al corretto esercizio della professione è perseguibile con le sanzioni disciplinari previste.
Art. 3 - Compiti del naturopata
Il naturopata è un operatore che utilizza metodi naturali applicati al settore del benessere (non nel settore della medicina), pertanto il suo ambito di lavoro sta nelle aree non mediche della salute. La funzione professionale specifica del naturopata è diretta verso coloro che per propria convinzione desiderano seguire norme di condotta salubri, basate sui principi dell’integrazione con la natura. In generale, il compito del naturopata e la difesa e il rispetto della vita, del benessere fisico-psichico-emozionale-spirituale dell’essere umano e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazioni di età, sesso, razza, religione, nazionalità, condizione sociale, ideologia, indipendentemente dalle condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. In particolare, il suo compito è finalizzato: – alla prevenzione delle malattie mediante interventi di “educazione al benessere” che favoriscono il mantenimento ottimale dell’omeostasi energeticofunzionale; – al ripristino dell’equilibrio energetico-funzionale dell’essere umano, intervenendo sulle sue manifestazioni globali e non sulle malattie.
Il fine ultimo è di stimolare nelle persone la capacità di autoguarigione e di riequilibrare il rapporto con il proprio ambiente di vita.
INDIPENDENZA E DIGNITÀ DELLA PROFESSIONE
Art. 4 - Libertà e indipendenza della professione
L’esercizio della Naturopatia è fondato sulla libertà e sull’indipendenza professionale che costituiscono irrinunciabile diritto del naturopata nel rispetto dei diritti dell’individuo.
Art. 5 - Principi dell’attività professionale
Nell’esercizio della professione, il naturopata deve ispirarsi alle conoscenze della tradizione naturopatica (secondo il metodo ipotetico-deduttivosperimentale delle scienze della salute, la filosofia naturista e l’arte dell’igiene vitale), alle attuali conoscenze scientifiche e ai valori etici fondamentali, assumendo come principio il rispetto della vita, della libertà e della dignità della persona; non deve soggiacere a interessi, imposizioni e suggestioni di qualsiasi natura.
Art. 6 - Abuso della condizione professionale
In nessun caso il naturopata deve abusare della sua condizione professionale. Il naturopata che riveste cariche pubbliche non può avvalersene a scopo di vantaggio professionale e personale.
LIMITI DELLA PROFESSIONE
Art. 7 - Limiti della professione
I limiti dell’attività lavorativa del naturopata sono quelli stabiliti dalle leggi che definiscono le attività professionali protette: ogni violazione in questo senso è penalmente perseguibile. Il naturopata non potrà sconfinare nelle attività lavorative di altre professioni riconosciute e regolamentate per legge, quindi, non deve invadere le professioni già esistenti, tra le quali quella del medico (non può “curare” o “fare diagnosi”).
OBBLIGHI PROFESSIONALI
Art. 8 - Obblighi per l’esercizio della professione
Per esercitare la professione sono necessarie le seguenti condizioni:
– l’adesione a una Associazione professionale di categoria che garantisca la professionalità del naturopata nei confronti del cliente (esame abilitativo, corsi di aggiornamento, ecc.) e allo stesso tempo tuteli i diritti del professionista; – il Codice Deontologico che regola il corretto esercizio della professione (oltre a definirne i principi e le norme, esso ha lo scopo di evitare in maniera netta che sconfini in attività che spettano ad altre professioni); – una locazione le cui attrezzature devono essere in accordo con l’attività che vi si svolge e di dimensioni adeguate per comprendere un locale a uso “studio”, una “sala d’attesa” e una toilette e comunque in accordo con le normative di legge vigenti; – l’apertura della partita IVA; – un’assicurazione adeguata che copra i rischi di eventuali incidenti che possono verificarsi nello svolgimento della professione.
Art. 9 - Consenso informato
Il naturopata non deve intraprendere nessuna prestazione professionale senza il consenso del cliente opportunamente informato. Col termine “consenso” si intende un atto con il quale il cliente autorizza liberamente e intenzionalmente il naturopata a utilizzare metodi propri della Naturopatia per valutare lo stato di benessere e il conseguente programma personalizzato di benessere. Si usa l’espressione “informato” per sottolineare l’aspetto irrinunciabile che il soggetto riceva informazioni adeguate ed esaurienti. Il consenso informato si basa sulla norma etica fondamentale del rispetto della persona e sui principi di autonomia, nel senso che la persona deve esser libera di scegliere quello che ritiene meglio per se stessa, questa libertà è un diritto universale degli esseri viventi. È necessario quindi che il naturopata, in forma idonea, spieghi al cliente la sua figura professionale e i relativi ambiti di competenza e che il cliente esprima il consenso informato. Questo viene realizzato utilizzando un foglio intestato (nel quale sono riportati i dati del naturopata) che deve essere firmato dal cliente, il quale in questo modo conferma: – che il naturopata non è un medico; – di essere a conoscenza dell’ambito di intervento della Naturopatia; – che l’eventuale intervento di riequilibrio consiste in un programma di benessere (e non è, e non sostituisce alcuna terapia medica); – che i consigli agiscono a sostegno del programma di benessere.
Qualora il cliente sia un minore o un infermo di mente, il consenso informato deve essere espresso dal rappresentante legale. In presenza di esplicito rifiuto del cliente, il naturopata deve desistere da qualsiasi atto, non essendo consentito alcun intervento contro la volontà del cliente.
