Donne 4p6s2n
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- Words: 8,479
- Pages: 204
- Publisher: Teresa Ragusa
- Released Date: 2013-07-22
- Author: Teresa Ragusa
Donne
Teresa Ragusa
Edizione digitale: luglio 2013
ISBN: 9788868552565
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
SOMMARIO
Principessine
Ranetta
Tiziana
Poverina
Cristina
Nel Bozzolo
Manuela
Gigliola
Bimba solinga che danzi per via
Ferragosto
Eccola
Sonia
La strada
Antonella
Olga
Lena e il trono trovato
La villana
Due amiche
Barbara
Vera
Lucia
Marilena
Patrizia
Rosanna
Giovane sventurata
Anna
Lady dark
Elisabetta
Cristina
Lorena
Mara
La sparizione
Il diamante negli occhi
Chiara
Patrizia
Carmen
Perfetta
La castellana
Emanuela
Renata
Padrona
Il ritratto
Assassinata
Strega
Angela
Cinzia
Oriana
Giuseppina
Gabriella
Rina
Claudette
Paola
Vanda
Franca
Paola
Laura
Barbara
Valchiria italiana
La messa ti fa bella
Ninetta
L’ombra della togata
Letizia
Come mamma
Separata in casa
Grida nel silenzio
Lo spirito del tuo uomo
Ginetta
Al supermercato
Una sera d’estate sul lungomare
Sara
Tina
Rifiutare la veritÀ per sentenza di morte
Emily
Manu
Eva contro eva
Maria
Margherita
Teresa
Eve
Serena
Laura
Vania lucia
Isadora
Maurizia
Lei
Luisanna
Predatrice
Irina
Elia
Piccolina
Santocchia
La maestrina e il potere
Mimma
Sconosciuta
Dottoressa
Un atto finale
La salvaguardia della specie
Uno spirito riesumato
PRINCIPESSINE
Le favole vi fan credere al principe azzurro,
I padri vi fan credere d’essere loro principessine.
Qual favola si dipanerà da queste favole?
Favole che si confondono, s’inscrivono nella quotidianità di…
Principessine esaltate - Principessine sacrificate.
RANETTA
Un dono per te hanno i genitori:
Denari e un biglietto su scritto BUON VIAGGIO.
Guardi ignara.
Sorpresi loro della tua immemore.
Mamma ti ricorda il sogno: una vacanza al mare.
Ti sovviene di colpo la tua infanzia.
Agognavi distese di sabbia e mare,
Rotolandoti sull’erba agreste popolavi i giochi tuoi.
Sulle onde spumeggianti galleggiavi.
Sotto il carezzevole sole di primavera,
Disegnavi le onde del mare.
Tanta fantasia e pochi denari.
Mai avevi visto il mare.
Sognavi pure di volare.
Gambe cavalcioni sul ramo, pilotavi.
Allacciate le cinture, dicevi a ogni decollo.
L’atterraggio non c’era nelle tue inventive,
Scendevi dal ramo solo perché qualcuno ti distraeva dalle tue fantasie.
Nuotavi nei campi imitando le ranette.
Dipingevi mari al tramonto.
Dipingevi te sulla sabbia.
Dipingevi fondali marini fra pesci e bollicine.
Amavi la luce del sole all’alba,
Ti struggeva la luce del sole al tramonto.
Quanta allegria c’era nella tua fantasia.
Tu portavi colore in quella casa di contadini.
Tre lustri di sacrificio per il tuo sogno,
Non vedendo che quel sogno non più giocavi.
Ora altri interessi occupano la tua mente.
Li abbracci commossa accesa in volto.
Babbo coglie la tua vergogna e dice: I sogni si avverano nel tempo.
Tu capisci le sue parole, lo abbracci con veemente ammirazione.
Un volo ben più importante in quel momento ebbe inizio.
Ti sentivi una ranetta con le ali.
TIZIANA
Spensierata tu giochi sulla spiaggia.
Le tue movenze creano pruriti molesti.
Chiaro di luna il tuo corpo.
Motivo di desiderio quel corpo,
Per te null’altro che giochi sulla spiaggia.
Puledro selvaggio fra compite donzelle,
Forte t’assalì la vergogna,
Allorché un maschio chiamandoti a sé,
Ti chiese del mestruo.
La coscienza ti affiorò nel mezzo delle gambe.
Non più puledro selvaggio.
POVERINA
Generoso natale è in te, mal usato dai genitori.
Esaltano l’inclinazione diseducano il talento.
Superbia ti stuzzica l’ammirazione.
Schiava del tuo dono non sai più amare.
Schiava del tuo dono non sai più giocare.
Schiava del tuo dono non vuoi imparare.
Il volto dell’innocenza cede all’alterezza.
Ammirazione porti bimba per talento donato.
Pena ho io principessina dal talento spiegazzato.
CRISTINA
Quel che apprendi canti.
Canti quel che sai.
Sai solo canzonette.
NEL BOZZOLO
Tutte le mattine mamma aveva cura del tuo risveglio.
Per te, tutte le mattine, pronto il bagno e la colazione.
Mamma poi ti faceva le treccine.
In buon ordine sempre andavi a scuola.
Ordinati i quaderni e le amiche.
Diligente sì, non brillavi d’ardimento,
Sempre ordinata però tu eri.
Le elementari in buon ordine tu frequentasti,
Alle medie arrivasti con quest’ordine.
Il secondo anno alle medie era il ’68.
Di colpo cambiasti ordine per scioperare.
Mamma continuava ad avere cura di te tutte le mattine.
Il tuo ordine montava fino a diventar disordine.
Un nuovo elastico tu prendesti per mantenere le treccine.
MANUELA
Manuela la scuola fu il tuo tempio.
Nel mondo che fu:
La scuola ben premiò le tue fatiche,
Nella scuola avevi tante amiche.
Nel mondo che fu:
La scuola ti regalò ore di sonno,
Nella scuola girava il tuo mondo.
Nel mondo che fu:
La scuola era a te vicina,
Nella scuola giocavi alla maestrina.
Nel mondo che fu:
La scuola ti faceva pavona,
Nella scuola ponevi corona.
Nel mondo che fu:
Privilegio d’essere figlia del bidello
Vanto d’abitare nel cortile del tempio.
GIGLIOLA
Il ricordo che ho di te è l’amabile coda di cavallo.
Piccola donna, pur solo qualche anno più di me.
Piccola donna, pur solo qualche anno più di tua sorella.
Piccola donna, baloccavi seduzione laddove i maschi non c’erano.
Piccola donna ricordo: desideravo la coda di cavallo come te.
BIMBA SOLINGA CHE DANZI PER VIA
Bimba solinga che danzi per via,
nessun pedone incrocia la tua allegria,
forse neppure qualche automobilista.
Pure io sfreccio ma sono attratta dal tuo movimento.
Ammiro la tua concentrazione:
È un ballo immaginato è un ballo inventato.
Inventi la tua espressione immagini forse gli spettatori.
Poco importa la mia fantasia
Conta l’attimo di vederti danzare per via.
FERRAGOSTO
Al calar della notte anche i bimbi sulla spiaggia.
La spiaggia stracolma di gente.
Gente carica d’attesa.
Marea d’occhi guarda la superficie del mare.
Sulle creste una barca è signora.
Tutti per lei in programmata attesa.
Il tempo a vano, placido l’andirivieni del mare.
La notizia giunge alle orecchie come onda alla spiaggia.
La barca ha imbarcato acqua, i fuochi d’artificio son bagnati.
Lentamente la folla si assottiglia.
Solo i più tenaci permangono nell’attesa.
È notte fonda, speranza ormai svanita.
Una bimba si avvia a testa bassa: l’incedere è triste.
L’incedere è stanco il corpo mortificato.
Un botto squarcia l’aria.
Rapido lo sguardo della bimba, un lampo la gioia.
Corre a mille a catturare le luci nella notte.
È quella corsa un vero fuoco d’artificio,
Una corsa esplosa nel tempo di un botto.
ECCOLA
Un lustro appena
Già ti distingui fra pari.
Pura gioia di vivere
Pura gioia di cantare
Pura gioia di presenza
Pura gioia d’amare.
Non ti ho visto correre
Non ti ho visto giocare
Non ti ho visto piroettare.
Ti ho visto solo in coro cantare.
In quel canto tutto il tuo splendore.
SONIA
Blandizia aulente echeggia il tuo nome.
Sciolti i capelli in seriche chiome,
son estasi al tuo nome.
Serica la pelle ai raggi del sole,
dorata duna è il tuo nome.
Scivola sul tuo corpo la mano bramante,
scabra divieni all’istante.
LA STRADA
Raminga senza dimora alla ricerca di lavoro.
Disgraziato lui ti offre faccenda.
Bisognosa tu non vedi i suoi panni.
Nel tugurio ti fa accomodare ti mostra il da fare.
Tu paga in cuore - cieca al sito osservi il da fare.
Lui ti afferra e monta su di te.
Muta scalci e allontani la smania.
Lui è forte, lui è morte: soccombi al voluttuoso sudore.
ANTONELLA
Lisci capelli biondi svolazzanti alla brezza,
volto verso il cielo e portamento fiero,
ti avvicini al sacro con in mano il cero.
Indi genuflessa davanti al Buon Dio,
ringrazi in preghiera colma di brio.
Vesti da gran modella qual sei,
con gli amuleti in tasca sfili per via,
confidi traboccante di scaramanzia.
Degli spasimanti sei padrona - delle rivali timorosa.
Pensi d’essere forte d’intelletto,
credi d’esser fervida in preghiera,
dici d’essere scaramantica per difetto.
La figura è pregnante il resto è esitazione.
OLGA
Il tuo presente avverti sospeso pur molte le soddisfazioni.
Tutto bene nel lavoro e affetti tanti amici e svaghi.
Quando sola fra le tue cose un quid senti sfuggire.
Una cappa esistenziale ti opprime:
Costellazione misconosciuta a principio intelligibile.
Quel che è venuto se ne sarebbe andato, anzi rimaneva!
Una domenica mattina una telefonata ti sveglia.
Un’anonima voce di donna annuncia la maternità col tuo uomo.
Pensasti allo scherzo ma la cappa si sciolse.
Guardasti il tuo uomo per scorgere verità.
Vedesti presente e ato.
Occhi sfuggenti ora, assenze ieri.
Imbarazzo adesso - abbracci di rifugio ieri.
Il bimbo ha due anni.
Tu trattieni la rabbia, lui ti assicura dell’errore.
La chiarezza ha sopravvento: gli molli uno schiaffo e te ne vai.
Senti forte il rifiuto dell’uomo menzognero.
Non rifiuti il padre sentendoti vicino alla madre.
LENA E IL TRONO TROVATO
Costretta a letto immobile, la cupezza di Lena è svanita.
Volto disteso, pelle luminosa, finissima porcellana, appare.
Nessuno mai aveva colto tua bellezza.
Tu stessa ti rispecchi sentendoti regina.
Il letto divenne il tuo trono.
Trono che nessun vede per discreto comando.
Nata per regnare.
Pria, la composta gentilezza, reputata era tristezza.
Ora, la compostezza, è disposizione.
Ogni richiesta mostra finezza, i gesti placida eleganza.
Le amiche ronzano intorno come api operaie,
gli amici trasformati in fuchi iniziatori.
Consacrata reginetta nel giaciglio.
LA VILLANA
Gigante gambona, aristocratica cialtrona, incalzi lieta:
Villana non son perché villa non ho, quando villa avrò …
Villana sarò.
DUE AMICHE
Partenza all’alba ore di macchina, stereo a palla.
Finalmente a Firenze, finalmente agli Uffizi.
Una lunga coda nel luogo di destinazione.
In fila con trasporto in fila con rassegnazione.
Unite le due amiche avanzano o o.
L’attesa genera azione:
Chi legge la guida, chi chiacchiera o si lamenta,
chi ascolta i commenti in vago sorriso.
È un popolo in avanzata attesa.
Finalmente davanti all’ingresso.
Finalmente le due amiche iniziano la visita agli Uffizi.
L’una guarda assorta l’altra osserva distratta.
Mormorio reverenziale attraversa la galleria.
L’altra qualche o avanti l’una distolta d’ammirazione.
Mormorio reverenziale attraversa la galleria.
L’una commenta ad alta voce per trattenere l’altra -
l’altra invita l’una a muovere il o.
Mormorio reverenziale attraversa la galleria.
L’altra di colpo s’arresta e non più si muove,
l’una la raggiunge e con lei s’inchioda.
Entrambe ora stanno davanti all’opera sublime.
Un’esclamazione reverenziale fluttua in quella stanza.
L’una non più commenta l’altra non più invita ad avanzare il o.
L’atteso immaginato, l’inatteso stupore è innanzi agli occhi loro.
BARBARA
Dalla luna al mare volgi la tua giovane esistenza.
Per te la vita è festa planetaria è abisso mortale.
La luna è la tua dimora,
e quando essa si apre nella soffice luce,
tu ancor più splendente appari.
Ti mostri scintillante al mondo in festa,
lanciandoti in tuffo mirabolante.
Penetri le acque scure e profonde del mare.
Nessun più ti vede…,
…apprensione per la tua sparizione.
Poi eccoti là, a dar mostra di te, alle porte della luna.
Ti rituffi e riprende la meraviglia.
Di nuovo scompari nelle acque profonde e scure del mare.
Poi eccoti là, a dar mostra di te,
fra le mani, una scintilla di luna,
leggera cade trasformandosi in bianca piuma.
VERA
A metà mattinata,
come d’abitudine Vera va al bar.
Al solito incontra altri colleghi,
al solito banale conversazione.
Uscendo dal bar scontra un uomo,
scusi, scusi lei, ognun poi prosegue.
Il giorno appresso, consueta pausa al bar.
Sul posto c’è lo sconosciuto,
lui saluta col capo,
Vera ricambia disinvolta.
Lo sconosciuto si avvicina rivolgendole parola.
Vera ricambia, s’incrociano sguardi e risa.
Entrambi muovono all’unisono,
fino al punto buio del bar.
Un turbinio di fascino sensuale li prende,
vera gli mette una mano in tasca.
Lo sconosciuto è estasiato,
si butta a terra sopra di lei in coito animalesco.
Lo sconosciuto ulula.
L’ululo del lupo solitario nella steppa,
infrange i rumori abituali.
La gente guarda con stupito imbarazzo.
Lo sconosciuto appoggiato al bancone trasale,
risalendo dall’abisso della propria animalità.
Ignara Vera, di tanto ispirato possesso,
Maliziosi i colleghi di tanta ispirata bestialità.
LUCIA
Per mamma tua sei la più bella del reame.
Sei bella sì!!
Per mamma esisti solo tu.
Sei bella sì!!
Per mamma tua elegante sei solo tu.
Sei bella sì!!
Per mamma tua tutte le donne schiantano d’invidia.
Sei bella sì!!
Per mamma tua gli uomini contendono.
Sei bella sì!!
Per mamma tua il sole sorge a presentare la tua bellezza.
Sei bella sì!!
Per mamma tua la notte cala a cullare il tuo riposo.
Sei bella sì!!
Per mamma tua signora sei solo tu.
Sei bella sì!!
Per mamma tua sei più bella delle tue figlie.
Sei bella sì!!
Per mamma tua la stanchezza non ti sciupa.
