Il Manichino In Blu 1d3x25

Stefania Sonzogno

Il Manichino in Blu

Youcanprint Self-Publishing

Titolo | Il Manichino in Blu Autore | Stefania Sonzogno ISBN | 9788891148971 Prima edizione digitale: 2015

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A Federico Sebastian,

che ha colorato il mio mondo di celeste e di blu.

Con immenso amore

Mamma

La nostra storia comincia nel freddo inverno della vecchia Milano del 1977. La famiglia di Sebastian si è trasferita da poco a causa del lavoro del padre. Siamo sotto Natale e il negozio più famoso di Milano, “La Rinascente”, è addobbata a festa. Ci sono palline giganti sospese da fili invisibili e tappeti rossi su cui camminare, il soffitto è una nuvola di luci e fiocchi di neve. Il Duomo di Milano è tutto illuminato, la “Madonnina dorata” veglia dall’alto e c’è un grande albero nel centro della piazza centrale... la magia del Natale è ovunque. Le luci di Natale cantano, gli occhi dei bambini brillano, e quelli delle mamme cercano frettolosi le strenne da regalare ad amici e parenti. Anche la mamma di Sebastian gira per i negozi del centro in cerca di regali. Il nostro Sebastian vede al di là di una vetrina, per la prima volta, il giorno del 7 Dicembre, il piccolo manichino in blu. Ciao nonna, stavo ando con la mamma davanti ad un negozio, ed ho visto un manichino che mi fissava –disse Sebastian alla nonna giunto a casa sua quel pomeriggio. Ti fissava tesoro?- Rispose la nonna con tono dolcissimo. Mi fissava. Ne sei certo? Sì sì, mi ha guardato ed ha accennato un sorriso, ma io non sono riuscito a ricambiare. Sono certa che la tua timidezza non l’ha impressionato, in fondo, è soltanto un manichino, torna da lui domani e sorridigli anche tu.

Così il nostro Sebastian salutò la nonna e si infilò nel lettino della sua cameretta, nella casa nel cuore della Milano vecchia.

Il giorno dopo, Sebastian, andò a scuola... ambientarsi tra i nuovi compagni non era facile per lui, introverso com’era... rivolgeva la parola a mala pena a due nuovi amici che si era fatto grazie alle frequentazioni della mamma. Il lunedì era un giorno per lui particolarmente difficile, la sua mamma gli preparava il panino con il crudo, che era il suo preferito, e che puntualmente gli veniva rubato da qualche compagno più … ”esuberante”. Quel giorno decise invece di tenerselo, quel panino, e durante l’intervallo corse fuori dalla scuola del centro, e ò davanti alla Rinascente. Si era dimenticato di quello che gli aveva detto la nonna, ma ando vide il manichino ancora lì, che lo fissava di nuovo con quel sorriso... e non seppe resistere. Ciao- disse Ciao a te- rispose il manichino Ma… tu parli? Certo, anche tu parli... poco...ma parli mi sembra, no? Ti vedo are ogni Domenica di qui con la tua mamma, ma non mi dici mai nulla, solo ieri mi hai notato dopo tanto tempo. Lo so, la mia mamma cammina sempre velocemente, ha tante cose da fare... mi trascina sempre con sé per non lasciarmi a casa da solo. A dire il vero non avevo mai notato un manichino vestito di blu. E come mai? Anche tu sei sempre vestito di blu, non è forse vero? E’ la divisa della scuola, è un istituto privato che richiede un codice di vestizione… non è che abbia molta scelta.