Art. 10 - Segreto professionale
1) Il segreto professionale è un diritto del cliente; il naturopata deve serbare il segreto su tutto ciò che gli è confidato o che può conoscere in ragione della sua professione; deve altresì conservare il massimo riserbo sulle prestazioni professionali effettuate o programmate. Il naturopata deve informare i suoi collaboratori dell’obbligo del segreto professionale e deve vigilare perché essi vi si conformino. La rivelazione del segreto è consentita: a) se imposto dalla legge; b) se richiesta o autorizzata dall’interessato, dai legali rappresentanti del minore o incapace, previa adeguata informazione sull’opportunità o meno della rivelazione stessa. Salvo che per i casi previsti al punto a e b, resta comunque al naturopata la valutazione sull’opportunità della deroga, allorché sia in grave pericolo la salute o la vita del cliente o di terzi. La morte del cliente non esime il naturopata dall’obbligo del segreto. 2) Il naturopata deve tutelare e garantire la riservatezza della documentazione in suo possesso riguardante i clienti, anche se affidata a sistemi informatici. 3) Nelle pubblicazioni scientifiche di dati, il naturopata deve assicurare la non identificabilità dei clienti. Analogamente il naturopata non deve diffondere, attraverso la stampa o altri mezzi di informazione, notizie che possano consentire la identificazione del soggetto cui si riferiscono. Nella compilazione o trasmissione di qualsivoglia documento relativo a singoli clienti, anche se destinati a enti o autorità che svolgono attività sanitaria, il naturopata deve attuare ogni precauzione al fine di garantire la tutela del segreto professionale, pur nel rispetto dei disposti di legge che regolamentano la materia. Il naturopata non può collaborare alla costituzione di banche dati, ove non
esistano assolute garanzie di tutela della riservatezza, della sicurezza e della vita privata del cliente. La rivelazione fatta a scopo di lucro, proprio o altrui, oppure con il fine specifico di arrecare nocumento, è particolarmente riprovevole dal punto di vista deontologico.
Art. 11 - Informazioni al cliente
La volontà del cliente, liberamente espressa, deve dirigere il comportamento del naturopata entro i limiti della dignità e della libertà professionale. Il naturopata ha il dovere di dare al cliente, tenendo conto del suo livello di cultura e di emotività e delle sue capacità di discernimento, la più serena e idonea informazione sulla valutazione naturopatica, sullo stile di vita che sta conducendo e le conseguenze che questo stile di vita comporta per il suo benessere e quella del suo ambiente. Ha il dovere inoltre di istruirlo sulle norme di condotta che deve seguire per raggiungere lo stato ottimale di benessere, indicandogli i i da seguire nel programma di benessere, così come i processi e le reazioni che possono sorgere nella sua applicazione, anche al fine di promuovere la migliore adesione alle proposte naturopatiche. Ogni ulteriore richiesta di informazione da parte del cliente deve essere comunque soddisfatta.
Art. 12 - Aggiornamento e formazione professionale permanente
Il naturopata ha il dovere dell’aggiornamento e della formazione professionale permanente, onde garantire il continuo adeguamento delle sue conoscenze e competenze. Ha inoltre l’obbligo di frequentare annualmente i periodici corsi di formazione e aggiornamento previsti della durata minima di 40 ore.
RAPPORTI CON PROFESSIONISTI SANITARI
Art. 13 - Relazioni con gli altri professionisti
Il naturopata deve mantenere buone relazioni con i professionisti che operano nell’ambito della sanità.
Art. 14 - Clienti in trattamento medico
Il naturopata in nessun caso deve, palesemente o coattamente, intervenire su clienti che siano in trattamento medico per patologie gravi. Qualora lo ritenga opportuno può proporre al medico curante la sua collaborazione, sempre e comunque nell’ambito delle sue competenze professionali. Il naturopata può intervenire su clienti portatori di una patologia a patto che questi abbiano una corretta diagnosi medica. Il programma di benessere si adatterà come complemento e mai sostituendosi alle norme stabilite dal professionista sanitario.
Art. 15 - Sospensioni di terapie mediche
Il naturopata per nessun motivo deve proporre al cliente la sospensione di alcuna terapia medica prescritta dal medico curante.
Art. 16 - Competenza medica
Nell’eventualità che il naturopata, nello svolgimento della sua professione e con gli strumenti in suo possesso, sospetti una situazione patologica deve informare il cliente e invitarlo a rivolgersi al suo medico curante. Se il cliente, debitamente informato del bisogno di rivolgersi al servizio medico o altri servizi sanitari, si rifiuta, il naturopata deve astenersi dal prestare la propria prestazione professionale.
ACCERTAMENTI VALUTATIVI E PROGRAMMA DI SALUTE
Art. 17 - Agenti naturali di benessere
Il naturopata si impegna ad esercitare la sua professione a dovere e ad applicare ai suoi clienti gli agenti naturali di benessere, le norme di condotta salubri e i mezzi igienici, che, secondo le sue conoscenze possono conseguire risultati più rapidi, economici e semplici al fine di raggiungere lo stato ottimale di benessere.