Sei bella sì!!
Lucia, mamma tua è una palla.
MARILENA
Rifiuti la campagna per brillare in città.
La città scintillante offusca la tua luce.
PATRIZIA
Alla prova d’amore ti neghi.
Per te non si fa.
Orgogliosa per nascita e forza di volontà
Ancheggi senza rivolgere sguardo intorno.
I suoi occhi ossessi degli sguardi altrui
Dalla sua bocca emana l’apostrofo Puttana.
Donna madonna donna puttana.
Per te non si fa.
A onor del vero mantieni la verginità.
Lui ti vuole,
ancor ti neghi a dimostrar la tua castità.
ROSANNA
Di tre sorelle tu sei la stella.
Brilli accanto alla luna nera.
Accompagni la mezza luna.
GIOVANE SVENTURATA
Violentata in famiglia,
Venduta dal fidanzato.
Sola in paesi stranieri.
L’Italia è pure straniera.
Poi un cliente ti allunga la mano,
Tu pronta l’afferri.
In Italia non ti senti più sola,
ritrovi dignità.
Dignità breve,
malmenata dall’ammalata che assistevi.
Dignità in costruzione,
vuoi fare famiglia.
Maltrattata dal compagno,
chiedi aiuto per non abbandonar il figlio.
Sei mamma per amore,
sei mamma per tenerezza,
salvarti insieme al figlio vuoi.
Chi ti vuol portar via la tua salvezza,
è carnefice tuo.
Temi il tuo ato,
temi di cadere per disperazione.
Sventurata non temere
Il germe della salvezza ti appartiene.
ANNA
Una laurea in tasca e una sola idea:
Un lavoro dipendente.
Convincerti a più scelte è vano.
I suggerimenti per te sono azzardo.
Unica laureata in famiglia.
Unica femmina laureata in famiglia.
Lì si annida la tua paura.
Riesci nel tuo intento al lavoro dipendente.
Butti la laurea e lavori in famiglia.
LADY DARK
Fuscello in primavera - fuscello di giardino.
Vivi riflessa nell’avversata madre.
Come lei fu umiliata corteggiata e riconquistata,
tu vuoi essere umiliata corteggiata ma riconquistare.
Fuscello in primavera - fuscello in discoteca
Vivi riflessa nell’amata nonna.
Lei ballò una notte con lo sconosciuto,
lui popolò i suoi sogni nell’oscuro matrimonio.
Come lei, vuoi andare all’altare con chi non danzi,
e poi sognare il danzatore.
Fuscello in primavera - fuscello all’aria
Vivi sospesa in storie non tue.
ELISABETTA
Una miniera di carbone è il tuo amore,
carbone usato a scarabocchio.
Carbone ardente sulle vesti,
carbone soffocato al di sotto.
Con le tasche piene di quel carbone,
t’avventuri in ogni dove.
A tanti lui vuoi infiammare il cuore,
a nessun lui mantenere calore.
Continui a scarabocchiare
Ignara di non sapere amare.
CRISTINA
Aria milanese usi come profumo,
chi s’inebria lo sa.
Tu non sai ch’è profumo di periferia,
chi s’inebria lo sa.
Non è di quel profumo che inebri,
Questo però tu non lo sai.
LORENA
Nei tuoi occhi incastonati hai due smeraldi.
I capelli accesi di nero corvino.
La pelle ambrata fa dispetto alla luna.
Bella è la semplicità che porta a so tanta beltà.
MARA
Ti han detto: Tu non sei matta. Fai diventar matti!
La frase tu prendesti a complimento
continuando col tiranneggiamento.
Afferri le persone con unghie e spaventi
perché sola non sai stare perché sola ti tormenti.
Matto chi finezza di verità - menzogna con te usò
Matta tu che la verità - menzogna non comprendi.
LA SPARIZIONE
Un solo sapere allieta o sconvolge.
Un solo sapere cambia il tuo mondo.
Un solo sapere riempie la mente.
Un solo sapere per precipitare nel niente.
Tu sei sconvolta del tuo sapere.
Piombo segreto dentro quel grembo.
Il pensiero infante
Si confronta con quel sapere.
Quel che per natura si mostra
Tu, per mente infante, nascondi.
Quel che per natura si forma,
La tua mente infante sforma.
Ci vuol riparo
Ci vuol restrizione
Contro piena natura.
Stringi stringi la guaina
Il corpo appena appena nutri.
Nessun vede il tuo sapere
Aumenta il segreto dentro quel grembo.
Nella tua mente infante non c’è l’aborto
Nella tua mente infante c’è la sparizione.
IL DIAMANTE NEGLI OCCHI
Vento di Sud-Ovest giunge a vellicarti,
Vento a Sud-Est frenetica cavalchi:
Migrante scali nel Nord Italico invitante.
Accetti un diamante all’occhio offerto,
Subitamente corrotta anima carne aspetto.
In corpo la sicurezza incurante d’avvenire:
Essenze miste a umori madori voluttà
Viluppo in spasimi dilettosi sì rumorosi.
Negli occhi il luccichio del diamante mostrato.
CHIARA
Chiara, ragazza cara,
hai forse tu l’abisso nell’anima?
Chiara, ragazza cara,
pensi forse d’essere malvagia?
Chiara, ragazza cara,
pensa che chi ti dette questo nome
lo fece per non vedere l’abisso di sé.
PATRIZIA
Ami il mare e affronti la vita con spirito di stambecco.
Crei casa ovunque ti rechi eppur temi gli ospiti.
Sciogli i tuoi tremori e vivi in libertà.
Sii felice della creatura che è in te.
CARMEN
Generosa con te fu la natura -
Avaro con te fu tuo marito.
Ti consolasti nel letto di un altro
Che mai ti portò via.
Generosa fu con te la natura -
Avaro con te fu l’amante.
Malata d’amore scivolasti nel sonno.
Il sonno popolato d’amore
Ti promise gioia.
Ti svegliasti temprata,
Ti svegliati fiduciosa d’essere presa.
Null’altro avvenne di ciò che già non era avvenuto.
Generosa con te fu la natura.
Orgoglioso tuo marito d’essere l’eletto,
Ti lasciò certo di non essere mai stato becco.
PERFETTA
Insicura del tuo aspetto - insicura per diletto.
Uomini e donne prodighi a ravvivarti,
Il tuo uomo prodigo a scoparti.
Contestatrice in piazza,
Divenisti moglie di rappresentanza.
Iniziasti col vendere le tue idee con garbo,
Proseguisti accumulando regali con vanto.
Perfetta, ti diceva tuo marito,
Perfetta, rispondevano in coro gli amici.
Perfetta in ogni dove,
Fantasticavi il tradimento.
Febbrile ti afferrò il desiderio,
Ben strana questa febbre,
Tuo marito diagnosticò: Influenza.
Non ti lasciasti andare al delirio
Per gratitudine al consorte.
LA CASTELLANA
Vivi chiusa in un franoso castello,
Prigioniera di un principe maledetto,
Che ti promette diuturno diletto.
Lui ti avvolge forte,
Ti esalta l’amore morte.
Pensi che nessuna è amata più di te,
Ognuna invidierebbe il tuo uomo,
Tutte invidierebbero il tuo abbandono.
Poggi il piede a terra,
Lui di nuovo ti afferra,
Pestandoti a dovere.
Dopo la ione, brutale dolore.
EMANUELA
Non tutti, l’alba chiama dolcemente,
Solo lei s’alza magnificamente.
La regista si aggira fra le quinte,
A preparare con rito la sua colazione.
Soddisfatta s’ammanta di piacere,
Seduta d’avanti al televisore.
Dà la sveglia ai protagonisti,
Dopo aver preparato la colazione.
Ognuno assonnato dà il buongiorno,
Taluno assonnato si attarda al giorno.
Adempiuta l’igiene
Tutti son pronti alla partenza.
Sola rimane la regista.
Gira china intorno ai letti,
Imprime forza allo spazzolone,
a lo straccio ovunque con precisione.
Risciacqua lo straccio,
assicurandosi la nitidezza delle sue azioni.
Stende lo straccio e tira i lembi,
Nel rituale della precisione.
Rientra in casa,
L’occhio esplora l’ordine, con soddisfazione.
Il tempo di pensare al pasto…
Già le sue mani sono all’impasto.
Le verdure nelle sue mani diventan mazzi di fiori.
I pezzetti di carne son corallo da infilare nello stecchino.
La macedonia rovesciata dalla lattina è tavolozza di colori.
Il tempo gastronomico la vede sempre assorta.
A tavola tutti han qualcosa da dire,
Lei silenziosa ascolta.
Annuisce, scuote la testa, sorride, fa la smorfietta,
A questa e quell’altra voce.
Dopo pranzo va a riposare.
Distesa sul letto,
Si guarda intorno e già gli occhi chiude.
Dorme brevi minuti e ormai s’aggira zelante,
A mantenere l’ordine ogni istante.
Cala la sera non già per arrecarsi svago,
Cala la sera per chiudere il sipario.
RENATA
Il tuo uomo desidera il possesso.
Il tuo uomo si scioglie al nutrimento del bebè.
Goccia di rugiada impressa nella sua anima.
Aurora presenza sempre rinnovata.
Egli sceglie le tue vesti egli ti veste.
Come te morbido - come te sinuoso,
Come te accogliente come te avvolgente.
La sua anima vuole librarsi e prendere forma.
La sua anima fantastica d’essere te.
PADRONA
Nella casa tutto è come desideri.
Moquette color piombo,
Tappeti floreali a tinte pastello in armoniose tonalità.
I muri ricoperti da drappeggi di seta bordeaux,
Lo stesso colore, le porte.
Tende bianche contornate da mantovane e coccarde.
Di grande sfarzo è la sala:
Ebani, divani bianchi, poltrone bordeaux, disposti per contrasto.
Cristalli di Boemia, argenti, giade e avorio sparsi a gogo.
Quadri nei corridoi e camere per dare nuance agli ambienti,
Gli spot li inondano di luce rendendoli visibili al più distratto.
Due bagni padronali per essere sempre in agio al bisogno.
Una camera per gli ospiti con salottino scrittoio e bagno.
Funzionale la cucina per la domestica.
Piante e fiori in ogni dove per accendere lo sfarzo.
Vasi ricolmi di rose bianche, grandi piante grasse per creare austerità.
Ulivi e limoni sulla terrazza e oleandri tutt’intorno.
Nella casa tutto è come desideri.
In casa è tutto come vuoi.
Solo il compagno non è al suo posto.
IL RITRATTO
Dalle carabattole un tempo acconce,
Nella densa polvere del tempo andato,
Là dove gli oggetti riposano a memoria,
Affiora un quadro.
La polvere lo copre, la mano la solleva via,
È il suo ritratto.
La sua giovane bellezza velata di tristezza.
La mano insiste a levar la polvere,
La sua tristezza non si toglie.
Mai prima ti accorgesti di questa tristezza,
Sempre in memoria allegra.
Nel tempo reale ella avea celato la mistificazione:
<
>,
Tu non ti avvedesti che la parola tradiva il sentimento.
Neppure il tempo essenziale svela la mistificazione,
Preferisci credere ancora alle sue parole,
Sepolte là dove nessun oggetto riposa a memoria.
ASSASSINATA
Parlavi di salvezza dell’anima,
In luogo di fratelli disperati.
Lui ladruncolo da strapazzo,
T’invitò a sguardi titubanti.
Ti prese accarezzandoti le mani,
Assecondasti la sua azione.
Lettere d’amore tessevano la trama,
Di fare famiglia insieme.
Lì divenisti sua sposa,
Lì mostrasti di non aver pregiudizio.
Lì, volontaria non fu più la tua presenza,
Lì privata divenne la tua parola.
Arriva finalmente il giorno tanto atteso,
Tu fuori ad attendere la sua uscita.
L’abbraccio suggella l’unione in libertà.
Dalle mostrate intenzioni ai fatti,
Il miracoloso mutamento non durò in avvenire,
Avanzò semmai il prosaico mantenimento.
Sotto il peso dell’ordine,
La stanchezza prendeva il sopravvento.
Sotto il peso dei figli, lui tradì ogni parola.
Il sogno di famiglia insieme divenne inferno.
Lui entra ed esce in luogo di fratelli
disperati.
Tu vuoi la separazione,
Lui non ti vuole libera da sé.
Lui fantastica l’unione eterna:
Su un prato ti avrebbe sparato e poi cadere morto su te:
Di nuovo insieme per sempre.
L’incontro avvenne in macchina,
Sul sedile posteriore i vostri bimbi.
Tu ancora gli dicesti di no!
Lui sfoderò il pugnale colpendoti più e più al ventre.
Scappò colmo di paura e vergogna.
In luogo di fratelli disperati,
Iniziò il tuo, suo amore,
In luogo di fratelli disperati egli si lacera in ricordo di te.
STREGA
Il rogo non è spento,
Ha solo mutato aspetto.
L’inquisitore sta nel tuo letto,
A giocare per suo diletto.
Dentro il letto si trastulla,
In forza della carne tua.
Al finire si lambicca di tua condanna,
Per la forza dello spirito che osanna.
Sia condanna e impedito di vederla,
Non abbiano riparo le vergogne sue.
Strega veggente,
Non ti azzardare a vedere le ragioni delle condanne sue.
Strega maledetta,
Emblema di vergogna, nessun ti vuole.
Strega pensante,
Non rimostrar ragione, tu non ne hai.
Strega maledetta,
Qual comandamento reclami, tu non ne hai.
Strega camuffata,
A vederti non macchi l’onorabilità.
Strega maledetta,
Lingue di fuoco accendono la sua carne.
Strega affranta,
Lingue d’ossessive serpi logorano il carme.
Strega maledetta,
Lui lava la spontaneità che spalmi intorno…
Con distante silenzio e appartato lamento.
ANGELA
Sai di avere un bel volto,
Gli uomini ti han fatto notare l’insignificante corpo,
Rammaricata sculetti allora con la faccia.
Non fraintendere, non hai la faccia da culo.
Hai sostituito il culo con la faccia.
CINZIA
Determinata a sposare.
Sposa immatura all’anagrafe.
Sposa col consenso dei genitori.
Madre per scelta.
Felice per eredità e fortuna.
ORIANA
Rotte dalla fatica le membra tue
Lavori senza sosta.
Rotto dall’amarezza il cuore tuo
Deponi ad angolo ogni speranza.
Avanti così per anni indefessi
Ferma così per tema assopito.
Troppa gente triste intorno a te
Non ti scuote dal giogo.
Rassegnata all’amarezza
Votata al lavoro.
Vai dalla maga scientifica
Lei dice: <
>.
Solo questo e decidi il divorzio.
La vita riprese serena.
GIUSEPPINA
La famiglia tu vuoi al tuo cospetto
Ad alleviar le ansie tue.
Tre maschi tu vuoi comandare
Perché di te non hai comando.
Tuono furibondo la tua ira
Fulmine bruciante la tua ansia.
Avido pescatore butti la tua rete
A rastrellare il fondo.
Sacrifichi così chi s’impiglia
Disapprovi chi si salva.
Le tue paure non senton ragioni
Le tue paure per te non son tali.
Nulla ascolti nulla impari
Monumento all’ottusità appari.
Capro espiatorio invece sei
Per esserti innamorata di un figlio tuo.
