Roberta Saragoni Bella Donna Lettere Animate Editore isbn: 978-88-6882-303-0
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Prefazione
In certi momenti la realtà supera qualsiasi fantasia… Come in questa storia! Non credete solamente a quello che leggete… ma cercate di vagare con la fantasia, entrando in questa storia e di vivere ogni singolo istante… Anche le cose più piccole e più banali possono essere importanti e vi possono svelare molte cose… Perché queste parole? Perché solo vedendo ogni piccolo dettaglio, capirete tutto a pieno, scoprirete i momenti e i cambiamenti che sono avvenuti nel tempo. Vi chiederete se è una storia vera… Ma non posso dirvelo ora, vi dico solo che è vero quello che si dice:
La vendetta è un piatto che va servito freddo.
CAPITOLO 1
Il mio nome è Luna Scott, e questo è il caso che mi cambiò la vita.
Tutto ebbe inizio a Londra il 25 ottobre 1908, il tempo non era dei migliori, ormai pioveva da giorni e non si prospettavano miglioramenti. Il bollettino meteorologico della radio prevedeva peggioramenti nei giorni successivi, penserete che sono tipiche della Gran Bretagna ma quelle di quei giorni, furono disastrose. Tutti speravano che il meteo sbagliasse le previsioni come ha già fatto in ato, perché questo avrebbe portato il blocco di tutte le città per parecchio tempo. Ma non era niente confronto a quello che mi aspettava, confronto alla settimana che stavo per are, il caso più strano che abbia mai risolto. Quella mattina iniziò come tutte le altre, mi svegliai alle sette, feci colazione con la solita tazza di caffè (non sono la classica inglese, preferisco l’aroma forte e intenso del caffè, piuttosto che quello delicato del tè) e un pezzo della “torta della nonna” che avevo preparato la sera precedente (amo cucinare, mi rilassa dopo le giornate pesanti che mi capitano), mi vestii e mi recai in ufficio. Durante il tragitto, vidi un bambino che giocava spensierato saltando nelle pozzanghere, in quel momento lo invidiai, perché sarei stata proprio comoda con un paio di pantaloni come quelli che portavano i ragazzi. I vestiti durante gli appostamenti e le investigazioni sono scomodissimi e in più difficili da pulire (in tre anni avevo cambiato più vesti io che la regina, con rispetto parlando naturalmente) e la pioggia che era caduta in quei giorni non aiutava. Sapevo bene che una donna con i pantaloni avrebbe portato scompiglio, e per di più già avevo problemi per il fatto che svolgevo un lavoro da uomo e tutti mi guardavano male, non si fidavano più di tanto di me anche, se quando c’era mio padre l’agenzia era piena di clienti, ma da quando lui è morto (durante uno dei suoi viaggi all’estero) e la sua agenzia era ata a me avevo avuto un calo
nella clientela maschile ma un boom in quella femminile fino a quando la “Scott Investigation” non divenne la “Scott & Scheffer Investigation” e da lì ritornò la clientela mista. Perché vi domanderete? Semplice, Scheffer è un uomo, e il suo nome è Martin, il mio migliore amico. L’agenzia si trova al centro di Londra a pochi isolati (di distanza) da casa mia. È in un palazzo con mattoni a vista rossi, delle finestre ampie e con delle tende bianche che limitano la vista ai curiosi ma soprattutto ai giornalisti per quando come in questo caso vengono persone “importanti”. Buongiorno Mary – è la segretaria del mio ufficio, avrà più o meno 19 anni (in quel periodo), mora, riccia e con gli occhi azzurri. Buongiorno Luna, i giornali e la posta sono già sulla sua scrivania e su quella di Martin –. Martin Sheffer, come vi stavo anticipando prima, è il mio migliore amico, siamo cresciuti insieme eravamo vicini di casa. Suo padre spesso collaborava con il mio, lavorava nella polizia, e spesso mio padre mi lasciava a casa sua per avere un po’ di compagnia e per non lasciarmi da sola visto che non avevo la mamma … è morta quando ero piccola, di lei mi ricordo poco e niente. -Perfetto, ma per oggi ci sono appuntamenti? -. No, nessuno. Né per lei né per MartinMeglio così, almeno posso finire di sistemare lo schedario.Ah! Prima che mi dimentico, ha chiamato Marray per ben tre volte – È successo qualcosa? – No, ha detto che non era niente di importante, sicuramente le voleva chiedere di fare colazione insieme come tutte le mattine. Ha detto che richiama più tardi.Secondo te ci sta provando? – Ci pensò un po’ su e poi rispose con tono serio Credo proprio di si! – e scoppiammo a ridere.
Una di quelle risate che in certi momenti scalda il cuore, ci voleva proprio1 Ma quelle 4 rose blu e 1 rossa, che le aveva mandato che fine hanno fatto?.- mi domandò curiosa. Le ho messe nel salotto, rallegrano un po’ l’ambiante e sono carine.Stavo per aprire la porta del mio studio quando sentimmo bussare alla porta d’ingresso. Avanti!- dissi stupita per l’ora, ancora non erano le otto del mattino, chi poteva essere? Buongiorno, è lei la signorina Luna Scott?- mi disse un distinto signore squadrandomi dall’alto in basso. Si, sono io. Mi dica signore come posso esserle utile?-. Come dissi l’ultima parola il signore si spostò dalla porta e fece entrare una signora con un vestito rosso, aveva i capelli biondi, un cappello dello stesso colore del vestito e una borsetta nera lucida, sembrava dell’alta società. Fuori c’era un fotografo che scattava delle foto mentre che la signora cercava di coprirsi con il grande cappello. L’uomo distinto si sbrigò a chiudere la porta. - Buongiorno, non è per lui ma è per me. – disse la signora - Mi chiamo Rose Jones Boll, lui è il mio maggiordomo e amico Jenson.- mi si avvicinò e stringendomi la mano continuò dicendo - Conoscevo suo padre mi dispiace molto per la sua scomparsa prematura.-
-La ringrazio signora Boll, prego mi segua nel mio studio-.
- Jenson lasciaci sole per favore, attendi qui-. - Come vuole signora- disse lui sedendosi sul divanetto della sala d’aspetto. Mi rivolsi verso Mary.
-Vedi se il signore gradisce qualcosa, a noi portaci del tè hai frutti di bosco – dissi guardando la signora Boll che concordò con l’ordinazione. Poi continuai dicendo- Appena arriva Martin mandalo nel mio studio – e feci strada alla signora Boll.
Entrammo nel mio studio, non era un gran ché ma mi faceva sentire a casa, era pieno di archivi e di libri, la scrivania aveva alle spalle una grandissima finestra che dava sulla strada posteriore e aveva le pareti ricoperte da una carta gialla, mi rilassava molto stare lì. La feci accomodare, mi sedetti di fronte a lei e presi una matita per prendere appunti ma la signora capendo che cosa stavo per fare disse:
Dovrebbe già avere il mio fascicolo, avevo parlato con suo padre -.
Mi girai verso lo schedario e lo cercai, nel frattempo entrò Mary che ci versò il tè e andò via. Trovai il fascicolo nel primo cassetto in alto dello schedario, era tra i casi importanti e da trattare con estrema cura , o come diceva papà i “CITCC” ( Casi Importanti Trattare Con Cura)
-Si, eccolo-
Gli diedi una letta veloce, la signora era venuta da mio padre molti anni fa, diceva che suo marito la tradiva e che la sua vita era in pericolo. Tra le note di mio padre trovai anche scritto che la signora aveva avuto già tre incidenti sospetti e che aveva voglia di chiedere il divorzio.
-È successo di nuovo signora Boll? -
Sì ma questa volta è stato un avvertimento e vorrei tanto che lei tra una settimana venga a casa mia, La lettera che mi è arrivata è scritta con ritagli di giornale e dice che morirò il 31 ottobre e la cosa strana è che quel giorno ho la cena con i miei amici. Temo che sia qualcuno di loro e poi temo per le mie amiche più care -. Parlammo per un oretta mi raccontò tutto nei minimi dettagli poi sentimmo bussare. -Avanti!-Scusate il disturbo. Piacere il mio nome è Martin Sheffer. Sono il collega della signorina Scott – -Piacere mio, io sono la signora Rose Jones Boll-. -Ho sentito parlare di lei, è la moglie del politico Steven Boll, vero? – -Si sono ioChiesi qualche minuto alla signora, io e Martin andammo nello studio accanto, così lo potei aggiornare e di comune accordo decidemmo di accettare il caso. -Ok signora Boll, ci vediamo il 31 a casa sua. – La signora ci ringraziò e uscii dal nostro ufficio. -Martin cosa ne pensi? Era anche cliente di papà! Tu sai qualcosa di lei?-Sì, so quello che si legge dai giornali cioè che ha 50 anni, e da come hai visto se li porta anche molto bene, è sposata con un grande politico e imprenditore il signor Steven Boll, fanno parte dell’alta società e hanno molti soldi, ma a quanto pare non fanno la felicità. La signora è stata sui giornali per vari motivi il primo quando si è sposata con il signor Boll il secondo quando il signor Boll è
diventato presidente del partito D, poi per i vari incidenti che le sono capitati ma si parla di lei soprattutto per i presunti flirt del marito. – -Si Martin . Questo è il fascicolo che ha compilato papà, dice le stesse cose che ci ha detto la signora - e lo cominciai a leggere – Rose Jones Boll nata il 25 febbraio 1858 a Londra, sposata con il signor Steven Boll il 3 giugno 1879 all’età di 21 anni. Ultimamente ha problemi con il marito per presunti tradimenti e vorrebbe scoprire qualcosa in più su chi glie lo sta portando via. Ha avuto anche tre attentati alla sua incolumità. – chiusi il fascicolo e guardai Martin – Basta non c’è altro, dobbiamo aspettare il 31 ottobre per sapere qualcosa di più. La settimana ò in fretta, noi continuammo a indagare sulla signora e il marito ma a parte qualche flirt che era scritto sulle pagine rosa dei giornali ma, naturalmente smentiti, o la favolosa carriera politica ed economica del marito non trovammo niente. Il bollettino prevedeva tempeste per l’inizio di novembre.
CAPITOLO 2
La mattina del 31 ottobre il tempo era peggiorato molto, nevicava. Ci alzammo presto perché casa Boll era fuori Londra e in più su un isolotto sperduto attaccato alla terra ferma da un ponticello, il viaggio fu molto lungo e stancante ma io e Martin non ci facemmo abbattere. Durante il viaggio parlammo di molte cose, del nostro ato e anche un po’ del caso, cercavamo di non pensare al freddo polare che veniva da fuori. Quando arrivammo al cancello, che era aperto, erano le sette di sera. La casa era circondata da alberi, sicuramente era costata molto. La struttura era di quattro piani compresa la soffitta da quello che potevamo vedere era costruita con dei mattoni rossi e il tetto era a punta. Al centro del vialetto c’era come un piazzale con una fontana al centro, per quanto faceva freddo c’erano le stalattiti . Molte auto erano parcheggiate davanti alla casa, cinque con precisione. Arrivati alla porta suonammo, faceva molto freddo non mi sentivo più le mani nonostante portassi dei guanti, ci venne ad aprire il maggiordomo Jenson. -Buonasera signorina Scott – -Buonasera a lei Jenson – -La signora vi aspetta in salotto, vi faccio strada-. -Grazie Il salotto era subito alla sinistra della porta d’ingresso, sentivo molte voci anche se le enormi tende verdi, usate come porte, erano chiuse come per dare un po’ di intimità ai presenti. Jenson entrò. -Signora Jones, gli ospiti che stava aspettando sono arrivati –. Ci fu un silenzio pesante per qualche secondo poi la signora Jones disse:
-Falli entrare – Jenson ci aprì le tende ed entrammo nel salotto, era pieno di gente. C’erano tre uomini e sette donne compresi i signori Boll. Due uomini erano vicino al caminetto uno era il signor Boll lo riconobbi dalla foto che avevo visto, aveva i capelli neri, l’aria da uomo politico la si vedeva a venti metri di distanza indossava un vestito verde scuro con una spilla dorata con la sigla C. P. D. sembrava avere la puzza sotto il naso come l’uomo vicino a lui, portava gli occhiali, aveva la faccia da aristocratico e un vestito marrone come Steven aveva la spilla con la sigla C. P. D. ma questa volta era argentata. L’ultimo era alle spalle di una delle donne seduta sul divanetto, portava la fede, come la ragazza davanti a lui e indossava un vestito blu. Le donne erano sedute sui divanetti al centro della stanza e bevevano dei drink. Gli uomini al camino avevano dei sigari spenti in mano e quello che era dietro al divanetto aveva in mano un bicchiere di acqua la riconoscevo dalla consistenza. Al centro del divanetto a destra cera la signora Boll alla sua destra la donna con la fede, era mora, capelli corti; alla sinistra della signora Boll c’era una donna bionda che fumava una sigaretta del profumo vanigliato, anche lei portava la fede. Sul divanetto alla sinistra cera una ragazza con i capelli rossi e la pettinatura stile ottocento, una ragazza con i capelli castani scuri e ricci, un’altra ragazza con i capelli castani ma con gli occhiali con montatura dorata e su una poltrona c’era una ragazza con gli occhi grandi verdi. -Buonasera e scusi il ritardo signora Boll – La signora si alzò dal divanetto e ci venne incontro. Buonasera anche a lei signorina Scott e signor Sheffer, non si preoccupi per il ritardo, ho visto che il tempo era pessimo. E quindi ho pensato che tardavate. Mi dispiace che avete dovuto viaggiare con questo tempo. Jenson prendi i soprabiti dei signori e porta altre due poltroncine-. -Subito signoraJenson prese i nostri soprabiti e uscì dalla stanza. La signora Boll si mise al mio fianco. Tutti erano in silenzio e ci fissavano -Ragazzi mi dispiace ma non vi ho potuto avvertire prima, lei è l’investigatrice Luna Scott e lui è il suo collega Martin Sheffer –. Jenson tornò con le poltroncine, ci mettemmo seduti, la signora Boll tornò al suo
posto. -La sua fama la precede- disse l’uomo con la fede che si avvicinò e ci strinse la mano. La signora Boll gli sorrise e lui tornò al suo posto. Prese un sorso del drink che aveva nel bicchiere e poi continuò a parlare. -Ora signorina le presento tutti. Vicino al camino c’è mio marito Steven Boll – che sembrava molto più grande della signora. – Al suo fianco c’è il suo amico Jonathan Vigor. Il signore che vi ha stretto la mano è David Start e la signora che ha davanti è sua moglie nonché la mia migliore amica Iris Ciak, questa ragazza bionda è Rory Ciak mia cognata nonché cugina si Steven e non di Iris anche se le due si fanno are per cugine- tutti risero e fu un modo per smorzare la tensione – Che cattiva padrona di casa che sono! Volete qualcosa da bere? Mi era ato dalla mente-. -Non si preoccupi, comunque per me niente, grazie.- risposi con un sorriso invece Martin prese un bicchiere di Jack Daniel. -Il marito di Rory -continuò la signora Boll - cioè mio fratello non c’è ma le dico ugualmente il suo nome: Mark, è fuori per lavoro. Non è l’unica persona che manca oggi, mancano anche una nostra amica Keira Ron che è in Italia per uno spettacolo teatrale e mio cognato Alexander Boll che è impegnato in un’importantissima partita di calcetto, fa il capitano e non avrei mai voluto negargli il suo momento di gloria. Anche perché sono sicurissima che vinceranno! La ragazza con i capelli rossi è Siria Lafferty, poi abbiamo Elisabeth Norton –la ragazza con i capelli mossi - Laura Lenz – quella con gli occhiali – e in fine la ragazza sulla poltroncina è Alicia Carter –. -Potevi anche farle dopo queste futili presentazioni e dirci subito perché hai fatto venire qua questi due, naturalmente senza offesa- disse il signor Vigor naturalmente ironizzando alla fine della frase. -Jonathan piantala e porta più rispetto. – Disse Iris -Calmatevi – disse la signora Boll mettendo una mano su quella di Iris come per calmarla – Ho fatto scomodare Luna e Martin, scusatemi ma posso darvi del tu?disse girandosi verso di noi. Io e Martin gli rispondemmo di si.