Di che colore ti vestiresti ,se potessi scegliere, invece? ...Di verde, credo. Di verde? Come mai? Beh...il verde mi piace, e mi fa sentire bene, mi ci sento a mio agio, e poi papà ha un maglione verde di lana che mi piace tanto, e quando mi abbraccia sento odore di...papà! Quindi sì, mi vestirei di verde, con un maglione con lo scollo a V come quello di papà. E tu invece?- rispose. Io sono solo un manichino, non mi è dato scegliere, indosso quello che mi viene messo addosso la mattina, a volte resto con lo stesso vestito più giorni. Ma se potessi scegliere mi metterei il bel cardigan beige di questo manichino accanto, lo vedi? Non trovi che sia molto elegante? E’ bello di certo, ma magari qualcosa di più... non so...colorato? – commentò Sebastian. Macché colorato! Qui siamo a Milano, mica nel mondo delle fiabe, dove i bambini indossano cappottini rossi, questa è la capitale della moda... bisogna tenersi al o con i nuovi stilisti. Come dici tu...ok...ciao...devo tornare a scuola- salutò Sebastian.

Il nostro Sebastian rientrò nelle aule mangiando il suo panino. Che strano incontro aveva fatto, un manichino...con dei gusti suoi, e delle opinioni perfino. Il manichino lo aveva talmente incuriosito che dopo le lezioni decise di tornare. Il manichino era vestito di beige, con un cardigan uguale a quello del manichino accanto!

Ehi! Ehi- rispose il manichino. Come hai fatto? Come ho fatto cosa scusa? Sei...beh...ti sei cambiato! Che dici, sono rimasto qui immobile al mio posto tutta la mattina! Ti sei cambiato ti dico, il tuo cardigan... Ahhhh...questo! Disse il manichino toccandosi il maglione. Hai ragione, ho fatto l’occhiolino alla commessa, ho indicato il maglione, e lei me lo ha infilato; che dici, mi dona? Sebastian era stupefatto... Ma… scusa, aggiunse, ti è bastato guardarla per... Merito del mio fascino, mio caro- ripose il manichino strizzando l’occhiodovresti provare. A fare cosa? Provare a fare qualcosa, che ne so ...esprimere una opinione, per esempio... mi sta bene? Di -direi di sì... balbettò Sebastian. Invece no! -Incalzò il manichino. Il beige mi sbatte un sacco, ma sai cosa? Almeno ho provato, se non avessi provato ad indossarlo, lo avrei rimpianto tutta la vita, senza sapere che mi stava male! E’ così per tutte le cose, in fondo.

A volte vediamo qualcosa addosso a qualcuno, e iniziamo subito a invidiarglielo, quell’oggetto... Se non possiamo comperarlo ne facciamo una malattia, e ci rattristiamo.

Forse se entrassimo in un negozio anche solo per provarlo... poi sapremmo cosa ne pensiamo veramente. Una cosa che sta bene a uno, sta male all’altro. Non possiamo indossare tutti le stesse cose, e non possiamo essere tutti uguali, non credi? Veramente... Adesso devo andare, sta arrivando una commessa! A domani! Sebastian tornò a casa pensando di aver sognato. Starò impazzendo...pensò tra sé e sé, adesso parlo con un manichino. Poi pensò che quella era stata la sola volta all’interno di quella giornata che aveva parlato con qualcuno. Con qualcuno che fosse reale. Me era chiaro che non era così. Quella settimana non o più per quella strada tornando da scuola, ma ci capitò di nuovo il venerdì.

Ehi! -Una voce lo chiamò- Ancora il blu? Sebastian si fermò...non aveva sognato, il manichino era ancora lì.

Che fai? Ti aspettavo giorni fa! Sei di nuovo in blu?- Incalzò il manichino. Come te del resto- disse Sebastian sorridendo.