Capro espiatorio è pure quel figlio
Per essere il bello di famiglia
Per essere il bello di quartiere.
GABRIELLA
In connubio con tua mezza mela
Ti gusti la vita in briosa sobrietà.
RINA
Fai quadrare i conti di spesa
Girando più di un negozio.
Fai quadrare i conti di spesa
Comprando in più negozi.
Ciclista di spesa in ogni stagione
Ciclista per piacevole distrazione.
Nessun ti distrae dal tuo svago
Lui è contento di questo svago.
Economa al centesimo
Ti regali la ghiottoneria.
Economa al centesimo
Di nascosto trangugi la ghiottoneria.
Il marito avaro è contento del tuo svago.
CLAUDETTE
Parole come petali escono dalla tua bocca.
Azioni spinose sorgono dal tuo comportamento.
Le mani sudaticce tradiscono la tua ansia.
Rosa spinosa nella nebbia.
PAOLA
La tua voce a orecchio attento
Immagine crea d’uccellin nella boassa.
Tu piccolina, perso hai il florido aspetto,
Di te piccolina, sola nonna udì il tacito pianto.
Lei ti abbracciò con amore e ti nutrì con attenzione,
A lei ti aggrappasti d’inconsapevole aspettazione.
Nel suo calore imparasti a pigolare,
Del solo suo contatto ricordi amore.
Quel contatto divenne inconsapevole memoria,
E con essa il pigolare e l’amore.
Per infante saggezza apprendesti
A non pigolare fra le belve iene.
Da grande perdesti la saggezza
E iniziasti a pigolare con le iene.
Le iene non ti danno ascolto
Le iene vogliono solo apporto.
La tua voce a orecchio attento
Immagine crea d’uccellin nella boassa.
La tua voce a orecchio attento
Crea scaltro uccellin posato su coda delle iene.
VANDA
Senza di lui per via con la bicicletta,
Unita a lui per via in lambretta.
Con lui avvezza al foulard per non scapigliar i capelli.
Senza di lui avvezza al foulard per il calor della testa.
Una vita semplice,
Un arco di vita in bicicletta o lambretta.
Poi una vita solo in bicicletta.
FRANCA
Il buio è sceso sulla città,
Il buio è sceso sulla tua pelle.
Pelle odorosa,
Pelle bisognosa di riposo.
Riposo guadagnato,
Riposo pregustato.
Vai assorta nei tuoi pensieri,
Vai al solito o.
o spedito e stanco,
o sicuramente pesante.
Intorno nulla da guardare,
Intorno tutto conosciuto.
L’abitudine dà sicurezza,
L’abitudine accompagna i gesti tuoi.
Gesti abitudinari,
Gesti di donna.
Donna forgiata alla fatica,
Donna nata per la libertà.
Il buio è sceso sulla città,
Il buio è sceso sulla tua pelle.
Pelle odorosa,
Pelle bisognosa di riposo.
Pelle di colpo strappata all’abitudine,
Pelle di colpo strappata alla persona.
Pelle sbattuta sulla dura terra,
Schifo dolore umiliazione,
Ti fan pensare:
Non voglia il porco impastare il mio sangue con la terra.
PAOLA
Che incanto l’impressione di te.
Tu uscita da un quadro di Rembrandt,
Nell’istante confondi chi ti guarda.
Poi, per ritrovata collocazione,
I sensi divengono il pennello di Rembrandt.
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce l’indugio dello sguardo.
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce il malizioso sorriso.
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce la parola peritosa
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce l’ansia nel petto.
Il tempo che vivi tradisce il volto antico d’ancella agreste.
LAURA
Carne morta battuta diventa tenera.
Carne viva battuta diventa dura.
Dura è la tua carne per mano di genitori.
Dura è la tua carne per mano di consorte.
Ora che hai chi ti vuol bene ancor non rinvieni.
BARBARA
Connubio in arte connubio sereno.
Con lui dipingi ad arte pareti in casa:
Stelle stelline in camera della bambina,
Tigre tigrotta nella stanzotta.
VALCHIRIA ITALIANA
Tu già sposa per sventura in amante per scelta.
Lui già sposo per scelta in amante per diletto.
Tu nulla da perdere hai, da lui vuoi un altro altare.
Lui conta di tenere capra e orticello.
L’inaspettato diventa atteso, il caos succede.
Lui sceglie te perché madre di suo figlio
Confidando nella sua solida famiglia.
La sua solida famiglia è invece d’argilla.
Valchiria italiana per te la vittoria è grama.
Ti credesti l’eletta tra una moglie e un figlio.
Illuso lui a credere d’avere una solida famiglia.
Fatto non aveva i conti con quel figlio.
Il vostro letto divenne di procuste
Per la sua ossessione di quel figlio.
Il vostro letto divenne di procuste
Per la preoccupazione di tuo figlio.
LA MESSA TI FA BELLA
Tanta sofferenza sedimentata dentro
Tanta subita violenza
Ha scolpito un volto arcigno
Ha gettato tetraggine negli occhi.
Solo dopo messa
Una luce sul tuo volto.
Solo a messa plachi il dolore.
NINETTA
La natura ti fece debole la vista
Il tuo uomo mai n’ebbe cura.
Solo un’amica in tua compagnia
Quell’amica oggi vede per te.
L’OMBRA DELLA TOGATA
Volgevi lo sguardo a destra e a manca,
Salutavi questo e quello
A tutti davi un sorriso.
Avvocata, cercavi gli sguardi dei giudici.
Avvocata, cercavi gli sguardi del presidente.
Avvocata, incontravi lo sguardo del tuo cliente.
Nessun sospettava i timori celati sotto la toga.
Donna bambina, avevi paura dei genitori
Donna bambina, avevi paura del buio
Donna bambina, avevi paura a star da sola.
Finalmente superate le paure.
Non più volgi lo sguardo a destra e a manca,
Saluti questo ma non quello,
A chi merita dai un sorriso.
Immediata l’intuizione del precedente alone:
Avvocata, volgevi lo sguardo a destra e a manca,
Per la sicurezza di non essere sola.
LETIZIA
Letizia, placido orgoglio il tuo nome.
Figlia di contadini lieti della condizione.
Destino per tradizione il tuo avvenire.
Lavoravi alacremente fra bestiame e letame.
Ti sfamavi fra olezzi di bestiame e letame.
Dietro la cucina c’era la stalla
Che d’inverno raccoglieva le cacche di famiglia.
Nell’aia stava il catino con l’acqua scaldata al sole
Per lavare le fatiche di famiglia.
Sul comò il Pino Silvestre per i giorni di festa.
Nell’orto, fra melanzane piselli e pomidoro, le dalie per te.
Dalie recise poste sul tavolo in cucina.
Le dalie dell’orto tu non donavi.
Le dalie infracidiate poste al centro tavola donavi con letizia.
COME MAMMA
Benestante di famiglia
Fai la signorina shopping.
Benestante di famiglia sposi chi denari non tiene.
Lavorare in due il marito ti chiede
Disprezzando il padre tuo.
Recrimini che vuoi fare la signora
Recrimini di fare la signora come mamma tua.
Avanti così per anni:
Inviperita e spenta tu’ rabbioso e infiammato lui.
Lui chiede aiuto e l’inatteso avviene:
Lui ti guarda come non più speravi.
Ti concedi alle sue braccia,
Sospendi la recriminazione.
SEPARATA IN CASA
Tante parole di distacco, lardellate di tremori’
È solo crosta la calma che mostri.
Non dici quel che temi di perdere,
Parli di quel che i figli devono avere.
Da loro cerchi confidenze su di lui
In loro ti rifugi nel dolore
Loro sono tuo muto riparo.
Nel sacrificio materno culli le tue paure
Nella corazza conduci segreta battaglia.
Cattivo chi parla delle tue paure,
Crudele chi il sacrificio non comprende.
Sentinella mimetizzata
Custodisci la ricchezza matrimoniale.
In questa ricchezza stanno i figli gioiello.
Figli gioiello brillano come vetro.
GRIDA NEL SILENZIO
Nel silenzio della tua casa si consumano due vite:
La tua e quella di un figlio negletto dal padre.
Tu amministri il denaro che il coniuge guadagna’
Tu acquisti iniquamente fra il figlio prediletto e il negletto.
Il figlio prediletto veste secondo moda
Il negletto veste secondi panni.
Lui sordamente amministra il volere:
Il tuo e quello del negletto.
Il negletto in quella fabbrica deve lavorare.
Il negletto urla il suo dolore,
Le sue urla diventano botte su di te.
Tu chiedi pietà per quel figlio,
Il coniuge dispensa le cattiverie e tace.
Continui tu gli acquisti iniqui fra i due figli.
Per te il coniuge non è cattivo,
È solo che non ama te e quel figlio.
Pensi e sai che non t’ama e chiedi a lui di visitare Roma.
Lui sorridendoti ti dice:
<
>.
Taci umiliata ando l’urlo trattenuto al negletto,
Le sue urla diventano botte su di te.
LO SPIRITO DEL TUO UOMO
Per molti anni vedi solo lui,
Lui vede solo la bottiglia.
Lui il tuo sogno di ragazzina
Tu il suo approdo alla pigrizia dolore.
Tu lavori per lui
Lui dorme per te.
Tu reagisci per lui
Lui piange per sé.
Un giorno ti guardi intorno e vedi che la gente vive’
Da quel giorno vuoi vivere pure tu.
Lui vede solo la bottiglia.
Tu allora vuoi ricostruirti in nuova vita’
Stanca di sacrifici e rinunce per quel genere di famiglia.
Lui non t’afferra volendo ancor di più la bottiglia.
Hai deciso, ti separi!
Nella calma tutto si svolge un giorno:
Lui a letto senza volontà,
Tu a fare la spesa per la famiglia.
Torni a casa ed è lo scompiglio.
La violenza lui ha rivolto su di sé:
Lui se n’è andato in silenzio
Perché solo nel silenzio sapeva agire.
La colpa si mescola con la voglia di cura di te’
La colpa si mescola con la voglia di vivere.
La paura si nasconde nella voglia di compagnia’
Fra le lenzuola la paura si placa nella luce della lampadina:
Lo spirito del tuo uomo cacciato dall’artificio.
Finalmente spegni la lampadina per dare sicurezza alle figlie.
GINETTA
Ti dico ora quel che mai ebbi nelle labbra
Perché in quel presente, non sapevo dire.
Ti dico ora quel che mai ebbi nelle labbra
Perché in quel presente, il domani era come ieri.
Ti dico ora quel che mai ebbi nelle labbra
Perché in quel presente, non sapevo tua discrezione.
Ti dico ora quel che sempre ebbi di sentimenti
Perché quel presente io porto ancora con me:
Ginetta ti voglio bene.
AL SUPERMERCATO
Sei solo una mamma gigante
Sei solo una mamma massiccia
Sei solo una mamma senza grazia
Sei solo una mamma col suo bimbo
Sei solo una mamma col bimbo in carrello
Sei solo una mamma superba
Sei solo una mamma tesa a riempire il carrello.
In questo modo ti vedo aggirarti al supermercato.
Davanti alla cassa il bimbo vuole l’acqua.
Tu gigante senza grazia, sviti il tappo alla bottiglia.
Di colpo la tua durezza si fa meraviglia
Di colpo non sei più gigante senza grazia
Di colpo la tenerezza di te s’impossessa
Appoggi lieve l’imboccatura sulla bocca del tuo bimbo.
Le sue manine senza posizione sulla bottiglia.
Di te lui si fida.
Beve l’acqua senza versare una sola goccia.
Sei una mamma piena di grazia.
UNA SERA D’ESTATE SUL LUNGOMARE
Una sera d’estate sul lungo mare,
Una folla a eggio.
Cattura la mia attenzione il grido di un bambino,
Corre piangendo chiama <<Papà>>.
Ogni ante è indifferente,
Gli vado incontro, afferro la manina e dico:
<
>.
Scema il pianto,
Lamentoso chiama ancora <<Papà>>.
<
>, l’assicuro.
<
>
<<Simone>>.
<
>
<
>. Non c’è lamento nella sua voce.
<
>
<<Sì>>.
<
>
<<Papà?!>>
<<Sì, papà si chiama papà’ qual è il suo nome?>>
<<Papà!>>
<<Sì, certo. Tu ti chiami Simone e papà come si chiama?>>
<<Stupido>>.
Sorrido e taccio.
Mi fermo a un chiosco per prendergli da bere.
Comincia a dire <<Mamma, voglio mamma>>.
Un signore in bicicletta si era messo alla ricerca dei genitori.
Arrivano mentre siamo fermi al chiosco.
La madre sembra una bufala alla carica.
Parole appena pronunciate di non inveire
Ma tetra in volto, la voce stridula ammonisce:
<<Ti sta bene! Così impari la lezione>>.
Simone, non ti ho chiesto come si chiama mamma.
SARA
Vivace è la tua vecchiaia all’ombra di giovanili ricordi.
Giovane età vissuta in movimento ai diritti per la donna.
Fresco il pensiero della lotta, vibranti le ragioni dell’armi.
ione e coraggio ancora intatti al tempo presente.
Moderna sempre - rinnovata sempre - giovane sempre.
TINA
Mente chiara come acqua di sorgente
Amministri la legge in nome di giustizia,
Amante della legge amante della gente.
Mente vivace come acqua di torrente
Proponi le leggi in nome dei tempi,
Amante della legge fai corrente.
Mente quieta come acqua d’emissario
Amministri la legge in nome del fluire,
Amante della legge trasporti l’immaginario.
Vigoroso è il tuo pensiero
Confortevole la tua voce,
In consiglio come in sentenza.
Pace trovano gli offesi. Annuiscono gli offensori.
RIFIUTARE LA VERITÀ PER SENTENZA DI MORTE
Sei persona informata dei fatti.
Ti convoca il Procuratore Generale,
Chiarimenti egli vuole su una perizia.
Alle domande rispondi diligente,
Credi d’offrire i necessari chiarimenti.
Scopri così che Lo Cascio è condannato a morte.
Tu con la tua perizia l’hai condannato.
Precipita il tuo orgoglio di aver detto verità:
<
La verità è per correggere le persone,
Non per farle ammazzare>>.
Precipiti nel vortice della solitudine,
Le urla diventan unghie che armeggiano la risalita.
La tua vita non è più la stessa per la colpa.
Vaghi per strade conosciute in cerca d’aiuto,
Ogni faccia sembra dirti: Arrangiati!
Ora sei indagata.
La tua avvocata, servile ai poteri forti,
T’informa: Hai commesso degli errori nella perizia.
Credi d’impazzire:
Prima si servono della tua perizia per condannare Lo Cascio a morte,
Ora ti accusano perché la perizia contiene errori.
La tua disperazione è sterminata,
Sola per le strade della città,
La colpa ti divora.
Disperazione per l’ingiustizia.
Ti chiedi come avresti potuto dire verità senza la condanna a morte.
Non trovi risposta,
Non vuoi più fare il perito.
Nel petto forte l’esclamazione: <
>.
Il mondo ti si rovescia sulla testa.
Ti chiedi cos’è la verità e non trovi risposta.
Tu, hai creduto nella verità incarnata nei fatti,
Affoghi adesso in quella verità di condanna a morte.