-Molto bene – disse la signora Boll – Lo potete fare anche voi-Grazie Rose – gli dicemmo in coro sorridendo. -Comunque dicevo li ho fatti scomodare perché ormai sono più di tre anni che ricevo delle minacce e incidenti strani, mi ero rivolta al padre di Luna il signor Alex Scott ma purtroppo 2 anni fa è venuto a mancare.- mi guardò per qualche secondo e poi riprese - Le minacce erano cessate ma continuavo a sentire di essere seguita. Due settimane fa , precisamente il 17 di questo mese ho ricevuto un biglietto con una minaccia di morte… che si riferiva a oggi- Vidi Iris e Rory che sbiancarono e dai loro occhi scese una lacrima ma la fecero sparire subito asciugandola con un dito delicatamente, presero la mano di Rose e la strinsero forte. Nessuno se ne rese conto. Gli altri invitati non fecero neanche una mossa, tranne uno sguardo strano che diede la signora Lafferty a Vigor – Scusate se non ho detto nulla a nessuno di voi. Ma non volevo rovinare la nostra rimpatriata mensile, Luna e Martin sono qui per indagare e per la mia e la vostra protezione. Vi prego di trattarli bene come se fero parte del gruppo. – Iris e Rory furono le prime ad avvicinarsi a noi, ci strinsero la mano e poi abbracciarono forte Rose; gli altri le seguirono a ruota. Si fecero le otto, il maggiordomo venne nel salotto e annunciò che la cena era pronta, Rose ci fece cenno di seguirla. Sentii una voce dietro di me che disse -Smettila, vuoi rovinare tutto?Ma non capii da chi venisse quella frase ne a chi era indirizzata perché come mi girai non vidi nessuno dietro di me. La sala da pranzo era davanti a noi cioè alla destra rispetto alla porta d’entrata. La stanza era immensa, aveva un grandissimo tavolo al centro, rettangolare e fatto con legno di ciliegio. Sopra cera una tovaglia color avorio e oro con tovaglioli e piatti in tinta, i bicchieri di cristallo. Era imbandita con tante cose buone e cerano anche dei candelabri con candele già accese. I posti a sedere erano già stabiliti da dei bigliettini, Rose li giustificò dicendo: -Con degli ospiti speciali come voi non potevo che fare qualche piccolo
cambiamento. Io sarò a capotavola con le spalle rivolte alla cucina, Steven sarà davanti a me. Alla mia destra ci saranno Iris, Laura, te, Elisabeth e Siria. Alla mia sinistra Rory, Alicia, Martin che sarà di fronte a te, David e Jonathan. Io e Martin di fronte, e era una cosa positiva per due motivi primo potevo parlare con lui nei momenti “morti” anche se tra lui e David c’era una grande intesa, parlavano molto, secondo eravamo al centro del tavolo e tutti e due potevamo osservare bene i commensali. Rose aveva fatto un buon lavoro con i posti. Ci venne a servire Jenson e una signora che Rose ci presentò come la moglie del maggiordomo, il suo nome era Jasmine. Ci disse anche che se avessimo avuto bisogno di qualunque cosa potevamo contare su di loro. La cena continuò meglio di come era iniziata, Rose da brava padrona di casa ci rendeva partecipi dei discorsi facendoci delle domande che non erano sfacciate ma in certe mi facevano ridere pensando a cosa dovevamo raccontare. -Da quanto tempo vi conoscete? – Ci domandò Rose con un sorriso Martin mi fece un cenno con la testa per farmi capire che dovevo rispondere io -Da molto tempo, siamo cresciuti insieme, abbiamo la stessa età e andavamo a scuola nella stessa classe. Dopo esserci laureati in criminologia mio padre ci aveva preso per fare un po’ di esperienza da lui. Dopo la sua morte ci venne letto il testamento, diceva che la ditta di investigazione la lasciava a me e lui. Dopo una settimana abbiamo aggiunto alla ditta il suo cognome. Da quel momento ne abbiamo ate di tutti i colori, e molte avventure sono state anche divertenti-. -Andate anche al letto insieme?- Disse Jonathan con voce strafottente. Steven soffocò una risata con un colpo di tosse, Rose rivolse hai due uno sguardo fulminante. Io guardai Martin e divenni rossa in viso. Allora lui rispose - No ma se lo fosse non credo che siano affari che la possano riguardareRose cambiò subito discorso parlando del loro ato e dei momenti belli della loro vita insieme fin dai primi tempi in cui si erano conosciuti. Il gruppo, se così si poteva chiamare nacque con l’incontro e l’amicizia tra lei e Iris in seconda
media. Durante quel racconto io e Martin ci fissammo per qualche minuto. La storia di quegli strani amici era bella, allegra e divertente. Dopo qualche ora finimmo di cenare, tutti si trasferirono in salotto per parlare e per prendere un ultimo drink prima di andare al letto. Rose, a me e Martin, mostro la casa partendo dall’entrata: sulla destra c’era il salotto già visto in precedenza, lo attraversammo e entrammo in un’altra porta. Era lo studio che aveva le pareti ricoperte libri e su una parete vuota c’era un ritratto imponente, domandai a Rose chi era e lei mi rispose. - Era il padre di Steven un’ uomo molto rigido con l’educazione e famoso nel campo della politica. A mio marito ha insegnato tre cose fondamentali e ve le dico in ordine di importanza. Al primo posto la politica, al secondo i soldi e il lavoro al terzo la famigliaQuando disse quelle parole sentii un velo di tristezza nella sua voce. C’ era anche un bagno. Lei ci disse che alla parte opposta ce n’era un altro che serviva per la servitù ed era vicino alla cucina. Uscimmo dallo studio e percorremmo un pezzo del corridoio che ci portò davanti a un’altra porta, entrammo nella veranda. Quel posto sembrava incantato, era pieno di piante e fiori. Al centro c’ era un tavolinetto circondato da due poltrone e due divanetti fatti da legni intrecciati bianchi. - Questo è il mio paradiso- disse sorridendo Uscimmo da una porta al lato opposto da dove eravamo entrati e ci trovammo subito davanti la porta d’ingresso. Avevamo subito una porta a destra, era la cucina, molto grande e spaziosa sembrava quella di un ristorante ed era piena di elettrodomestici americani di ultima generazione, Rose ci spiegò che la cucina era la sua ione e che anche se era la moglie di un ricco politico e che aveva la servitù amava cucinare e che la cena che avevamo gustato quella sera l’aveva preparata lei. Noi ci congratulammo. Subito dopo c’era la sala da pranzo. Avevano sia la porta comunicante che quella che dava sul corridoio. Avevamo percorso tutto il primo piano in senso antiorario.
Poi percorremmo la grande scalinata, che aveva un tappeto rosso, era al centro del corridoio ed percorreva tutta la casa. Salimmo al primo piano lì le scale si dividevano in due una parte andava a destra ove c’era la stanza di Rory era di colore marrone scuro e aveva un letto matrimoniale, un armadio, due comodini e un bagno privato di fianco la scalinata che portava al piano successivo, subito dopo la stanza di Rory e quella di David e Iris, che erano anche comunicanti, simile a quella di Rory solo che cambiava il colore la loro era marrone chiaro. La scalinata sinistra dava sulla stanza che Rose mi aveva assegnato era tutta rosa ma il resto del mobilio era come le altre a anch’io avevo il bagno personale e la mia camera comunicava con una porticina alla camera di fianco cioè con quella di Martin, la sua era di color azzurro. e al centro c’era quella di Rose e Steven che era bianco-latte. Al secondo piano la scala faceva la stessa cosa cioè si divideva in due parti. La parte sinistra dava su un’altra scala che portava all’ultimo piano cioè la soffitta che era in legno, affianco a quelle scale c’era la stanza dei domestici cioè di Jenson e di Jasmine era in noce e avevano anche loro il bagno personale come tutte le camere da letto della casa ma era l’unica stanza che rimaneva più isolata. A sinistra cera una stanza vuota, Rose disse che prima era utilizzata come ripostiglio ma che ora la utilizzava per uso personale e che ci andava solo con Rory e Iris quando volevano restare da sole. La stanza era piena di foto, libri e sembrava piena di momenti felici. Di fianco a questa c’era la stanza di Jonathan che era di legno massello e infondo al corridoio cerano le stanze di Elisabeth e Siria, dando le spalle alla scalinata rimaneva sulla destra e sulla sinistra quella di Laura e Alice che avevano la porta comunicante con le precedenti. Queste ultime due stanze erano una la fotocopia dell’altra se non era per il letto in più che aveva quella di Siria e Elisabeth. Percorremmo l’ultima scalinata quella che portava alla soffitta. Lì era pieno di cose vecchie e sembrava molto piccola rispetto al resto della casa. Entrati lì Rose ci disse – Questa è la mia stanza preferita, il mio riparo dal tempo. Qui ci sono conservate tutte le cose utili e inutili della mia vita-. Dopo questa stanza visto l’orario decidemmo di andare al letto. Salutammo gli altri ospiti che stavano entrando nelle loro stanze. Come chiusi la porta alle mie spalle mi diressi subito ad disfare la valigia, in un cassetto del comodino trovai una lettera. Era per me
Cara Luna, grazie mille di essere venuta. All’interno di questa lettera troverai una chiave che apre tutte le stanze della casa. Ti prego di stare attenta perché c’è qualche serpente nel gruppo ma ti spiegherò tutto domani mattina. Fai come se fossi a casa tua. Un bacio e buona notte. Rose
Ad un tratto sentii bussare alla mia porta. -Chi è?-Sono Martin-Entra pure- dissi Entrò, alle sue spalle vidi Jasmine la cameriera che portava un vassoio con qualcosa di fumante sopra,Martin chiuse la porta dietro di se senza fare rumore. Pensai che Jasmine fosse andata verso la stanza di Iris e David ma non ne fui tanto sicura. Forse qualcuno aveva ordinato una tisana. -Hai trovato anche tu la lettera con la chiave?-. -Sì, è stata molto gentile-Sì. Per oggi, non so proprio cosa dire. Jonathan ha esagerato-Sì, è vero- e abbassai lo sguardo.
-È tardi, ti lascio riposare. Buonanotte Luna-Buonanotte Martin. Appena chiuse la porta mi sedetti sul letto, cominciai a pensare a tutta questa storia e presi il fascicolo di Rose. C’erano foto, disegni e commenti su tutto quello che la riguardava. Sul tradimento del marito non c’era niente di nuovo. Cioè non aveva incontri clandestini con nessuna donna. Era spesso in ufficio tutto qui. Era l’una e dieci quando mi misi la camicia da notte e mi infilai sotto le coperte, ma non mi misi subito a dormire ma continuai a lavorare, perché sentivo una voce provenire dalla stanza di Rose quindi continuai con il lavoro ma non rileggendo il fascicolo ma prendendo appunti sugli accaduti e lo studiai per bene. Non aveva smesso di nevicare neanche un istante. Si era alzato anche il vento. I rami strusciavamo tra di loro, le stelle non si vedevano e la notte metteva paura sembrava un film dell’orrore. L’ultima volta che vidi l’orologio erano le due.
CAPITOLO 3
Ad un tratto sentii un vetro rompersi, guardai immediatamente l’orologio, erano le sei del mattino pensai che forse era stato il vento e mi riaddormentai. Ad un certo punto sentii un urlo, provenire dal piano inferiore, erano le sette. Di corsa aprii la porta mi trovai Martin d’avanti per poco non ci scontavamo. Scendemmo subito le scale e trovammo la domestica Jasmine imbambolata davanti alla porta del salone, con la bocca ancora aperta. Si girò verso di noi che stavamo scendendo l’ultimo gradino e ci indicò il salone. Ci avvicinammo e trovammo la finestra rotta da dove entrava il vento gelido e dei fiocchi di neve candidi. Uno di essi volò fino vicino il divano e lì tra esso e il tavolino c’era Rose, sdraiata a terra con la faccia rivolta verso il pavimento, rimasi pietrificata. Martin corse verso di lei e gli sentì il polso, gelido e rigido … Non c’era battito. Sembrava dormisse, mi avvicinai anche io, mi inginocchiai vicino a lei, indossava una camicia da notte, aveva i capelli raccolti da un fermaglio e stringeva in mano il ciondolo della collana, l’aprii delicatamente. Il ciondolo rappresentava un gattino e c’era una piccola incisione S. Q. La girammo, la camicia da dotte era macchiata di rosso, dall’odore pensai fosse Cherry, ma non c’erano bicchieri da nessuna parte. Il carrello dei drink ne conteneva dodici e non ne mancava nessuno. Il servizio era completo. Com’era possibile che lo Cherry fosse lì? E il bicchiere dov’era? Che fine aveva fatto? Mi alzai con calma e mi diressi verso la porta per dare delle spiegazioni, c’erano tutti. Li guardai uno a uno. Iris e Rory erano accucciate tra le braccia di David, Steven era pietrificato,
guardava il corpo di Rose, Jonathan era al suo fianco e gli mise una mano sulla spalla come per consolarlo, Siria, Elisabeth, Laura e Alicia si tenevano per mano. - Perché non si alza? Perché non state facendo niente?- domandò la voce di Iris rotta dalle lacrime. - Abbiamo appena sentito il polso… mi dispiace… non c’è battito- Iris e Rory si lasciarono cadere sulle ginocchia, si abbracciarono e cominciarono a piangere. David si accostò a loro e i suoi occhi si fecero lucidi, Jenson abbracciò Steven che continuava a fissare Rose. Jenson abbraccio forte la moglie Jasmine che scoppiò in un pianto disperato. Le quattro ragazze si strinsero forte, e piansero anche loro ma mi colpì l’atteggiamento di Siria perché fulminò Jonathan con lo sguardo. Feci accomodare le ragazze sulle scale almeno non continuavano a guardare quella scena orribile, poi mi girai verso di Jenson e dissi: -Mi rimedia una tavola di legno per sigillare la finestra? – uscì immediatamente per cercarla - Invece a voi prego di andare nella camera da pranzo e di non lasciare la stanza per nessun motivo, per stare più sicuri vi chiuderò lì e tra qualche minuto verrò da voi -. -Cosa vuole dire? Che ci sta accusando di qualcosa?- disse Jonathan avvicinandosi a me con aria minacciosa. David lo fermo con una mano e disse: -Non sta dicendo questo, sta soltanto facendo il suo lavoro hai qualcosa da nascondere?-. Li condussi nella sala da pranzo e chiusi la porta. Mi girai verso Martin e gli dissi -Il tempo è pessimo. Lo sai cosa vuol dire?-. -Sì, che ce la dovremmo cavare da soli. – -Signorina ecco a voi la coperta. Ho sentito la radio, diceva che la tempesta non
si calmerà, le acque hanno raggiunto il ponte e quindi non è transitabile e la neve aggrava le condizioni-. In poche parole eravamo bloccati sull’isola. Da soli e l’unica persona su cui potevo contare era Martin. -Grazie per l’informazione Jenson. – Chiudemmo la finestra e poi accompagnammo anche il maggiordomo dagli altri e richiudemmo la porta - Martin comincia a fare la lista delle persone che sono qui e fai uno schizzo della stanza ma soprattutto del corpo io chiamo Matthew.Presi la cornetta e composi il numero della polizia, sentii che squillava, fu un sollievo, quando dell’altro lato del telefono sentii la voce del mio carissimo amico Matthew Murray. -Pronto? – -Matthew? Sei tu?-Sì, Luna – -Oh Matthew che bello sentire la tua voce-. -È successo qualcosa?-Sì, mi trovo a casa Boll, la moglie di Steven Boll la signora Rose Jones Boll è appena deceduta. Non credo che sia per cause naturali. Io e Martin stiamo dando un’occhiata. Il ponte comunicante con la terra ferma è inagibile e non so per quanto ancora funzionerà il telefono se questa maledetta tempesta non si calma. – -Va bene, cercheremo di raggiungervi il prima possibile con qualunque mezzo-Non so se ci riuscirai-Cercherò di fare tutto il possibile te lo prometto ma tu stai attenta-.
-Va bene, non ti preoccupare. Devi cercare di rintracciare Mark Jones devi dirgli quello che è accaduto. Fallo venire in centrale da te e non farlo uscire da lì per nessun motivo. Se è come penso, sarà più al sicuro con te e convoca urgentemente anche Keira Ron e Alexander Boll forse i due potranno aiutarci. – -Ok, cercherò di fare tutto il possibile. Ti serve altro?-No, non credo… ah sì, fai più ricerche possibili su:
Jenson Pler il maggiordomo e sua moglie Jasmine Il marito Steven Boll Jonathan Vigor l’amico del marito Iris Ciak e suo marito David Start Rory Ciak la moglie di Mark Jones Siria Lafferty Laura Lenz Elisabeth Norton E Alicia Carter
E mi raccomando vedi anche qualcosa sulla vittima Rose Jones Boll -. - Va benissimo ti troverò vita morte e miracoli di tutti loro. Classifica tutto ma soprattutto stai attenta. A presto Luna- A presto.Mi diressi verso Martin che stava facendo qualche schizzo che avrebbe consegnato alla polizia e sarebbe stato anche l’unico modo per tenere tutto sotto controllo.
-Luna guarda bene le labbra di Rose – -Ok – mi avvicinai e vidi che erano violacee - Sai cosa vuol dire? – -Sì, che non dobbiamo fidarci di nessuno- Sarebbe stato difficile fare il contrario dopo quella scoperta. Rose era stata avvelenata. -Hai notato se manca qualcosa? – -Non manca nulla Ricontrollammo la stanza, quattro occhi sono meglio di due, ma non mancava niente,tutto era al suo posto. Mi diressi verso la bottiglia che era sul tavolinetto dei drink, poteva essere stato avvelenato il liquore che era dentro di essa,forse si era attaccata alla bottiglia, anche se mi sembrava una cosa impossibile. Annusai la bottiglia ma non aveva odori sospetti. Come poteva essere stata avvelenata se non c’erano odori strani ? Anche il colore era normale. Allora il problema era un altro, che veleno era stato usato? Eliminai subito il veleno più usato, il Cianuro, visto che ha un’ odore mandorlato e Rose se ne sarebbe resta conto subito. Chiamai Martin e decisi che era meglio analizzare il contenuto della bottiglia. Andammo in cucina senza dire niente agli indagati e visto che Martin era specializzato in chimica lo poteva analizzare molto facilmente. Prese una siringa dal suo kit e aspirò un po’ del contenuto della bottiglia di Cherry. Mise tutto in una provetta, aggiunse del limone e una polverina bianca e lo fece riscaldare sul fuoco. -A seconda del colore del liquido e alla sua densità posso dirti che veleno è stato usato- disse Martin fiero di se e concentrato su quello che stava facendo.