Già...mi hanno ricambiato, ti avevo detto che quel capo mi stava male...Tu sempre in divisa? In realtà sono a casa da scuola oggi, stavo solo eggiando per il centro...non ho pensato a come vestirmi. Perchè mai? Beh...in fondo non mi dispiace non dover pensare ogni giorno a cosa dovermi mettere, se una cosa mi sta bene o no, se qualcosa mi piace... Ma sei matto? Io sono qui inchiodato al pavimento, e tu, tu! Come puoi! Come puoi dirmi che non hai voglia di pensare? Vuoi che qualcuno pensi per te, vero? Ti sembra comodo? Se io potessi scegliere! AHHHHH! Mi metterei ogni giorno un capo diverso, proverei tutti i colori del mondo, tutti i tessuti del mondo...abbinerei tutte le stoffe e le stole senza stancarmi mai, cercherei di continuo qualcosa di nuovo...ma sono qui. Sebastian vide che il suo manichino si stava intristendo...e decise di andare via.

Tornò il giorno dopo. Sul viso del manichino c’era disegnato un sorriso. Ciao- disse al manichino Ciao- esclamò il manichino. Poi lo fissò un istante... VERDE! VERDE; MA Sì! Beh...disse Sebastian, ho pensato a quello che mi hai detto, e ieri sera ho chiesto alla mamma se mi comperava un maglioncino verde, pensavo che mi dicesse di

no, invece lei è stata felicissima di accompagnarmi al negozio sotto casa, sorrideva tanto, mi ha preso per mano, mi ha dato un bacio, e mi ha fatto scegliere quello che volevo. All’inizio non sapevo come fare, ma poi mamma ha preso tre maglioni soltanto, e mi ha detto di provarmeli. Li ho provati uno ad uno, il primo mi stingeva, il secondo era un pò largo...mi stavo avvilendo, ma mamma mi ha detto di continuare, ed ha fatto bene ad insistere, perchè il terzo mi stava a pennello. Era così comodo. E morbido. Mamma mi ha sorriso quando sono uscito dallo spogliatoio, ed ho capito che era lui. Questa mattina l’ho messo sotto la giacca della divisa blu, e sono andato a scuola tutto contento, era una sensazione nuova, mi sentivo...sereno! Così sono venuto qui ...beh...da TE, a farti vedere come mi stava.

E HAI FATTO BENISSIMO, stai benissimo, e questo colore ti illumina tutto!

Quindi fammi capire- continuò- eri felice e sei venuto qui...da ME? Beh..il suggerimento era stato tuo...mi sembrava corretto che un amico... Un amico? -Disse il manichino sorridendo- quindi io sarei tuo amico?

Sebastian arrossì. Non aveva chiamato nessuno amico da molto tempo, e non seppe cosa dire.

Ehi- aggiunse il manichino-guarda che ti prendevo in giro!

Certo che siamo amici no? Gli amici si consigliano, parlano tra loro della loro giornata a scuola, si scambiano opinioni, e quando succede loro qualcosa di bello, corrono a raccontarselo. Se racconti una cosa ad un amico, la condividi con lui, la cosa diventa due volte più bella, perchè il vero amico sarà felice per te, non trovi?

Tu sei felice per me? Mi prendi in giro? Finalmente ti vedo con addosso qualcosa che non sia la solita vecchia, noiosa giacca blu! Viva il verde, amico mio! Viva la novità! Sebastian era commosso, era pazzesco, ma in quel manichino aveva trovato un nuovo, vero amico. Un amico che parlava con lui. La mattina seguente era Domenica, e Sebastian prima di recarsi in chiesa ò dal suo amico per un saluto. Quando vide il manichino gli venne da ridere, ma si trattenne vedendo il suo viso imbronciato. Cosa c’è?- Chiese Sebastian. Scusa, non lo vedi? Vedo cosa? Come sono conciato! Oggi la commessa dello store ha deciso di vestirmi a festa, sono con i calzoncini e tutto infiocchettato. Sembro un bambino piccolo!

Sebastian dovette convenire che il manichino così conciato davvero non stava bene. Ti senti in imbarazzo? In imbarazzo è dire poco, amico mio, mi sento ridicolo, tutti mi fissano!