Si sono serviti di te per condannare un uomo,
Ora stritolano te per aver commesso errori.
La verità è condanna, i tuoi errori son condanna.
Incubo fatale, incubo reale.
Continui a chiedere aiuto,
Le persone ti buttano delle monetine.
Utilizzata, raggirata, ingannata e ora anche umiliata,
Non ha fine questo tormento.
Raccogli le monete da terra pensando:
Non bastano per tornare a casa.
Possono bastarmi per giocare la fortuna.
Solo la fortuna può aiutarmi a pagare l’enorme sanzione.
Ho solo questa speranza e poi sarà la morte.
Con questo pensiero ti svegli dall’orrendo sogno.
EMILY
Cammini col naso all’insù,
Non già per superbia,
Già per conoscenza.
Il cielo tu vuoi negli occhi,
Coi tetti stagliati nell’etere.
Guardare il cielo dalla strada è interessante,
Non già per vedere solo la volta,
Già per scorgere figure e sfondo fra tetti e cielo.
Spicchi di moltitudine prospettica.
Bello vedere la volta celeste sopra la testa,
Bello ai piedi la calotta della terra.
Senti d’essere in un quadro,
La tua sagoma sfila fra le strade,
Fra le facciate dimore che in basso costeggiano la via,
In alto ridisegnano il cielo.
Il tuo incedere è lento,
Non già per stanchezza,
Già per guardare terra e cielo.
MANU
Arrivaaaaaaa Manuuuu!
Annuncia la vedetta.
I ranghi si sciolgono,
Per riunirsi intorno a Manu.
La vita riprende,
Alla comparsa di Manu.
Come soldati affamati,
S’accalcano al rancio di Manu.
Come soldati indolenziti,
Si stendono ai piedi di Manu.
Sfiorano Manu.
Accarezzano Manu.
Guardano Manu.
Una burla di Manu
Leva stupore ridanciano.
Manu scodella una pallina, un reggipetto, una mutandina.
Tutt’intorno silenzio ammirato.
Un soldato ne vuole ancora,
Gli altri in coro tamburano a terra le mani.
Manu ripete la razione.
Tutti i soldati sull’attenti,
È rinnovato silenzio ammirato.
Brillano gli occhi sopra le bocche aperte,
Saltano i piedi sotto le grida di gioia.
Riuniti intorno a Manu,
La vita riprende.
Manu, bella - magica - divertente.
Manu generalessa di risate.
Manu se ne va,
Ritornano i soldati in trincea,
Tra bastioni di medicine,
A combattere una guerra non guerreggiata,
Aspettando Manu il clown.
EVA CONTRO EVA
Donna contro per furore,
Sei trasversale.
Giudice o massaia,
Professoressa o operaia
La foggia hai sempre uguale.
Pregiudizio di sanzione porti alle donne.
Lascia che le tue simili siano dissimili.
Lascia che le tue dissimili siano simili.
Non temere la tua debolezza,
Credi nella tua oculatezza.
Vivere della propria luce è bello,
Vivere all’ombra è pure bello.
Forse che l’ulivo piace perché vive al sole?
Forse che la mammola piace perché vive all’ombra?
Sono solo due diverse creature parimenti belle.
Fai che il sole non ti bruci,
Fai che l’ombra non ti ammuffi.
MARIA
Hai mani di stupenda fattura.
Mani sottili, mani di fata.
La natura ti fece questa magia.
Tu maga di questa magia,
Apprezzata per ciò che fai con le mani.
MARGHERITA
La scienza che prediligi sta nell’etere.
Nel buio illumini la tua vita con le stelle.
TERESA
Teresa, nel presente svolgevi la vita.
Ogni giorno saltavi ostacoli,
Ogni giorno non rinunciavi alla lotta.
L’altruismo era la tua cura,
L’ottimismo, stampella per vincere lo sconforto.
Nel perdono avevi la strenna,
Tanti fatti e poche parole fu altro dono.
Chi ti ha cercato ti ha dato felicità.
Tua la vanità di cancellare il malumore.
Del mentitore avevi paura,
Nel sorriso ti sentivi accolta.
Di poche cose abbisognavi,
Perché altri avevano più bisogno di te.
Di loro ti prendevi cura,
Perché dio aveva bisogno di te.
In questo dio più forte credevi,
Perché nell’altro un po’ dubitavi.
Fondamenta nel cuore,
Per azioni spericolate d’abbraccio,
Con questa forza ti successe la beatificazione.
EVE
Gira il mondo “I monologhi della vagina”,
Gira il mondo insieme alla vagina.
Vagina nomade vagina stanziale
Vagina immonda vagina ancestrale
Vagina violata vagina ritrovata.
Voce nel deserto, acqua nel deserto,
Voce sui palchi, richiamo fuori dei palchi.
I monologhi diventan dialogo della vagina,
Un dialogo in composizione
Un dialogo in unione.
Unioni omo/ etero-dialoganti
Unioni in evoluzione.
SERENA
Studentessa modello, lavoratrice indefessa per essere come papà.
Papà studente lavoratore - papà ingegnere.
Studentessa modello lavoratrice indefessa per non essere come mamma.
Mamma casalinga - mamma controllante - mamma rompipalle.
Studentessa modello lavoratrice indefessa per entrare alla Bocconi.
Manager soddisfatta - manager indefessa - manager per essere te stessa.
LAURA
Parole di sapere in coscienza
Espresse con toni lievi
Riflettono il tuo aspetto.
VANIA LUCIA
Della zampa d’orso il vespaio si prende cura,
Di sua presenza l’ape riparatrice ripristina l’ordine,
La zampa dell’orso non riceve pungiglione.
Della mano dell’uomo il vespaio ha paura
Quella mano mostra il bene e il male.
Mano non in cerca di miele ma di verità:
Mai dolce mai libera la verità.
Quell’arnia che all’orso offre il miele, sulla tua versa veleno.
La tua mano esita, il corpo è mosso dalla rabbia.
La rabbia ti muove dandoti fermezza in scrittura.
Scrivi il “viaggio nel silenzio” parli della rabbia taci le tue paure.
ISADORA
Danzando con la vita, per la vita stracolma di ione, Isadora.
Scandalosa piena sopravissuta in generazioni conoscenti libertà.
Germe di te germe d’altri ignari di te, credonsi loro germe di sé.
MAURIZIA
Per ricreare te stessa, il miglio verde hai percorso diciotto volte.
Poetessa dissacratrice di te designi lo stile di donna che vuoi essere:
<
>.
LEI
Scivola corre piroetta
Avvolge incanta esalta.
Esperti qui e là,
Orecchie applausi urrà.
Pallide piccole tenue le note al suo cospetto,
Piene colorate acute le note per suo diletto.
Le note sono di lei la compagnia
La musica è di lei la preziosa veste.
Lui vuole te la tua compagna e veste
Per incanto per sudditanza per possesso
Lui si prese la tua compagna e veste.
Ma il mondo ormai l’avea conosciuta
Era doppia ormai l’anima sua.
LUISANNA
Acqua di sorgente l’intuito zampilla
Legge come roccia a proteggere la culla
Tessere ordine con rigore e seduzione
È ambizione.
Sorriso di seduzione il gioco avvia
Ombrosità il gioco continua.
Con ascolto attento e scaltro -
Parola fulminea scuote e rovescia.
Con ascolto distratto -
Parola blanda sfiora e liscia.
PREDATRICE
Un o è disegno
La parola si fa esca
Il silenzio crea rumore.
Sai correre inabissarti volare.
o dopo o
Fra silenzio e rumore
Concateni azioni e parole.
Le parole si fan strada
Il silenzio ammirazione
Il o sale il podio.
Nell’attimo, in quell’attimo,
Terra e cielo inabissati in te.
IRINA
Una vita lavorata per fare di te regina.
Molte rughe tu possiedi,
Non meno di gioielli.
Dita cariche di gemme,
Decolleté affannato di perle,
Polsi schiavi di bracciali.
Una vita lavorata per fare di te …
Una schiava di gioielli.
ELIA
La nonnina dei gatti sei tu.
Tu appari e loro appaiono.
Te ne vai e loro eclissano.
Elia ti rimiri le piccole mani,
Lì seduta sola in panchina.
A che pensi dillo alla vicina.
Forse che i tuoi pensieri
Li bisbigli ai gatti?
Che mai ti rispondono loro?
Forse lo so:
Noi siamo meglio degli umani.
PICCOLINA
Giochi a fare la moglie - giochi alla mamma.
Culli le tue fantasie - nutri i tuoi miraggi.
Nessun ti porta risveglio.
Il bimbo cresce alla tua gonna.
Un giorno sfilasti la gonna,
Ed egli si perse fra le braccia di una donna.
Tu piccolina non vuoi ora giocare a fare la nonna.
SANTOCCHIA
Ti fa orrore l’uomo al centro dell’uomo.
Ti fa orrore alleviare le pene.
Vuoi la persona sacrificale.
Vuoi la persona in potere divino.
Vivi nella sofferenza per sentirti vicina a Dio.
Com’è piccolo il tuo dio.
LA MAESTRINA E IL POTERE
La maestrina chiede alla scolaresca,
Completate la frase: <<Se fosse carnevale…>>.
Un’allieva prontamente risponde:
<
>.
<
> dice la maestrina all’allieva.
Due allieve discordano:
<
>.
La maestrina ammonisce le due bambine.
In questa classe di certo stanno due asinelle.
In questa classe di certo c’è un vecchio:
Nulla è più vecchio del potere.
MIMMA
Non fai giochi d’amore,
Non fai giochi di parole.
Duro lo sguardo,
Rigido il o.
Gratuitamente severa,
Lesini allegrezza.
Seduta all’ombra di un cipresso,
Godi il tuo eccesso.
Sfoggi la cultura per fare adepti,
Prodiga allora sei di sorrisi.
Ecco perciò che, lì, in quell’istante,
Seduci non già l’atro ma te stessa.
SCONOSCIUTA
Non conosco il tuo nome
Non conosco la tua storia
Vedo solo assenza d’ormone.
Snella a settant’anni
Con la maglia sopra la calzamaglia
Scopri le forme degli affanni.
Bionda per vanità
Fumatrice per voluttà
Ancheggi per via in odore di beltà.
Sul gippone corri
A piedi indugi assorta
In compagnia gesticoli “sorry”.
Degli altri tu non ti curi
Gli altri chiacchierano te
Io ascolto i sussurri
Ti cerco con gli occhi
Ma tu non vedi me.
DOTTORESSA
Malata di poliglobulia,
La conta dei globuli rossi
Non fai in laboratorio.
Malata di poliglobulia,
La conta dei globuli rossi
In piazza fai col marito.
Poliglobulica per ione
Ti offuschi la professione.
Per errore un misero bimbo ha cura gratuita.
Tu dottoressa poliglobulica Ecco!
Hai l’occasione per mostrare la tua ione.
Ingiustizia allora tu dichiari.
Dottoressa poliglobulica,
Non ti batti per la diffusione della cura.
Dottoressa poliglobulica,
Ti batti per togliere la cura.
UN ATTO FINALE
Di suocera in suocera
La staffetta della prepotenza
È ata nelle generazioni.
T’è rimasta in mano quella staffetta
Come bomba con la miccia accesa.
ivamente subisti la prepotenza di tua suocera,
Credendo di guadagnarti santità presente e comando futuro.
Sposa consumata nella ività.
Mite al sole, solo tu sapevi il ribollire interiore.
Divenuta suocera
La nuora a te si ribella
Le viscere accese colpiscono la mente
In sembianza di chi non ha discernimento.
LA SALVAGUARDIA DELLA SPECIE
Illustrissime signore mamme,
Pregiatissime zie e nonne, diligente comunità,
Continuate la tradizione d’allevare l’uomo padrone:
Urge mantenere la specie in estinzione.
L’uomo padrone esaltate in casa e in piazza,
Per forgiarlo a lavorare sulle sue braccia.
Affaccendate le vostre figlie e nipoti,
Distraetele ai loro impegni in onore al padrone.
Non abbiate voi amiche perché il marito
Deve bastare’
Uscite solo per la spesa e il lavoro,
Mai portate ritardo dalla spesa e dal lavoro.
Donne cronometrate vigilate accusate’
Addestrate le vostre figlie a essere
Cronometrate vigilate accusate.
Mogli costrette a vivere coi suoceri,
Allevate le vostre figlie alla cavezza,
Il biberon date anche fino all’assuefazione.
Svilite le donne volitive che non son d’esempio alle vostre figlie.
Cari a voi i preti sermonizzanti le femmine,
Cari a voi i preti celebranti i maschi:
<
>.
Cari a voi questi preti gambizzanti il verbo divino.
Ammantate le vostre figlie secondo le mode del tempo. Spogliatele dell’amore di sé.
Gli educatori tenete senza di voi per non destare l’intelligenza delle figlie.
Gli educatori tenete senza di voi a subire l’arroganza dei vostri figli.
Crescon così figlie amorfe e figli prepotenti.
Voi in competizione nel sacrificio,
I vostri uomini in competizione coi figli,
Figli in competizione con l’amico,
E’ una catena di produzione.
Sbocciano le fidanzatine adoranti,
Si mostrano i fidanzatini bulli e duri.
Gioite per le vostre spose a vent’anni e
Nonne a quaranta,
Tacete le corna a tutte le età.
Allevate uomini taciturni e femmine prone.
Attaccatevi alla roba che il maschio vi procaccia a riprova di sue potenti fatiche.
Ammiratevi nella chiacchiera del vanto irreale,
Godetevi il benessere della roba reale.
Signore mamme zie e nonne,
Continuate ad amministrate le figlie
Con poche parole proferite,
Non servono le parole per coercizzare.
Soggiogate le vostre figlie a favore del maschio.
Donne laboriose in funzione degli uomini,
Uomini laboriosi in funzione del comando.
Madri, nonne, zie,
Educate le figlie a tremare in nome del padre.
Mamme, zie e nonne,
Non datevi pena dei tempi che mutano,
Mantenete spenta la mente al mal d’anima delle vostre adolescenti,
Voi sempiterne nel germe della volontà sopita.
Nelle figlie,
Inoculato è il germe della vergogna di sé,
Da lontano viene l’insidia dell’amore di sé.
Permanga la vergogna d’essere donna,
Mai sia regola la vita pubblica se all’uomo padrone dovete consacrarvi.
UNO SPIRITO RIESUMATO
Aron Cara,
Inattuabile vivere sopra l’invidia della sorella:
Lei invidiava te per propria natura,
Tu cercavi lei per propria dipendenza.
Legate da raggelante destino:
Lei intenta a liberarsi di tua dipendenza,
Tu tesa a voler mostrare tua presenza.
Poi della tua presenza
Inesorabile tu fai lo scempio.
Prima di chiudere la porta al mondo
Eleggi il cavalier servente,
Servente per esser capricciosa impenitente.
Alla sua morte metti il mondo alla porta
A ragion delle tue paure.
Difforme specchio per esaurire la carne,
Vezzeggi le fattezze di sempiterna morte.
Solo la lucida follia ti fa compagnia
Solo i chiromanti a darti simpatia.
Sotto fattezze di dama settecentesca
Cieca vivi l’angoscia suicida.
Nessun mai capì quel che volevi
Ognun preso ad ammirar
Il fantasma di un’antica bellezza.