Il colore restò rosso. Quindi non era stata la bottiglia ne il suo contenuto a causare la morte di Rose. Mi venne in mente di prendere anche il liquore che era sul corpo e sul tappeto per vedere se era stato messo dopo che era stato versato da qualche parte. Il liquido nella provetta divenne blu. -Luna il veleno usato è atropo belladonna, è un veleno che deriva dalle bacche della pianta omonima Belladonna. Da queste parti è facile trovarla perché il suo habitat naturale è il bosco e cresce tra luglio e novembre. È proprio il periodo giusto, l’assassino lo sapeva. In più il veleno è contenuto delle bacche di colore violacee. Il veleno che si ricava è letale al 100% e fa effetto in pochi minuti, Rose non se ne è resa conto perché è inodore e insapore-Bravo Martin ottimo lavoro. Hai visto anche tu che il tempo è pessimo quindi l’assassino non può essere uscito dalla finestra almeno che non volesse morire di freddo, ma non credo. Forse l’ha veramente rotta il vento la finestra ma come hai visto anche tu che i vetri non erano all’interno. Quindi è stata rotta dall’interno con qualcosa. Forse per farci sviare i sospetti o per farci credere qualcos’altro. Lui o lei è ancora qui, vicino a noi.Andiamo ad avvertire i nostri ospiti del fatto che Rose è stata uccisa e vediamo la loro reazione – disse Martin con aria avventurosa. Ci dirigemmo nella sala da pranzo, presi un bel respiro prima di aprire la porta perché già immaginavo cosa mi aspettava. -Signori, un attimo di attenzione, vi devo dire una cosa che sicuramente vi turberà ma vi prego, cercate di mantenere la calma e di non muovervi … Rose … è stata avvelenata ...– Iris si alzò dalla sedia, si diresse verso Steven e gli diede uno schiaffo, David si diresse subito verso di lei, l’afferrò e la trascinò dall’altra parte della stanza. Lei con tutto il fiato che aveva in corpo urlò. - È colpa tua! Se tu gli avessi dato più importanza e avessi creduto a quello che diceva tutto questo non sarebbe mai accaduto!! Dovevi lasciarla libera! E non intrappolarla e farla morire come tutto quello che ti circonda!-. Rimasero tutti in silenzio, Rory prese la sedia e la portò vicino a Iris la fecero
sedere, lei tremava, piangeva. Rory si sedette per terra appoggiò la sua testa sulle gambe di Iris e pianse in silenzio insieme a lei. Durante tutta questa vicenda Steven era rimasto impietrito e il resto del gruppo lo fissava. Lui si voltò e si accese un sigaro affacciandosi alla finestra. Jonathan gli si avvicino accendendosi a sua volta un sigaro. -Ho bisogno della vostra collaborazione, siete pregati di non uscire da questa stanza e se lo dovrete fare, domandatelo a me o a Martin. – Martin mi prese e mi parlò in un angolo della stanza, volevamo vedere le loro reazioni. -Hai visto che schiaffo micidiale?- disse Martin sorpreso dalla forza della ragazza. -Sì, ma ricordati che era sconvolta. Come intendiamo procedere?- gli domandai ancora un po’ frastornata -Ci dividiamo i compiti come sempre? – -Va bene, tu finisci di controllare la stanza e io interrogo, vado a prendere i taccuini di sopra e torno subito -. -Va bene Uscii dalla stanza e prima di andare a prendere i taccuini mi riavvicinai a Rose e gli dissi: -Non ti preoccupare, prometto che ti farò giustiziaLe accarezzai la fronte e andai di corsa su, quando tornai giù mi girai verso il salotto e vidi Martin vicino a una finestra impegnato a fare degli schizzi, la neve alle sue spalle continuava a cadere, un spiffero di vento ava dalla finestra rotta muovendo i suoi capelli neri. Se li risistemò e mentre lo fece alzò gli occhi e mi vide. -Tutto bene? – mi chiese curioso -Si, scusa. Pensavo a una cosa … a dopo – e gli sorrisi.
Andai verso la camera da pranzo, feci un forte respiro ed entrai, chiusi la porta alle mie spalle e come mi voltai vidi che tutti mi fissavano. -Siamo a sua disposizione- disse David -Vorrei farvi alcune domande se non vi dispiace, tutto quello che sapete o ricordate può essere utile per le indagini. – -Chi le da il permesso di interrogarci? È il compito della polizia non il suo- disse Siria urtata. -Della polizia? Nessun problema. L’ho chiamata e il tenente Matthew Murray ha detto che fino a quando non riescono a raggiungerci legge sono io. – Iris si alzò e mi venne vicino, aveva ancora le lacrime agli occhi e tremava. -Vuole cominciare da me?- chiese con cortesia. -Non si preoccupi Iris, prego si sieda pure.- lei tornò al suo posto -Prima vorrei sapere chi è stato di voi l’ultimo a vedere Rose-Io l’ho lasciata in salotto alle due, avevamo parlato del matrimonio di mio cugino Alex – disse Rory. -Quando lei è andata via ha notato qualcosa di strano? Rose le ha detto qualcosa? – -No, Rose si stava versando il primo bicchiere di Cherry –. -Perché il primo? Fino a quel momento cosa avevate bevuto? – -Della birra che aveva in cantina. Io e lei l’amavamo e poi…- si girò verso Steven. -Prego continui pure – -Avevamo fumato qualche sigaretta- continuò velocemente per non permettere a nessuno di intromettersi- Lo so Steven che tu non volevi però almeno quando stava con me aveva il diritto di svagarsi un po’, di essere se stessa, di non indossare maschere –
Lui non rispose, continuò a fissare il paesaggio imbiancato e quella neve che scendeva senza mai cessare. Poi tutto un tratto come se quelle parole erano finalmente giunte nella sua testa e nel suo cuore risuonando come spari di cannone nelle sue orecchie, si voltò dicendo: -Da quando in qua mia moglie fumava?!? – e sbatté un pugno contro il muro. -Ogni volta che tu dormivi o che eri da qualche amichetta! Ogni volta che me la facevi deprimere! – gli rispose lei con molta acidità e con un tono d’accusa. A quanto pare lei la pensava come Rose, il marito la tradiva. Ma con chi? Sapeva qualcosa che non sapevamo? – E in più Rose mi disse una cosa che mi mise paura … - disse rivolgendosi verso di me -Cosa? – domandai stupita. -“ Ho un brutto presentimento, l’assassino è una delle persone che è in questa casa, promettimi che dirai tutto a Luna. So bene che l’assassino ce la farà e che questa storia porterà a galla gli scheletri di tutti voi ” poi si è avvicinata, mi ha baciata sulla fronte, mi ha detto che voleva restare sola e che mi voleva bene -. Ricominciò a piangere. In quel preciso istante squadrai tutti i presenti. Rose sicuramente aveva capito chi poteva essere ma non avrebbe mai pensato di dirlo a Rory o a Iris per non metterle in pericolo e in più non avrebbe mai pensato al veleno ma a una morte faccia a faccia con l’assassino altrimenti non avrebbe mai bevuto da sola ma con qualcuno a cui poteva dire su chi aveva i suoi sospetti. -Un’ultima domanda Rory, tra lei e la vittima c’è mai stato un po’ di astio?-. - Forse all’inizio ma non si è mai scatenato niente di pericoloso o grave perché ci siamo sempre dette le cose in faccia … Noi ! “No come alcune persone”- non capii bene a chi si riferiva in quel momento perché mi fissava dritta negli occhi, i
suoi erano lucidi e pieni di rabbia. Stava facendo accuse pesanti e ben precise contro il gruppo. -Possibile che nessuno è sceso o sia ato nel corridoio o abbia sentito qualcosa di strano durante l’ora del delitto? Nessuno ha controllato quando si è rotta la finestra? – nessuno rispose. Va bene. Ho bisogno di interrogarvi uno alla volta, quindi, ora vi chiuderò in questa stanza e l’unica porta aperta sarà quella che da verso la cucina dove io vi interrogherò se vi servirà qualcosa bussate e poi entrate ma sarò io a darvi il permesso non voglio che vaghiate nella casa o nelle vostre stanze-Ma tu guarda se mi devo sentire prigioniero nella mia stessa casa -. -Mi dispiace signor Boll ma è la prassi. Prego Jasmine venga con me voglio parlare con lei.Entrammo in cucina. - Prego si sieda pure – dissi porgendogli un bicchiere d’acqua - Grazie. – ne bevve un po’ e poi disse - Mi dica pure - Prima di trovare la vittima ha notato qualcosa di strano? – - No, niente . A parte che la luce era ancora accesa. - Ha notato se manca qualcosa? – - Sì, il bicchiere preferito della signore manca dalla vetrinetta. Me ne sono resa conto perché è un bicchiere particolare, azzurro con delle decorazioni che rappresentano delle mezze lune e con un filo oro sul bordo superiore. Quel bicchiere è un regalo di un suo amico ma il nome non lo so. Sul fondo c’è un incisione S. Q. e un gattino - Grazie mille.Chi sarà mai S. Q. ? E che rapporto c’era tra lui e Rose?
Riaccompagnai Jasmine nella stanza e decisi di interrogare Steven. -Signor Boll mi segua – entrammo nella cucina e come lui si sedette cominciai subito anche perché non avevamo tempo da perdere – Come sta? – -Ancora un po’ scosso. Posso avere un bicchiere d’acqua prima di cominciare con le sue “accuse”? – Ecco a lei, e poi non voglio accusare nessuno sto facendo solamente il mio lavoro.- glie lo posi e continuai dicendo - Possibile che non si è reso conto dell’assenza di sua moglie?-. -Di solito mia moglie amava are la nottata a guardare le stelle o in soffitta a fare non so cosa visto che lì è solamente pieno di cianfrusaglie. Non mi ero preoccupato quando questa mattina non l’ho vista nel letto.-Tra lei e sua moglie correva buon sangue? – -Come si permette! – -Lo sa che era stato chiamato un investigatore per controllarla? – -E ha trovato prove che gli mettevo le corna con un’altra donna? – durante questa domanda era nervoso, sudava ma pensai che fosse normale soprattutto se tradiva la moglie, ma, ahimè non avevo prove. -No, non era stato trovato niente – -Allora non faccia accuse infondate signorina.- mi disse con voce rimproverante – ha finito ?-. -Un’ultima domanda, come ha conosciuto Rose? – -Uscivo con mia cugina e le sue miche. L’ho conosciuta così durante un pic-nic. All’inizio eravamo solo amici, lei aveva un “amicizia speciale” con Jonathan ma tra loro non funzionò. Tre mesi dopo ci fu un colpo di fulmine tra lei e me e come vede andò molto meglio. – -Grazie per l’informazione, ho finito. -
Rientrammo nella sala da pranzo, lui andò dritto dal suo amichetto. Pensai che forse era meglio interrogarlo prima che potessero inventare qualcosa. -Signor Vigor mi segua grazie – si scambiò uno sguardo con Steven e mi seguì. -Ma lo sa che questa mattina è molto più bella? Mi deve dire come fa ad avere una pelle così liscia- mi disse sfiorandola, mi scansai immediatamente e andai a sedermi- cosa mi voleva domandare? – disse avvicinandosi di nuovo. -La smetta signor Vigor, si metta immediatamente seduto.-Mi chiami pure Jonathan – Mi diede un senso di squallido e poi ci stava provando! Con quale coraggio dopo tutto quello che mi aveva detto. -Da quanto conosce la famiglia Boll?-Da parecchio io andavo a scuola con Steven e ora lavoro con lui. La conobbi per caso durante una eggiata. Tra me e lei ci fu subito una sintonia e soprattutto simpatia. – -Di Rose cosa può dirmi? – -Niente, una brava ragazza. Mi dispiace per la fine che ha fatto. – -Tra lei e Rose c'è stata una relazione in ato. Perché è finita? – -Una relazione? E come fa a saperlo? Ho solamente detto che tra noi c’è stato solo una simpatia. Comunque posso dirvi che sono stato bene con lei fin che è durata. Non so perché mi abbia lasciato ma posso dirle che non me ne importa niente. La sua scusa è stata quella che aveva bisogno di tempo per pensare . – -Come ha preso la relazione tra Steven e Rose? Soprattutto perché è avvenuta a tre mesi dopo la vostra? – -Sinceramente pensai che mi aveva usato ma non fui l’unico, lo domandi alle sue amichette tanto santarelline che in realtà sono delle serpi velenose! – -Non mi ha detto come l’ha presa –
-Bene, non si preoccupi. Di certo una storia andata male non mi ammazza mica. – -Cosa vuol dire la sigla D ?-Confraternita Partito Delta. Era una confraternita del liceo, ne facevamo parte sia io che Steven e tuttora la confraternita ci tratta con i guanti d’argento. –fece una pausa poi di domandò con tono stupito- Perché?-Per curiosità- Tutto è utile quando si indaga per un delitto. -Ho finito, può andare. – mi strizzò l’occhiolino ma io restai imibile. Tornammo nella sala da pranzo. -Iris è il suo momento, mi può seguire per favore?-. -Luna posso venire prima io così Iris finisce di riprendersi?- mi domandò David – E poi so’ cose che la potrebbero interessare-. Appena disse questa frase tutti lo fissarono con aria minacciosa, pensai che era meglio sapere tutto ora prima che gli facevano cambiare idea. -D’accordo, mi seguaPrima che gli potessi fare alcuna domanda David cominciò a dirmi cose che mi fecero rimanere di stucco. -Sa che Steven era innamorato di mia moglie? – -No nessuno mi ha detto niente – -E che ci aveva provato diverse volte anche mentre era con Rose? – -No, andiamo con ordine e mi dica tutto nei minimi dettagli. Da quanto tempo conosceva Rose? – -Da molto. Grazie a lei ho conosciuto mia moglie. Molti avevano pensato che lei ci aveva fatto fare questo incontro solo per ripicca contro Steven e per fargli levare l’ossessione per Iris ma non è così. Tutti in quella stanza, tranne Iris e Rory, avrebbero voluto la sua morte, a partire da Jonathan che la loro storia era
iniziata per errore cioè Rose aveva perso da poco sua zia, per lei era come una seconda madre e qualche mese prima un suo amico. La prima persona che la fece sentire importante fu lui e lei come una stolta ci cascò. Fece molti danni al gruppo questa relazione e creò anche litigi tra Rose, Iris e Siria. Quando questa storia si risolse con la loro separazione a Rose arrivò la notizia che Steven era cotto di lei. Aveva delle perplessità, pensava che la volesse usare per arrivare a Iris e non era l’unica a pensarlo ma poi gli fu detto che era una cosa impossibile. Tra loro ci fu una rottura ad agosto perché si scoprì che Steven era innamorato di Iris e che la stava usando a luglio quando mi misi con lei loro tornarono insieme nonostante tanti altri problemi che furono causati da alcune persone-Da chi? – -Non lo so, so solo di Jonathan ma degli altri no, mi dispiace-Come sa tutte queste cose?-Rose si confidava molto con me, sapeva che poteva contare sempre sulla mia presenza per qualunque cosa. Tra noi c’era un amicizia speciale avevamo ato gli stessi momenti bruttissimi anche se con anni diversi e con persone diverse ma siamo stati sempre vicini. Quando ai una crisi con mia moglie lei c’era -Delle ragazze cosa sa dirmi?-Come le stavo dicendo prima Siria litigò con Rose perché aveva una cotta per Jonathan ma lui scelse Rose in quel periodo ma quando loro si lasciarono lui ci provò con Siria. Alicia aveva un ragazzo in ato ma dopo averla lasciata fece la corte a Rose tra loro non durò tanto anche perché venni a sapere che qualcuno si intromise tra loro. Dopo un po’ di mesi Rose tornò con Steven. Il suo nome era Says, si rimise con Alicia per un altro paio di mesi poi lui la tradì anche se lei non lo volle ammettere e tra loro finì. Laura fa tutto quello che fa Siria è come un’ombra e non pensa con la sua testa però è una brava ragazza. Infine Elisabeth è sempre con Siria e spesso ha parlato male di mia moglie e di Rory.-. -Grazie mi è stato di molto aiuto, le ricordo che tutto questo resterà tra noi e se per caso ci fossero problemi o viene a sapere di qualcos’altro me lo dica pure.-Va benissimo, grazie – -Ora mi può mandare sua moglie?-.
-Certo-Grazie Aspettai un po’, Iris bussò alla porta. -Prego. Come si sente?-Un po’ meglio ma quando saprò chi è stato starò ancora meglio, lo so che la vendetta non me la riporterà, ma la sua morte sarà vendicata. La prego lo trovi e lo consegni alla giustizia. – -Le do la mia parola, questo delitto non erà insoluto.- e le strinsi la mano come segno di promessa poi le dissi - Suo marito mi ha raccontato come vi siete conosciuti –. -Tutto grazie a Rose, le volevo molto bene, eravamo come sorelle -. -Sapeva del mio arrivo?-Io e Rory sapevamo che lei sarebbe dovuta venire ma non sapevamo il motivo-. Sapeva se Rose aveva dei nemici?-Rose era una persona buonissima, si faceva in quattro per tutti. Anche se le persone gli facevano del male lei le aiutava ugualmente, metteva prima il bene degli altri e poi il suo. Preferiva rinunciare a una cosa a cui teneva piuttosto che vedere un amico che stava male o in difficoltà. Ma tra Jonathan e Rose non scorre buon sangue, veramente neanche io, Siria, Laura, Rory, Elisabeth e Alicia lo possiamo vedere dopo quello che ci ha fatto; per questo lo avevamo cacciato dal nostro gruppo e lui aveva promesso che alla fine ce l’avrebbe fatta pagare, ma Rose continuava a invitarlo alle nostre cene solo perché è grande amico di Steven e anche se non lo sopportava cercava di farlo “accettare” da tutte noi e lo trattava bene, come anche lei ha potuto vedere -. -Sì, è vero. Ma cosa vi ha fatto di così grave? – -Ci ha fatto soffrire, ci ha mentito, ha cercato di separarci e di metterci una contro l’altro e soprattutto Rose e Siria. Ci era anche riuscito ma Rose cercava di mantenere un po’ di pace nel gruppo, anche se poteva andare contro il suo bene o
i suoi interessi -. -Sa altro? – -Sì, Rose aveva un diario, scherzava sempre sul fatto che sarebbe morta prima di noi. A quanto pare aveva ragione – fece un sorriso malinconico- E diceva che al suo interno c’era il suo testamento-. -Sa, dove lo tenesse?-No, mi dispiace. Il giorno in cui me lo stava per dire è entrato suo marito e non mi ha detto più nulla-. -Grazie per l’informazione – -Di niente – Tornammo nella sala da pranzo e chiamai Rory, uscimmo fuori parlammo e mi disse tutto quello che già sapevo ma le volli domandare una cosa. -Prima ha fatto delle affermazioni, perché?-. -Perché Steven dieci anni fa mi disse che gli era tornata la “febbre”, e voleva dire che la cotta per Iris era tornata.-Lo sa qualcuno?-Si, sia Iris che Rose. Ma ormai lei si era stufata di questa storia e cominciava a essere una bambola di pezza perché Steven la portava con lei solo alle cene di gala, alle cene di beneficenza cioè a tutte le feste mondane che avrebbero potuto fargli avere punti in politica oppure buona pubblicità. Così i due sembravano sempre una coppia perfetta anche se noi sapevamo la verità ma sicuramente questo che vi ho detto non lo confermerà nessuno. In più Siria, Alicia, Elisabeth hanno sempre parlato male di Rose, qualunque cosa lei fe – -Sa qualcosa del diario di Rose?-Sì, lo sapevamo solo io e Iris. Ma non so dove l’abbia messo. L’ultima volta lo teneva in soffitta ma mi aveva detto che gli aveva cambiato posto perché aveva notato che le cose non erano più come le aveva lasciate.-
-In che senso?-Era convinta che qualcuno era entrata in casa sua e aveva messo il naso nelle sue cose. – -Sa chi avrebbe potuto “investigare” su di lei o cercare cose che lei nascondeva? -. -No mi dispiace – -Grazie può andareInterrogai Elisabeth. -Che rapporto c’era tra lei e la vittima? – -Eravamo amiche tutto qui – -Sapeva se qualcuno poteva avercela con lei? – -Certo Jonathan! Lui l’aveva fatta soffrire o meglio lei aveva fatto soffrire lui ma lui giurò vendetta cosa che lei non feceDiscorso molto complicato, pensai che l’aveva fatto apposta Continuai interrogando la più tumida delle ragazze Laura. -Il mio rapporto con Rose si poteva definire di amicizia anche se non parlavamo mai tra di noi – La ragazza rispose in maniera calma alle mie domande ma purtroppo non mi seppe dire niente di particolare. Quella che mi stupì fu Alicia -Mi dica Alicia quanto rancore ha nei confronti di Rose per la storia di Says?-. -Di cosa parla?-Non ha lasciato lei e poi fece la corte a Rose?-.
