DIO DI PICCHE di Marco Codognotto
Copyright 2013 by Marco Codognotto
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SAMANTHA
Genova, 1993
Conobbi una donna: Samantha. Parlavano i suoi occhi chissà quali parole. Nell'aria volavano sole riflesse sugli specchi della stanza come un'antica ninna-nanna.
Mi cullava il sorriso: Samantha. Voci finissime solcavano il suo viso. Mi pareva ascoltare la mia gatta: fusa piacevolissime
nel mio cuore vibrare.
Squillava un canto: Samantha. Modulava la sua melodia com avesse l'accento d'un avèrla incantata. Come svelasse un'armonia la sua bocca: una perla di dolce allegria.
Gridò il mio petto: Samantha! Ella venne vicino a me, vicino il mio cuore suo cuore tremò un palpito d'affetto: Samantha e la voglia d'amore.
LO SPECCHIO
Genova, 1993
Ho visto il suo volto di lontano avvicinarsi pian piano: sconvolto era di sudore.
Brillavano le singole gocce e gli occhi o il suo sorriso di donna. Si confondevano fra loro e si sdoppiavano come sulla superficie di uno specchio distorto.
Ha visto il mio volto di lontano avvicinarsi pian piano: stravolto era di stupore.
Brillavano il cuore felice e gli occhi o il mio sorriso di gioia. Si confondevano fra loro e si sovrapponevano come sulla superficie di uno specchio perfetto.
MARINA
Riomaggiore, 1993
Calmo era il mare e freddo il vento faceva volare i lunghi capelli di Marina.
Pallido era il viso e caldo a me pareva il sorriso i sottili occhiali di Marina.
Lontani sono i ricordi e quasi ignoti a chi non ha l'arte di sentirli vivi.
L'ATTESA
Genova, 1993
Tremavano i nervi aspettando qualcosa di strano. Immaginavo e sognavo mondi diversi nei quali nascondere la realtà.
LA SORPRESA
Genova, 1993
Che sorpresa! vedere il ato come fosse presente, come fosse assente il dolore provato che il ricordo soppesa.
Peccato che questo magico incantesimo dal tempo rubato fugga come tragico realismo.
ORIETTA
Genova, 1993
Ero felice quando fotografavo il tuo sorriso, Orietta.
Sono triste quando guardo i gabbiani sul mare e il tramonto.
LA PIOGGIA
Casaleggio Boiro, 1993
I nembi scuri si schiacciano e s'addensano nel cielo di latte. Nel bosco di fratte si calmano i freddi azzurri.
Un fulmine: un lampo di luce un colle, un albero, una casa, come una bianca palpebra ratta di civetta si mosse nella falsa notte.
Trema l'aria e intròna di secco schianto:
non uno stecco è percosso. Gracida dal fosso la rana e intòna il suo stracco canto.
Si confondono le betulle e i tremoli sotto la finissima pioggia. Pìgolano nel mio cuore, soli silenzi lunghissimi della vita mia chioccia.
IL VENTO
Casaleggio Boiro, 1993
Sbuffa il vento soffia e stroscia lento i rami di goffa foglia che fruscia. Scricchia il fusto storto e ritornando scheggia briciole di corteccia.
Un profumo di rose invade l'aria, un leggero senso di fieno accompagna per l'aia, sereno, il ricordo di un bove.
Nerissimi gli alberi e là rosso il sole tramonta.
Solo un volo celato o l'ombra d'un uomo svolazza: un dio disturbato che lento se ne va.
LA LUNA
Genova, 1993
In questa notte mi sento trafitto dal tuo pallido raggio, o Selene.
Sono immagini rotte del mio respiro saggio, come un immenso zitto che va e che viene.
IL COSTUME BLU
Genova, 1993
Come un'aquila dal nido la vidi: lepre rosa dal manto blu. Dormiva la ragazza di ultimi raggi di sole serena ignara di ratta e succube ombra.
Come l'angoscia nel cuore fu mia: lepre rosa dal manto blu. Tremava la ragazza il seno il ventre coperti immobile sinuosa
di scuro esterrefatto gelo.
Come il tempo che fugge fu mia: lepre rosa dal manto blu. Dov'è la ragazza la bocca gli zigomi rossi? vuota assente di un tiepido infinito sogno.
LA FINESTRA
Genova, 1993
Si apre una finestra. Scruto nel nero più cupo con fame da lupo in quel gelido cubo un oggetto sicuro.
Appare un volto rosso di sole morente. Lo scorrer di un fiammifero al vento ed è sparito nel solito niente.
LA GRIGIA TORTORELLA
Genova, 1993
Una tortorella eggia su e giù per l'antenna grigia.
Or piove: tic, tac. Ma dove andrà grigia nel grigio cielo la grigia tortorella?