Art. 18 - Programma personalizzato di benessere e metodi valutativi
Al naturopata è riconosciuta piena autonomia nella scelta degli strumenti miranti a valutare la situazione del terreno/costituzione e delle condizioni energeticofunzionali e nell’applicazione dei programmi per il riequilibrio dello stato di benessere, fermo restando i principi della propria competenza e responsabilità professionale. Ogni proposta deve essere comunque ispirata ad aggiornate e sperimentate
acquisizioni naturopatiche o/e scientifiche, alla massima correttezza e all’osservanza del rapporto rischio-beneficio. Il naturopata è tenuto a una adeguata conoscenza della natura e degli effetti dei metodi naturopatici utilizzati, delle loro indicazioni, interazioni e delle prevedibili reazioni individuali nonché delle caratteristiche di impiego dei mezzi che utilizza.
Art. 19 - Fornitura di prodotti
Il naturopata non può fornire i prodotti naturali necessari al programma di salute, se non a titolo gratuito.
Art. 20 - Prodotti utilizzati
Il naturopata non utilizzerà né consiglierà mai prodotti farmaceutici di sintesi. Nemmeno utilizzerà gli agenti naturali per guarire una malattia o sopprimere un sintomo. Né farà uso di nessun elemento che esuli dalla sua competenza professionale.
REGOLE DI COMPORTAMENTO
Art. 21 - Cure e guarigioni
Il naturopata, conscio del suo ambito professionale, non può dire al cliente che lo “curerà” dalla sua malattia, né affermare “io ho guarito”. È invece permesso
informare il cliente che, seguendo il programma personale di benessere, migliorerà la sua qualità di vita in tutti i suoi ambiti e si può anche dire che seguire un programma personale di benessere può favorire il raggiungimento di uno stato di salute ottimale e quindi l’assenza di malattie.
Art. 22 - Responsabilità dei propri atti professionali
Il naturopata, consapevole del proprio ruolo e dell’ambito in cui opera, è responsabile dei propri atti professionali e di conseguenza accetta le responsabilità che ne possono derivare; ogni consulenza rilasciata al cliente deve riportare i dati fiscali del naturopata e la sua firma.
Art. 23 - Competenza professionale
Il naturopata deve garantire al cliente impegno e competenza professionale. Egli deve affrontare i problemi con il massimo scrupolo, dedicando al cliente il tempo necessario a un approfondito colloquio e a un adeguato esame, avvalendosi delle necessarie indagini. Nel rilasciare al cliente il programma personalizzato di benessere deve fornire in termini comprensibili tutte le idonee informazioni e, per quanto possibile, verificarne la corretta esecuzione. Il naturopata che si trovi di fronte a situazioni alle quali non sia in grado di provvedere efficacemente, deve proporre al cliente l’intervento di adeguate specifiche competenze.
Art. 24 - Rifiuto della prestazione professionale
Il naturopata, qualora gli venga richiesto di intervenire su situazioni che contrastano con la sua coscienza o con le sue convinzioni, oppure, se ritiene che il cliente non abbia fiducia nei suoi confronti, può rifiutare la propria opera.
Art. 25 - Continuità della prestazione professionale
Il naturopata ha il dovere di assicurare al cliente la continuità del suo operato. In caso di indisponibilità o impedimento deve garantire la propria sostituzione, affidandola a colleghi di competenza adeguata e informandone il cliente. Il naturopata non può abbandonare il cliente ritenuto inguaribile, ma deve continuare ad assisterlo anche al solo fine di lenirne la sofferenza fisica e psichica.
Art. 26 - Documentazione tecnica
Il naturopata, ogni qualvolta lo richieda il caso particolare, ha il dovere, nell’interesse esclusivo del cliente, di mettere la documentazione tecnica in suo possesso a disposizione del cliente stesso, dei suoi legali rappresentanti, o di medici e istituzioni da essi indicati.
Art. 27 - Consigli
Il naturopata può consigliare, ma non pretendere che il cliente si serva di determinati presidi, istituti o luoghi di cura.
DOVERI DEL NATUROPATA VERSO BAMBINI, ANZIANI E PORTATORI DI HANDICAP
Art. 28 - Assistenza
Nell’esercizio della professione, il naturopata deve impegnarsi a tutelare il minore, l’anziano e il portatore di handicap. Deve in particolare adoperarsi, perché il minore possa avere quanto necessario per un armonico sviluppo psicofisico e affinché allo stesso, all’anziano e al portatore di handicap siano garantite qualità e dignità di vita. Quando ritenga che l’ambiente nel quale vivono non sia sufficientemente sollecito alla cura della loro salute o sia sede di maltrattamenti o violenze, deve ricorrere alla competente autorità giudiziaria.
ONORARI PROFESSIONALI
Art. 29 - Tariffa professionale
Nell’esercizio libero professionale vale il principio generale dell’intesa diretta tra naturopata e cliente. Il naturopata è tenuto a far conoscere al proprio cliente il suo onorario che di norma va accettato preventivamente. I compensi per le prestazioni naturopatiche non possono essere subordinati ai risultati delle prestazioni medesime. Il naturopata è libero di prestare gratuitamente la sua opera, purché ciò non costituisca artificio per concorrenza sleale o illecito accaparramento di clientela.