Dopo anni dalla tua morte
Poche righe tracciano lo scheletro
Della tua sofferenza,
Le testimonianze rivestono lo scheletro
Della tua antica bellezza.
Teresa Ragusa
Edizione digitale: luglio 2013
ISBN: 9788868552565
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
SOMMARIO
Principessine
Ranetta
Tiziana
Poverina
Cristina
Nel Bozzolo
Manuela
Gigliola
Bimba solinga che danzi per via
Ferragosto
Eccola
Sonia
La strada
Antonella
Olga
Lena e il trono trovato
La villana
Due amiche
Barbara
Vera
Lucia
Marilena
Patrizia
Rosanna
Giovane sventurata
Anna
Lady dark
Elisabetta
Cristina
Lorena
Mara
La sparizione
Il diamante negli occhi
Chiara
Patrizia
Carmen
Perfetta
La castellana
Emanuela
Renata
Padrona
Il ritratto
Assassinata
Strega
Angela
Cinzia
Oriana
Giuseppina
Gabriella
Rina
Claudette
Paola
Vanda
Franca
Paola
Laura
Barbara
Valchiria italiana
La messa ti fa bella
Ninetta
L’ombra della togata
Letizia
Come mamma
Separata in casa
Grida nel silenzio
Lo spirito del tuo uomo
Ginetta
Al supermercato
Una sera d’estate sul lungomare
Sara
Tina
Rifiutare la veritÀ per sentenza di morte
Emily
Manu
Eva contro eva
Maria
Margherita
Teresa
Eve
Serena
Laura
Vania lucia
Isadora
Maurizia
Lei
Luisanna
Predatrice
Irina
Elia
Piccolina
Santocchia
La maestrina e il potere
Mimma
Sconosciuta
Dottoressa
Un atto finale
La salvaguardia della specie
Uno spirito riesumato
PRINCIPESSINE
Le favole vi fan credere al principe azzurro,
I padri vi fan credere d’essere loro principessine.
Qual favola si dipanerà da queste favole?
Favole che si confondono, s’inscrivono nella quotidianità di…
Principessine esaltate - Principessine sacrificate.
RANETTA
Un dono per te hanno i genitori:
Denari e un biglietto su scritto BUON VIAGGIO.
Guardi ignara.
Sorpresi loro della tua immemore.
Mamma ti ricorda il sogno: una vacanza al mare.
Ti sovviene di colpo la tua infanzia.
Agognavi distese di sabbia e mare,
Rotolandoti sull’erba agreste popolavi i giochi tuoi.
Sulle onde spumeggianti galleggiavi.
Sotto il carezzevole sole di primavera,
Disegnavi le onde del mare.
Tanta fantasia e pochi denari.
Mai avevi visto il mare.
Sognavi pure di volare.
Gambe cavalcioni sul ramo, pilotavi.
Allacciate le cinture, dicevi a ogni decollo.
L’atterraggio non c’era nelle tue inventive,
Scendevi dal ramo solo perché qualcuno ti distraeva dalle tue fantasie.
Nuotavi nei campi imitando le ranette.
Dipingevi mari al tramonto.
Dipingevi te sulla sabbia.
Dipingevi fondali marini fra pesci e bollicine.
Amavi la luce del sole all’alba,
Ti struggeva la luce del sole al tramonto.
Quanta allegria c’era nella tua fantasia.
Tu portavi colore in quella casa di contadini.
Tre lustri di sacrificio per il tuo sogno,
Non vedendo che quel sogno non più giocavi.
Ora altri interessi occupano la tua mente.
Li abbracci commossa accesa in volto.
Babbo coglie la tua vergogna e dice: I sogni si avverano nel tempo.
Tu capisci le sue parole, lo abbracci con veemente ammirazione.
Un volo ben più importante in quel momento ebbe inizio.
Ti sentivi una ranetta con le ali.
TIZIANA
Spensierata tu giochi sulla spiaggia.
Le tue movenze creano pruriti molesti.
Chiaro di luna il tuo corpo.
Motivo di desiderio quel corpo,
Per te null’altro che giochi sulla spiaggia.
Puledro selvaggio fra compite donzelle,
Forte t’assalì la vergogna,
Allorché un maschio chiamandoti a sé,
Ti chiese del mestruo.
La coscienza ti affiorò nel mezzo delle gambe.
Non più puledro selvaggio.
POVERINA
Generoso natale è in te, mal usato dai genitori.
Esaltano l’inclinazione diseducano il talento.
Superbia ti stuzzica l’ammirazione.
Schiava del tuo dono non sai più amare.
Schiava del tuo dono non sai più giocare.
Schiava del tuo dono non vuoi imparare.
Il volto dell’innocenza cede all’alterezza.
Ammirazione porti bimba per talento donato.
Pena ho io principessina dal talento spiegazzato.
CRISTINA
Quel che apprendi canti.
Canti quel che sai.
Sai solo canzonette.
NEL BOZZOLO
Tutte le mattine mamma aveva cura del tuo risveglio.
Per te, tutte le mattine, pronto il bagno e la colazione.
Mamma poi ti faceva le treccine.
In buon ordine sempre andavi a scuola.
Ordinati i quaderni e le amiche.
Diligente sì, non brillavi d’ardimento,
Sempre ordinata però tu eri.
Le elementari in buon ordine tu frequentasti,
Alle medie arrivasti con quest’ordine.
Il secondo anno alle medie era il ’68.
Di colpo cambiasti ordine per scioperare.
Mamma continuava ad avere cura di te tutte le mattine.
Il tuo ordine montava fino a diventar disordine.
Un nuovo elastico tu prendesti per mantenere le treccine.
MANUELA
Manuela la scuola fu il tuo tempio.
Nel mondo che fu:
La scuola ben premiò le tue fatiche,
Nella scuola avevi tante amiche.
Nel mondo che fu:
La scuola ti regalò ore di sonno,
Nella scuola girava il tuo mondo.
Nel mondo che fu:
La scuola era a te vicina,
Nella scuola giocavi alla maestrina.
Nel mondo che fu:
La scuola ti faceva pavona,
Nella scuola ponevi corona.
Nel mondo che fu:
Privilegio d’essere figlia del bidello
Vanto d’abitare nel cortile del tempio.
GIGLIOLA
Il ricordo che ho di te è l’amabile coda di cavallo.
Piccola donna, pur solo qualche anno più di me.
Piccola donna, pur solo qualche anno più di tua sorella.
Piccola donna, baloccavi seduzione laddove i maschi non c’erano.
Piccola donna ricordo: desideravo la coda di cavallo come te.
BIMBA SOLINGA CHE DANZI PER VIA
Bimba solinga che danzi per via,
nessun pedone incrocia la tua allegria,
forse neppure qualche automobilista.
Pure io sfreccio ma sono attratta dal tuo movimento.
Ammiro la tua concentrazione:
È un ballo immaginato è un ballo inventato.
Inventi la tua espressione immagini forse gli spettatori.
Poco importa la mia fantasia
Conta l’attimo di vederti danzare per via.
FERRAGOSTO
Al calar della notte anche i bimbi sulla spiaggia.
La spiaggia stracolma di gente.
Gente carica d’attesa.
Marea d’occhi guarda la superficie del mare.
Sulle creste una barca è signora.
Tutti per lei in programmata attesa.
Il tempo a vano, placido l’andirivieni del mare.
La notizia giunge alle orecchie come onda alla spiaggia.
La barca ha imbarcato acqua, i fuochi d’artificio son bagnati.
Lentamente la folla si assottiglia.
Solo i più tenaci permangono nell’attesa.
È notte fonda, speranza ormai svanita.
Una bimba si avvia a testa bassa: l’incedere è triste.
L’incedere è stanco il corpo mortificato.
Un botto squarcia l’aria.
Rapido lo sguardo della bimba, un lampo la gioia.
Corre a mille a catturare le luci nella notte.
È quella corsa un vero fuoco d’artificio,
Una corsa esplosa nel tempo di un botto.
ECCOLA
Un lustro appena
Già ti distingui fra pari.
Pura gioia di vivere
Pura gioia di cantare
Pura gioia di presenza
Pura gioia d’amare.
Non ti ho visto correre
Non ti ho visto giocare
Non ti ho visto piroettare.
Ti ho visto solo in coro cantare.
In quel canto tutto il tuo splendore.
SONIA
Blandizia aulente echeggia il tuo nome.
Sciolti i capelli in seriche chiome,
son estasi al tuo nome.
Serica la pelle ai raggi del sole,
dorata duna è il tuo nome.
Scivola sul tuo corpo la mano bramante,
scabra divieni all’istante.
LA STRADA
Raminga senza dimora alla ricerca di lavoro.
Disgraziato lui ti offre faccenda.
Bisognosa tu non vedi i suoi panni.
Nel tugurio ti fa accomodare ti mostra il da fare.
Tu paga in cuore - cieca al sito osservi il da fare.
Lui ti afferra e monta su di te.
Muta scalci e allontani la smania.
Lui è forte, lui è morte: soccombi al voluttuoso sudore.
ANTONELLA
Lisci capelli biondi svolazzanti alla brezza,
volto verso il cielo e portamento fiero,
ti avvicini al sacro con in mano il cero.
Indi genuflessa davanti al Buon Dio,
ringrazi in preghiera colma di brio.
Vesti da gran modella qual sei,
con gli amuleti in tasca sfili per via,
confidi traboccante di scaramanzia.
Degli spasimanti sei padrona - delle rivali timorosa.
Pensi d’essere forte d’intelletto,
credi d’esser fervida in preghiera,
dici d’essere scaramantica per difetto.
La figura è pregnante il resto è esitazione.
OLGA
Il tuo presente avverti sospeso pur molte le soddisfazioni.
Tutto bene nel lavoro e affetti tanti amici e svaghi.
Quando sola fra le tue cose un quid senti sfuggire.
Una cappa esistenziale ti opprime:
Costellazione misconosciuta a principio intelligibile.
Quel che è venuto se ne sarebbe andato, anzi rimaneva!
Una domenica mattina una telefonata ti sveglia.
Un’anonima voce di donna annuncia la maternità col tuo uomo.
Pensasti allo scherzo ma la cappa si sciolse.
Guardasti il tuo uomo per scorgere verità.
Vedesti presente e ato.
Occhi sfuggenti ora, assenze ieri.
Imbarazzo adesso - abbracci di rifugio ieri.
Il bimbo ha due anni.
Tu trattieni la rabbia, lui ti assicura dell’errore.
La chiarezza ha sopravvento: gli molli uno schiaffo e te ne vai.
Senti forte il rifiuto dell’uomo menzognero.
Non rifiuti il padre sentendoti vicino alla madre.
LENA E IL TRONO TROVATO
Costretta a letto immobile, la cupezza di Lena è svanita.
Volto disteso, pelle luminosa, finissima porcellana, appare.
Nessuno mai aveva colto tua bellezza.
Tu stessa ti rispecchi sentendoti regina.
Il letto divenne il tuo trono.
Trono che nessun vede per discreto comando.
Nata per regnare.
Pria, la composta gentilezza, reputata era tristezza.
Ora, la compostezza, è disposizione.
Ogni richiesta mostra finezza, i gesti placida eleganza.
Le amiche ronzano intorno come api operaie,
gli amici trasformati in fuchi iniziatori.
Consacrata reginetta nel giaciglio.
LA VILLANA
Gigante gambona, aristocratica cialtrona, incalzi lieta:
Villana non son perché villa non ho, quando villa avrò …
Villana sarò.
DUE AMICHE
Partenza all’alba ore di macchina, stereo a palla.
Finalmente a Firenze, finalmente agli Uffizi.
Una lunga coda nel luogo di destinazione.
In fila con trasporto in fila con rassegnazione.
Unite le due amiche avanzano o o.
L’attesa genera azione:
Chi legge la guida, chi chiacchiera o si lamenta,
chi ascolta i commenti in vago sorriso.
È un popolo in avanzata attesa.
Finalmente davanti all’ingresso.
Finalmente le due amiche iniziano la visita agli Uffizi.
L’una guarda assorta l’altra osserva distratta.
Mormorio reverenziale attraversa la galleria.
L’altra qualche o avanti l’una distolta d’ammirazione.
Mormorio reverenziale attraversa la galleria.
L’una commenta ad alta voce per trattenere l’altra -
l’altra invita l’una a muovere il o.
Mormorio reverenziale attraversa la galleria.
L’altra di colpo s’arresta e non più si muove,
l’una la raggiunge e con lei s’inchioda.
Entrambe ora stanno davanti all’opera sublime.
Un’esclamazione reverenziale fluttua in quella stanza.
L’una non più commenta l’altra non più invita ad avanzare il o.
L’atteso immaginato, l’inatteso stupore è innanzi agli occhi loro.
BARBARA
Dalla luna al mare volgi la tua giovane esistenza.
Per te la vita è festa planetaria è abisso mortale.
La luna è la tua dimora,
e quando essa si apre nella soffice luce,
tu ancor più splendente appari.
Ti mostri scintillante al mondo in festa,
lanciandoti in tuffo mirabolante.
Penetri le acque scure e profonde del mare.
Nessun più ti vede…,
…apprensione per la tua sparizione.
Poi eccoti là, a dar mostra di te, alle porte della luna.
Ti rituffi e riprende la meraviglia.
Di nuovo scompari nelle acque profonde e scure del mare.
Poi eccoti là, a dar mostra di te,
fra le mani, una scintilla di luna,
leggera cade trasformandosi in bianca piuma.
VERA
A metà mattinata,
come d’abitudine Vera va al bar.
Al solito incontra altri colleghi,
al solito banale conversazione.
Uscendo dal bar scontra un uomo,
scusi, scusi lei, ognun poi prosegue.
Il giorno appresso, consueta pausa al bar.
Sul posto c’è lo sconosciuto,
lui saluta col capo,
Vera ricambia disinvolta.
Lo sconosciuto si avvicina rivolgendole parola.
Vera ricambia, s’incrociano sguardi e risa.
Entrambi muovono all’unisono,
fino al punto buio del bar.
Un turbinio di fascino sensuale li prende,
vera gli mette una mano in tasca.
Lo sconosciuto è estasiato,
si butta a terra sopra di lei in coito animalesco.
Lo sconosciuto ulula.
L’ululo del lupo solitario nella steppa,
infrange i rumori abituali.
La gente guarda con stupito imbarazzo.
Lo sconosciuto appoggiato al bancone trasale,
risalendo dall’abisso della propria animalità.
Ignara Vera, di tanto ispirato possesso,
Maliziosi i colleghi di tanta ispirata bestialità.
LUCIA
Per mamma tua sei la più bella del reame.
Sei bella sì!!
Per mamma esisti solo tu.
Sei bella sì!!
Per mamma tua elegante sei solo tu.
Sei bella sì!!
Per mamma tua tutte le donne schiantano d’invidia.
Sei bella sì!!
Per mamma tua gli uomini contendono.
Sei bella sì!!
Per mamma tua il sole sorge a presentare la tua bellezza.
Sei bella sì!!
Per mamma tua la notte cala a cullare il tuo riposo.
Sei bella sì!!
Per mamma tua signora sei solo tu.
Sei bella sì!!
Per mamma tua sei più bella delle tue figlie.
Sei bella sì!!
Per mamma tua la stanchezza non ti sciupa.