-Sì ma poi è stato di nuovo mio! Io e lei eravamo amiche solamente perché mi era imposto – -Da chi? – non mi disse nulla- Sa che con queste parole a al primo posto come sospettata?-. -Tutti in quella stanza possono essere accusati, anche chi non penserebbe e poi, mi corregga se sbaglio, si dice che l’assassino è sempre il maggiordomoQuella fu la frase che mi sorprese. La ragazza era più furba di quanto pensassi nonostante i suoi occhioni innocenti. Interrogai Siria ma non disse nulla di rilevante solo che … -Secondo me Rose aveva un amante – -Perché dice così?-Perché negli ultimi 14 anni era troppo felice- mi rispose criticamente. Chiamai l’ultimo sospettato, Jenson. Gli feci le solite domande di routine e poi gli domandai: -Sa qualcosa del presunto amante di Rose?-La signora era una santa donna nonostante tutto quello che aveva ato e che gli facevano are.-Non intendevo quello – -So cosa intendeva, la signora si faceva accompagnare spesso in biblioteca o a teatro non posso aggiungere altro. – -Non si preoccupi, ho capito. – -Un’ultima domanda, qui avete un giardiniere? – -No, mi occupo io di tutto. – -Sa se per caso qui cresce la pianta di nome Belladonna?-
-Non so, com’è questa pianta?-È una pianta selvatica erbacea con fiori e bacche viola, è pericolosissima –
-Credo di aver visto una pianta simile al centro del bosco ma non ne sono del tutto sicuro. Dovrebbe domandare al padrone. -
Ora c’erano tre cose urgenti da fare:
Dovevamo sapere se era veramente la Belladonna quella al centro del bosco. Dovevamo capire come avevano fatto ad avvelenare Rose. Chi è l’assassino e perché?
Uscii dalla cucina e mi diressi verso Martin che controllava ogni centimetro della stanza. Su un taccuino come il mio appuntava tutto quello che vedeva e che fotografava. Mi appoggiai alla porta e lo osservai lavorare, mi piaceva guardarlo lavorare e quando disegnava aveva uno sguardo fuori dal normale, sembrava in un altro pianeta i suoi occhi erano come dei lampi che illuminavano ogni piccolo particolare. Martin si girò verso di me mi sorrise -Da quanto tempo sei lì? – -Da un po’-Tutto bene? – -Sì ma molte cose non riesco a spiegarmele, Jasmine dice che manca il bicchiere
preferito di Rose e che sotto quel bicchiere c’è un incisione S.Q. A quanto pare Rose aveva un bicchiere personale che è sparito e gli era stato regalato da qualcuno a cui lei teneva visto che ormai usava sempre e solo quello. –. -Questo caso non è facile come sembra e per di più non abbiamo tanto aiuto. In quel momento suonò mezzogiorno. -Gli ospiti avranno fame, me ne occupo io. Tu per favore fai portare Rose nella sua stanza-. -Certo non ti preoccupare ci penso io, ma prima chiudiamo tutte le stanze non voglio che facciano sparire qualcosa prima del nostro controllo. – mi rispose Martin -Sono d’accordo con te. Andammo a chiudere ogni stanza della casa e poi ci dirigemmo verso la sala da pranzo aprimmo la porta e come entrammo Steven disse: Allora avete trovato il vostro assassino? – Non creda che sia un gioco. Le cose vanno analizzate bene. - rispose Martin in nostra difesa. Signori abbiamo visto l’orario e abbiamo deciso di fare alcune cose se–. -Dica pure Luna – mi disse Iris -So che non avete fame ma qualcosa dovreste mangiare quindi io, Iris e Jasmine andiamo in cucina a preparare qualcosa, Martin, David e Jenson prendono la salma di Rose e la portano nella sua camera da letto. Almeno può stare in un posto degno e non buttata sul pavimento. – -Per noi va bene – dissero Iris e David. Jenson annuì e come lui anche la moglie. -E noi? Dobbiamo restare qui come dei carcerati?- disse Steven urtato. -Se mi da il tempo di arrivarci, voi potete girare per casa ma ogni stanza è stata
chiusa a chiave e le rispettive chiavi sono state messe al sicuro. Gli unici che possono accedere alle stanze siamo io e Martin - sentii tanti brusii e voci che non approvavano. Questo è il regolamento standard se non vi sta bene vi ammanettiamo fino all’arrivo della polizia - disse Martin – e non so quando essa arriverà visto il tempo pessimo -. Il brusio cessò.
CAPITOLO 4
Il temporale continuava incessantemente e non riuscivo a uscire fuori per controllare nel bosco se questa pianta esisteva. Andai in cucina e lasciai la porta aperta nell’eventuale caso fosse accaduto qualcosa, Martin andò a occuparsi del corpo di Rose. Iris mi si avvicinò -Anche lei con l’amore per la cucina? – -Sì, fin da piccola. Una piccola ione che mi porto nel sangue così diceva mio padre. – sorrisi e anche lei lo fece. -Le devo confessare una cosa… - mi si avvicinò all’orecchio, e bisbigliando mi chiese – Sa perché Rose a scelto lei? – -Perché era già cliente di mio padre – dissi sicura della mia risposta. -No, perché era sua zia – In quel momento stavo tagliando il pane e mi cadde il coltello. Per poco non mi tagliai un dito. -Sta scherzando? – -No, è la pura verità ma non deve dire niente a nessuno. Se per caso lo sapessero faranno fuori anche lei. – rimasi scioccata ma annuii con la testa. Continuammo a cucinare, Iris parlava con Jasmine ma io rimasi muta a fissare il vuoto fino a quando non mi sentii toccare, saltai. Fortunatamente era Martin che mi chiedeva come andava in cucina e se mi serviva una mano. Gli dissi che andava tutto bene e gli feci vedere cosa stavamo preparando. Erano tutte cosette leggere ma sfiziose perché tutti avevano bisogno di mangiare.
Lui mi disse che avevano portato Rose nella camera da letto, adagiandola delicatamente sul letto. Gli avevano messo un lenzuolo sopra e avevano richiuso la porta. Gli domandai se qualcuno era uscito, mi disse di no e che avevano anche già apparecchiato il tavolo. Verso l’una portammo tutto a tavola sistemando tutto come se fosse un buffet freddo. Durante il pranzo nessuno parlò fino a quando Rory non disse. -Iris ti ricordi quando gli facevo la tinta e impiastravo tutta casa?-. -Tu impiastravi casa! Io ti guardavo – disse ridendo. Da quel momento il pranzo si fece più confusionario, tutti dissero qualcosa di divertente o raccontavano qualcosa su di Rose. Molte cose erano divertenti e tutti ridevano come se tutto quello che avevano detto fino a qualche minuto prima o tutto quello che era successo in quegli anni fosse sparito. Quel pranzo fu in suo onore, in onore di una zia che fino a qualche ora prima non sapevo neanche di avere. Raccontarono tutta la sua vita, tutto quello che sapevano di lei e io cercavo di fare domande senza essere troppo invadente ma volevo sapere tutto di lei, della sua famiglia, dei suoi amici la curiosità era troppa e Martin mi osservava titubante. -E le crepes con la cioccolata e aglio? – disse Iris -Come con cioccolata e aglio? – domandai turbata -Quella volta gli avevamo detto che ci occupavamo noi della cucina e gli facemmo le crepes con la cioccolata e anche un po’ di cioccolata calda da bere ma una crepes la facemmo con l’aglio perché Iris disse di metterci il peperoncino ma io gli dissi di no perché era immangiabile allora gli mettemmo l’aglio. Al primo morso non sentì nulla ma al secondo sputò tutto e noi ridemmo a crepapelle. Ci disse che quella sarebbe stata l’ultima volta che cucinavamo noi – rispose Rory.
Iris mi chiese il permesso di andare a fare il caffè perché ormai il pranzo era finito ed erano le tre di pomeriggio. Glie lo diedi. Fu un pranzo bellissimo, anche se non sarebbe dovuto esserlo ma sapere tutte quelle cose su mia zia fu di aiuto anche negli anni successivi. Mentre Iris preparava il caffè decisi di provare a vedere se la linea telefonica era disponibile. Il telefono squillava. Sembrava un miracolo visto che fuori c’erano tuoni e fulmini, in più stava grandinando. Il tempo sembrava pazzo! Sembrava divertirsi alle nostre spalle. Composi il numero della polizia, mi rispose Matthew. -Che bello sentirti Luna, come va? – -Diciamo bene, il caso è complicato sto facendo tutto il possibile. – -Purtroppo la strada è ancora interrotta, io sto cercando di far muovere tutte le mie conoscenze ma niente, non riusciamo a venire. – -Hai fatto le ricerche che ti ho chiesto? – -Sì e i risultati sono:
Jenson e Jasmine lavorano presso la famiglia di Rose da generazioni, non hanno ne figli né parenti e per loro Rose era come una figlia, così mi ha detto Mark. Nessun problema con la legge né Inglese né di altre nazioni. Steven ha molti soldi, case sparse ovunque, con la politica va tutto bene e la sua ditta di Import Export va alla grande. Molte entrate di denaro gli permettono di aprire sedi in tutto il mondo. Al liceo era il capo del D una confraternita molto esclusiva e piena di gente importante. Jonathan ha avuto problemi con le banche, era finito in banca rotta per investimenti sbagliati ma a quanto pare è riuscito a risanarli tutti in poco tempo. Ormai lavora per Steven da 10 anni, lo aiuta sia nel campo politico che in quello
aziendale. Iris e David sposati da 30 anni hanno 2 figlie e 1 figlio. Tutti quanti ora si trovano a casa della madre di lei. Il ristorante di David va alla grande ha clientele raffinate e nobili. Il lavoro da psicologa di Iris anche va bene. Lei ha uno studio in collaborazione con Rory. Rory come ti ho detto prima lavora con Iris ma ora sta cercando di prendere un’altra laurea in no so cosa. È sposata da 35 anni con Mark e hanno una figlia che è a casa della madre di Rose. Mark lavora nella caserma dei pompieri e sta cercando anche lui di fare di tutto per raggiungervi. Siria lavora nel ristorante di un amica della madre. Non è sposata né fidanzata. Ha solo qualche storiella qua e la con persone che incontra nei bar. Laura lavora in un centro di recupero e in più fa volontariato in chiesa. Vita sentimentale zero. Elisabeth è sposata con un certo Mett. Hanno una figlia che vive in America. Lui fa il muratore e si vocifera di certi tradimenti da parte sua nei confronti della moglie. Alicia a quanto pare fa “ L’Accompagnatrice di Lusso” così mi hanno detto. Ha abortito già 5 volte.
Ho parlato con Keira Ron, la sta portando qui una pattuglia della polizia italiana, non so quanto ci metterà ma l’ispettore italiano Rossi l’ha interrogata. Lei dice che nessuno ce la poteva avere con Rose perché era una persona d’oro. Il cognato Alex Boll è arrivato subito alla caserma, era disperato, teneva molto a lei. Ha detto che aveva problemi con il signor Vigor ma che è una persona buona e non è da mettere tra gli indagati. Vedi se è vero perché lui ne ha parlato bene. Non ho saputo altro. Spero che ti possa essere utile in qualche modo anche se non vedo come. – -Grazie. Ora ti chiedo un altro favore ma questa volta è molto difficile. –
-Lo sai per me niente è impossibile. – -Devi scoprire chi è S. Q. – -Non sai dirmi altro? – -No, so solo che è un uomo che è stato a contatto con Rose, credo che sia importante capire chi sia. – -Ok cercherò di fare tutto il possibile. Resisti. – -Va bene ci sentiremo domani. – -A domani. – Quante novità tutte insieme, dovevo solo trovare un filo logico. Tornai nella sala da pranzo, il profumo del caffè aveva riempito la stanza. Mi sedetti e con occhio scrupoloso posai il mio taccuino in bella vista sperando che qualcuno lo notasse. Martin mi osservava. -Deve continuare a interrogarci o ci da un attimo di tregua? – chiese Steven -Ho appena parlato con il tenente Murray e mi ha dato delle informazioni sui vostri conti che non mi avete detto voi. Prima che parli io avete voi qualcosa da dire? – Nessuno aprì bocca, Martin prese il taccuino e lesse tutto. Ma tra gli indagati nessuno parlava. -Va bene vuoi non parlate e io neanche, vorrà dire che a fine caso vi dirò tutto. – mi alzai dal tavolo ripresi il taccuino dalle mani di Martin e uscii dalla porta. Appena la chiusi tirai un sospiro, cominciavo ad avere qualche sospetto su qualcuno ma ancora avevo bisogno di tracciare un filo conduttore su quello che mi aveva detto Matthew e quello che avevo scoperto io. -Sei pensierosa. Cos’hai? Non ti ho mai vista così – era Martin che era uscito dalla porta della cucina. -Lascia stare – dissi girandomi e dirigendomi verso la porta per uscire fuori
nonostante piovesse, quella casa cominciava a togliermi il fiato, mi sentivo soffocare, avevo bisogno di aria! -Lui mi bloccò prendendomi la mano. -Lo sai che mi puoi sempre dire tutto – -Era mia zia – dissi con una lacrima che mi rigò il volto – era mia zia e non lo sapevo-. Lui mi abbracciò, gli stavo ancor dando le spalle, fissavo la porta come se fosse l’unica via d’uscita, come se fosse la mia unica salvezza. Mi diede un bacio sulla guancia e cercando di tirarmi su mi disse -Al lavoro milady ,cerchiamo di beccare quell’assassino. – anche se girata mi resi conto che aveva tirato fuori il suo sorriso sghembo – cominciamo a controllare le stanze –. Cercò di incoraggiarmi e sapeva che non sapevo resistere a quel sorriso, ci era riuscito mi sentii subito meglio e la voglia di uscire sotto quell’acqua era ata ma … -Va bene ma prima fammi ricordare a tutti che le porte sono chiuse -. Rientrammo nella sala da pranzo. -Miei cari signori, la porta che da nella cucina è aperta ma solo quella e la potete utilizzare per andare in bagno o per cucinarvi qualcosa, le altre porte sono chiuse. Chiuderemo anche questa e cominceremo a controllare le vostre stanze, nessuna obbiezione! Ho intenzione di trovare l’assassino con il vostro aiuto o senza!Tutti ci fissarono e con sguardo minaccioso ci fecero capire che non volevano ma noi senza aggiungere altro uscimmo, chiudemmo a chiave la porta della stanza e decidemmo da quale stanza partire. Decidemmo lo studio, perché ormai il salotto era stato spulciato abbastanza e non era stato ritrovato niente.
Lo studio come avevamo visto in precedenza mentre Rose ci faceva fare il giro
della casa, aveva le pareti ricoperte da libri, una scrivania e alle sue spalle una grande finestra. Martin si mise a controllare i libri e io andai verso la scrivania. Sopra c’erano delle carte che rappresentavano il bilancio dell’impresa. Non se la a male, ha profitti in rialzo e in più ha molte entrate di denaro grazie a una succursale in America.-. Ho trovato una foto del libro “Amami” c’è anche una dedica. “come questo libro io ti chiedo la stessa cosa Amami e vieni via con me”-Non lo facevo così romantico Steven – -Infatti, non c’è la sua firma ma soltanto S.Q. e nella foto c’è un paesaggio bellissimo e in primo piano il pozzo dei desideri-. -Ancora questo S.Q. sono curiosa di sapere chi è e soprattutto che rapporto c’era tra loro-. Martin continuò a vedere i libri e in molti di essi all’ultima pagina c’era scritto Da S.Q. Sotto la scrivania trovai un anello con la sigla S. & J. -Martin trovato altro?-No, a parte una cinquantina di libri con la sigla S.Q. non ho trovato altro-. -Io ho trovato un anello, guardaMartin lo osservo e anche lui non capii il significato. Nei cassetti della scrivania invece c’erano solo carte dell’azienda.
La veranda era in ordine e perfetta, pulitissima non trovammo niente, neanche un capello o qualcosa fuori posto.