PUBBLICITÀ E INFORMAZIONE AL PUBBLICO
Art. 30 - Limiti
Nel rispetto delle disposizioni di legge a difesa del pubblico cui è destinata, la pubblicità e le informazioni in materia naturopatica devono essere contenute entro i limiti del decoro professionale e ispirate a criteri di serietà e a fini di tutela della salute. È fatto divieto al naturopata, conscio dell’impossibilità a priori di determinare il risultato che potrà ottenere, di utilizzare forme di pubblicità ingannevoli atte a far credere al cliente che l’intervento naturopatico possa essere risolutivo su tutte le problematiche relative al benessere psicofisico dell’individuo.
Art. 31 - Scoperte in campo naturopatico
La comunicazione di scoperte in campo naturopatico deve essere fatta dal naturopata alle strutture alle quali esso aderisce o sulla stampa professionale. La divulgazione della notizia al pubblico potrà essere data solo dopo adeguata discussione critica nell’ambito della comunità professionale e con la dovuta prudenza al fine di evitare nel pubblico infondate attese e illusorie speranze.
Art. 32 - Attività pubblicistica
I naturopati che svolgano attività pubblicistica continuativa od occasionale attraverso giornali, emittenti radio-televisive, ovvero tengano conferenze a scopo di educazione, prevenzione, informazione e divulgazione della Naturopatia,
devono osservare la discrezione e la prudenza consone alla dignità professionale. In particolare devono prendere in considerazione solo dati certi, astenendosi dal dare notizia di metodi non ancora verificati. Devono comunque astenersi dal fare pubblicità e promozione in merito alla propria attività ed evitare qualsiasi forma pubblicitaria personale o in favore di singole istituzioni pubbliche o private, sia pure in maniera indiretta.
Art. 33 - Divieto di patrocinio
È vietato concedere il proprio patrocinio e il proprio avallo a pubblicità per istituzioni e prodotti sanitari di esclusivo interesse promozionale e commerciale.
Art. 34 - Abuso di titoli
Il naturopata non deve abusare di titoli di cui non è in possesso, né in forma palese, né con un tacito consenso ad eventuali titoli che il cliente gli attribuisce.
Art. 35 - Denominazioni speciali
Il naturopata rinuncia a qualsiasi tipo di denominazione che legalmente non può essere utilizzata (diplomato, dottore, specialista). Nemmeno potrà anteporre o posporre termini filosofici, religiosi, politici, sanitari alla denominazione di naturopata. Sì potranno utilizzare gradi accademici stranieri se sono legalmente autorizzati.
RAPPORTI TRA NATUROPATI
Art. 36 - Rispetto reciproco
I rapporti tra i naturopati devono ispirarsi ai principi del reciproco rispetto e della considerazione della rispettiva attività professionale. L’opportuna comunicazione tra naturopati delle rispettive esperienze e pratiche professionali non deve assumere caratteristiche pubblicitarie.
Art. 37 - Contrasto di opinione
Il contrasto di opinione non deve mai violare i principi di un collegiale comportamento e di un civile dibattito.
Art. 38 - Solidarietà tra colleghi
I rapporti tra naturopati devono ispirarsi a principi della giusta solidarietà. Il naturopata deve essere solidale nei confronti dei colleghi se ingiustamente accusati.
Art. 39 - Prestazioni ai colleghi
Il naturopata assiste i colleghi senza fini di lucro salvo il diritto al recupero delle spese sostenute.
Art. 40 - Proposta di consulenze
Qualora il caso o l’interesse del cliente lo esigano, o comunque quando sia necessario il ricorso ad adeguate competenze, il naturopata deve proporre la consulenza con altro collega o presso idonee strutture di specifica qualificazione.
Art. 41 - Aiuti e consigli
I naturopati con maggiore esperienza professionale devono aiutare e dare consigli disinteressati, in modo ampio ed efficace ai naturopati meno esperti che lo richiedono.
Art. 42 - Problemi professionali tra naturopati
I problemi professionali tra i naturopati dovranno essere discussi in seno alla struttura associativa; i naturopati possono ricorrere ad altri mezzi dopo aver esaurito questa via.
RAPPORTI TRA NATUROPATI E ASSOCIAZIONE
Art. 43 - Collaborazione
È imperativo per il naturopata dare il proprio contributo e collaborazione allo sviluppo e al miglioramento dell’associazione professionale. Gli incarichi e le commissioni che gli si affidano devono essere accettati, salvo i casi in cui può invocare una causa giustificata.
Art. 44 - Segnalazione di infrazioni
Il naturopata è tenuto a segnalare, con formale comunicazione alla struttura associativa di competenza, ogni infrazione delle regole di reciproco rispetto e di corretta collaborazione tra gli associati. Non è considerata mancanza di rispetto verso i colleghi se il naturopata comunica all’organizzazione professionale, in forma obiettiva e con la dovuta discrezione, le infrazioni alle regole di etica e competenza professionale dei suoi colleghi.
Art. 45 - Scorrettezze professionali
Il naturopata che constati, nell’operato di altri colleghi, gravi scorrettezze professionali, è tenuto a darne formale comunicazione alla struttura associativa di competenza.
Art. 46 - Salvaguardia delle specifiche competenze
Il naturopata deve vigilare per la salvaguardia delle specifiche competenze che regolano i rapporti della professione con le professioni sanitarie ed è tenuto a segnalare, con formale comunicazione alla struttura associativa di competenza, ogni infrazione.
Art. 47 - Astensione dalla collaborazione
Il naturopata si deve astenere dal collaborare in qualsiasi modo con coloro che trasgrediscono le norme statutarie, i regolamenti e quant’altro viene deciso dagli organi direttivi dell’associazione.