Sei bella sì!!
Lucia, mamma tua è una palla.
MARILENA
Rifiuti la campagna per brillare in città.
La città scintillante offusca la tua luce.
PATRIZIA
Alla prova d’amore ti neghi.
Per te non si fa.
Orgogliosa per nascita e forza di volontà
Ancheggi senza rivolgere sguardo intorno.
I suoi occhi ossessi degli sguardi altrui
Dalla sua bocca emana l’apostrofo Puttana.
Donna madonna donna puttana.
Per te non si fa.
A onor del vero mantieni la verginità.
Lui ti vuole,
ancor ti neghi a dimostrar la tua castità.
ROSANNA
Di tre sorelle tu sei la stella.
Brilli accanto alla luna nera.
Accompagni la mezza luna.
GIOVANE SVENTURATA
Violentata in famiglia,
Venduta dal fidanzato.
Sola in paesi stranieri.
L’Italia è pure straniera.
Poi un cliente ti allunga la mano,
Tu pronta l’afferri.
In Italia non ti senti più sola,
ritrovi dignità.
Dignità breve,
malmenata dall’ammalata che assistevi.
Dignità in costruzione,
vuoi fare famiglia.
Maltrattata dal compagno,
chiedi aiuto per non abbandonar il figlio.
Sei mamma per amore,
sei mamma per tenerezza,
salvarti insieme al figlio vuoi.
Chi ti vuol portar via la tua salvezza,
è carnefice tuo.
Temi il tuo ato,
temi di cadere per disperazione.
Sventurata non temere
Il germe della salvezza ti appartiene.
ANNA
Una laurea in tasca e una sola idea:
Un lavoro dipendente.
Convincerti a più scelte è vano.
I suggerimenti per te sono azzardo.
Unica laureata in famiglia.
Unica femmina laureata in famiglia.
Lì si annida la tua paura.
Riesci nel tuo intento al lavoro dipendente.
Butti la laurea e lavori in famiglia.
LADY DARK
Fuscello in primavera - fuscello di giardino.
Vivi riflessa nell’avversata madre.
Come lei fu umiliata corteggiata e riconquistata,
tu vuoi essere umiliata corteggiata ma riconquistare.
Fuscello in primavera - fuscello in discoteca
Vivi riflessa nell’amata nonna.
Lei ballò una notte con lo sconosciuto,
lui popolò i suoi sogni nell’oscuro matrimonio.
Come lei, vuoi andare all’altare con chi non danzi,
e poi sognare il danzatore.
Fuscello in primavera - fuscello all’aria
Vivi sospesa in storie non tue.
ELISABETTA
Una miniera di carbone è il tuo amore,
carbone usato a scarabocchio.
Carbone ardente sulle vesti,
carbone soffocato al di sotto.
Con le tasche piene di quel carbone,
t’avventuri in ogni dove.
A tanti lui vuoi infiammare il cuore,
a nessun lui mantenere calore.
Continui a scarabocchiare
Ignara di non sapere amare.
CRISTINA
Aria milanese usi come profumo,
chi s’inebria lo sa.
Tu non sai ch’è profumo di periferia,
chi s’inebria lo sa.
Non è di quel profumo che inebri,
Questo però tu non lo sai.
LORENA
Nei tuoi occhi incastonati hai due smeraldi.
I capelli accesi di nero corvino.
La pelle ambrata fa dispetto alla luna.
Bella è la semplicità che porta a so tanta beltà.
MARA
Ti han detto: Tu non sei matta. Fai diventar matti!
La frase tu prendesti a complimento
continuando col tiranneggiamento.
Afferri le persone con unghie e spaventi
perché sola non sai stare perché sola ti tormenti.
Matto chi finezza di verità - menzogna con te usò
Matta tu che la verità - menzogna non comprendi.
LA SPARIZIONE
Un solo sapere allieta o sconvolge.
Un solo sapere cambia il tuo mondo.
Un solo sapere riempie la mente.
Un solo sapere per precipitare nel niente.
Tu sei sconvolta del tuo sapere.
Piombo segreto dentro quel grembo.
Il pensiero infante
Si confronta con quel sapere.
Quel che per natura si mostra
Tu, per mente infante, nascondi.
Quel che per natura si forma,
La tua mente infante sforma.
Ci vuol riparo
Ci vuol restrizione
Contro piena natura.
Stringi stringi la guaina
Il corpo appena appena nutri.
Nessun vede il tuo sapere
Aumenta il segreto dentro quel grembo.
Nella tua mente infante non c’è l’aborto
Nella tua mente infante c’è la sparizione.
IL DIAMANTE NEGLI OCCHI
Vento di Sud-Ovest giunge a vellicarti,
Vento a Sud-Est frenetica cavalchi:
Migrante scali nel Nord Italico invitante.
Accetti un diamante all’occhio offerto,
Subitamente corrotta anima carne aspetto.
In corpo la sicurezza incurante d’avvenire:
Essenze miste a umori madori voluttà
Viluppo in spasimi dilettosi sì rumorosi.
Negli occhi il luccichio del diamante mostrato.
CHIARA
Chiara, ragazza cara,
hai forse tu l’abisso nell’anima?
Chiara, ragazza cara,
pensi forse d’essere malvagia?
Chiara, ragazza cara,
pensa che chi ti dette questo nome
lo fece per non vedere l’abisso di sé.
PATRIZIA
Ami il mare e affronti la vita con spirito di stambecco.
Crei casa ovunque ti rechi eppur temi gli ospiti.
Sciogli i tuoi tremori e vivi in libertà.
Sii felice della creatura che è in te.
CARMEN
Generosa con te fu la natura -
Avaro con te fu tuo marito.
Ti consolasti nel letto di un altro
Che mai ti portò via.
Generosa fu con te la natura -
Avaro con te fu l’amante.
Malata d’amore scivolasti nel sonno.
Il sonno popolato d’amore
Ti promise gioia.
Ti svegliasti temprata,
Ti svegliati fiduciosa d’essere presa.
Null’altro avvenne di ciò che già non era avvenuto.
Generosa con te fu la natura.
Orgoglioso tuo marito d’essere l’eletto,
Ti lasciò certo di non essere mai stato becco.
PERFETTA
Insicura del tuo aspetto - insicura per diletto.
Uomini e donne prodighi a ravvivarti,
Il tuo uomo prodigo a scoparti.
Contestatrice in piazza,
Divenisti moglie di rappresentanza.
Iniziasti col vendere le tue idee con garbo,
Proseguisti accumulando regali con vanto.
Perfetta, ti diceva tuo marito,
Perfetta, rispondevano in coro gli amici.
Perfetta in ogni dove,
Fantasticavi il tradimento.
Febbrile ti afferrò il desiderio,
Ben strana questa febbre,
Tuo marito diagnosticò: Influenza.
Non ti lasciasti andare al delirio
Per gratitudine al consorte.
LA CASTELLANA
Vivi chiusa in un franoso castello,
Prigioniera di un principe maledetto,
Che ti promette diuturno diletto.
Lui ti avvolge forte,
Ti esalta l’amore morte.
Pensi che nessuna è amata più di te,
Ognuna invidierebbe il tuo uomo,
Tutte invidierebbero il tuo abbandono.
Poggi il piede a terra,
Lui di nuovo ti afferra,
Pestandoti a dovere.
Dopo la ione, brutale dolore.
EMANUELA
Non tutti, l’alba chiama dolcemente,
Solo lei s’alza magnificamente.
La regista si aggira fra le quinte,
A preparare con rito la sua colazione.
Soddisfatta s’ammanta di piacere,
Seduta d’avanti al televisore.
Dà la sveglia ai protagonisti,
Dopo aver preparato la colazione.
Ognuno assonnato dà il buongiorno,
Taluno assonnato si attarda al giorno.
Adempiuta l’igiene
Tutti son pronti alla partenza.
Sola rimane la regista.
Gira china intorno ai letti,
Imprime forza allo spazzolone,
a lo straccio ovunque con precisione.
Risciacqua lo straccio,
assicurandosi la nitidezza delle sue azioni.
Stende lo straccio e tira i lembi,
Nel rituale della precisione.
Rientra in casa,
L’occhio esplora l’ordine, con soddisfazione.
Il tempo di pensare al pasto…
Già le sue mani sono all’impasto.
Le verdure nelle sue mani diventan mazzi di fiori.
I pezzetti di carne son corallo da infilare nello stecchino.
La macedonia rovesciata dalla lattina è tavolozza di colori.
Il tempo gastronomico la vede sempre assorta.
A tavola tutti han qualcosa da dire,
Lei silenziosa ascolta.
Annuisce, scuote la testa, sorride, fa la smorfietta,
A questa e quell’altra voce.
Dopo pranzo va a riposare.
Distesa sul letto,
Si guarda intorno e già gli occhi chiude.
Dorme brevi minuti e ormai s’aggira zelante,
A mantenere l’ordine ogni istante.
Cala la sera non già per arrecarsi svago,
Cala la sera per chiudere il sipario.
RENATA
Il tuo uomo desidera il possesso.
Il tuo uomo si scioglie al nutrimento del bebè.
Goccia di rugiada impressa nella sua anima.
Aurora presenza sempre rinnovata.
Egli sceglie le tue vesti egli ti veste.
Come te morbido - come te sinuoso,
Come te accogliente come te avvolgente.
La sua anima vuole librarsi e prendere forma.
La sua anima fantastica d’essere te.
PADRONA
Nella casa tutto è come desideri.
Moquette color piombo,
Tappeti floreali a tinte pastello in armoniose tonalità.
I muri ricoperti da drappeggi di seta bordeaux,
Lo stesso colore, le porte.
Tende bianche contornate da mantovane e coccarde.
Di grande sfarzo è la sala:
Ebani, divani bianchi, poltrone bordeaux, disposti per contrasto.
Cristalli di Boemia, argenti, giade e avorio sparsi a gogo.
Quadri nei corridoi e camere per dare nuance agli ambienti,
Gli spot li inondano di luce rendendoli visibili al più distratto.
Due bagni padronali per essere sempre in agio al bisogno.
Una camera per gli ospiti con salottino scrittoio e bagno.
Funzionale la cucina per la domestica.
Piante e fiori in ogni dove per accendere lo sfarzo.
Vasi ricolmi di rose bianche, grandi piante grasse per creare austerità.
Ulivi e limoni sulla terrazza e oleandri tutt’intorno.
Nella casa tutto è come desideri.
In casa è tutto come vuoi.
Solo il compagno non è al suo posto.
IL RITRATTO
Dalle carabattole un tempo acconce,
Nella densa polvere del tempo andato,
Là dove gli oggetti riposano a memoria,
Affiora un quadro.
La polvere lo copre, la mano la solleva via,
È il suo ritratto.
La sua giovane bellezza velata di tristezza.
La mano insiste a levar la polvere,
La sua tristezza non si toglie.
Mai prima ti accorgesti di questa tristezza,
Sempre in memoria allegra.
Nel tempo reale ella avea celato la mistificazione:
<
Tu non ti avvedesti che la parola tradiva il sentimento.
Neppure il tempo essenziale svela la mistificazione,
Preferisci credere ancora alle sue parole,
Sepolte là dove nessun oggetto riposa a memoria.
ASSASSINATA
Parlavi di salvezza dell’anima,
In luogo di fratelli disperati.
Lui ladruncolo da strapazzo,
T’invitò a sguardi titubanti.
Ti prese accarezzandoti le mani,
Assecondasti la sua azione.
Lettere d’amore tessevano la trama,
Di fare famiglia insieme.
Lì divenisti sua sposa,
Lì mostrasti di non aver pregiudizio.
Lì, volontaria non fu più la tua presenza,
Lì privata divenne la tua parola.
Arriva finalmente il giorno tanto atteso,
Tu fuori ad attendere la sua uscita.
L’abbraccio suggella l’unione in libertà.
Dalle mostrate intenzioni ai fatti,
Il miracoloso mutamento non durò in avvenire,
Avanzò semmai il prosaico mantenimento.
Sotto il peso dell’ordine,
La stanchezza prendeva il sopravvento.
Sotto il peso dei figli, lui tradì ogni parola.
Il sogno di famiglia insieme divenne inferno.
Lui entra ed esce in luogo di fratelli
disperati.
Tu vuoi la separazione,
Lui non ti vuole libera da sé.
Lui fantastica l’unione eterna:
Su un prato ti avrebbe sparato e poi cadere morto su te:
Di nuovo insieme per sempre.
L’incontro avvenne in macchina,
Sul sedile posteriore i vostri bimbi.
Tu ancora gli dicesti di no!
Lui sfoderò il pugnale colpendoti più e più al ventre.
Scappò colmo di paura e vergogna.
In luogo di fratelli disperati,
Iniziò il tuo, suo amore,
In luogo di fratelli disperati egli si lacera in ricordo di te.
STREGA
Il rogo non è spento,
Ha solo mutato aspetto.
L’inquisitore sta nel tuo letto,
A giocare per suo diletto.
Dentro il letto si trastulla,
In forza della carne tua.
Al finire si lambicca di tua condanna,
Per la forza dello spirito che osanna.
Sia condanna e impedito di vederla,
Non abbiano riparo le vergogne sue.
Strega veggente,
Non ti azzardare a vedere le ragioni delle condanne sue.
Strega maledetta,
Emblema di vergogna, nessun ti vuole.
Strega pensante,
Non rimostrar ragione, tu non ne hai.
Strega maledetta,
Qual comandamento reclami, tu non ne hai.
Strega camuffata,
A vederti non macchi l’onorabilità.
Strega maledetta,
Lingue di fuoco accendono la sua carne.
Strega affranta,
Lingue d’ossessive serpi logorano il carme.
Strega maledetta,
Lui lava la spontaneità che spalmi intorno…
Con distante silenzio e appartato lamento.
ANGELA
Sai di avere un bel volto,
Gli uomini ti han fatto notare l’insignificante corpo,
Rammaricata sculetti allora con la faccia.
Non fraintendere, non hai la faccia da culo.
Hai sostituito il culo con la faccia.
CINZIA
Determinata a sposare.
Sposa immatura all’anagrafe.
Sposa col consenso dei genitori.
Madre per scelta.
Felice per eredità e fortuna.
ORIANA
Rotte dalla fatica le membra tue
Lavori senza sosta.
Rotto dall’amarezza il cuore tuo
Deponi ad angolo ogni speranza.
Avanti così per anni indefessi
Ferma così per tema assopito.
Troppa gente triste intorno a te
Non ti scuote dal giogo.
Rassegnata all’amarezza
Votata al lavoro.
Vai dalla maga scientifica
Lei dice: <
Solo questo e decidi il divorzio.
La vita riprese serena.
GIUSEPPINA
La famiglia tu vuoi al tuo cospetto
Ad alleviar le ansie tue.
Tre maschi tu vuoi comandare
Perché di te non hai comando.
Tuono furibondo la tua ira
Fulmine bruciante la tua ansia.
Avido pescatore butti la tua rete
A rastrellare il fondo.
Sacrifichi così chi s’impiglia
Disapprovi chi si salva.
Le tue paure non senton ragioni
Le tue paure per te non son tali.
Nulla ascolti nulla impari
Monumento all’ottusità appari.
Capro espiatorio invece sei
Per esserti innamorata di un figlio tuo.