Poi parlarono di altro, di figurine, di come fosse difficile avere il portiere di quella squadra di calcio da collezionare, di robot, di cartoni. Sebastian ò ore intere davanti alla vetrina, chiacchierando con il suo amico. Poi venne l’ora ti rientrare, e già lungo la strada si sentì solo. Provava pena per il suo amico, in vetrina, che si sentiva giudicato da tutti quelli che avano.

Il giorno dopo tornò davanti alla vetrina. Il manichino non poteva credere ai propri occhi. Sebastian indossava un completino come il suo.

Sei matto?! -Esclamò il manichino. Perchè mai? Ti sei conciato come... Come te. Ieri ho chiesto a mamma di prendermi dei pantaloncini invernali, ed eccomi qui.

Ti prenderanno in giro... E perchè mai? Sono vestito come il più bel manichino del negozio! E poi così, smetteranno di fissare solo te. Fisseranno entrambi, e noi non li vedremo nemmeno, perchè saremo insieme.

Il manichino si commosse, capendo quello che il suo amico aveva fatto per lui.

Sì, si stava esponendo per lui, non era più solo nella vetrina, erano in due! Con lo stesso ridicolo vestito… ma in due. All’improvviso quel completo non gli sembrò più così tanto brutto, o strano, visto addosso al suo grande amico! Era quasi ... gradevole! Forse il fatto di non sentirsi più solo, e valeva per tutti e due, li rendeva più forti e più felici.

Parlarono per ore, Sebastian gli raccontò che a scuola andava molto meglio, che con il are del tempo si stava facendo degli amici, che il suo maglione verde aveva avuto successo con le compagne di scuola. Aveva molti più amici, ma ogni giorno tornava sempre dal suo vero amico, per nulla avrebbe mai abbandonato il suo primo amico!

Il manichino e Sebastian, da quel giorno, si vestirono sempre nello stesso modo, un cardigan giallo sotto la giacca, una camicia rosa con cravattino... La mamma di Sebastian era felice, lo vedeva sempre più sereno. Un giorno Sebastian fu invitato al compleanno di un amico di scuola.

Si mise un completo color crema con camicia azzurra, si trovava molto carino, ed era sereno. Decise di andare a farsi vedere dal suo amico. Era primavera, e lui e manichino si erano raccontati tutta la loro vita ormai, si erano dati suggerimenti per la scuola, lo sport, il calcetto, e i consigli di manichino gli erano serviti per integrarsi a scuola. L’invito alla festa era la prova che Sebastian era stato accettato nel gruppo, più stava con manichino, più diventava se stesso, pensava con la propria testa, meno cercava di omologarsi agli altri più piaceva a tutti. WOWOWWOWO!!! Che eleganza! -Disse manichino appena lo vide. Ho un invito per una festa, disse orgoglioso stringendo tra le mani un invito in cartoncino colorato. Ma va! Certo, è di Madaleine, la mia compagna di scuola più famosa, dice che ho un gusto impeccabile nel vestire, che sono sempre alla moda, e che le piace il mio modo di pensare...ti devo ringraziare, tutto questo lo devo a te. Tu mi hai insegnato che essere me stesso e fare quello che mi piace, dire quello che penso, è meglio che essere uguale agli altri, anche se a volte è più difficile. E ti assicuro che lo è stato, ma ho ascoltato i tuoi consigli ed ora sono felice, sono una persona vera. Sono felicissimo per te! Divertiti alla festa, poi mi racconterai cosa è successo.

Il manichino fece un sorriso così grande nel salutarlo, che gli sembrò che stesse piano piano prendendo delle sembianze più dolci...più...umane...rispetto a quando lo aveva conosciuto, sempre serio e tirato.

La festa fu un successo, e Sebastian come al solito fu ammirato per la sua eleganza e per la sua originalità! Il giorno dopo tornò dal suo amico per raccontargli tutto, ma non trovò manichino al posto di sempre. Allarmato pensò che lo avessero spostato, in fondo lui lo aveva avvertito, che non aveva gambe ma che potevano toglierlo o spostarlo in qualunque momento... Così entrò nel negozio e chiese alla prima commessa che incontrò dove fosse il manichino bambino che di solito era in esposizione. Buongiorno- disse -mi sa dire dove è stato spostato il manichino bambino? Manichino bambino?- Rispose la commessa.