Cambiammo stanza ci dirigemmo nella stanza di David e Iris. Trovammo moltissime foto e una lettera di un dottore. La lessi e c’era scritto che i sintomi che aveva la ragazza non aveva i sintomi di una normale influenza ma era di una gravidanza. La ragazza non l’ aveva detto forse era questo il motivo che spingeva Rose a chiedergli se aveva voglia di qualcosa ma perché non l’avevo notato prima?
Nella stanza di Rory trovammo un libro da infermiera. La ragazza poteva darci una mano se solo non faceva parte degli indagati, le indagini non le potevamo compiere a simpatia ma forse avrei potuto chiedergli qualcosa senza che se ne fosse resa conto. Trovammo una foto di lei e di Mark, facevano una bella coppia.
Ora toccava alla stanza di Rose e Steven esitai a entrare ma come misi piede nella stanza e vidi Rose sul letto mi sentii svenire, mi mancava la terra sotto i piedi, tutto girava e si fece di colpo buio ma a un tratto mi sentii afferrare. Luna! Luna! -Di chi è questa voce- Pensai - Chi mi continua a chiamare preoccupato -Luna maledizione apri gli occhiCercai di farlo e come ci riuscii vidi una luce accecante e una sagoma che mi stringeva a se. -Brava! Hai deciso di farmi preoccupare?-Martin sei tu? – ancora non vedevo molto bene. -Chi altri pensavi che fossi?- e mi sorrise. -Che cosa è successo? – -Alzati piano, siediti qui- prese una sedia che era davanti a un tavolinetto con
uno specchio. Sopra al quale c’erano profumi, spazzole e dei trucchi. – Sei svenuta, come ti senti? – -Mi gira ancora un po’ la testa – e mi girai verso il grande letto a baldacchino, c’era Rose. In quel momento ricordai tutto. -Luna vuoi abbandonare le indagini e aspettare che arrivi la polizia? – -No! – -Luna mi stai facendo preoccupare, non voglio che questo caso ti allontani da me, non voglio perderti, sei troppo importante –. -Martin che cosa stai dicendo?- e lo fissai, non riuscivo a capire cosa intendesse o meglio avevo paura di capire. - Lascia stare. – E dopo queste parole tornò a osservare la stanza, a indagare. - Tu non ti alzare, resta qui. È un ordine – mi disse in modo freddo - Da quando in qua tu mi dai degli ordini? – domandai sorpresa - Da oggi e non discutere! – disse arrabbiato Lo osservai mentre senza di me cercava indizi. Quella cosa mi fece un po’ male e rivolsi lo sguardo verso di Rose quella zia che non sapevo di avere e che non avevo mai conosciuto, qualcuno l’aveva strappata via da me. Mi si avvicinò Martin e mi pose una chiave strana con una luna alla fine e inciso sopra la parola Moon. La presi e la strinsi forte. Lui continuò a cercare ma non trovò altro. A parte il libro sul comodino, l’ultimo che stava leggendo. Il titolo era “Amanti” al suo interno un’altra dedica “Come loro, anche noi, come noi, anche la Luna e il Sole costretti a vedersi all’Alba e al Tramonto, per celare un amore,
che spera di coronarsi, con la benedizione delle Stelle. Ti amo piccola mia … S. Q.” L’ultima dichiarazione perché quel libro era uscito circa una settimana fa, l’ultima volta che i due riuscirono a vedersi. Possibile che il marito non aveva notato nessuna di queste dediche?l Mi si avvicinò di nuovo Martin, mi pose una mano per farmi alzare, accettai questo atto di galanteria ( era dolce come al solito nonostante i nostri bisticci). Uscimmo dalla stanza e ci dirigemmo al piano superiore non ci rivolgemmo la parola per tutto il tempo.
Entrammo nella stanza dei domestici e continuammo la ricerca. In un cassetto della biancheria di Jasmine trovammo un biglietto, la scrittura era quella di Rose. “Jasmine deve arrivare una lettera per me da S.Q. prendila te ti prego”. Lo diedi a Martin per farglielo vedere ma non mi rivolse la parola ugualmente. Non trovammo altro.
Andammo nella stanza delle RIR (cioè quella di Rory Iris e Rose per fare prima RIR). La stanza era piena di foto attaccate ovunque ma rimasi colpita da una che aveva una cornice decorata con dei gattini e le ragazze indossavano dei vestiti e dei cappelli da streghe. Era bellissima. Trovammo delle registrazioni le ascoltammo erano tutte battute e risate, parlavano di tante cose tra cui il loro ato, rivangavano la nascita del gruppo, gli amori che avevano vissuto, le esperienze fatte insieme, quella sigaretta che
unì le 3 ragazze e che segnò la loro vicinanza. Tante cose che se fossero arrivate alle orecchie sbagliate avrebbero causato la loro fine. Parlarono anche delle chiamate e delle lettere di un uomo che si firmava Pecora 90. Le ragazze dissero che erano state importunate spesso e per questo avevano deciso di cominciare a registrare tutto nel caso fosse successo qualcosa a una di loro. Ma perché non mi dissero niente? Perché non dissero niente neanche a mio padre?
Nella stanza di Jonathan trovammo una lettera che ci fece rimanere di stucco. “caro amore mio, Mi dispiace so che il nostro amore deve rimanere segreto ma Rose si è resa conto di qualcosa, non so più come negarlo, non so cosa inventarmi, cosa dire. Questo nostro amore porterà molto sconforto e problemi nel nostro gruppo. Ti amo .” Chi l’avrà scritta? La calligrafia mi ricordava qualcosa ma non so cosa.
Ci dirigemmo nella stanza di Elisabeth e Siria in una valigia trovammo un coltellino e una lettera con scritto: “In mia assenza compiate il 2° atto, la tragedia riuscirà. Keira” Di che cosa parlava? Che cosa voleva dire il 2° atto?
E cos’era allora il 1° atto? Avevo bisogno dei consigli di Martin, della sua voce e della sua sicurezza non riuscivo a pensare senza di lui, senza la sua voce, senza i suoi sguardi. -Martin! Ti prego! Parlami! – lo fissai. lui era girato di spalle perché cercava nei cassetti delle ragazze, si girò, senza aprir bocca. - Ho bisogno di te come te lo devo dire? Senza di te sono inutile! – Lui mi si avvicinò, mi fissava, mi accarezzò il viso, poi la sua mano scese sul mio fianco, sentii un brivido che mi percorse tutto il corpo, mi afferrò e mi strinse forte a se. Il mio cuore e il suo battevano all’unisono. -Non riesco a vivere senza di te – mi baciò sulla fronte e poi continuò a parlare – Io e te siamo una cosa sola, uniti dal destino che in molti casi è crudele come in questa circostanza, mi dispiace per tua zia –. Alzai la testa e lo fissai, i nostri cuori continuarono a battere forte, lo so che non avevamo tempo per quel momento così particolare e che mi fece sentire più vicino a lui ma non dissi niente o meglio se la mia mente voleva che parlassi la mia anima e il mio cuore mi dissero di tacere e ascoltai loro. -Ti amo! – e mi baciò. Le sue labbra morbide e calde mi riscaldarono come fa il cioccolato caldo d’inverno. -Amami anche tu, te ne prego – un fulmine illuminò la stanza e mi mise in po’ paura, mi strinsi tra le sue braccia istintivamente Alzai il viso e con il cuore in mano e una lacrima scese, gli dissi: -Ti amo – lo ribaciai. Mi prese e mi buttò sul letto di Siria, la sua mano salì con dolcezza ma
determinazione, mi sollevò il vestito. Sentivo che ero già sua, continuavamo a baciarci. Mi sentii in paradiso. Tutto quello che provavo e che cercavo di far finta di non capire era stato svelato, finalmente mi sentivo me stessa! Ero serena e felice. Spostammo il cuscino e … -Che diamine è questo? – disse Martin prendendo una boccetta, glie la tolsi dalle mai e lessi l’etichetta. -Antidepressivo Limeva contiene Liquirizia, Menta e Valeriana. Ottimo per la depressione infantile e per la depressione dovuta a forti traumi. Si consiglia un uso moderato minimo 3 gocce per casi leggeri, massimo 10 per casi gravi. – -Allora la nostra amata Siria soffre di depressione… chissà a quale causa è dovuta la depressione – disse Martin con una luce nello sguardo che mi fece pensare al suo cervello in movimento come una macchina a vapore e mi scappò un sorriso, che Martin notò e ricambiò sua volta. -Meglio continuare a indagare, si sta facendo tardi e vorrei che tutti andassero a dormire nelle proprie stanze- dissi rimettendomi bene il vestito e schiarendomi la voce che era rauca dell’emozione.
Martin fu d’accordo e ci dirigemmo nella stanza di Laura e Alicia. Cominciammo subito a cercare, trovammo nel cassetto di Laura un crocefisso e una lettera di un convento italiano che diceva che accettava la sua richiesta di diventare suora come da lei richiesto. In quello di Alicia trovammo una boccetta vuota e la lettera di Keira che diceva le stesse cose di quella di Elisabeth e Siria. Qui qualcosa non quadrava. Ci dirigemmo in soffitta ma la porta era chiusa a chiave e in più l’orologio suonò, erano le otto di sera. Tornammo nella sala da pranzo e come aprimmo la porta tutti ci fissarono, nei loro occhi c’era veleno e uno solo ebbe il coraggio di sputarlo.
-Divertiti delle stanze? Trovato qualcosa di speciale? – -Signor Vigor non si preoccupi abbiamo trovato tutto quello che ci serviva. Per questa sera ognuno potrà dormire nella propria stanza, ma in quella di Martin ci dormirà il signor Boll e Martin dormirà nella mia.-E lei dove dormirà? – mi chiese Iris preoccupata. -Non si preoccupi devo ancora finire di controllare un posto. – -Ti darò una mano, da sola non ce la farai a finire tutto lo sai bene. – disse Martin a bassa voce cercando di farsi sentire solo da me, accettai, anche se non avrei voluto ma era vero non avrei mai finito senza di lui. -Signora Scott io finirei di preparare la cena se per lei non sia un problema – -Vada pure Jasmine – -Da quando in qua prendi ordini da lei Serva! – disse il signor Boll arrabbiatissimo -Qui io sono la legge e quindi cerchi di comportarsi bene, Jasmine ha detto giusto e lei stia al suo posto.- il signor Boll uscì dalla porta della sala da pranzo sbattendola in modo esagerato. – Ora potete anche andare nelle vostre stanze, vi è stato lasciato tutto quello che avevate prima, siete pregati di non entrare nella stanza di Rose senza uno di noi o senza il nostro permesso e naturalmente il salotto e off limits. – indicai me e Martin e tutti acconsentirono. La cena fu fredda, io e Martin avevamo gli occhi puntati a dosso da molti dei commensali, Rory, Iris e David cercavano di fare conversazione ma senza avere troppo successo. A fine cena tutti si alzarono facendo i comodi loro. Io andai in veranda cercando di riflettere in silenzio mentre Martin spostava la sua roba dalla sua stanza alla mia. Dopo qualche minuto udii una voce dietro alle mie spalle. -Possiamo?- erano Iris e Rory -Certo, accomodatevi. Questa casa è anche la vostra – gli dissi sorridendo.
-Grazie Luna, eravamo abituate e venire qua dopo la cena per stare un po’ tranquille…-. -E fumarci una sigaretta – disse Rory interrompendo Iris e finendo con una grossa risata. Non dovrebbe fumare davanti a Iris – dissi cercando di mantenere un tono- dolce e non invadente. -Lo sa anche lei?- disse Rory stupita -Durante la nostra perquisizione abbiamo trovato la lettera del dottore, ci scusi Iris-. -Non si preoccupi, dovevate farlo.- e mi sorrise. – Però la prego di non dire nulla, lo farò io alla fine di questa vicenda-. -Non si preoccupi. – -Rose sarebbe molto orgogliosa di lei-disse Iris -Era veramente mia zia?-Sì,era una cugina di sua madre.– Cambiai immediatamente discorso perché sentii un nodo alla gola e sentivo gli occhi che cominciarono a bruciare. Mi succedeva e mi succede ogni volta che sentivo parlare di mia madre o dei suoi parenti. -Rory lei è infermiera?-Quasi, devo dare la tesi e ho finito-Posso farle due domande personali? – -Mi dica pure – -Mi può dire qualcosa di più del medicinale LIMA? E del veleno BELLADONNA? – -La prima è un anti depressivo, viene dato soprattutto per le vittime di forti
traumi, stress o violenze mentali. È molto potente se preso in dosi eccessive, non causa la morte ma solamente stordimento o “coma” gli effetti cominciano a svanire dopo 72 ore ma a volte può durare di più. Invece la Belladonna prima di essere un veleno è una pianta erbacea, perenne, che può raggiungere il metro e mezzo d'altezza. Il grosso fusto, eretto e ramificato, porta grandi foglie di colore verde scuro. I fiori, singoli, sbocciano da giugno ad agosto. Tutta la pianta è estremamente velenosa, dalle foglie, alle radici, ai fiori, alle bacche, agli steli. L'essiccazione ne aumenta la tossicità. 3-4 bacche di belladonna possono essere mortali anche per un adulto. I sintomi dell'avvelenamento da belladonna sono: secchezza della gola, dilatazione della pupilla, sino alla cecità, eccitazione seguita da torpore con difficoltà respiratoria e stato d'incoscienza. – -Sa se da queste parti c’è una pianta? – -Si, l’avevamo trovata noi tre durante una delle solite eggiate, come mi resi conto che era quella pianta avvertii subito Rose e gli dissi di estirparla stando molto attenta e di non dirlo a nessuno.-Grazie mille Rory – -È stata avvelenata da questa pianta? – domandarono in coro. -Non posso dire niente mi dispiace – Mi alzai e mi diressi nella mia camera. Entrai e trovai Martin sul mio letto che mi fissava. -Che hai? – gli domandai con voce scherzosa -Che fine avevi fatto? Ti ho cercato ovunque. – -Ero in veranda con Iris e Rory, stavamo facendo quattro chiacchiere. – -Tutto bene? – -Sì, non ti preoccupare. – Chiusi la porta e mi sedetti vicina a lui, lo abbracciai forte come se erano anni che non lo vedevo.
-Sei sicura di stare bene? – -Sì, dobbiamo risolvere questo caso e l’unica stanza che ci è rimasta e la soffitta. Andiamo!-
Andammo su e riprovammo ad aprire inserendo la chiave che secondo Rose apriva tutte le porte. Funzionò riuscimmo a entrare, la richiudemmo immediatamente alle nostre spalle e per stare più sicuri facemmo un giro di chiave e la lasciammo attaccata. Ci dividemmo la stanza in due, lui fece la parte sinistra e io quella destra. Ci armammo di molta pazienza quella stanza era grande, anche se non lo era come il resto della casa ma ancora non ce lo spiegavamo. Trovammo tantissimi vestiti, giochi, un lettino, disegni, bauli che contenevano cose inutili ma credo con un grande valore affettivo. Giunti verso la fine della stanza eravamo stanchi morti, stremati, distrutti ma la cosa che ci buttava più giù era che non avevamo trovato niente, neanche il suo famoso diario, niente di niente. -Non ce la faccio più- dissi appoggiandomi al muro. -Forse è meglio se ci riposiamo un po’- disse Martin sedendosi per terra. Io feci la stessa cosa. Poi lo notai meglio, era alle nostre spalle ci eravamo appoggiati su di lui. -Guarda che bel dipinto? Un cielo blu con tutte queste stelle e questa enorme luna. Non l’avevo mai viso, sembra vero! – esclamai -Vero, sembra uno scenario realistico Eravamo stanchi, era tardissimo l’orologio aveva da poco rintoccato l’una dal mattino, ormai era un giorno intero che cercavamo indizi e avevamo tanti sospetti e niente e nessuno che poteva aiutarci.
Mi appoggiai alla spalla di Martin, lui mi diede un bacio sulla testa. -Vuoi che torniamo in camera? – -No, io preferisco restare qui, se tu vuoi vacci tranquillamente. – gli dissi -No, preferisco restare con te, ora non ho la minima intenzione di lasciarti scappare un’altra volta – disse con tono ironico e il suo sorriso sghembo. Si alzò prese delle coperte che erano in un baule e le allargò per terra poi prese dei vestiti e si inventò dei cuscini lì al momento. Era sempre stato pieno di fantasia. -Lo so che non è un letto degno di una principessa come te, però al momento non abbiamo altro. – -Non ti preoccupare va benissimo – Andai vicino a lui e ci mettemmo sotto a un’altra coperta, il pavimento non era comodo ma con il sonno che avevamo sembrò un letto di piume. Feci appena in tempo ad appoggiare la mia testa sul suo petto che mi addormentai con la sua mano che mi accarezzava i capelli e il suo cuore che mi suonava una bellissima ninnananna. Era una sensazione bellissima.
CAPITOLO 5
Un raggio di luce mi accecò
-È già l’alba? – pensai mentre cercavo di coprire la luce con la mano.
-Svegliati Martin! Svegliati! Presto! - e lo scossi -Che è successo? – mi disse con voce assonnata -Guarda! – e indicai il dipinto -Cosa? – mi domandò confuso -Guarda sotto! Guarda! – Una luce immensa veniva da sotto il dipinto. Ci alzammo immediatamente avvicinandoci all’enorme quadro. -Ma da dove viene? – mi domandò -Cerca un bottone, una serratura, qualcosa di simile! Sicuramente c’è un’altra stanza! Ne sono più che certa! Ma perché non ci ho pensato prima! La stanza era troppo stretta ci dovevo arrivare! – cominciai a parlare a vanvera. Cercammo in tutto il muro in ogni centimetro quadrato, lui era partito da destra io da sinistra, come ci incontrammo al centro del quadro, notammo che uno dei buchi della luna era come una piccola mezza luna. Mi ricordai della chiave in un attimo corsi a prenderla ma cercando di non fare rumore e in un batter d’occhio mi ritrovai di nuovo davanti alla luna. Guardai Martin e insieme infilammo la chiave e girammo.