Capro espiatorio è pure quel figlio
Per essere il bello di famiglia
Per essere il bello di quartiere.
GABRIELLA
In connubio con tua mezza mela
Ti gusti la vita in briosa sobrietà.
RINA
Fai quadrare i conti di spesa
Girando più di un negozio.
Fai quadrare i conti di spesa
Comprando in più negozi.
Ciclista di spesa in ogni stagione
Ciclista per piacevole distrazione.
Nessun ti distrae dal tuo svago
Lui è contento di questo svago.
Economa al centesimo
Ti regali la ghiottoneria.
Economa al centesimo
Di nascosto trangugi la ghiottoneria.
Il marito avaro è contento del tuo svago.
CLAUDETTE
Parole come petali escono dalla tua bocca.
Azioni spinose sorgono dal tuo comportamento.
Le mani sudaticce tradiscono la tua ansia.
Rosa spinosa nella nebbia.
PAOLA
La tua voce a orecchio attento
Immagine crea d’uccellin nella boassa.
Tu piccolina, perso hai il florido aspetto,
Di te piccolina, sola nonna udì il tacito pianto.
Lei ti abbracciò con amore e ti nutrì con attenzione,
A lei ti aggrappasti d’inconsapevole aspettazione.
Nel suo calore imparasti a pigolare,
Del solo suo contatto ricordi amore.
Quel contatto divenne inconsapevole memoria,
E con essa il pigolare e l’amore.
Per infante saggezza apprendesti
A non pigolare fra le belve iene.
Da grande perdesti la saggezza
E iniziasti a pigolare con le iene.
Le iene non ti danno ascolto
Le iene vogliono solo apporto.
La tua voce a orecchio attento
Immagine crea d’uccellin nella boassa.
La tua voce a orecchio attento
Crea scaltro uccellin posato su coda delle iene.
VANDA
Senza di lui per via con la bicicletta,
Unita a lui per via in lambretta.
Con lui avvezza al foulard per non scapigliar i capelli.
Senza di lui avvezza al foulard per il calor della testa.
Una vita semplice,
Un arco di vita in bicicletta o lambretta.
Poi una vita solo in bicicletta.
FRANCA
Il buio è sceso sulla città,
Il buio è sceso sulla tua pelle.
Pelle odorosa,
Pelle bisognosa di riposo.
Riposo guadagnato,
Riposo pregustato.
Vai assorta nei tuoi pensieri,
Vai al solito o.
o spedito e stanco,
o sicuramente pesante.
Intorno nulla da guardare,
Intorno tutto conosciuto.
L’abitudine dà sicurezza,
L’abitudine accompagna i gesti tuoi.
Gesti abitudinari,
Gesti di donna.
Donna forgiata alla fatica,
Donna nata per la libertà.
Il buio è sceso sulla città,
Il buio è sceso sulla tua pelle.
Pelle odorosa,
Pelle bisognosa di riposo.
Pelle di colpo strappata all’abitudine,
Pelle di colpo strappata alla persona.
Pelle sbattuta sulla dura terra,
Schifo dolore umiliazione,
Ti fan pensare:
Non voglia il porco impastare il mio sangue con la terra.
PAOLA
Che incanto l’impressione di te.
Tu uscita da un quadro di Rembrandt,
Nell’istante confondi chi ti guarda.
Poi, per ritrovata collocazione,
I sensi divengono il pennello di Rembrandt.
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce l’indugio dello sguardo.
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce il malizioso sorriso.
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce la parola peritosa
Il volto antico d’ancella agreste
Non tradisce l’ansia nel petto.
Il tempo che vivi tradisce il volto antico d’ancella agreste.
LAURA
Carne morta battuta diventa tenera.
Carne viva battuta diventa dura.
Dura è la tua carne per mano di genitori.
Dura è la tua carne per mano di consorte.
Ora che hai chi ti vuol bene ancor non rinvieni.
BARBARA
Connubio in arte connubio sereno.
Con lui dipingi ad arte pareti in casa:
Stelle stelline in camera della bambina,
Tigre tigrotta nella stanzotta.
VALCHIRIA ITALIANA
Tu già sposa per sventura in amante per scelta.
Lui già sposo per scelta in amante per diletto.
Tu nulla da perdere hai, da lui vuoi un altro altare.
Lui conta di tenere capra e orticello.
L’inaspettato diventa atteso, il caos succede.
Lui sceglie te perché madre di suo figlio
Confidando nella sua solida famiglia.
La sua solida famiglia è invece d’argilla.
Valchiria italiana per te la vittoria è grama.
Ti credesti l’eletta tra una moglie e un figlio.
Illuso lui a credere d’avere una solida famiglia.
Fatto non aveva i conti con quel figlio.
Il vostro letto divenne di procuste
Per la sua ossessione di quel figlio.
Il vostro letto divenne di procuste
Per la preoccupazione di tuo figlio.
LA MESSA TI FA BELLA
Tanta sofferenza sedimentata dentro
Tanta subita violenza
Ha scolpito un volto arcigno
Ha gettato tetraggine negli occhi.
Solo dopo messa
Una luce sul tuo volto.
Solo a messa plachi il dolore.
NINETTA
La natura ti fece debole la vista
Il tuo uomo mai n’ebbe cura.
Solo un’amica in tua compagnia
Quell’amica oggi vede per te.
L’OMBRA DELLA TOGATA
Volgevi lo sguardo a destra e a manca,
Salutavi questo e quello
A tutti davi un sorriso.
Avvocata, cercavi gli sguardi dei giudici.
Avvocata, cercavi gli sguardi del presidente.
Avvocata, incontravi lo sguardo del tuo cliente.
Nessun sospettava i timori celati sotto la toga.
Donna bambina, avevi paura dei genitori
Donna bambina, avevi paura del buio
Donna bambina, avevi paura a star da sola.
Finalmente superate le paure.
Non più volgi lo sguardo a destra e a manca,
Saluti questo ma non quello,
A chi merita dai un sorriso.
Immediata l’intuizione del precedente alone:
Avvocata, volgevi lo sguardo a destra e a manca,
Per la sicurezza di non essere sola.
LETIZIA
Letizia, placido orgoglio il tuo nome.
Figlia di contadini lieti della condizione.
Destino per tradizione il tuo avvenire.
Lavoravi alacremente fra bestiame e letame.
Ti sfamavi fra olezzi di bestiame e letame.
Dietro la cucina c’era la stalla
Che d’inverno raccoglieva le cacche di famiglia.
Nell’aia stava il catino con l’acqua scaldata al sole
Per lavare le fatiche di famiglia.
Sul comò il Pino Silvestre per i giorni di festa.
Nell’orto, fra melanzane piselli e pomidoro, le dalie per te.
Dalie recise poste sul tavolo in cucina.
Le dalie dell’orto tu non donavi.
Le dalie infracidiate poste al centro tavola donavi con letizia.
COME MAMMA
Benestante di famiglia
Fai la signorina shopping.
Benestante di famiglia sposi chi denari non tiene.
Lavorare in due il marito ti chiede
Disprezzando il padre tuo.
Recrimini che vuoi fare la signora
Recrimini di fare la signora come mamma tua.
Avanti così per anni:
Inviperita e spenta tu’ rabbioso e infiammato lui.
Lui chiede aiuto e l’inatteso avviene:
Lui ti guarda come non più speravi.
Ti concedi alle sue braccia,
Sospendi la recriminazione.
SEPARATA IN CASA
Tante parole di distacco, lardellate di tremori’
È solo crosta la calma che mostri.
Non dici quel che temi di perdere,
Parli di quel che i figli devono avere.
Da loro cerchi confidenze su di lui
In loro ti rifugi nel dolore
Loro sono tuo muto riparo.
Nel sacrificio materno culli le tue paure
Nella corazza conduci segreta battaglia.
Cattivo chi parla delle tue paure,
Crudele chi il sacrificio non comprende.
Sentinella mimetizzata
Custodisci la ricchezza matrimoniale.
In questa ricchezza stanno i figli gioiello.
Figli gioiello brillano come vetro.
GRIDA NEL SILENZIO
Nel silenzio della tua casa si consumano due vite:
La tua e quella di un figlio negletto dal padre.
Tu amministri il denaro che il coniuge guadagna’
Tu acquisti iniquamente fra il figlio prediletto e il negletto.
Il figlio prediletto veste secondo moda
Il negletto veste secondi panni.
Lui sordamente amministra il volere:
Il tuo e quello del negletto.
Il negletto in quella fabbrica deve lavorare.
Il negletto urla il suo dolore,
Le sue urla diventano botte su di te.
Tu chiedi pietà per quel figlio,
Il coniuge dispensa le cattiverie e tace.
Continui tu gli acquisti iniqui fra i due figli.
Per te il coniuge non è cattivo,
È solo che non ama te e quel figlio.
Pensi e sai che non t’ama e chiedi a lui di visitare Roma.
Lui sorridendoti ti dice:
<
Taci umiliata ando l’urlo trattenuto al negletto,
Le sue urla diventano botte su di te.
LO SPIRITO DEL TUO UOMO
Per molti anni vedi solo lui,
Lui vede solo la bottiglia.
Lui il tuo sogno di ragazzina
Tu il suo approdo alla pigrizia dolore.
Tu lavori per lui
Lui dorme per te.
Tu reagisci per lui
Lui piange per sé.
Un giorno ti guardi intorno e vedi che la gente vive’
Da quel giorno vuoi vivere pure tu.
Lui vede solo la bottiglia.
Tu allora vuoi ricostruirti in nuova vita’
Stanca di sacrifici e rinunce per quel genere di famiglia.
Lui non t’afferra volendo ancor di più la bottiglia.
Hai deciso, ti separi!
Nella calma tutto si svolge un giorno:
Lui a letto senza volontà,
Tu a fare la spesa per la famiglia.
Torni a casa ed è lo scompiglio.
La violenza lui ha rivolto su di sé:
Lui se n’è andato in silenzio
Perché solo nel silenzio sapeva agire.
La colpa si mescola con la voglia di cura di te’
La colpa si mescola con la voglia di vivere.
La paura si nasconde nella voglia di compagnia’
Fra le lenzuola la paura si placa nella luce della lampadina:
Lo spirito del tuo uomo cacciato dall’artificio.
Finalmente spegni la lampadina per dare sicurezza alle figlie.
GINETTA
Ti dico ora quel che mai ebbi nelle labbra
Perché in quel presente, non sapevo dire.
Ti dico ora quel che mai ebbi nelle labbra
Perché in quel presente, il domani era come ieri.
Ti dico ora quel che mai ebbi nelle labbra
Perché in quel presente, non sapevo tua discrezione.
Ti dico ora quel che sempre ebbi di sentimenti
Perché quel presente io porto ancora con me:
Ginetta ti voglio bene.
AL SUPERMERCATO
Sei solo una mamma gigante
Sei solo una mamma massiccia
Sei solo una mamma senza grazia
Sei solo una mamma col suo bimbo
Sei solo una mamma col bimbo in carrello
Sei solo una mamma superba
Sei solo una mamma tesa a riempire il carrello.
In questo modo ti vedo aggirarti al supermercato.
Davanti alla cassa il bimbo vuole l’acqua.
Tu gigante senza grazia, sviti il tappo alla bottiglia.
Di colpo la tua durezza si fa meraviglia
Di colpo non sei più gigante senza grazia
Di colpo la tenerezza di te s’impossessa
Appoggi lieve l’imboccatura sulla bocca del tuo bimbo.
Le sue manine senza posizione sulla bottiglia.
Di te lui si fida.
Beve l’acqua senza versare una sola goccia.
Sei una mamma piena di grazia.
UNA SERA D’ESTATE SUL LUNGOMARE
Una sera d’estate sul lungo mare,
Una folla a eggio.
Cattura la mia attenzione il grido di un bambino,
Corre piangendo chiama <<Papà>>.
Ogni ante è indifferente,
Gli vado incontro, afferro la manina e dico:
<
Scema il pianto,
Lamentoso chiama ancora <<Papà>>.
<
<
<<Simone>>.
<
<
<
<<Sì>>.
<
<<Papà?!>>
<<Sì, papà si chiama papà’ qual è il suo nome?>>
<<Papà!>>
<<Sì, certo. Tu ti chiami Simone e papà come si chiama?>>
<<Stupido>>.
Sorrido e taccio.
Mi fermo a un chiosco per prendergli da bere.
Comincia a dire <<Mamma, voglio mamma>>.
Un signore in bicicletta si era messo alla ricerca dei genitori.
Arrivano mentre siamo fermi al chiosco.
La madre sembra una bufala alla carica.
Parole appena pronunciate di non inveire
Ma tetra in volto, la voce stridula ammonisce:
<<Ti sta bene! Così impari la lezione>>.
Simone, non ti ho chiesto come si chiama mamma.
SARA
Vivace è la tua vecchiaia all’ombra di giovanili ricordi.
Giovane età vissuta in movimento ai diritti per la donna.
Fresco il pensiero della lotta, vibranti le ragioni dell’armi.
ione e coraggio ancora intatti al tempo presente.
Moderna sempre - rinnovata sempre - giovane sempre.
TINA
Mente chiara come acqua di sorgente
Amministri la legge in nome di giustizia,
Amante della legge amante della gente.
Mente vivace come acqua di torrente
Proponi le leggi in nome dei tempi,
Amante della legge fai corrente.
Mente quieta come acqua d’emissario
Amministri la legge in nome del fluire,
Amante della legge trasporti l’immaginario.
Vigoroso è il tuo pensiero
Confortevole la tua voce,
In consiglio come in sentenza.
Pace trovano gli offesi. Annuiscono gli offensori.
RIFIUTARE LA VERITÀ PER SENTENZA DI MORTE
Sei persona informata dei fatti.
Ti convoca il Procuratore Generale,
Chiarimenti egli vuole su una perizia.
Alle domande rispondi diligente,
Credi d’offrire i necessari chiarimenti.
Scopri così che Lo Cascio è condannato a morte.
Tu con la tua perizia l’hai condannato.
Precipita il tuo orgoglio di aver detto verità:
<
La verità è per correggere le persone,
Non per farle ammazzare>>.
Precipiti nel vortice della solitudine,
Le urla diventan unghie che armeggiano la risalita.
La tua vita non è più la stessa per la colpa.
Vaghi per strade conosciute in cerca d’aiuto,
Ogni faccia sembra dirti: Arrangiati!
Ora sei indagata.
La tua avvocata, servile ai poteri forti,
T’informa: Hai commesso degli errori nella perizia.
Credi d’impazzire:
Prima si servono della tua perizia per condannare Lo Cascio a morte,
Ora ti accusano perché la perizia contiene errori.
La tua disperazione è sterminata,
Sola per le strade della città,
La colpa ti divora.
Disperazione per l’ingiustizia.
Ti chiedi come avresti potuto dire verità senza la condanna a morte.
Non trovi risposta,
Non vuoi più fare il perito.
Nel petto forte l’esclamazione: <
Il mondo ti si rovescia sulla testa.
Ti chiedi cos’è la verità e non trovi risposta.
Tu, hai creduto nella verità incarnata nei fatti,
Affoghi adesso in quella verità di condanna a morte.
Si sono serviti di te per condannare un uomo,
Ora stritolano te per aver commesso errori.
La verità è condanna, i tuoi errori son condanna.