Certo, quello in prima fila tra i due manichini grandi. Non abbiamo manichini bambino, mi pare...ma non sono di questo reparto...aspetta che chiedo alla mia collega, ti interessava un capo esposto in particolare? NO! NO! Mi interessa soltanto sapere dove è stato messo quel manichino. La sua voce era molto allarmata...finalmente arrivò la commessa vetrinista. Buongiorno- disse Sebastian- e ripetè la storia alla seconda commessa. Ma anche questa non sapeva nulla. Dov’era il suo amico? Era forse stato portato via? Era stato messo in un altro piano? Forse in un’altra città? Doveva chiedere alla sua mamma di poterlo comperare e portare a casa con lui...

Non voleva rischiare di perderlo per nessun motivo. Era stato il suo primo vero amico in questa città. Gli aveva detto tutto di sé, era parte di lui e della sua storia.

Dopo pochi minuti arrivò la capo commessa. Sebastian fece per spiegargli la storia ma lei lo anticipò. Ciao caro, ancora tu? Sei entrato oggi? Come scusi?- Sebastian era spaesato. Sì, ti ho visto qui ogni giorno davanti al nostro negozio, a parlare e giocare con il tuo album di figurine di calcio....cerchi qualcuno? Mi chiedevo se mai saresti entrato - aggiunse-fissavi per ore i manichini della nuova collezione primavera-estate. Tutti pensavamo che aspettassi qui davanti la tua mamma, ma poi te ne andavi sempre da solo dopo un paio d’ore. Ti possiamo aiutare? Certo, rispose Sebastian, il manichino bambino... Quale manichino tesoro? Ti assicuro che questo negozio non ha mai avuto nessun manichino bambino a questo piano, forse al terzo o... NO! La interruppe Sebastian piangendo. Il manichino qui davanti… alto come me, con i capelli neri, gli occhi verdi grandi tristi...

Era vestito sempre di blu all’inizio, poi lo cambiavate ogni giorno... Tesoro, non so cosa tu abbia visto ma ti assicuro che qui non c’è mai stato... NOI vedevamo te fissare il vetro, e parlare con chissà chi...

NO, NO, era qui, ne sono sicuro! Sebastian scoppiò in un pianto disperato, le commesse non sapevano più cosa dire. Perchè nessuno gli voleva dire dove era il suo amico, perchè nasconderlo? Che se ne fosse andato lui stesso? Che fosse partito, stanco di essere sempre lì inchiodato allo stesso posto? Era forse andato a visitar tutti i posti di cui avevano parlato? Che fosse stanco... di LUI? Questo pensiero lo distrusse. Se ne era andato. Lo aveva lasciato solo. Solo. Di nuovo. Non poteva crederci, dovevano stare insieme per sempre, sarebbe potuto andare a vivere da lui, mamma avrebbe capito, e lo avrebbero preso dal negozio; sarebbe stato il suo regalo di Natale per manichino. Sarebbero diventati come fratelli, sempre insieme, per sempre. Come una vera famiglia. Nessuno di loro sarebbe più stato solo, o sconfortato, o ridicolizzato.

Si sarebbero messi insieme i vestiti che avrebbero scelto per loro, e lui lo avrebbe scherzato per il suo pessimo gusto in fatto di camicie. Forse lui sarebbe stato sempre un o indietro, ma andava bene così, erano amici. Amici veri. Almeno manichino lo era stato per lui.

Con il cuore spezzato, si diresse verso il laghetto vicino a casa. Pianse disperato, poi decise di pulirsi il viso, non voleva far sapere a mamma che aveva pianto. Avvicinò il viso all’acqua e non potè credere ai suoi occhi.