Una fortissima luce ci accecò, le nostre pupille erano ancora deboli alla luce di quel cielo rosa ma pieno di nuvole cariche di acqua che scendeva. Come ci adattammo allo scenario fu incantevole, non c’era il tetto ma vetri colorati che riparavano dalla pioggia e dal vento ma che facevano entrare la luce con mille colori che rendeva il suo interno ancora più bello, le pareti erano piene di ritratti, li osservammo e sotto a ognuno c’era una targhetta con il nome, la data di nascita e di morte. Erano tutte donne, tutte diverse ma unite da una cosa sola: tutte avevano come secondo nome Boll. Erano tutte mogli. Al centro c’era un tappeto enorme e tutti mobili stile Luigi XIV, dalle poltroncine, al divano alla libreria, al tavolo da gioco al piccolo scrittoio. Era incantevole. Mi girai a guardare la faccia di Martin, era buffissima, era rimasto a bocca aperta. -Tutto bene? – gli domandai ridendo -Sì, si – disse guardandosi intorno, aveva lo sguardo come quello dei bambini quando entrano nei negozi di caramelle. Comincia a cercare qualcosa che ci poteva essere utile. Trovai una lettera sullo scrittoio. Cara Luna… Lessi solo quelle due parole, mi misi seduta e chiamai Martin. - Cos’hai trovato? – -Leggi, ti prego. Io non ci riesco. –Martin prese la lettera gli diede uno sguardo veloce e mi riguardò – Ti prego Martin –.
- Cara Luna, se sei entrata qui senza di me vuol dire che mi è successo qualcosa. Mi dispiace non potertelo dire a voce ma solo tramite lettera, io sono tua zia, sono la cugina di tua madre. Quando lei è morta in ospedale dandoti alla luce
mi ha fatto promettere che mi sarei presa cura di te e ci ho provato tramite tuo padre e standoti lontana per non farti entrare nel mio incubo. Questa è la stanza “DELLE BOLL” qui troverai il mio diario ma non il mio testamento, l’ho spostato in un posto più sicuro. Se ricordi ogni singolo particolare delle stanze, saprai dov’è. Ho dovuto fare così per non farlo cadere in mani sbagliate .Con amore Zia Rose –
Rimasi senza parole, quella lettera mi sconvolse. -Luna, ora cerchiamo il diario e diamo giustizia a tua ZiaCominciammo a cercare, sotto a ogni dipinto visto che lì cerano dei bauli, trovammo lettere e diari di tutte le “SIGNORE BOLL” ne lessi qualcuno, deprimenti, tristi che portavano alla luce come una maledizione, quelli che lessi erano tutti uguali nessuno che descriveva momenti belli, solo nei primi cinque anni di matrimonio. Ormai era l’una di pomeriggio. Dissi a Martin di scendere e avvertire che io non mi sentivo bene e che non avrei pranzato. Così fece ma tornò su subito dicendomi -Quella tavola senza di te non mi piace – Si sedette vicino a me e continuammo a leggere vite di persone che non avevamo mai visto ne sentito. Arrivammo all’ultimo baule, era quello di zia Rose me ne resi conto perché era l’unico senza dipinto sopra. Lo aprimmo, al suo interno c’erano tanti fogli. Cominciammo ad controllarne uno per volta. Quel baule conteneva ogni singolo istante della sua vita da quando si era sposata. Sul fondo c’era il suo vestito da sposa, bellissimo, bianco stretto sopra e pieno di tulle sotto. Lo alzai per vederlo meglio ed eccoli lì, i suoi diari, ogni diario conteneva un
anni di matrimonio. Erano ventinove diari. Presi il primo e dal suo interno cadde una lettera.
2 giugno 1879 Cara Rose, Ti do questa lettera prima di tutto per augurarti un matrimonio felice e tanti auguri per il futuro poi per confidarti un segreto. Nessuno deve venire a conoscenza di quello che ti sto per dire. La soffitta non è come la vedi, dietro alla luna C’è la nostra stanza segreta che viene Tramandata di suocera a nuora ormai da anni. Questo sarà il tuo rifugio quando sarai triste, quando tuo marito non ti degnerà più di uno sguardo. Spero che per te non sia così ma purtroppo come da generazioni le donne Boll sono costrette a soffrire, spero di non aver cresciuto mio figlio cosi ma come mi disse mia suocera e a sua volta la sua e così via non piangere davanti a lui ma vieni qui. Sii forte hai suo occhi e a quelli degli altri ma non ai tuoi e ai nostri. Con amore tua Suocera
Quella lettera mi fece rabbrividire. Martin mi prese la mano, io la strinsi forte e cominciai a leggere i suoi diari. Lì per lì la storia sembrava diversa, lui l’amava sul serio, e così continuò a farlo per i sei anni consecutivi. Ma verso la fine del sesto lessi una cosa che fece cambiare la sua vita e quella del suo matrimonio.
Londra 15 dicembre 1885 Caro diario, Sono incinta, che notizia meravigliosa l’ho appena data a Steven e alle nostre famiglie! Sono tutti contenti e lo sono anche io. Finalmente posso essere fiera di me, Steven sta facendo mille preparativi e sono solamente alla prima settimana, cosi dice il dottore. Sembra che quella maledizione ancora non colpisce e spero che non succeda anche se vedi Steven strano in questi due anni. Spero che ora cambi idea. Mia suocera è felicissima, spera che sia una bambina e lo spero anche io. Steven e suo padre sperano che sia un maschio. Oggi sono stata da Alex mio il marito di mia sorella e gli ho dato la notizia è contento e quando sono uscita mi sono scontrata con mia nipote, quanto è diventata bella sembra sua madre. La notizia è stata data anche a mio cognato che come previsto ha urlato di gioia, lo desiderava tanto un nipotino, sono anni a anni che me lo chiedeva ed ha usato delle parole che mi hanno riempito il cuore di gioia – sei la mia cognata preferita e sempre lo sarai ti voglio bene-.
Era una notizia bellissima ed ero contenta per lei. Ma perché nessuno mi aveva parlato di questo bambino? I mesi trascorrevano e tutte le pagine del diario erano uguali lei che comprava vestitini, i regali dei parenti fino al 15 aprile.
15 aprile 1886 Caro diario,
Non riesco ancora a crederci, com’è potuto succedere, è impossibile come posso farcela adesso… lo so ancora non hai capito ma non capisco neanche io… ho perso il bambino… Non è possibile, sono stata attenta!!! Il dottore ha detto che è stato un aborto ma non è possibile!! Steven alla notizia ha reagito freddamente. Come siamo tornati a casa mi ha detto di stare zitta e di non piangere. Io gli ho chiesto che cosa gli era preso e lui mi ha risposto con la solita frase – sono un uomo e gli uomini non manifestano i propri sentimenti-. Poi ha preparato la valigia e è partito per la Francia. Mi ha lasciato da sola.
Mi cadde il diario dalle mai… e rimasi a fissare il vuoto per ore senza nemmeno batter ciglio. Martin mi strinse a se ma non ricambiai, rimasi muta e non riuscii neanche a piangere. Un fuoco di rabbia mi ardeva in petto. I mesi seguenti erano tutti uguali cambiava solo i giorni.
Caro diario, Sono rimasta sola. Mio fratello, mia cognata, Iris, David e Alexander mi sono ati a trovare ma ho fatto dire dalla domestica che non cero.
Oppure che riposava, che era impegnata e via dicendo. Rose usava scuse su scuse.
Gli anni avano e lei cercava di avere contatti meno frequenti con il mondo esterno fino a che Iris e Rory non riorganizzarono le cene del gruppo.
31 gennaio 1890 Caro diario, Iris e Rory mi hanno ridato la gioia di vivere. Oggi si sono presentati tutti da me dal primo all’ultimo e mi hanno detto “cenetta di gruppo”. In quel momento il mio cuore ha riavuto un leggerissimo battito. È stato divertente e hanno detto che ogni volta che finisce il mese quindi o il 30 o il 31 ceneremo insieme tutti i mesi di tutti gli anni. E in più Rory e Iris hanno detto che minimo una volta alla settimana verranno da me salvo complicazioni.
Loro si che sono vere amiche, hanno ridato un po’ di luce nei suoi occhi, e nella sua vita. Steven a casa non c’era quasi mai e se c’era era con Jonathan che lavoravano cosi è quello che è scritto nei diari. Rose scrisse anche che tra loro non c’era più contatto tranne che durante le cene di lavoro o di partito a cui lei doveva assistere o alle cene in casa. Scrisse delle lettere di Pecora 90 e sospettava di un amico del marito e di Vigor un certo Vik. La stessa cosa sospettavano Rory e Iris così almeno è scritto. Gli anni trascorrevano e molte pagine erano bianche. Nel 1893 lei cominciò a sospettare della relazione del marito con un’altra perché ogni volta che tornava a casa aveva scontrini nella giacca e che lei aveva conservato in una piccola scatola nel baule.
Nel 1895 nonostante le minacce che riceveva ormai da anni, andò a un’altra cena di lavoro del marito. Ma questa fu molto più interessante.
6 novembre 1895 Caro diario, Oggi sono stata a un’altra cena di lavoro ma questa volta qualcosa è cambiato. Ero fuori al terrazzo dell’hotel Riz e un collega di mio marito si è avvicinato per accendermi la sigaretta. Abbiamo cominciato a parlare e non so perché ma con lui mi sono aperta. Ho raccontato tutto quello che mi era successo. Lui mi ha detto che Steven non capisce nulla perché si sta facendo scappare una donna come me. Abbiamo deciso di rivederci e di continuare a parlare.
Questi incontri segreti continuarono, ogni pagina di quei diari profumava di vita, di colore, di emozione. Non erano più spenti come prima ma erano pieni di vita. L’anno dopo il loro primo incontro accadde una cosa sensazionale.
23 novembre 1895 Mi ha baciata!!! Caro diario ci siamo baciati!! La cosa buffa è che non mi sento per niente in colpa. Non ci posso credere!! Lo so non è una cosa bella ma mi sento felice! Ormai è più di un anno che ci incontriamo senza dire nulla. Alle cene facciamo finta di niente e ci incontriamo o al bar o fuori a fumare.
Ma ora qualcosa è cambiato! Non vedo l’ora di dire tutto a Iris e Rory!!
Quando raccontò tutto a Rory e Iris ebbe ancora più complicità e più scuse per stare con il suo uomo. Ma non ha mai fatto presente chi fosse nelle pagine. Scrisse della loro prima volta, della prima volta che dormirono insieme e del fatto che Steven non si rendesse conto di nulla. Scrisse dell’incontro con papà per il motivo del tentativo di ucciderla ma continuava a sorridere grazie all’uomo misterioso. Nell’ultimo diario continuava a parlare di lui e non faceva più riferimento Steven l’ultima cosa che scrisse fu “mi sono stufata di stare in questa casa. Voglio stare con lui! Al diavolo fama e ricchezza!!”. Suonò il pendolo per l’ennesima volta. Erano le sei di sera. Rimettemmo tutto in ordine tranne l’ultimo diario che lo presi per rileggerlo ancora. Scendemmo. Il testamento non c’era. L’avremmo cercato l’indomani. Ora avevamo solamente bisogno di riposarci un po’, avevamo letto ogni minimo diario, uno a testa per ore e avevamo nuove scoperte, nuovi indizi, un nuovo nome e un uomo misterioso da scoprire. Arrivati al piano terra Iris mi si avvicino. -Come va? Si sente meglio?-Si, grazie per l’interessamento – -Vuole un té o un caffè?-Un caffè grazie – -Anche per me se è possibile – disse Martin. Ci dirigemmo nella sala da pranzo, erano tutti lì tranne Steven e Jonathan che come mi disse Rory erano nello studio a lavorare.
-Signorina Scott c’è una telefonata per lei –. -Grazie Jenson – Andai al telefono che era in salotto -Pronto? – -Luna sono Matthew, il bollettino meteorologico ha previsto peggioramenti e un uragano in arrivo. Vi consiglio di serrare tutte le finestre e le porte. La corrente non so per quanto altro funzionerà. – -Va bene ora ci mettiamo subito al lavoro. Per la ricerca? – Ci fu qualche minuto di silenzio, la linea era disturbata. -Pronto?? Pronto??- dissi preoccupata -Allora il suo nome è Simon Queen è dell’alta società e capo di una grande impresa americana. Ma lavora anche con Steven gli fa da consulente estero. Poi ho parlato con Mark che mi ha detto che sua sorella era stata minacciata da Jonathan varie volte e mi ha parlato di un certo Vincent Solars ho fatto una ricerca ed è risultato che è un amico di Steven e Jonathan ed è stato medico di Rose. L’ho convocato in centrale ma non so quando avrò “l’onore” di riceverlo. È un figlio di papà vediamo che succede e ho convocato anche Simon -. -Grazie per le informazioni e … - Cadde la linea. Il telefono era morto. Tornai nella sala da pranzo e a mio stupore vidi che erano tornati anche i “due lavoratori”. -Allora notizia buona e due cattive quale volete sapere prima? – nessuno parlò allora decisi io – quelle cattive sono: in arrivo peggioramenti e un uragano quindi ho bisogno del vostro aiuto per chiudere e serrare questa casa come un bunker e l’altra cattiva è che abbiamo perso i contatti con la terra ferma. Il telefono è isolato. Quella buona è che questa notte dormiremo tutti insieme –. -Non esisteva una buona vero? – disse Rory cercando di ironizzare. -No – risposi ridendo a mia volta e coinvolgemmo tutti nella risata.
A mio stupore Steven e Jonathan si offrirono volontari per chiudere le finestre e le porte con il legno ma insieme a loro feci andare anche Martin e David cosi loro avrebbero potuto chiudere il tetto e salvare la stanza Boll però prima che dessi l’ ok chiamai David e Martin vicino a me. -David, tu e Martin dovete farmi un favore grandissimo. Riparate il tetto. – -Perché? – domandò David stupito -Poi lo vedrai ma non dovrai dire niente a nessuno ok? – -Va bene conta su di me – -Allora David, Martin, Steven, Jonathan e Jenson serrate la casa come potete, non so quando arriverà l’uragano. Jasmine procurami una radio, Rory e Iris preparate qualcosa di leggero da mangiare e portate tutto in corridoio, essendo grande, oggi ci accampiamo lì e stiamo lontani da finestre e cose pericolose. Siria, Elisabeth e Alicia prendete coperte e cuscini e portateli qui. Laura tu vieni con me. – Tutti si misero subito a lavoro. Io e Laura andammo in camera di Rose. -Laura so che sei una suora e che ti hanno accettato al convento, quindi ti prego dagli l’estrema unzione. – -Va bene, lo farò - eseguì il rito. Al termine gli dissi che poteva scendere e che io l’avrei seguita più tardi. Lei fece quello che gli avevo detto appena uscì dalla stanza mi avvicinai a Rose e gli sussurrai all’orecchio che ero vicino alla soluzione. Prima di scendere andai di corsa nella stanza RIR e osservai bene. Sapevo che il testamento era lì ma dove? Osservai bene ed ebbi un intuizione tutte le foto erano attaccate al muro senza cornici tranne una, quella che comunicava con la stanza di Jonathan, corsi subito verso di quella, levai la foto e sotto di lei c’era una cassaforte, provai a inserire la chiave a forma di luna e quella normale ma niente avrei dovuto cercare qualcos’altro ma non avevo tempo, rimisi tutto a posto e tornai giù.
Vidi che era quasi tutto pronto. Noi ragazze ci sedemmo all’ingresso, quando i ragazzi arrivarono erano le undici. Poverini erano bagnati come pulcini. Iris corse da David, Jasmine da Jenson e io da Martin. Li conducemmo ognuno nella propria stanza per farli cambiare. Steven e Jonathan fecero da soli. -Martin fatti un bagno caldo prima di ammalarti –. -Non abbiamo tempo, l’uragano è in arrivo io e David l’abbiamo visto dal tetto nonostante è buio. Abbiamo trovato una cosa quando abbiamo controllato la finestra del salotto. All’inizio ho pensato che era un pezzo di vetro poi ho guardato meglio, era il bicchiere che cercavamo. Ormai è inutilizzabile per cercare qualcosa ma dopo la tempesta ci posso provare- mi disse cercando di cambiare discorso. -Ho trovato una cosa anche io – gli dissi orgogliosa di me -Il testamento? – domandò lui -No ma il posto che lo contiene, è in una cassaforte nella stanza delle RIR ma devo trovare la chiave.-Ok, perfetto appena erà l’uragano la cercheremo.Si sbrigò a cambiarsi e scendemmo giù. Sentivamo il vento fuori alla porta che fischiava forte, i rami che strusciavano sul legno che era alle finestre, gli alberi fuori cadevano e uno cadde nella veranda. Il rumore assordante mi mise tantissima paura. Mi strinsi forte a Martin, tremavo come una foglia. Non ero mai stata nel mezzo di una tempesta lontana da casa e avevo paura. Jasmine accese le candele perché la luce andava e veniva. Nessuno parlava. La luce della candela oscillava, cerano degli spifferi che venivano sia dal salotto che dalle porte che ci separavano dalla veranda. Mi guardai intorno. Il terrore si leggeva sui loro volti. Iris aveva le mani sulla pancia e David la stringeva forte. Rory era accucciata
vicino a loro. Erano come un gruppetto unito. Siria, Elisabeth e Alicia erano sotto un enorme coperta ma si tenevano per mano. Laura si inginocchiò e cominciò a pregare stringendo forte tra le mani il rosario. Steven e Jonathan erano uno accanto all’altro appoggiati con le spalle al muro e le ginocchia al petto. Avevano paura anche loro. Martin mi prese la mano e la strinse forte, si avvicinò al mio orecchio e disse. -Andrà tutto bene principessa – la sua voce era ferma non sembrava terrorizzato. Alzai la testa per guardare i suoi occhi, fissava il fuoco della candela ma erano tranquilli. Mi infuse un po’ di coraggio. -Iris si sente bene? – chiesi cercando di mantenere il tono della mia voce calmo come quello calmo di Martin. -Si, avrei solo bisogno di un po’ d’acqua – Jasmine glie la pose. – lo so che non è il momento giusto – disse guardando tutti i presenti – ma devo fare un annuncio, sperando che vada tutto bene … Sono incinta – A quelle parole tutti si congratularono, Steven sbiancò e Jonathan fece la sua solita bravata. -Spero che non riprenda da voi – Mi alzai di scatto e gli diedi un bel pugno sul naso, non ce la facevo più a sopportarlo. Peccato che non gli fece nulla. Martin mi afferrò ai fianchi e mi rimise seduta, Steven si avvicinò a Jonathan vedendo se gli usciva il sangue e Rory esclamò. -Era ora che qualcuno lo faceva! Basta non ce la facciamo più chiudi quella fogna puzzolente che ti ritrovi per una volta –. Nessuno si permise di controbattere quello che aveva detto Rory solo Jonathan mi minacciò dicendo che mi avrebbe denunciato ma Steven per una volta lo azzittì dicendo. -Questa volta te lo sei meritato –
-E poi chi vuoi che testimoni a tuo favore? – disse Siria Lui la guardò stupito, si sarebbe aspettato che lei lo fe. Uno alla volta ci addormentammo. Era bello addormentarsi tra le braccia di Martin mi sentivo protetta. Ma prima di farlo chiesi a chiunque fosse un miracolo, quello di farci uscire sani e salvi da questa vicenda. I miei occhi si fecero sempre più pesanti e alla fine con la fragranza del suo profumo e le carezze che mi faceva mi addormentai.