GLI OCCHI
Genova, 1993
Come mi guardano i suoi occhi spaventati! come un capriolo curioso che scruta l'anima di un lupo.
E' quasi cupo il suo vestito nero e non mi appare vero che i suoi occhi spaventati mi schiudano il sentimento come d'esser solo e di conoscerli da tempo.
L'IMPOTENZA
Genova, 1993
Ti ho vista da sola venirmi incontro.
Voglio fermare il tuo rapido o, devo proferire veloci parole, posso abbracciare il tuo piccolo cuore, manca l'ardire di lanciare il mio asso.
Ormai sei già alle mie spalle.
Resto qui a contare i minuti.
L'ILLUSIONE
Genova, 1994
Spesso avrei voluto correre nel quadrante fesso della mia cipolla e vivere in altro tempo sognato.
Invece son qua a sentir l'acqua che piove, a guardare il gabbiano che vola in qualche suo altrove.
IL TUO SORRISO
Genova, 1994
Eri sola nella stanza in mezzo a tanta gente.
Per niente le tue mani al viso mi celavano il profilo morbido del tuo volto.
Ero assolto da la tua voce verso me, invece era limpido silenzio.
All'improvviso
di netto! di gitto! nel mio cuore confitto il tuo sorriso.
SAN VALENTINO
Genova, 1994
Una rondine sola sfiora i tetti d'ardesia della città.
Dove andrà? Si è posata sui fiori d'acacia di qualche aiola incantata.
E' scomparsa piano piano: non credevo fosse andata così lontano.
IL SOLE
Genova, 1994
Mi piace scaldarmi al sole e immobile guardare la bianca luce e l'ombra.
Sarebbe bello avvicinarmi a te e mobile sentire il proprio fiato e il tuo.
LA NEVE
Genova, 1994
Dalla finestra ho visto cadere leggeri fiocchi di neve. E' così lieve la traccia delle ruote del carro e perdere se stessa fra le vuote curve della strada maestra.
Affascinato guardo la vitrea aria e i fiocchi: io sono quei rami secchi coperti da freddi cristalli: il mio tempo cerco laggiù, fra quei neri uccelli.
Or è già sciolta. Al balcone io sono quell'uomo che il Silenzio ascolta.
RICORDI
Triora, 1990
Ricordi felici, momenti d'amicizia e d'amore ati finiti.
Sereno è il loro sguardo.
LA PAURA
Genova, 1994
All'improvviso ritorna vivo il suo sguardo schivo e il suo sorriso di bambina.
Ho paura: della sua voce muta, o di come è scura la sua nera tuta di ballerina.
Mi si gela il petto mentre soffro e leggo il perchè di questo fatto.
”Lara...” e più non reggo.
LE STELLE
Casaleggio Boiro, 1994
Vorrei volare lassù fra le stelle piccole uguali magari il tuo cuore assaggiare.
Splendono le tue belle pupille nel buio iride della notte.
VORREI
Genova, 1994
Vorrei poterti abbracciare guardare i tuoi occhi e muto sognare il tuo piccolo cuore, Marina.
Vorrei poterti baciare, fantasticare per sempre il tuo amore nel mio piccolo cuore, Marina.
DIO DI PICCHE
Casaleggio Boiro, 1994
Sono entrato da straniero nel bar del paese. Volevo vedere e ritrovare la mia gente di sempre.
Dove sono gli amici attorno al bigliardo? Abbassano lo sguardo i vecchi ai tavoli e per nulla felici. Vòlano per l'aria e il fumo bestemmie di diavoli, àgitano nella mano con urla secche
in quell'alcolico profumo il loro dio di picche.
Sono uscito straniero dal bar del mio paese. Dovevo sentire e dimenticare quella gente di sempre.
LA VENDETTA
Genova, 1994
Non più mi affanno sulla meschina delusione o sulla trista menzogna del tuo inganno.
Ora son seduto e gusto l'amaro di questo vino: agogna vicino l'illusione avara del tuo pianto canuto.
IL GATTO
Genova, 1994
Per strada un gatto ho incontrato. Mi ha turbato lo sguardo di metallo: son io forse matto all'apparir di tanto stallo?
Sarà il magnifico occhio e il mantello lucido: come in uno specchio vedo limpido l'animo mio. Forse egli è un dio?
Dalla strada quel gatto se n'è andato.
Lo ha turbato il mio segreto o solo il fatto che non mi son voltato indietro.
IL MARE
Genova, 1994
Provo disagio mentre del mare osservo le onde piccole uguali e quella barchetta che lenta entra nel porto.
Vuole conforto mentre del calore scruta il profondo blu perfetto la bella ragazza che sugli scogli sedeva.