PARTECIPAZIONE AD ATTIVITÀ ECONOMICHE E SOCIALI
Art. 48 - Modalità e forme di espletamento dell’attività professionale
Il naturopata non deve partecipare a imprese industriali, commerciali o di altra natura che ne condizionino la dignità e indipendenza professionale. Il naturopata può tuttavia utilizzare le strutture di società per la prestazione di servizi a mero o della sua attività professionale. L’attività professionale può essere svolta in forma associata. Il naturopata nell’ambito di ogni forma partecipativa o associativa dell’esercizio della professione comunque: – è e resta responsabile dei propri atti; – non deve subire condizionamenti della sua indipendenza professionale; – non può accettare forme di remunerazione in contrasto con le vigenti norme legislative e lesive della dignità e dell’autonomia professionale.
Art. 49 - Attività nell’interesse della società
Il naturopata è tenuto a partecipare all’attività e ai programmi previsti dalla legge ai fini della tutela della salute, nell’interesse della società.
Art. 50 - Lotta contro le tossicodipendenze
La partecipazione del naturopata alla lotta contro le tossicodipendenze, per specifica competenza tecnica e responsabilità morale, è essenziale nella prevenzione e nel recupero. Il naturopata deve, qualora richiesto dagli organi competenti, operare in collegamento con i centri di tutela per le tossicodipendenze nel rispetto delle norme vigenti, nell’interesse del singolo e della collettività.
RICERCA
Art. 51 - Ricerca
La ricerca deve ispirarsi all’inderogabile principio dell’inviolabilità dell’integrità psicofisica e della vita del soggetto; essa è subordinata al consenso dell’interessato, che deve essere espresso per iscritto liberamente e consapevolmente previa adeguata informazione sugli obiettivi, sui metodi, sui benefici previsti nonché sui rischi e disturbi potenziali e sul suo diritto di ritirarsi in qualsiasi momento della ricerca.
Art. 52 - Limiti della ricerca
In ogni ricerca il cliente non potrà essere privato dei consolidati mezzi diagnostici e terapeutici indispensabili al mantenimento e al ripristino dello stato di salute. La sperimentazione deve essere programmata secondo adeguati protocolli e aver ricevuto il preventivo assenso di un comitato etico secondo la normativa vigente.
PRESTAZIONI D’URGENZA
Art. 53 - Dovere del naturopata
Il naturopata non può rifiutarsi di intervenire e deve, compatibilmente con le proprie capacità e con le proprie competenze, in qualunque luogo o circostanza, prestare soccorso a chi ne abbisogni e comunque tempestivamente attivarsi per ogni più specifica e adeguata assistenza.
Art. 54 - Calamità
Il naturopata, in caso di catastrofe, di calamità pubblica o di epidemia, deve mettersi a disposizione dell’Autorità competente.
GLOSSARIO
Agranulocitosi – Letteralmente significa scomparsa dei granulociti, un tipo di cellule bianche del sangue. Nella pratica clinica è una grave carenza di neutrofili.
Astenia – Il termine deriva dal greco “astenos” che significa privo di forza. Il soggetto astenico si sente spossato, debilitato, ha una riduzione della forza muscolare.
Ateroma – È una neoformazione che si realizza a livello della parete di un’arteria. Questa ha tre pareti: interna (tunica intima o endotelio), media (tunica media), esterna (tunica avventizia). L’endotelio è perfettamente liscio quando è in condizioni normali, quando avviene una piccola modificazione in esso, alcune molecole di colesterolo, sali di calcio e/o acido urico possono infiltrarsi e raggiungere la tonaca media, si forma così l’ateroma che può restringere il lume dell’arteria. L’ateroma può progredire fino a provocare una chiusura quasi completa dell’arteria.
Aura – Oltre al corpo fisico esiste un corpo energetico, sottile, invisibile, l’aura. Ha la forma di un ovoide il cui raggio può avere misure molto diverse, da 1,5 a 2-3 metri. L’aura non è una peculiarità dell’essere umano, ma degli esseri viventi: animali, piante, fiori, cristalli.
Autoanticorpi – Sono molecole proteiche rivolte verso proteine specifiche o altre sostanze che si trovano in tessuti o organi specifici del corpo. Sono
prodotte dal sistema immunitario quando questo non è in grado di distinguere tra costituenti propri dell’organismo “self” e ciò che gli è estraneo “non self”. Il sistema immunitario crea normalmente anticorpi solo contro sostanze estranee e microorganismi dannosi, mentre riconosce perfettamente come self i normali costituenti dell’organismo. In alcune patologie invece sviluppa autoanticorpi contro le proprie cellule causando danni e infiammazioni.
Batteri – Sono microrganismi unicellulari, procarioti di dimensioni solitamente di pochi micrometri. Mancano di membrana nucleare o altre suddivisioni interne. Oltre che del nucleo mancano di molte delle strutture interne tipiche degli organismi eucarioti. Sono dotati di membrana plasmatica ma non posseggono la membrana nucleare per cui la molecola di DNA circolare si trova libera nel citoplasma. Si riproducono attraverso la scissione binaria.