CAPITOLO 6
Ad un tratto mi sentii sfiorarmi un braccio, cercai di aprire gli occhi non vidi niente ma trovai un biglietto vicino alla mia testa.
“Sei sempre più vicina alla verità”
Ma chi era stato? Tutti dormivano. Non riuscii a riprendere sonno.
L’uragano era cessato cosi diceva la radio che avevamo messo di sottofondo per sentire il bollettino ma le strade erano impraticabili, i ponti distrutti e la pioggia che aveva ricominciato a cadere non aiutava. Sembrava che la fortuna ci aveva girato le spalle. Come potevamo continuare così? Mi alzai piano senza svegliare nessuno. Erano le sei. Andai in cucina e preparai la colazione, cercai sul libro di ricette che era in cucina qualcosa di buono.
Muffins al cioccolato
Ingredienti: 200 gr di farina, 190 gr di zucchero, 1/2 bustina di lievito, 150 m di latte, 2 uova, 50 gr di gocce di cioccolato, 60 gr di cacao amaro, 50 gr di burro Procedimento: Si procede come di solito nella preparazione dei muffins formando due composti separati con gli ingredienti umidi e con quelli secchi. In una terrina mescolate le uova con il latte e il burro fuso a parte unire alla farina, lo zucchero, il cacao, il lievito e le gocce di cioccolato. Unire quindi i due composti, amalgamando delicatamente. Imburrare e infarinare gli stampini per muffins e versare con un cucchiaio il composto per 2/3 all’interno degli stampini. Infornare i muffins al cioccolato a 180° per 15/20 minuti (o finché infilando uno stecchino nel muffin, non ne esca pulito e asciutto). Lasciar raffreddare i muffin al cioccolato prima di servire.
La ricetta sembrò facile, se riuscivo a risolvere un caso potevo farcela anche con i Muffins al cioccolato. Mentre i Muffins cuocevano preparari il caffè e il tè. Andai in sala da pranzo e apparecchiai la tavola. L’orologio suonò le sette. E io avevo già preparato tutto. Qualcuno entrò in cucina e andai subito a vedere chi fosse. -Buongiorno Martin –
-Buongiorno a te Luna – mi si avvicinò e mi diede un bacio, sembrò un gesto naturale e mi piacque molto. – da quanto sei sveglia? – -Dalle sei, non avevo sonno e allora ho deciso di preparare qualcosa. – -Che buon profumino che viene dal forno. Che cos’hai fatto? – -Muffins al cioccolato, sono pronti. Aspettiamo gli altri e poi mangiamo – La porta della sala da pranzo si aprì. -Buongiorno – -Buongiorno a voi ragazze e ragazzi – erano tutti in piedi ed entrarono ordinatamente – Sedetevi che la colazione è pronta. – Portai tutto a tavola con l’aiuto di Martin, tutti mi fecero i complimenti e io dissi che era merito di un libro che avevo trovato in cucina. La colazione fu molto strana perché Jonathan non parlava, forse il pugno della sera prima gli aveva fatto bene. A quel pensiero la mano mi fece male e me la toccai. -Luna ti fa ancora male? – mi domandò Martin -Solo quando ci penso – gli risposi con un sorriso. -Il meteo dice che i miglioramenti si vedranno solo tra qualche giorno quindi siamo costretti a restare qui per altri due o tre giorni ma non vi preoccupate il caso è quasi risolto. – disse Martin fiero di noi -Grazie – mi rispose Iris Presi una decisione molto importante, decisi di rifare il contro interrogatorio. Avevo bisogno di più prove anche se già cominciavo a ristringere il cerchio dei sospetti a poche persone. -Avrei bisogno ancora di voi, vorrei interrogarvi nuovamente se non vi dispiace perché sono venuta a conoscenza di molti altri fatti che voi non mi avete detto. – Li guardai tutti dal primo all’ultimo e le loro facce erano molto impaurite più di
prima. -Vorrei cominciare proprio da lei Iris se non gli dispiace –. -Non si preoccupi – Andammo in cucina. -Era a conoscenza della gravidanza di Rose?-. -Si, e quando ha perso il bambino siamo rimasti tutti sconvolti. Non ci sembrò possibile i dottori dicevano che andava tutto bene e a un tratto lo ha perso. Credo che lei abbia trovato il certificato vero?-. -Si – -E il nome del dottore qual’era? – -Vincent Solars se non sbaglio – -Allora non ha trovato quello giusto. Quello era di un amico di Jonathan e io e Rory non ci fidavamo. Abbiamo portato un campione di sangue di Rose al dottor Cristofer Taylor e lui ha dato un riscontro diverso, non era stato un aborto spontaneo ma era stato provocato da l’ingerimento prolungato di una tossina. Lei non avrebbe mai ingerito una ossina per far del male al bambino, lo desiderava tanto –. -Mi vorrebbe far capire che è stato Jonathan a far abortire Rose? E che lei non lo sapeva? – -Quando noi lo abbiamo detto a Rose lei è impallidita e se l’è presa a morte con Steven e Jonathan ma loro hanno negato-. -Lei che cosa pensa? – -Che quei due nascondono qualcosa che non ci hanno detto. – -Lei come si sente?-Bene grazie. –
-Un ultima domanda, chi è S.Q. o meglio Simon Queen ?-. -Non pensavo che l’avrebbe scoperto, io e Rory non abbiamo detto niente per il bene di Rose non volevamo infangare il suo buon nome. Era la persona che gli ha aperto gli occhi, quella che gli ha fatto scoprire il senso della vita, che gli ha fatto scoprire i nuovi sapori – -Un ultima domanda, sa se in questa casa c’è una cassaforte?-No, mi dispiace.-Va bene può andare – -Prima le vorrei dire un ultima cosa, Rose non amava Steven o meglio l’amava all’inizio poi ha capito com’era veramente ed ha continuato a stare con lui per il bene degli altri e non per il suo. Quando ha conosciuto Simon e ha scoperto il vero amore avrebbe pagato oro per cambiare il suo ato pieno di cose brutte-Grazie Iris per quello che mi ha appena detto.La lasciai andare ma le sue parole mi fecero pensare parecchio, mi stavo avvicinando sempre di più alla verità. Rientrai in sala da pranzo e vidi che Steven e Jonathan erano spariti. Feci cenno a Martin se sapeva che fine avevano fatto quei due ma mi disse che non lo sapeva. Avrei aspettato ancora qualche minuto e poi sarei andata a cercarli, mi ero stufata che quei due sparivano senza dire niente. Chiamai Rory e gli feci le stesse domande di Iris e lei mi rispose la stessa cosa, aggiunse solo qualche elemento piccante in più tra la storia tra Rose e Simon ma mi chiese di non pensare male e che Rose l’aveva fatto solo perché Steven non era l’uomo giusto. Ma aggiunse un altro elemento. -Noi avevamo pensato anche a una cosa ma non avevamo prove-A cosa?-Che Pecora 90 era Vincent, ma glie l’ho detto non avevamo prove.-
-Ma voi ne eravate sicure? – -Si perché alcune cose combaciavano-Va bene farò delle indagini e le farò sapere-. Tornai nella sala da pranzo, quei due non erano tornati allora dissi a Martin che sarei andata a cercarli. Cominciai con il piano terra, come mi avvicinai allo studio sentii le loro voci ma decisi di non interromperli e mi avvicinai per ascoltare. -Pensi che ci scoprirà? – disse Steven -No, non può farlo, non ha prove e nessuno sospetta di niente- rispose Jonathan. -Speriamo, questa storia ci rovinerà la carriera e ci metterà al primo posto tra i sospetti. – -Tranquillo andrà tutto bene – -Ma ha trovato la lettera!-Lo so ma se tu stai calmo non capirà nienteCome sentii quelle parole entrai di scatto e la scena che mi si propose scombussolò tutto quello che pensavo su quei due. Steven era appoggiato alla scrivania e Jonathan lo baciava, ma non un bacio innocente ma uno di quelli veri. Jonathan si staccò immediatamente e mi venne incontro con aria minacciosa. -Come si permette di entrare qui!! – disse urlando, la sua voce si sentì fino in sala da pranzo – Come si permette! Lei non conosce le buone maniere!– mi spinse e io caddi a terra. -Mi tolga le mani di dosso! – urlai sentii la porta alle mie spalle aprirsi, ma non feci in tempo a girarmi che Jonathan mi afferrò il collo stringendo forte. -Io la rovino – le sue mani intorno al mio collo erano sempre più strette – La
uccido!- mi faceva male – uccido anche lei! Cominciai a tossire, non respiravo e naturalmente cercai di togliere le sue mai dal mio collo. Vidi due ombre nere che correvano verso di noi, Steven era impietrito ancora appoggiato alla scrivania, la prima ombra si scagliò verso di Jonathan e cercava di fermarlo, la seconda mi afferrò alle spalle e cercava di allentare la presa. Cominciai a vedere annebbiato, il mio cuore cominciava a rallentare e non riuscivo a respirare. Le ragazze urlavano di lasciarmi la voce di Martin e di David erano più vicine, erano loro le ombre? Ancora non riuscivo a distinguerle. -Lasciala!!! Maledetto!! Lasciala!!! – urlava Martin -La stai uccidendo cretino!!!- disse David -Deve morire – rispondeva lui con gli occhi e la voce assetata di sangue. Le forse mi stavano abbandonando, tutto un tratto sentii qualcosa rompersi e aria arrivare velocemente nei miei polmoni. Cominciai a tossire. Rory mi prese la mano per sentirmi il polso e mi disse di respirare piano. Mi misi subito una mano sulla gola, era libera niente la stringeva più, aprii gli occhi e vidi Jonathan a terra, pezzi di cristallo ovunque, era un vaso rotto. Martin seduto per terra che mi fissava impaurito e Iris vicino alla testa di Jonathan. Steven era ancora nella stessa posizione. -Prendetela delicatamente e portatela nella sua stanza – disse Rory poi si rivolse a Jasmine – prendi dell’acqua fresca e portala su nella sua stanza ha bisogno di bene- poi si rivolse a Iris- BEL LAVORO! David mi prese e mi portò su. I miei occhi continuavano a fissare Jonathan, aveva cercato di uccidermi e la paura mi fece tremare. Come entrammo in camera Rory mi cominciò a visitare e mi diede dell’acqua da bere a piccoli sorsi.
Poco dopo arrivò Martin. -Come sta?- chiese a Rory -Bene ma non la fare sforzare, è meglio che per qualche ora non parla. Fortunatamente non ci sono danni alle corde vocali.-Va bene grazie, potete andare- disse a Rory e David – Piccola, non fare più mosse avventate senza di me. Così mi fai preoccupare! Ho messo quel Bastardo legato a un tubo in sala da pranzo e non si slegherà molto facilmente – gli sorrisi – vuoi riposare un po’? – gli feci di no con la testa, presi il mio blocco e gli scrissi. “Sto bene, ho solo bisogno che tu mi abbracci forte.” -Va bene. – si avvicinò a me e lo fece -Ti senti stanca?- mi domandò baciandomi Gli scrissi di no. -Ma se lo sei dimmelo. Ok?Feci cenno con la testa per dirgli di si, ma non avrei mai smesso di indagare finché non avrei esalato il mio ultimo respiro, volevo andare fino in fondo con questo caso, per me era molto importante. Scendemmo le scale, tutti mi fissavano mi sentivo a disaggio, il mio collo era bersaglio di tutti ma nessuno parlava, chiedeva cos’era successo. Mi sembrò strano, molto strano forse Steven o Jonathan avevano raccontato l’accaduto ma avevano detto la verità o si erano inventati qualcosa? Misi la mano sul collo come a coprire i segni lasciati poco prima, Martin me la tolse e la strinse forte, poi mi fece quel sorriso sghembo che riusciva a rassicurarmi. Presi un grandissimo respiro. -Luna vorrebbe parlare con tutti voi - disse Martin.
Mi diressi immediatamente in sala da pranzo, come entrai Jonathan mi guardò con occhi assatanati fece come per alzarsi e io restai immobile fissandolo con uno sguardo glaciale poi entrambi ci ricordammo che era legato, così continuai a entrare, feci capire a tutti di accomodarsi poi presi una sedia e mi avvicinai a Jonathan che era a terra, Martin fissò la scena incredulo come tutti gli altri. Glie l’appoggiai vicino e sforzandomi un po’ gli dissi. -Siediti anche tu- lui con un calcio levò la sedia e mi disse. -Non decidi tu quello che devo fare Puttana!- Martin reagì ma lo bloccai con il braccio e gli feci di no con la testa. In questo momento non glie l’avrei mai data vinta se Martin lo picchiava avrebbe potuto dire che era stato maltrattato e Martin avrebbe ato dei guai. Mi sedetti a capotavola, Martin si sedette vicino a me. Rory mi si avvicinò e mi diede una tisana calda e mi disse all’orecchio. -È un vecchio rimedio della nonna, funziona potrai parlare ma senza sforzarti troppo e senza alzare la voce- la ringraziai. -Cominciamo – dissi – non so se vi è stato detto qualcosa dell’accaduto di prima ma a quanto pare credo che sia il mio dovere informarvi- guardai Steven che sbiancò e fece no con la testa implorandomi, poi mi girai verso Jonathan che sputò per terra. – ho visto Steven e Jonathan…-No! Zitta – disse Steven -Vuole dirlo lei?- domandai con un pizzico di sarcasmo. Tutti si girarono verso di lui. -Io e Jonathan … - tacque e mi guardò impaurito, in quel momento mi fece anche un po’ pena. -Zitto Steven! Non parlare lei non ci può fare niente! – -E se io le dico che questa cosa è riconducibile al caso? –
-Non è vero! È impossibile – -Caro Jonathan forse è più importante quello che deve dire lei a Steven e non Steven a tutti i presenti –. -Di cosa sta parlando? – disse Jonathan -Come di cosa sto parlando? Lei lo sa bene e lo sanno anche altre persone – Martin mi guardò titubante e io scrissi sul foglio quello che sapevo. Sgranò gli occhi – va bene ho capito è meglio che lo faccio io il punto della situazione. – presi un altro sorso dell’intruglio di Rory perché sentii un piccolo pizzico alla gola. – Credo che in questa stanza tutti sanno che Rose 1885 era incinta, e che quattro mesi dopo nel 1886 ha perso il bambino. Steven si è mai chiesto il perché? – -Certo il dottor Vincent Solars mi ha detto che è stato un aborto spontaneo. Perché?– -E se le dico che è stato causato? – -Come si permette! Non avrei mai ucciso mio figlio! – per la prima volta credo che questa era la verità -Non sto parlando di lei, la signora Rose aveva chiesto il parere del dottor Cristofer Taylor e dopo vari controlli le aveva detto che l’aborto era strato causato dall’ingerimento prolungato di una sostanza-Impossibile Vincent me l’avrebbe detto, siamo amici – -Ha pensato che forse Vincent era alleato con qualcuno? Qualcuno di cui lei si fida, qualcuno che è geloso di lei? E che cercava vendetta per il suo ato? O meglio per il vostro ato. – lui si girò verso Jonathan – Si, e qui miei cari ci ricolleghiamo a quello che dicevo prima, Jonathan e Steven hanno una relazione. – Siria fece cadere un bicchiere che aveva in mano e tutti gli altri restarono a bocca aperta. -Non è vero! Com’è possibile che Jonathan e Steven hanno una relazione! Di qualcosa!? – disse Siria che cominciò a piangere – di qualcosa! – -Mi dispiace- disse Steven – è vero abbiamo una relazione –
-No! Non è vero! Altrimenti perché la notte tra il 31 e 1 eravamo a letto insieme? – -Mia cara Siria, Jonathan ti stava solo usando, aveva bisogno di una scusa per non cadere nel libro dei sospetti e per non avere problemi nella sua, scusate, loro carriera politica – -È vero? – -Si … - disse Steven mentre Jonathan mi guardò con il fuoco negli occhi. -Ora sapete perché il signor Vigor mi ha messo le mani al collo, questo è solo l’anticipazione, ho saputo tantissime altre cose e ve le dirò nel corso della serata e dirvi chi è l’assassino. – finite queste parole, mi alzai e uscii dalla stanza. La gola ardeva, faceva male e non riuscivo a respirare. Di nuovo quella sensazione. Fuori continuava a piovere e la confusione dentro me cresceva. Dovevo uscire! Mi diressi immediatamente verso la porta d’uscita, l’aprii e presi a calci le assi di legno messe lì a causa dell’uragano. Dopo svariati minuti riuscii a toglierne un paio e uscii fuori. Lo spettacolo che mi si prospettò fu da brivido. Alberi sradicati macchine capovolte. Era il momento non potevo continuare a stare lì quindi cominciai a correre verso il cancello, la pioggia fredda mi colava sul viso, aria fredda e gelida entrava nei miei polmoni; il vestito mi si impigliò contro il ramo di un albero che era a terra, mi girai di scatto e strappai il vestito, feci la gonna più corta e continuai a correre verso il cancello. Un tuono squarciò il cielo e il silenzio che c’era in quel momento ma non mi fermai continuai a correre mentre la pioggia aumentava. Arrivata al cancello scorsi il ponte. Era completamente distrutto! Mi avvicinai al margine della terra e guardai giù. L’acqua scorreva come un fiume in piena e le onde si infrangevano contro i costoni dell’isola. Alzai lo sguardo per vedere se c’era qualcuno. Se le pattuglie della polizia erano arrivate ma non vidi nulla.