LA NEBBIA
Casaleggio Boiro, 1994
Solo attraverso la piazza del mio paese. Sento sulla pelle finissime gocce di nebbia. Tronco e freddo è il respiro in quell'umida notte. Sembrano uguali le stelle e fisse, dietro l'aria di latte. Vorrei essere un po' più sicuro o avere più rabbia.
Solo ho attraversato la piazza del paese. Sento ancora nell'animo mio la grigia cappa di nebbia.
IL CASTELLO
Casaleggio Boiro, 1994
Mi guardava il castello da quell'alta rupe. Mi osservavano i suoi mille merli e le antiche cascine d'intorno.
L'eco dei tuoi semplici gesti ascolto forse dai merli del mio muto castello.
IL VUOTO
Genova, 1995
Perchè nella mia vita rimane un vuoto quando guardo il tuo ritratto, Silvana?
Perchè ricordo di non aver potuto piangere dietro il cuore nascosto del mio obiettivo di ghiaccio?
Eppure in questa foto lo tieni in mano e guardi lontano verso il castello di Casaleggio. Sarebbe bello, saggio, che le domande d'un tratto
si mettessero a ridere dalle tue labbra, Silvana! e ancor taccio poichè non ricordo dove ho nascosto la croce della mia vita.
NON SO
Genova, 1995
Cosa scrivere non so su questo foglio bianco e già vedo l'inchiostro farsi chiaro farsi raro come il colore, non so, dei tuoi occhi o forse far nostro il blu del mio lapis e il tuo morbido collo.
Cosa guardare non so sul tuo bel viso e già sento lo sguardo farsi grande farsi leggero
come il colore, non so, di quel ciuffo dorato calato sulla fronte o forse il tuo sorriso.
Cosa pensare non so in questa stanza vuota e ancora ci sei te farmi triste farmi lieto come il sapore, non so, della tua rossa bocca mai baciata l'amicizia nata fra te e me.
D'UN TRATTO
Genova, 1995
D'un tratto il tuo volto, Marina, riflette i raggi del sole riflette il calore uscito dall'ombra del cuore.
Di luce propria appare il sorriso le labbra i denti gioiosi. Ridevano pure gli occhi Tuoi nel tuo lontano cuore.
SILVANA
Genova, 1995
Molte volte ti ho immaginata, Silvana, come ninfa nata dalla rugiada del bosco, come una dea che neppure conosco.
Je t'aime quando ridi, perchè forse il sorriso non sarà per me come io vorrei.
Je t'aime quando sei seria, perchè forse il viso
tuo riconosco nel mio cuore nascosto.
Je t'aime quando parli e muovi, perchè il tuo corpo morbido ascolto nel tuo cuore e nel mio.
Poche volte ti ho osservata, Silvana, come sei: donna perfetta quando rido quando son serio quando parlo e vivo.
LAURA
Genova, 1997
Mi pare d'averti già visto, il colore dei tuoi occhi improvviso il tuo sorriso.
Eppure non ci sei qui con me.
Sopra Laura è già l'alba.
RUDY
Genova, 1997
Rudy è morto. Camminava felice fra i brughi dell'Airetta fra i sentieri del Pantalè illuminati dal sole di mezzogiorno.
Mio zio sussurrava: ”Crïcchio!” ed egli ci veniva incontro: eravamo tutti pronti a tornare in casa.
Allora vivevo di simboli: la mia Cinzietta, il mio gatto rosso, mio zio,
i monti e i boschi di Casaleggio.
Ora a Cinzia non penso più, da quando il mio gatto se n'è andato, da quando i boschi di Casaleggio hanno visto mio zio invecchiato.
Rudy è morto. Lo chiamavo ”Cagnìn”: avrei dovuto amarlo di più.
PREGHIERA
Casaleggio Boiro, 1997
Non sentite anche voi queste finissime voci, sottili bisbigli e lucenti parole?
Silenzio: fate piano. Potreste raccogliere il buio della solitudine, o preziosi consigli, forse piccoli pensieri d'amore.
Silenzio: fate piano. Fermate il pum-pum del cuore, raggelate il vostro respiro affinché la sua calda mano e la vostra
diventino preghiera.
LA MAMMA E IL BAMBINO
Pavia, 1999
Piccino piccino grandi occhi dolci e tanta voglia d'amore.
Ti ho vista mentre guardavi le foto del tuo bimbo lontano: sognavi ad occhi aperti di poterlo stringere forte al tuo grande cuore di mamma.
Ti ho vista anche tu, piccolina e ti ho immaginato bambina.
Piccina piccina
grandi occhi dolci e tanta voglia d'amore.
NINGBO
Ningbo (Cina) 2007 - 2013
A Ningbo la gioia ho incontrato: nel sorriso di una vecchina nel ricordo di mia nonna nelle mani intrecciate di due fidanzati.
Tutto si specchia fra le onde blu del lago: è il mio cuore che vola oltre le fronde degli alberi nel cielo azzurro infinito.
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