Incubo fatale, incubo reale.
Continui a chiedere aiuto,
Le persone ti buttano delle monetine.
Utilizzata, raggirata, ingannata e ora anche umiliata,
Non ha fine questo tormento.
Raccogli le monete da terra pensando:
Non bastano per tornare a casa.
Possono bastarmi per giocare la fortuna.
Solo la fortuna può aiutarmi a pagare l’enorme sanzione.
Ho solo questa speranza e poi sarà la morte.
Con questo pensiero ti svegli dall’orrendo sogno.
EMILY
Cammini col naso all’insù,
Non già per superbia,
Già per conoscenza.
Il cielo tu vuoi negli occhi,
Coi tetti stagliati nell’etere.
Guardare il cielo dalla strada è interessante,
Non già per vedere solo la volta,
Già per scorgere figure e sfondo fra tetti e cielo.
Spicchi di moltitudine prospettica.
Bello vedere la volta celeste sopra la testa,
Bello ai piedi la calotta della terra.
Senti d’essere in un quadro,
La tua sagoma sfila fra le strade,
Fra le facciate dimore che in basso costeggiano la via,
In alto ridisegnano il cielo.
Il tuo incedere è lento,
Non già per stanchezza,
Già per guardare terra e cielo.
MANU
Arrivaaaaaaa Manuuuu!
Annuncia la vedetta.
I ranghi si sciolgono,
Per riunirsi intorno a Manu.
La vita riprende,
Alla comparsa di Manu.
Come soldati affamati,
S’accalcano al rancio di Manu.
Come soldati indolenziti,
Si stendono ai piedi di Manu.
Sfiorano Manu.
Accarezzano Manu.
Guardano Manu.
Una burla di Manu
Leva stupore ridanciano.
Manu scodella una pallina, un reggipetto, una mutandina.
Tutt’intorno silenzio ammirato.
Un soldato ne vuole ancora,
Gli altri in coro tamburano a terra le mani.
Manu ripete la razione.
Tutti i soldati sull’attenti,
È rinnovato silenzio ammirato.
Brillano gli occhi sopra le bocche aperte,
Saltano i piedi sotto le grida di gioia.
Riuniti intorno a Manu,
La vita riprende.
Manu, bella - magica - divertente.
Manu generalessa di risate.
Manu se ne va,
Ritornano i soldati in trincea,
Tra bastioni di medicine,
A combattere una guerra non guerreggiata,
Aspettando Manu il clown.
EVA CONTRO EVA
Donna contro per furore,
Sei trasversale.
Giudice o massaia,
Professoressa o operaia
La foggia hai sempre uguale.
Pregiudizio di sanzione porti alle donne.
Lascia che le tue simili siano dissimili.
Lascia che le tue dissimili siano simili.
Non temere la tua debolezza,
Credi nella tua oculatezza.
Vivere della propria luce è bello,
Vivere all’ombra è pure bello.
Forse che l’ulivo piace perché vive al sole?
Forse che la mammola piace perché vive all’ombra?
Sono solo due diverse creature parimenti belle.
Fai che il sole non ti bruci,
Fai che l’ombra non ti ammuffi.
MARIA
Hai mani di stupenda fattura.
Mani sottili, mani di fata.
La natura ti fece questa magia.
Tu maga di questa magia,
Apprezzata per ciò che fai con le mani.
MARGHERITA
La scienza che prediligi sta nell’etere.
Nel buio illumini la tua vita con le stelle.
TERESA
Teresa, nel presente svolgevi la vita.
Ogni giorno saltavi ostacoli,
Ogni giorno non rinunciavi alla lotta.
L’altruismo era la tua cura,
L’ottimismo, stampella per vincere lo sconforto.
Nel perdono avevi la strenna,
Tanti fatti e poche parole fu altro dono.
Chi ti ha cercato ti ha dato felicità.
Tua la vanità di cancellare il malumore.
Del mentitore avevi paura,
Nel sorriso ti sentivi accolta.
Di poche cose abbisognavi,
Perché altri avevano più bisogno di te.
Di loro ti prendevi cura,
Perché dio aveva bisogno di te.
In questo dio più forte credevi,
Perché nell’altro un po’ dubitavi.
Fondamenta nel cuore,
Per azioni spericolate d’abbraccio,
Con questa forza ti successe la beatificazione.
EVE
Gira il mondo “I monologhi della vagina”,
Gira il mondo insieme alla vagina.
Vagina nomade vagina stanziale
Vagina immonda vagina ancestrale
Vagina violata vagina ritrovata.
Voce nel deserto, acqua nel deserto,
Voce sui palchi, richiamo fuori dei palchi.
I monologhi diventan dialogo della vagina,
Un dialogo in composizione
Un dialogo in unione.
Unioni omo/ etero-dialoganti
Unioni in evoluzione.
SERENA
Studentessa modello, lavoratrice indefessa per essere come papà.
Papà studente lavoratore - papà ingegnere.
Studentessa modello lavoratrice indefessa per non essere come mamma.
Mamma casalinga - mamma controllante - mamma rompipalle.
Studentessa modello lavoratrice indefessa per entrare alla Bocconi.
Manager soddisfatta - manager indefessa - manager per essere te stessa.
LAURA
Parole di sapere in coscienza
Espresse con toni lievi
Riflettono il tuo aspetto.
VANIA LUCIA
Della zampa d’orso il vespaio si prende cura,
Di sua presenza l’ape riparatrice ripristina l’ordine,
La zampa dell’orso non riceve pungiglione.
Della mano dell’uomo il vespaio ha paura
Quella mano mostra il bene e il male.
Mano non in cerca di miele ma di verità:
Mai dolce mai libera la verità.
Quell’arnia che all’orso offre il miele, sulla tua versa veleno.
La tua mano esita, il corpo è mosso dalla rabbia.
La rabbia ti muove dandoti fermezza in scrittura.
Scrivi il “viaggio nel silenzio” parli della rabbia taci le tue paure.
ISADORA
Danzando con la vita, per la vita stracolma di ione, Isadora.
Scandalosa piena sopravissuta in generazioni conoscenti libertà.
Germe di te germe d’altri ignari di te, credonsi loro germe di sé.
MAURIZIA
Per ricreare te stessa, il miglio verde hai percorso diciotto volte.
Poetessa dissacratrice di te designi lo stile di donna che vuoi essere:
<
LEI
Scivola corre piroetta
Avvolge incanta esalta.
Esperti qui e là,
Orecchie applausi urrà.
Pallide piccole tenue le note al suo cospetto,
Piene colorate acute le note per suo diletto.
Le note sono di lei la compagnia
La musica è di lei la preziosa veste.
Lui vuole te la tua compagna e veste
Per incanto per sudditanza per possesso
Lui si prese la tua compagna e veste.
Ma il mondo ormai l’avea conosciuta
Era doppia ormai l’anima sua.
LUISANNA
Acqua di sorgente l’intuito zampilla
Legge come roccia a proteggere la culla
Tessere ordine con rigore e seduzione
È ambizione.
Sorriso di seduzione il gioco avvia
Ombrosità il gioco continua.
Con ascolto attento e scaltro -
Parola fulminea scuote e rovescia.
Con ascolto distratto -
Parola blanda sfiora e liscia.
PREDATRICE
Un o è disegno
La parola si fa esca
Il silenzio crea rumore.
Sai correre inabissarti volare.
o dopo o
Fra silenzio e rumore
Concateni azioni e parole.
Le parole si fan strada
Il silenzio ammirazione
Il o sale il podio.
Nell’attimo, in quell’attimo,
Terra e cielo inabissati in te.
IRINA
Una vita lavorata per fare di te regina.
Molte rughe tu possiedi,
Non meno di gioielli.
Dita cariche di gemme,
Decolleté affannato di perle,
Polsi schiavi di bracciali.
Una vita lavorata per fare di te …
Una schiava di gioielli.
ELIA
La nonnina dei gatti sei tu.
Tu appari e loro appaiono.
Te ne vai e loro eclissano.
Elia ti rimiri le piccole mani,
Lì seduta sola in panchina.
A che pensi dillo alla vicina.
Forse che i tuoi pensieri
Li bisbigli ai gatti?
Che mai ti rispondono loro?
Forse lo so:
Noi siamo meglio degli umani.
PICCOLINA
Giochi a fare la moglie - giochi alla mamma.
Culli le tue fantasie - nutri i tuoi miraggi.
Nessun ti porta risveglio.
Il bimbo cresce alla tua gonna.
Un giorno sfilasti la gonna,
Ed egli si perse fra le braccia di una donna.
Tu piccolina non vuoi ora giocare a fare la nonna.
SANTOCCHIA
Ti fa orrore l’uomo al centro dell’uomo.
Ti fa orrore alleviare le pene.
Vuoi la persona sacrificale.
Vuoi la persona in potere divino.
Vivi nella sofferenza per sentirti vicina a Dio.
Com’è piccolo il tuo dio.
LA MAESTRINA E IL POTERE
La maestrina chiede alla scolaresca,
Completate la frase: <<Se fosse carnevale…>>.
Un’allieva prontamente risponde:
<
<
Due allieve discordano:
<
La maestrina ammonisce le due bambine.
In questa classe di certo stanno due asinelle.
In questa classe di certo c’è un vecchio:
Nulla è più vecchio del potere.
MIMMA
Non fai giochi d’amore,
Non fai giochi di parole.
Duro lo sguardo,
Rigido il o.
Gratuitamente severa,
Lesini allegrezza.
Seduta all’ombra di un cipresso,
Godi il tuo eccesso.
Sfoggi la cultura per fare adepti,
Prodiga allora sei di sorrisi.
Ecco perciò che, lì, in quell’istante,
Seduci non già l’atro ma te stessa.
SCONOSCIUTA
Non conosco il tuo nome
Non conosco la tua storia
Vedo solo assenza d’ormone.
Snella a settant’anni
Con la maglia sopra la calzamaglia
Scopri le forme degli affanni.
Bionda per vanità
Fumatrice per voluttà
Ancheggi per via in odore di beltà.
Sul gippone corri
A piedi indugi assorta
In compagnia gesticoli “sorry”.
Degli altri tu non ti curi
Gli altri chiacchierano te
Io ascolto i sussurri
Ti cerco con gli occhi
Ma tu non vedi me.
DOTTORESSA
Malata di poliglobulia,
La conta dei globuli rossi
Non fai in laboratorio.
Malata di poliglobulia,
La conta dei globuli rossi
In piazza fai col marito.
Poliglobulica per ione
Ti offuschi la professione.
Per errore un misero bimbo ha cura gratuita.
Tu dottoressa poliglobulica Ecco!
Hai l’occasione per mostrare la tua ione.
Ingiustizia allora tu dichiari.
Dottoressa poliglobulica,
Non ti batti per la diffusione della cura.
Dottoressa poliglobulica,
Ti batti per togliere la cura.
UN ATTO FINALE
Di suocera in suocera
La staffetta della prepotenza
È ata nelle generazioni.
T’è rimasta in mano quella staffetta
Come bomba con la miccia accesa.
ivamente subisti la prepotenza di tua suocera,
Credendo di guadagnarti santità presente e comando futuro.
Sposa consumata nella ività.
Mite al sole, solo tu sapevi il ribollire interiore.
Divenuta suocera
La nuora a te si ribella
Le viscere accese colpiscono la mente
In sembianza di chi non ha discernimento.
LA SALVAGUARDIA DELLA SPECIE
Illustrissime signore mamme,
Pregiatissime zie e nonne, diligente comunità,
Continuate la tradizione d’allevare l’uomo padrone:
Urge mantenere la specie in estinzione.
L’uomo padrone esaltate in casa e in piazza,
Per forgiarlo a lavorare sulle sue braccia.
Affaccendate le vostre figlie e nipoti,
Distraetele ai loro impegni in onore al padrone.
Non abbiate voi amiche perché il marito
Deve bastare’
Uscite solo per la spesa e il lavoro,
Mai portate ritardo dalla spesa e dal lavoro.
Donne cronometrate vigilate accusate’
Addestrate le vostre figlie a essere
Cronometrate vigilate accusate.
Mogli costrette a vivere coi suoceri,
Allevate le vostre figlie alla cavezza,
Il biberon date anche fino all’assuefazione.
Svilite le donne volitive che non son d’esempio alle vostre figlie.
Cari a voi i preti sermonizzanti le femmine,
Cari a voi i preti celebranti i maschi:
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Cari a voi questi preti gambizzanti il verbo divino.
Ammantate le vostre figlie secondo le mode del tempo. Spogliatele dell’amore di sé.
Gli educatori tenete senza di voi per non destare l’intelligenza delle figlie.
Gli educatori tenete senza di voi a subire l’arroganza dei vostri figli.
Crescon così figlie amorfe e figli prepotenti.
Voi in competizione nel sacrificio,
I vostri uomini in competizione coi figli,
Figli in competizione con l’amico,
E’ una catena di produzione.
Sbocciano le fidanzatine adoranti,
Si mostrano i fidanzatini bulli e duri.
Gioite per le vostre spose a vent’anni e
Nonne a quaranta,
Tacete le corna a tutte le età.
Allevate uomini taciturni e femmine prone.
Attaccatevi alla roba che il maschio vi procaccia a riprova di sue potenti fatiche.
Ammiratevi nella chiacchiera del vanto irreale,
Godetevi il benessere della roba reale.
Signore mamme zie e nonne,
Continuate ad amministrate le figlie
Con poche parole proferite,
Non servono le parole per coercizzare.
Soggiogate le vostre figlie a favore del maschio.
Donne laboriose in funzione degli uomini,
Uomini laboriosi in funzione del comando.
Madri, nonne, zie,
Educate le figlie a tremare in nome del padre.
Mamme, zie e nonne,
Non datevi pena dei tempi che mutano,
Mantenete spenta la mente al mal d’anima delle vostre adolescenti,
Voi sempiterne nel germe della volontà sopita.
Nelle figlie,
Inoculato è il germe della vergogna di sé,
Da lontano viene l’insidia dell’amore di sé.
Permanga la vergogna d’essere donna,
Mai sia regola la vita pubblica se all’uomo padrone dovete consacrarvi.
UNO SPIRITO RIESUMATO
Aron Cara,
Inattuabile vivere sopra l’invidia della sorella:
Lei invidiava te per propria natura,
Tu cercavi lei per propria dipendenza.
Legate da raggelante destino:
Lei intenta a liberarsi di tua dipendenza,
Tu tesa a voler mostrare tua presenza.
Poi della tua presenza
Inesorabile tu fai lo scempio.
Prima di chiudere la porta al mondo
Eleggi il cavalier servente,
Servente per esser capricciosa impenitente.
Alla sua morte metti il mondo alla porta
A ragion delle tue paure.
Difforme specchio per esaurire la carne,
Vezzeggi le fattezze di sempiterna morte.
Solo la lucida follia ti fa compagnia
Solo i chiromanti a darti simpatia.
Sotto fattezze di dama settecentesca
Cieca vivi l’angoscia suicida.
Nessun mai capì quel che volevi
Ognun preso ad ammirar
Il fantasma di un’antica bellezza.
Dopo anni dalla tua morte
Poche righe tracciano lo scheletro
Della tua sofferenza,
Le testimonianze rivestono lo scheletro
Della tua antica bellezza.
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