Causalismo – È uno dei fondamenti filosofici della Naturopatia. Il causalismo permette di porre in relazione il sintomo, quale manifestazione, alla propria causa. Siccome ogni azione attiva un processo che provoca eventi successivi, occorre agire sull’azione per una prevenzione ottimale.
Chakra – Sono centri energetici del corpo. Il termine proviene dal sanscrito e significa ruota, è utilizzato nella filosofia e fisiologia tradizionali indiane.
Chelazione – È una reazione chimica in cui solitamente un atomo metallico viene legato da un reagente detto chelante. La struttura del composto risultante costituisce un particolare complesso molto stabile che vede l’atomo centrale circondato a tenaglia dal chelante, come se fosse stretto tra le chele di un granchio (da cui il termine chelazione).
Conflitto biologico – Secondo la Nuova Medicina di Hamer è un trauma emotivo che ci accomuna agli animali (la perdita del lavoro è paragonabile alla perdita del cibo per un animale) e incide sul nostro sistema biologico.
Conflittolisi (CL) – Soluzione del conflitto.
Costituzione – È l’insieme delle caratteristiche somatiche, funzionali e psichiche dell’individuo, comprende la predisposizione a certe malattie, è ereditaria.
Crisi di guarigione – È il processo secondo cui, in seguito allo stimolo dell’energia vitale del soggetto (attraverso le più diverse metodiche), insorge un disturbo acuto attraverso il quale si ha l’espulsione di tossine e la guarigione di malattie croniche.
Crisi epilettoide – Secondo la Nuova Medicina di Hamer, nel mezzo della fase di soluzione del conflitto la vagotonia permanente è interrotta dalla crisi epilettoide che segna il ritorno alla normalità. Questa crisi corrisponde a una fase simpaticotonica a livello cerebrale che indica una costrizione violenta dell’edema FH cui segue l’espulsione dei liquidi trattenuti nel corpo durante la fase di riparazione edematosa (PCL A).
Diatesi – Mentre la costituzione è la predisposizione, di solito ereditaria, dell’organismo verso particolari malattie, la diatesi è invece la somma della costituzione e dei fattori esterni che intervengono a modificarla.
Ectoderma – È uno dei tre foglietti embrionali; nell’uomo compare durante la terza settimana nel corso dell’embriogenesi dopo la formazione
dell’endoderma e del mesoderma. Dall’ectoderma si origineranno epidermide, ossa dermiche e tessuto nervoso, mediante il processo detto di neurulazione.
Endoderma – È il foglietto embrionario più interno che si forma all’inizio della terza settimana dell’embriogenesi. Dà origine all’intestino primitivo da cui derivano l’epitelio dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente e delle ghiandole a esso annesse: fegato, pancreas, ecc. e di una parte dell’apparato urinario.
Enzima – È una proteina in grado di catalizzare una reazione chimica, accelera la velocità di reazione e la facilita attraverso l’interazione tra il substrato, la molecola o le molecole che partecipano alla reazione, e il proprio sito attivo, cioè la parte dell’enzima in cui avvengono le reazioni, formando un complesso. Avvenuta la reazione, il prodotto viene allontanato dall’enzima che rimane disponibile per iniziarne una nuova. L’enzima non viene consumato durante la reazione.
Epistemologia – È quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni in cui si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza. Il termine deriva dalle parole greche “episteme”, scienza, conoscenza certa e “logos”, discorso. In un’accezione più ristretta può essere identificata come la filosofia della scienza, la disciplina che si occupa dei fondamenti delle diverse discipline scientifiche.
Faglie terrestri – Sono profonde spaccature del terreno o dello strato roccioso per scorrimento delle masse l’una contro l’altra. Lungo la linea di frattura si rileva una radiazione molto intensa prodotta dai depositi minerali presenti in profondità.
Filogenesi – È lo studio dell’evoluzione della vita, l’evoluzione di un insieme di organismi, solitamente di una specie.
Fitocomplesso – È l’insieme di tutte le sostanze presenti nella parte di pianta utilizzata come medicamento complessivamente responsabili dell’azione terapeutica specifica della pianta. Nel fitocomplesso oltre al principio attivo sono presenti anche sostanze inerti e sostanze regolatrici dell’attività farmacologica. Rispetto al singolo principio attivo presenta dei vantaggi: la riduzione di possibili effetti collaterali, la migliore efficacia dei principi attivi per la presenza di sostanze che ne favoriscono l’assorbimento e la molteplicità di azione che permette di agire con un unico rimedio su patologie diverse.
Focolaio di Hamer (FH) – Secondo la Nuova Medicina di Hamer quando un soggetto si trova in un conflitto biologico, in un’area del cervello che presiede al funzionamento di un determinato organo o tessuto, si origina un focolaio a cerchi concentrici (focolaio di Hamer, FH) visibile alla TAC senza liquido di contrasto.
Funghi – Sono organismi unicellulari o pluricellulari, eucarioti, cioè dotati di un nucleo con membrana propria che contiene i cromosomi, e di un citoplasma in cui si trovano numerosi organelli cellulari; non sono in grado di sintetizzare il proprio nutrimento autonomamente a partire da sostanze inorganiche ma devono utilizzare composti organici presintetizzati da altri organismi, che sono invece detti autotrofi (ad esempio tutte le piante che posseggono clorofilla).