MANICHINO!

Era lì, manichino era riflesso nel lago. Accanto a lui. Sebastian si girò, ma non vide nessuno. Si rigirò verso l’acqua ...era ancora lì...allora perchè non lo vedeva sul prato?

Ma dove sei?- Gli disse. Sono qui sciocco, non mi vedi?- Il manichino gli sorrise. NO! Non ti vedo, vieni fuori per favore! Non ti trovavo, ero disperato, nessuno ti aveva visto, pensavo che mi avessi abbandonato.

Abbandonato? E come pensi che possa succedere? Come sarebbe come penso che? Ma dove sei? Vedo solo la tua immagine riflessa, ma tu non ci sei.

No amico mio. Vedi la TUA immagine riflessa. Ma? Ma questo sei tu e...

No, quello che vedi Sebastian, sei tu. Sei sempre stato tu.

IO sono te, sono la tua immagine riflessa sulla vetrina. Non ti sei chiesto perchè nessuno a parte te mi avesse mai visto? Perchè le nostre immagini sono identiche? Certo, sono identiche perchè quello che tu vedevi nella vetrina, era il Sebastian che avresti voluto essere. Era il Sebastian che dovevi essere, era il vero te stesso.

Il manichino non è mai esistito, non ti sei mai chiesto come mai ti assomigliavo tanto? Perchè eravamo alti uguali?

Non hai mia notato, poco alla volta, che sembravo sempre meno un manichino e sempre di più un bambino vero?

Perche IO, la tua immagine, seguivo il tuo stato d’animo.

Quando hai guardato il tuo riflesso in quel negozio, la prima volta, eri un bambino triste, non c’era voglia di vivere in te. Non esisteva voglia di colore. Non c’era voglia di risate, di fare delle scelte, di confrontarsi con gli altri. Poi hai acquisito sicurezza in te stesso, e mano a mano sembravo più vero, ma la realtà è che eri tu ad essere più vero. Quando hai imparato ad essere sincero con te stesso, le tue paure sono scomparse, ed i miei vestiti, cioè i tuoi, sono diventati più colorati. La mattina il mio maglione era magicamente abbinato al tuo, non perchè ne avevamo parlato la sera prima, di come vestirci, ma perchè eri sempre e solo tu. Quando la nostra immagine era diversa era perchè avevi indosso una cosa, ma avresti voluto indossarne un’altra. Io riflettevo quello che tu avresti voluto vedere guardandoti allo specchio.

IO sono TE.

Sono sempre stato solo te. Adesso sei cresciuto e hai degli amici, non hai più bisogno di avere delle conferme o dei suggerimenti da “un manichino” nella vetrina di un negozio.

La tua immagine si riflette ovunque, in ogni specchio, vetrina o lago che sia. Adesso sei davvero te stesso e non hai più bisogno di me, devi soltanto ascoltare il tuo cuore e la tua vita sarà serena. Sebastian finalmente aveva capito! Ora era tutto chiaro. Era diventato tutto chiaro in un attimo. La sua mamma sorrideva quando lo vedeva provarsi i maglioni davanti allo specchio, quando lo sentiva ridere, o quando voleva comperare delle figurine da scambiare con gli amici. La sua mamma lo stava vedendo crescere, lo vedeva farsi degli amici ed essere più sicuro di sé. Sorrideva quando avano davanti al negozio e lui indicava il “manichino “ dicendole: Guarda mamma com’è elegante quel bambino! Pensando di indicare il suo amico. Ecco perchè aveva sorriso quando si era rifiutato di mettere la divisa il Sabato libero, e avevo preferito il maglione verde per andare in centro. Il suo amico manichino lo aveva traghettato verso la libertà, la felicità e la gioia. Gli sarebbe stato per sempre grato di questo, di averlo aiutato a riscoprire se stesso.

Il vero Sebastian.

Fine

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