In quel momento, la rabbia, il dolore e la paura mi fecero tirare fuori un urlo spaventoso e mentre mi inginocchiavo per piangere mi sentii afferrare, mi girai e vidi lui, l’uomo che mi era stato vicino fin dal primo momento. Lo abbracciai e continuai a piangere. Ero arrivata al limite. -Resisti! – mi disse lui con la voce rotta dell’emozione di quella scena. – Fallo per lei! Fallo per me!!!- e mi strinse forte. Non riuscivo a smettere di piangere, era un pianto liberatorio che mi levò un peso dal cuore. -Sembri un pulcino bagnato- mi disse col suo solito sorriso – andiamo dentro, non vorrai ammalarti? – Gli feci si con la testa. Mi aiutò ad alzarmi e ci dirigemmo verso l’ingresso della casa. Fuori c’erano tutti, come mi vide Jasmine corse subito a prendere un asciugamano e me lo portò nonostante ancora non fossimo arrivati al coperto. David entrò dentro e alimentò il fuoco del caminetto della mia stanza. Martin cercava di scaldarmi e Rory corse a prendere qualcosa di caldo. Come entrai nella mia stanza Martin chiese a Iris di aiutarlo a togliermi quei vestiti bagnati, che erano quasi arrivati alla biancheria lui corse in bagno a preparare una vasca di acqua bollente e poi mi ci misero dentro. L’acqua era caldissima ma ancora non riuscivo ad aprire bocca. Dopo quel bagno caldo Iris mi mise una camicia da notte e Martin mi mise sotto le coperte. Rory venne, mi diede una tazza di té e mi sentì la fronte. -Fortunatamente niente febbre ma deve riposare- disse a Martin – Rimani con lei e se succede qualcosa dimmelo – -Va bene.-
-Noi andiamo di sottoRory , Iris e David uscirono dalla stanza e appena chio la porta Martin si sdraiò vicino a me e mi abbraccio. Restammo così, abbracciati con le sue mani sulle mie e le sue labbra che mi baciavano. Mi addormentai.
-Zia! Ma cosa ci fai qui?-Nipote mia … Cerca bene nella camera!-Ma perché? – -Fallo … E poi raduna tutti-Ma perché?? Ora sei qui, non mi interessa più niente-Fallo – Rose mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla testa. Mentre lo fece chiusi gli occhi e quando li riaprii ero di nuovo sul mio letto e Martin mi fissava. -Buongiorno principessa- mi disse con un sorriso -Che ora è?-Sono le tre del pomeriggio. Hai fame?-Un po’ – -Vuoi che ti porti qualcosa?-No, voglio scendere. Ho bisogno di sgranchirmi le gambe.-Va bene- mi sorrise e mi aiutò ad alzare
Scendemmo giù, tutti mi fissavano. Rory si avvicinò e mi chiese come stavo, gli dissi che andava meglio e che avevo un po’ di fame. Mi accompagnò in cucina mentre Martin si mise a parlare con David. -È rimasto tutto il tempo con te, non ha mangiato ne bevuto niente- mi disse all’orecchio. – è innamorato – -Me ne sono resa conto e me lo ha anche confessato-Racconta tutto – mi disse ponendomi un piatto pieno di cose buone Cominciai a raccontargli tutto, mi sentivo al sicuro e non avevo paura di parlare con lei. Sapevo che potevo fidarmi. -Veramente? Ma che dolce!-Si, tantissimoContinuammo quella conversazione per altri dieci minuti, poi tornai da Martin per dirgli tutto quello che avevo scoperto e dove poteva essere il testamento. Andammo nella stanza delle RIR per vedere se ci potevamo inventare qualcosa per aprire la cassaforte. Cominciammo a pensarne di tutti i colori visto che non avevamo la combinazione, poi mi venne in mente una cosa. -Pensaci bene Martin, che combinazione metteresti a una cassaforte?-Una data importante?- mi disse dopo qualche minuto. -Bravo e secondo te quale data è importante?-Quella di un compleanno?Le provammo tutte anche quella del piccolo ma niente. -Matrimonio?- provammo anche quella ma niente. -RIR?? Sappiamo quando si sono formare?? –
Scesi e andai da Iris per domandargli quando si inventarono la stanza lei mi disse che fu il 31 ottobre del 1890. Tornai su da Martin con la data e la inserimmo. La cassaforte si aprì. Dentro di essa c’erano soldi, gioielli, un diadema e una lettera. Era il suo testamento.
Il mio nome è Rose Jones Boll, sono in grado di intendere e di volere. Nel giorno 25 ottobre 1908 scrivo il mio testamento in presenza dell’avvocato Lucas Blond. Cari amici e famigliari, non piangete la mia morte anche se queste parole non saranno di conforto per nessuno ma vi chiedo di ricordarvi i momenti belli ati insieme. Queste sono le mie volontà e spero che saranno esaudite. Il mio corpo dovrà essere cremato e le mie ceneri sparse in mare aperto, sapete quanto amavo la libertà e quanto ho sofferto quando mi è stata tolta. A Steven. Tu che con me sei stato buono il primo periodo ma spietato e crudele per il resto della mia vita non lascio niente ma solo la possibilità di goderti la tua storia d’amore con Jonathan. Pensavi che non lo sapessi? Beh sapevo tutto fin dall’inizio ma come mi disse tua madre e come venne detto a lei “Per i tradimenti hai solo bisogno della vendetta perfetta” e la mia è questa. A Jonathan. Goditi mio marito fin che puoi… ma al letto non è un gran che! A Iris. Mia cara amica e sorella, a te lascio la casa al lago in Italia così finalmente potrai far vivere una vita diversa al tuo bambino e goderti i piaceri della buona cucina
italiana. Scegli tutto quello che vuoi. A David. A te lascio i miei dischi. Fanne buon uso. A Rory. Cognata mia ti lascio l’appartamento a Madrid così potrai stare con mio fratello nella terra dell’amore e portare lì la tua fantasia e la tua voglia di vivere. Del resto scegli quello che vuoi. A Mark. Fratello mio tratta bene mia cognata e come ho detto a Iris e a Rory scegli quello che vuoi. A Alexander. Mio cognato adorato prendi quel bracciale che ti piaceva tanto e dallo a lei. Ricordati di renderla felice. A Siria. Lascio la tua dignità perché se solo dicessi quello che so, non so se tutti continueranno a guardarti con gli stessi occhi. A Elisabeth. A te lascio solamente queste parole… “Ama Ciò Che Ti Fa Stare Bene” quindi continua con Matt che se ti mette le corna. Questo è quello che ti aspetta. A Laura. Lascio il mio rosario e il mio vangelo. Sei l’unica che può salvare le nostre anime. A Alicia. Lascio una spilla a forma di pugnale. Non ti ucciderà ma ti ricorderà che ho vinto io perché posso camminare a testa alta rispetto a te.
A Keira. Lascio il foular rosso che si è rubato un anno fa. A Jenson & Jasmine. Lascio la loro libertà e 2000 sterline. Godetevi la vita. Grazie per essermi sempre stati vicini. E in fine a te Luna, nipote mia ti lascio tutti i soldi che sono nel mio conto in banca e anche tutto quello che vuoi. Prendi soprattutto il mio anello speciale (Rory e Iris te lo daranno) e il mio quaderno di ricette. Grazie di tutto nipote mia. Ora che ognuno ha quello che gli spetta posso finalmente godermi il mio meritato riposo.
Come lo lessi molti uscirono dalla sala da pranzo e andarono nelle loro stanze. Rory e Iris mi diedero l’anello ma per me non era finito lì il mio compito. Feci mente locale e la mattina dopo decisi di smascherare l’assassino. Il telefono squillò. -Pronto?-Sono Matthew, volevo darti una buona notizia-Che bello sentirti! Dimmi tutto!-Domani mattina arriviamo, il tempo è migliorato!-Perfetto domani ti dirò l’assassino chi è-Hai già risolto il caso allora?-Si! si!-A domani-
Presi Martin per la mano e ce ne andammo in camera a parlare. Facemmo il resoconto di tutto il caso. Come lui si addormentò rilessi l’ultimo diario di Rose per vedere se ora avrei trovato qualcosa di più significativo per il caso. Ogni pagina mi dava una notizia in più che prima non avevo notato. E con l’arrivo della polizia avevo una voglia di chiudere il caso la mattina seguente. Questa storia doveva finire. La mattina dopo mi svegliai di buonora pronta a chiudere questa storia, pronta a smascherare l’assassino e dire tutto quello che avevo scoperto. Erano le sette del mattino quando scesi nel salotto, facendo piano senza svegliare nessuno. Mi misi davanti alla finestra e guardai il panorama. Il sole splendeva e io ero pronta a fare giustizia come non mai. Il primo a scendere fu Martin che mi stava cercando con lo sguardo in tutta casa come mi notò vicino alla finestra mi sorrise, mi si avvicinò e disse -Pronta?-Si, e non vedo l’oraJasmine fu la seconda. Gli dissi di svegliare gli altri e di scendere giù il prima possibile. La scusa fu che la polizia stava per arrivare. Non arono molti minuti che tutti furono giù, qualcuno sorrideva altri si guardavano in torno e io con voce decisa dissi a tutti di sedersi e di aspettare la polizia tutti insieme ma che prima del loro arrivo avevo alcune cose da dire. -Vorrei cominciare con il resoconto di questa storia. Rose era una donna amata da tutti e rispettata ma che nonostante tutto quello che faceva per voi aveva dei nemici. È stata assassinata davanti ai nostri occhi e nessuno se né reso conto. Tutti voi avevate un movente e ora ve li elencherò. Steven lei aveva una storia con Jonathan che a quanto pare sua moglie aveva scoperto ma che non aveva
detto niente, ottimo movente ma non è stato lei, ne sono più che sicura visto che quella sera mentre sua moglie era con Rory lei stava parlando con Jonathan al telefono. Come lo so? Semplice sentivo la sua voce dalla mia stanza ma pensavo che parlava con sua moglie. Quindi automaticamente anche lei Jonathan è stato scagionato anche se tutti gli indizi portano a lei, il suo comportamento nei confronti di Rose, il fatto che gli ha ucciso il figlio e per il semplice fatto che ha attentato alla sua vita molte volte per farla scappare via da Steven senza successo. – -Ne è sicura che non sono stato io?- mi disse sfidandomi con il suo sguardo. -Guardi che non le conviene sfidarla, rischia di beccarsi un altro schiaffo- disse Martin -Grazie Martin. Si ne sono sicura. Continuiamo. Iris lei l’ho esclusa dall’inizio ma non mi ero resa conto che tra lei e Rose c’erano problemi. Me ne sono resa conto ieri sera rileggendo il diario. In alcune pagine c’era scritto “ho litigato di nuovo con lei, mi fa male questa cosa… non voglio perderla dopo tutti questi anni di amicizia ma non so per quanto altro durerà. Se non fosse per chi ci lega e per il nome che ci raggruppa…” All’inizio avevo pensato Rory invece quelle pagine riguardavano lei. Visto che da quanto ho saputo. Ma so che non è stata ne lei e ne Rory perché anche se con qualche problema vi volete bene e mi dispiace che non siate riusciti a fare pace .-Dispiace anche a me…- mi disse stringendo i pugni sulle sue ginocchia. -Rory lei è stata tutto il tempo con la vittima, ma so che non è stata lei per il semplice motivo che lei le è sempre stata vicino anche durante i problemi più grandi e che vi siete sempre dette le cose in faccia. Tra voi non c’erano problemi. Quindi anche Iris e Rory sono fuori dai colpevoli. Il cerchio di sta chiudendo. David lei non può essere stato visto che si trovava in camera con Iris che non stava tanto bene. Questo lo so perché Jasmine aveva portato un vassoio nella vostra stanza con un po’ di camomilla. L’ho vista are quando Martin era uscito dalla mia stanza.-Vero, Iris dava di stomaco in continuazione per colpa della gravidanza.- disse David -Laura lei è troppo religiosa per commettere un omicidio e per rovinarsi la vita per un problema che neanche la riguarda. Siria, lei grazie alla sua psicologa ha
superato la rabbia contro Rose, avrei potuto accusare facilmente sia lei che Elisabeth per il pugnale nella vostra stanza ma era solamente un pezzo di copione che aveva riscritto Keira e ve l’aveva dato per scherzo. Alicia lei usa molto la pianta bella donna per ingrandire le sue pupille e per adescare gli uomini. Per questo chiunque poteva pensare a lei come assassina ma non è cosi. Il vero assassino è…-Tutti quanti e nessuno – disse una voce che spuntò alle mie spalle. Tutti sbiancarono. -Tu… tu… sei… viva…- disse Steven -Si, sono viva e vegeta.- rispose Rose avvicinandosi a me. -Buongiorno Rose .- le dissi dandole un bacio. Tutti la guardavano sbalorditi, nessuno sembrava credere che era lì pensavano che era un sogno. -Visto che siamo qui è meglio dire la verità, vero Luna?-Si Rose. – presi una sedia per lei e la feci sedere. -Sono andata da Luna e gli ho detto tutto quello che era successo, del fatto che Jonathan attentava alla mia vita per allontanarmi da Steven e insieme abbiamo deciso di fare questa cosa. Abbiamo deciso di vedere se tutta questa storia era vera e se voi avevate qualcosa contro di me. Sono spuntate tantissime cose e ne sono contenta perché finalmente posso dire che mio marito aveva veramente una relazione, che non ero matta e che ora posso chiedere il divorzio senza avere ritorsioni e che posso andarmene da voi. – -Tutto questo lo hai fatto per separarti da me?-No, questo l’ho fatto per riprendere in mano la mia vita. Per tornare a vivere e sorridere. Da quando sto con te non sono mai stata me stessa, ho sempre indossato una maschera, ho sempre avuto paura ma ora finalmente sono libera-Sei una puttana- disse Siria
-No, vi ricordo una cosa… la vendetta è un piatto che va servito freddo e io dopo tutti questi anni ve l’ho appena servita- disse Rose alzandosi in piedi -Rose!- disse un uomo entrando. -Queen che ci fai qui?- disse Steven – che vuoi da mia moglie?-Io… voglio tua moglie! Sono venuto a prenderla e portarla via. Le pratiche sono già pronte manca una sola firma, la tua – -Luna! – Matthew entrò -Matthew arresta Vigor per tentato omicidio e aggressione a pubblico ufficiale – -Immediatamente-Ora che tutto è risolto posso dirvi che io parto, me ne vado in America. Quello che ho scritto nel testamento è quello che vi ho lasciato veramente, le carte vi arriveranno domani nelle vostre case. È meglio cosi, che ricomincio tutto da capo ma vi verrò a trovare promesso – Iris, Rory e David le andarono in contro abbracciandola. Iris gli chiese scusa e cominciarono a parlare. Io e Martin tirammo un sospiro di sollievo la storia era arrivata al termine e noi potevamo stare tranquilli perché il nostro lavoro era finito. Gli altri ospiti se ne andarono. Steven rimase impietrito e non fece neanche una mossa per una ventina di minuti fissando Rose che sembrava rinata. Ormai sono ati tre anni da quel caso, le vite di tutte quelle persone sono cambiate. Rose si gode la sua storia d’amore con il signor Queen in America (non posso dirvi dove per la sua sicurezza). Steven ha una relazione con una donna, si frequentano da un po’, ha messo la pancia. Jonathan non si fa vedere più in giro come prima si dice che sia sparito per la
vergogna. Tra Iris e David va tutto alla grande, hanno avuto un bellissimo bambino e Rose ha fatto da madrina per far riavvicinare il rapporto. Tra Rory e Mark tutto bene sono matti come sempre. Laura è diventata madre superiore nonostante la sua giovane età. Alicia si è trasferita in Francia ora lavora al Molène Rouge. Elisabeth si è lasciata con Matt e ora vive con Siria in un appartamento nella periferia di Londra. Ed io… sono qui, davanti a una macchina da scrivere con Martin che sta preparando il caffè in cucina, ci siamo sposati e continuiamo a fare la vita di sempre. Zia Rose ci viene a trovare spesso ogni volta che può. Questo caso ha rivoluzionato tutto, ha cambiato le cose in cui credevo e mi ha fatto capire che la vita è breve, bisogna viverla a pieno.
CAPITOLO 7
Non so se questa storia vi è piaciuta, se qualcuno la consiglierà ad amici o parenti o se invece butterete queste pagine nel caminetto ma vi svelerò una cosa… Questa storia è basata sulla realtà, i personaggi sono persone realmente esistite e non mi stupirei sei una di loro in questo momento stesse leggendo queste pagine e si riconoscesse. Voglio dirvi grazie, grazie per avermi fatto capire molte cose, grazie per avermi aiutata a raccontare e vivere un avventura cosi fantastica e nonostante il male che avete fatto l’ho superata. Grazie a chi mi è stato vicino e mi ha ascoltato nel momento del bisogno, senza di voi non avrei mai scritto questa storia. Concludo ricordandovi che…
“ La vendetta è un piatto che va servito freddo”
Ed io l’ho appena servito… buon appetito! E gustatevelo con calma…
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