Inconscio collettivo – È un termine della psicanalisi coniato per la prima volta da Carl Gustav Jung che distinse un inconscio collettivo dall’inconscio personale proprio di ogni essere umano. Rappresenta un contenitore psichico universale, la parte dell’inconscio umano che è comune a tutti gli esseri umani. Contiene gli archetipi, cioè le forme o i simboli che si
manifestano in tutti i popoli di tutte le culture.
Ipostenia – È una forma di stanchezza e debolezza muscolare.
Matrice – Corrisponde al tessuto interstiziale, fa da sostegno e connessione, apporta nutrimento attraverso i capillari ed elimina tossine attraverso i vasi linfatici e le cellule del sistema reticolo endoteliale che sono in grado di fagocitare ed eliminare elementi di scarto e di disturbo.
Meridiani – Sono vie di conduzione energetica, non sono visibili ma molteplici sperimentazioni e un’esperienza clinica millenaria forniscono prove sufficienti della loro esistenza.
Mesenchima – È il tessuto connettivo embrionale. Ha origine dallo staccamento delle cellule dai foglietti embrionali, soprattutto da quello mediano, il mesoderma. Le cellule mesenchimali possiedono un’alta capacità riproduttiva e possono differenziarsi in diversi tessuti, sono quindi pluripotenti. Dal mesenchima originano molti tessuti, i principali sono il sangue, tutti i connettivi propriamente detti, il tessuto osseo, il tessuto cartilagineo.
Mesoderma – È lo strato intermedio dei tre foglietti embrionali e si forma nella terza settimana di gestazione. Da esso prendono origine la muscolatura, lo scheletro, l’apparato escretore, le gonadi, il peritoneo.
Nadi – Sono i canali del corpo sottile, il termine viene dalla fisiologia sottile delle tradizioni indiane. Sono affini ai meridiani della Medicina Tradizionale Cinese anche se i sistemi sono descritti in modi differenti. Il
termine significa tubo, canale, sono le vie attraverso cui a il prana, l’energia vitale o soffio per nutrire tutte le parti del corpo.
Naturalismo – È l’insieme delle filosofie che identificano nella natura l’unico e fondamentale riferimento. La natura è al di sopra di tutto, madre e maestra, colei che risana e guarisce. L’uomo e la natura sono indissolubilmente interagenti.
Necrosi – È la morte non programmata di cellule e tessuti viventi (contrapposta all’apoptosi che è la morte programmata delle cellule). Le possibili cause di necrosi sono: ferite, infezioni, infarto, tumore, infiammazione, ecc. La necrosi, al contrario dell’apoptosi, crea una reazione infiammatoria.
Necrosi caseosa – È un misto di necrosi coagulativa e liquefattiva (ne è un esempio la tubercolosi). La necrosi coagulativa si verifica di solito in un ambiente povero di ossigeno e la forma delle cellule si conserva dopo la loro morte, la necrosi liquefattiva avviene con la distruzione di cellule e la formazione di pus.
Oligoelementi – Sono elementi minerali presenti negli organismi vegetali e animali nei tessuti; non superano la concentrazione di 1:10.000. Essi sono costituenti di ormoni, come, ad esempio, lo iodio e lo zinco, sono centri attivi di importanti molecole come il ferro nell’emoglobina, il cobalto nella vitamina B12, sono cofattori enzimatici ad attività catalitica, e quindi favoriscono le trasformazioni biochimiche.
Olismo – Il termine viene da “olos” che in greco significa tutto come intero, come unità, diversamente da “pan” che significa tutto come molteplicità, insieme di parti. Il termine olismo fu coniato dal politico e filosofo
sudafricano Jon Smuts nel 1926 nel suo libro Holism and evolution. Egli definisce l’olismo come “la tendenza generale della natura a raggruppare in modo organico, in ogni settore e fase della realtà, unità strutturali in complessi dotati di proprietà qualitativamente nuove rispetto alle componenti, nei quali aumenta il grado di interazione e complessità”. L’olismo dunque è un principio, o legge naturale, che presiede alla creazione di totalità, entità sempre più complesse e nuove rispetto alle precedenti; la natura tende a produrre degli interi con qualità non prevedibili dalle caratteristiche delle singole parti.
Omeostasi – È la condizione di stabilità interna degli organismi che deve mantenersi anche al variare delle condizioni esterne attraverso meccanismi autoregolatori. È una delle caratteristiche peculiari degli esseri viventi, tutti gli apparati del corpo vi partecipano in quanto è fondamentale per la sopravvivenza. Si basa sul meccanismo a (retroazione); è legata a tre componenti: recettore che percepisce le condizioni esterne e interne, centro di controllo che decide come comportarsi dopo aver confrontato la condizione rilevata dal recettore con quella ottimale, ed effettore che esegue ciò che viene ordinato dal centro di controllo.
Omotossicologia – È una branca della medicina naturale che non utilizza farmaci che sopprimono i naturali processi del corpo, ma stimola il processo di guarigione somministrando un prodotto simile alla tossina che ha generato la reazione immunitaria.
Omotossine – Sono sostanze tossiche che provocano nell’organismo diverse reazioni difensive da parte di un sistema immunitario globale neuroendocrino-umorale.
Ontogenesi – È lo sviluppo embrionale, durante le sue varie fasi ripercorre l’evoluzione della specie (filogenesi).
Ordine esplicito e implicito – Secondo le teorie di Bohm, fisico quantistico, non c’è ordine o disordine, ma esistono livelli diversi di ordine. Quando si mette una goccia di inchiostro in un barattolo pieno di glicerina, all’interno del quale si fa ruotare un cilindro, la goccia si disperde e sparisce. Quando il cilindro viene fatto ruotare in direzione opposta la goccia si ricompone. Questo è un esempio del modo in cui l’ordine può essere manifesto (esplicito) o nascosto (implicito).
Organi emuntori – Sono organi deputati all’eliminazione delle tossine: pelle, intestino, polmoni, reni, fegato.
Plasmi – Sono gas contenenti alte densità di elettroni e ioni positivi.
Postconflittolisi (PCL) – Secondo la Nuova Medicina di Hamer è la fase che segue la risoluzione del conflitto.
Principio attivo – È una sostanza che possiede una certa attività biologica, include tutte le sostanze dotate di effetto terapeutico (farmaci), benefico (vitamine) o tossico (veleni). Possono essere sintetici come nella maggior parte dei farmaci, semisintetici come per esempio nell’aspirina.
Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia – È la scienza che studia i rapporti tra psiche, cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Sono state riconosciute le molecole che rendono possibile questo dialogo interno del corpo; queste vengono rilasciate dalle cellule nervose, endocrine e immunitarie.
Quanti – Sono le più piccole unità identificabili di materia-energia.
Rete di Hartmann – È costituita da una rete di linee elettromagnetiche, verticali e orizzontali, che creano su tutta la superficie della terra dei rettangoli larghi 250 cm e alti 200 cm. Nei punti dove si incontrano formano i cosiddetti “nodi di Hartmann”. Nella zona in cui è presente uno di questi nodi vi è un’intensa attività radiante negativa per la salute.
Sincronicità – Secondo la teoria di Carl Gustav Jung si tratta di “coincidenze talmente insolite e significative da essere difficilmente attribuibili al solo caso”. Due eventi si dicono sincroni quando, pur manifestandosi in tempi e luoghi diversi, sono dotati del medesimo senso.
Sindrome di Dirk Hamer (DHS) – È data dalla corrispondenza tra trauma (psiche), area cerebrale interessata (cervello), e organo fisico corrispondente (organo). Vi è una relazione diretta tra un certo tipo di stress psichico e l’attivazione di una parte del cervello da cui dipende un determinato organo periferico (psiche-cervello-organo).
Sindrome spasmofilica – Etimologicamente significa affinità per gli spasmi. In medicina indica un’ipereccitabilità neuromuscolare, uno squilibrio tra sistema nervoso e organi innervati.
Sistema aperto – È un sistema capace di scambiare energia e materia con l’ambiente (ne è un esempio l’organismo pluricellulare vivente).
Sistema reticolo endoteliale – È un sistema funzionale dell’organismo privo di una propria sede anatomica che lo contraddistingue all’interno
dell’organismo. È caratterizzato da cellule di tre tipi: reticolari, collocate nei polmoni; macrofagi; cellule di Kuppfer situate nel fegato. Il compito del sistema reticolo-endoteliale è quello di eliminare sostanze estranee all’organismo che potrebbero essere dannose.
Tecnica olotropica – È una tecnica di autoesplorazione esperienziale sviluppata da Stanislav Grof che si basa su respirazione, musica evocativa e lavoro sul corpo. Con tale tecnica vengono attivate le dimensioni più profonde della psiche e si accede a uno stato di non ordinaria coscienza che seleziona e porta a coscienza contenuti inconsci caratterizzati da una forte carica emotiva. In questo modo è possibile l’elaborazione di esperienze rimaste in sospeso liberando le emozioni associate a esse.
Tessuto connettivale – È un particolare tipo di tessuto che provvede al collegamento, sostegno e nutrimento dei tessuti dei vari organi, deriva dal mesenchima. È suddiviso in diversi sottotipi a seconda delle diverse caratteristiche morfologiche e funzionali. È costituito da cellule non addossate le une alle altre ma disperse in una più o meno abbonante sostanza intercellulare o matrice extracellulare costituita da una componente amorfa e una fibrosa.
Vicariazione – È lo spostamento da una fase omotossicologica all’altra. La vicariazione progressiva è quella in cui il aggio avviene verso il peggioramento, la vicariazione regressiva, al contrario, è il aggio verso la guarigione.
Virus – È un parassita obbligato endocellulare, ossia un’entità che necessita di una cellula ospite per poter vivere. Il virus infatti allo stadio vagante non è vivo ma è inattivo e necessita delle strutture e delle risorse di un’altra cellula per poter sopravvivere. È dunque una sorta di parassita, è un agente infettivo che attiva il proprio metabolismo a scapito delle cellule ospiti.
Vitalismo – È uno dei fondamenti filosofici della Naturopatia secondo il quale ciascun individuo reagisce con le proprie forze secondo criteri per cui, a parità di circostanze, ogni soggetto viene orientato verso la reazione più favorevole al mantenimento dell’organismo. Questo avviene in virtù della presenza di un principio vitale (vis medicatrix naturae) che governa tutte le funzioni e tutti i fenomeni osservabili in un organismo vivente. Questa forza vitale è dotata di intelligenza e, a fronte di una data situazione, reagisce sempre al meglio, nell’interesse del soggetto: a lei è dovuta l’autoguarigione, la cicatrizzazione di piaghe, di ferite, ecc.
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